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Edizione annotala a cura di

colla collaborazione di

ADOLFO ALBERTAZZI, AUGUSTO CESARI. EMILIO

LovARiNi.

Mario Pelaez, Achille Saletti.

Renato Serra

GIOSU CARDUCCI

Alessandro Manzoni

CON NOTE

DI A.

ALBERT AZZI

J\\

NICOL?! ZflNICHELU* .BOUOGN/q*

imiiiiiiiiiiiimuiiiiim

Ll.f:

) j

PROPRIET LETTERARIA

Bologna

Tip. Paolo Neri

V-1912

1857-1873

Ancor

vivente

il

Manzoni, per

lui

e per l'opera di lui

il

Carducci ebbe sentimenti, espresse opinioni, lasci ricordi che


giover rammentare avanti le *
il

Scherme
e se

del

1873, quando
l'esaltazione
si

Manzoni

(al

22 maggio) mori

ne fece

letteraria e politica.

In questi riferimenti, e nei successivi,


ai lettori
il

mantiene l'ordine cronologico, lasciando


secondo
gli

coordinarli

a gomenti e

le occasioni,
scritti

il

rilevarne

un giudizio
la

complessivo, in relazione agli


del testo.

che forniscon

miteria

Nel

1857,

essendo

professore a

San Miniato,
pili

il

C.

facevo tradurre e spiegare a


* zio, pi Tacito e finestra

due ragazzi
potessero;

Virgilio e

Ora-

Dante che
..

buttavo fuor di
19).
scrisse
:

V Inni Sacri
1

{Opere, IV, pag.

Nel
"<

859

nella Prefazione alle

Poesie del Giusti

...

unico avea pensato al popolo nel romanzo degnamente


li,

famoso Alessandro Manzoni * {Opere,

pag. 340).
presente lette-

Nel saggio Di alcune condiz'oni


ratura ,

della

che

in

parte era
nel

stato discorso

d'introduzione al

periodico // Poliziano
nel

1859

e prolusione universitaria
in

1861, dicendo della ^ scuola che

poesia fu denomi-

nata dei romantici e in filosofia e in politica de' nuovi cat" tolici e de'
'<

nuovi guelfi

la

scuola della quale poeta

mag-

giore Alessandro Manzoni... , conchiudeva:


cotesta scuola finita: finita in letteratura,

Ma

oramai

da che Alessan-

1857-1873

d;o

Manzoni
16
aprile

riprov egli stesso

il

maggior portato di
pagg. 491 e 493).

essa,

il

romanzo
11

storico
1

{Opeie,

l,

86

1 ,

parlando nel giornale

La Nazione

di

un

libro di

Antonio Gazzoletti, ammoniva che dal Parini, dal

Foscolo, dal
gli

Manzoni, dal Leopardi,

se

non vogliam dala

antichi,

potremmo imparare come


esser

poesia

grande

* e bella

debba

condensata e raccolta (Opere,

V,

pag.

174).

E
giornale

nello stesso anno,

il

26

luglio,

discorrendo nello stesso


*
i

del Dizionario del


gli scrittori

Tommaseo, enumerava
e

pi potenti ingegni e
*

pi nobili dell'Italia moderna,

un Monti e un
un

Niccolini,

un Botta

un Foscolo, un Leo {Oi:ere,

pardi e

G ordani,
nella

un Manzoni e un Gioberh

V,

pag. 90).

Ancora

Nazione,

al

23 marzo 1862,

a proposito

del Guerrazzi, avverti:

Nell'alta Italia tutto informava, con forza vera e nuova tra noi, la personalit di Alessandro

Manzoni:

egli la fonte

da cui scaturivano

il

la politica

la storia, la filosofa, la poesia,

romanzo. Se non che

efeli,

con quel senso squis

to di

con-

* venienza che primo carattere, anzi, direi, grandissima parte del suo ingegno, non avea forse trasmodato
gl'imitatori e seguaci .
E, seguitava, riferendosi al
:

si

trasmodarono

Guerrazzi:
d'arte che son nei romanzi
i

Parlare in genere dei

difetti

dell' illustre scrittore sarebbe inutile, quanto discorrere di quello del

pregi

Manzini

(.Opere,

l,

pagg. 427 e 428).

il

Alla et dei Levia Gravia (i 861 67):

manzonismo

idropico traeva di gran sospiri, che parevano tanti Eifu, verso

il

leopardismo
124).
11

e mescolavano le loro

acque* (Opere, IV,

pag.

Il

23

febbraio

1869

il

C. scriveva

all'editore Barbra:

Bisognerebbe poi provveder qualche romanzo per bene.


far

romanzo pu
il

molto

l'

Italia
:

non

lo sa

fare,

pur

troppo;

romanzo nuovo, intenJo


tutti
gli storici

che Manzoni, Grossi,


volta,

* Azeglio e
son

furono una

ma

ora non

pi {Opere,

V,

pag. 72).

1857-1873

E, come cosa
* Intanto
il

di

Dieci anni a dietro, nel 1880 notava:


il

Manzoni, dopo messo


a

campo a rumore con


fare

* la lingua e con la prosa, tornava de* versi;

de* versi.

Gi,
:

ma

in latino, alle anatre dei giardini di

Milano

Forlunatae anates, quibus aether ridet apertus

Liberaque

in lato

margine stagna patenti *

[Anitre fortunate, cui ride aperto

il

cielo e liberi

stagni

spaziano in larga sponda


Libert pubblico

I]

d'acqua stagnante nella largura d' un giardino


spallierato e

ben

ben pettinato

gli

auspicii per la

lingua e la prosa moderna erano rassicuranti * {.Opere, IH,

pagg. 269-70).
Nell'agosto del 1872, nello studio su Goffredo
disse
il

Mameli*,

Manzoni rappresentante vero

della
pili

prima fase del

romanticismo (0/ere, IH, pag. 54).


* certo dei poeti che fiorirono tra
il
1

avanti :*.... niun


il

81 5 e

48, pot

sottrarsi

< a quella nube vaporosa onde tutto era impregnato nella


prima del secolo, e
il

met

si la

reazione che

la rivoluzione-

11

Manzoni

Mazzini rifacevano

in Italia quel
fatto in

che

il

Chateaubriand e
(Ivi,

il

Lamennais avevano
Nell'autunno dello

Francia

pag. 65).

stesso

anno

1872, a proposito del


il

secondo centenario del Muratori, nominava

Manzoni
*.

Gino

Capponi

due

dioscuri
il

della

scuola
:

guelfa

Di che

rimbrottato dal Fanfulla,

C.
il

ribatteva

Non

credo avere offeso


i

Manzoni

il

Capponi, deno-

* minandoli

" Dioscuri

della scuola guelfa,,.

Erano pure

eroi

e semidei, e belli e forti e pietosi, e giovani sempiterni,

idue
;

fratelli di

Elena,

il

domatore di

cavalli e

il

pugillatore
il

dei

quali

Ome o cant che


,,.

"

sottena hanno da
di

Zeus

privilegio
il

di vivere

con vece alterna un giorno e

nuovo morire

seguente

vero che aggiunsi,


paese

"

quali obbligo invocare

in certi casi,,: * *

ma Fanfulla non

dice che soggiunsi anche


,,
.

" b;nch
il

il

sia offcialmente ghibellino


al

A chi andava
(Opere, VII,

motto, se molto , a' Dioscuri o

paese

i>

pag. 407).

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

su

ALESSANDRO MANZONI
[1873]

Dalla

Voce del Popolo

di
;

Bologna, giugno -luglio 1873,


in

eccetto r ultimo articolo


letterari di

Eozzetli crUici e discorsi

G. C.

Livorno, Vigo,

1876, col principio

accorciato e rifatto in Confessioni e Battaglie di


serie 2.*,
III.

G. C.,
Opere,

Roma, Sommaruga, 1883;


scelte,

poi

nelle

pagg. 141-219 e nelle Prose

pagg. 521-93.

IVllo padre era un manzoniano fervente

carbonaro

del

resto,
i

e dei
del

non molti
1831

in

Toscana che per


com' era

fatti

patirono

prigionia e relegazione.

E
un

per ci

anche,

di professione medico, erasi ridotto

a vivere in condotta in
paesetti della
dini,
e,

de'

pili

oscuri

maremma:

viveva coi conta-

nelle ore di riposo

o di

sosta,

con

alcuni pochi libri di storia e letteratura che,


oltre
colti
i

non pochi

dell'arte sua, aveva rac-

ed amava.

Figuravano

tra questi beli

lissime le

opere del Manzoni, con

giudizi

del Goethe, le analisi critiche del


i

Fauriel,

commenti del Tommaseo


con certa pretensione

e quei volumi,
di lusso, mostra-

rilegati

vano impressi
che rendean

nelle costole a oro certi fregi


figura

come

di casette

con due

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

alberetti davanti. Io, ragazzo di circa dieci

anni,
di
I

credevo che quella fosse


:

la

canonica

don Abbondio

leggevo

e rileggevo

promessi sposi. Perch fino a quattordici


il

anni non ebbi quasi altro maestro che mio

padre,

quale non m' insegnava che latino;


l'

ma, un po' per

indole

sua,

un po' per

doveri di medico, mi lasciava molta libert


e molto tempo per leggere.

io

insieme alle opere del Manzoni

lessi

r Iliade,
storia

r Eneide,

la

Gerusalemme
Thiers
le
;

la

romana

del Rollin, e la storia

della

rivoluzione francese

del

poemi
con un

con

ineffabile rapimento,

storie
e,

serio oblio

di tutto

il

resto
di

aiutato

da

qualche

conversazione

mio padre con


cosi di ardore

certi amici

ed

ospiti,

per ragazzo ne inten-

devo anche troppo. Invasato


nario, io sentivo

epico e di furore repubblicano e rivoluzioil

bisogno di traboccare
azione
;

il

mio idealismo
gata co' miei

nell'

e per ci in brialtri

fratelli

e con

ragazzi del

vicinato organizzavo

sempre repubbliche, e
ora
rette

repubbliche

sempre nuove,

ad

arconti ora a consoli ora a tribuni, pur che


la

rivoluzione

fosse

la

condizion

normale

su ALESSANDRO MANZONI

dell' essere,

e cosa e
la

di tutti

giorni

l*

urto

tra

partiti

gurra

civile.

La

nostra repubblica consisteva di ragudi battaglie

nanze tumultuose e
e bastoni, con
durre
i

a colpi di

sassi

le quali
fatti

intendevamo ripro-

pili

bei

de* bei tempi di

Roma

e della rivoluzione francese. In coteste rappresentazioni, del resto,


il

rispetto alla storia

non era certo spinto a quegli


teschi

eccessi pedan-

che

soglion

guastare

o raffreddare

l'effetto

vivo

drammatico.

Che
1

benedette
il

sassate applicai

un giorno a Cesare
il

quale

era su
il

passare

Rubicone per quel giorno


rifugiarsi

tiranno

dov

non so dove con


fu
salva.
in

le

sue
il

legioni,

la

repubblica

Ma

di appresso

Cesare mi colse
s
:

una

macchia,
quello
testai
il

affermando

essere
in

Opimio e
io pro-

luco delle furie

vano
la

contro l'anacronismo e per


:

mia

qualit

di Scipione Emiliano

egli

mi fece

togliere in

mezzo

da' suoi cretensi


flagellare,

come un Gracco quaio

lunque e

mentre

chiedevo che

almeno

rispettasse la storia lasciandomi libero

di farmi uccidere al

mio schiavo.

chiavano

rideano quei cretensi


altro,

Come picme ne
!

vendicai per

ed

in

breve, e storica-

10

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

mente, quando, presa d' assalto una rimessa

che

facea

da
il

Tuilleries,

stimai

bene

di

lasciar libero
gli

corso

al

furor

popolare su

svizzeri prezzolati di Luigi XVl.

Ma
geva

il

rumore

di questi grandi fatti giunalle

qualche volta
il

orecchie del

mio

manzoniano padre,

quale allora, nulla comferite,

mosso
pur
alle

dalle

mie oneste

mi condannava

troppo a lunghe
quali
egli

prigionie: in

mezzo
riap-

di

quando a quando
il

pariva per rivedermi


tre libri

latino,

e mi lasciava
serio

su

'1

tavolo,

dicendomi

ed

asciutto
il

Leggete

qui,

e persuadetevi che

taratantara classico non pi per questi

tempi.

tre libri

erano

la

tolica di Alessandro Manzoni,


dell'

Morale catDoveri
i

uomo

di Silvio

Pellico, e la

Vita
scritta

di

San Giuseppe Calasanzio

da certo padre Tosetti (parmi) del secolo


passato.

Che

idea
di

fosse

quella del

manzoniano
la

mio padre

dare a leggere
io

Morale
:

cattolica a un ragazzo,
d' allora in poi per

non so

so che

un gran pezzo morale

cattolica e frati, doveri dell'

uomo e
;

santini,

furono per
quei
libri,

me
d'

la stessa

cosa

e odiai, odiai,
Essi

un odio

catilinario.

mi

su ALESSANDRO MANZONI

rappresentavano

la

mortificazione,

la

soli-

tudine, la privazione di libert e d' aria e di

combattimento,

la

fame

delle grandi letture,

un nuovo carcere ad affacciarmi

tulliano.

Trovavo uno sfogo


declamando
la

alla finestra,

parte di Guglielmo de' Pazzi:

Soffrire,

ognor

soffrire ? altro consiglio

Darmi, o padre, non


Schiavo or
cosf,
il

sai ?

Ti

sei

tu fatto

che del medxeo giogo


i

Non

senti

peso e

gravi oltraggi e

1'

onte ?

Dispetto

cretensi e gli svizzeri eran sotto

la finestra,
Il

e ridevano, e mi gettavano pomi.


il

quarantotto e

quarantanove

non mi

lasciarono pensare al Manzoni. L'

ode Sofun

fermati su l'arida

sponda pass come un


nel

lampo,

annegato
:

folgoreggiare

di

gran temporale

il

cardinal

Borromeo scapp
dell'

per sempre nella carrozza


di Baviera

ambasciatrice

con Pio IX che avea benedetto


si
;

Italia

padre Cristoforo

fece

un po'

mondanetto,

ma

mori bene

mori con

Ugo

Bassi. In quella vece,

Arnaldo da Brescia
Berchet rivissero
Firenze

ebbe ragione,
divenne un

le strofe del

tutte negli avvenimenti, l'Assedio di fatto vivo a

Venezia ed a Roma.
la

Ahi,

ma

venne anche

reazione

e mio

12

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

padre,
fu

il

manzoniano, perduta
;

la

condotta,
allog a
vidi

sospinto a Firenze
dagli

dove mi
agli

studio
la

Scolopi.
al

Scolopi

venerazione
:

Manzoni

classificata

per

iscuole

a grammatichina imparavasi a mente


fanciul,

Dormi, o

non piangere

a gram-

matica superiore,

risorto,

or

come a
dell' ira

morte

>^

a umanit,
;

tementi

ventura

a retorica,

Madre

dei santi,

imagine

del Foscolo e del Leopardi,

che

io
si

avea allora incominciato a conoscere,


parlava mai o quasi
stretta

non

mai, o

con

la

bocca

e non senza certi

epiteti.

A
a1e

me

quelle tonache agitantisi per entusiasmo


la

manzoniano richiamavano a mente

Mo

cattolica venutami

la

prima volta a mano

nella prigione paterna insieme

con

la vita di

un santo

scritta

da un

frate.

Tutto questo per conchiudere, che


di

io

nato

padre manzoniano non sono manzoniano.


egli per ribellione

Avvenne
o per r ideale
dere co
?
'I

mia personale

ribellione

dei

tempi nuovi a quel-

Altri vegga.

me

basta rispon-

fatto al detto di
il

cui accennava ieri


tutti

Panzacchi

siamo

manzoniani

signor Paolo Ferrari

udendo domandare Chi


:

Gino Capponi
In Italia
il

di

su ALESSANDRO MANZONI

noi

non

si

sente dentro, almeno un

figlio

di lui ?

poco,

mi

torna a mente che la

scuola manzoniana professa un grande orrore

per
di

la retorica

e pure cotesta frase consta


interrogazione,

una

metafora e di una

due

figure retoriche.

non essendo
mi

io

manzoniano
dire,

(il

che

credo, o prego,

sia lecito

com'
o non

lecito dire di essere

o non

cristiano

vittorioemanuelliano o

non mastaiano), e non


da scuola
alla

essendo

io

manzoniano, cio non essendo


conven-

stato arreggimentato fin

zionale ammirazione del Manzoni,


ripreso a studiare le opere di
lui

ma avendo
nella gio-

vent
parti,

matura e
vo' dire
'1

ammirandone
anch' io
il

assai

molte

parer
i

mio non
pareri
o,

tanto su

Manzoni quanto su
l

meglio, su le sentenze in questi giorni avventate

qua e

intorno

le

opere del poeta

lombardo.

Me
ieri

ne ha messo voglia

la

lettura

fatta

[9 giugno
;

1873] dal prof. Enrico Pan-

zacchi

nella quale, se rimase forse a desii

derare che

termini del

tempo assegnato
esattezza
le cir-

a una conferenza pubblica avesse permesso

un po'

pili

di

minuta e diligente
i

nel determinare le occasioni

motivi

14

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

costanze di tutta insieme e filosofica


del

T opera

letteraria

Manzoni, non

mancarono
che potreb-

profonde e nuove considerazioni, ad alcuna


delle quali verr accennando, e

bero anche essere


sato
i

il

germe
critico.

di

un pi

ripo-

ed ampio lavoro
scritti

Del

resto, tra

brevi

d'occasione profusi in questi


in

giorni

io

prender

disamina

la

funebre

critica

commemorazione

fatta dal signor

Paolo Ferrari nel Pungolo

di

Milano del
del signor
ripro-

23 maggio decorso e
dotto in Milano,

il

libretto

Giuseppe Rovani, pure ultimamente


intitolato

La mente

di

Alessandro Manzoni.

II.

L'

Italia, la

terra degli ottanta mila monaci,

per quanti sforzi faccia di darsi a intendere


di esser libera, resta

pur sempre

in

fondo
Italia

teologale.

Ci non vuol dire che V


creda in

generalmente
altra

Dio o

in

qualche
suoi

cosa

vuol dire che

ognuno de*

cittadini alfabeti, in tutte le sue idee, in tutte


le

sue affezioni, in
il

tutti

suoi capricci, sente per

lo pi

bisogno di esser dogmatico, esclusivo.

su ALESSANDRO MANZONI

inquisitore e

persecutore.

Che

volete

le

vecchie abitudini inculcate con


cilizi

lo staffile coi

e con
si

gli

amori molto o poco reverendi


sbito,

non
alle

dismettono mica cosi

come

prime aure di maggio un abito pesante.

In critica, per esempio, o meglio nei panegirici

che

nostri critici

fanno di questo o

quello artista o scrittore che per quel giorno


garbi,
tale

per

lo

pili

la

sostanza
:

il

e
di

il

procedimento del discorso


lettori

O trib
alfabeti,

fino

a un certo
il

segno

ascolta.

N. N.

signore

dio tuo;
lui.
:

e tu

non avrai
da
lui

altro dio avanti di


il

Egli cre

principio

cielo e la terra

prima di

era

il

caos, e

non

e'

era

n meno un

miserabile spirito di dio che volasse sopra


le

acque. Hannovi anche, vero, certi di


:

delle genti

ma

son demoni che menano a

perdizione
sotto

ciechi da' quali fannosi adorare

forme divine. Andiamo, e nel nome


nostro, le

del nostro dio esterminiamoli. Eccoti, o dio

grande
altri

viscere
:

palpitanti

degli

numi emuli
eternit

tuoi

mangiale, dio

caro,

e goditi e prospera nella unicit

infallibilit

ed

della

tua

divinit.

Amen.

Questo procedimento e questo metodo,


volgare, spiacemi che siasi tenuto

assai

anche con

16

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

Alessandro Manzoni
che un
Il

il

quale, intendiamoci
tutt' altro

bene e una volta per sempre,


feticcio.

signor Paolo Ferrari scrive:

In Italia vide

[il

Manzoni] pagano

I*

arte inceppata dai pregiudizi del

classicismo, vecchio

libertino e pinzocchero.

il

signor

Giuseppe Rovani
Monti e da

ripiglia

Lampi
tunque

innovatori erano usciti da


in essi, piuttosto

Foscolo....;

quan-

che deliberato proposito d' innovazione,


originalit....

fosse raggio

spontaneo di non voluta


la

Quando

sorse

Manzoni e
Foscolo,

giovent

si

era dilungata dagli altari di

Monti e
tutta

Italiana

letteratura

aveva bisogno di essere

quanta rinnovata e

rivestita....

Essa aveva bisogno di una prosa


bisogno che in questa prosa

nuova e non mai


stesse
il

tentata....

Aveva

segreto dell' esistenza della sua lingua, di cui per tanti

secoli
si

si

and affannosamente

in cerca, senza saper

mai dov'

ella

fosse.

Aveva

bisogno di

un

nuovo

teatro.
si

Aveva

bisogno

d'una

lirica

nuova.

Aveva

bisogno che

ravviasse

con qualche
il

saggio potente la filosofia della storia.

Non

poco

dire

che

Manzoni

affatto

solo

bast ad adempiere

tutti questi
1'

bisogni,

e che in ciascuno dei generi invocati piant con


genio
le pili vaste basi,

audacia del

e che su di esje

si

port ad un' altezza

non pi raggiunto da

altri,

deetera etcetera.

Leggendo
tamente
storia, la
la

si

fatte cose, chi

conosce discree
:

letteratura

nazionale

la

sua

prima cosa che pensi


intende ella stessa
e
si
il

o certa
di
alla

gente non
ci

valore

che

dice

lascia

trasportare

su ALESSANDRO MANZONI

17

foga delle
io.

facili

parole, o

l'

imbecille

sono

Ma, come

Parrebbe dunque che innanzi


nel quale uscirono
i

all'anno

1815,

primi

quattro inni sacri, T Italia fosse pi pitocca


d'

un bisogno spagnolo e pi sciagurata del


nell'

popolo ebreo

aspettazione d' un messia.

Ma,

lasciando pur sempre in disparte le glorie


l'Alfieri

antiche,

il

Parini,

il

Monti e

il

Foscolo non furono n arcadi n stazionari

n rimbambiti.
dalla

Mi

sento

bruciare

il

viso

vergogna di avere a ricordare certe

cose, e

ne chiedo perdno

alle loro

tombe.

Essi rappresentarono con stupenda efficacia


civile

ed

artistica

il

movimento morale ed
parti

estetico della

generazione che

dalla

enciclopedia e dalle riforme


alla

per far capo


e
il

rivoluzione.
il

La produzione
filosofica

senti-

mento e
venuti
taire

gusto perfettamente
dei

artistico di

una letteratura
e dopo

nuovi tempi,

mancando
la

negli ultimi anni del

Vol-

morte di

lui

in

Francia,
dal
1

aveano ripreso
in poi

in Italia.

Italia

770

quanto a letteratura potea tenere ben


Francia repub-

alta la fronte in faccia alla

blicana e imperiale, che

ebbe T unico Chadell* Inghil-

teaubriand
terra,

stava

assai meglio

ove

il

Byron cominci a

fiorire

circa

18

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

il

1815; cedeva solo


tale

alla

Germania. Tale
in

produzione,
parte
il

movimento, per cause


letterarie

politiche e in parte

e per

venir

meno

degli ultimi uomini


finirono circa

illustri
il

che

Taveano guidato,
un
altro

1815; e

movimento incominci, e

fu rappredirci

sentato dal Manzoni.

Ma

non venite a
era o era

che innanzi a
male.

lui

nulla ci

tutto

L'arte continua modificazione;


nell'elaborazione
stico d'
collettiva

e,

quando
arti-

del senso

una o pi generazioni una forma


alla

maturata

perfezione suprema,
;

un'altra

sbito se ne svolge

il

termine primo e

r ultimo di quello svolgersi e di quel maturare corrispondono per lo pi ai


cicli

delle

rivoluzioni politiche e sociali, le quali versano


il

loro contenuto e impartiscono del colorito

a quelle forme. Gli spettatori d' uno svolgi-

mento sono
l'

soggetti

ad

illudersi, rapiti dal-

attrazione del
;

moto vivo e
mentre
ei
si

dal senso del

presente

ma,

ammiran su

la

perfezione inarrivata e inarrivabile

dell' ul-

tima produzione per

la

conscienza che ella

parte

del
i

loro

essere, e

mentre

com-

piangono

padri che nulla ebbero di simile

e stupiscono

come

potessero viverne senza,

su ALESSANDRO MANZONI

19

ecco

un

altro

svolgimento cominciato e
sta

un' altra

forma

per venir fuori.


ella

L'
di

Italia

prima del 1815 aveva

bisogno

una

lirica

nuova ? No, Tanto vero che

gl'Inni sacri non furono conosciuti universalmente e ammirati se non

dopo

il

1821,
e pi

dopo comparso
quando
la

il

Cinque maggio

fama dei Promessi Sposi ebbe


la penisola.

piena tutta

Tanto vero che

nel

1806 e

nel

1809

il

Manzoni scriveva

della

lirica classica

classicissima, e

non superiore
di

di certo a quella del

Monti e del Foscolo.


il

Dal 1789
poi
i il

al

quindici

Monti prima e
e

Foscolo avevano sentito e reso, quegli


gli strepiti gli

fenomeni esterni o

splendori

della rivoluzione e dell' impero, questi quel

quasi strappo che le rivoluzioni

portano

al

cuore nello stacco della nuova dalla vecchia


societ, e in

mezzo

allo

strappo lo intravi-

sto baglior crepuscolare di orizzonti lontani,

il

conseguente sensualismo doloroso co

'1

suo

scetticismo malinconico e fecondo; e questi

nuovi e caldi elementi avean portati

nelle
;

forme del Parini slargandole ed aereandole


in quelle

forme che

il

Parini aveva alla sua

volta gi prese dal Chiabrera rinnovandole

e con lavoro che tenea

dell'aspra

cesella-

20

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

tura oraziana foggiandole,


ricettacolo

si

che riuscissero
spirito

degno

al

nuovo

caldo e
secolo

pacato del filantropismo


decimottavo.

filosofico del
la
lirica

Cotesta fu

dell'Italia

nei primi venti anni del secolo:

quella del

Foscolo per
la

giovani, quella del

Monti per

generazione in esercizio, quella del Parini


i

per

vecchi.

Ma

come
s

potete concepire
i

il

bisogno degl' Inni

aer

in

cuore

alle

donne
cuore

del regno italico, che vestite alla foggia imperiale servian


ai giovini
i

da modelli
quali
si

al

Canova ?

in

erano accalcati anelanti

di entusiasmo alla prolusione di

ritornavano

vincitori dei

Ugo Foscolo Raab primi e gloriosi tedeschi nel nome d'Italia? Si


dalla
il

fosse provato

Manzoni a leggere o stamriso inestin-

pare allora gl'Inni sacri; e un


guibile

avrebbe

sotterrato, forse per

e con danno

dell' arte la

sempre, " pregnante annosa


la

ed

il

resto. Io

posseggo

prima edizione
l'

degl' Inni,
in

ove sotto ciascuno notato


;

anno

che fu composto

la
il

Risurrezione

appail

risce scritta nel '12,

Nome

di

Maria e

Natale
razioni

nel '13, la

Passione nel '15, e

la

edizione anch' essa del '15; quando le gene-

stanche

dalle

catastrofi

successive,

spaventate dalle meteore di fuoco della rivo-

su ALESSANDRO MANZONI

21

luzione e dell' impero

che erano cadute a

spegnersi
si

stridendo in un

mare

di sangue,

abbandonavano reclinando il capo nelle bracche con un senso di umida


dalle
visioni e dalie

cia del misticismo,

freschezza le

attirava

dissertazioni de' poeti e dei professori tede-

schi imperiali e cattolici e dei filosofi e diplo-

matici francesi legittimisti.


intanto guarentiva in

La Santa Alleanza nome della Santissima


solitudine e silenzio
le

Trinit ai poveri

lassi

quanto volessero per


espiazioni.

contemplazioni e

le

III.

Il

Manzoni per vero non


n
egli,

si

lasci attrarre

al

sacro annegamento dall'ondina del misti;

cismo
all'

nipote del Beccaria, sospir


rituale crialtri

ideale del
si

medio evo; n del


a quel
lo

stiano

servi,

modo che
delle
lui

molti

usarono e anche

Chateaubriand,
favole.

come
Proba-

d'un nuovo dizionario


bilmente

anche su di
il

esercitarono

un

certo influsso

Genio
cui

del cristianesimo
gran
successo fu nel

Martiri, del

fiore della

giovent spettatore egli stesso in


ci

Parigi.

Ma

che a

me sembra

trasparire

22

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

dagl' Inni la dolce carezza di

una donna

che ha persuaso,
gioie domestiche

il

puro spettacolo delle

che ha vinto. Gli accenni

agli effetti ai fatti agli episodi della famiglia,

e all'amore e ai segreti

matrimoniali, sono

delicatissimi e realissimi, verecondi

ed

arditi.

Per

la

pasqua di resurrezione
Oggi giorno
Oggi
di convito;

egli

canta:

esulta ogni persona:

Non
I

madre che

sia

schiva

Della spoglia pi

festiva

suoi bamboli vestir.

alla

Vergine:
Nelle paure della veglia bruna.

Te noma

il

fanciullelto.

Per

la

pentecoste, allo Spirito Santo:


Spira de' nostri bamboli
Neil' ineffabil riso
;

Spargi

la

casta porpora
viso.
.

Alle donzelle in
Spose, che desta

il

sbito

Balzar del pondo ascoso;

Voi
II

gi vicine a sciogliere
.
. .

grembo doloroso.

Con
stiano

tutto

ci

il

Manzoni non un
ha sposato

cri-

rattrappito: egli

in certa

su ALESSANDRO MANZONI

23

guisa

al

vangelo

la filosofa

umanitaria del

secolo decimottavo, e un'aura dei circoli di

madama
credente.

Helvetius e di

madama

Cabanis, che

giovine frequentava ad Auteil, spira nel nuovo

cosi egli, salvo qualche accesso di


il

pietismo, fu
Italia di

pili

nobile

rappresentante in
le

quel movimento di ritorno che

prime

generazioni del secolo

decimonono ebbero
;

verso le mtiche credenze

movimento a

cui

diedero l'impulso con la stanchezza della rivoluzione


il

concordato del Bonaparte e il


usciti tutti
1

Gen

del cristianesimo

due insieme;
la

movimento che
del
'

la

ruina del'

3 e

reazione

5 poi fecero precipitare.


il

Ma

signor Paolo
ritorn al

Ferrari
;

dice

che
s'

il

Manzoni

Trecento
di

e udite

ei

vi riesca nel

Nome
barbaro

Maria.

In che lande selvagge, oltre guai mari

Di

si

nome

fior si coslie.

Che non

conosca de* tuoi miti

altari

Le
Te, quando

benedette soglie?..,.

sorge, e
sole a

quando cade
il

il

die,

quando
il

il

mezzo corso
le

parte,

Saluta

bronzo che
Invita

turbe pie
onorarte....

ad
o

prole d* Israello,
si

nell*

estremo

Caduta, o da

lunga

ira contrita.

Non

Costei che in onor tanto avemo.

Di

vostra gente uscita ?

24

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

Questo Trecento

del
;

pi
e

puro. ^

Lo
il

afferma

il

signor Ferrari

non so che cosa

avrebbe pensato di cotesta affermazione

Manzoni, o come avrebbe avuto caro cotesto


giudizio.
Il

quale chi nella conoscenza della

poesia ancora alle peregrinit o agli arcaismi


dell*

avemo, del
;

die,

dell'

onorarle,
il

potr

ammettere

ma
pu

chi conosce

gran secolo
il

come

piace al signor Ferrari di qualificare


assicurar
il

Trecento,

critico

che del
che

Trecento
la strofe

in cotesti versi

non v'

nulla:

In che lande selvagge una squistile

sitissima fioritura virgiliana nello

delle

Georgiche

che

la strofe

Te quando
in

sorge

d' una simmetria tutta classica, e potrebbe


trovarlesi
latina del

qualcosa di simile

una elegia

Fontano,

la

quale presenta, certo

per caso, anche qualche altra somiglianza

con

la

ode muizoniana:
tellus
tegit

Quae Quae

extrema tuos,

sol, exerit ortus,

occasus ultima tetra tuos.

Qui Rhenum
Phoebeisque

patriaeque bibunt Meotidis undam,


urit

quos plaga fusca

rotis.

Te
Et

cuncti, legina

deum, metuuntque coluntque

celebrant nomen, diva Maria, tuum.

su ALESSANDRO MANZONI

25

Te

vasti tnetuunt fiuctus,

te

nubila coeli

Aeoliique etiam carceris antra timent.

Te, nascente

die, le, sol

dum

conditur undis.

Omnia

te

mentis laudibus accumulant.

Altri riscontri potrebbero farsi degl'inni

del

Manzoni a quei
Trecento

di Prudenzio, dai quali proei

babilmente qualche cosa

deriv;

ma

del

nulla, nulla, nulla, salvo forse

qualche

locuzione o scorcio di Dante.


Ricevi, o donna, nel tuo grembo bello

Le mie

lacrime amare:
ti

Tu

sai eh' io

son prossimo e fratello,


:

tu no

*1

puoi negare

cosi cantava a

Maria
di

trionfante

il

secolo deci-

moquarto.

Maria madre cantava;

Quando tu il partoristi senza pena. La prima cosa credo che facesr


Si l'adorasti, o di grazia piena.

Poi sopra

il

fien del presepio

il

ponesti

Con

pochi e pover panni lo involgesti.

Maravigliando e godendo, cred'io....

Quando figliuol, quando padre e signore. Quando Dio e quando Ges lo chiamavi

Oh

quanto dolce amor


in

sentivi al core

Quando

grembo
atti

il

tenevi

ed

allattavi

Quanti dolci

e d'amore soavi
I

Vedevi essendo

col tuo figliuol pio

26

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

Quando un poco

talora
il

il

di dormiva,

E
E E

tu, destar

volendo

paradiso.
ti

Pian piano andavi che non


la

sentiva,

tua bocca ponevi al suo viso,

poi dicevi con materno riso:

Non

dormir pi, che

ti

sarebbe

rio.

l'inno scolastico di

Dante, e l'elegia
penti-

tremebonda del Petrarca, piena del

mento

di aver peccato

poco e del desiderio

di ancora peccare, elegia squisitamente cattolica,

sonano
,

tutt' altro dall'

ode del Manzoni,


tutta

che

come doveva, cosa

moderna,
reli-

tutta recente,

che aspira all'idealismo

gioso e rifugge dal


teologico e dallo

superstizioso reale, dal

scolastico,

dal soggettivo

umano; ed
che nella
di

in questa ultima

parte almeno,
il

lirica

il

dramma

interno,

Nome

Maria

resta di molto inferiore alla can-

zone lauda del Petrarca. Del rimanente, che


il

Manzoni non senta

del gran secolo ,


al

me

importa poco: pare che importi

signor Ferrari, se

non

altro

per

contraplui

porre

il

purismo

terzine

manzoniano da
rimbombanti

scoperto

alle

con
.

ostentato cadenzare dantesco del

Monti

Piccolezze !

Non

pure nella facolt e nel

modo

di con-

cepire e sentire la religione, non pure nelle

su ALESSANDRO MANZONI

27

forme dello

stile

e delle elocuzioni,
lirica

ma

e nelle

forme organiche della sua


il

e nei metri

Manzoni lontanissimo
lirica,

dal

Trecento.

Nella costruzione della strofe, che tanta


parte della
su
il

e quella,

che pi opera
perfezione

pili,

egli

rec alla maggior

sistema
il

del

Chiabrera

in

quanto questi

sostituiva

canto popolare alla canzone indi-

viduale e un po' aulica di


Il

Dante e del Petrarca.


Foscolo avevano gi
in

Parini

il

Monti e

il

trattato

maestrevolmente i metri brevi


specialmente
i

gene-

rale e

settenari:

il

Manzoni
troppo
;

and

pili

oltre,

abbandon

le volte

lunghe o troppo intrecciate di endecasillabi

abbandon

la

stanza

serr e vari

il

trotto
la

un po' monotono del decasillabo,


epica solennit

incit

lentezza dell' ottonario, svolse in tutta la sua


il

verso d'arte maggiore,

il

dodecasillabo; e

tutti

diede una sciolta

ed austera concinnit
di

tra di

ode

classica e

melodia metastasiana.
Nella rappresentazione intese ad essere

semplice ed efficace, popolare ed elegante,

profondo e
le
fin

facile,

originale e

non strano:
con puris-

imagini bibliche e certe concezioni nuove


allora alla nostra poesia disegn

sima delineazion virgiliana. Aggiungete un' alta

28

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

intonazione, una solenne decenza anche nel

movimento drammatico, e non


colpo d'ala a tempo
in alto
il

di

rado un
tratto

che leva d'un

cuore e

il

pensiero.

con ci un

sentimento di cristianesimo

democratico e
storica,

umano, una contemplazione

fredda

ma
l'

elevata, e imparzialit, calma, assenza di

passione. Tutto questo

dopo

le

tempeste del-

89 del '96

del' 1 3,

dopo il naturalismo pagcuio


:

del Foscolo e del Canova, era nuovo

dov

correre del tempo perch

fosse inteso,

ma

poi fu ammirato.

Sebbene, non
e vero ad un
saggi qualche
si

tutto in quella lirica bello


il

modo; e
volta

poeta nei primi

cerca s stesso e non

trova; n consegui

sempre quello a che


luoghi
incerto e

intese; e fu

anch' egli a

improprio e oscuro e scolorato ed urtante,


specialmente nell'accozzo della popolarit con
la

eleganza.

Ma

ad ogni nuovo canto acqui-

stava d'arte, e fu

danno che volesse come

lirico finire coi cori dell'

Adelchi,
nel

nei quali
fior

avea

veramente

aggiunto

maturo

dell' et la
il

cima della perfezione. Ora, quando


perfetto,

Manzoni

anche

quelli

che onoFoscolo

ransi di provenire dalla scuola del

e del Leopardi lo inchinano.

su ALESSANDRO MANZONI

29

IV.

Ma

il

signor

Rovani domanda:
il

Leopardi, pi giovane di Manzoni, e fiorente quando


d* innovazione era pi
far quello losa e

bisogno

invocato e

meno

disputato,
la

ha saputo

che

tempi volevano? Eppure


intelletto,

potenza miracoiperbolica espresdiritto di atten-

sovrumana del suo


ebbe a dire
lui tutto

come con
il

sione

Giordani,

doveva darci

dere da

quello che non

ha

fatto

e che lasci tare a

Manzoni,

Ah,
con
nati?

signor

Rovani,
voi,

perch

cosi

esigente
fortutu,

gl'infelici,

cosi prodigo

coi

tu,

povero

infermo

deforme,

portato necessario e vittima innocente delle


peggiori sventure d'Italia, dormi ben
laggi nella tua
forte
ti
i

tomba napolitana

e non

venga voglia di ascoltare. Bella cosa che


morti non sentano
lieta
g'
!

Tu non vedesti

crescere
i

la

tua giovent tra le carezze

sorrisi

incoraggiamenti nella superba Milano capi-

tale del

regno d'

Italia

e tra

il

pi bel fiore
tu

della elegante dottrina francese

non

avesti

n pur giovent: tu non avesti una madre,


alta educatrice

ed amica; non una moglie,


;

bella, tenera,

ammiratrice

non una famiglia


di

amorosa,

felice,

orgogliosa

te;

non

la

30

A PROPOSITO
di Brusuglio,

DI

ALCUNI GIUDIZI

villa

ove edificare con gusto


il

e coltivare per ispasso: tu non avesti n

Monti n
n
il

il

Foscolo

lodatori
il

e animatori
critico

Fauriel traduttore, n

Goethe

plaudente.

pur

ti

rispondevano,

te.

Trascinavi
fastidi

la tua

povert e

la malattia

dolori di citt in citt

cercando

vanamente dove e come vivere; e nessuno


si

volle

degnare di accorgersi

di

te:

dotti ridevano della tua

grandezza proclamata

dal Giordani, o al pi ammiccandosi tra loro

dicevano:

Eh, quel gobbetto? ha


per
altro.
farti
i

del-

l'erudizione

E
il

ora

il

signor

Rovani viene a
le

conti a dosso.

Ma
ita-

Operette morali, che


come

Manzoni lodava
prosa
e

a uno straniero
liana, le

la pili bella
i

Operette morali
quelle
scritture

Pensieri
a
direbbe,

sono
scorza
il

di

che

rodono

a scorza ,
il

come Dante

cuore e

cervello dal quale escono.

La

Rochefoucauld non pu essere Saint-Simon,


n

Vauvenargues

obbligato

scrivere

quanto Voltaire.

Ma
Leopardi,

il

signor

Rovani
ancora,

seguita:

giovinetto

avea
lirica

scritto

che
;

1'

Italia,

pi

eh' altro, aveva bisogno d'


lirica

una
che,

nuova

scrisse in (atto

sublime e

virile,

ma

quando non

riusciva al tutto

su ALESSANDRO MANZONI

greca,

non era che

la

continuazione di quella in cui

il

Petrarca
e

aveva gi
pure
gersi
gli

fatto le sue

prove nelle canzoni politiche


l'

quando
accor-

parve d' aver toccato


la

intento,

dovette bene

che

sostanza

gli si

era trasmutata in

mano, e che non

avea

scritto htica

ma

elegia.

Dunque
che

il

Leopardi,
lirico:
il

in

fondo
egli

in

fondo,

non n pur

dunque

non fece
greco.

continuare
si,

Petrarca o rest

Greco?

se volete:

non ce ne recheremo
la

gi a male.

Un

greco che scrive

Silvia

deve essere
bilmente

riuscito a

qualche cosa di mira-

perfetto
? Si,

nell' arte.
il

Continuare

il

Petrarca
tinua
i

a quel

modo che Manzoni


i

con-

Jacopone da Todi,
metri
r iscontransi

cui

soggetti e

cui

negl'

Inni sacri.
la differenza
il

Fuor

di scherzo,

che troppa
il

artistica tra

Jacopone e

Petrarca, e

Manfuor
il

zoni

non

istudi

probabilmente mai in quello


in questo,

e
di

il

Leopardi studi a lungo


scherzo,
il

Leopardi continu
scrisse
le

tanto

Petrarca
il

che

V Inno ai patriarchi,

Bruto minore,
in parte la

Ricordanze, V

Irifinito.

Ritenne
chesca
:

forma della
che

lirica petrarsi

certo, era quella


:

affaceva al

suo psicologismo poetico

Y inno, V ode, sono

per

il

lirico
'1

che deve comunicare pi da


popolo.

presso co
in

Ma,

in

somma, voi

dite,

cambio

di lirica fece elegia.

Peggio per

32

A PROPOSITO
che
o

DI

ALCUNI GIUDIZI

lui

soffri:
Il

lirica

o elegia, per noi


il

l'

tutt'uno.

fatto sta

che

Leopardi rappre-

sent quell'altro stato, quell'altra condizione


delle generazioni

che seguitarono sbito


il

alla

rivoluzione, stato e condizione che

Man-

zoni non volle e non poteva rappresentare:

rappresent, dico, la malattia sua e di una

grandissima parte del secolo, cant


e
i

il

dolore

il

male nell'uomo e nella natura. E, se


ci

manzoniani

permettano

che

vi

possa

essere

un modo

di sentire e di credere e di

rappresentare diverso da
di

quello

del

poeta
si

Adelchi

e della Pentecoste, che

pos-

sano trattare argomenti diversi e in metri


diversi,

noi (dico noi, perch son sicuro che

in questo

almeno molti pensano come me)


e che

noi

diciamo che Giacomo Leopardi un


lirico,
il

grande e moderno

Canto di

un pastore errante
pi eterna che non

dell' Asia ci pare poesia

pi vera pi bella pi
il

umana

pi universale

Natale.

V.
I

greci sacrificavano ai loro


g' italiani

numi o

agnelli

tori,

moderni

sacrificano uomini,

Alessandro Manzoni

su ALESSANDRO MANZONI

33

e che

uomini!

Dopo

il

Leopardi, ecco

la

volta del Foscolo.


11

signor Rovani, adirato che


il

al

Foscolo
e

non piacesse
la teorica

Conte

di

Carmagnola

manzoniana del dramma


altre

storico,

esce,

dopo

accuse dirette ed espresse

con parole non criticamente ragionevoli e


ragionate, in questo rimprovero di straforo,

ricordando di passaggio
dell'

il

carme

in

morte

Imbonati, nel quale non indarno guard


i

Tassimilatore Foscolo, che meditava

Sepolquel

cri. Allude, penso, a

due

versi di

carme ove

dell'Alfieri

si

dice, che,

aureo manto lacerato ai grandi.


lor

Mostr

piaghe e vendic

gli

umili;

versi dei quali taluno

pu credere

si

ricor-

dasse
al

il

Foscolo ne' suoi tre famosi intorno

Machiavelli,
Che temprando
Di che
lo scettro a' regnatori

Gli allr ne sfronda, ed alle genti svela


lagrime grondi e di che sangue.

Fosse pur vero:

l'autor

dei

Sepolcri

deriv anche nella preghiera di Elettra un

verso intiero da Galeazzo di Tarsia, e descri-

vendo

le visioni

notturne del

campo

di

Mara3

34

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

tona
nico
;

si

ricord forse di un'ode del Rezzo-

ma non

per questo lecito di nominare


l'assi-

con quella superiore impertinenza

milatore Foscolo , di nominare cosi presso


ai

Sepolcri

versi per

l'Imbonati, specie

di dialogo

tra

un morto e un che dorme,

a imitazione del secondo capitolo del

Trionfo

della

Morte

del Petrarca, con variazioni

di fremiti e disdegni alferiani e di moralit

pariniane, ove bello soltanto l'accenno

ad
-

Omero

non

lecito,

dico, di mettere cosi

francamente un imparaticcio a canto ai

Sepo

cri, la sola poesia lirica nel gran significato

pindarico

che abbia

l'

Italia

non

lecito,

ripeto, di avvicinare cosi quelle

due poesie,
con una

tanto

immensurabilmente

distanti,
l'

linea d' unione

come
?

questa,

assimilatore

Foscolo

Assimilatore
i

Oh

assimilino

un po'

tutti

manzoniani del

mondo
si

quella grande arte,

onde con una

variet di tasti e versatilit

di tcchi mirabile

confondono
gli

in

un

solo

e stupendo concerto

accenti del

sermone
della

dell' inno,

dell' elegia
dell'

e della
!

satira,

tragedia
vasta

epopea

Assimilino

quella

ed

agile

potenza

lirica

che dalla fredda

negazion

filosofica

passa alla fantastica super-

su ALESSANDRO MANZONI

35

stlzione cattolica del purgatorio per


tutta rugiadosa di fresca e
al

risalire

immortai giovent
;

sereno naturalismo dei greci che abbraccia

nella razionai

comprensione della

storia

umana
e
ci

Maratona e Santa Croce, Aboukir


prode
retee,

le

Aiace e

il

Parini;

che

fa

raggiare e lacrimare d' entusiasmo e di civile


piet alla preghiera di Elettra e alla profezia
di Cassandra.

Oh

assimilino

un po' quella
la

originale

malinconia,

che
dello

forma

del

mistero dell' essere e


dell' et

strazio

sociale

nostra o dell' et dei nostri

padri,

quella malinconia, tra la quale la grande e

buona anima

d'

Ugo

lampeggia come un bello

iddio greco avvolto di nube, e dalla quale


la

poesia eterna, universale, di

tutti

tempi,

sale alto,
l'

ben
Teti,

alto,
l'

come

dalle caligini del-

Oceano

antichissima dea, ascendeva

ne' fluenti suoi veli alle ginocchia di Giove.

Ma
l'

intanto

da
ci

un

altro
il

lato

il

signor
dal:

Paolo Ferrari

annunzia

passaggio

Urania

agi'

Inni sacri con queste parole


mesi, e
il

Ancora pochi
i

poeta pagano

secondo

dogmi

aristotelici

ceder
gli

il

posto

al poeta cristiano

secondo

esemp di

Dante Alighieri
Dalle
quali

parole

io

rilevo

che

certa

36

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

brava gente nelle questioni di poesia e di


estetica

sempre

alla distinzione tra

pagani
i

cristiani,

che da questa ricava ancora

criteri del

maggiore o minor merito di un


artista,

poeta o di un

e che del paganesimo


aristotelici,

lirico riferisce la

colpa ai dogmi

cio alle osservazioni di Aristotele


ai

intorno
avanti,

drammi

del

tempo

suo.
nella

Sono molto
capitale
!

a dir
i

vero,

laggi,

morale,

nostri grandi

uomini

vivi

il

signor Fer-

rari seguita
il

dicendo, o dice seguitando, che


volle
lui,

Manzoni

esser

lui,

non

altri,

che,

per esser

and a ritemprarsi
di

alle

pure sorgenti del Trecento, e volle proprio


far

suo

il

modo

sentire

pensare e
:

dire del gran secolo .


il

Non v'

che opporre

metodo per

farsi originale

proprio ori-

ginale, quello stesso del

padre Cesari. Pare


teneri del

incredibile
taluni

come

sian

Trecento
italiana

che scrivono con riduzione


il

sbagliata

pi bel francese della pi brutta


si

maniera di Balzaci Di questo Trecento

ricordano certo averne sentito parlare in que'bei

tempi a scuola,
tutt'i mali,

come

come d'una panacea per della manna degli ebrei


i

nella quale V

uom trovava

sapori che meglio

voleva.

cosi, trattisi di storia letteraria

su ALESSANDRO MANZONI

37

di critica
essi

o di

stile,

fuora

il

loro

Trecento

fanno

figura

senza compromettersi,

il

lettore capisce quel

che vuole a sua discreil

zione e arbitrio, perch

Trecento ormai
significa

in certo linguaggio tecnico italiano

tutto

dal

Trecento

vero in
il

fuori.

Fattosi
scrive

dunque
il

originale,

nuovo poeta,

signor

Ferrari,

non pi

l'imitatore di

Monti ma
costui
cantava.
,

coloritore quanto costui (quel

sapete, a cui

morto

il

Manzoni

Salve, o divino, a cui larg Natura


II

cor di Dante, e del suo

Duca

il

canto!),

non

pili

imita

il

gran Parini
di

(il

signor

Ferrari,

in

relazione

autore a soggetto

co

*I

Parini, fa questa volta

una scappellata,

egli cosi sostenuto

con

gli altri),

ma ha

impa-

rato
pili

da

lui

la

sobriet e la precisione;

non

imita Foscolo,

ma

lo

vince nella magna-

nimit dei pensieri.^

qui fermiamoci
!

un poco. Magnanimit magnae


gli

di pensieri

Che
io

sar ella mai questa


cotali

nimit?
aggettivi

Gi
da

aborro
si

astratti

cui

astraggono,

destinati

cambiar

significato

secondo

le

correnti poli-

tiche e religiose e a modificarsi

secondo

la

38

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

natura

le

qualit

degli

oggetti

a cui

si
li

applicano o gl'interessi
applicano.

dei soggetti

che

Magnanimo un tempo
sant'

fu Bruto,
;

e poi sant' Ilarione e


e nessuno
titolo di
al

Antonio abate

nel

1821

avrebbe pensato che


fosse

magnanimo
di

mai per

ispettare

principe
il

Carignano; e chi

entr in

Roma

20 settembre

riso tra s e s del

del 1870 deve aver magnanimo alleato


la notizia in

condannato a riceverne
shhe. Magnanimit

WilhelmIn
lirica

di

pensieri!

per vero ci soggettivamente significherebbe


quei pensieri che per interiore forza fantastica

spiccano

qua e

dalla

contenenza

poetica e
rilevata,

campeggiano

in

un'idealit
il

ben

ben determinata,

nella quale

poeta
carat-

imprime nettamente e superbamente


tere suo. In questo senso nulla di pi

il

magnachiude

nimo

delle

strofe

con
all'

le

quali,

si

r ode del Foscolo

amica

risanata, e nelle
il

quali promettendole la immortalit

poeta

prorompe

quella a cui d sacro


te
il

Mirto

veggo cingere
simulacro,

Devota

Che

presiede

marmoreo
lari

Agli arcani tuoi

Ove

me

sol sacerdotessa

appar.

su ALESSANDRO MANZONI

39

Regina

fu,

Cite;a

Cipro ove perpetua


Pi ima vera

Odora
Regn

beata, e

isole

Che col selvoso dorso Rompono agli Euri e


Ebbi
in quel

al

grande Ionio

il

corso.

mar

la culla.

Ivi erra

ignudo
la

spirito

Di Faon

fanciulla,

se

il

notturno zeflro
i

Blando su

flutti

spira.

Suonano

liti

un lamentar
del nativo
1*

di lira

Ond' io, pien Aer sacro, su


Grave
Per
te
le

itala

cetra derivo

corde eolie,
i

avrai divina

voti

Fra gl'inni miei delle insubri nepoti.

Magnanimo
essere
il

di pensieri oggettivamente

pu

poeta, quando tra le


i

contingenze
storia

variabili dei fatti e


egli

fenomeni della
dell' io
al

afferma

1*

alto sentimento

la

immanenza
nelle quali

delle superiori
il

credenze
si

bene

genere umano

sente solidale.

E
la

in

questo senso certamente magnanima

conclusione del coro del


si

Carmagnola,
:

ove del conquistatore


Stolto anch' esso
I

canta

Beata fu mai
oltraggio P

Gente alcuna per sangue ed


Solo
al vinto

non toccano

guai;
il

Toma

in pianto

dell'empio

gioir....

40

A PROPOSITO
Tutti
fatti

DI

ALCUNI GIUDIZI

a sembianza d' un Solo,

Figli tutti d'

un

solo Riscatto,

In qual ora, in qual parte del suolo.

Trascorriamo guest* aura

vital,

Siam

fratelli

siam

stretti
l'

ad un patto

Maledetto colui che

infrange.

Che Che

s'

innalza sul fiacco che piange.

contrista

uno

spirto

immortai

Ma
la

non meno

magnanima, se anche non


Cassandra, quando
le

cristiana, la profezia di

dolorosa vergine tra

tombe de*

suoi,

del popolo vinto

ed oppresso, del popolo


alle reliquie

menato schiavo, innanzi


della patria, innanzi
all'

fumanti

aspetto dei vincitori


i

che
il

si

partono
della

le

donne e

fanciulli,

attesta

nome

sua

gente e

la

santit

del
:

dovere e del

sacrifizio

immortale nel

mondo

Ma

Penati di Troja avranno stanza

In queste

tombe

che de'

Numi

dono

Servar nelle miserie altero nome....

tu,

onore di pianti, Ettore, avrai


santo e lagrimato
il

Ove
Per

fia

sangue
il

la

patria versato, e finch


le

Sole

Risplender su

sciagure

umane.

Magnanimi
gettivi

in fine

si
si

dicono que' poeti e


fatti

quelle poesie che di

pensieri

o sogCosi

od

oggettivi
tra
i

pi

abondano.
sono

magnanimissimi

poeti

Eschilo

su ALESSANDRO MANZONI

41

Pindaro e Dante
guise,
tra
le
il

e magnanime per varie

poesie

moderne
faccio,

italiane,

Sepolcri,

Bruto minore, l'ultimo coro


:

dell'Adelchi

non

come

vedete,

distinzione di credenze o filosofiche o religiose.

Che
palma

se

il

signor Ferrari intendesse dar la

della

magnanimit
i

al

Manzoni, perch
la serie

questi riguarda

destini
al

dell'uomo e

delle sorti
io

umane

lume della fede

cristiana,

non potrei

seguitarlo su cotesto
il

campo, ove
alla inqui-

la critica

dovrebbe cedere
Io intendo

luogo

sizione.

che

per

alcuni o per
tali

molti possano

esser

magnanime
;

strofe,

Dormi, o Fanciul
IDormi,

non piangere
celeste
:

o Fanciul
il

Sovra

tuo capo stridere

Non
Use

osin le tempeste.

uir empia terra.


cavalli in guerra,

Come

Correr dinanzi a Te.

Dormi, o Celeste

popoli
;

Chi nato

sia

non sanno

Ma
Che Che

il

di verr che nobile


;

Retaggio tuo saranno


in

queir umil riposo,

nella polve ascoso.


il

Conosceranno

Re,

scritte nel

1813, quando
al

la

Germania e
la

la

Russia venivano

gran cozzo con

Francia

42

A PROPOSITO
le nazionalit

DI

ALCUNI GIUDIZI

affrontavano
il

la rivoluzione

quando a tanta scossa


faceva da ogni parte

povero regno

italico

le

crepe. Intendo che


quest' altra strofe
:

possa

esser

magnanima
tu.

E
Un

Madre, che immota vedesti


morir sulla croce.

tal Figlio

Per noi prega, o regina de' mesti.

Che il possiamo in sua gloria veder; Che i dolori, onde il secolo atroce Fa de' buoni pili tristo 1' esiglio.
Misti al santo patir del tuo Figlio,

Ci sian pegno d' eterno goder,

scritta nel

1815,

quando l'Europa aggiacSanta

cavasi
sotto
il

sotto la

Alleanza e

l'

Italia

dominio straniero.
si

Ma

prego che
Foscolo,

non mi
il

tacci di pusillanime
al

Ugo

quale per isfuggire

dominio straniero e

per iscrivere liberamente cose non altrettanto

magnanime riparava

in terra d' esilio.

VI.

Se non che
Nessuno

il

signor

Rovani risponde
;

fu pi coraggioso di lui

[Manzoni]
;

prima di Mazzini,
1*

prima di Berchet,
Torresani, dett
i

prima di Giusti
Cori e
l'

imperversando

infame

Inno dedicato a Teodoro Krner,


contro
il

dove consegnata

la protesta

dominio straniero.

su ALESSANDRO MANZONI

43

il

signor Paolo Ferrari


di voler costituire
il

Murat annunzia
udito
il

regno d*

Italia.

Manzoni,
la

proclama di Rimini, comincia una canzone,... che


gli

pronta disfatta di Tolentino non


il

permette di condurre oltre


1*

principio della quinta

strofa.

Se

avesse

finita,

le

canzoni
,

patria

degna
io,

di trionfai

fama

dell'Alighieri

(che non

aggiungo
bench
'1

n
sia

dell'Alighieri

bella)

e * Italia
la

ma,
loro

parlar

indarno

di Petrarca

avrebbero

terza sorella nella

canzone

O
1*

delle

imprese alla pi degna


i

accinto del

Manzoni. Nel ventuno scoppiano


;

moti di libert

e indipendenza
beli*

Manzoni pubblica un
Italia.

inno....

che

il

pi

inno patriottico eh' abbia

Lo
al

stesso signor Ferrari pi sotto

accenna

fondamento unitario che


all'

il

Manzoni

diede

arte

italica.

altri,

parlatori e

scrittori

e giornalisti, rappresentanti specialstati

mente le opinioni conservative, sono ad ad Alessandro


quale
essi

d'ac-

cordo, nella larghezza della laude postrema,


attribuire

merito,

del

medesimi

Manzoni un non si
si

erano per Y addietro accorti o non


accorti
fattore,

erano

bastanza

quello

di

creatore

come dicono

oggi, dell' unit italiana.


bellissimi

Sono certamente
secrato alla

versi

questi

dell'inno scritto nel marzo del 1821 e con-

memoria
della

del

Krner

Chi potr

gemina Dora,

Della Bormida al Tanaro sposa.

Del Ticino e
Scerner
l'

dell*

Orba

selvosa

onde confuse

nel

Po

44

A PROPOSITO
Chi

DI

ALCUNI GIUDIZI

stornargli del rapido

Mella

dell'

Oglio

le
i

miste correnti.
mille torrenti
;

Chi

titorgliergli

Che

la

foce dell'Adda vers

Quello ancora una gente

risorta

Potr scindere in volghi spregiati,

a ritroso degli anni e dei

fati.
:

Risospingerla a* prischi dolor

Una

gente che libera tutta,


serva tra l'Alpe ed
il

fa

mare

Una

d' arme, di lingua, d' aitate.


di sangue e di cor.

Di memorie,

Bellissimi versi, e
liana lavorati

con tanta
ricamo

finitezza virgi-

nel

nelle frange

delle

imagini secondarie

tratte

con novit

opportuna ed esatta dalla erudizione geografica, che, se


dell' inno,
il

non

l'

intimo e rapido fuoco


soffermarsi
i

quale

non pu

rilevare

con lingueggianti fiammelle


anche

con-

torni, rivelano,
artista di stile

a chi volesse ignorarlo, quale


in versi fosse,

quando
ali'

voleva,
italiana,

il

Manzoni.
fu,

Ma

quanto

unit
la

non

a vero dire, proclamata

prima volta

in quelle strofe,
al

e n pure nella
leggesi:

canzone del 1815

Murat ove

Liberi non sarem se non siam uni.

Come
d' Italia

idea letteraria, anzi classica,

l'

unit
nella

avea

fatto gi la sua entrata

su ALESSANDRO MANZONI

45

poesia da

un pezzo.
1797

II

povero Benedetti,

suicida obliato, la cantava in quei


giorni.

medesimi
il

Fin dal
al

la

cant

Monti,

quando

Bonaparte vincitore ammoniva,


comincia impresa
alfin

La ben

consuma,
'I

sii

d'Ausonia l'Alessandro e

Numa:

e mostrandogli

la patria

che

nel seno t'addita augusto e pio


11

solco ancor della vandalic' asta,

lo

pregava volesse
di leggi dotarla, e le disciolte

Membra

legarle in

un

sol

nodo e

stretto,

Ed

impedir che di sue genti molte

Un
L' idea
e
la

mostro emerga che

le

squarci

il

petto.

dell' unit,

anzi dell' accentramento,

paura del federalismo, non potevano,

parmi, essere pi nettamente e precisamente


determinate.

E
:

di

nuovo, nel 1802, per


italiana,

la

instituzione della

Repubblica

ammo-

niva la patria
Muor,

divisa,
tutti,

la

forza

unit sola
i

Resiste a

e a

morte

regni invola.

quando rappresentavasi ne'


il

teatri

della

Repubblica

Caio Gracco,

fremiti d'as-

46

A PROPOSITO
e
plausi

DI

ALCUNI GIUDIZI

senso

entusiastici

scoppiavano

queste parole:
Caio
per supremo

Io,

Deali di benefcio in grembo nato

Di questa

bella Italia, Italia tutta

Partecipe chiamai della romana


Cittadinanza, e di serva
la

feci

Libera e prima nazon del mondo.

Voi, Romani, voi sommi

incliti figli

Di questa madre, nomerete


L*
italiana libert delitto ?
:

or voi

Primo
Popolo

cittadino

No Una

itali

siam

tutti,

un popol

solo,

sala famiglia.
Italiani

Tutti, e

fratelli....

Ancora quando
:

il

Bonaparte primo console


dell' esercito cisaluffiziale,
:

raggomitolava

le reliquie

pino riparate in Francia, un Ceroni

ma

poeta di bassa forza, augurava


Una,
indivisa colf antico orgoglio
straniera

Italia getti la

soma,

vengan per

te forti in
I

Campidoglio

di di

Roma.

il

Fantoni nel 1806:


Se d'un lungo
Per
gli

servizio.
i

altri

amari, a voi son dolci


nel vizio,
solo e

frutti,

Possenti al

men
un

Siate servi d'

non

di tutti.

su ALESSANDRO MANZONI

47

Si

fatti

accenni e vti ed

augurii

spesl'

seggiano nella nostra letteratura dopo


tantanove,
v'

ot-

n son

rari

anche innanzi.

N
or-

da farne meraviglia. L' unit era V


politico

dinamento
agli

che

prima affacciavasi
uscenti
dagli

animi

dei

nostri

padri,

studi classici e tutti pieni delle

rimembranze

romane
cento e

si

che, incominciando dal Petrarca


ai

e venendo gi gi

monsignori del Cinquee marchesini accademici

agli abbatini

del Settecento, molti,

oh molti

pili

che non
tenerini

credono

gli

spasimanti

novelli

dell' unit,

avevano platonicamente sospirato

a questa

Laura annosa

Italia mia era


dal biondo crine
^.

arcadica da quanto

Filli

Dopo
forte

il

1796, dinanzi allo spettacolo della

unit

a cui

la
1*

Convenzione prima,
Impero foggiarono
letterario
la
si

poi

il

Consolato e
quello
nelle

Francia,
rafforz

che era ideal

emule voglie

degl'italiani e

prese consistenza di voglia politica. Io non

posso dilungarmi, n sarebbe

utile, in
il

esempi

ma

il

Botta e

il

Gioia e

Foscolo prela unit

dicarono nelle loro prose giovanili


repubblicana.

dopo

rovesci

del

1814

una mano
all'

di cospiratori offriva a

Napoleone

Elba

la

corona di un rinnovato impero

48

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

romano con
circa

statuto unitario, e strettamente

unitaria era la societ segreta dell'Ausonia


il

1820.

Nel

1821

il

parlamento di

Napoli discusse se dovesse


d'Italia
il

intitolarsi

Regno
il

novello stato constituzionale, e

nome
le

del

Regno
degli

d'Italia fu
insorti

inalberato su

bandiere

Possano e ad

Alessandria. Si che par da conchiudere che


il

Manzoni non pu per pochi


i

versi essere

annoverato tra

creatori dell' unit italiana, o


lui

che

altri

molti con

e innanzi

lui

meritano

quest' onore. Spaventa a pensare


sia

come poco
e primo, o
;

conosciuta dagli

italiani la storia d' Italia.


;

poi v' un' altra ragione

dei primi, la senti Giovita Scalvini


esule, scriveva

il

quale,

dopo

il

1821,
infermo

Ma

Italia

mia non lever


il

l'

Fianco da terra senza

poderoso

Braccio della sua plebe.

venerando

Popolo, un tempo e di consiglio e d'opre


Possente, ed or
si

declinato e stanco;
il

Quando
Purghi

sar che alteramente


sole,

collo

Erga, e nel
lo

che dal
?

ciel

t*

arride.

sguardo

Non
non
il

hai tu

'1

tremendo

Artiglio del leon,

gran vello ?

Manda

iP ruggito tuo....

Infatti gli unitari del '21


militari,
letterati,

erano pochi: signori,

che per abitudini d'animo

Gualtiero Scott

su ALESSANDRO MANZONI

49

e d' Ingegno disdegnavano plebe


senza
la

la

plebe

quella

quale

le

rivoluzioni

non

si

fanno, e tanto
in
Italia

meno

le unitarie,

e che allora

delle

rivoluzioni
il

non aveva n
plebe

l'idea n la voglia n

bisogno. Chi ino-

cul la febbre

della rivoluzione alla

d' Italia ? chi fece balzare e avventarsi alla

mta dell' unit co 'I furore di una magnanima puledra quella carogna romana di cui Efraimo Lessing diceva che i vermi erano
g' italiani

odierni ? Giuseppe Mazzini.

Certo, Giuseppe Mazzini,


tario

restando

soli-

nel

concetto
altro

determinato

dell' unit,
;

ebbe

per

cooperatori

efficacissimi
il

neir ispirare l'odio allo straniero e


ai principi

disprezzo
il

domestici,
il

il

Berchet e
della

Giusti

neir accomunare

fremito

ribellione

le

rimembranze
e
libert,

dispettose
il

dell' antica
;

grandezza
guerra
il

Guerrazzi
al

nella

alla superstizione

papato

politico,

Niccolini.

Ma

il

Manzoni non pu, senza


annoe
banditori,
bersaglieri

offesa alla storia e alla critica, essere

verato

tra

cotali

zappatori di rivoluzione.

L' ingegno suo, pio, calmo, sereno, rifuggente


della dalla

turba
gli

dall' inegual

fluttuare

passione,

rendeva

non

possibile

50

A PROPOSITO
parte.

DI

ALCUNI GIUDIZI

cotesta
dire,

Son

bei versi,

non

v'

che

questi

che

egli

deduce con
ai
:

sovrana

compostezza e rivolge
la battaglia di

tedeschi ricordando

Lipsia

Voi che a stormo


Dio

gridaste in quei giorni:


;

rigetta la forza straniera


sia libera,
1'

Ogni gente
Della spada

e pra

iniqua ragion.

Se
Se

la terra
i

ove oppressi gemeste

Preme
la

corpi de* vostri oppressori.

faccia d'estranei signori


vi

Tanto amara
Chi
Chi
V*
il

parve in quei di;


sterile,

ha detto che

eterno

Saria

lutto dell' itale genti ?

v*

ha detto che

ai nostri

lamenti

Saria sordo quel

Dio che v'.udi?

Si,

quel Dio che neh' onda vermiglia


il

Chiuse

rio

che seguiva

Israele,

Quel che
Pose
il

in

pugno

alla
il

maschia Giaele
;

maglio, ed

colpo guid

Quel che Padre

di tutte le genti.

Che non
Va,

disse al

Germano
Italia

gianunai:
;

raccogli ove arato


1'

non hai
ti

Spiega r ugne,

do.

Ma, siamo
faccia

giusti,

pare padre Cristoforo che


all'

un' omelia

imperator

d'Austria
l'

su

'1

dovere cristiano di
di

lasciar libera

Italia

un periodo

cinque strofe,

con un'argo-

su ALESSANDRO MANZONI

51

mentazione
suo

in

forma

d' interrogazione,

co

'l

bravo

esempio

biblico

riattaccato

al

riiziocinio

per mezzo di una ripetizione o di


di

una

ripresa

parole
i

Si

quel
si

Dio

ecc. E. dire che

manzoniani
la

lavan cosi

spesso

la

bocca con

parola retorica ,
!

quando discorrono
cinque giornate,

degli altri poeti

Per

ali-

mentare r odio e r entusiasmo che fece


ci

le

voleva qualche
cristiano
;

cosa di

men

solenne, di

men
:

qualche cosa

come queste
Su!

strofe

nell'irto, increscioso

Alemanno,
la

Su

Lombardi, puntate
ia

spada

Fate vostra

vostra contrada.
il

Questa
Pretto,

bella

che
!

ciel vi sorti....

a'.r

armi

Chi ha un
'1

ferro,

1" afi&li

Chi un sopruso

piti, se

ricordi.
!

Via da

noi questo branco d* ingordi


sir
!

Gi

l'orgoglio del fulvo lor


ei la sventura,
i

...

Gusti anch'

e sospiri
;

L'Alemanno

paterni suoi fochi


il

Ma Ma

sia

invan che

ritorno

egli invochi

qui sconti dolor per dolor.


terra eh' ei calca insolente.
terra ei la

Questa Questa

morda caduto;

A
E

lei

volga l'estremo saluto,


il

sia

lagno dell'

uomo che muor.

Versi benedetti
bisogna balzare

anche oggi ripetendoli, mi


in

piedi

ruggirli,

come

52

A PROPOSITO
prima
volta

DI

ALCUNI GIUDIZI

la

che
di
il

g' intesi.

gli

intesi

da

una

voce
!

donna,
lunedi
sole

dalla
di di

voce

di

mia madre

Era
cielo

pasqua del
primavera
e

847

e
nel

un superbo
'1

rideva

turchinissimo,

cinque

paranzelle filavano su
agili

mare lontano rapide


i

e bianche
tra
il

come

ninfe antiche, e su

colli

folto

verde

smeraldino

delle

biade e degli alberi parevano


sin le

meno

annoiate
;

vecchie

torri

ruinose del medio evo


fiori,

e da per tutto era un subisso di

fiori

nelle piante, fiori tra l'erba, fiori per cielo

e per
largo

terra,

del del
i

pi

bel

giallo,

del

pi

rosso,

pi amabile
fior

incarnatino.

Come
vera
!

son

belli

dei

pschi a primacotesti
versi,

pure,

dopo
;

sentiti

non
nero
:

vidi pi

nulla

o,

meglio,

vidi

tutto

avevo una voglia feroce di ammazzare


L' inno
fu
scritto dal

tedeschi.

Manzoni

nel

1821

non mi

mai
letto

insegnato

da mia

madre, e n pur
adorava
il

da mio padre, che


sola ragione,

Manzoni; per una


il

che non era conosciuto. Erra

signor Ferrari,
nel '21.

quando afferma che


Il

fu pubblicato

Cant e

il

signor Emilio Broglio attestano


lo

che r autore n pur

commise

alla

carta,

ma

lo ritenne nella fida

memoria

fino a tutto

su ALESSANDRO MANZONI

53

marzo 848
1

allora Io lasci

stampare insieme
il

al principio

della

canzone per

proclama

di Rimini.

Felice Cavallotti scrisse

E E

ad

altre

pugne

gl'Itali
lieti!

Correan nei di non


ai

campi ed
i

ai patiboli

Chiamavano
Vendetta

poeti!

Bandian roventi pagine


delle croci:

Ma
Non

tra le

maschie voci

pi la sua ton.

Mio

caro

e bravo

Cavallotti,

oh
era

la

sua

voce non ton pur troppo n meno nel'!


e nel '2
1 ;

ma
1 ,

allora

almanco

e'

la voglia.

Dopo

il

'2

quando Y

Italia fu

proprio sola

co* suoi dolori, senza pi

iniziative
egli,

prese o
il

sperate da re o da

principi,

poeta

che nel'l 8 avea mandato un nobile accento


nel
egli

coro del
il

Carmagnola, dopo
cristiano,

ir21,

poeta
la

non ebbe pi una


di

parola per

patria.

Cant

Napoleone;

si

ricord

della

fede

cattolica,
al

ma non

dell'Italia
la

che aveva dato

despota fatale

nascita e le

prime e pi pure glorie e

argomento di pensieri e rimorsi non volgari nell'esilio di Sant' Elena. Neil'

Adele hi

54

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

parve magnificamente evocare da' suoi deserti


la

storia del

medio evo,

solo per farle intoalla patria


;

nare questa ammonizion disperata


Tornate
alle vostre

superbe ruine.
officine.

All'opere imbelli dell'arse

Ai
11

solchi bagnati di servo sudor.


si

forte

mesce col vinto nemico.

Col novo signore rimane l'antico;

L' un popolo e
Dividono
i

l'

altro sul collo vi sta.

servi,

dividon

gli

armenti;

Si posano insieme sui

campi cruenti

D'un

volgo disperso che

nome non

ha.

dei

Promessi Sposi
pili

la

morale

pi

chiara e

deducibile non ella questa?

che a

pigliar

parte alle sommosse l'uomo

risica di

essere

impiccato; e torna
alle
si

meglio

badare
po' di
zione
i

in

pace

cose sue facendo quel pu,

bene

che
e

secondo

la

dire-

consigli

gli

esempi degli uomini

di Dio.

Ci non
il

ostante,

ritornando

alla
i

lirica,

signor

Rovani

c'insegna

che

lamenti

del Leopardi nelle canzoni sono


quanto
forti,

altrettanto

sterili,

non

additano
si

le

fonti

della

sventura, non insegnano

come

alla

sventura

provveda. Leo-

pardi

uomo che non


il

si

lamenta che per lamentarsi, e che fa

scopo del lamento


forza di mezzi

lamento.
suoi

Ma

nella lirica

di

Manzoni,

in

tutti

proprii,

e di cui non riscontro in

su ALESSANDRO MANZONI

55

nessun altro poeta,


V* declamazione,
si

la

protesta fatta in

ben

altro

modo. Non
lamento che

non

v' artificio retorico,


stesso,
l'

non

v'

rigiri

eternamente su di s
;

quasi a

stancare chi pure


!o sterile la
;

era disposto a piet


delle

non

v'

apparato e
la

richiamo

antiche

grandezze; non che

storia,

quale racv'

conta con semplice linguaggio ci eh* avvenuto

non

che
;

r indagine
piange

delle cause

onde

le

sciagure proruppero inesorabili

non che un processo


il

verbale preciso e verace.


vi

Non
di

si

rim-

passato,
;

non

sono
si
il

mai

le

espressioni
si

un'ira

impotente
aperte
la

ma

le

piaghe
nostro
;

contano e
resto

dice

come vennero
ascolta, e

nel

corpo

pili

lasciato a chi

lezione

prorompe da

s tanto

feconda

quanto

meno

sfoggiata.

E
il

qui

il

paragone di Antonio che scuopre

cadavere di Cesare.
al

Non

v'

che opporre
del

quanto
zoni:

merito della
se
il

lirica storica

Man-

ma
rifar

signor

Rovani volesse perdimostrare

suaderci che per incuorare la rivoluzione e

per

l'Italia

bisognava

le

conseguenze

funeste delle

guerricciole dei

capitani di ventura nel secolo decimoquinto

la

condizione
i

dei

vinti

romani
per

sotto

longobardi ed

franchi, io
i

me

osser-

verei che coloro

quali in Italia

assumono

vesta di
rabili

critici

sogliono essere molto

ammilor

per
:

la fiducia

che
s'

hanno

nella

persuasiva

se

non che,

intende acqua

ma

non tempesta!

Ma
pi.

uscendo dalla

politica,
il

v' ben

Manzoni

scrive

signor

Rovani

di

56

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

il

primo, V unico poeta


disse

lirico

dell'

Europa.

Lo

Goethe, l'Apollo Musagete della

Germania
tutte le

e basta

Io
;

ho su

'l

tavolino

opere del Goethe

e non mi riesce

trovarvi questo

responso di Apollo, e non

mi ricorda
e
si,

di avervelo letto
riletto

mai

altra volta :

che ho
il

a questi
scrisse del
alla

ultimi

giorni

quel che

Goethe
le

Manzoni, e
lirica

specialmente
cordiali

lodi date

di

lui,

ma
egli

discretissime.

Quel responso

sarebbe

per avventura un responso com-

plimento ? o un responso passato per diverse


trasformazioni su le molte bocche dei sacerdoti, dei fedeli, degli accoliti ?
io,

A ogni modo,
mi sento
e quando
;

quando odo parlar


l'

di responsi,

risvegliare

istinto della ribellione

uno mi grida
signor

tanto
:

basta ,

mi vien

voglia subito di rispondere


il

Chi

sa ?

Vegga
Goethe
io,

Rovani:
che

se

Wolfango
al

avesse oracolizzato com'egli riferisce,


tutto
il

con

rispetto

ho

Musagete gerlirica italiana

manico, osserverei che forse di

non poteva essere giudice


che
i

inappellabile egli

percossi valli del

Cinque Maggio

traduceva in durchmmmelte Thler, scam-

biando

valli

per le valli .
il

Ma

pro-

babilmente non

caso di fare

il

pedante.

su ALESSANDRO MANZONI

57

Quel responso m'ha l'aria si di responso, ma non m' ha l' aria del Goethe. Mi spiace
che
il

signor

Rovani abbia sparato un pezzo

da ottanta contro un passerotto.

VII.

Ma, tornando per


saggio
difetto
alla

l'ultima volta e di pasio

politica,

non

volli

recare a

o a colpa o a diminuzione del


il

Manprimo

zoni

poeta

non

esser

egli

stato

/a//ore dell'unit italiana, il non aver egli cooperato,

o non cooperato efficacemente e diretaltri, alla

tamente come

rivoluzione italiana.

Ho
men

voluto soltanto rilevare quel che era di

vero

nell' attribuzione

di

una lode
principale

postuma che voleasi fare quasi


e somma, ho voluto
avvertire a

una quasi
lui

usurpazione

che nel nome venerato di

certa scuola sarebbe lieta di poter compiere.

Del
che

resto, io

penso e credo, forse pi chiacerti

ramente e fermamente di
il

manzoniani,
d'arte non

giudizio

circa

un* opera
al

deve essere sottomesso


timenti e dei
principii

giudizio dei senfilosofici

politici

che

possono

averla

informata,

non

deve

58

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

essere preoccupato dalla disamina di ci che

r autore abbia

fatto
in

o voluto o inteso

in pi
altro,

in

meno, pi

un senso che

in

un

nelle grandi questioni


il

che agitarono e agitano

secolo nostro e la nostra nazione. L' artista


fare dell' opera sua n

non obbligato a
apologo n una
tesi

un

dimostrativa o di filosofa
;

di politica

o di estetica e
esigerla

il

critico letterario
tale.

non deve n

n voler provarla

per ci non posso non leggere senza


le

molta meraviglia
signor

novissime

idee

che

il

Rovani mette

fuori intorno gl'inten-

dimenti che ne' suoi drammi ebbe Alessan-

dro Manzoni.
La
grande novit della tragedia di Manzoni
sta tutta nell* aver

fatto servire per la

prima volta questo ramo dell'arte all'indadella


storia
;

gine ed alla

ifosofa

sta nell' essersi

coraggiosadi

mente emancipato da
offendere le credenze

quella

legge

che
di

comandava
tradizioni
l'
il

non

popolari in fatto

storiche,
nell'

per

trovare

un

facile

plauso

sta

per

appunto

aver

innalzato la tragedia, sempre conservandole


all'

poetico suo scopo,


1*

ardua

altezza

della

critica

storica.

Secondo
trattarsi

esempio

datoci da
getti

Manzoni, non sarebbero anzi da


ci fossero

quei sog-

dove non

a smuovere questioni intorno a qualche

personaggio

importante

od avvenimento

caratteristico
il

il

poeta dovrebbe
palcoscenico,
il

mai

occuparsi
si

d'intrattenere

pubblico

dal

quando non

tratti di

rettificare

credenze che

pubblico stesso ha accettate senza esame.

Lette queste

cose

chi

ama

l'

arte

di

vero amore, chi l'ha studiata e gustata qual

su ALESSANDRO MANZONI

59

ella fu

sempre

nella

produzione nel
i

fatto
tutti
i

e nel

concetto di

tutti

secoli,

di

popoli, di tutti gl'ingegni grandi,

non potr

non rimaner sovra pensiero, e non potr


poi non
sione pi

conchiudere: che non mai confu-

enorme

tra

il

vero

artistico

il

vero storico, quello umano ed eterno, questo sociale e mutevole, fu


fatta
pili

inge-

nuamente:
dannosa
zioni

che non mai furono


scambiate
le

con pi
attribu-

leggerezza

dell'arte e quelle
la

della scienza:

che

non mai
la

materiale

pedanteria
il

utilitaria,

quale in

somma

fondamental prinsi

cipio della borghesia dominante,

denu-

data

con pi serena
alla fine
il

sfacciataggine.
il

Cosi

che

matematico

quale uscendo

dalla recitazione della

scrollando
cotesto ?
fischi

le
,

spalle

Fedra domandava Che prova tutto


fu accolta dai

la

domanda

e dagli

ohib dell'Europa
;

dei

mar-

chesi e degli abati


al

quel matematico, dico,


nell'

fine

avrebbe avuto ragione

Europa
oggi
il

dei

banchieri e de' bottegai.

Per

poeta cambiato in professore di


il

storia,

teatro in aula universitaria


dell' industria

domani, cogli
l'

avanzamenti
tanza

e con
pi

impor-

che

essa tutti

giorni

acquista

60

A PROPOSITO
vita

DI

ALCUNI GIUDIZI

nella

sociale, io

buon

borghese (per
teatro,

modo

di dire)

vorr,

andando a
i

sentir discussi nel

dramma

migliori sistemi
:

di filanda o di concimazione

questioni che

me ed
o

a moltissimi interessano molto pi

direttamente e incontrovertibilmente che non


la reit
la

innocenza del conte


nel

di

Car1432,

magnola
che non

decapitato a Venezia
le

cause e

modi

della conquista

franca nel regno


nulla di

dei

longobardi

avvenuta

meno che

nel 774.

Del
sia

resto, posti nei

drammi

del

Manzoni
egli

cosi fatti intendimenti, niun


il

dubbio che

poeta drammatico pi nuovo ed

ori:

ginale d' Europa.

il

signor

Rovani

seguita

Per

di

una tragedia
in nessun

cosi concepita

ed eseguita non troviamo


suoi

esempi

altro teatro,

Shakspeare nei

stupendi

drammi non che un


paese.

espositore fedele delle tradizioni del suo

Goethe

nel suo

Goetz di Berlichingen e nel suo Conte


risultati storici

Egmont non
era

espose che quei


lui.

che

il

pubblico

sapeva al pari di

La

novit della tragedia di

Goethe non

dunque che
Il

di forma,

mentre invece quella di Manzoni

di sostanza.

pubblico davanti alla rappresentazione della tra-

gedia di Goethe e Schiller non aveva che a commuoversi su


quello che gi sapeva
;

davanti alla tragedia di Manzoni deve

accorgersi invece di avere un'opinione diversa


l'

da quella

del-

autore intorno alle cause ed agli

effetti dell'

avvenimento raple

presentato;

deve

sentire
;

il

bisogno di approfondire

nuove

questioni proposte

deve

sentirsi

commosso

dalla repentina rive;

lazione di cose di cui

non era

in aspettazione

per la tragedia

su ALESSANDRO MANZONI

61

manzoniana veramente
quale doveva
scaturire

la

pili

logica espressione del pensiero

dalla scuola della filosofia della storia,


il

che

s'era proposta di rinnovare

rigoroso sindacato sui fatti pi

organici dell'umanit e delle

nazioni.

Ma

ben

pochi

hanno

considerata la

tragedia di

Manzoni da questo punto

di vista.

Lo

credo bene

e n pure

il

Manzoni, che
in
il

era un poeta, e non un pedante, quale

fondo

con

le

sue

teoriche
se nel

lo

farebbe

signor Rovani.

Che

Carmagnola
fedelt

sfoggi
al

una erudita e cavalleresca

vero storico, ben presto riconobbe giusto


il

quello che

Goethe
servit

gli

not circa
imporsi

danni poeta
erano,

g'

impedimenti che

dall'

il

quella

nuova
al

sarebbero, ed
;

provenuti
torn alla

dramma
o

nell'

Adelchi
11

libert
in

ali'

idealit

poetica.

Manzoni
dimostrare
unit,

somma come drammatico


la

si
;

propose certamente e chiaramente tre cose


irragionevolezza
delle

due

sacrato nel

come dogma non aristotelico, ma connome di Aristotele dal dispo-

tismo accademico della Francia di Luigi


e

XIV

XV

portare

nel

dramma un

pi

largo

e tranquillo e storicamente vero svolgimento


della favola, senza della passione
;

contrasti e le tempeste

e conseguentemente

rinno-

vare

il

dialogo drammatico, snodarlo, variarlo,

62

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

mescolarlo, renderlo pi famigliare che

non

fosse nelle tragedie anteriori, senza togliergli


le

sfumature del colorito poetico.

La prima
la

cosa fece

come non
al

potevasi

meglio, non
bellis-

tanto con V esempio,

quanto con
sur
1*

sima lettera
et

Chauvet
la

unite

de temps
pili alla

de heu dans

tragdie , rivolta

Francia che

all' Italia,

mirabile di ragiona-

mento e

di stile critico. Nelle altre

due

parti,

nello svolgimento della favola e nel dialogo,


egli,

a parer
lui,
il

mio, procede dallo


;

Schiller
lui,

come
lizza

idealizza la storia
Il

come

idea-

dialogo.

Carmagnola

un

Walun

lenstein

in piccolo,

senza passioni e senza


trovarsi

amori;

all'Adelchi non pu
i

riscontro particolare tra

drammi
lo

del tedesco,

ma

vi

si

ritrova, chi

ben

conosca e voglia
lui,
il

essere imparziale, lo spirito di


tivismo di
lui. Il

sogget-

Goethe, circa l'Adelchi,


:

diceva

al

Cousin

Il

Manzoni

se ne sta

alla storia

ed

ai

personaggi reali

che

ella

ma (notate quel ma tore del Goetz)


somministra,
noi coi caratteri
loro
i

e sorridea dolcemente
e quel sorriso dell* au-

ma

g'

innalza
;

fino

eh' ei

d loro

ei

presta

nostri

sentimenti .umani,
;

ed
;

anche
che noi

liberali,

se volete

ed ha ragione

su ALESSANDRO MANZONI

63

non possiamo
che
ci

interessarci se

non per coloro


corte di Car-

somigliano un poco, e non pei lomla

bardi o longobardi o per

lomagno, che
di salvatico.

ci

saprebbe forse un po' troppo


Il

Goethe,
il

in fine,

che avea

trovato

troppo

storico

Carmagnola,
il

trovava poi troppo idealizzato l'Adelchi. In


fatti,

Adelchi ed Ermengarda sono

Mansono
:

zoni stesso nel suo elemento virile e femminile di

filosofo e di

uomo

cristiano,

due

inni sacri personeggiati e messi in azione

ma
gli

che importa

sono cosi
gli

belli,

com'

ei

ha

fatti,

che noi
pure
in

accettiamo di gran
l'

cuore.

Desiderio ritrovasi

au.

dace re della horrida langobardorum gens


Il

Carlomagno del poeta poi


:

troppo infe-

riore alla realit storica

vero che quando

port

la

guerra

ai
il

longobardi

aveva

trenfar

tadue anni,
presentire in

ma
lui

poeta

poteva
fatale
il

bene

l'

uomo

che avrebbe
sarebbe

rinnovato

l'Europa:
Y

anzi

bello

stato a coglier
in queir

uomo

futuro a quell' et,

animo

partito ancora tra la voglia

volgare di mutar

sempre mogli e
l'

la

gros-

solana fede nel papa e

ambizione mescolata

d'astuzia e di ferocia. Svarto al fine


carattere vero:
il

un

traditore che, nella ruina

64

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

pubblica,

acconciando a s ogni cosa, dal

nulla riesce

ad

esser molto, clto e reso

finissimamente, peccato che


linea pi

non con qualche


tratto pi

profonda o con qualche


efficace,

rozzo

ed

uso

Michelangelo e

Shakespeare.

Ma

in tutto ci

nulla v'

che scaturisca
il

dalla filosofia della storia,

che

signor

Rovani
e non

vorrebbe dare come sostanza del dramma

manzoniano
storico.

tutto,

anzi, inventato

Le due
che
la

barbarie,
la

franca e longoil

barda, a contrasto, e
ecclesiastico,
le

Chiesa,

romanismo
modifica in
latini,

move e

le

senso diverso;

condizione dei

del
;

romanismo
e
il

laico, sotto le

due diverse signorie

mescolarsi e V accordarsi,
dinastica

dopo
'1

la

scon-

fitta

di Desiderio e di

Adelchi,

dei

due elementi germanici su non son


fatti

terreno dei

vinti;

rivivere nel

dramma

manzoniano, come avrebbero dovuto essere,


se la sostanza di esso fosse stata la filosofia
della storia
:

Y ultimo fatto cantato


coro, che
i

fuori

del

dramma, da un
n
pure

non

si
i

sa chi

rappresenti,
bardi, e
siastici
;

non certo
i

franchi n
laici

longoeccle-

romani

ed

da un

coro

che un' appendice,


il

una

licenza, nella quale parla

poeta

bel-

su ALESSANDRO MANZONI

65

Ilssima,

si,

ma

appendice e

licenza.

Quelle

cose che sono liricamente cantate o verseggiate

dovevano esser messe


se
il

in

azione
fare

nel

dramma,
storia

Manzoni avesse voluto

un

dramma intimamente storico, una filosofia della


in scena.

Ma

il

Manzoni non pens

a cotesto, e fece bene.

Se non
anche
di

che, com' egli ritrasse dallo Schiller

in questo,
gli

che studi con conscienza


argomenti
propostisi,
cosi

erudito

dagli studi messi intorno

all'Adelchi venne
il

a comporre, ispirato da quel che

Thierry

aveva

fatto

in

un
il

simile

argomento della

storia i Francia,

bel discorso sopra alcuni


Italia.

punti della storia longobardica in


il

Ora
l'ap-

signor

Rovani scambi certamente


l'
;

pendice e r illustrazione per


a proferire

opera e venne

quella sentenza

La

novit

della tragedia di

Goethe non era dunque


mentre
invece
:

che

di

forma,

quella

di

Manzoni
arte

di sostanza

sentenza che in
sostanza ,
in
la

un non senso. La
cio,

materia,

l'argomento, che
la

fondo

non

altro

che cotesto
in arte

sostanza del

signor
s,

Rovani,

non ha valore per


o
prosa

ma

r acquista
in

tutto dal lavoro dell' ar-

tista.

Mettete

versi

in

quante
5

66

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

volete novit storiche, filosofiche, estetiche,


politiche, sociali
rilevarle,
;

se

non sapete
in

disegnarle,

atteggiarle

quel

punto

in

quella mossa che quella e

non

altra; se
finirle
;

non sapete poi

foggiarle, ripulirle,

se delle sentenze e de' teoremi

non

levate

fantasmi; se della creta non cavate figure;


pigliate

pure
la

le vostre

novit,

vostri teoalla

remi

vostra
dell'

creta,

restituitela

lavorazione

insegnamento,
;

della

pole-

mica,

dell' aratro

che

la

sostanza
s'

non

n arte n poesia. Questo,


va
alle teoriche del signor

intende bene,
cri-

Rovani e dei

tici sostanziali,
Il

e non

all'

opera del Manzoni.

quale,

prima anche del romanticismo


ai francesi,

francese,

ed

predic

coli'

esempio

e co

'1

discorso la rivendicazione del

dalla servit

dramma accademica imposta nel nome


e,

di Aristotele;
in

dibattendo tale questione

modo che Germania


l'
i

e Francia

vi

pre-

sero parte, riscosse

Italia

un po' addormita
intorno

sopra

lauri classici

che
e

le fiorivano la

da

circa

sessant' anni,

fece

un po'
lette-

agitarsi

nell'aere

vivo

delle

nuove

rature di
tragedie,

Germania e di Francia. E le sue massime l'Adelchi, furono e

saranno degnissime di molta considerazione

su ALESSANDRO MANZONI

67

e di rispetto

certe scene di

quest' ultima

sono delle cose pi belle del teatro moderno


dal
il
1

820

in poi

e a

me

par vero ci che


nella

Panzacchi

affermava

sua
il

lettura,

che quello del Manzoni

sia finora

miglior
egli,

dialogo drammatico italiano.


il

Ma

oper

Manzoni,

una rivoluzione nel dramma

No.

Egli rimase al
;

dramma
il

storico

idea-

lizzato

e quel che di falso ha cotesto genere,

e quanto nocumento
storico

preconcetto del vero


allo

possa

recare
lo

svolgimento del

vero

artistico,

dimostr da pari suo, pur

movendo

dall' antica tradizione,

Ugo Foscolo,
scuola
del
siasi

nel saggio

intitolato

Della

nuova

drammatica
quale pare a

in

Italia.

proposito

me

che

il

signor

Rovani

un po' troppo abbandonato a parlare


bile ingenerosa ,

della
acri-

della

velenosa

monia ,
di

della vendetta , della passione

Ugo

Foscolo,

tutto
in

preoccupato
il

nel-

r abbattere,

stando

Inghilterra,

suo

lontano concittadino che osava sorgere cosi

grande,

vivente

ancora

lui .

Questi

non

sono
signor

giudizi

letterari,

sono

ingiurie.

Ah,
sono

Rovani,
le

in

letteratura

non

vi

multe per

ingiurie, specialmente

quando
;

g' ingiuriati

sono

morti e

grandi morti

63

A PROPOSITO
anche

ALCUNI GIUDIZI

ma

in

letteratura, ingiuriando,
alla

biso;

gnerebbe venire
menti

prova dei

fatti

altri-

le ingiurie pigliano altra qualit


!

e altro

nome. Calunnie

Ma

perch calunniare un
di

morto, e a proposito

un

altro

morto
sono

Oh

via no,

non sono calunnie:

un

resto di quegli amminicoli retorici di cattivo

gusto de' quali non sa ancora fare a


certa critica, specialmente in
Italia.

meno

Tornando
al
il

al

Manzoni,

egli

rimase dunque
:

dramma

storico idealizzato

da una parte
di

convenzionalismo
dall' altra la

sistematico

cotesto

genere,

natura del suo ingegno,

l'assenza della passione e l'officio

morale,

che

egli

volle

s'

impose
sua

conscio
poesia,

come
impe-

qualit e oggetto

della

dirono a
vero.
Il

lui

di

fare

il

dramma grande e
che tendono
:

Carmagnola, Adelchi, Ermengarda,


bellissime,

Svarto sono figure

un po' al monumentale e
riamole,

allo statuario

ammidelle

ma

il

contrasto
la

della

vita,

passioni, dell'
storica,

uomo,

tragedia psicologica,

eroica, reale,

cerchiamola altrove,

tutta

intera.

Non

per

che nelle

opere
di

del

Manzoni non ne rimangan sempre

bei pezzi.

su ALESSANDRO MANZONI

69

Vili.

11

signor

Rovani
il

volle
al

dunque dimostrar

superiore

Manzoni
che

Goethe e

allo

Schiller per questo,

egli introdusse nel


la filosofa

dramma un nuovo
la critica della storia
:

elemento,
cotesta
il

medesima

ori-

ginalit

superiorit

signor

Ferrari la

afferma per pi altre ragioni.

Afferma, per esempio,


Il

il

signor Ferrari:

coro da
il

lui

[Manzoni] introdotto (non

al

modo

dei greci,
ale),
;

pei quali
il

coro era inlermezzo musicale e

commento mo
dell'

coro nella tragedia manzoniana parte integrale


la

azione

narra, fa progredire

(avola, crea

situazioni, svolge

caratteri

e sviluppa avvenimenti.

Leggendo queste
veglia di
se

parole,
a'

me
le

verrebbe
;

non credere

miei propri occhi

non

ripensassi
fatte

che anche
benissimo

parole posmetterle

sono

esser

per

insieme
chi

come porta il caso o la fantasia di move una penna, e cosi messe insieme
de' periodi,
i

formarne

quali

poi

vadano
tante

ognuno
serie

per

conto

loro, partiti

per

di asterischi, fin

che

la

colonna

del

giornale sia piena.

70

A PROPOSITO
Su
del

DI

ALCUNI GIUDIZI

'1

finire

secondo
i

atto del
eserciti,

Carveneto
bat-

magnola
taglia.

noi

vediamo

due

e visconteo,

preparati e ordinati
il

alla
la

Seguita

coro descrivendo

batta-

glia, alla

descrizione inframmettendo
patrii,
civili,

alti

pentutti

sieri

e sensi

cristiani,

ma

personali, tutti di concezione

ed espressione
di

moderna, su
quelle guerre
serie di

gli

effetti

morali e politici
Il

fraterne.

terzo atto una


tra
il

dialoghi e
i

di

scene
della

Car-

magnola e

commissari
l

repubblica

veneziana su
il

vantaggio
su
1*

d' inseguire

o no
l'

nemico
di

sconfitto,

opportunit o
i

ar-

bitrio

rimandare

sciolti

prigionieri.

Come, dunque,
ha
fatto

e in che parte quel


la favola,

coro

progredire
il

ha

creato,
situa-

secondo scrive
zione
?

signor Ferrarr,

una

L'atto terzo dell'Adelchi


riscontrarsi de'

finisce

co

'1

due re longobardi
riparare

vinti

ed

in

fuga,

che
il

deliberano
coro,

in

Pavia.
mirabile
il

Seguita

descrivendo con

icastica la spedizione franca


significato

ed enarrando
intelletto

politico di essa

con

senso storico tutto moderno. L'atto quarto


si

apre con

la

figura di

Elrmengarda

che

presso a morte delira nel giardino del mona-

su ALESSANDRO MANZONI

stero di san Salvatore In Brescia.

Quel coro
pu
il

qual carattere ha

sviluppato, quale avveni-

mento ha svolto?
sviluppare,

qual

carattere

quale

avvenimento

svolgere

coro manzoniano, se non ha esso stesso un


carattere, se

non
coro

drammaticamente perParte
integrale
del-

sonale
l'

esso
il

stesso ?

azione

manzoniano non mai,


, se

anzi

sempre intermezzo

non musi a una

cale , lirico,

commento morale
il

parte dell' azione.

Se
iff

ci tutto

contrario

di quel

che

erma il signor

Ferrari, la colpa

non proprio
nelle

mia. Io veggo nelle

Eumenidi e

Supl'

plici di Eschllo

il

coro esser cosi poco un


attor

intermezzo o un commento, che anzi


principale e d
nelle
il

nome
la

alla tragedia. Io

veggo

Coefore
di

pur di Eschllo e nelle

Tra-

chini e

Sofocle

denominazione della

tragedia dedotta ancora dal coro, tanto questo e personale. Io veggo


1

Persiani

di Eschilo
soste-

due

E di pi
il

di Sofocle

non poter

nersi senza

coro, che nei

Persiani comdella
di

posto di
nazione,

vecchi

consiglieri e grandi

nell'Edipo tiranno

vecchi

tebani, nel

Coloneo

di vecchi attici, entra

con

si

caratteristica

solennit

nello

svolgi-

72

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

mento del dramma. Solo con Euripide


veggo
attore,
il

io

coro greco

finir

veramente di essere

ma rimaner tuttavia personale. E perci


negare
Il
l'

son costretto a
signor
Ferrari.

affermazione del
trovar da

quale, se vuol
s'

vero un coro com' ei

imagina

sia quello del

Manzoni, l'ha da cercare nella

Sposa
si,

di

Messina
fantastica

di

Federico Schiller.

Ivi

in quella

concezione di un odio e di un

amore

fatale

che nei

fratelli

violenti nasce

e discende come
violenza

effetto e punizione

della

paterna, in quel

quasi

incesto, in

quel fratricidio, a cui con

la fatalit

che dorridi

nava

le

dinastie

guerriere e sacerdotali
spinta una fosca

Argo
glia
il

e di

Tebe

famiivi

feudale

dell'isola

feroce e gelosa,

coro, composto dei vassalli


i

armigeri che

seguitano

due

fratelli,

risorge nel suo vero

officio tragico,

di azione

cantata e di con-

scienza personeggiata, fedele ai signori feudali

memore

dell' esser

suo di popolo,
alta poesia
si

ammo-

nitore e complice,

con

ma non

storicamente determinata, qual

conveniva

a una favola

per

la
si

quale l'antichit della

Grecia eroica ne

presenta rinnovata con

fantasia storica, ma fuor del fatto, nel medio


italiano.

evo

Ma chi pu concepire

come

storico,

su ALESSANDRO MANZONI

73

vero,

reale,

11

coro

del

Carmagnola

in

una battaglia

di condottieri del secolo decichi,

moquinto?

ripeto quel

che gi ho

notato pi sopra,
l'

compone
no:
:

il

primo coro dellongobardi,

Adelchi?
;

franchi,
latini

meno
il

e n pure
Il

chi dunque, se

non

poeta?

secondo
canta
la

coro dell'Adelchi,

quello che

morte di Ermengarda,
di

potremmo, volendo, figurarcelo composto


toso dolore intorno alla signora che

vergini della razza oppressa strettesi in pie-

muore

espiando innocente
Sgombra, o

le

colpe de' suoi.

gentil, dall' ansia

Mente

terrestri ardori;

Leva air Eterno un candido


Pensier d'offerta, e muori:

Nel

suol che dee la tenera

Tua
Altre

spoglia ricoprir.

infelici
il

dormono,

Che

duol consunse; orbate

Spose dal brando, e vergini


indarno fidanzate
;

Madri che

nati videro

Trafitti impallidir.

Te
Cui

dalla rea progenie

Degli oppressor discesa,


fu

prodezza
1*

il

numero.

Cui

fu ragion
il

offesa,

E
Il

dritto

sangue, e gloria
piet,

non aver

74

A PROPOSITO
Te

DI

ALCUNI GIUDIZI

colloc la piovida
fra gli oppressi:

Sventura in

Muori compianta e placida;


Scendi a dormii con
essi
:

Alle incolpate ceneri

Nessuno

insulter.

Ma

questi

bellissimi

versi

(i

quali, di pas-

saggio,

sono

ben

altra

cosa

che

le

strofe
),

Ei fu e Bella, immortai, benefica

questi bellissimi versi

come

si

fa a imaginarseli

uscenti dalle povere

anime di povere monache

del secolo ottavo ? n intendo gi della forma


poetica,

ma
qui
il

del concetto.

Non
si

si

vede

egli

anche

poeta,

il

quale
e

affaccia

in
le

mezzo all'opera
rappresentanze
storiche

sua,

ne

commenta
morali
?

con

osservazioni

del

secolo

decimonono
all'

E
?

che

cosa aggiunge questo coro


nulla e poi nulla.

azione

Nulla,

La morte

di

Ermengarda
al

drammaticamente

tutta in quella solennit,

onde

finisce la

scena precedente

coro

Moriamo

in pace.
:

Parlatemi di Dio

sento eh' Ei giunge.

Aggiungere qualche cosa qui


mente, un
delitto.
,
Il

era,

estetica-

coro

altro

non che
la

una licenza

una licenza con

quale

su ALESSANDRO MANZONI

75

il

poeta

si

rivolge

agli

spettatori

e parla,
lui

di

mezzo

all'

azione dei

personaggi da
in

mossi e atteggiati, in
propria.
il

nome e

persona

Ha

egli

fatto

bene? Ci doveva
non
attri-

signor

Ferrari

dimostrare, e
al

buire con

nude affermazioni
officio

coro manzo-

niano un

una parte un carattere che

non ha.
calor

Se non che, debbo pur confessare che il della chiacchiera mi ha trasportato,


discorrere dei cori
greci e di

e che tanto
quelli del

Manzoni e
pili

dello Schiller, era,


ora,

me

ne
Il

accorgo e ricordo

inutile affatto.

primo e
il

autorevole confutatore di quel


Ferrari
il

che
cori
finire

signor

afferma

intorno
stesso.

ai
l

manzoniani

Manzoni

Su

della prefazione al
:

Carmagnola

egli

scriveva

Ora m'
col
il

parso che, se
tragico

0>r dei greci non sono combinabili


si

sistema

moderno,

possa

per ottenere

in

parte
lirici

loro fine, e

rinnovarne lo

sprito,

inserendo degli squarci

composti Buir idea di que' Cori. Se Tessere questi indipendenti


dall'

azione e non

applicati a personaggi

li

priva

d'

una gran
cre-

parte dell'effetto che producevano quelli,

pu

per,
lirico,

a mio
pili

dere, renderli

suscettibili

d'uno

slancio pi
il

variato

pili fantastico,

f-fanno inoltre sugli antichi

vantaggio d' essere


l'orditura
si

senza
l'

inconvenienti:

non

essendo

legati

con

del-

azione,

non

saranno
farceli

mai cagione che


stare.

questa

alteri

si

scomponga per

Hanno

finalmente un altro van-

76

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

taggio per l'arte, in quanto,

riserbando al poeta un cantuccio


propria,
gli

dov'egli possa parlare in persona


tentazione d* introdursi
i

diminuiranno

la

nell'azione, e di prestare ai personaggi


difetto dei pili

suoi

propri

sentimenti:

notati

negli

scrittori

drammatici. Senza indagare se questi Cori potessero mai essere


in

qualche

modo

adattati alla recita, io propongo soltanto


:

che

siano destinati alla lettura


progetto

e prego

il

lettore d'

esaminare questo
;

indipendentemente dal saggio che qui se ne presenta

perch

il

progetto mi sembra potere essere atto a dare all'arte

pi importanza e perfezionamento, pi diretto,


pili

somministrandole un mezzo

certo e pili determinato d'influenza morale.

Mi
autore.

par che

sia chiaro.
letto,

Il

signor Ferrari
intiero,
il

non ha n men

almeno

suo

IX.

Di

un' altra innovazione fa merito


al

il

signor

Ferrari
il

Manzoni, e ne parla cosi:


di scena,

mutamento

anco a

sipario alzato,

non

come per
da un

Shakespeare e Schiiler,
luogo a un altro giusta
zoni
stesso lo chiarisce,

un semplice
le

mezzo

di passare
;

esigenze dell* azione

come

il

Man^

nuovo

artificio

dranunatico

fecondo

mirabilmente di antitesi e di parallelismi pieni di estetico interesse.

Prima di Manzoni,

il

solo

Goldoni avev
Tista.

intravveduto un

artifizio estetico nel

mutar scena a

qui

pure non

egli

un troppo

riciso

affermare che lo Shakespeare e lo Schiller

mutassero a sipario alzato

le

scene solo per

su ALESSANDRO MANZONI

77

passare

da uno ad

altro
il

luogo? Di quel

parallelismo, del quale

signor Ferrari vor-

tutto l' onore al Manzoni e che Manzoni per me ha solamente avvertito, non si trovano esempi nel Macbeth e nel

rebbe recar
il

Guglielmo Teli?
del

A
l'

ogni

modo,

prima
altro

Manzoni
ir.

vi

fu tale
,

che fece ben

che
del

travedere

per servirmi della parola


artifizio

signor Ferrari,
nelle

estetico

del

parallelismo

mutazioni di
Ferrari
il

scena.

Ha
di

mai

letto

il

signor
di

Goetz
s'

Berlichingen
egli notato le

Volfango

Goethe? ha
intreccia
alla

due azioni
il

delle quali
di

quel

dramma,

contrasto

Goetz
Maria

potest imperiale usurpata dai nobili e V

amore
sorella

del Weislingen, gi fidanzato a


di Goetz, per

Adelaide che poi

lo tradisce,

com'egli trad

l'amico per lei? ha notato


incastrarsi dell'una azione
tutto
il

come da questo
nell'altra

proviene
il

movimento del
vista,

dramma e

cambiare delle scene a

cambiamento che risponde veramente a un


raffrontarsi ideale di azioni e di personaggi,

del Berlichingen e del Weislingen, di

Maria
paral-

e di Adelaide ?
vanile

Che

anzi nella prima e gio-

redazione di quel

dramma

il

lelismo era spinto a certa esagerazione fan-

78

A PROPOSITO

D!

ALCUNI GIUDIZI

tastica,

che non per


guarda

altro

senza molto
alla

effetto.

Adelaide coi gomiti appoggiati


Francesco,
lo

finestra

scudiere del

marito,
cui ella
tr

dilungarsi

a cavallo;

Francesco a
il

ha dato

l'

amor suo e

veleno per

di

mezzo

il

Weislingen: a
scudiere

un

tratto

nel luogo dello

diieguantesi

ecco

disegnarsi nell'aria una

forma,

una forma
si

vaga e che

poi

a poco a poco

deternel-

mina
l'una

un monaco nero, con una corda

mano

nell'altra
il

un pugnale,
per

che

avanza avanza verso


ella

castello; e,

quando
rifu-

spaventata

lascia la finestra

giarsi in

un canto

della

camera,

eccole in

faccia la fosca apparizione.


tien

A cotesta scena
tribu-

dietro

sbito la

ragunanza del

nal segreto della Santa


la

Veheme che

statuisce
egli

morte

di

Adelaide. Si poteva

con
rap-

pi ardito e drammatico

parallelismo

presentare

il

rimorso presenziente del castigo

che intanto maturasi?

Ma
di
di

si

direbbe che

il

signor Ferrari

non

conosca o non

ricordi a bastanza

Goetz

Berlichingen e in generale il teatro Wolfango Goethe. Egli, in fatti, dopo


all'Alfieri
al

accennato

Foscolo

al

Pellico,

esce in queste asserzioni: Goethe, Schil-

su ALESSANDRO MANZONI

79

ler,

in

Germania aveano
era

fatto

molto di pi

ma Goethe
dei
Il

troppo

filosofo,

e faceva

libri

anzich dei

drammi e

delle tragedie >.

che pu esser vero della

seconda parte
capolavoro

del

Faust e

di

qualche

altro

idealizzato
tratta di
le

del

gran

tedesco.

Ma

qui

si

dramma
del
si

storico,

che storiche sono


e,

tragedie

Manzoni;
facciano
tra

se confronti
il

hannosi a fare,

tra

Carmail

gnola e

il

Goetz,

l'Adelchi e
allora

Conte
nel

di

Egmont. E

quella
vita

esu-

beranza di azione, di contrasto, di

che

Goetz

concepito esteso nella prima

giovent del poeta, nel periodo del

Drang
nella
il

und Sturm ; allora


di
variet,

quella perfezione

suprema

personaggi e di
di

forme,
d' ideale
finito
il

di

unit

reale e

che
nella

pone

Conte
alla

di

Egmont,

giovent
Italia,

matura del poeta e dopo cima del dramma


al

viaggio in

storico,

daranno forse

un po' da pensare

signor Ferrari,

ed

egli
il

non correr

cosi franco
libri

ad

asserire

che

Goethe
egli

fece

anzich drammi.

Intanto

seguita: Schiller

non

riusciva

che a

forza di genio nel maneggio delle

passioni

e dello

stile

a dissimulare X imitazione shake-

speariana

Certo,

che,

procedendo

in

80

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

questa maniera, dando cio allo Schiller dello

sgobbone con un po'


del

di genio, sbarazzandosi

Goethe come freddo


air Alfieri
di

e noioso,

conceil

dendo

aver

preparato

terreno
il

ma

tacciandolo di

aver creato

genere sopra un tipo troppo rigidamente

classico , tacendo del teatro francese

come
che

se

non

fosse

mai

esistito;

certo,

dico,

procedendo

di cotesta maniera, coli' aiuto di

Dio e con molta buona volont, pu un credente


arrivare al punto d

non vedere
Ferrari pu

altri

che
tutto

Manzoni,

sempre Manzoni, da per


il

Manzoni; e
cose
La
non

signor
:

scrivere

come

queste

perfezione del genere

Manzoni

tocc

nell'Adelchi.

Io

esito

dirlo

Edipo
ler

re,

me ci sono tre tragedie perfette, e sono Amleto, Adelchi. Strilli chi vuole mi conso:

per

considerando che divido questo mio entusiasmo con Goethe,

Mazzini e Giusti.

Il

signor

Ferrari,
:

ripeto,

pu

scrivere

coteste e altre cose

ma, ecco, sarebbe bene


per conto
i

che
suo.

si
Il

avvezzasse ad affermare

Goethe fece quel che


del

tedeschi

chiamano una recensione del

Carmaultimo
le

gnola e dell'Adelchi,
lod

quale

molto

la

parte

lirica,

e lod
II

altre

liriche del

Manzoni, e tradusse

cinque

su ALESSANDRO MANZONI

81

maggio:

il

Mazzini commend in generale

l'opera letteraria e critica del Manzoni, e


specialmente
al
il

romanzo:

il

Giusti

scrisse
:

Manzoni

di graziose e riverenti letterine

ma

quella trinit

dell'Edipo dell'Amleto

e dell'Adelchi nessuno dei tre l'ha procla-

mata o promulgata mai. La proclami pur


il

egli,
:

signor Ferrari.
il

Noi non

strilleremo gi
si

oh,

signor Ferrari

non poi un

splen-

dido tiremno letterario da


sotto
il

farci strillare

peso delle sue opinioni: quel motto

duro, arcigno, rincagnato, che sa di macinato

di altro

si

fatto balzello,

probabilmente

una rimembranza del linguaggio comico dei


padri nobili o un errore di sinonimia
liana.
ita-

Noi non
signor

strilleremo gi, tanto pi

che

il

Ferrari non ha per


delle

ora batsue
protosto

taglioni di linea in servizio

mulgazioni

letterarie:

potremmo pi
funebre
figli

ridere del tono dogmatico, inquisitorio, gen-

darmesco che
bocca dei

l'elogio

assume
di chi

in

discepoli e dei

con

tanta semplicit e modestia,


tica

con tanta socrabe' giorni la


cotesto,

urbanit,

trattava

a' suoi

critica.

Ma
:

non faremo n pur

non

rideremo

ci

baster di rilevare che la protrinit

mulgazione di quella

tutta del signor

60

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

Ferrari,
le

il

quale pu avere avuto per farla

sue

ragioni

che non

ci

ha

voluto

del

resto esporre,
tratto

come anche pu
facil giudizio

essere stato
dal difetto

a un troppo

di cognizioni sicure nella storia del


difetto

dramma

che pur troppo

ci

attestato da quel

suo articolo.

X.
Intorno alla maggiore opera dello scrittor
milanese,
tacermi,
I

Promessi Sposi,
nulla

io preferirei

perch

ho da aggiungere o
che se ne

da innovare
avrei

alle moltissime lodi

fecero e se ne fanno, e ben poco di nuovo

da osservare

circa g' intendimenti morali

e l'influenza di quell' opera su la nostra generazione e su quella dei nostri padri


fare n
;

a che
il

meno sarebbe

questo

il

luogo od

tempo. Desidererei che Enrico Panzacchi


svolgesse pi largamente quel che nella sua
lettura not

con

acutezza e verit circa

il

pessimismo di quel
quale
tutti
i

romanzo

famoso,

nel

personaggi sono insigni ribaldi

ipocriti

o codardi e furbi volgari e poveri


eccetto
il

di spirito,

cardinal

Borromeo e

su ALESSANDRO MANZONI

83

il

padre Cristoforo. Pare

lo scetticismo della
:

vecchia societ che rifugiasi in chiesa


B)a-on
pirati

co

*l

erasi sviato alla

vita

selvaggia, tra
erasi,

e briganti

co

Leopardi

per

disperato, capovolto nel nulla.

Ma
o
le

io

mi proposi
'1

di

dire

il

parer
i

mio

non tanto su
Manzoni.

Manzoni quanto su
al signor

pareri

sentenze gittate intorno alle opere del

per ci eccomi

Rovani.

Chi
gno

fosse r illustre
,
il

ma

invidiosissimo inge-

quale,

secondo

afferma
alla

il

signor
cieca-

Rovani, tent insinuare

turba

mente seguace

che
stati

Promessi Sposi
delle opere

non fossero
Walter

che un nuovo romanzo


lunga serie

da aggiungersi
di

alla

Scott , io non so; so

che

la

leggera

ingiustizia di quel

giudizio facil-

mente
italiani

giudicabile.

Ma

tutti,

credo,

giornali

hanno a

questi ultimi giorni raccon-

tato la conversazione tra lo Scott e

zoni.

Se

miei

ManPromessi Sposi
il

rispondeva

l'italiano alle lodi dello

scozzese

harmo qualche pregio,


sono
il

tutto

opera vostra

capolavori.

scozzese

sono

il

In caso ripigliava dichiaro che Promessi Sposi mio bel romanzo GP


tal

frutto del

mio lungo studio

sui vostri

lo

pili

italiani,

84

A PROPOSITO
estimatori,

DI

ALCUNI GIUDIZI

fini

nel

resto,

del

peso

delle

belle

parole,

ed

increduli, se altri
quelli

mai, ai

complimenti,

come

che

li

adoperan

troppo, sembra poi, quando trattasi di certe


borie o interessi nazionali, che facciano tra
loro

una congiura

di stupidit per darsi


'l

ad

intendere di pigliare su

serio

come

verit,

come
del
frasi,

espressione necessaria della conscienza

genere
certi

umano, certe

metafore,

certe

complimenti o di sovrani o di
:

diplomatici o di dotti stranieri

queste frasi
il

o complimenti per un dato tempo fanno


corso
di
tutti
i

libri,

di

tutti
il

circoli,

vanno quindi a ingrossare


erudizione
scuola
uni

fardello

della

della

critica

de' maestri
sbattentisi

di
gli

degli appendicisti,
altri

agli

su
le

'l

viso,

con

abbaglio del

senso comune,

qualificazioni di chiarissimo

illustre.

Ma

nell'affare del
il

complimento
g' italiani

scambiato tra lo Scott e

Manzoni
stessi:

hanno superato anche s


diportati
la

ei si

sono
e con

con

la piccineria

sufficiente

zucconeria

ridicola

dei

municipalisti di
accettato,
cio,

un

piccol villaggio:

hanno

come verbo
loro,

di fede tutto quel

che fa per
ingiurie

rigettando

con

beffe e
gli altri
:

con

quel che farebbe per

han creduto

su ALESSANDRO MANZONI

85

tutto allo Scott,

e nulla

al

Manzoni
sieno

va bene
belli di

che

Promessi Sposi

pi

qualunque romanzo dello Scott,


il

ma

che poi

Manzoni abbia
lui

imitato o studiato lo Scott,

o da

preso

il

motivo all'opera sua,

le

sono baie: oh via!

E
cati

il

vecchio autoctonismo degli aborigeni


i

per cui

nostri padri

volevano essere sbu


anzich

fuora dai

lecci e dai sugheri

provenuti da altra terra o da altra

il

gente
di

mistico e

metafsico
;

primato

Vin-

cenzo
fa

Gioberti

il

monarchico V Italia

da

s di Carlo Alberto. Coteste borie

di

povera gente, cacciate oramai dal regno


fatti

dei

e della critica superiore, vorrebbero


la

mantenere
in

loro ragion

d' essere

almeno
del

letteratura.

ora

l'

autoctonismo
alla

tempo de' Fauni,


del

applicato

questione
tra lo

romanzo
il

storico e del

paragone

Scott e

Manzoni,

fa la sua grottesca

com-

parsa nelle sentenze del signor Rovani.


mai, credo,
si
l'

Non

ignoranza e

la

vanit nostrale

vagheggiarono pi beate di s seco stesse

in

una

raggiera

di

spropositi,

di

quello

abbian fatto in due pagine del critico milanese


;

dove

il

disordine del ragionamento

non agguagliato se non dal cozzo cieco

86

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

e furioso delle smilze e sbilenche ed orbe


cognizioni di storia letteraria.
Il

signor

Rovani comincia
ha

dall' eiffermare

che

lo Scott

fatto molti romanzi,


ei

ma

che
fine

a' suoi

romanzi
diletto diletto
:

non propose

altro

che

il

ora, per
si

dilettare,

bisogna

che

il

rinnovi sotto forme moltela

plici:

ed ecco

cagione

della

fecondit
stare

del

romanziere scozzese.

Lasciando

la teorica
gli
altri

rovaniana della fecondit, che per


genio, e per lui
;

un' essenza del

un amminicolo

di esecuzione e di riuscita

parrebbe che, ammessa

cotesta

fecondit,

ammesso

cio quel che la storia e la crono-

logia danno,

che

lo Scott fece di molti


li

ma
;

di molti romanzi e

fece innanzi al
i

827,

prima cio che uscissero

Promessi Sposi
ci,

parrebbe, dico, che, posto tutto


tico

un

cri-

avrebbe dovuto procedere a ricercare

e a disaminare se nei molti romanzi dello


scozzese anteriori
sieno
le
i

al

romanzo
signor

dell' italiano

lineamenti le adombrature le forme

idee di questo.
seriet
tale

No

il

Rovani con
procede
in

una

che

mette

paura
:

vece a

conchiusione

qui sta la differenza capitale che intercede fra

Manzoni

e Scott, differenza che rende impossibile un confronto fra loro.

su ALESSANDRO MANZONI

87

e ricKcoIa

1*

opinione che

l'

uno

sia imitatore deli' altro.


i

Walter

Scott ha scrtto

molti romanzi,

quali

hanno un
e,

riscontro nei
se

poemi cavallereschi del secolo decimoquinto


salire

vogliamo

pi indietro, in alcune leggende storiche del


;

Medio Evo.

potenti d' imaginazione e scabre di (orma

essi

non costituiscono

un nuovo genere
Walter Scott
letto

di letteratura

ma

sibbene un genere gi antico

e celebre e gi popolare, condotto a perfezione.


in sua giovinezza

Ognuno

sa che

aveva
del

(atto

suo studio prediitaliano

dell'Ariosto,

per

le

traccie

grande poeta
dello

rimasero
questi a

cosi indelebili

nelle

produzioni

Scozzese

che

buon

diritto

(u

chiamato l'Ariosto

inglese.

Ecco una metonimia, molto


poemi cavallereschi

arbitraria,

che

scusa un ragionamento. L'Ariosto dunque,


i

italiani

del Quattro-

cento, le leggende storiche del

medio evo,

sono

gli

esemplari del romanzo storico, cui

lo Scott

non ha

fatto

che rinnovare.
la

Ammet-

tiamo un

momento per vera

rinnovazione

imaginata dal signor Rovani: lo Scott, affermo


io,

non aveva bisogno

di ricorrere all'Ariosto

a'

poemi

italiani

del Quattrocento.
!

Ma

che Ariosto

ma

che poemi cavalle!

reschi del Quattrocento storiche

ma che
Il

leggende

del

medio evo!
la

signor

Rovani
le

non conosce n meno


serie dell*

nomenclatura o

epopea cavalleresca e romanzesca,


le

si

accampa a derivarne
storico.
i

origini
il

del

romanzo

Ma

non sa

egli

signor

Rovani che

cicli

dei romanzi e le canzoni

88

A PROPOSITO
gesta
in tutto

DI

ALCUNI GIUDIZI

di

il

paese

celtico,

celtico-

romano,

celtico-romano-sassone,

celtico-ro-

mano-normanno, celtico-romano-franco, incominciano dal secolo undecimo e


si

continuano

con una magnifica


decimoquarto?
patria dell'

fioritura

fin

a tutto
la

il

che

cotesta

propria
lo Scott

epopea romanzesca ? che


cento e cento

nella vecchia letteratura

inglese e francese

aveva da leggere
romanzi
alle

poemi e
arrivare

d'avventura

prima

di

tarde

imitazioni italiane

del

Quattro-

cento e

ai rifacimenti classici
egli,

dell'Ariosto?

Ma

non sa
italiani

l'autoctono,

che
e

questi

poemi
rebbe

del

Quattrocento
i

anche
voral

l'Orlando
romanzo
una

dell'Ariosto,

quali egli

stabilire

come

prototipi

italiani

storico scozzese, derivano essi stessi

e nella materia e nella


serie di

composizione,

per

varie

redazioni,

da prototipi
inglesi,

gaelici, armoricani, bretoni,

normanni,

francesi ?
scrisse

Ma

non

sa egli che

Walter Scott

a punto un Saggio sul

romanzo

di cavalleria, nel quale fece, come doveva,


larghissima parte alla sua patria e alla Francia,

e pochissima
L'
Italia,

all'Italia?

Dice

lo Scott:

per tanto tempo sede della classica letteratura e dove


risorse,

questa primamente

non pare che abbia mai

pigliato

su ALESSANDRO MANZONI

89

gusto ai romanzi.

Bene

accolsero gl'italiani le (orme e

le isti-

tuzioni cavalleresche,

ma

rimasero, a quanto sembra, stranieri

allo spirito di cavalleria,

n mai seppero

farsi

a questo genere
proprio

di letteratura.
all'Italia,

Evvi un vecchio romanzo


titolo

di cavalleria
il

che ha per

Guerino

Meschino, ma

a dubitarsi se sia indigeno o no.

Ma
co
'1

altra la questione.

Il

romanzo
nulla

storico

di Gualtiero

Scott

non ha
di
:

che fare
'1

romanzo

cavalleresco

o co

poema
collet-

romanzesco: questo
tiva
;

formazione

quello individuale

questo primitivo in

certa guisa, e cantato o narrante, quello di

composizione
descrittivo,

riflessa

e secondaria, studiato,
:

drammatico

questo proveniente

dalla canzon militare o di gesta e dal canto

popolare e nazionale

quello dal rinnovato

amore
delle

degli
origini

studi

storici

e dei

costumi e
nar-

nazionali

congiunto alla

razione psicologica
secolo decimottavo
feudalit
;
:

riformata 'pur essa nel


questo,
il

poema
agli

della

quello, la novella della borghesia


il

che uccide
che
v' ,

poema. Venendo

esempi,

che pu esservi di comune, per


la

esempio, tra

Tavola Rotonda

e l'Iva-

nhoe, tra il Lancillotto del Lago e i Puritani di Scozia, tra la Rotta di Roncisvalle e la Lucia di Lammer-

moor

90

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

Ma
Non

il

signor

Rovani

seguita:

dunque vero
sia

che

il

pi grande

degli

scrittori

italiani

contemporanei
originali,

andato oltralpe
egli

in cerca del suo modello.


(osse stato in
gli

Gli

quando veramente

vena di ripro*
gi
in

durre trasformando un genere


nostra, e

altrui,

avevamo

casa

non conveniva
si

far

lungo viaggio

in cerca di quello

che avevamo

presso

che, anche mettendo da parte l'Orlando,


erasi pubblicato
il

in Italia, (orse
libro

un secolo dopo,
le

Caloandro,

dove

ci

sono

colpe non del difetto


le

ma

dell'eccesso, e in
storico di

cui

si

ravvisano tutte

sembianze del romanzo

Walter

Scott, Perch pi legittimamente,

quantunque con tanto minore

eccellenza, era
libro

figlio

del nostro pi celebre

poema

cavalleresco,

che

lo Scott,

abbastanza versato

nell' italiana letteratura,

aveva

letto

e non indamo.

Cosi che r

Italia,

aveva, oltre che T

magna parens frugum, Orlando, anco il Cal;

loandro
del
l'

fedele

aveva
altro

fin

dal

secolo

decimosettimo

questo

bel

prototipo

romanzo

storico, figlio pi legittimo del-

Orlando

che non

il

romanzo
le
il

scottiano,

e che per ci offre tutte

sembianze del
storico,

romanzo
chi

scottiano,
lo

perch

romanzo
da
il

non

sapesse,

ha

assomigliare
scot-

all'Orlando furioso, e
tiano
gli

romanzo

assomiglia meno, e
pi.

il

Calloandro
!

fedele un po'

un bel ragionamento.
>,

Ma,

Ahi

sventura, sventura, sventura


il

ma

n pure

Calloandro

una rapa o

su ALESSANDRO MANZONI

un ravanello o un tubero qualunque


Ahi,
vese,

italiota,

nato e venuto su da questa polve d'eroi .


ahi,

Giovanni Ambrosio Marini genoormeggiava


g' intrecci

scrivendolo,
gli

troppo
e
la

da

presso
del

andamenti

prosa

D' Urf autore dell'Astrea e


romanzatori
francesi;
triste
si

del

Di
altri

Gomberville autore della Citerea e di


tali

che

noi

non

possiamo esimerci dal


noscere che,
in

obbligo di ricol'

materia di romanzi,

Italia,

magna parens jmgum,


alpe ed in Francia.
tanto

doveva, anche nel


i

secolo decimosetttimo, cercare

modelli oltre
:

Me

ne spiace di cuore
e

scipito e

noioso

sconclusionato

quel

titolo di

Cai lo andr, che sarebbe pure un bel gloria nazionale il dimostrare come
noi fervide ardite itale menti.

D' ogni

alta cosa inscenatori altrui,

ci

abbassammo ed esinanimmo
della

nello scaditanto, sol

mento

nostra

nazione

di

per poter dare magnanimamente ed impu-

nemente
ai

primi esempi delle grandi opere


scrittori

grandi

stranieri.

Bel tema!

un
ci

qualche Instituto nazionale, o l'Arcadia,


pensi, e

proponga premio

decente. Io son

pronto di

conferire al premio,

recando

in

92

A PROPOSITO
tutte le

DI

ALCUNI GIUDIZI

comune

opere di Giovanni Ambrosio

Marini e del Loredano suo contemporaneo

ed emulo, precursori ambedue, secondo


teoriche

le

rovaniane,

del

romanzo
altri

storico

e sociale moderno, e molti


libretti di storia letteraria

libroni

e di

critica,

assai

ignorante, assai pesante, assai petulante, assai

declamante,
al

assai pregiudicante

al giudizio

gusto ed alla verit,


Intanto,

ma

autoctona pura.
stile

nel

pi

bello

di

cotesta
:

critica,

il

signor

Rovani

seguita predicando

Per a
dell'

questi (atti pensino ora quei lividi ingegni


si

che per o<o

uomo

lasciano trascinare di conseguenza in conseguenza


tutta

ad accusare
Scozzese

la

nazione; e vogliano persuadersi che,

anche rimanendo

fedeli al loro sistema delle virt derivate, lo

figlio dell'arte italiana

pi evidentemente di quello
dello Scozzese. Questi

che Manzoni
che

sia

una emanazione

non

r incomparabil riproduttore

di

un genere
di

gi antico e gi

nostro, laddove
riscontro
i

Manzoni

1*

autore

un

libro

che non

ha

n presso noi, n presso

altri,

e dove sono consegnati


lettere, di
si

documenti di una nuova

fioritura delle nostre

un

nuovo
la

atteggiarsi della lingua della nazione.


il

con ci

spiega

ragione per cui


fratelli;

romanzo

di

Manzoni non ha potuto avere


lamento
i

numerosi
volgari.

cosa di cui fanno perpetuo

lettori

Un

libro

come

Promessi Sposi

non solo

desti*

nato a rimanere unica

produzione della

mente d' un uomo,

ma

unica produzione eziandio di tutto un periodo letterario.

eccetera, eccetera,
basta.

eccetera:

che da vero

su ALESSANDRO MANZONI

93

Ecco,
ora
fino

io

m* era proposto di
'1

studiare,

non

ma

co

tempo e a mente
si

riposata,

a qual

punto

pu

ritenere

che

il

romanzo del Manzoni


lo studio

derivi

da quel dello
abbia avuto a sua confes-

Scott, e quale e quanta parte

messo
libri

dall' italiano,

sione,

nei

del poeta

scozzese a pro-

muovere o
il

svolgere, a maturare o colorare

concetto e l'opera dei


di

Promessi Sposi:
questi e la

mi ero proposto
fanciulla di
soltanto

esaminare freddamente

se certe somiglianze tra

Bella
sieno

Perth
;

l'Abate
il

accidentali

di disaminare, a ogni

caso,

il

procedimento

con cui
le

Manle

zoni

accettando

dall'estero

forme

empi

di materia nostrana, le avviv di vita


al

nostra innovandole e ampliandole,


trario del

con-

Boiardo e dell'Ariosto che accetmateria e


le

tarono

dall'estero la
;

diedero

forme nostrane d' indagare qual parte avesse


in tutto

ci

il

secolo

differente e

il

diffe-

rente ingegno

degli scrittori: io,


di studiare
tutto

dico,

mi

era

proposto
di

questo, o,

meglio,

esporre
utile

con

umile

desiderio
nostri,

quanto sarebbe
e
specialmente

che alcun de*


giovani
si

tra

seri,

che

in

Italia

non mancano,

desse

studiare

94

A PROPOSITO
Ma, dopo
,

DI

ALCUNI GIUDIZI

cotesto.

la

conclone del signor

Rovani

veggo
che

bene

che
partiti:

all' Italia

non
nelle

rimangono

due

o dar

trombe, intonando

gli inni

nazionali savoiardi

e garibaldini, e marciare contro chi accusa


tutta
la

nazione

contro chi
nostri
:

ci

nega

il

diritto dei

generi

dar

nelle

campane, e intonare per


cattedrali
il

tutte le nostre mille

Te deum laudamus,
almo paese
:

ringra-

ziando Nostro Signore del conservare eh' ei


fa a questo suo diletto
il

pri-

mato

universale, primigenio, unico


fine dedit .

impe-

rium sine

Io per

me

consiglierei

l'ultimo partito.

XI.

Ma,
dire,

ora che sento di non aver altro da

mi sento anche brontolare dalla coscienza


di quelle

una

domande a
s stessi

cui

gli

scrittori di

rado rispondono, o rispondono


tentar

in guisa

da con?

sempre

A che tutto questo


n
utili

importava
tanto

egli

spendere e fare

spendere

tempo

in discorsi

n nuovi e

troppo acerbi? Vero:

ma

(la

coscienza ha

su ALESSANDRO MANZONI

95

ragione, e io

non debbo aver

torto),

ma

non inopportuni.
L'Italia, cosi incuriosa per
il

solito della

sua lingua e della sua coltura, cosi profon-

damente dimentica
tradizioni
letterarie
tatrice e banditrice

delle sue vere glorie e

e cosi sollecita

raccat-

delle straniere; l'Italia,

che per grandissima parte non legge e non


gusta
altri
libri

che

forestieri

in certi casi,

in certe ricorrenze, questa Italia presa


furiosi

da

accessi

di

patriottismo

si

crede

debito fare una grin consumazione di entu-

siasmo

estetico

nazionale.

E,

come
la

spet-

tacolo, curiosamente bello

vedere

grande

piagnona e

la

grande baccante, o velata a


a festa superbamente, ululare
saltare

bruno o
su

vestita

l'ultima

tomba o
che

intorno

l'ara

pi recente,

facendo a un tempo

dell'una
le

mano mano

quel

Dante chiamave
alle altre are,

fiche

alle altre
le

tombe e
corna

dell' altra

verso oltre

monte e
pi con

oltre

mare. Gl'inglesi han troppo da fare e non

badano a certe
scrollatina di

miserie, o al

una

capo
I

ripetono:
tedeschi
delle

E
i

la

nazione
ci
gli

del

carnevale.
e,
il

francesi

badano;

pi
la

volte,
'l

secondo
;

umori, pigliano

cosa su

serio

e allora.

%
apriti,

A PROPOSITO
cielo.

DI

ALCUNI GIUDIZI

Allora, rinfocolando

gli

orgogli

del primato letterario con le stizze nazionali,

con

le

bizze

politiche,
ci

con

disprezzi

di

vecchi padroni,

scaricano a dosso a

tutti,

antichi e moderni, morti e vivi, di quelle ingiurie

e di quelle insolenze che naturalmente fanno

pruder

le

mani.

noi, di

ripicco, grandi
:

partite a pugillato retorico su pe* giornali

salvo

ad accorrere
di
solita

la

sera

alla

rappresentazione
della

un vecchio dramma del Dumas


divorare
di

deplorata e abominata immoralit, e

volume

dimani mattina tutto il primo un ultimo romanzo francese della

cui leggerezza

farem poi materia di conver;

sazione a pranzo. Parlo de' francesi


co' tedeschi ora siam

perch
poi,

pane e cacio; e

tanto le ingiurie che ci son dette nella lingua

dei nipoti

d'Arminio noi non


in

le

leggiamo.

Ma siamo giusti.
in

Imaginiamoci un po' che

Germania e
il

Francia
e
il

siasi

letto

quel

che

signor

Ferrari

signor

Rovani
anche

scrissero per la
piasi,
ciir

morte del Manzoni, e sap-

come

dal
il

meno

al

pi

si

sa

estero,

che

signor Ferrari considerato

tra

noi

come

il

primo dei
che
il

nostri

comme-

diografi viventi, e

signor

Rovani ha

moltissima

riputazione

di

romanziere e di

su ALESSANDRO MANZONI

97

critico.

Che
i

effetto,

domando,

dee aver

prodotto su
l'udire

clti lettori

francesi e tedeschi

due

scrittori di tal credito in Italia


il

proclamare che
d'

Manzoni

l'unico lirico
il

Europa, che fu solo a rinnovare

dramma
che ha
il

originalmente e dalle
fatto
il

fondamenta,

pili

bel

romanzo del mondo,


siasi

pi

bel

romanzo che
che ha

mai

fatto

si

possa mai
belle

fare,

fatto

una

delle tre pi

tragedie del
tere a fronte

mondo,
ripeto,

la sola

da poter met-

dell'Edipo re e dell'Amleto?
dee aver prodotto su
l'

che

effetto,

quelle brave persone


ci

udir proclamare tutto


lo

con tanta impropriet, per con

meno,

di

linguaggio critico, con tanti errori di storia


letteraria,

tanta

inscienza

delle

lette-

rature antiche e delle straniere e della stessa


letteratura nazionale ?

Crediamo

noi

da vero

che tedeschi e francesi debbano consolarsi


e ringraziarci del vedere con quella
diosa
sufficienza
sacrificati
al
fastiil

Manzoni
lui

Goethe

lo Schiller lo Scott,

e n

men tenuti
il

degni di essere nominati sotto a


e lo Shelley, e
il
l'

Byron
Platea

Uhland e
il

il

Rckert,

il

Heine, e
resto io

Lamartine e l'Hugo?

Del

pretensione di

non ho, s'intende bene, la pormi di mezzo come giudice

98

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

e paciere

internazionale.

No.

Ma

metten-

domi, un po' arrischiatamente, a far questi


discorsi, io avrei voluto

avere l'autorit di
:

domandare
far
finita,

a'
si

miei concittadini

La vogliamo
disorganici

o no,
di

con

questi

accozzamenti

sensazioni

personali e di
molti in

congegni di rimembranze
Italia

ai quali

concedono

il

nome

di critica ?

Da parte
in

le

persone, che possono essere


generi di lettere e di studi:

egregie

altri

ma

questa

critica che
i

non prova ma afferma, che disprezza


le

fatti

e impone

sentenze,

che ad ogni

passo grida osanna da una parte e crucifige


dall'altra; questa critica

che rammenda
le figure di

gli

sdruci del discorso

con

senti-

mento, che

salta le

lacune delle cognizioni


reli-

con

gli slanci
;

del pathos o nazionale o

gioso o civile

questa critica che gorgheggia


la

come una prima donna e ha


marchesa del seicento, che
e dogmatica da quanto

mutria d'una

solleticosa

come

una cameriera, leggera come una ballerina


il

papa

questa critica
i

che mi ricorda, non so perch,


dell' Italia musicale,

bei tempi
il

che

l'

ultimo e

meno

invidiabile avanzo di quella letteratura

ch'ebbe

ragion d' essere poco prima del quarantotto

e s'incoron

con

la

Introduzione e

il

su ALESSANDRO MANZONI

99

P r m a t o del Gioberti; questa critica vogliamo


i

noi averla ancora per

buona e bella?
da

Non avendo

autorit

movere
ridere,

tali

domande, almeno, tanto per

perch

so a che valgano le proteste, io

ho

protestato.

Commentato
VI, VII e
e

quasi interamente il

e in patte

X,

neir Antologia Carducciana di

i III, G. Mazzoni

G.

Picciola, Zanichelli,

1909.

1.

Pag. 7
1834,

relegazione
il

in

Volterra nel 1831-32

ed

ivi,

nel

dottor Michele Carducci spos

Udegonda CelU.
* Prima
;

in

maremma - a Rime nuove.

Bolgheri

v.

Davanti a San Guido

le

opere del

Manzoni
1

edizione completa, Firenze, Batelli,


lumi, in 8",

826*29

tre

vo<

Pag. 8: / promessi aposi

non ancor *

risciacquati
-

in

Amo,
-

quali furono nell'ediz. del 1840,

Rollin
Thiers
-

Carlo (.1661

1741), Histoire Romaine.

Adolfo (1797-

1878), Histoire de la Rtolution franfaise,


raagistiati

arconti

supremi nell'antica Atene.

100

A PROPOSITO
Opimio
-

DI

ALCUNI GIUDIZI

Pag. 9

Lucio, console nel


il

C. ; nemico
si

di

Caio Gracco,

liformatore liberale,

che

f*

uccidere

da un servo nel luco o bosco delle Furie.

Scipione
]

Emiliano
a.

C.
:

l'Africano, conquistatore di Cartagine nel


-

46

crelensi

guardie d' Opimio, assoldate in Creta.

Pag-

Tuilleries
:

per

Tuileries

(cfr.

Opere, IX,

pag. 93)
di Luigi

la reggia, difesa

invano dagli svizzeri (guardia


massacrati dal

XVi), che

furon

popolo
di

il

10

agosto 1792.

taralantara :

suon

tromba. In

Ennio, Annali, fram. 95

at tuba terribili sonila taralantara dixil.

[Ma
al

la

tromba con suono

tenibile disse /ara/an/ara].


;

Morale Cattolica- Osservazioni sulla...


Sismondi.

in confutazione

Doveri
-

Dei doveri

degli uomini, 1834.


di

Vita di San Giuseppe Calasanzio, Urbano Tosetti, di Catilina, che congiur contro 1767. catilinario
Roma.
Pag.
si
i 1 :

tulliano

il

carcere ampliato da Servio Tullio, dove

compievano
della

le

esecuzioni capitali.

Soffrire...

primi

versi

Congiura de' Pazzi


tragedia ha e
*.

dell'Alfieri,
l'

detti

da

Raimondo
testo

de' Pazzi al padre. Invece di * e


il

onte

il

della

danno

Soffermati...
-

Ode
rigo,

Marzo 182!

(7

cardinal Borromeo

Fede-

tipo ideale dell'alto clero,

che parve

rivivere allora,

finch Pio

IX non
il

si

ritrasse

dal moto liberale e fuggi da

Roma

a Gaeta,

26 novembre 1848,

per l'appunto nella

carrozza dell' sunbasciatrce di Baviera.

Ugo

Bassi

barnabita
stato

preso dagli austriaci a Comacchio,


alla difesa di

dopo

essere
1*

con Garibaldi

Roma,

fu fucilato
frate

8
al

agosto 1849.

Arnaldo da Brescia

nemico

potere temporale del pontefice, arso sul rogo nel 1155,


protagonista della pi bella e pi nota tragedia di
Niccolini.

G. B.

Berchet
- del

Giovanni (1783-1851).

AsseV e eroisoggetto

dio di Firenze

530

ordinato da Carlo
fiorentini;

camente sostenuto dai repubblicani


e
titolo poi del

famoso romanzo del Guerrazzi.

a Vene-

su ALESSANDRO MANZONI

101

zia ed a
litani

Roma
il

del '49.

Roma,

assediata

da Napo-

e Francesi e difesa da Garibaldi, ricadde nel domi-

nio papale

luglio.

Venezia,
il

dopo

sei

mesi di

resi-

stenza agli Austriaci, cadde

28

agosto.
versi del

Pag. 12: Dormi, o fanciul... -primi


e
gli altri,

Natale,

via via, della Risurrezione, Passione e

Penteil

coste.

Enrico

Panzacchi (1840-1904), commemor

M.

al

Liceo Galvam', nel

modo che

si

legge sul

Moni-

tore di Bologna del

9 giugno 1873.
scrittore

Paolo Ferraricritico.

(1822-1889), insigne
Pag.
1
:

drammatico.

4 Giuseppe Rovani -(1818-1 874) romanziere e


7
bisogno spagnolo
di
il

Il

suo libretto fu edito da L. Perelli nel 1873, in pagine 70.


1

II.

Pag.
dia
-

pitocco.

enciclope-

quella famosa

Diderot e d'Alembert, pubbli-

cata in tre periodi tra


civili,

1751 e

il

780.

riforme

politiche, legislative durante


il

quarant'anni di pace
la

che seguirono
Rivoluzione.

trattato di

Aquisgrana e precedettero
(1694-1778).

^^oftaire -

Chateau-

briand
Pag.
1

(1768-1848).
-

Bvron

(1788-1824).

lrica classica

v.

In morte di Carlo Imbonati

e Urania .

Pag. 20: Canora

Antonio (1757-1822).

prolusione di

Ugo
il

Foscolo

Dell' origine e dell* uffizio della lettera-

tura ,

22 gennaio 1809.
il

Raabinno

in

Ungheria, dove
vittoria.

14 giugno 1809

vicer

Eugenio ebbe una gran


- nell'
11

pregnante annosa
Pag. 21
:

nome

di

Maria
-

*.

filosofi e

diplomatici francesi legittimisti

parti-

giani dell' immutabilit della

monarchia ereditaria dei Bor-

boni.

Santa Alleanza

stretta

fra

Russia. Austria
cristianamente.

e Prussia nel
III.

1815 per governare


-

gli stati

Pag. 21
onde.
delle
-

ondina

le

nordiche ondine attraevano nelle

Beccaria

Col famoso

trattato

Dei

delitti e

pene ( 1 764) giov

alle riforme civiH.

Genio....
del
filo-

Genie du Christianisme. 1802; Mart^rs, 1809.

Pag. 23:
sofo
la

madama

Heltetius

(1719-1800) moglie

Claudio Adriano Helvetius; della quale fu erede


filosofo Pietro

Cabanis (Carlotta), moglie del

Giovanni

102

A PROPOSITO
Cabanis.

DI

ALCUNI GIUDIZI

concordato
il

del

1801,

tra

la

Francia
il

(Napoleone) e
cattolico.

ruina del' 13
-

Pontefice; onde fu
-

ristabilito

culto

Napoleone
i

sconfitto

a Lipsia

(18-19 ottobre 1812);


1814).
Pag.

restaurati

Borboni (31 marzo

24: Fontano
tellus
il

Giovanni (1426-1503).
terra che,

Quae
i

Queir estrema
coloio

o sole,

discopre
tuoi

tuo

sorgere e
;

quella terra ultima

che

copre

tramonti
patrio
sotto
il

che bevon
coloro che
tutti,

l'

acqua del
abbrucia

Reno
la fosca

e del plaga

mar d'Azov,

corso del Sole,

o regina dei
il

santi, te

temono
te

e onorano, e celebrano, divina Maria,

tuo

nome;

paventano

vasti

mari,

e temono

nembi del
te,

cielo e
il

anche

gli antri

che imprigionano Eolo


il

quando nasce

giorno, te mentre

sole

si

cela nelle onde, tutte le cose

coiman

di meritate lodi .
-

Pag. 25: Prudenzio


cristiano.
stiniani

(348-410),

nato in Spagna, poeta


-

* Ricevi, o
V.

donna

di

Lionardo Giu-

(1388-1446);
tomo
1,

C., Primaoera e fiore della

lirica italiana,

pag. 122, vv. 11-12.

Quando

tu
ivi,

il

partoristi*
1

di

Giovanni Dominici (1356-1420);

pag.

19, vv. 3-8.


-

Pag. 26: inno scolastico di Dante


nel Paradiso. C.

La

santa orazione ,

XXXIIl,
-

vv. 1-39.

elegia

treme-

bonda del Petrarca


di Sol vestita... .

la

canzone Vergine

bella,

che

Pag. 27: Chiahrera


la canzonetta.

(1552-1638),
volte
-

il

cui

sistema nobilit

para della stanza.

verso

* d' arte maggiore *

detto cosi nella metrica spagnuola.

Pag. 28

del '96

- Vittorie di

Napoleone

che condussero

ai preliminari di

Canova
dani,
il

Leoben ed

al trattato di
-

Campoformio.
lui,

- (

757- 1 822).

Leopardi
le

e al Gior-

C. dedic nel 1857


:

sue
-

Rime.
Pozzuoli a Fuori-

IV. Pag. 29
grotta.

tua tomba napolitano

a lato della porta della

chiesetta di

San Vitale una madre,

sulla

via di

alta educatrice - Giulia Becca-

ria, figlia di

Cesare, madre di

A. Manzoni

il

7 marzo

su ALESSANDRO MANZONI

103

785.

una

moglie bella, tenera

Enrichetta Luigia

-Blondel, moglie al

Manzoni
la villa,

ventitreenne, nel

1808.

Pag. 30

Brusuglio
Fauriel

soggiorno autunnale del


(1

Mannella
:

zoni.

Claudio

772-1844)
-

filologo, critico,

storico.

rodono scorza a scorza

cfr.

Dante

canzone * Cosi nel mio parlai voglio esser aspro *

Ahil angosciosa
perch non
ti

e dispietata lima,
cita scemi,

che sordamente la mia


riteml
il

rodermi cosi

core scorza a scorza,

com'

io di dire altrui chi len

d forza
il

La

/?oc/ie/oucauW- (1613-1680)
-

classico scrittore

delle

Massime. Saint-Simon

(1675-1755) autore
tempo
di Luigi

delle voluminose

Memorie

sul

XIV
filo-

e della

Reggenza. Vauoenargues -(1715-1747)


-

sofo moralista.

Pag. 31
sacri

Jaccpone da Todi (1230?

1306) autore di canti


pagg. 306-309.

o laudi in volgare e forma popolaresca.


-

Pag. 32: la malattia

cfr.

C,

Opere,
-

I.

V. Pag, 33
pag.

Al

Foscolo non piacesse


:

v. Foscolo,

Opere,
*,

Le Monnier, Voi. IV
293
seg.;

Della
il

nuova scuola romantica

dove chiama

Conte di C.
:

una me-

schinissima produzione ,

e conchiude

Il

pubblicare

qualunque lavoro di immaginazione accompagnandolo di


disquisizioni
critiche, d' illustrazioni

storiche e
il

indagini

antiquarie,

metodo che immiserisce


della letteratura
;

genio e non arric-

chisce

il

capitale
cit..

e cfr. Rovani nel-

r opuscolo
dell'

pag.
-

25

li

intorno.

il

carme
1

in

morte

Imbonati
-

pubblicato a Parigi nel


i

806.

tre

famosi

nei Sepolcri
-

versi
1

156-158.
;

Galeazzo
Se
ti

di Tarsia

(m. intorno

il

560)
oiso.

cui verso

fur care

le

mie chiome
-

il

Pag. 34: Rezzonico

Gastone C.

TI

742-%):

Col nuo)o gregge andrai


di

Maratona a spaziar

sul lito

e nel silenzio della notte udrai

104

A PROPOSITO

DI

ALCUNI GIUDIZI

squillo di trombe e di deslrier nitrito,

eh' ivi

pugnano ancor V ombre sdegnose

de' Persi arcieri e degli astati Achei.

Nella * Canzone per Aieifilo Maratonio :

cfr.

XIX,
196.

pag.

154.

C,
-

Opere.
188il

r accenno ad Omero
-

w.

nel gran significato pindarico


stesso,

quello che

Foscolo

in

una nota

ai Sepolcri,

defini

dicendo

che

Greci * dalle antiche tradizioni traevano sentenze


let-

morali e politiche presentandole non al sillogismo dei


tori,
:

ma

alla fantasia
-

ed

al cuore *.
-

Pag. 35 Maratona

Santa Croce vv. prode rette 220. vv. 219-220. Aiace Parini-yv. 7077. preghiera di Elettra vv. 24 -250. e provv. .257-295. Teti fezia di Cassandra moglie
Sep., vv. 199-21 2.
-

180-185,

Aboukir

vv.

134-36.

le

- v.

//
1

dell'Oceano e dea del mare.


Pag. 36: padre Cesar/
-

Antonio

(1

760- 1 828),

purista.

Balzac (1799-1850).
Pag. 37 * Salve, o divino....* -Due dei quattro
:

versi

improv-

visati dal

Manzoni * Davanti a un busto


due:
il

del

Monti

Gli

altri

Questo fia

grido dell' et futura.

Afa r
Pag< 38
:

et che
-

fu tua

tei

dice in pianto.

Bruto

capo della congiura contro Giulio Cesare.


-

Sani' Ilarione e Sant' Antonio

che
-

resistettero alle

tentazioni.

principe di Carignano
;

Carlo Alberto,
farsi

detto

il

Magnanimo

nel '2
:

annuiva di

capo

alla

rivoluzione piemontese

e poi, divenuto reggente, ubbidiva


la rivoluzione.

a Carlo Felice che represse

Villh^ma-

hhe
leone

castello

reale presso

Cassai, ove dimor

Napo-

III

come

prigioniero di guerra.

l'ode all'Amica
-

risanata

- scritta

dal

Foscolo

nel

1802, a deificazione

dell'amata Antonietta Fagnani.

Pag. 39

la

immanenza
delle

delle superiori credenze al bene

r immutabilit

credenze

umane

tra

le

mutabilit

(contingenze) dei

fatti.

su ALESSANDRO MANZONI

105

VI. Pag. 43:

patria

degna di

trionfai

fama"*
;

E pro-

babilmente di un Albertino della Piagentina


relli,

Dante, Milano, pag.


morto

358.

N. ZingaKrner - Teodoro
v.

(n. 1791),
dell*

in guerea nel

1813, poeta e soldato

indipendenza germanica
:

Pag. 44

* Liberi

non sarem
il

canzone Per
suscitava

il

proclama
alla

di Rimini, col quale

Murat

g' Italiani

indipendenza.

Pag. 45: Benedetti' Francesco (1785-1825)


al

scrisse

un'ode

Murat

nel

1814;

si

uccise per non essere arrestato.


-


un

La

ben comincia impresa


curata dal
la

Musogonia, vv. 5991885*.


sotto

600
*

nell'ediz.

C.

(Livorno. Vigo,
-

Muor,

divisa,

forza....
la

Fu
nel
la

scritto

bassorilievo,
in

per

festa

data

i^alazzo

del

Governo
Pag. 46:

Milano quando

fu

istituita

Repubblica

Italiana .
Io, per

supremo

Alto

III,

scena

III.

Ceronilo

Giuseppe Giulio (1774-1814):


1799.

Ode

Bonaparte ,

Fantoni

Giovanni (1755-1807); Su

stato morale e politico dell' Italia nel

1806

.
-

Pag. 47: Conoenzione


1

1792-1795.
1
1

804.

Impero

804-

5.

Consolato Botta Carlo


-

1799(
1

766-

1837)

nella Proposizione ai

Lombardi
Gioia
-

di

una maniera

di governo libero , 1797. 1

Melchiorre (1767lo stesso

829), che vinse

il

Botta nel concorso, svolgendo


-

tema.

Foscolo

* Discorso per
,

1'

Italia

1799, e

Orazione a Bonaparte
-

1802.

Pag. 48: societ segreta

v.

Cant, * Della indipendenza


1873,
voi. II, parte
I,
il

italiana, in Cronistoria, Torino,

pag.

127.

parlamento

di

Napoli

inaugurato
della

1 ottobre

1821, con nuovo


I.

giuramento

costitu

zione,
nel

da Ferdinando
1821.

a Fossano e ad Alessandria
-

n^arzo

Scalcini

(1791-1843)

nel poe-

metto L'esule .

Pag. 49: Efraimo Lessing

(1729-1781), nella favola del


si

cadavere del destriero e delle vespe che


quello,

dicevan nate da
degli

come

g' Italiani,

nati su le

tombe

antichi

106

A PROPOSITO
Romani,
si

DI

ALCUNI GIUDIZI

figuravano discenderne.

(1809-1850).

Giunti

Giuseppe

Niccolini

Pag. 50: Voi che a stormo


Pag. 51
:

Su/ neir

irto...

G. B. (1782-1861). nell'ode * Marzo 1821 . Berchet: Le fantasie


*

romanza, prima parte,

v.
-

41 seg.

Pag, 53: Felice Cai allotti


esequie di

(1842-1898)

NeUe
str.

solenni

A. Manzoni
-

, in

Poesie (1873),
destino.

12.

despota fatale

mandato dal

Pag. 54: Tornate....


Pag. 55
:

Alio IH, coro, vv. 58-66.


il
1'

Antonio che scuopre

cadavere di Cesare

An-

tonio, essendo Console, f*

elogio funebre di Cesare e


il

per

commuovere

la

plebe ne mostr

simulacro in cera

con

le ventitr ferite -

e la toga insanguinata.

Pag. 56: Musagete


VII. Pag. 59
:

conduttore delle Muse.

Fedra

tragedia di Euripide.

Pag. 60: conte di Carmagnola decapitato a Venezia nel

1432
nissima

il

5 di maggio

accusato d' aver tradito

la

Sere-

Repubblica Veneta guerreggiando con Filippo

Maria Visconti.
Pag. 61
:

due unit

di

tempo e

di luogo, nell' azione

dram-

matica, secondo l'Arte poetica d'Aristotele.

Pag. 62

lettera al
-

Chauoet

- scritta

nel 1820, edita nel 1823.

Schiller

Federico (1 759-1805). autore della trUogia


di

drammatica lVallensi:in e

Don

Carlos,

Maria Stuart,
-

Masnadieri, Guglielmo Teli, ecc.

Goethe
I,

Volfango

(1749-1832): Goetz di Berlichingen. 1773.


'

Cousin
Opere
1

Vittorio (1792-1867).

//

Manzoni

ecc. -

di

A. M.,

Firenze, Balelli, 1828-29, Voi.


-

26 e'segg.

Pag. 65:
Pag. 66

Thierry

Agostino (1795-1856), Lercj sur

Vhistoire de France.
:

cri7/cj sostanziali -

Qui

il

C.

si

burla del

Rovani

che trovava nelle tragedie del Manzoni, in confronto del

Goethe,

le

novit sostanziali, anzich di forma

cfr.

sopra

a pag. 60.
Vili. Pag. 71
:

Eschllo

- di

Eleusi (525-456 a.

meteo, I

sette
a.

contro Tebe, e:c.

Sofocle

C):
di

Pro-

Colono
Coefore,

(495-406

C):

/Persiani, Agamennone,

Le

su ALESSANDRO MANZONI

107

Le Eumenidi, Le
Edipo
Pag. 72
:

Supplici, Aiace, Elettra, Antigone,


ecc.
a.

re,

Edipo a Colono, Trachinie


-

Euripide

di Salamina

(480-406

C.)

Ecuba.

Oreste,

Medea,
Tebe

Ippolito, Alceste, Ifigenia in Taurde, ecc.


con

le dinastie

guerriere e sacerdotali di
-

Argo

Attdi.

e di

Cadmei, dei quali Laio; onde Edipo.


il

IX. Pag. 76: Shakespeare(.]564.]6\6),d[ cui


Pag. 78

Macbeth,

A mieto, Otello, Re Lear, una delle pili famose tragedie.


:

Santa Veheme

tribunale occulto e terribile (da


in

fehmen, condannare), che us


al

Germania dal
la

sec.

XII

XV
:

per conservare

la

pace pubblica e

religione.

Pag. 79

Conte di
il

Egmont
*

scritto

dal

Goethe, con

l'Ifigenia e

Tasso, durante

la
-

dimora

in Italia,

1786-88.

di

Drang und Sturm


il

impeto e assalto; cosi fu

detto

periodo della letteratua di ribellione, (col Goetz


il

Goethe;

Rauber

di Schiller, ecc.).

Pag. 80:
V.

recensione

del Carmagnola e dell'* Adelchi *


alle

Eugenio Camerini, Introduzione

Tragedie e

Poesie di A. M., Sonzogno. 1884, pagg. 8-9.

Pag. 81

Mazzini commend
II,

- V.

Mazzini, Scritti editi ed


scrisse
in quelle

inediti,

pagg. 41-51

Giusti
-

letterine -

con accenni all'opera del Manzoni

num. 143,

203, 209, 284

dell' Epistolario

ordinato dal Prassi.

X.

Pag. 83:
:

IValter Scott
-

1771-1832.

Pag. 85

autoctonismo

qualit e vanto dei primi abitatori


;

(aborigeni), puri da mescolanze coi sopravvenuti


in

v.

anche

Alle

fonti del

Clitumno

autoctona virago.

Gio'
dei

berti -

(1801-1852), Del prinato


1843.
E)ello

civile e morale. degli

italiani,

stesso

V Introduzione
fine.
i

allo studio
- iddii

della filosofia ricordata in

Fauni

campi, protettori delle greggi per

romani, che dicevano

Fauno
Pag, 88
:

essere stato

un

re del Lazio.

gaelici, celti della


'

Caledonia (Scozia).
litoranea a

armari'

cani

celti della regione

Gallia.

bretoni

della

N.-O. dell'antica Bretagna. normanni -

uomini del

settentrione

passati nel

sec.

XI

dalla

Scandinavia in Inghilterra e nell'Italia meridionale.

108

A PROPOSITO DI ALCUNI GIUDIZI ECC.


:

Pag. 89

* Tavola rotonda

--

poema

del ciclo bretone,


il

com-

pilato
lotto

da Rustidano da Pisa verso


del

1270,

Lancil-

Lago

del

300.

historia volta in italiano


-

non prima
del ciclo

Rotta di Roncisvalle
di

poema

carolingio

o delle gesta

Carlo Magno.

Pag. 90

magna parens frugum


73- 1 74)
:

(Virgilio, Georgiche,

lib. II,

la

w.

gran genitrice di biade e di eroi .


- (
1

Calloandro fedele

640),

il

pi famoso romanzo

eroico-gaiante del seicento, di Giov.


tradotto e imitato in francese e tedesco
;

Ambrogio Marini;
ristampato
fin

verso

met del
/

sec.
-

XVIII.

Ahi

sventura, sventura,
atto
li.

sventura

nel coro del


-

Conte di Carmagnola,

Pag. 91:

*D'Urf*

Onorato (1568-1625), autore

del-

'Astrea, la progenitrice dei romanzi galanti del seicento.

Di Gomberville-M&imLe Roy (1599-1674).


e del Polesandro, romanzi

autore

della Caritea

eroici-galanti.

Pag. 92: Loredana- Gian Francesco (1606-1661), autore


della

Dianea.
Bella fanciulla di

Pag. 93

Perth*

e l'*
;

Abate

II

primo

fu scritto

dopo

Promessi Sposi
!

v.
;

Torraca
e anche

Discus-

sioni e ricerche letterarie, Vigo,

888
e

D* Ovidio,

Appunti per un
sioni

parallelo fra

M.

W.

Se. in Discus-

manzoniane, Lapi, 1886.


diletto almo paese *
9.
-

Pag. 94

Petrarca, canzone Italia

mia, v.

imperium
limite
i

sine fine
in

dedit

diede
I,

un impero senza
XI. Pag. 95
i

Ma

Virgilio (.Aen.,

279)

Giove svelando a Venere


:

destini

romani dice dedi, diedi.

piagnono

* Piagnoni o * frateschi * eran detti

Savonaroliani fiorentini.
-

/e fiche'*
-

Inf.,
il

XXV, v. 2.

Pag. 96: Arminio

(17 a. C,

19 d. C),

liberatore della

Germania dal dominio romano.


Pag. 97
:

Shelley

(1792-1822).
lirico

lirico inglese.

(1787-1862),

e drammaturgo tedesco.

Uhland Rckert
-

(1788-1866), tedesco.

Platen

tedesco.

Heine

(1798-1856).

(17%- 1835),
Lamartine
-

(1790-1869).
Pag. 98
:

Hugo

(1802-1885).

pathos *

passione, sentimento malsano.

1874-1882

Nel 1874 (febbraio e marzo)


che ripeteva
definiva
puristi,
il

in battaglia col
il

Guerzoni,
il

la

poesia essere del vero


il

divino splendore,
degli arcadi,
il

C.
dei

vero e

non vero a seconda


....

dei

manzoniani. "Entra

a dire

manzoniano:
,

la

poesia

"

del vero

il

divino splendore

, ;

il

vero

solo cucilo che io

veggo e adoro nel Manzoni, e

il

non vero

tutto quello che fuori del


In battaglia con
critiche
i

Manzoni. {Opere, IV, pag. 224).


osservava

lo Zendrini

che nelle et
certe
i

poeti cominciano trasmutando essi

forme

dell'arte

che han

finito di svolgersi....
le

e allora

poeti

com-

battono intorno all'opera loro con difesa


;

armi di offesa e di
il

e l'Alfieri scrive la lettera al Calsabigi, e


le

Manzoni

le lettere su

unit drammatiche e su

*1

romanticismo, e
pag. 278).
di

Hugo

la

prefazione al Cromwell
all'

(Ivi,

Nell'autunno di quell'anno,
il

Universit

Bologna,

C. leggeva
da
11

il

discorso

Del rinnovamento
(tra

letterario in Italia
si

e del

Manzoni diceva
lui stesso)
:

altro

che pi innanzi

legger

ripetuto

Manzoni

dal filosofismo torn per

la

via del senti-

mento

alla fede cattolica,

quando

le

menti sentivano gi uno

stanco forza e

turbamento
l'

dinanzi al napoleonico
.

tumulto della
Il

impero francese era per crollare *

Manzoni
nelle

fu
*1

nella fase del romanticismo ci che furono declinare dell'arte antica e


il

il

Metastasio su

Panni ed

il

Monti

due

110

1874-1882

* ptime stagioni della moderna


* tore profondo,
ei segui,

spettatore tranquillo e scruta-

senza

lasciarsi trasportare alla


;

rapina,

le varie parvenze del

moto a

cui acconsentiva
si

e le rispecchi

alte nel suo ideale in opere che a

trasmutavano crescendo

mano a mano

cosi

di

estensione

come

di

significato e

* valore... L'autore dei Promessi Sposi romantico, in quanto la

denominazione di romanticismo fu

male adoperata

contrassegnare l'organica trasmutazione di

una

letteratura

da

attitudini gi fiacche e da forme usate ad attitudini e forme


nuove, nel

quak intendimento
Werner
del

fu fuor di

Germania compiuta
del

* la parziale reazione degli Schlegel

e l'opera nebulosa
la

* Novalis del
* del

Tieck con
;

rinnovazione letteraria
il

Goethe e

dello Schiller

onde che

Manzoni,

il

quale

* partecipava in fondo al moto di reazione degli Schlegel e

del Tieck,

ma

che aveva una


pili

pili

serena conscienza del-

* l'arte, ritorn

tosto

agli

esempi del

Goethe e

dello

Schiller, e alia critica educato dal * Fauriel

dubbio indagatore del


il

port

T instrumento
in

del
;

dubbio e

libero

esame

contro r autorit

letteratun

conservatore nel resto, fu

rivoluzionario nell'arte...

....

ridusse a

mano a mano

alla

ceterminatezza classica e
del
reale
il

* alia pi netta rappresentazione


* divagante romanticismo.... .

vaporoso

Quindi, nel raffronto del Manzoni e del Leopardi che * rappresentando due diversi
i

stati psicologici

*,* riuscirono quasi,

come
:

nostri grandi poeti e scrittori antichi, europei ,

conchiudeva

Ambidue amarono
la

la patria

ma, procedendo
il

logica-

* mente di conseguenza in conseguenza,

Manzoni, che pure


alla

avea cominciato con

canzone

al

Murat, pass
con

que-

* rela elegiaca delle tragedie e * Promessi Sposi, e


*
all' Italia, fini
il

fini

la rassegnazione dei

Leopardi, dimentico

della

canzone
i

irridendo cruccioso tutto e

tutti,

anche
:

vinti.

Ambidue
Dio

per vie diverse convenivano a un termine

l'autore

degl'/nn/ Sacri diceva alla patria

vorr,

come Dio

verr,

Se l'autore
:

Dio
del

vorr,

quando

Bruto Minore

Dispera l'ultima volta, e maledici: tutto vano


I.

{Opere,

pagg. 306-309).

I874-I882

111

Nel 1876 polemizzando per


*
....

il

Satana rimproverava:
annacquati, e
all'

voi morbidi scettici, voi razionalisti

* cost in Firenze e

da pertutto, seguitate ad inchinarvi

opera

letteraria di Alessandro * air ingegno dell'uomo,

Manzoni, che

(dicasi

con

rispetto

ma

francamente e satanicamente) che


e

linfiancando
ha
tanto

il

cattolicismo
all'Italia

promovendo

il

neoguelfismo 105^.

nociuto
:

(Opere, IV, pag.

* aggiungeva

... dolce cosa a vedere una giovent squarquoia e slom bata agitarsi tutta in solluchero
all'

idea d' introdurre

Pro-

messi Sposi nelle scuole e di proporli


esempio di prosa alia nazione.
velli,

come unico

sommo

Oh
da

Boccaccio, oh MachiaI

primi razionalisti e

realisti italiani

O scettici che andate


Caldino quando va
il

in visibilio ai miracoli raccontati dalle

fra'

commari

alla cerca

o razionalisti che incurvate


:

capo

alla benedizione di padre Cristoforo


avete bisogno * lata
;

Dio

sia

con

vci.

Voi

d'un guanciale ove


non
via per cui

riposare l'animuccia trafesi

ma

cotesta

approdi a libert *.

Pur

del 1876, in Correttivo al Saggio su

G. Giusti
il

*,

ricordando che di certi versi dal Ciusti mandatigli


scriveva sono chicche *, Volere o
il

Manzoni

C. notava:

non

volere, le chicche sono cose

non grandi
il

* e l'autore e Promessi Sposi, gran fornaio, metteva


* al posto di offellaio e

toscano

non

pili .

Nondimeno
.

il

Ciusti era

* poeta molte volte originale e finissimo * terlo terzo,

Per da non metParni e


il

come alcun

farebbe, co
il

'1

Manzoni

a rappresentare poi

essi soli

progressivo svolgersi dalla letteil

ratura nazionale odierna....

Tra

Parini e

il

Manzoni, come

poeta e satirico del costume,

come

inventore e modellatore
stare

di

tipi saltanti

su nella vita, non

pu

che

il

gran mene-

ghino Carlo Porta {Opere, VII, pagg.

375-7).

E
nare

nel

88

in

un

saggio storico inteso

ad esami-

Io spirito filosofico

religioso

che

informava un'opera
l'Ariosto

d'aite *, institui

quel

parallelo

del

Manzoni con
Del quale
il

che

gli

fu cagione di tante noie * .

scritto riferir

egli stesso

una parte, pi innanzi

qui basti
:

tratto

che segue

e che non importa

meno

di quella

112

1874-1882

* Lasciamo di Dante.

Ma

dirimpetto alia esuberanza di


il

vita e alia calda rappresentazione di tutto


*

sentimento e

idea di tutta un' epoca che tutta

1*

Europa

senti e

ammir

nel Furioso, la novella provinciale del JVIanzoni domestica

mente e democraticamente modesta. Che


1*

se lo spirito giacobino

d'accordo questa volta con rivoluzionaria persuadendo


due contadini brianzoli,

umilt cristiana parvero audacia


al

Manzoni

di scegliere a etoi

gli

vietarono per di fare

poema;
non pur

e al meraviglioso inventore e analizzatore prosastico venne a mancare un addentellato nella tradizione letteraria nazionale

ma

europea, la quale

si

perpetua in un retaggio
di razza e di nazione

* di grandi leggende e di grandi

fatti

congiunti ai grandi problemi psicologici

che

si

rinnovano
il

* nei secoli. *
il

poemi del secolo decimonono sono


liberato,
li

Faust e

Prometeo

problema psicologico dei Promessi

* Sposi fu un fenomeno passeggero in alcune anime di sola


*

una generazione,

la

preoccupazione

di

cotesto

breve

momento,

la

restaurazione romantica del cattolicismo, vizia,


di

raffredda, attristisce tutto lo spirito artistico

Il

quel libro.

quale forse perci non s'ebbe fuori d'Italia, in Europa,


valor

che un successo inferiore al


* molto alla fortuna

suo reale, inferiore di


inglesi

di

altri

romanzi francesi e
inferiori al

che

*
*

g' italiani

reputano di gran lunga

romanzo iom-

bardo* iOfiere.
1

XV,

pagg. 319-20).
intorno l'aforisma

Nel marzo 882 scherzando ironicamente


L'arte lunga, la otta breOe, Lunga
* Fosse vero
!

l'arte ?

diceva
137).

Ma

dov' l'arte dell'Ariosto e di Shakespeare ?


Metastasio
?

dove quella di Racine e del

dove quella di

* Goethe e del Manzoni?... (Opere, Xll, pag.

Nel settembre
della questione

dello stesso

anno 1882
1'

disse,

a proposito
della
lin-

della lingua,
citt

accentramento *
*

gua... dentro

una

sola...

una
della

fissazione
testa

giacobina.

Si, in quell'ampia

organatura

di

Alessandro

Manzoni

il

razionalismo giacobmo de' primi suoi anni seguit


la

* a ramificare per entro

superedificazione
la

cattolica

scal-

* zandola e fendendo qua e l di crepacci


intonacatura rosminiana (.Opere,

incrostatura

IV, pag. 161).

S. Paolino d'Aquileia
(Dalla pala d'argento nel

Duomo

di

Cividale)

1874-1882

113

Ancora

nel

882

(ottobre), in motte di Salvatore Betti

Se

fosse vero

che tu a

quest'ora favellassi con Vin-

cenzo Monti, con


con Alessandro

Ugo

Foscolo, con
riveriscili

Giacomo Leopardi.
Italia

Manzoni,

anche da parte nostra

molto amorosamente, e di' loro che


tregua nelle sue permutazioni,

non ha anche
vivi possiede

che nessuno dei

* la sicurezza dei loro convincimenti nei fermi ideali dell'arte,

ma

che

tutti

buoni e savi

li

onorano sempre duci e maestri *

iOpere, XI, pagg. 253-4).

DELL' INNO

LA RISURREZIONE
IN A.

MANZONI E

IN

S.

PAOLINO D'AQUILEIA

[1884]

Lezioni

tenute

all'

Universit
*-.

di

Bologna nel hurzo del


Ili,

MDCCCLXXXIV
zani,

Dalvol.
V

fase.

1-2 dell'/lrcAr-

vio storico per Trieste

Istria il

Trentino,

Roma, Foi-

1864, ristampate con integrazioni e aggiunte neUe

Opere,

X,

pagg. 161-222.

I.

IN ella edizione principe [1815]


sacri di

degl' Inni

Alessandro Manzoni apparisce in

capo

agli altri

La

Risurrezione, e ha notato

nel fine l'anno

1812.

innanzi

tutti

viene

anche nel manoscritto autografo degl' Inni,


secondo
la

descrizione e le notizie date da


nel

Ruggero Bonghi

primo volume
del
il

delle

Opere

inedite o rare
'1

Manzoni; e ha
in cui fu co-

notato su

principio

tempo

minciato aprile 1812 , e nel fine Explicit

23 giugno
e
la

da correggersi

.
la gloria
al

Nella primavera a punto del 1812

potenza di Napoleone erano giunte


:

culmine vertiginoso

il

vicer d' Italia partiva


l'

da Milano per raggiungere

imperatore a

Dresda e
alla

seguitarlo

con

la

divisione italiana

guerra di Russia. Neil* estate di quella

r anno Vincenzo Monti dava

seconda edi-

118

DELL'INNO

zione della version dell' Iliade mirabilmente


corretta

dopo

le osservazioni

di

Ennio Quisi

rino Visconti, e

Ugo

Foscolo in Firenze
il

preparava a mettere in atto

pensiero del

Carme

alle

Grazie.
!

Che

termini e muta-

menti prossimi

II.

Il

ricordato volume delle

Opere
:

inedite o

rare

ha questa nota a pag.


istesso
titolo,

67

Una poesia
tra
i

con questo
si

La

Risurrezione,

trova

attribuita al

Manzoni

manosia

scritti

del

Giudici, e, quantunque

non

autografa,

non

si

pu dubitare che

sia di lui.
il

Ha

questo interesse, che mostra che

Manl'

zoni tentasse di scrivere su questo soggetto

anche prima del tempo a cui


tografo nostro
si
;

si

riferisce

au-

e,

anzich nel metro in cui

legge ora, da prima la concepisse in un


e, se

polimetro di molto varia combinazione,

non
di

erro, nuova.

In fondo

ha questa nota
Risurrezione.

mano

del. Giudici:
.

La

Preambolo

Sionne, al destarsi del Forte

Della gioia

le vesti ripislia:

Vola

incontro ed applaudi al tuo re.

LA RISURREZIONE

119

Ai

seduti nell'ombra di morte

Nova

luce petcote le ciglia


libero
il

Dei legami va

pie.

S, Cristo

ha vinto: per
il

le vie

del cielo

Alto risuona

trionfale

osanna:
il

Al

riprovato Ucciso tolto


in lui si

velo,

mostra

il

Forte

Che

della dolorosa arbore al piede

Incaten la morte.

O
E

sublimi Veggenti, uscite, uscite,


(atti

ormai

sicuri

Dei

profetati auguri
le sorti

Nanate che
Dite
alle genti
:

or son compite.
il

vinto

gran nemico

Dite in sermon novello

No, del servaggio antico


in fronte
il

Pi non recate

reo suggello

Salve, o Forte, che ai caduti


Disciogliesti le catene
:

te sol la nostra

spene

Fida sempre s'erger.


Salve, e fa che in noi
si si

muti
conforti

L' uomo antico e


Nella gioia dei

risorti

Alla santa eredit.

CORO
Al
gran misterio

Del tuo convito


Pietoso chiamaci,

O
E
in

Rcdentor,
al giubilo
rito

mezzo

Del santo

N*

ergi lo spirito
il

Ci innova

cor.

120

DELL* INNO

Beato r umile

Che

in questo esigilo

Lieto ogni ambascia


Sofferto avr!

Vinta l'angoscia

D'ogni

periglio

Con

>io nel gaudi*


I

Risorger

Anzi

tutto,

versi riferiti

non sono
sacra,

di

molto varia combinazione e tanto nuova


:

sono

una cantata

meno come
XVII
da

tante ne ha la nostra poesia dal secolo


in poi,

con

recitativo,

ariette e coro,

eseguire per musica. Poi, non pu sorgere

n anche un lontano sospetto, a parer mio,


che
possano
essere del

Manzoni:

troppo

essenzialmente discordano dalla sua maniera


poetica d'avanti e di
vero,

dopo

il

1812. Tant'
Borghi,

che

quattro

sono di Gius.

nel principio dell'inno al

Verbo:

Sionne, o regina del mondo.

Della gioia

le

vesti ripiglia
lo schiavo,

Riedi al trono:

l'inunondo

Pi

fermarsi

non osa con

te.

spezzata

la

verga del forte;

Ai seduti nell'ombra di motte Nuova luce percote le ciglia;


Dai legami va
libero
il

pii.

LA RISURREZIONE

121

Ora
suoi

il

Borghi cominci a comporre

g' inni

nel '28 e gli


affatto

stamp

nel '3 1

Come

dunque

improbabile che egli andasse

a rubare quattro versi in un manoscritto del

Manzoni giacente
di lui Giudici
stesso,
il
;

fra le carte

dell'amico
il

cosi chiaro

che o

Borghi

quale nel '28 e nel '29


i

manoscritti
glie
il

suoi
il

inni al

mandava Manzoni perch


fosse

ne dicesse
li

parer
gli

suo ed ove

caso

correggesse,

mand una
cantata,

volta

l'altra

anche

quella

glie la

mand un chiunque
dopo
il

fosse

che

la

compose
la

1831

imitando o rubacchiando
fiorita

verseggiatura

del Borghi.

III.

Fu troppo francamente
vati.

asserito

che

g'

Inni

sacri passassero, sbito che uscirono, inosser-

Lo
la

Spettatore, periodico venuto

fuori

con
alle

restaurazione e

avverso

alle
gli

cose e

idee del dominio francese,

annun-

ziava cosi:
lustri

Le Muse

italiane negli ultimi

a poco altro attesero che a piaggiare


dei partiti alternatamente signo-

le passioni

reggianti.

Perci ben pochi dei loro com-

122

DELL' INNO

ponimenti
posterit,

verranno

tramandati alla

tarda

ove

la

verecondia torni un'altra

volta in onore.

Ma

questi inni
le

del

signor

Manzoni, perenni come


ranto

ghirlande d'ama-

onde

si

fregian le vergini, rimembre-

ranno

ai nostri

discendenti che

la figlia di

Sionne
all'

non ha cessato
italici

mai
il

d' insegnare

eco degli

colli

cantico della lode

al

Creator delle cose. Quattro inni soltanto

egli

ha pubblicato;
bellezze
la

ma
!

qual tesoro

in

essi

d* inspirate

L' inno che ha

per

argomento
intero

Risurrezione, e che

qui per

trascriviamo, pare

veramente uscito

dalla fantasia de' profeti .

Se non che
segnatamente
si

pi tardi su la Risurrezione

versarono
i

con pi

abon-

danza di cuore
si

disprezzi della scuola che


tutta

dava da s con

semplicit

il

titolo

di classica.

AH' abbate Giuseppe

Salvagnoli-

Marchetti, toscano, autore lepidamente


desto di certi
di
le

moDubbi intomo gli Inni Sacri Alessandro Manzoni, bastava trascrivere


strofe

due prime

per

appellarsene con

sincerit di stupore e di linguaggio accade-

mico

all'Italia:

Se questa

poesia, se

questo

modo

dignitoso,
'1

elegante e bello

di scrivere,

me

dicano coloro che ancor

LA RISURREZIONE

123

tengon

viva
:

fra
'l

noi

la

gloria

dell' italico

Parnaso

me

dica lo stesso Niccolini, cui

tanta stima e amicizia

mi

stringe,
il

per quanto
Foscarni

qualche
abbia

giornalista

dopo

suo

voluto

scriverlo nel bel

numero dei
in

divini ingegni romantici:

me

'1

dica tutt'uomo
fatto

che

senta

un poco a dentro Nel


'57,
in

di

poesia

italiana .

piena tiran-

neria dei Manzoniani vittoriosi, Ferdinando


Ranalli,
tutt' altro

brav'

uomo

del

resto
storie,

scrittore

che volgare di

protestava

ancora

noi diciamo che, se questi


sul chitarrone,

non

son versi da cantarsi


esser
lapidati .

vogliamo

Per che ragioni poi quei


abbate e

versi apparissero tanto cordialmente spregevoli


al

lepido

al

buon

Ranalli,

vedremo pi
Romantici,

innanzi.
intanto,

non erano.

Cotesta

denominazione, messa fuori quattro o cinque


anni prima in Germania, dove
le

trovate di

nomi nuovi ed anche mirabolani abondano a ogni occorrenza, per designare una scuola
o una maniera
anche
in

di poesia

molto

ristretta allora

Germania e
pili

assai diversa d' inten-

dimenti e
zoni,

di

forma da questa del Manancora


passato
le

non

aveva

Alpi.

La

imitazione

evangelica, o pi largamente

124

DELL' INNO

biblica, neir arte italiana

antica da quanto
il

Dante; e
e con

negli ultimi tempi

Varano e
con

il

Monti erano
fortuna.

tornati a trattarla

forza

Se non che

que' due trae-

vano dalla bibbia di gran materia decorativa


e macchinosa
:

il

Manzoni invece ne dedusse

per un rivo di fede un'onda di sentimento


fantastico nuovo.

Della Risurrezione

cosi

Niccol
il

Tomterzo

maseo: Io ho
dizio

sentito

persone
stimar

cui giu-

m'

rispettabile,

questo

un degli

inni pi deboli

del Manzoni,
di

non
io

so se per

qualche

negligenza

stile:

all'incontro, se

dovessi

scegliere,

non ne

troverei

uno pi pieno, pi
di

vario, pi ricco

di poesia, pi sapientemente ordinato.


sei

Dopo
con
Senti
forte

anni

silenzio,
la

il

Manzoni ha
d'un

quest'inno
in

aperta

sua nuova via.


giovinezza

esso la

matura

intelletto .

Altrove anche afferma, che, quanto

a pienezza d' idee, a franchezza, a originalit


efficacia

bellezza
altri

totale,

quest'inno

va

innanzi agli

quattro.

Per bellezza
darei
resto

totale e pienezza d'idee io

ancora

il

vanto

alla
'1

Pentecoste: del

mi

accordo

co

Tommaseo.

di

questo specialmente e del

Nome

di

Maria

LA RISURREZIONE

125

e della Pentecoste mi par pi vero ci che


il

Goethe giudicava
che

in

generale

di

tutti:

^ Mostrano

un

soggetto

per

quanto

spesso

trattato,

che

una

lingua, se

anche

per molti secoli

maneggiata,

riappariscono

sempre

freschi e nuovi, sbito

che un fresco

e giovanile spirito sa afferrarli e servirsene .

L'inno ha due
tato
il

parti: nella

prima can-

mistero per s stesso nel

tempo evanmorali che

gelico: nella
il

seconda

gli

effetti

mistero

commemorato e

celebrato opera
cristiana

o dovrebbe operare
dell' oggi.

nella societ

La prima
decima,

parte, dalla strofe


lirica

prima

a tutta

la

epica

la

seconda,

sino al fine, lirica parenetica.

IV.

Nella

prima
il

parte

l'idea

dominante

come nota
e per
il

Tommaseo,

l'ucciso risorto;

la

mirabilit del

fatto,

che anche
cristiana,

fatto

fondamentale della religione


vi torna

il

poeta

sopra a insistere con l'afla

fermazione, con

narrazione, con la

com-

parazione, con le memorie, con la fantasia.

126

DELL* INNO

CO

'1

sentimento. Prima
individuale
della
alla

il

fatto nell'

apprenebrei
il

sione
al

popolare

degli

momento
dinanzi

notizia (str. 1-4): poi

fatto

memoria e

alla

fantasia

degli ebrei, al

passato e all'avvenire

della

nazione d' Israele, nelle profezie e nel limbo


(str.

5-8);

in

ultimo

il

fatto in

s
(str.

stesso,

nel luogo storico, nella leggenda

9-10).

E
La

risorto

or

come a morte

sua preda fu ritolta?

Come Come

ha vinte V atre porte.


salvo un'altra volta
in forza altrui?

Quei che giacque

10 lo giuro per Colui

Che

da' morti

il

suscit,

risorto:

il

capo santo

Pi non posa nel sudario:


risorto
:

dall'

un canto

Dell' avello solitario

Sta

il

coperchio rovesciato:
forte inebbiiato
s

Come un
11

Signor

risvegli-

Nella
sacerdote

prima

strofe

un

gi

mio
poeta

alunno,
clas-

coltissimo

anche di
che
la
il

lettere

siche e pio,

mi not

prese
i

dagFinni della Chiesa su

Risurrezione

concetti e le immagini del ritogliere a morte

LA RISURREZIONE

127

la

preda,

del

vincere

l'atre
taluni

porte,

ecc.

In

un inno pasquale da

attribuito a

sant'

Ambrogio,
figliuolo

da
di

altri

a Roberto re di

Francia

Ugo

Capeto, e da

altri

ancora a Fulberto vescovo di Chartres


suto nel secolo undecimo,
si

vis-

legge:

Quam

devorarat improbus
refudit Tartanis:

Praedam

Captivitate libera

Jesum sequuntur agmina.

[Il

Tartaro restimi

la

preda che empio avea divorato:

libere di piigonia, le schiere

seguon Ges].

Nell'inno

che
il

si

canta a vespro

la

dome-

nica dureinte

tempo pasquale:

vera caeli victima,

Subjecta cui sunt Tartara,


Soluta mortis vincola,

Recepta vitae praemia

Victor, subactis inferis,

Trophaea Christus

explicat.

[O
sono

vera
i

vittima

del

cielo a cui soggetto

il

Tartaro,
vita!

sciolti

vincoli di morte,

ricevuti

premii
i

della

Vincitore, soggiogato l'inferno. Cristo

dispiega

suoi trionfi].

128

DELL* INNO

in quello

alle

laudi,

prima della correVili, cantavasi:

zione fattane da

Urbano
ille

Cum

rex

fortissimus

Moitis confractis viribus,

Pede conculcans Tartara,


Solvit a

poena miseros.

IQuando quel

re fortissimo, spezzate le forze di


il

Morte, con-

culcando col piede

Tartaro, sciolse di

jjena

meschini].

Ma

r abbate Salvagnoli circa a


strofi

tutt'

e due

insieme le

domandava:
lirica

forse nel

Manzoni bont

quel dialogo cosi arido


ei

e cosi oscuro fra due incogniti, con che

d incominciamento a questo inno? Io non


istar qui
il

a fare una dissertazione intorno


ripetere ci

dialogo, e a

che con tanta


il

filosofia

e leggiadria ne ha scritto
Pallavicino
nel suo

valen-

tissimo
stile.

Trattato dello
istruito nelle

Non
senso,

avvi

uomo

per poco

lettere,

non avvi uomo per poco


il

fornito di
il

buon
di
viensi
lirica,

quale non sappia che

dialogo

semplice

domanda
all'

e risposta non conpoesia,

punto
la

alta

siccome

la

quale sdegna tutto ci che non sia


;

grande nei pensieri, nei modi e nelle parole


e che per ci
delle
lo stretto

dialogo non che

scene

soltanto e delle

materie dida-

Fotografia Brogi

La Vergine

adorante Ges, del Perugino


Galleria Pitti
i

l.Firenze,

LA RISURREZIONE

29

scaliche.

Se un dimandare e un rispondere
dirsi

potesse

alta poesia
lirico

e nobile incomine che


ci vieta di

ciamento di

inno,

non appellar nobile e


strade

lirica

poesia quella di
i

tante canzonette che cantano


le
?

ciechi

per

e che

io

mi guardo da trascrivere,

tanta la venerazione che

ho pel Manzoni,
che
di

e tanto abborrisco da qualunque cosa


sentir

possa di
il

scherzo

disprezzo >.
di
tutto,

Cosi

Salvagnoli.

Ma

prima

come

gli

venne

in

mente che queste due

strofe siano solo e

veramente un dialogo, e

un dialogo

di semplice
il

domanda e
non
si

risposta ?

poi,

perch

dialogo

conviene
canzonette

alla lirica?

Se dialogo sono
ciechi,

le

cantate

dai

tanto

meglio; essendo

elleno una testimonianza del

come

il

popolo

conserva certe forme


salmi,

liriche.

Parecchi dei
:

de* pi

animati,

sono a dialogo

sono a dialogo due almeno delle odi di


Orazio, non certo delle

men

belle
di

a dialogo
:

un epitalamio ed un* elegia


dialogo
ballate
lingua.
i

Catullo

a
e

molti

contrasti
tre

in

canzonette
della

dei

primi

secoli

nostra

Queste
nel

strofi

del

Manzoni possono
essere

benissimo
dialogo
tra

senso

letterale

un

due del popolo, a pena corsa

9c

130

DELL' INNO

la

voce del miracolo.

Il

primo interlocutore

un isdraelita non ardente e non protervo,

che dice

Dunque

come
che
il

possibile ?

un discepolo

ET
morti
:

proprio risorto.
altro,

Ma

un fervente,

Io lo giuro per quello dio

lo risuscit dai

risorto !

Tale

senso letterale.

Il

senso anagogico,
ragione

diceva Dante,

l'antitesi tra la
il

come umana

la fede.

Cosi inteso,

dialogo non potrebbe


interlocutore,

essere pi bello.
il

Quel secondo

fervente,

com' vero con quel suo giurainsistente,


il

mento, con quel ripetere


l'affetto

d'innamorato

non posa

nel sudario
ne

quello

con quel-

capo santo pi

con quella rimem!

branza della comparazione davidica

Ma

tutt' altro

parve

al

Salvagnoli.
delle
?

Era un abbate
questioni
ignorasi .
curiose.

che

faceva

un

risorto.

Chi mai

Ma

via!

cristiano,

e mezzo
sacro su

prete o prete intero! In un inno


la

Risurrezione o chi deve esser risorto se

non Ges Cristo?


dicesse
signor

volevate

che nello

scoppio della gran notizia quel povero ebreo

Sapete?
figliuolo

risorto

Ges
di

Cristo

nostro,

vero

Maria e
Giuseppe

dello Spirito Santo, e putativo di

falegname, della generazione di David?

LA RISURREZIONE

131

Ma
non

r abbate ripiglia
si

Chi

ci
ti

afferma ?
dato
il

sa.

Chi risponde? non


!

conoscerlo . Peccato

mente

il

bisogno di

Ognuno sente veraaver qui nome e cognome


figlio

e domicilio de' due interlocutori, e sapere


se
di

uno

fosse,

per esempio, Zaccaria

Zorobabele della

trib di Neftali, e

un

altro....

vattel'a pesca.

Ma
altra

l'abbate insiste:
volta ?

Come

salvo

un

Forse

mori un'altra

volta, e un' altra volta risuscit

questo incognito? .
si

Al certo

guastare

il

gusto,

l'abbate, per non non doveva leggere il

Vangelo, altrimenti avrebbe ricordato come


a

punto

altre

volte
all'ira

Ges

fosse

scampato

alle

insidie

de' suoi

nemici.

Ma

l'abbate seguita:

Io lo
suscit.
fatto,

giuro

per colui

Che da morte
il

il

Chi dimandava
voleva sapere
fatto

non dubitava del

ma
sia,

come:
di

sicch

questo giuramento,

per colui che tu ignori chi


fuori

sembra esser
si

luogo

Ah, n meno

porta

rispetto a
et

San Paolo: per lesum Christum


qui suscitava
e

Deum patrem
Ges
lui

eum a mortuis
Galath.,
I].
Il

[per

Cristo
dai

per Dio padre che

suscit

morti:

Ad

come detto
incalza:

ne' versi appresso.


//

Ma

l'abbate

capo santo pi non posa

132

DELL'INNO

nel sudario

detto

in

modo

lirico

di

famigliare dialogo ? In qual vocabolario mai

poetico sta registrata

quella

bella e nobile

parola
si

sudano?

Il

pi negligente scrittore

guarderebbe

di

porla in una prosa non

dir

ma da pulpito ancora. Chi non sente quanto sia abietta questa parola e il modo con che viene usata,
d'accademia,
dubito
voglia

che non sappia davvero che cosa


dire
lirica

poesia . Certi

critici di

cinquant'anni fa e anche del giorno d'oggi

sono ameni per

gli

odii

feroci, stralunati,

schiumanti, che pigliano a volta a volta con

non c' villania che non dicano. La parola sudario per l'abbate Salvagnoli , come sentite, abietta; non
certe parole alle quali

l'avrebbe messa n anche in una prosa da


pulpito, che, a

come

la tratta l'abbate,

deve

essere

una prosa andata molto

a' cani.

pure Venanzio Onorio Fortunato, un ottimo


retore veneto che fu poeta di Santa

Rade-

gonda moglie
Poitiers, in
Lintea

di Clotario
la

primo e vescovo di
Risurrezione cant

un inno su

lolle,

precor, sudarla lingue sepulcro:


et sine te nihil est.

Tu

aatis ea nobis,

jTogli via

panni del

lino, lascia nel sepolcro

sudarli

tu se* abbastanza per noi, e senza te nulla j

LA RISURREZIONE

133

sudarium del
di Marziale,

latino

classico di

Quin-

tiliano,

di

Catullo.
'

sudario

nei volgarizzamenti

della
fatti

Bibbia e delle

Omelie di San Gregorio

nel secolo

XIV.

che l'abbate Salvagnoli avrebbe voluto

invece Y asciugatoio ?

Nella strofe seconda scrive

il

Tommaseo

che da prima leggevasi,

morto

dall'

un canto

Dell' avello solitario

Giace

il

marmo

scoperchiato.

Pens

poi

forse

il

poeta che scoperrecipiente a cui sia

chiato propriamente
levato
il

il

coperchio.

Onde

corresse

Sta

il

coperchio rovesciato *.

Cosi

il

Tommaseo.

Ma

nell'autografo, stando

a quello che ne riferisce l'on. Bonghi, non


apparisce
cotesta prima lezione; n nel1

l'edizione del

5.

Se non che quanto


almeno per

all'auto-

grafo bisogna intendersi, e correggere alcune


inesattezze nelle quali,
la

Risur-

rezione, caddero
l'on.

il

prof.

De

Gubernatis e

Bonghi.

Il

primo nel suo studio biografico


scrive

su

Manzoni

che l'autografo della

134

DELL'INNO

Risurrezione e

la

stampa differiscono note-

volmente. Ora, se intende di due o tre strofe


nell'autografo cancellate,
scritto netto, la lezione

ha ragione
che
il

ma

lo

poeta lasci

ultima senza cancellatura, in tutto e per


tutto
il

conforme all'edizione del

'15.

La

quale

Bonghi non vide, se bene ne riportasse

in nota la descrizione, poi che,

dopo detto
scritto nel-

che l'inno fu stampato come


l'autografo, aggiunge:

non v'ha
versi

nello

stampato se non due


nello scritto
strofa . strofa

soli

dei quali
nell'ultima

non
nella
in

traccia.

Sono

Ora
versi

prima edizione l'ultima


tutto
gli
stessi

ha

che nel-

r autografo:

solo

nelle

edizioni

successive

quattro furono emendati o rinnovati,

come

vedremo a suo luogo.

Tornando
fece
s'

alla critica del

Salvagnoi e com-

pagni, la comparazione del forte inehhriato

scandalo.

cotesto

punto

l'abbate

imbizzarri a provare che quel passo nella

Scrittura

non deve
gli

dir cosi,

e che interpreti

e traduttori

danno un senso diverso da


Il

quello della vulgata.

Tommaseo

ebbe, a

parer mio,

il

torto di spender troppe parole


Il

a difesa del Manzoni e della vulgata.


che
il

fatto

salmo settantesim' ottavo verso 65,

LA RISURREZIONE

135

nella

versione

latina

accolta

dalla

Chiesa

cattolica, canta:

Et
il

excitatus est

tamquam
come

dormiens dominus,
latus

tamquam
Signore
si

potens crapurisvegli

a vino [E

uno che dorme, come un gagliardo ubriacato


dal vino].

Quel crapulatm

un p* crudo,

tanto pi che l'originale ebraico suona (mi

dicono) vinto o vero oppresso.

dall'ori-

ginale Giovanni Diodati tradusse cosi,

Ma

*I

Signor

si

dest dal sonno

fiso,

Qual

se oppresso dal vin forte guerriero

Si riscuote talor, sclama improvviso:

e Martin Lutero, in prosa,

Und

der Herr
Starker

erwachte

n>re ein

Schlafender,

tie ein
il

jauchzet, der

vom Wein kommt : e


'1

p.

Curci

gesuita (ogni terno perfetto), gareggiando


di fedelt e brutti versi co
vinista.

lucchese cal-

Ma

qual dormente

il

mio

signor destossi

quale un

uom

prode gi dal vino oppresso.

Ora, o che

il

forte

sia

detto

oppresso o
esulti
,

vinto dal vino,


giubili dal vino,

o che esclami ed

o
in

o che

sia
l'

inebriato,

fondo, lo stesso. Del resto

imagine o com-

parazione dell'ebriet torna altre volte nella

136

DELL'INNO

poesia della Scrittura

ricordo la terra che

davanti al Signore barcolla

come un uomo

ebro >

[Isaia,

XXIV,

20].

la
i

comparaforti

zione o imagine di quelle che


delle et
giovini,

poeti

David, Omero, Eschilo,


alla

Pindaro, lanciano
canto:
i

brava nel fervore del


eulte le limano

letterati
il

delle et
la

le

tosano;

Manzoni

riprese e gitt

netta e rozza com'era.

fece bene; tanto


si

pi che in que' suoi versi


parli

pu presumere
dicevano, color

un ebreo, quasi citando l'autorit delprofeta.

l'antico

E,

come
'1

locale.

La morte

pass su

leone di Giuda,

come

un'ebriet sur un giovine robusto.

Come, a mezzo
Si risente

del

cammino,

Riposato alla foresta


il

pellegrino,

si

scote dalla testa


foglia inaridita.

Una
Che

dal

ramo

dipartita,

lenta vi rist:

Tale

il marmo inoperoso. Che premea l'arca scavata,

Gitt via quel Vigoroso,

Quando

1'

anima tornata

Dalla squallida vallea.

Al Divino che

tacea

Sorgi, disse, io son con

Te.

LA RISURREZIONE

137

Dopo

la

comparazione

biblica,
ia

eccone

una quasi a dire omerica per

minutezza,
termini;
in

moderna per
una
strofe,

la

esattezza dei

per elezione e disposizione di

parole, per pose di accenti, per rispondenza


di versi, perfetta.

Si

risente,

non

5/

desta:

scuote dalla testa,


dipartita,
ridita
:

non rimove con

la

mano:
Forse

non staccata, anche perch ina:

lenta lenta vi rist

tutto bello.

che nel primo verao Quale avrebbe suonato


meglio di Come, anche per
la

corrispon-

denza

all'altro

termine della comparazione.

La

strofe

quarta

d'intonazione forte,
elocuzione.

ma non

senza

difetti di

Che

quell'aggiunto d* inoperoso dato al

marmo,
mi par
scivola:

quasi avesse potuto far altro che stare ino-

peroso ? > domanda


difficile

il

Ranalli

rispondergli.

Il

Tommaseo

Inoperoso qui dice la facilit

con cui vinse


Il modo Non doveva
il

ogni ostacolo

il

Salvatore risorto.
dir
al

non proprio, a
piacere n anche
scrisse

vero

Manzoni,

quale vi

sopra,

nell'interlinea,
il

faticoso.

seguita

domandando

Ranalli
>*

mai delle arche non iscavate?

vedestu A questa
il

opposizione risponde, parmi bene,

canon.

138

DELL'INNO

prof. Francesco Masotti, cosi. Si


al

d biasimo

Manzoni
di

dell'aver dato

ad arca l'ozioso

aggiunto

scavata,

non potendo essere

arche che scavate non sieno.

Ma, per

inten-

dere

la

ragione di quell'epiteto, conviene


alla particolar

por mente

forma del sepolcro

di Cristo e all'antica

maniera di sepolture
Ebrei. Costituivano

ch'era in uso presso


il

gli

sepolcro di

Ges

Cristo due diverse spedelle


quali la

lonche tagliate nella roccia,

prima serviva

all'altra di vestibolo
l'altra,

e rima-

neva aperta;

tutta scavata nel vivo


si

della rupe profonda, era alta


in piedi a
la

che un uomo
toccarne

pena poteva con


volta,

la

mano

sommit della

e vi

si

entrava dalla

parte d'oriente per una postierla, alla quale

venne apposto

il

gran sasso. In questa seconda


il

spelonca fu deposto

corpo di Ges Cristo,

e propriamente sopra un loculo scavato nella


parete settentrionale di essa, lungo sette piedi

e alto tre palmi da terra. Tutto ci con-

forme a quel che ne dicono


e
al

gli

Evangelisti,
attestatoci

costume antico degli Ebrei

dal Genesi laddove detto del seppellimento


di

Sara

(e.

XXIII,

v.

19)

Atque

ita

sepe-

Abraham Saram uxorem suam in spelunca agri duplici, quae respiciebat Mambre
livit

LA RISURREZIONE

139

[E

cosi

Abramo

seppell

Sara sua moglie

nella spelonca del

campo doppia, la quale riguardava verso Mambre], e dove narrasi


sepelieruTt

della sepoltura di

Et
in

Abramo (e. XXV, v. eum Isaac et Ismael filii


sita est

9)
sui

spelunca duplici quae


seppellironlo

in

agro

Ephron [E
suoi nel
figli

Isaac

e
la

Ismaele
quale

nella
di

spelonca doppia

campo
il

Efron]. Ci posto, chi non


di scavata dato
la

vede che con l'aggiunto


arca,
liare

ad

poeta ha voluto dinotare


di

pecu-

forma della tomba

Cristo, per la

quale essa differisce


funerarie?

dalle

consuete arche

Di quel
fatto

sostantivo e di quell'attri-

buto
la

egli

ha

una cosa sola per integrare

nozione del sepolcro di Cristo.

questo

preciso accenno alla lettera dell'evangelio

{quod exciderat
stato tagliato
in

in

petra

una pietra
il

il

quale

era
erat

excisum de petra
gliato d'

una pietra

quod

quale era stato intain

monumento
)

exciso

in

un monumento

tagliato

mi sembra

opportunissimo in un inno sacro, che pe'


frequenti ricorsi delle parole della Scrittura,
quali

hanno luogo

di

fatto nella Risurre-

zione, ci guadagna di verit

di

altezza.

Quel che

ci

offende nell'epiteto adoperato

140

DELL'INNO

dal

Manzoni non
al soggetto,

gi la sconvenienza di

quello

ma

piuttosto la colloca-

zion sua nel verso:

quel concetto, di sua


dell'essere
il
il

natura

accessorio,

sepolcro

incavato nella roccia,

poeta

lo

ha espresso
posto nella

con un vocabolo piano


pili

trisillabo,

cospicua parte del verso: cosicch avsi

viene, leggendo la strofa, che ci

bada un

po' troppo .

Seguitando:

il

gitt via

ancora

il

Ranalli

ripiglia

non locuzione da
Cotesto no:

gittar nella

spazzatura?

ma

detto del coperchio dell' arca, rovesciato da

una parte,
zione,

nella

istantaneit
Il

della

risurre-

non par proprio.

gittar
:

via

la
gli

spada del Boccaccio


esempi di

tutt' altro

simili locuzioni addotti dal signor

Luigi Venturi, fino commentatore degl'Inni,


qui tengono.

Vallea di Dante, Vede

lucciole gi per la vallea (Inf.,

XXVI,

29),

da
le

cui l'Ariosto Giunti nella vallea trovan

donne

(Pur.,

XXXVII, 26)
se

ma non

della

lingua

italiana,
:

di formazione per-

fettamente francese
il

non che, dice bene


parve difendiil

Tommaseo,

chi oserebbe mutarlo?


al

N
bile,

anche
gli

Tommaseo

parve improprio e negletto,

LA RISURREZIONE

MI

divino che iacea, che, egli osservava, non


si
1*

pu intendere se non del corpo, giacch


anima,

molto
.

meno

la

Divinit,

non
sta
:

erano quivi

pure teologicamente
il

me

lo afferma,

con questa nota,

canonico

Masotti

Premettiamo una breve espodella Chiesa


11

sizione della dottrina


alla

intorno

morte
quello

di Cristo.

Verbo non
si

dimise

mai

che

una volta aveva assunto


L' anima
separ
dal

facendosi

uomo.

corpo per morte,


si

ma

n quella n questo
persona del

disgiunsero

dalla

Verbo
la

per dalla divina natura. Pertanto, morto


Cristo, poteva
dirsi

ugualmente che
il

sua

anima era divina, e divino


r ebber
mai,

suo corpo,

non quasi avessero divina natura, che non

ma come non

sussistenti

di

altra sussistenza

da quella del Verbo Dio.


p., q.

San Tommaso (Summa iheoL, 3


art.

50,

di
e.

2 e 3) cita a questo proposito le parole Giovanni Damasceno (Ortod. fidei, lib. 3,


27): Corpus et anima
simul ab initio

in

Verbi
licet

persona
in

existentiam

habuerunt

ac

morte divulsa

sint,

utrumque

tamen eorum unam Verbi personam qua


subsisteret

semper habuit

neque enim

unquam

aut

anima aut corpus peculiarem

142

DELL'INNO

atque a Verbi subsistentia distinctam subsistentiam habuit.


principio

[Corpo e anima
insieme
e
se
esistenza

fin

da

ebbero

nella

persona del Verbo;


staccati,

bene
l'

in

morte
loro

tuttavia

V uno

altra

di

ebbe sempre
cui sussistere

la sola
;

persona del Verbo in

imperocch non mai o

Tanima o

il

corpo ebbero sussistenza partico-

lare e distinta dalla sussistenza del

Verbo]

Ora, poich

il

corpo di Cristo nel sepolcro

non

sussisteva per s,

ma

della

sussistenza

stessa del

Verbo,

al

quale era unito,

come

fare a designare nella celebre strofa questo

peculiar

omesso
desse

il

modo di sussistenza? Il Manzoni, nome corpo perch non s'inten-

che fosse designato con quello un

corpo umano sussistente per s medesimo,


fece
dell' epiteto

Divino, scritto
proprio,

con
il

la

maiuscola, un
nella

sostantivo

quale

sua
la

indeterminatezza significasse apmisteriosa


l'

punto

unione
arcana

del

Verbo

al

corpo di Cristo e
questo in Lui:
strofe scrisse

sussistenza

di

cosi nel verso ultimo


lettera maiuscola.

della

Te con

Nel

salmo decimoquinto, dove un manifestis-

simo accenno
versetto
1

alla risurrezione di Cristo, al

ricorre

una frase

in tutto

analoga

LA RISURREZIONE
a quella adoperata dal Manzoni

143

Quoniam
in inferno

non derelinques animam


nec dahis

meam

sandum tuum
al

videre corruptionem

[Per che non abbandonerai V anima mia


neir inferno n darai
la

santo
qui

tuo vedere

corruzione].

Anche
un

dell* aggettivo
*l

sandum

fatto

sostantivo, co
il

quale

vuoisi certamente dinotare

corpo, in risponnella

denza all'amma, di cui parola


parte del versetto
>^.

prima

Pi tosto da avvertire (e a
lo avverti
il

me anche
1*

canonico Masotti) che


il

atto

del rovesciare

coverchio

marmoreo del
al

sepolcro, dato dal poeta


risorto,
il

moderno
lo

divino

racconto

evangelico
:

assegn
:

invece

un angelo

Matteo, XXVIII, 2

Angelus enim
et

Domini descendit de coelo


lapidem,
et

accedens revolvit

sedebat

super

eum [imperocch

l'angelo del Signore

scese di cielo, e venuto al sepolcro rivolt


la pietra,

e sedeva sopra essa].


il

il

racconto

evangelico, nota giustamente


della

Masotti, d

potenza da

Cristo

mostrata nel suo

risorgimento un concetto pi grande e nobile


di quello
il

non

faccia

il

Manzoni. Secondo
per
la

testo deir evangelio. Cristo

propria

virt della divinit,

con

tutta

intera la sua

144

DELL'INNO

umana
la luce

natura usci dal chiuso a traverso


Che
Tra
11

avello

come

il

cristallo.

parola
i

si

diffuse
l

sopiti d' Israele


le

Signor
Signor,

porte ha schiuse

li

l'Emmanuelel
vostro
il

sopiti in aspettando,
finito
il

bando

Egli desso,

RaJentor.

Pria di Lui nel regno eterno

Che

mortai sarebbe asceso ?

A
Il

rapirvi al

muto
tempo

inferno,
:

Vecchi

padri. Egli disceso


antico,

sospir del

II
Il

terror dell' inimico.

promesso Vincitor.

In queste

due

strofe

osserv

il

maseo

gli

Tom;

* non

manca certamente
il

la vita

n da dire che troppo


sopra un' idea cosi grande
dubito
,

poeta

insista

quello di eh' io

se tutte le frasi siano cosi forti

di pensiero

come

sogliono nel poeta nostro


l'

se la meraviglia e

affetto

non

lo porti

ad
del

un'abondanza
nario
ne' suoi

di facondia
versi.

che non d'ordique'


;

Tutti

titoli
il

Redentore son

veri,

son

belli

ma

sospir

del tempo antico non sarebbe


vicino ai vecchi padri
in

egli

molto

ed

all'

altro o sopiti

aspettando ?

il

terror

dell' inimico

LA RISURREZIONE

145

non sarebbe
vindtor ?
egli gi

egli quasi tutt*

uno

col

promesso

E quel

promesso non accennerebbe


all'

troppo

idea contenuta nelle due

strofe

che seguono ? Giacch e nella strofa


e in quella che precede
si

Ai mirabili veggenti,
alle

due accennate,

vien toccando
forse
i

dello

stesso portento.
versi,

per questo

due
lanlirico

rapirvi

al

muto

inferno.

Vecchi

padri, egli disceso, par che

vengano
di

guidi in

mezzo

alla

vivacit
il

quel

movimento.

Cosi

Tommaseo: troppo
All' ode, e

acuto, per avventura, e sottile.

specialmente
la vittoria, le briglie

al

cantico dell'entusiasmo per

bisogna lasciare un poco ondeggiar


'l

su

collo

gi quel largo ondeggia-

mento

della strofe in certi casi

una bellezza

esso solo.
Ai mirabili Veggenti, Che narrarono il futuro,

Come
Narra

il

padre
casi

ai figli intenti

che gi furo.

Si mostr quel

sommo

Sole

Che, parlando
Alla

in lor parole.

terra Iddio giur;

Quando Aggeo, quando Isaia Mallevalo al mondo intero Che il Bramato un d{ verria;
Quando,
Lesse
i

assorto in suo pensiero,

giorni numerati,

degli anni ancor


si

non

nati

Daniel

ricord.

lOo

146

DELL* INNO

Di

queste

il

Tommaseo
le

giustamente

Non

pago d* accennare
vano
un
il

profezie che annunzia-

grande avvenimento, d'accennarle


fatto
in

con un verso o due (come avrebbe


poeta
pi

timido per
egli

non cadere

enumerazione prosaica),

ne tragge quelle

due

strofe.

Ai

mirabili veggenti,

dove ogni
rimangono,
d*

parola poesia.

Della settima
cancellati,

nell'

autografo
il

due abbozzi e

principio

un

terzo

1)

Voi che a

gente ahi troppo sorda

Ragionaste del futuro.

Come

il

vecchio

si

ricorda

De

le
le

cose che gi furo,

narra a

figli

intenti

Che l'ascoltano sedenti Al notturno focolar....


2)

Voi che un

df vi ricordaste

De

l'et

non nate ancora,

rapiti le narraste

A
11

r Ebreo fedele
narra
i

allora.

Come

prischi eventi
i

buon padre a

figli

intenti

3)

Al notturno focolar.... Voi profeti, che a le genti


Favellaste del futuro....

Si vede che

il

poeta prima avea pensato a


lirica tutto

due
si

strofe.

Certo nella

quel che

accorcia guadagnato. Sacrificata dunque

LA RISURREZIONE

147

r apostrofe, e va bene

una terza apostrofe

dopo
sorda

O
nel

sopiti e

dopo Vecchi padri era

troppo.

Ancora: T esclamazione ahi troppo primo abbozzo suonava forse


:

troppo retorica

nel secondo l'et

non nate
due
era

ancora e
rime
zione,

l'ebreo fedele allora, con

fatte d'

un avverbio della

stessa forma:

pareano versi da principiante


buono.

e'

un buon padre, troppo


anche
la

Sacrificata

imaginetta episodica
intenti

della

dome-

sticit, figli

Che
;

l'ascoltano sedenti

Al

notturno focolar

o, meglio, abbreviata,

ai figli intenti
ficata

Al

notturno focolar; sacridistrarre

bene

non bisognava
in

qui
il

l'attenzione con imagini secondarie.

Ma
fu

raccoglimento
felicissimo ?

una

strofe

sola

egli

e non troppo

stretto

a un

tempo

in

imagine e troppo diffuso


quel

in parole,

sommo

Sole

Che, parlando
Alla
terra

in lor parole.

Iddio giur ?

Dovrebbe

essere quel di Malachia (IV, 2)


voi,
;

Nascer per

tementi

sole di giustizia
delle abusate

ma

quel

nome mio, sommo Sole


il

il

forme convenzionali,
in lor

il

ohe

ambiguo,

il

parlando

parole (per bocca

148

DELL'INNO

dei

profeti)

duro e languido.

Un

tratto

ardito era, vi ricordaste dell'et

non nate
strofe

ancora: e

il

poeta

lo

riprese

nella

appresso con quel

Daniele, che nel tratto

caratteristico assorto in

suo pensiero e nella

purit della linea di potente disegno.


Era r alba
e molli
l'altre
viso,

il

Maddalena e

donne

Fean lamento sull'Ucciso;


Elcco tutta di Sionne

Si commosse la pendice,

la scolta insultatrice

Di spavento

tramoiti.

Un
Era

estranio giovinetto

Si pos sul

monumento
vestimento:
'1

folgore l'aspetto.
il

Era neve
Die

Alla mesta che

richiese
:

risposta quel cortese

risorto;

non

qui.

L' autografo nel primo verso della strofe

nona legge Era


nell'interlinea in

il

vespro,

corretto
al terzo

sopra
legge

Era l'alba;

in su l'Ucciso; e cosi la

prima edizione. In

margine poi l'autografo notato Matth.


XXVIII, / e segg.

infatti

le

due

strofe

sono traduzione dell'evangelio secondo Matteo (XXVIII,


1-8),

che suona cosi:


gi
si

<

La
il

notte del sabato,

quando

schiariva

LA RISURREZIONE

149

primo giorno della settimana, and Maria

Maddalena e
cro.

l'

altra
si

Maria a

visitare

il

sepol-

Ed

ecco

fece

un gran terremoto,

perch l'angelo del Signore scesce da cielo


e venuto
si

al

sepolcro rovesci la pietra e vi


:

pose a sedere su
folgore e
il

il

suo aspetto era


si

si

come

vestimento
le

come neve.
e

dalla

paura

guardie

sbigottirono

rimasero
disse alle
io so

come

morti.
:

Ma

l'angelo parl e
:

donne

Non

vogliate temere, voi


il

che voi cercate Ges


:

quale stato

crocefisso

egli

non

qui,
>^.

come
fa

egli

aveva detto
il

perch risorto

Il

poeta non

che tradurre

vangelo.
il

Tradurlo con

tale maestria

non

maggior merito: ci

l'

che

il

lo

mostra poeta,

gli

ardire di tradurlo
lirica

pensiero di trarre poesia

da una
Cosi

narrazione ignuda, qual potrebbe farla par-

lando

lo

spositore

pi

schietto .

il

Tommaseo. La

strofe decima, specialmente

ne* primi quattro versi, mirabile per purit

e schiettezza di parole, di suoni e di linee.

V.
Nelle
strofi

sin qui

percorse

la

leggenda

evangelica fu compenetrata, svolta, cantata

150

DELL'INNO

per

ogni
il

sua

parte e in

tutti

suoi spinti;
il

ma

sentimento sempre individuale,

sentimento della fede cristiana rimeditato con

ardore da un animo del secolo decimonono


aspirante a diffondersi,
il

particolare ten-

dente a divenire universale per forza d'arte,


anzi che
il

sentimento diffuso dal popolo nell'universale


facentesi
artistica-

r individuo,

mente

particolare.

Difficile

per

ci,

se pur

non

impossibile, trovar paragoni all'inno

manpi

zoniano nei cantici d*un


popolare.

cristianesimo
in Italia

La

religione

ebbe

due et

segnalate da manifestazioni e fioriture diverse:

pi prossima, del cattolicesimo nazionale dal


secolo XI
i

a oltre mezzo

il

XV:

pi lontana,

del cristianesimo
I

romano
i

nei tempi barbari.

cantici latini e

primi volgari del cattoli-

cismo nazionale, spirando su dai grandi peccati

e dai grandi terrori del


avvolgersi

medio evo,
tenebre
inferno
:

amavano ancora
le laudi

nelle
dell*

della dissoluzione e nel

fumo

toscane del trecento e di poi natuil

raleggiano

Natale,

la

Vergine,

altri santi

e altri misteri;

ma

della Resurrezione

non

un canto degno.

A pena madonna Lucrezia


il

Tornabuoni, moglie di Piero de' Medici e

madre

di

Lorenzo

Magnifico,

la ispiratrice.

LA RISURREZIONE

151

dicono,

rascoltatrice
la

del

Morgante, ha Limbo,
della

una laude su

discesa di Cristo al

da

cantarsi

come Ben venga maggio,

quale alcune strofe riecheggiano con franca

armonia

il

trionfo spirituale

che la gran preda

Lev a Dite del


Ecco

cerchio superno.

il

re forte,
il

Elcco

re forte!

Aprite quelle porle.

prncipe infernale.

Non
Che

fate resistenza
il

Egli

re celestiale,
:

vien con gran potenza

Fategli riverenza.

Levate via

le porte

ecco

il

re forte.

Chi questo potente

Che
Elgli

vien con tal vittoria ?

il

signor possente.
signor di gloria
la vittoria, la
;

Egli

il

Avuto ha
Elgli

ha vinto
la

morte: ecco

il

re forte.

Egli ha vinto

guerra
;

Durata g' molt' anni

fa tremar la tenra.

Per cavarci d'affanni:


Riempier vuol
gli

scanni,
:

Per

ristorar
il

sua corte

ecco

il

re forte.

vuole

padre antico,

la

tua compagnia:

Abel suo vero amico.

No

si

metta in via
si

Mois qui non


Venite
alla

stia

gran corte

ecco

il

re forte.

!52

DELL'INNO

Della pi

antica et notevole,
;

in raf-

fronto a questo del Manzoni, un inno

autore
;

Paolino patriarca di Aquileia nel secolo Vili


la cui santit

venerata su

gli altari,

ma

la

fama

di poeta giace oscura negli

immani e

polverosi volumi delle edizioni critiche e delle


storie regionali.

ed

ecclesiastica,

Di quella coltura letteraria romana e cristiana, che


di quel primo, se

Carlo

Magno

volle ravvivare nel rinnovato

impero cristiano-romano,

mi

lecito dirlo, rinascimento,

come
gli

italiani
spiriti,

furono nel senso della

romanit

cosi furono italiani g* instrumenti.


o,

La

gloria,

per dir meglio,

la
;

rappresentanza
i

officiale

fu presso Alcuino
della

ma

pi efficaci scrittori

rinnovellata

coltura

furono Paolo di
Friuli,

Varnefrido, nato in Cividal del


cato
in

edu-

corte

degli

ultimi

re

longobardi,

venuto poi a corte di Carlo Magno, morto


a Montecassino circa
il

799, longobardo di
lui,
;

nobile gente, romanizzato; coetaneo di

Paolino d* Aquilea, romano anche d* origine


infine
Italia
il

Teodulfo,

che

il

Magno
dove

dall'Alta
sotto lui e
e,

chiam

in Francia,

successore visse

vescovo d'Orlans,

dopo aver parteggiato per

la ribellione italica
;

di Bernardo, vi mori nel!' 821

goto roma-

LA RISURREZIONE

153

n'zzato.

Rappresentano,

si

pu

dire,

tre

elementi formatori del nuovo popolo italiano


nei tempi barbarici
tre,
;

unificati,

come sono
1

tutti

nella
i

coltura

che salv
tutti

latini

e tra-

sform

barbari;

tre affratellati nella


la

religione,

che sola era


Io

coltura.

Paolo di
Teodulfo,

Varnefrido,

storico
la

classico,

poeta classico, sono


si
il

giovine barbarie che

rifa nell'arte

antica e rifa l'arte antica:


vivacit

romano Paolino ha Invece qualche

e schiettezza,

come un movimento
730

del vecchio

popolo

italiano

che ringiovanisce.
nel distretto di Aqui-

Nato
leia
lino,

circa l'anno

o pi largamente nel Foroiuliano, Paonel 776,


il

quando Carlomagno combatt


ribelle

ed abbatt
Friuli,

Rodgando duca
segnato
in

del
il

era professore di lettere, poi che

re
a'

franco

con
giugno

diploma
di

Ivrea

17

di

quell'anno

concedeva
duca

certe terre di
ribelle,

un Valdando,

settatore del

a Paolino, molto venerabile uomo,


dell' arte

maestro

grammatica

nello stesso
alla

anno Paolino
l'uomo

fu

anche sollevato

sede

patriarcale d* Aquileia.
fu

Da

allora in poi egli

nel quale

Carlo riponeva ogni


religione; fu
tutti

sua fiducia

per

le

cose della

r uomo cui Alcuino ammirava sopra

per

154

DELL'INNO

la

salda

dottrina

della

fede e per

la elo-

quenza.
tendogli

lui

si

rivolgeva Carlo sottometavvisi

dubbi e chiedendone

per
;

regolarsi negli affari della chiesa e dello stato

a
di

lui

ordinava di scrivere contro

le eresie

Felice

vescovo d'Urgel e di Elipando


di

vescovo

Toledo.

lui

si

rivolgeva
su'
riti

Alcuino confortandolo a scrivere

del

battesimo, e mandandogli certi piccoli enigmi


assai futili in esametri

da indovinare; e

Io

salutava o pastor electe gregis

et custos

portarum
potente

civitatis

Dei, qui clavem scientiae


et

dextera tenes

quinque
;

lapides

limpidissimos laeva recondis

gli

diceva

con quel suo pessimo tumor

di figure

che

non

si

lascia tradurre
te

n anche risibilmente

At

omnium

adspiciunt oculi, aliquid de

tuo affluentissimo

eloquio

coeleste

deside-

rantes audire et ferventissimo sapientiae sole


frigidissimos

grandinum lapides qui culmina


Salomonis
ferire

sapientissimi

non metuunt

per te

citius resolvi

expectantes.

ci

fu

sinodo in Francia in
cui Paolino

Alemagna
di

in Italia,

o per ordine
;

Carlo o per suo

zelo

non

intervenisse

n questione o affare

ecclesiastico

del

quale

non avesse

parte.

Fu

legato apostolico al sinodo d'Aquisgrana

LA RISURREZIONE

155

tenuto
chiese

l'anno
dei

789 per

la

restituzione

alle

beni usurpati: fu al

sinodo di

Ratisbona (792) e di Francoforte (794)


contro certa eresia urgeliana: raccolse egli
stesso

un

sinodo

in

Cividale

del

Friuli

r anno
la

7%

e un altro in Aitino V 803 per


la
il

conservazione della fede e

riforma dei

costumi.
i

Mori neir804. Oltre

simbolo e

canoni del concilio foroiuliese, rimangono


il

di lui

Liber exhortationis, parenesi

reli;

giosa e morale, a Enrico duca


il

del Friuli

Sacrosillabo contro l'eresia di Elipando

in

nome

del sinodo di Francoforte

tre libri

contro Felice primo autore di quella eresia


e maestro di Elipando
:

lettere

e carmina.

Degli undici
fidei,

carmi, sol

uno,

De
Di

regala
gli

didascalico e in
i

esametri;

altri

sono cantilene, e
uno.

pi inni sacri.

questi

De

cathedra romana Sancii Petri, in


di

tetrastici

giambici

quaternari,

che

il

metro pi usuale agl'inni della Chiesa;


altri

gli

sono

tutti

di

giambici

senari,
;

ma

in

diverse
strofi

composizioni di strofe

parecchi a

di cinque versi,

che
a

il

metro degli

inni di

Prudenzio

altri

strofi di tre versi

chiuse ognuna con un adonio, quasi contraffazione della strofe


saffica,

ed forma me-

156

DELL'INNO

trlca

che non trovo usata da


composti
a
orecchio,

altri.

senari

sono

con

un gran

disprezzo o pieno oblio della quantit latina

(Domirius, admonlti, resplendere),

ma con
effetto

un vivo senso del ritmo e un vivissimo


ritmico.

Le due
d' Aquileia

sole cantilene di

argomento non
distruzione

sacro sono lamenti.


:

Uno,

su la

quae

in

altum extollebas verticem,

quomodo
tempus
in

jaces despectata, inutilis,

pressa runis;

nunquam omne
I

reparabilis

Pio cantu

tibi,

cythaia et oigano,

luctus advenit,

lamentum

et

gemitus;

ablatae

tibi

sunt voces ludentium

ad

Quae

prus etas civitas nobilium,

nunc heu
urbs eras

facta es rusticorum speleum

regum

pauperum tugurium

permanes modo.

Repleta quondam domibus sublimbus,


ornata mire niveis marraoiibus,

nunc ferax fnigum


ruricolarum.

metirs funiculo

Sanctorum aedes,
turmis impleri,

solitae

nobilium
;

nunc replentur vepribus

proh dolor, factae vulpium confugium


sive serpentum.

LA RISURREZIONE

157

Terras per omnes circumquaque venderis.

Dee

ipsis in te est sepultis requies:

projiciuntur pr venali

nurmore

corpora tumbis.

[*

O tu che levavi
di

si

alto

il

capo,

come

giaci dispetta, inutile,

oppressa
volga
!

mine,

non pi

riparabile

ornai

per tempo che

In vece di canto, di cetra e d' organo, a te viene lutto,


:

lamento e gemito
alberghi-

non

pili

voci

d' uomini in allegria a

gli

Tu

che prima
:

eri citt di nobili,

ora, ohim, se*

fatta spelonca di villani

citt eri di re,

rimani tugurio di poveri.

dal

Gi gremita
funicelle

di sublimi palazzi, meravigliosamente ornata di

marmi bianchi come neve, produci


de' contadini.

ora

le

biade e
dei santi,

sei

misurata

templi

soliti esser
fatti,

riempiti dalle torme de' nobili, pieni or sono di spini,

oh

dolore, rifugio di volpi e di serpentil'

in

Sei venduta
te

tutt' ali

intorno
:

per

tutte
i

queste terre, n

hanno posa pur


il

sepolti

si

gittano

corpi via

da

le

tombe per vendere

marmo *].

Manca
di cui

ogni

afflato della

tradizione epica,

almeno una

favilla sprizz

dal

nome

di Aquileia alle
risente in questa

nuove genti
poesia

d' Italia,

ma

si

ecclesiastica

l'eco

della
le

commozione

dei profeti meditanti su


il

ruine della patria. Ci che


cristiano deplorava

povero poeta

romano
della

su lo scheletro
infelice

citt

dell'impero,

un

poeta,

romano anch'esso ma non


alle citt

cristiano dell' inge-

gno e dell'animo, vaticinava

dieci secoli

dopo

italiane nell'ignavia

della servit:
soli

pochi

Forse

fien vlti,
la

le

citt latine

Abiter

cauta volpe e l'atro


fra le alte

Bosco mormorer

mura.

158

DELL'INNO

II

poeta moderno nulla certo sapeva del


sopra Aquileia,

vecchio lamento latino

ma

forse rimut e rifece in meglio qualche cosa


di recente che,

merc

l'

abilit del traduttore,

pareva bello
zese
:

in

una famosa impostura scoz-

il

solitario
le

cardo

Fischiava

al

vento per

vuote case;

Eld affacciarsi a le finestre io vidi

La

volpe, a cui per

la

muscose mura
il

Folta e lungh* erba iva strisciando

volto-

Se non che queste


siche

volpi, romantiche, clasfigliatura delle

barbare,

son tutte

volpi ebree che

Geremia vide

il

erranti su le
di

ruine

del
si

tempio:

monte

Sion
.

diserto,
Il

che

le volpi vi

camminano

lamento

aquileiense

pot essere stato

composto da Paolino, quando era maestro


di

grammatica

ma un

altro su la

morte di

Enrico duca

dell'Istria

e del Friuli, attribuitogli

da un manoscritto
fu
fatto

della Nazionale di Parigi,

da

lui

patriarca negli ultimi anni


io
:

della vita.

Per che

non dubito

ch.^

il

lamento
la

sia

di Paolino

e' di lui la lingua,

versificazione, l'accento
egli

poetico. Enrico,
di salu-

per cui
tevoli

aveva

scritto tre libri


il

ammonimenti, era

glorioso

duca del

LA RISURREZIONE

159

SUO

Friuli,

che pi volte aveva battuto


la

gli

Unni e presa

prima loro

citt,

Ring, con
fu

tesori

le

prede

raccoltevi.

Quando

spento nel 799 in una ribellione della Liburnia,


il

vecchio patriarca torn poeta e chiam


i

piangerlo

fiumi

le

contrade

della

Moravia e

della

Pannonia che Enrico aveva


i

domate e
della
i

pacificate,

fiumi e le
egli

contrade

Venezia Giulia che


liguri,

avea governata,

feudi

la

lontana

Strasburgo

onde

egli era nativo.

flet

Mecum, Timavi saxa, per novem fontes


salsa glutit

novena flumina,
redundanta,
ponti ionici.

quae

unda

Mister Saiisque, Tissa, Culpa,


Natissa, Corca, s^urgitfs Isoncii.

Miruum,

Henricum, mihi dulce nomen,

piangile,

Syrmium, Polla,
Julii

tellus

Aquileiae,
ruralia,
:

Forum, Cormonis

rupes Osopi, juja Cetenensium

Hastensii

humus

ploiet et

Albenganus.

Nec
est

tu cessare

de cuius confinio

oriundus, urbs dives argentea,

lugere multo gravique

cum

gemtu
nobili

civem famosum

perdidisti,

germine natura claroque de sanguine.

Barbara lingua Stratisburgus


olim quod

diceris

nomen

amisisti celebre,

hoc ego

tibi

reddidi mellisonum,

amici dulcis ob

amorem

qui

fuit

lacte nutritus juxta

flumcn Qurnea....

160

DELL'INNO

Ubi

cecidit vir fortis in praelio,

clypeo fracto, cruentata romphea,


lanceae

summo

retunsona iaculo ?
fundis, saxa (oitia

Sagittis fossum,

corpus ingesta contrivisse dicitur.

Tradurr come e
stranezza di
lirica

fin

dove posso: questa


il

meticcia tra
il

latino

il

barbaro, tra V ecclesiastico e


le

popolare, ha

sue attrattive.
Timavo, o nove fiumi traboccanti

Piangete meco, o

sassi del

per nove fonti cui la saba onda inghiotte del mare adriatico,
Islro,

Sava, Teiss,

Culpa,

March, Natasene, Gurck, gorghi

dell* Isonzo.

Piangete Eniico, a

me
:

dolce nome, o Sirmio


ville
il

e Pela, o tena d* Aquileia e Fro di Giulio, o e rupi di

di

Girmons

Osopo

e alture di

Ceneda

pianga

terreno d'Asti

e quello d' Albenga.

tu rimanti dal piangere

con molto

e grave gemito, o citt ricca d' argento [Argentorato], del cui


confine egli oriundo
cittadino famoso perdesti, nato di nobil

germe e

di chiaro sangue.
:

Ora

in

barbara lingua

sei detta
1*

Strasburgo

ma
il

il

nome

celebra che tu perdesti io te

ho

reso

con armonico suono, per amore dell'amico dolce che fu


di latte giusta
forte

nutrito

fiume di Quirna.
spezzato
lo

....

Ove cadde l'uom


la

in

battaglia,

scudo,

grondante sangue

ron(ea>...

Sei
oltre

gli inni sacri


il

del grammatico patriarca

ricordato Della cattedra


,

romana

di

San Pietro

sono

Nel

natalizio degli

apostoli

Pietro e Paolo ,

Della resur,

rezione del Signore ,

Di san Simeone

Di san Marco

evangelista , Della dedi-

LA RISURREZIONE

161

cazione d'una

chiesa .

Non
rito

furono pure

esercitczioni letterarie:

frequenti

occorrono
le

nel messale del vecchio

aquileiano

sequenze

in

versi

ritmici

da cantare dopo
di

l'epistola: e di

questi

inni

Paolino un

benedettino tedesco,
egli,

poeta religioso anche

che

fiori

pochi anni dopo del patriarca


pili

d'Aquileia e fu
attesta eh' e'
li

classico

verseggiatore,
ai fedeli nella

faceva cantare

messa all'immolazione

dell'ostia.
tratto.

Vediamone dunque qualche


Natale sono
le strofi

Del

belle per semplicit


la al

commossa
di

che cantano
concorso

chiamata dei pastori


presepe

il

loro
il

Ges.

Anche

Manzoni

nell'inno suo introdusse

cotesta parte della leggenda evangelica:


L'Angel
Nunzio
del cielo, agli uomini

di tanta sorte,

Non

de" potenti volgesi

Alle vegliate porte;

Ma
Al

tra

pastor devoti.

duro

mondo

ignoti.

Subito in luce appar.

intomo a
calati

lui

per l'ampia

Notte

a stuolo.

Mille celesti strinsero


Il

fiammeggiante volo

accesi in dolce zelo.


si

Come

canta in cielo,

Dio

gloria cantar.

162

DELL'INNO

L'

allegro inno seguirono.


al

Tornando

firmamento

Tra

le

varcate nuvole

AL'ontanossi, e lento
11

suon sacrato ascese.


pili

Fin che

nulla intese
fedel.

La compagnia

Nella prima delle quali strofe par da notare

che
nelle

il

cristianesimo
altre

s*

fatto

giacobino; e

due cercato e ottenuto un


o musicale,
primitira

effetto tutto artistico, pittoresco

ma

estrinseco

all'argomento.

La

semplicit

santa della leggenda evangelica,

quale

la senti
strofi

cant

il

popolo,

nelle

barbare

del patriarca.

Pastores erant proximis in pasculis:

Bethleem ad urbem noctis sub


Instabant

silentio

suum supra gregem


beati
!

vigiles;

quam

Clatitas dei cinxit

illos

fulgida

Angelus inquit

Nolite pavescere

ego

modo magnum namque gaudium

Nuntio vobis.

Erit

quod

omme

saeculo mirabile

Hodie quia
Natus
est in

vobis Christus dominus

Bethleem, Davidis in oppido.

Salvator mundi.

LA RISURREZIONE
Hoc

163

vobis signum

ert

'

in praesepio

Infantem panns involutum positum


Invenietis

cum Maria

Ma tre

beata.

partet

Subito facta fulgentis militiae


Elst

multitudo, coelestis exeicitus,


simul angelo
praeclara.

Eodem
Valde

cum flammeo,

Gloria

Deo

in excelsis

sideta

Piena sonabant

pax

et in

hominibus

Auditur

bonae voluntatis

vocibus

In tenra sanctis.

Pastoies

namque loquebantur invicem


Bethleem
celeriter.

Eamus usque
Angelus
dixerat.

Et videamus hoc de Verbo

qualiter

Venerunt ergo: invenerunt puerum.


Angelus
sicut dixit, in praesepio

Positum, saactam genitricem virginem,


loseph praesentem....

Pannis velatus,

vili stiictus

fascia,

Inclusus parvis lacrymabat cunulis:

Mater beata, sancta premit ubera

De

coeio piena.

(Pastori erano ne* pascoli vicini: sotto

il

silenzio
'1

d;

la

notte

affrettavano a la citt di Bethleem vegliando su

loro gregge:
:

deh quanto
gelo disse
allegrezza

Chiarit beati = Non vogliate temere


I

di
:

Dio

gli ricinse

fulgida
io vi

1*

an-

imperocch ora

annunzio

grande:

che oggi (ci che sar mirabile per ogni

secolo) vi nato in

Bethleem Cristo Signor^,

in questo castello

164

DELL'INNO

di

David,

il

Salvatore del

mondo.

Questo

vi sar

il

segno

troverete deposto in

un presepe e avvolto di panni un pargolo

insieme con Maria madre sua beata

=. E
:

subito

si

fece

li

intomo
celeste,

una moltitudine come


insieme cop
l'

di fulgente

milizia,

un

esercito

angelo tutto di fiamma

molto chiara a vedere.

Gloria a Dio ne Tallo


e pace tra
gli

le stelle

pienamente sonavano:

uomini di buona volont

sante in su la terra

=
il

si

udf

da voci

pastori parlavano tra loro

= Andiamo
1*

presto fino a Bethleem, e

vediamo del Verbo

ci che

angelo

ha detto ==. Vennero dunque: trovarono

fanciullo,

come

disse l'angelo, deposto nel presepio, la santa genitrice vergine,

Giuseppe

presente....

Velato di panni,
:

stretto
la

d'una

vile (ascia,

lacrimava raccolto in picciola cunetta


le sacre

madre beata premeva

poppe piene dal

cielo.]

Al

riscontro di questa ultima, io


pili

non so

se
:

potr piacere di
La

la strofe del
in poveri

Manzoni

mira
il

Madre
Figliol

Panni

compose,

E
E

nell'umil presepio
il

Soavemente

pose
!

r ador

beata

Innanzi al

Dio

prostrata,
le

Che

il

puro sen

apri.

Dove

gli ultimi

due
parole

versi sono

una

glossa.

Tentare con

le

la ineffabilit dell'ado-

razione materna,
gino, fu, se
la

dopo

le tavole

del Peru-

non audace,

pericoloso.

Meglio

maternit divina sentita popolarmente dal


:

patriarca

Mater beata sancta premit ubera

De

coelo piena.

LA RISURREZIONE

165

Il

poeta antico seguita cantando

la

venuta

anche dei magi e


Belle,

la strage degli innocenti.

due

strofe,

se

anche l'ultima dimi-

nuisca, riprendendolo e ammorbidendolo con lezioso affetto, lo slancio lirico dell'apostrofe


di Prudenzio:

Vox

in exceUis

heu quam

trstis

resonat,

Ploiatus multus, ululatus

maximus:

Materaus luctus
Nullo sugente.
Salvete, flores

frustra pretnit ubera,

marlyrum candiduli,

Respersi tamen rore sed purpureo,


Felices nati

Hac

in luce, rosuli,

Pulchri, tenelli.

[Voce ne
ululato

1*

alto,
:

ahi
il

come
lutto

triste

I,

risuona, pianto molto,

grandissimo

de

le

madri
fiori

preme

in

vano

le

poppe che niuno sugge.


tiri,

I]

Salvate, o

candidetti di marfelici in

pure aspersi di rugiada

ma

purpurea, o nati

questa

luce, belli, rosei, tenerini

Superfluo avvertire
ritmi per istudiarvi
i

l'

importanza di questi

passaggi della poesia


alla

e metrica latina nella volgare. In mezzo


sconquassata sintassi serpeggia
minuto,
cazione,
l'analisi
la ricerca

del

del

particolare,

l'amplifi-

non per
poesia

altro insipida. In

mezzo

al

perduto sentimento della quantit spira un


alito di

semplice,

che annunzia, se

166

DELL'INNO

non

le

mammole,

le

primole del ver

novum

latino.

Tralasciai certe crudezze di espres-

sione che pur attestano la purezza davit spiritus


Virginis

vuham

foecun e certe

mosse

di retorica popolare,

Vulpes Heiodes, cur cauda

dissimulas

Praedam captare
Sanguinem
sitis
:

? Belluino gutture

agni carnes esurs.

Lupe

crudelis.

[Volpe d' un Erode, perch scodinzolando dissimuli


ciare la preda P Sitisci
delle carni

di cac-

sangue nella gola

bestiale; hai

fame

de

l'agnello, lupo crudele].

L* entrata dell'inno su splendidamente umana.


secolo ottavo non
vertito del
la la
insiste,

la
Il

Risurrezione
poeta santo del
il

come
'1

poeta con:

decimonono, su
lui
il

miracolo

per

fede di

mistero un fatto, a cui


Il

natura partecipa rallegrandosi.


altri

Manzoni
risurre-

poeti dimenticarono che


di

la

zione

Cristo

anche

la

risurrezione

dell'anno, la risurrezione della giovent pri-

maverile dalla morte dell'inverno; che la

pasqua anche
timento
di

la festa del sole

quel senvoglia
di

gioia

serena,

quella
li

luce e di verdura

che

piglia

animi del
sentimento

popolo

in quei

giorni

di

festa,

LA RISURREZIONE

167

voglia

che

il

Goethe rappresent

cosi
ignoti

bene nel principio del Faust, sono


ciDa
li

poesia nostra.

Ma

il

vecchio patriarca
quasi natu-

canta con rapimento d'inno


:

ralistico

Relulget omni luce

mundus

aurea,

Perfusus aether inrorat dulcedinem,

Astra iucundis coelum luminariis


Cingt per

omne decus radianda.


baisamorum
guttulas.

Distilla t aer

Occasus, ortus, aquilo, septentrio,


Tellusque, pontus, oceani limites.

Late polorum

iubilate cardines;

Fontes aquarum, flumina labentia,

Gaudete, campi, tnontium cacumina.


Surrexit ecce dominus ab
infers.

Oevicta morte

cum triumpho
(regit,

rediit

Victor, iniquum spoliavit trrtarum,


Ciaustra gehennae
et

chirografum

Mortis cruore

diluit rosifluo.

[Rifulge

il

mondo

di tutta luce d'oro, perfuso


il

l'etere

di

dolcezza piove rugiada di manna,

cielo

cinge di giocondo
distilla goccioline

lume

;Ii

astri raggianti

a tutto onore, l'aere

di balsami.

Giubilate, occaso

e oriente, aquilone e setten-

trbne, terra, mare, confini dell'oceano; giubilate largamente,

o caldini dei poli; o

fonti

delle

acque,

scorrenti

fiumi,
il

godete; godete, o campi e altezze dei monti.


Signore lev su da gl'inferni; vinta
la

i 'I

Elcco,

morte, torn vincitore


chiostri

con trionfo
la

spogliato

ha
il

1*

iniquo tartaro, rotto

de

geenna e cancellato

chirografo di morte co

sangue suo

luente roseo].

168

DELL'INNO

Anche
la

Paolino os introdurre nel suo inno

narrazione evangelica;

men
i

rapido,

men

potente del Manzoni,

ma

pi compito. Egli
particolari e le

spigol dai vari evangelisti

movenze pi improntate

di affetto e di verit.

Da Luca

le

donne che vennero al monu-

mento portando gli aromati che avevano preparato (XXIV, 1), da Giovanni (XX, 1)
1

il

seder l'angelo
il

in

vesti

bianche, pur da
cercate
il

Luca

domandare Perch
dal

tra

morti colui eh' vivo? (XXIV, 5);

resto

da Matteo (XXVIII,
anche
la

7),

quale ripet

ingiunzione dell'angelo alle donne,

andate sbito e dite a* discepoli suoi

ch'egli risuscitato, ed ecco vi va innanzi


in Galilea; ivi lo vedrete.

Venit Maria Magdalene sabbato.

Maria

venit altera diluculo

Ad
Ut

monumentum,
valde

portantes aromata.

mane corpus sacratissimum

Chrsti Imirent redolenti chrismate.

Angelus ecce domini p^rfulgidus,


Sedens
in a ibis revoluto lapide,
:

Illas refovit talibus ailoquiis

Quid

vos, mulieres, viventem

cum

mottuis

Quaeritis ? ipse surrexit ut dixerat.

LA RISURREZIONE
En

169

ecce locus ubi


ite,

fuit positus

Dominus:

dicite discipulis

Quia

sunexit, Galilaeam petiit,

Destruxit

eum

qui mortis imperum


sicuti praedixerat.

Habebat, ante

[Venne Maria Magdalena


Maria
al
il

il

sabato, venne su
gli

i*

alba Taltia
di

monumento, portando
sacratissimo

aromi per ungere

buon

mattino

corpo

di

Cristo con odorante crisma.

Elcco,

r angelo

del Signore, fulgidissimo, sedendo in bianche

vesti su la lapide rivoltata, le ristor

con

tale parlare

= A che,
come

o donne, cercate
avea detto.

(ra

morti chi
il

vivo ?

Egli risorse,
il

Ecco, questo

luogo ove

signore fu deposto.

Andate,

dite ai discepoli

che

risuscitato
l'

e s'avvi per la

Galilea, distrusse quello che teneva

imperio di morte, siccome

avanti aveva predetto]

A
bari

queste riprese in poesia della narra-

zione evangelica, fatte V una nei secoli bar-

da un

santo, l'altra

in

et

civilissima

da un

convertito, giovi contrapporre o


terza,

accomfatta

pagnare una
in

o meglio una prima,


tra

et

anche romana,

l'ultimo scorcio

del quarto e ne'principii del quinto secolo.

Celio Sedulio era un prete scozzese, di cui


la

Chiesa adott qualche inno pe' divini

oflicii

e scrisse in versi esametri, intitolando a Teodosio

augusto,

un de' primi lunghi poemi


cui
libro

evangelici,

Paschale opus. Dal


il

quinto ecco
delle

pi antico racconto verseggiato


al

donne

sepolcro.

170

DELL'INNO

hoc luminis ortu

Virgo parens aliaeque simul cum munere maties


Messis aromatcae notum venere gementes

Ad

tumulum, vacuumque vident jam corpore factum


virlute

Sed plenum

locum.

Nam

missus

ab

astris

Angelus amoti residebat

vertice saxi,

Flammeus

aspectu, niveo praeclarus amictu.


et

Qui, gemina specie terrorem

gaudia portans

Cunctaque dispensans, custodibus igne minaci


Venerat,
in

forma Christum quaetentibus alba.


calcata vivere morte

Illae igitur

Dominum

Angelica didicere

fide.

[Su

'1

far del giorno la

Vergine genitrice e insieme


al

le altre

madri con msse d'aromi vennero genr.endo


e veggono gi fatto vuoto del corpo
il

noto sepolcro;

ma

pieno di virt celeste


gli astri

luogo. Perocch

un angelo mandato da sopra

sedeva

su l'alto

de

la

pietra

rimossa, fiammante ne l'aspetto, chia;

rissimo in niveo vestimento

il 1*

quale, con doppia sembianza


1'

terrore e gaudio portando e

uno e

altro

dispensando, alle
le

guardie era venuto in forma minacciosa di fuoco, a


cercanti di Cristo in candida forma. Quelle

donne

adunque appresero

da

la

f*

de l'angelo che

il

Signore, calcata la morte, viveva].

Come tutto ma quanto meno

raccolto,

intento,

denso

vivace!

La

fatica della
il

scuola d'occidente par mortificare


della leggenda orientale.

bagliore

Ma,
pili

gi

che

probabilmente

non avr
mi

occasione a discorrere

del grammatico
sia

patriarca,

poeta barbaro e santo,

permesso anche
l'

riferirne alcune strofe del-

inno per

la

dedicazione d'una chiesa, piene

LA RISURREZIONE

171

d solennit

veramente

pontificale

e d'un

sentimento ieratico, che manca, di necessit,


alla

poesia

religiosa

moderna, anche dei

Manzoni.
Sint semper istam supta

domum, Domine,

Tui

aperti,

deprecamur, oculi,
sint intentae iugiter

Auresque tuae
Dieta per

omnem

noctis et in

tempore

Tuoque semper ore


Sit

benedictio.

angelorum hic alba frequentia,


coelestis gratia

Oescendat omnis huc

Diffusa sancto largienle Spirtu,

Vuhu

sereno sancta semper Trinilas


inspicere.

Pio favore dignetur

Nubes

sacrata,

quae pendens incubuit

Deo
Fixit,

iubente supra tabernaculi

Tectum

beatus quod Moyses in heremo

precamur huius aulae moenia

Afflata sancto perfundat spiramine.

Famosa dudum quae


Templi
dicati

replevit atria

nebula perlucida.

Orante paro Salomone pectore,

Hanc,

Christe, coeli mssa de cacumine

Domum

fecundet sempiterno munere.

Quicumque tuum sanctum nomea


Plenoque corde deprecatus
fuerit

supplici

Huius

in aedis sancto domicilio.


sit

Te

largiente

liber

a crimine

Ezclude peatem, morbos omnes

dilue.

[Siano sempre su questo domo, o Signore, aperti, preghiamo,


i

tuoi occhi

le

orecchie tue lieno di continuo attente tutto

172

DELL'INNO

il

giorno e nel tempo de

la

notte

e sempre ne la tua

bocca

la

benedizione.

Sia qui

bianca

frequenza di angeli, qui

discenda ogni grazia dal cielo diffusa per larghezza de lo Spirito santo,

serena in volto la santa Trinit degni riguardare qui

con pietoso favore.


volere di

'1

La

sacra nube che pendente pos per


del

Dio

su

tetto

tabernacolo cui

il

bealo Moise
di questa

ebbe a piantar
basilica

nel deserto, preghiamo,

empia

le

mura

con

l'afflato del santo spirito.


i

l'

La nube

lucidissima

che gi riempi

famosi

atrii

del tempio,

quando Salomone or
alto del cielo fecondi

con puro
questo
santo

petto,

mandata, o Cristo, da

domo con dono spirituale eterno. Chiunque al nome con supplichevole e pieno cuore avr pregato
la

tuo
nel

santo domicilio di questo tempio, te concedendo, sia libero da

colpa: tu caccia

peste, lava

via tutti

morbi].

VI.

Chiedo perdono dell'avere non pur deviato

ma

dell'essermi dilungato dietro un argomento che pu parer estraneo o alieno alla


trattazione principale.

Ma questo
per

della poesia
secoli

o pi largamente della letteratura nei


barbari
in
Italia

me un argomento
come ora ha

cosi importante,
distratto
valenti.

che

vorrei,

me, attraesse studi e pensieri de' pi

non pure per


per

le ragioni filologiche

e metriche, che non sono poi gran cosa o

ardua
cosi,

ma

le ragioni,

se

m'

lecito dir
eie-

psicologiche.

Come

s' fatto, di

LA RISURREZIONE

173

menti

cristiani

insieme

ed

etnici,

il

nuovo

sentimento morale ed estetico degli italiani?

come

la

tradizione italica vecchia e traverso

quali correnti

nuove

si

modificata ? di quali

nuove impressioni e
cuotentisi alle
tasia ?

di quali antiche riperla

nuove lampeggiata

fan-

onde
in

il

giudizio classico e la nativit


?

vigorosa e l'audacia alta e profonda

onde
quella

come

sommo

la

poesia,

non
si

leggera e passeggera dei trovadori,


di

quella

Dante?

Da

Boezio a Dante sono otto


di
silenzio.

secoli per noi


li

E, pure se non

risaliamo a raccoglierne le voci disperse,


il

potremo certo adorare


viso,

miracolo improvle

ma non
:

intenderemo
i

ragioni e le

cagioni

il

che per

cercatori conscienziosi

della verit vera

una grande umiliazione,


o uditori

per

altri

facile motivo alla pi gioconda

ciarlataneria. Sia detto cosi tra noi,

lettori

benigni; che non

salti

in

mente a
cattedre

qualcuno d'andare a proporre una cattedra


nuova. In
Italia tutto

va a

finire in

e non mica vero che dalle cattedre venga


la luce.

Tornando
e
gli

al

Manzoni, e venendo
il

alla

seconda parte ove


effetti

suo inno canta

gli affetti

che

la

commemorazione

festiva

174

DELL'INNO

del mistero

della

Resurrezione risveglia e
risvegliare

opera,

dovrebbe

e operare,

nella societ cristiana,

non importa ricordare


'1

o notare che

il

poeta moderno pe

senti-

mento

alto sincero pacato dell'eguaglianza e

della fratellanza

umana, onde

egli

comprende

e abbraccia
cosi
i

il

cristianesimo, avanza di molto

il

santo poeta del secolo

ottavo

come

men

vecchi innografi e verseggiatori devoti.


di
tal

Per

virt

contenuto questa seconda

parte,

tutto

che soltanto parenetica,


al

non

cede n scade innanzi

grande

effetto della

prima, pi veramente e liricamente commossa,


anzi compie l'ode in una quiete solenne che
fa

pensare.

E
e

il

passaggio

non

come

avviene in troppe liriche italiane moderne,


strascicato

faticoso

o fatto a passo di

minuetto ed ansante: l'inno scorre natural-

mente

dalla narrazione della leggenda evan-

gelica alla rappresentazione

che

si

fa di essa

nella festa della chiesa cattolica.

Via

co' palli disadorni


squailor della viola
:

Lo

L'oro usato a splender torni


Sacerdote, in bianca stola,
Elsci ai

grandi ministeri.
de' dow>ieri.

Tra
Il

la luce

Risorto ad annunziar.

LA RISURREZIONE

175

Riviene

osserv
alla

il

Tommaseo,

la

osservazione giusta massime per un credente


cattolico

commemorazione
le

de'

riti

ecclesiastici,

che ricrea qui pure

menti di

poesia ben pi vera che in sul primo non


paia.

L'intenzione

qui

ben pi che

di

tessere

una descrizioncella delle cerimonie


o parer singolare nobilitando

della Chiesa

un'idea comune:
tanza ed
nit;
il

ma

dichiarare l'impor-

senso delle ecclesiastiche solen-

dimostrarci

come
il

le

pratiche

visibili

della Chiesa siano collegate coi misteri invisibili


;

presentare

mistero

ne' molteplici

suoi aspetti; e nella origine prima, e nella


assoluta sublimit, e ne' presenti
riti

e doveri

che impone

a' credenti.

Le

pratiche della
di talun de'

religione soglionsi nella

mente

fedeli separare cosi spesso dallo spirito della

religione stessa,

che richiamarvele, come

il

Manzoni
buona
^.

qui

fa,

e farne sentire l'armonia,


;

ben pi che bellezza poetica

un'opera

Del

resto

l'autografo al verso 5
di

ha Esci ( uno scorso


teplici doppieri,

penna ?) e

al

seguente
i

questa variante non cancellata,

Fra

mol-

non da vero notevole.


si

Dall' aitai

mosse un grido:

Godi, o Donna alma del cielo;

176

DELL'INNO

Godi

il

Dio
il

cui fosti nido

A
E

vestirsi

nostro velo,
il

risotto,

come

disse:
prescrisse,

Per noi prega: Egli

Che

sia

legge

il

tuo pregar.

Come
nella

pi a dietro

il

vangelo, qui

il

poeta

volle tradurre l'antifona


:

che

la

Chiesa canta

messa pasquale Regina coeli, lattare. Quia quem meruisti portare Resurrexit sicut

dixit:
cielo,

Ora
ti

pr nohis

Deum

[Regina del

rallegra,

perocch quegli cui tu


si
il

meritasti portare nel seno risorto


disse.

come

Prega per noi


l'idea
la

Iddio].

Per

Tomle

maseo

dell'invocare

nell'inno della

Risurrezione

Vergine, e invocarla con

parole stesse della Chiesa, sublime.

me
allo

non ne par
l'accademico
schietto
il

tanto.

gi quanto

inferiore
cielo

Donna alma
coeli!

del

Regina

nei versi 3 e
1

dantesco nido non conviene co'

petrar-

chesco velo, e sono ambedue troppo piccoli


termini per
l'

idea di Dio ; e

il

tutto

suona

si

strascica faticosamente inferiore al net-

tissimo

quem
il

meruisti portare, che ha di


di

meno

Dio e

pi
virt

il

meruisti,

la

cui

mancanza non

che compensi nella


il

versione manzoniana.

Nel quinto verso

LA RISURREZIONE

177

avanti disse al
sario; e a

Tommaseo non
pare
:

parve necesIl

me

inutile

e inelegante.

signor Venturi nota


sici,

Non dell'uso

de' clas-

ma

forma oramai entrata nella lingua

viva .

Di che
stesso

io

dubito:
Il

a ogni modo,
:

peggio per
^ Nello

la lingua viva.

Venturi seguita
studiosissimo
si

Niccolini,

di

questa e fiorentino, non di rado

trova .
ultimo,

star

male anche nel Niccolini.

Da

le parole che conchiudono la strofe

anche

il

Tommaseo

sanno un po'
carit,

nota
di

com-

mento

Ma

perfettamente cattolica, e
l'idea della

anche tenera di umana

onnipotenza nella preghiera di Maria.


Il

quale

Tommaseo

della strofe

che seguita
armonia

dice: Sarebbe
sentisse la bellezza

da compiangere chi non


che
in

questa

l'

eh' essa rende posta appresso alla preghiera


rivolta
strofe,

a Maria

la

dolcezza di quell' apo-

o fratelli .

fiatelli.

il

santo rito
;

Sol di saudio oggi ragiona

Oggi
Oggi

giorno di convito;
:

esulta ogni persona

Non
1

madre che

sia

schiva

Della spoglia pi (estiva


suoi

bamboli

vestir.

178

DELL* INNO

Dispiace dover

appuntare qualche

menda
l'

di locuzione. Essere schivo

ha troppo

idea
di

o d* orgoglio e di

falsa

delicatezza

pudore e di

ritrosia,

non par convenire


veste

qui a questa madre.

Di spoglia per
e
scritta

e un esempio dell'Ariosto {Fur., XIV, 33) ;

ma
si

nella

lingua

parlata

dai pi

vuol dire quello di che


spoglia
alle
1
:

altri

spogliato o
ai

le spoglie si

danno

camerieri

o
su

cameriere.

Bamboli per

bambini

serio,

riderebbe a udirlo un fiorentino,


arbitrium est et Jus et

quem penes

norma loquendi,

secondo

le

ultime dottrine del Manzoni.

Della gioia dei bambini raccolta ora in


tre versi
il

poeta da principio volea farne


si

una

strofe:

legge nell'autografo:

Se

il

fanciullo

tanta festa

la

madre sua gioconda


:

Chieder
risorto

che gioja questa ?

gli

risponda

Quei che

disse

un di:
venir.

lasciate

fanciulli a

me

Per fortuna gli manc la rima per un verso. Qualcuno di quelli che aspiran sempie
l'affetto lemguir forse al ricordo del sinite

LA RISURREZIONE

179

parvulos:
fattarelli.

ma

questo

non era luogo

da

Sia frugai c ricco

il

pasto;

Ogni mensa abbia

suoi doni;

il

tesoi negato al fasto

Di superbe
Faccia
il

imbandigioni.
tetto.

Scorra amico aU'umil

desco poveretto

Pili ridente oggi apparir.

Lunge

il

grido e la tempesta

De* tripudi inverecondi:


L'allegrezza non questa

Di che

giusti

son giocondi;

Ma Ma

pacata in suo contegno.


celeste,

come segno

Della gioia che verr.

Qui non c' che da

rispettare.

pena

vien voglia di notare, per non aver troppo

apparenza di santocchieria, che celeste


indeterminato se tanto
:

il

segno, che rester

a ci che ha da venire? Meglio ricordare


a confronto di

questa

strofe

e delle due

antecedenti un* espressione di potente concetto

che

il

canonico

Masotti mi

mette

innanzi dall'inno

ambrosiano o capetingio

ricordato in principio. Soli polique patriam

Unam
Al

jacit

rempuhlicam [Fa della patria

del cielo e della terra una sola repubblica].


principio della strofe seguente consuona

180

DELL' INNO

inno ambrosiano, Hic est dies verus Dei Sondo serenus lumine [Questo il
altro

vero giorno di Dio, sereno di santo lume].

Oh

beati! a lor pi bello


il

Spunta

sol de' giorni santi;

Ma
Nel

che

fia

di chi rubello
I

Torse, ahi stolto


sentier

passi erranti

che a morte guida?


si

Nel Signor chi


Col Signor

confida

risorger.

Di

quest'ultima strofe

si

farebbe volentieri

a meno.
dell' inno,

come
cosi
ella

di certo la
soffri

meno

felice

pi

mutamenti.
edizione
sacri,
il

Nell'autografo

nella

prima

secondo verso

finiva

con giorni

e poi

Ma
Ne
Chi

che

fia

di chi rubello
i

Torse, ahi stolto!,


la

passi alacri

strada

de l'errore?

s'affida nel Signore


risorger.

Col Signor

In edizioni posteriori
si

il

poeta corresse come


nell'

legge

ora.

Anche
sta

autografo

al

quarto poi

verso

scritto

Mosse, aggiunto
al

sopra

linea

Torse:

verso

quinto,

nella riga sta scritto ne

Vavvolta
edizioni

e in marposteriori,

gine ne
mutati
i

la strada: in

cinque versi,

si

legge

nella

via:

LA RISURREZIONE

181

neir edizione che ebbe


poeta,
,

le

ultime

cure del

nel sentier.
la

T ultima

correzione

forse,

men

propria,

perch sentiero
nel

nell'uso degli

scrittori

comune

lin-

guaggio

significa via

angusta, mentre spaalla

ziosa la via

che mena
13):
cosi

perdizione >
al
la

(Math., VII,
signor Venturi.

almeno pare
sottilizzare
:

Ma
co'

inutile

poesia

finita

due
a lor

versi.

Oh

beati
il

pili

beilo

Spunta

sol de' giorni santi.

A
recisa

questa mia affermazione un po' troppo


il

mio

gi alunno ora professore Masotti

opponeva considerazioni che mi piace pubblicare,

anche perch
molto.
1

in fine
tre

non mi consi

traddicono

che seguono che

dipartono troppo dalla schiettezza e soavit


delle
tre

mirabili
:

strofe

precedon

quest' ultima

la

frase

un po' accademica
stridere

contorta

par

quasi

dopo quel
gioia,

temperato e tranquillo canto di


inopportunit
del concetto.
dell*

alla

de' suoni

si

aggiunge quella
la serenit alta
fratelli

Non

che turbi

inno quell' inatteso ricordo dei


;

che traviano dal cammino di Cristo


ch, in luogo di far minacce e

peroc-

rampogne,

182

DELL' INNO

le quali

mal

si

converrebbero
il

al

pieno gaudio
invita
gii

di que' giorni,

poeta cristiano

erranti alla virt


facile, la

che deve parer loro pi


che

confidenza, e, lasciata senza risposta

la

domanda
un

intorno
tratto

al fine

li

attende,

ritorna a

con

felice

trapasso al

pensiero di

Ges

risorto,

e grida loro:
confida

Nel Signor chi Col Signor

si

risorger.

No,

il

Manzoni non
fratelli

s'

allontana

qui

dal

mite e placido tenore di tutto V inno, e pur

ricordando

che non

s'

uniscono

alla

comune allegrezza della grande famiglia di Cristo non sa parlar loro che di speranza.

Ma
nano
d*

certo

quell' istituire
all'

una peculiare doche cammi-

manda
un

intorno

esito di quei

le vie della colpa, queir interrompere

tratto la giuliva alacrit dell' inno,

non

del tutto opportuno


rito

qui mentre

//

santo
XIII).

ragiona solo di gaudio (strofe

Esaminate
e

tutta la liturgia de' giorni pasquali,

non

vi

troverete
all'

nulla

che

si

diretta-

mente richiami
nemico
per
trionfo del
la

uom
i

peccatore

e per

di Cristo,

perch

in quello sfoggiato

Redentore

nemici di

lui

sono

Chiesa come non fossero:

diresti

LA RISURREZIONE

183

che

essa, la

quale
i

tanto

sollecitamente

venuta preparando

figliuoli alle

sante alle-

grezze del di della Risurrezione, pensi ornai

che

tra quelli

non

vi sieno pi

contumaci

nella colpa.

Ora, dal sentimento della Chiesa,


dissentiva
i

per dir

cosi,

un poco
versi

il

Manzoni

quando

dettava

tre

mediani del-

l'ultima strofe dell'inno .

Finalmente questa
sento
il

critica

a pezzi e brani

dovere di raccoglierla e compierla,


n'esca
di

perch
le

l'ultimo

intendimento, con

parole

Niccol Tommaseo. Nulla

d'essenziale a
la

me pare omesso
vita
;

in quest' inno
il

morte e
il

la

il

presente e
il

passato

la terra,

limbo ed

paradiso.

Il

contrap-

posto della gloria del risorto con l'umiliazione


dell'ucciso,
gioia
la

del

dolor

delle
scolta

donne
insulta-

con
trice

la

de' santi, della


piet

con

fedele

di
la

quelle;

dello
del-

spaventoso tremuoto con


l'apparizione
;

bellezza

la gioia

della

madre;
si

l'esul-

tazione che per tanti secoli

continua nel
Risurre-

mondo

credente;

gli

effetti

della

zione sul giusto e sul peccatore; ogni cosa

accennato liricamente, cio con l'evidenza


del vero che s'ama. >

2 1 marzo

884.

184

DELL'INNO

I.

Pag.

Il 7

edizione principe

* Milano, dalla tipografia di


-

Pietro Agnelli, in-4 (C.)fratelli

primo oolume
1883. pagg.
;

Milano,

Rechiedei
-

editori,

Pag.
*
1 1

165-69- (C).

explicit

finito
-

formula d' uso in fine dei

libri.

Vicer d' Italia


Iliade
alle
-

Eugenio Beauharnais.
edizione fu del 1810.

8 Carme

La prima
-

Grazie

questo

il

Foscolo

lavor,

sembra,
piuti

fin
il

dalla primavera del 181 3. In tre inni


classico

incomdi narraal

carme era

tutto

un misto

zione storica, di pittura poetica e di morale allegorica *.

II.

termini

di raffronti.

mutamenti

politici,

finire della

dominazione napoleonica.
-

Pag. 116: Giudici

l'abate

Gaetano Giudici,

segietario

del Boara ministro del culto nel


gliere per
la
il

Regno

d'

Italia

e consi-

culto presso

il

governo di Lombardia sotto


amicissimo del Manzoni.

dominazione austriaca
-

Pag. 120: Borghi

(1790-1847).

Ruggero Bonghi

L' on. Bonghi disgraziato con


studio su
*1

la poesia.

Anche
le

nello

ritratto di

S. Francesco ultimamente pubbli-

cato attribuisce al Serafico una lauda che tutte

stampe

antiche e autorevoli e molti manoscritti assegnano a Jaco-

pone da Todi, e che senza dubbio non pu


se

essere d'altri

non

se per

avventura d' un rimatore toscano poste-

riore

a quel di Todi
:

(C).

Pag. 121
del
tato

li

correggesse
al

Vedere

di questi anni le lettere

Manzoni

Borghi

nell' Epis/o/ar/o raccolto

e anno-

da Giov. Sforza,
t.
I
:

ediz. Nistri,

1875;

ediz. Carrara,

1882.
III.

(C).
<t

Pag. 121

* Spettatore*

Lo

Spettatore, diviso in

parte straniera e

in parte italiana,

tomo V, pag. 29,

Milano, Fortunato Stella.

1816 (C).
stamp. in Macerata),

Pag. 122:

Dubbi*

Roma (ma

1829, pagg. 72-6 (C).

LA RISURREZIONE

185

Pag. 123: Ferdinando Ranalli-i]S]3']894): *


stramenti di
letteratura,

voi.
Ili,

AmmaeFirenze,

pag. 273,

Le Monnier. 1857
Pag. 124:

(C).
(1705-1788). autore
delle

Varano

Alfonso

Visioni imitate dal Monti esordiente arcade.

Niccol
Tommaseo
3 31

Tommaseo- (1802-1874).
intorno al

Vari

scritti

del

Manzoni sono

laccolti nella parte 111, pagg.

439, del volume

intitolato Ispirazione e arte,

edito del

1858
i

in

Firenze dal

Le Monnier; ma

furono pubblicati

pili

nella

Prima

edizione compiala delle opere di

A M.
.

Firenze. Batclli,
del

1828-29, volumi

3, in-8.

lo

mi servo

volume del Le Monnier

(C).
del

Pag. 125: Goe/Ae- (1749-1832). * Classiker und


tiker in llalien, pagg.

273-74

t.

RomanXXXI Goethe *s
Union
com397,

Weike [Aufslze

zar

Litleralur],

Stuttgart,

Deutsche Verlagsg (C).

lrica parenetica - esortativa.

IV. Pag. 127: sant'Ambrogio- dottore


positore di canti sacri
;

della Chiesa

vescovo di Milano dal


il

374

al

Pag.
1

Roberto

secondo, detto
-

Pio (971-1031).
(
1

28
I

Pallavicino
due....

Sforza

cardinale
-

607- 667).
1

Pag. 129:
lib.

odi di Orazio
del
lib.
III.

v.

ode

XXVHl

del

e ode

IX

Pag, 130: senso anagogico

contenente un vero morale

sovrapposto al significato letterale e allegorico

Convivio,
*

tratt.

Il,

cap.

I.

comparazione
;

cfr.

Dante,

davidica

Qual
131
:

se oppresso dal vin forte guerriero

v. pi avanti.

Pag.

Ad

Galalh. *

Epistola ai Calati.

Pag. 132: Clotario primo

(497-561);
il

il

re

merovingio

che riun

sotto di s tutto

Regno

dei Franchi.

Pag. 133:

De

Gubernatis

Angelo
pag.
-

(n.

1840), Firenze,

Succ Le Monnier, 1879.


Pag. 135: Giovanni Diodali
in rime toscane

132 > (C).

/ Salmi di

David

recati

da Giov. Diodati, Milano,

Daelli, 1864,

pag.
la

152 (C).

Martin Lutero
E
il

nel

1523 pubblic

famosa traduzione del


-

Nuovo Testamento.
Signore
ti

Und

der Herr. ...


dormiente,

Letteralm. : *

svegli

come un

come un

forte esilarato,

che len vien dal vino;

186

DELL' INNO

Die Bibel nach der deuischsn Uebersetzung D. Martin *a, London, Bagster, pag. 386 il (C). p. Curci - Carlo Maria (181 0-1 891); in * Il Salterio volgarizz. ed esposto da C. M. Curci, pag. 292,
in

Luther

Torino, Unione tipogr.

editr.,
-

1883 (C).
-

Pag.

36

leone di

Giuda

Cristo.

Pag. 138: prof. Francesco Masotti


italiane al
gelisti -

insegnante di lettere

Seminario di Bologna, e poeta.


e.

lo

gli

Eoan-

Matteo,

XXVil,
il

v.

60

pose nel

suo monumento nuovo,


nella roccia;
l'apritura del

quale egli aveva fatto tagliar


pietra in su
e.

ed avendo rotolata una gian

monumento,

se

n'and

Marco,

XV,

V.

46

e lo pose in un

monumento, eh' era

tagliato

dentro una roccia: e rotol una pietra all'apertura del

monumento monumento
Pag.
e
1

Luca,

e.

XXIII,

v.

53

e lo mise in un

tagliato in

una roccia
-

sacri

40
il

Luigi Verxluri

A. Manzoni, GV inni
e illustr.

Cinque maggio dichiarati


1877 (C).

da L. Venturi,
1482. Laude
de'

Firenze, Sansoni,

V. Pag. 150: Lucrezia Tornabuoni


spirituali di
altri,

'

m.

nel

Feo Belcari, di Lorenzo


-

Medici e di
39.

Firenze, Molini e Cecchi,


:

1853, pag. 73 * (C).


v.

Pag. 151

* /a gran preda.... *

Dante, Inf., C. XII,


-

Pag. 152: edizioni critiche ecc.


Patrarcae
Aquileiensis

* Sancii pairis Paulini


;

Opera

coli.

Ioann.

Frane.

Madrisius, Venetiis, 1737,


Liruti,

ex typographia pitteriana;
t.

De'

letterati

del Friuli,
-

1,

pag. 201 e segg.

(C). 804 >) Pag. 1 54


:

Carlo Magno
figlio

(742-81

4).

- Alcuino
Elipando
-

(735

?-

restauratore degli studi nell' impero di Carlo

Magno.

Felice vescovo d'Urgel

e....

sostennero

che Cristo era

adottivo di Dio.

*o

pastor.... * -

* o eletto pastore del gregge e custode delle porte della


citt di

Dio, che

tieni

nella

destra

potente

la

chiave
limpi-

della scienza e nella sinistra chiudi cinque

gemme
si

dissime .

Ad

te

omnium

* a te

figgon

gK
tao

occhi di

tutti,

desideranti

udire

alcuna

cosa dal

affluentissimo discorso celestiale e aspettanti che col kt-

LA RISURREZIONE

187

ventissimo sole della sapienza per te pi presto


le
i

si

risolvano
ferire
-

freddissime pietre d.IIa grandine che

non temon

culmini del

sapientissimo

Salomone

sinodo

concilio.

Pag. 155

Liber exhortationis* - * libro di esortazioni >.


- esortazione.

pannai

la regola della

fede .

* De cathedra....
-

De regula fidei
-

intorno

del romano

soglio di S. Pietro .

Pag.

156: D'omins....
dere
.

Il

Signore, ammoniti, risplen-

Uno, su
parigina del

la

distruzione....

Di

questo

lamento, che G'orgio Cassandre nella sua raccolta d' inni


(edizione
il

1616)

gi attribuiva a Paolino,

Madrisio non pot aver notizia.

Fu

pubbl.cato di sur

un ms. del secolo


l'

della Bibl. imper. di

Vienna dalCaeaar,
Meril,

Endlicher in Codd. mscrp. latin. Biblioth.

Vindoh., pag. 267 e segg., e riprodotto da E.

Du

Poaies populaires latines anter. au douz siede, Paris,

1843, pagg. 234-39 (C).


Pag. 157: un infelice posta
vincitore nel pallone
-

G.

Leopardi, Canti:

A un

(C).
- del

Pag. 158: impostura scozzese


blic in inglese
i

Macpherson, che pub-

canti

attribuiti

ad Ossian. Ossian,
Opere, IV, pag. 200,
il

Cartone, (raduz. di
Firenze, Molini,

M.

Cesarotti,

1809 (C).
-

monte di Sion *

* Jeremias, Lament., v. 18

(C).

manoscritto della
hist.

Nazionale di Parigi
Madrisio:
eccles.,
I,

Questo non fu conosciuto dal

dopo
pag.

il

Lebeuf 'Dissertalions sur V


il

42) e
I,

De

Sinner

{Catal. codd.

Biblioth. bernens.,

146), fu pubblicato anche di sur

un cod. parigino dal

Du

Mrril nell'opera gi citata,

pagg. 24! -44, la quale sola io potei vedere, e ristampato

da Pietro Kandler nel Codice diplomatico

istriano. In

questi e in altri carmi di Paolino, dei quali riferisco pi


tratti,

qua e

l,

dove

la

lezione di certo errata

anche

nella dotta ediz. del Madrisio,

anche

nella ristampa della

Patrologia del Migne

(tomo

XCIX,
(C).

Parigi,

1851),

conessi parcamente e facilmente

DELL* INNO

Pagg.

160-161

Della
il

dedicazione
in

d'

una

chiesa *

Veramente

Mone
1

Laiein.
1,

Hymn.
un

ds. Miltelalt.,
di Paolino

Friburgi Brisgoviae,
un'altra poesia;

853-55,

387, pubblica

ma non

inno,

terzo lamento.

De

luctu poenitentiae

(C).
-

Pag, 161

un benedettino tedesco

Valafrido Strabene,

De
alle

reb. ecclestasticis.

XV,

cit.

dal Madrisio nelle note


ricordata

opere

di

S.

Paolino,

ediz.

a dietro,

pag.

175 > (C).


-

Pag. 162: giacobino

repubblicano rivoluzionario.

Pag. 164: glossa

nota dichiarativa.

Pcrug/no

Pietro

Vannucci (1446-1524).
Pag.
1

Pag.

66 67

oer

novum

primavera.
-

principio del Faust


;

Prima Parte ;
:

Fuor

di porta

parlata di Faust a

Wagner

Dal gel V onda dei rivi appien sgombrala Di primavera al raggio animatore;
Verdeggia
in lieta

speme
il

la vallata

ecc.

Oggi ognun prende


Festeggiano
il

sole volentieri;

risorto

Redentore,

R isort
Pag.
1

anch' essi....
(Trad. Biagi, Sansoni, pagg. 41-42).

69

convertilo

il

Manzoni

il

Grande (346-395).

nel 808. Paschale opus


; 1

Teodosio
-

opera

pasquale .

VI. Pag. 173: Boezio- Severino (470-525)


cere

scrisse in car-

De

consolation'e philosophiae. * Bisogna, per giu-

stizia,

ricordare

due volumi del

Prof.
e.,

Metrica

e ritmica latina nel

m.

Umberto Ronca: Roma, Loescher,


d'Italia

1890, e Cultura medioevale e poesia latina


nei sec.

XI

XII, Roma, Societ


-

laziale,

1892 (C).

Pag. 176: dantesco nido


vv. 77-78), chiam
il

Dante iPurg., C.

XXVIH,
mai nido
posso
il

Paradiso Terrestre luogo eletto


;

Air umana
giorno che

natura per suo nido *

ma non
-

disse

V alvo materno.
la

petrarchesco

* velo
lo

vita serra

Antiveder per

corporeo velo

LA RISURREZIONE
E
il

189

in

Canz. l'vo pensando....


in Son. *

laggiuso rmaso,

mio bel velo


*

Levommi

mio

pensier.... *.

il

quem

meruiati portare - che meritasti portare.


-

Pag. 178: * quem penea arbitrium.... *


facolt e la

presso
di

cui

la

norma del ben

parlare.

Verso
-

Orazio,

Arte poetica. 72(toscana)-

le

ultime dottrine
-

sulla lingua

ainite
i

partuloa

parole di

Cristo

conaentite che

fanciulli vengano a me.


- attribuito

Pag.

79 inno ambroaiano
:

da alcuni a Sant'Am-

brogio,

da

altri al

figlio di

Ugo

Capato.

1684

Il

i*

giugno 1884

commemorando

il

Piati

il

C
il

disse

non

potei quegli per efficacia d'opera e per interezza d'arte esser

* pareggiato ai quattro ultimi poeti che veramente lasciarono

oni impronta su
il

l'Italia

moderna....:
.

il

Monti,

Foscolo,
:

Manzoni,

il

Leopardi

del

Manzoni aggiunse

che
la

diede all'arte

uno

spirito

intimamente rnfrescatore; e
cosi

trovata, nei cori,

d'una

lirica

veramente e altamente

* storica, che non ha,

credo,

antecedenti nelle letterature

contemporanee (Opere, HI, pag. 393).

Anche a
Rinnovamento

il

proposito

del romanticismo manzoniano,

che

aveva definito * romanticismo borghese , nel discorso Del


letterario
riferiva

la

sentenza del

Goethe:
nel

romanticismo
(Ivi,
,

essere

un genere morboso fuor che

Manzoni
inoltre

I,

pag. 397).
stesso

nello

discorso

lod

il

Manzoni quale

inventore

o innovatore
formato

del verso
in

dodecasillabo, ch'egli
solennit icastica >

pareva

aver

una

quasi

(pag. 413).
Nell'ottobre di quell'anno in una Relazione su
i

pr-

grammi e
ginnasi
pag.
e

le istruzioni

per

l'

insegnamento

dell' italiano nei


cfr.

ne' licei (Opere,

XI, pagg.

193-4;

XII,

267)
*

scriveva queste parole:


l'avere assegnato

Ottimo provvedimento anche mi pare


terza

alla

del

liceo

la

lettura

delle

opere di Alessandro

192

1884

Manzoni. Quelli che hanno provato, e non sono pochi tra


*

maestri, la inutilit degli


le varianti dei

esercizi di sinonimia prolungati

* per anni su

Promessi Sposi,
i

quelli

che hanno con anno-

toccato quasi con


iarsi di

mano come

giovinetti finissero

quel romanzo del quale non comprendevano che la


il

favola a pezzi, quelli devono ringraziare


co* suoi programmi restituisce

Ministero che

il

Manzoni

in luogo

degno

di

lui.

11

Manzoni, analizzatore

fino e

profondo di caratteri
rappresentatore
artisti:

originalmente sorpresi nella natura,


realit,

* camente immediato della

non autor da ragazzi

vuole idonea preparazione di studi, di facolt, di osserva-

* zione ad essere letto e meditato degnamente .


Il

15 novembre,

nella

Prefazione

alle scelle poesie di


il

Vincenzo Monti (XU, pag. 304), avendo


pino assegnato lettura d'italiano alle
liriche e
i

ministro

Cep-

terze

classi

de' licei le

poemetti del Monti, e


:

le

opere di Alessandro

Man-

zoni,

stampava
sii. 1

Quod bonum,
si

faustum, felix fortunascuole,

tumque

due capi dell'avverse


stringono le

che invece furono

* due grandi amici,

mani

dalle vette del Pardelia poesia

naso bicipite dell'et che fu loro. ha sede per


tutti gli
si

L'Olimpo

Dei consenti. Giti per

le terre la

super-

* stizione ignorante

accapiglia, per la superiorit in miracoli

di questo idolo a quello *.

E
posito

prima che terminasse


dell'accusa che
gli

il

1834,

il

13 dicembre, a pro-

facevano d'aver escluso dalle sue


e quasi
dai

Letture Italiane
il

il

programmi
:

scolastici
e'

governativi

Manzoni,
dell'

C. rispondeva
accusa

di

da

vero da ridere
(quasi
il

intentatami

manzonicidio

Manzoni

fosse scrittor bello e


lo relega,

morto o da mociie,
terza
di

perch un programma * classe


'<^

come dicono, a una


tra
i

liceale),

ricordando che ad accogliere

testi

lingua le opere del


si

Manzoni

gli

Accademici

della

Crusca

valsero

anche

dell' autorit

(chiedo perdno) mia.

Che

colpa ho io se a non saper leggere non sono in

Italia soli

gli

analfabeti?

L' ultimo giorno di novembre,

venendo da Mantova,

mi fermai

in

Verona

al caff della stazione di Porta

Nuova.

1884

193

* Presi in

mano un
gli

giornale,

il

n.

334 dell'arena; e mi

* corsero sotto

occhi queste parole.


leggo riportata un'accusa

* Nell'Arena di questa * contro


i

sera

programmi del Ginnasio e del Liceo e specialmente


il

contro quello di lettere italiane e contro

Carducci e

le

* sue Letture, accusa che spunt non so pi in qual giornale ed ora accenna

voler

fare

il

giro

di

tutti

quelli della

penisola. *
*

Quanto

a'

programmi
a

sto zitto, perch, se

anche avessi

autorit necessaria

discorrerne utilmente,
il

mancherebbe

a voi Io spazio, a di dire

me

tempo;
alle

ma

vorrei

mi concedeste

una parola intorno


il

Letture del Carducci e al

delitto di averne escluso

Manzoni.

Il

primo volume delle Letture non nuovo; fu pub-

blicato nell'autunno del

1883, e senza che nessun programma

lo consigliasse venne spontaneamente adottato da moltissimi


< insegnanti cosi

che ne furono

in breve smaltite

due

edizioni.
si

Che

meraviglia

dunque

se

nei

lecenti

programmi
pi

trova

* suggerito un libro

come

codesto, per di

tanto migliorato

nella terza edizione ? Circa poi all'essere escluso


il

Manzoni,

se

ne

fa

una

colpa al Carducci, quasi l'avesse bandito per chi sa quale * brutta passione.

Ma

se

critici

avessero letto

il

proemio che

va innanzi alle Letture,

la

grave accusa non sarebbe venuta


il

* fuori in buona fede, perch


sua

Carducci dichiara che nella


certi

raccolta
fra

non hanno luogo appunto


questi)
le

autori (e
si

il

Manzoni
Io

cui opere

si

possono e

devono

* dare ai giovani intere e

non a brani.
:

non sono

idolatra del Carducci n di nessuno

amo

la verit e la giustizia, e

non mi pare che seguano n Tuna


il

l'altra

coloro che gabellano


egli

Carducci per nemico del


i

Manzoni. Certo

non va ripetendo
fama

luoghi

comuni
il

di

quelli che fanno (pei dirla con Emilio


d'imitar nelle

Praga)

mestiere

Manzoni; ma
polemica

la

del milanese sta meglio


il

mani del Carducci che non


in cui

nelle loro, poich


i

Car-

" ducei fuori della

colpi

non

ai

danno a
13

i94

1884

palli

uno dei

critici

pfii

sereni

pi

imparziali che

si

* possano desiderare. Chi non Io sa vada a vedere

come

parla,

fra gli altri, del

Zendrini e del Zanella.

* Per l'appunto di questi giorni uscito sulla

un suo studio

Resurrezione, ed tanto savio e tanto pieno di

* rispetto, che qualsivoglia pi sfegatato manzoniano sarebbe.


* credo, ben lieto di porvi la firma.

G. L. Patuzzi

Meno

male
i

Lettori avveduti e uomini leali ce ne sono

* ancora in
(Ivi,

tutti

partiti,

a dispetto degli analfabeti scriventi .

pagg. 264-6).

COLLOQUI MANZONIANI
[1885]

Nella

Domenica

del Fracassa,

Roma, marzo 1885;

pd

nelle

Opere, Xl. pagg. 268-302.

1.

v-elebrato
preconizzato

il

centenario; verificato, sodato,


tutti
i

su

toni

che

il

maestro

non morto, o che, se mori,


che mai glorioso dopo
Cristo;

risorto pi

tre giorni

come

gi
si

spero

che

le

oche manzoniane
in

saranno messe
bestie
!

un p*

pace.

Benedette

sono oggi mai cinque mesi che barelle

lando e cianchettando su

distese

palmi-

pedi zampe dei loro ragionamenti, starnaz-

zando
aperti

le

tozzi ali della

loro

fantasia,

con
i

fieramente, quasi
della

per inghiottirmi,
prosa,

bcchi
dietro

larga

loro

mi corron
fatto dei
la fede,

chiedendomi che cosa ho


!

loro maestro. Benedette bestie

per

per

la costanza,

per

la vigilanza vostra,

voi

meritereste di esser mantenute a

intriso di

noci schiacciate e a foglie di cavoli in

Cam-

198

COLLOQUI MANZONIANI

pidoglio, se

il

Campidoglio fosse

dell' Italia,

e non del papa e dei Tedeschi.


dette bestie, al maestro

Ma io,

bene-

non ho

fatto nulla.

La
che

terza edizione di certe Letture italiane

io

il

dottor Brilli

ordinammo per

le

scuole del ginnasio inferiore, uscita nell'otto-

bre del passato anno, aveva del Manzoni,


vero, solo una letterina di otto righe, e

molta prosa del Trecento e del Cinquecento


nella prefazione io diceva
il

parer mio che


si

dei

trecentisti
lo

e cinquecentisti

dovesse

cominciare
inferiore:

studio a punto nel ginnasio

ma anche

a chiare lettere

scrissi
:

e feci stampare queste formate parole


lascino
gli
i

Si

Promessi Sposi ad accompagnare

alunni per le varie scuole secondo piaccia


a' maestri.

meglio

Or

bene:

il

FanfuUa
che

domenicale del 2 novembre mi compati come


banditore, in
il

odium audoris,
di

di dottrine

buon senso ha condannate da un pezzo


qual autore, a
:

(il

fl

sintassi,

sarebbe

il

Manzoni oh
senso
gio

sintassi dei

manzoniani di buon

!):

mi accus

di aver trattato
in

con disprefine

Promessi Sposi: anche

senti

un certo prurito di spingersi a


settario.

qualificarmi

Fin qui nulla di male. Ogni recen-

COLLOQUI MANZONIANI

199

sore,
lesco,
riti

anche

fanfullesco,
il

anzi pi se fanfuT-

ha certamente

diritto di

avere
la

pru-

che crede e

di grattarseli

con

prosa

che vuole. male

Il

fu,

quando
dei

indi a pochi giorni

si

ebbe

notizia

programmi e

delle

istru;

zioni per l'insegnamento ne'ginnasi e ne' licei

e nei programmi

le

opere del Manzoni erano


solo alla

assegnate da leggere
del liceo; e nelle

terza classe

istruzioni

a esempio del
la

come
libro

si

desideravano certe antologie per


il

lettura nelle scuole inferiori indicavasi


:

mio
la

la

prima cosa, bene


che di

male, per me,

seconda.
Io

non

lessi ci

me

o contro
:

me

scrissero allora in molti giornali


tori

erano edi-

danneggiati nella produzione scolastica,


compatirli:

bisognava

erano

abbatucoli

pedanti o sagrestani delle lettere, e la chierica e la ebetaggine gli guarentisce dagli sca-

paccioni

erano

miei

soliti

dolci nemici, e
essi ci

io alle loro ingiurie

sono porfido, ed
denti, se

rimettono

le

ugne e

pure ne hanno.

Ma
lato

un giornale che tiene a parer compisi

da gentiluomini (come

usa dire in

200

COLLOQUI MANZONIANI

vece di uomini onesti, a questi tempi di democrazia verniciata e titolata),

un giornale che

per avere de' miei

scritti

letterari

mi fece
il

pi volte r onore di sudar molte camicie,

Fanfulla della domenica,


dicembre, con tamburi e

la

mattina del 7

pifferi alla testa,

bandiere spiegate anzi abbrunate, annunzi

con un procelloso

articolo

La Morte
i

di

un Grande
!

.
! !

Bum bum bum Da


desolati

tutti

torracchioni
i

della retorica
tanti anni

nazionale

cannoni

carichi
tico

da

a sentimentalismo romandi

spararono
;

non so quante centinaia


polverio e
calcinacci.

colpi

e poi commossi dal loro stesso sparo


il
i

crollarono tra

Bum

bum! bum! ripeterono


della
letteratura

gli

echi dalle grotte

tufacea,

barbagianni
alle

fecero

maestosamente

civetta

ombre
morto

delle grandi frasi

che passavano.
Il

La
era

morte di un grande! Gi.

Alessandro

Manzoni
io.

chi

T aveva

ammazzato era
ciati ideali,

Gi:

io iconoclasta; io

banditore di una nuova fede di riscalduc-

che di quando

in in

quando

salgo,

o almeno salivo anni fa,


strofa alcaica; io

groppa a una
io

grammatico bizantino;
io

manipolatore di letture ;

aveva conspirato.

COLLOQUI MANZONIANI

201

congiurato, macchinato,
alla

chi sa

da quanto!
Grande.

uccisione

tradimento
il

del

Facevo da pi anni

formicone di sorbo,

stavo al macchione (

Ma

quel peloso che


il

stava al macchione dice

Berni nel

rifa-

cimento

dell'

Orlando innamorato);
i

di

quando

in

quando facevo battere

rintocchi

d' un anticipata agonia, e dicevo al popolo

Ora
che
il

pr

eo, dando intendere al popolo Grande veniva meno per mancanza

di fiato.

intanto io soppiattone, quale tutti

mi sanno, per una sequela di concessioni


e
di

compromessi mi preparavo

il
i

letto

della noncuranza universale (pare che


zoniani scrivano cosi)
l'assassinato.

man-

per adagiarvi sopra

Ma

chi avrebbe detto, eh, lady

Macbeth, che quel vecchio avesse tanto sangue


in

corpo ?

Io,

per ispacciarmene, ricorsi all'ono-

revole Martini segretario generale e all'ono-

revole

Coppino ministro per


e
trattili

la

pubblica

istruzione,

in

disparte,

alzando

r indice della
labbra, e

mano

sinistra

a far croce su le

Lasciatemi
grammi
o promettessi
i

ammiccando
e

degli occhi, sussurrai:


il

seppellire
poi....

liceali,

Che cosa
lo so.

vecchio ne' prodicessi

io

da vero non
del

Lo

sanno

gentiluomini

Fanfulla

domenicale:

202

COLLOQUI MANZONIANI

Dandogliela vinta su quelT abornome di Alessandro Manzoni, sperano maggiorenti dell'istruzione


*

rito

aver

favorevoli

gli

iconoclasti

in

qualche altra grossa questione che sta bollendo probabilmente in pentola


.

Un
casi,

giovine pubblicista,

uscito,

guardate

manzoniano fervente da quella scuola


che
la

gladiatoria di manzonicidi

mia scuola,
fece

due o

tre giorni

dopo

nel Fracassa
fanfulliano,

giustizia del

melodramma
favola
i

melostile

dramma
per

di

radcliffiana

di

younghiano. Ahim,
isforzi

manzoniani di Firenze,

che facciano, non riescono a dare


oltre
le

un passo
Vecchia.
Io,

tradizioni

della

Piazza

per

la

quarta edizione delle Letture

che

si

stava stampando, preparai un* avverfu

tenza, e
nella

sbito
1

pubblicata

in

Bologna
nella

Patria del

5 dicembre, in

Roma

Domenica Letteraria

del 22, in Firenze nel

n. 5 della Rivista critica della

letteratma

italiana: nella quale avvertenza fra l'altre

cose dicevo

Accennare o suggerire o
segreti,

accusare o fiutare

accordi,

intelli-

genze, compromessi, considerazioni dei com-

COLLOQUI MANZONIANI

203

pilatori delle

Letture con

gli

autori dei pro-

grammi e

delle istruzioni e

con

le autorit

del Ministero, potrebbe parere calunnia di

gente* poco onesta, se

non

fosse vaneggia-

mento
al la

di cervelli balordi.

Con

persone che

modo come

scrivono

troppo dimostrano

congenita incompetenza loro non dico a


di

trattar questioni
filare
il

lingua o di

stile,

ma

discorso;

con persone che quella


imbullettano

tede

congenita

incompetenza

d' ingiurie gaglioffe e di suggestioni


sionevoli,

compassi

non

si

discute:

all'occasione

rider.

L'allegro

sonnambulo del Fanjulla nel


dicembre chiamava cotesta
giudicava infelice, e l'accualla macchia con altre
si

numero

del 21
la

una difesa, e

sava stampata
lepidezze.

tali

Del volume Letture

tirarono

duemila e pi copie.

Ma
la

una cosa

il

Fanjulla disse bene, che

questione non era n sopita n risoluta;

e un'altra ne fece meglio dando luogo nel

numero

del

4 gennaio 1885 a una

lettera

del professore

G. L.

Patuzzi,

il

quale, se

non
che

un manzoniano
tico della

fanatico,

n anche un fana-

persona

mia,

come

quegli

204

COLLOQUI MANZONIANI

a*

bei giorni delle guerre

civili

nella poesia

italiana
la

(1873) fece pur qualche sparo su


pelle.

mia

Due
n col
dire
il

cose dimostrava in quella lettera


:

il

professore Patuzzi
fatto

che

io

n con l'intenzione

avevo bandito n inteso di bandalle scuole,


il

Manzoni
le

ma

affidato al

criterio dei maestri

giudicare se,

quando

come
il

opere del Manzoni abbiano ad


gli

accompagnare
che
le

alunni per le varie scuole :

libro del

Manzoni non era per tutte


prima, con molta bont sua

scuole.

La

per

me

la

seconda, con gran compiacimento

mio, che avevo affermato lo stesso e quasi

con

le stesse

parole

nella

relazione che
su'

il

passato ottobre ebbi a fare


di lettere italiane per
i

programmi
i

ginnasi e

licei al

Consiglio superiore della pubblica istruzione.

Quella relazione non era per anche pubblicata quando


il

professor

Patuzzi scriveva;

ma

lui
:

non bisogn vederla per rendermi


altri

giustizia

non pens che V onest


i

richie-

deva

s'aspettassero

documenti prima di

condannarmi.

Nello stesso giorno che


altro

il

Patuzzi,

ma

in

campo, nel Fracassa domenicale, usciva

COLLOQUI MANZONIANI

205

a difesa non

di

me,

ma

della

tradizione
i

letteraria italiana

e dei vecchi

classici,

quali
in

non han da vergognarsi n da scomparire


faccia ai classici nuovi,
il

professore Adolfo

Borgognoni.

tre cose dimostr

o discorse:
e

che

gli

scrittori del

secolo

vero dilettino

gli scolari

XIV meno o
:

XVI non
annoino

gli

pi degli scrittori moderni

che

essi

devono

dare come

la

midolla

al

nutrimento letterario

educativo della giovent: che degli scrittori

moderni

il

il

Manzoni

nei

Promessi Sposi non

pi adatto alle scuole, un po' (e in que-

sto d*

accordo quasi col Patuzzi) per


l'

lo stile

e per

arte,

anche, anzi sopra

tutto,

dove

l'arte sua pi originale e fina; pi

ancora

quanto

alla

educazione morale,

per certa

aria di ascetismo
libro.

deprimente che esala dal


altro
:

Del Borgognoni non dico

per-

ch mio amico.

Una settimana
letteraria di

di poi,

venne
il

nella

Gazzetta

Torino anche
la sua.

signor

Augusto
che
lettera

Lenzoni a dire
gli

disse quello
in

aveva detto Giulio Carcano

una

del

1882;

il

quale
tre

gli

ridiceva quello che


la

aveva gi detto
poeta.

mesi dopo
Lenzoni,

morte del

il

signor

opponendo

206

COLLOQUI MANZONIANI

alle osservazioni del

professore Patuzzi

le cita-

zioni del

Carcano, accorgevasi di non aggiunquestione altro che parole


:

gere
il

alla

perocch

Carcano, come Carcano e nella necro-

logia del

Manzoni, era naturale e bello che

dicesse cosi;

ma

anche

il

Patuzzi, profesla pratica

sore d' un instituto tecnico, per

r uso della scuola, aveva

il

diritto

la

com-

petenza di dire modestamente e rispettosa-

mente quello che aveva prudentemente e


maturamente osservato.
accorto,

N
alle

anche era pi
considerazioni

mi

scusi,

dove

del Borgognoni circa ai danni che alla edu-

cazione giovanile
lettura dei

possano provenire dalla

Promessi Sposi opponeva eh* e'


se

non facesse

non ripetere un
:

giudizio del

Settembrini. Fosse

ragion di pi per inchi-

nare a credere che in quelle osservazioni


e in questo giudizio
ci

sia del vero,

da che

nello stesso sentimento troviamo accordarsi

un gran
e
illustre

patriota della

generazione del *48

Universit di Napoli e un buon patriota della generazione del '59

professore

nell'

e professore egregio in un liceo di Romagna.


Si tratta di scuole e

non
il

di critica.

Ma n
;

anche di scuole

tratta

signor Lenzoni
;

delle

Letture mie egli tratta

nelle quali egli crede,

COLLOQUI MANZONIANI

207

o parmi inclinato a credere, eh* io non misi


n anche un brano del Manzoni, per mal

animo satanico e barbarico. Ahim,


Lenzoni troppo
dir la sua in
letterato, e,

il

signor

per venire a

una questione

ch'egli reput let-

teraria

ed era

scolastica e

pedagogica,

si

dimentic di dare o ridare un* occhiata


Letture.

alle

Avrebbe veduto che


o
in altri

io,

se anche
il

avessi altrove

tempi ammazzato

Manzoni, non poteva per esporne de brani


nel

mio

libro,

per

la

semplicissima ragione
il

che lasciavo

tutto intero

romanzo a

leg-

gere nelle scuole


a* maestri.

secondo
11

paresse meglio

Guardi

signor Lenzoni e vedr:

che n della Commedia, n del Canzoniere, n del Decameron, n del Furioso, n della

Gerusalemme

recai alcun brano

e non per

questo vorr egli credere che io intendessi

bandire dalle scuole quelle glorie


forse vorr consentire che io feci

italieuie,

un qualche

onore ad Alessandro Manzoni agguagliandolo, per certa guisa, nel trattamento, a quegli

spiriti gloriosi.

Seguirono due Domeniche del Fanjulla,


18 gennaio e
di
l'*

febbraio,

con due

scritti

Francesco D'Ovidio, uno ancor giovane

208

COLLOQUI MANZONIANI

professore, del cui ingegno valido e acuto

e della dottrina

non mai

ciarlatana e del

giudizio critico io fo molta stima.

Nel primo

di quegli

scritti,

//

Manzoni
quello che
atte-

nelle scuole, egli cosi


rio

poco mio avversatutto

che mi d ragione
fatti
il

in

importa. In
sta

D'Ovidio anch' egli

che

io nella

prefazione alle Letture ho


l'

espressamente ammesso
sposi

uso dei Promessi


:

come

testo

scolastico
io

il

ammette, che, se

non ho pe
non

'l

D* Ovidio Manzoni
ho
tale

tanto entusiasmo da proporne all'occorrenza


io

per

il

primo

lo studio,

gli

avversione da volerlo scacciare dalle scuole


poi che
e'

entrato

il

D' Ovidio concede


dare del

che fu una grande

esagerazione

Manzoni a
nasio:
il

tutto pasto ai giovinetti del ginil

D'Ovidio vorrebbe che

Manche

zoni fosse riservato ai due ultimi


liceo.

anni del

allora? Allora, o per ora, salvo

avr altrove a ridire sur un giudizio suo personale molto ingiusto, non mi resta che ringraziare questo manzoniano dotto dell'avermi
cosi valentemente

difeso

contro

gli

assalti

dei manzoniani analfabeti.

Anche

di

certe

opposizioni

che

nello

stesso articolo e nel

secondo.

La

morale.

COLLOQUI MANZONIANI

209

la religione,

il

pessimismo

nei

Promessi

Sposi,

Il

professore
io

D' Ovidio
la

fa a

me

al

Borgognoni,

per

parte mia non ho nulla

a dolermi, perch

le fa

con molto garbo e ci fa


assai importanti.

2mche parecchie concessioni

Anzi: uno
raria del

scrittore della

Napoli

lette-

22 febbraio afferm senza pi che accetta tutte, con il professore D'Ovidio momento, lievi restrizioni e di pochissimo
le dottrine

del Borgognoni.

un arguto e
Napoli, non

incisivo scrittore cotesto della

favoreggiatore
zoniani;
forte.

mio,
pi

ma
i

sarcastico ai

man-

e tocca

d'una

volta

giusto e

Alle querele che


lascino al
:

nuovi programmi
posticino
lasciano,

non

risponde
anzi,
il

Altro che

Manzoni che un
posticino !

Ci

primo posto, insieme col Paradiso


ai soli

di

Dante, e non

Promessi Sposi

ma

a tutte le opere del Manzoni.

Il

napolitano intitol

l'articolo

suo

Una
e

seconda questione manzoniana e sottoscrisse

Un

annoiato.

Aveva ed ha
io

ragione;

mi duole dover anch'


scergli noia.

conferire

a cre-

Ma
sore

che vuole?

Da
col

una parte
quale

il

profes-

D'Ovidio,

pur

mi trovo

Ho

210

COLLOQUI MANZONIANI

d'

accordo quasi in tutto che attiene

alla

quesi

stione scolastica, pur


fatta scappata:

mi venne
si

fuori

con

Non

pu negare che
risalga
in

di

questa quasi esclusione del Manzoni dalle


scuole la responsabilit

modo

al

Carducci.

qualche
il

Da

un' altra parte

professore Zumbini, con un ultimo

scritto,

/ Promessi Sposi e
questione
dal

la Critica, pubblicato nel


1 marzo,

Fracassa domenicale del


la

spostando
al lette-

campo

didattico

rario, viene, inaspettato ausiliare al visiona-

rio del
la

Fanfulla, viene a recare su

me

solo

colpa d' un movimento antimanzoniano,


io

che

neanche riesco a vedere se

ci sia

dove
reno
i

sia.

bene, scendiamo anche sul ter-

letterario,

e senza fare

eissalti,

pariamo

colpi,

un* altra volta.

2.

Ho
raria.

fatto

male a lasciarmi deviare dalla


lette-

questione didattica a una discussione

Che

si

discuta a fine di

persuadere

di essere persuasi e che dalla discussione

scaturisca la verit

una massima

d' inge-

COLLCX3UI MANZONIANI

211

nuit primitiva o

un boccone da

gittare ai

pesci per acchiapparli:

massime e bocconi

che una societ per bene dovrebbe ormai


buidire dalla sua conversazione.
si

Le discussioni
agli

fanno per dar delle botte


1*

avversari

o per mostrare
gio delle armi.

abilit propria nel manegio,

Ma

come

sarei

poco
in terrei

paziente con uno che mi venisse a dire


faccia di volermi persuadere, cosi

mi

per villano se mostrassi

la

pi lontana intengli
altri.

zione o presunzione di persuadere


Io

mi difendo.
da giovane ho combattuto secondo
la tirannide

Si, io
le

mie forze contro

manzoniana,

ogni qual volta nel

nome

dell'autore degl'/nni

sacri e della Afora/e cattolica certa gente flac-

cida e pure insistente, paurosa e pur provocante, leggera e pur noiosa, usciva a imporre

burbanzosamente Y

alto l al nostro pensiero

e agli ardimenti della giovent italiana d'un

tempo, ogni qual volta

in

nome

dell'autore

deW Adelchi e

dei Promessi Sposi una gente

arfasatta e bracalona voleva sopraffarci,

non

pure comandandoci di mutare

gli

di

come
gli

Cortes faceva co' Messicani o di mutar

amori come Napoleone usava co' suoi parenti,

212

COLLOQUI MANZONIANI

ma

pretendendo
i

spezzarci

nostri
gli

di e

svergognarci
nostri.

nostri

amori sotto

occhi

Allora gittavo %V Inni sacri fuor della


stra.

fine-

un po' prima, quando

io era tutta-

via scolare a Pisa,

mi ricordo che fuor

di

Porta

alle

Piagge, una sera discorrendo con


dire che

un compagno ed essendo scrso a


altre del

certe liriche del Leopardi erano migliori di

Manzoni, quegli e con

le

parole e
scolari

co* gesti

chiam a s
alla

scolari e

non

che erano
grid

passeggiata;

e fatta

gente

Ascoltate, cittadini di Pisa,


il

cosa

che dice
pardi fa

Carducci!

che un certo Leo-

versi meglio del


il

Manzoni Sapevo
!

da un pezzo che

Carducci un matto;

ma
tutti

fino a

questo segno!

Del
gli

resto, io

potevo ripetere a memoria


i

Inni sacri ed

cori.

il

mio comletto

pagno non aveva del Leopardi ancora


un verso. Dopo,
fu

un leopardiano feroce.
toccato
il

Dio guardi ad
cima d* una

avergli

pur con
!

la

foglia di rosa

gohhetto

Ora non siamo

pi a

certi tempi.

io

posso dire, senza farmi lapidare, spero, che,


per esempio, salutare ode del secolo >
il

COLLCXiUI MANZONIANI

213

Cinque Maggio
che
d'
in

fu enfasi bella

e buona;

un secolo esuberante per

tutta

Europa

una cosi straordinaria


il

fioritura lirica

come
tal

nostro, credere nella

perpetuit di

consecrazione a un'ode che per ineguaglianza


di forza concettiva e di espressione concettuale

va

tra le inferiori del

Manzoni e parve
e
al

difettosa,
al

non che

al

Tommaseo

Cant,

Manzoni
atto di

stesso;

che credere cotesto

un da

fede del professore

D'Ovidio

rispettare,

ma non da

partecipare.
il

vo' dir altro.

Tanto pi quando
il

profes-

sore

Zumbini ammette che


quando
che

Monti pu
grcinde
lirica

essere splendido
nella lirica
nella
il il

altri voglia,

Foscolo, grande nella


il

sati.

il

Parini, e

Monti

il

Foscolo

Parini possono superare di lungo intervallo

il

Manzoni;

ma

in tutto altro
v'

che non

sia

il

romanzo. Di che non

ha dubbio.
Manzoni. Dico
intuizione pro-

Del

resto io sono

ben lontano dal negare

o scemare lode di
che non ha come
fonda e
analitica,

lirico al lirico

la

anche

se

scettica,

del

particolare nel generale e del generale nel particolare del sentimento


la

umano, e non ha
virt uniche

rappresentazione immediata, trasparente,


straziante,

vibrante,

che sono

2 4
1

COLLOQUI MANZONIANI

del Leopardi:

dico che

non ha

il

senti-

mento

fantastico palpitante in

un continuo

getto d'imagini e la

espressione appassio-

natamente

plastica,

che sono facolt quasi


:

organiche del Foscolo


facilit

dico che non ha la

la variet

piena ondeggiante conartistici

tinua,

che sono pregi


dico che
suoi,
:

del

Monti.
lirico

Ma anche
pregi
altri

il

Manzoni ha come

che pi volte enumerai e

lodai altrove

dico che singolare e origi-

nale tra

lirici

non pur

italiani

ma

europei

per
oltre

l'icastica storica dei cori. E.


i

V Adelchi

cori,

e senza far paragoni, che sareb-

bero fuor di luogo, con Shakespeare e con


Sofocle, dico che poesia in molti luoghi

ammirabile.
poeta, anche
di

molte altre lodi del Manzoni


in Italia

quando sorse

una voce

sventato

ad affermare che poeta

non

era, io dissi e

ho detto

in iscuola,

che qui

non

ripeto,

perch non uso

far lezione su

pe' giornali.

N
sore

io

ho dimenticato

ci

che

il

profesquelli

Zumbini ricorda e dimostra a


a

che oggi discorrono del Manzoni, e perci

anche

me,

la

sua potenza

nel

creare

caratteri

umani.

cosi

ovvio.

Solo che

COLLOQUI MANZONIANI

215

lo dissi

con poche parole, che

il

professore

D'Ovidio mi fece l'onore


domenica
dissi

di citare l'altra

nella Illustrazione di

Milano

lo

inventore e modellatore di tipi saltanti


vita.

su nella

Quello che

io
il

non ammetto, n
professore
quello

se lo fa capire di straforo
bini

Zumio
il

n se

altri

lo

propala,
1'

che o

francamente nego,
fondere
il

assimigliare

con-

romanzo manzoniano con l'epoo l'innalzare


l'Ariosto.
il

pea, e l'agguagliare zoni a

Man-

Dante o su

Tutti sanno che sia

l'epopea: primitiva

letteraria,

l'

opera d' una nazione, d' una


:

civilt,

d'

un secolo

basta nominare, con le

debite differenze tra loro, V Iliade, V Eneide,

Lusiadi,
sia
il

il

Paradiso perduto. Tutti sanno


:

che
la

romanzo

un' opera individuale

quale s'informa dal

modo

di sentire, di

pensare, di studiare, di

vivere, direi quasi

di conversare, di vestire, di ballare,

d'una

generazione.

La media

della vitalit di

un
su

romanzo, a dargliela lunga, di venticinque


anni.
Il

romanzo,

vero,

s'impiant

r epopea,

come un mercante che segga


la
:

fumando

pipa su
il

le

ruine di Palmira o
la

d* Eliopoli

romanzo soppiant

tragedia

216

COLLOQUI MANZONIANI

la

commedia, come
de' patrizi

fattori
li

arricchitisi

alle spalle

veneti

cacciavano
:

man a m:ino dai palazzi del Canal grande ma una vendetta c'. I romanzi a pena
stagionati,

ahim un po' troppo presto


tutti,

ahim un po' troppo


mazzi dopo
finiti
i

assomigliano ai

finiti

pranzi, alle camelie


di
abiti

dopo

balli,

ad armadi

passati

di

moda.

Nel 1759, non so


quale

in

che sera, non so

gran

dama
ballo

di

Parigi (mi

manca

il

tempo

alle ricerche)

era gi in ordine per


cavalli attaccati al ser-

uscire a

un

vizio scalpitavano

impazienti nel

cortile;

lacch aspettavano per le scale sventolando


le

torce:

mancava un non so che, un no


o
ancora

sopra un labbro

un ritcco

al

tupp: quando un valletto present sur un


vassoio d'argento un libro nuovo.

La

signora

apre: taglia

la

prima

carta,

comincia a

leggere: taglia l'altra e l'altra e l'altra, e

continua a leggere,
toilette,

prima appoggiata

alla

poi seduta al canap.


i

Le

ore pasi

sano inavvertite,
cascan
di

lumi languiscono,
i

lacch

sonno,

cavalli

non scalpitano

quasi pi.

un

tratto la signora si riscuote,


i

fa staccare,

rimanda

lacch,

dopo aver

COLLOQUI MANZONIANI

217

ordinato

si

ravvivino

lumi: e cosi vestita

da
Il

ballo seguit a leggere fino alla mattina.


libro
pili

era
la
il

ora

la Nuova Eloisa. Chi legge Nuova Eloisa ? I Misteri di

Parigi e

Giudeo Errante spinsero a


gabinetti

dis-

selciare le strade la rivoluzione sociale del

1848. Quanti sono

di
il

lettura

si

dove oggi
I

si

trovino

Misteri e

Giudeo?
il

romanzi del Balzac hanno ingenerato


:

verismo

pure anche dei romanzi del Balzac


si

discorre e

'scrive pi
il

che non

si

leggano.
:

Peggio ancora
ciamento tra
il

romanzo

storico

incro-

il

romanzo e

la storia,

mezzano
roman-

dramma,

in

un momento

di ebriet

tica:

Goethe, Gtz di Berlichingen : Scott,

Cronache delle Canongate: Manzoni. Lavori dello Scott e del

Manzoni non potestoria

rono essere che lavori di bellissima arte:

ma ad

ogni

modo

la

naturale

con-

chiude negando

alle

produzioni ibride avve-

nire di fecondit.

Alessandro Manzoni,
condann, per amore
il

pi forte di Bruto,

di logica inesorabile, a morte,

suo bello,

balioso e innocente figliuolo.

Con tutto ci la bellezza elevata e seria della


novella, la eccellenza dei caratteri, la mira-

218

COLLCX5UI MANZONIANI

bilit dell'analisi

psicologica e morale ottenai

nero e conquistarono

Promessi Sposi un
italiana.

luogo luminoso e alto nella letteratura

E
utile

per

ci,
il

e per V azione importante e


esercit

che

romanzo del Manzoni


su
1*

su

'1

pensiero e

arte italiana a

mezzo

questo secolo,

io,

or

sono quattro anni, in

un saggio su V Orlando Furioso, saggio di


storia letteraria

che doveva, a mia inten-

zione, discorrere sereno al di fuori e al di

sopra (chiedo grazia di essere interpretato


discretamente) della critica contemporanea,
io osai

un parallelo del Manzoni con Dante

e con l'Ariosto.
fessore

Da

cotesto saggio

il

pro-

Zumbini
da

trasse argomenti

a incol-

parmi d' infedele e d' incoerente


di critica

ai principii

me

altrove posti

non che

di

ribelle al suffragio universale italiano

ed eurodi

peo, a combattere
filosofia

le

mie preo::cupazioni

e di religione nel giudizio estetico,


illiberalit,

la

mia

e,

diciamolo

pure,

la

puerilit

mia

nella estimazione del soggetto.

Se non che
darsi
(se
i

l'egregio
sia

uomo

dimentic ricoril

mi

permesso

bisticcio)

avvertire

lettori

che quelle mie proposi-

zioni, le quali

potevano parere o contrarie

COLLOQUI MANZONIANI

219

ad

altre

mie affermazioni o diminutive del


in

concetto

che molti hanno


erano

Promessi
critico

Sposi, erano in

un saggio non
in

ma
di

di storia letteraria,

un

parallelo

dell'opera

del

Manzoni con
e

l'opera
i

Dante e dell'Ariosto,
giudizi (chiedo

giudic

miei

perdono della superba parola,


critica,
la

che vorrei bandita dalla


notino bene
i

quale,

suoi

credenti,

non giudica
di

definitivamente mai) per s


al

soli

fronte

Manzoni

solo

al

secolo

decimonono,

indipendentemente da Dante, dall'Ariosto,


dall'

epopea, dal secolo decimoquarto e deci-

mosesto.

E
e

per ci chiedo anche una volta

perdno
stesso; e

insieme

licenza

di

citare

me

l'otterr

dai

lettori,

quando vo-

gliano

considerare che io cito


in

me

stesso

non per mettere


per

mostra cose nuove e


avere
scritte,

peregrine che io possa


la

ma

or.esta speranza di

non parere

affatto

quello

s ragionatore e fazioso e pedante che ad alcuni potrei emergere dal discorso del

professore Zumbini, certo contro ogni sua


intenzione. Pi

degna di essere notata mi pare


delle

la

somiglianza

circostanze

di

prepara-

zione, di svolgimento e di effetti

che

tra

220

COLLOQUI MANZONIANI

il

lavoro letterario dell' Ariosto e quello da


di

una parte,

Dante,

dall' altra, di

Alessandro

Manzoni. Nati o

cresciuti tutti tre nei principii

d'un movimento e d'un mutamento politico e


letterario

che determin

le tre

pi differenti e

in diverso aspetto pi importanti et della vita


italiana,
tutti

tre,

modificate essenzialmente,

ma non
zioni

spogliate al tutto le idee e le affe-

della

giovent,
il

accompagnarono
fin

il

mutamento e
dico lo

movimento

che,

non
al

fermarono,

ma
le

lo

illustrarono

punto pi alto dell' ascensione con un' opera

che raccogliendo

tutte

idealit del loro


efficacia su

passato ed agendo
gli

con grande
su
le

spiriti

su

le

opinioni

concezioni

estetiche del presente, eccit pure


zione.

una

ria-

Dante,

cresciuto
dell'

nel

primo scadi-

mento del papato e


italiane

impero, del medio


il

evo insomma, e quando


citt

reggimento delle

passava

nelle

forme

del

comune o
gentilizie

della

signoria

dalle

oligarchie

all'

autorit

democratica, mutatosi

da guelfo a
di

ghibellino e
scrisse,

da

dicitor
la

d'amore

a neoclassico,

dopo
che

rivoluzione

Giano
il

della Bella

gli tolse la nobilt,

dopo

colpo di
la

stato

del Valois che

gli

tolse la patria,

Commedia, opera

guelfa

COLLOQUI MANZONIANI

221

insieme e ghibellina, scolastica


si

e popolare
;

nel concepimento
gli

si

nell'esecuzione

e pur
il

raggiando

albori dell'et
alle

nuova chiuse

medio evo, levandone


l'idealit e

maggiori altezze

universalit artistica: alle quali

seguirono per riazione l'opera individuale del

Petrarca e l'opera realista

del Boccaccio.
finiva

Nato e

cresciuto
i

quando

l'

umanesimo

d'abbattere

resti di quelle comunit d'arte

e pensiero

indigene e plebee che s'erano


nell'

mantenute
e

intermezzo tra
le

il

medio evo

la riforma,

quando

signorie nazionali
nella violenza

eremo per
dell'

disparire
risorto

attratte

impero

come monarchia conquida poeta


latino trasmu-

statrice,

l'Ariosto,

tatosi

a poeta di romanzi, dopo la invasione


;

francese

durante

la

guerra della lega santa


contro
il

contro Venezia

e del papa
la

suo

duca, scrisse, e dopo

caduta di Firenze
i

compi,

il

suo poema, chiudendo


l'

periodi

della poesia romanzesca,

ideale delle plebi


di

dei signori e dei


secoli

capitani

ventura
il

dei

decimoquarto e decimoquinto;
le glorie
;

poema
italiana

che canta
contro

di

una dinastia

r impero
lavoro

il

poema che

trasforma
la
ita-

con

un

perfettamente

classico

materia

medievale e rende finalmente

222

COLLOQUI MANZONIANI

liana la lingua toscana;

il

poema che pure


efficacia sul

operando con grandissima

movieuro-

mento

letterario
si

non pure

italiano
si

ma

peo provoca
del Tasso.
i

negli spiriti

nelle

forme

la riazione, cristiana, aristotelica,

individuale,
i

Nato

il

Manzoni

tra

fulgori

ed

fulmini della rivoluzione francese, cresciuto


il

quando
nel

filosofismo dell' Enciclopedia della

Costituente della Convenzione impersonatosi

Bonaparte

provocava

la

riazione

tra

medievale e liberale
la invasione

dell'Europa,

quando

francese con le forme di repub-

blica
la

o di regno conturbando e sommovendo

vecchia societ italiana cagionava un risvespiriti guelfi

gliamento quasi nazionale degli

ghibellini, egli,

da giacobino e da

classico

tramutatosi a cattolico

ed a romantico,

chiu-

deva quel periodo


turbazione

di

sconvolgimento e di
raccoglimento
11

con un

libro di

individuale, di realismo ideale, in cui

sog-

gettivismo autoritario giacobino

persistendo

riforma a imagine sua


le teorie

le

idee cattoliche e

romantiche; un

libro,

che pure
1'

effi-

cacemente e utilmente operando su

edu-

cazione estetica provoc una reazione subi-

tanea

si

nei

pensieri e

sentimenti
paralleli,

si

nelle
gli

forme.

compiere

anche

COLLOQUI MANZONIANI

223

anni della pubblicazione delle tre opere

si

corrispondono.
rata per tutti
i

La Commedia, pensata e
finito nel

lavo-

primi anni del secolo XIV,

fu finita nel

1321: fu

1516, coril

retto nel '21, riformato nel '32


i

Furioso: furono

Promessi Sposi,

finiti

nel

1825,

corretti nel '40 .

Siamo, mi pare, nella regione serena della


storia.

quasi antivedendo le critiche posloro sinuosit, aggiungevo, pur

sibili in tutte le

riaffermando

di

nuovo

il

valore

dell'opera

manzoniana:

Le

generazioni

l'ordine

sociale fiorenti e dominanti in Italia


il

hanno

diritto e

anche

il

dovere
il

di ricono-

scere nel

Manzoni

loro pi affine
se alcuno
l'

rappresentante artistico. Ma,


ficacia
lui all'

volesse per qualunque guisa comparare

ef-

e l'importanza storica dell'opera di

opera di Dante e

dell'

Ariosto, quegli

obbedirebbe a una preoccupazione del presente che


si

nonpuesser levata

pu bene intendere ma che alle regioni della


il

storia, quegli sottometterebbe

vero ogget-

tivo alle sue parziali impressioni estetiche *.

ora rivolgendomi

al

professore Zura-

bini, gli dico,

che

il

giudicatore soggettivo.

224

COLLOQUI MANZONIANI

preoccupato da un concetto estetico che


imposto,
lui.

si

Io in quel saggio era storico


rico

come

sto-

aveva

il

diritto

di

esaminare lo

spirito

filosofico

o religioso che informava un' opera


vero che certa volta
scrissi,
il

d' arte.

giu-

dizio circa

un'opera d'arte non dovere


o

essere sottomesso al giudizio dei sentimenti

e dei principii o

fisolofici
:

politici

che pos-

sono averla informata

ma altra volta anche


filo-

affermai che la disanima dei principii o


sofici

politici informativi

d'un' opera d'arte

appartiene, quando

l'opera sia degna, alla

storia; e intendevo, naturalmente,


storia dell'arte.

anche

la

Con
negare

quale autorit o in
qual

nome

di qual prin-

cipio e per
allo

ragione estetica

osereste

storico

diritto di ricercare

ed

esaminare fino a qual punto


stico entrasse

Io spirito scola-

e quanto o bene o male impor-

tasse nella

Divina Commedia} quanta parte,


effetti.

e con che

Io spirito puritano avesse

nel Paradiso perduto?

Io dissi nel

mio saggio che

il

problema

psicologico dei Promessi Sposi fu

un feno-

COLLOQUI MANZONIANI

225

meno passeggero jn
sola generazione . faccia al

alcune anime
tale fu

d'una

veramente di

problema della Divina Commedia,


problema di
tutto
il

che fu
nel

il

cristianesimo
al

medio evo:

tale fu

anche dinanzi

problema del Paradiso perduto, che fu


spirito agitatore
il

lo

d'una grande nazione. Invece

problema psicologico dei Promessi Sposi

da vero un fenomeno passeggero e solitario. Dur con la giovent del Lamennais


fu
(ino
fini

alla

sua
la

conversione a rivoluzionario,

con
:

evoluzione del Gioberti a razioil

nalista

r hegelianismo lo aveva soffocato,


si

naturalismo

preparava a seppellirlo, quando

r autore della Morale cattolica and a votare

per l'unit d'Italia con

Roma

capitale.

Io dissi

che

la

restaurazione romantica

del cattolicesimo vizia, raffredda, attristisce


lo spirito estetico dei
al

Promessi Sposi

professore Zumbini vien voglia di

doman-

dare:

Ma

quanti

della

passata e quanti

della presente generazione pensarono e pen-

sano

allo

stesso

modo,

quanti
effetti,

sono
e, anzi,

che
che

abbiano avvertito quegli

vogliano crederli possibili ?


crederli possibili?

Ah, n anche
troppo. Intanto
15 e

Ma,

via,

226

COLLOQUI MANZONIANI

della passata generazione

gli

avvertirono due
liberi

grandi ingegni, ammiratori competenti,

ammiratori di Alessandro Manzoni


zini

il

Maz-

il

Guerrazzi.

di questa generazione
la

molti con

me

credono che

preoccupazione
all'autore dei

del problema religioso

scem

Promessi Sposi
che rallegra
la
i

la

serena

larghezza epica

romanzi dello Scott; come


la

preoccupazione morale,

cura assidua
l'

di

una certa pacatezza e proporzione,


del

abor-

rimento del tumulto e della passione, impedi


all'autore

Carmagnola e deW Adelchi


non dico
l'arte
le

di raggiungere

altezze di Shadello

kespeare,
Schiller.

ma

del

Goethe e

Venendo
il

ai particolari, avrei

rimproverato

difetto di nobilt e la bassa origine alla

favola

dei

Promessi Sposi,

in

quanto ne
:

fossero protagonisti

accusa
bini

ha

due contadini brianzuoli


il

ragione

professore

Zum-

sopra ogni altra singolare a questi


;

lumi di luna
cente, aggiungo

e ridicolosamente stupefaio,

sotto la

penna dell'au-

tore della Consulta Araldica.

Ma

bisogna

da vero ch'io mi esprimessi molto male,


perch un uomo di tanto ingegno e
si

culto.

COLLOQUI MANZONIANI

227

quale

il

professore Zumbini, mi fraintendesse

a quel modo. Spieghiamoci.

Prego
i

lettori

a ricor-

dare che
rare

io discorrevo

ancora del compaalla

o agguagliare

Promessi Sposi
al Furioso,

Divina Commedia e
tamente del perch

e impliciotte-

quelli

non avessero
il

nuto nella letteratura europea


ottenne subito e vi mantiene
dissi,
il

luogo che vi

Furioso.

io

o volevo

dire,

che:

la tradizione let-

teraria

europea perpetuandosi

in

un retaggio

di

grandi leggende e
razza o di nazione

di

grandi
rinno-

fatti di

congiunti ai

grandi problemi psicologici


il

vantisi nei secoli, la provincialit della novella

che

ncciolo dei Promessi Sposi e la


(se

momentaneit
impedirono

mi permesso

dir cosi)

del problema psicologico che ne lo spirito


al

romanzo del
fatti

Manzoni
,

di

diventare quello che in

non

un' opera

europea.

Dopo

di che, occorre per avventura

spiegare che per


io intendo,

grandi
i

fatti di

razza

il

a esempio,
il

Nibelunghi o

Rolando o

G'J; per
il
il

dal rispetto storico, dal rispetto morale

grandi leggende Macheth o il re Lear, Faust; per grandi

quello
della

problemi

psicologici

228

COLLOQUI MANZONIANI

Divina

Commedia
di

quello deY

Amleto.
i

Dopo

che ancora,

lasciando

da parte

poemi e i drammi e tornando ai romanzi, mi sar permesso di dire che la favola dei
Promessi Sposi non ha un' importanza nazionale o
sociale

che possa renderli d'

inte-

resse europeo, e come,

Miserabili ?

ad esempio, Vlvanhoe Mi sar permesso, si o no ?

A
il

ogni modo, l'ho detto e lo mantengo.


Il

professore Zumbini mi esce fuori con


:

questa domanda Ricorder due

soli
's

poemi

Pilgrim

Progress e

Gulliver

Travels,

che per
lari

la sensibilit

e ricchezza di particoi

onde sono
astratte,

vestiti

fantasmi e le

idee

pi

riescono

poemi pi meravialcuna lingua,

gliosi

che mi abbia

letto in

e ci che pi importa,
e popolarissimi presso

sono ammiratissimi
g' Inglesi.

Or

chi

mi

saprebbe dire
nali

in quali grandi tradizioni nazio-

od europee quei poemi abbiano un vero


nella questione
io

e proprio addentellato? >

Ma
la

pongo

qualche
e'

e che desidero e spero avere che ragione che non


sia spostata
i

come

la posi

come

entrano

Gulliver

*s

Travels ? e quando

il

Pilgrim' s Progress mai


lazione anglo-sassone?

uscito dalla circo-

Se non che:

riescono

COLLOQUI MANZONIANI

229

poemi pi meravigliosi che letto in alcuna lingua ! Ecco


Zumbini!
di
far

io
la

mi abbia
preoccuil

pazione estetica e dotta che assedia


fessore
nella

prosi

quale
alla

ei

troppo
la

compiace

sapere
il

gente

sua
si

ammirazione

per

Pilgnm* s Progress

poco conosciuto

fuori d'Inghilterra.

Ma

il

professore

Zumbini m* incalza con


sentita,

un bel pezzo
e

di prosa

co' ricordi

de' suoi viaggi e delle belle signore tedesche


inglesi.
i

Da

per

tutto,

su

laghi, su

monti,

sotto

cieli

senza

sole,

quei Promessi Sposi,

cosi bigotti, cosi ignoranti, cosi zotici

come

paiono a me, da per


grini,

tutto,

mirabili pelle-

girano

tutti gli

angoli del mondo, e


professore

per
g'

tutti gli
;

angoli

il

Zumbini

insegue

e accerta noi, che, mentre tanti

altri figli di fantasie italiane

non sono andati

mai
poco

di l dal proprio paese e vi sono anche


noti,

quei pellegrini, quei benedetti pelarrivati in tutti


i

legrini,

erano

luoghi prima

di

lui,

facendo jare alla bandiera

della

nostra arte,
patria,

cK pur

la bandiera della nostra

maggior viaggio che non abbia fatto


bandiera della patria anche

mai
Io,

negli ultimi secoli.

salutando

la

230

COLLOQUI MANZONIANI

sventolante in una frase, senza

movermi da
a dire
:

presso

la torre degli Asinelli,


i

insisto

che

Promessi Sposi non ebbero


si

in

Europa

che un successo, come


fortuna di
g' italiani

dice, di stima infe-

riore al loro valore reale, inferiore di molto


alla
altri

romanzi

inglesi

e francesi

che
al

reputano di gran lunga inferiori

romanzo

lombardo.
l in

Ma

la
i

signora

Matilde che

Berlino disegnava

persola fan-

naggi del romanzo


ciulla inglese

lombardo?
1

Ma

che

su'

lago de' Quattro Can-

toni

mormorava

Addio,

monti sorgenti,

ecc. ecc. ? Io

mando

tanti saluti alle belle

mani della signora Matilde e


della

agli occhi azzurri

piccola

Miss:

ma

elleno

non sono

ragioni.

ricordo una signora inglese, ora-

mai
ella

fatta italiana dal nobilissimo

amore che
con
:

ha dimostrato
gli

alla nostra patria


scritti

le

opere pietose e
il

magnanimi a

cui

marito, pur essendo razionalista e repub-

blicano, suggeriva insistente, se ella volesse

avere un' idea della letteratura e della prosa


italiana

moderna,

la

lettura

de' Promessi

Sposi. Ella lesse, e crollava spesso la testa;


e, finito,

disse al marito:
il

Che zuppa!

in

Ancora:
in

mio

Canto dell'Italia che va

Campidoglio fu certa volta tradotto

COLLOQUI MANZONIANI

231

versi

tedeschi,

non male; e

il

traduttore
il

doveva essere

uom

colto

e pure scambi

padre Cristoforo per Cristoforo Colombo.

Ahim
11

quei

pellegrini furono ingrati:

non

lasciaron detto alla dotta

Germania n anche

nome
Del

del povero frate loro protettore e

benefattore.
resto:

che

Promessi Sposi siano


che imparano
si

letti

dagli

inglesi e tedeschi

l'italiano,

non

si

nega,

come

legge o

si

leggeva

il

Telemaco per imparare francese:


gli strilli

ma

sento in imaginazione

dei

man-

zoniani, s'io dicessi

che

il

Telemaco,

bellisi

sima prosa del resto, bello da quanto

Promessi Sposi.
Sposi ci siano

Non nego che dei Promessi traduzioni: ma anche romanzi


i

del Guerrazzi n'ebbero, e di molte, in tedesco

e in inglese.

Ma

domando:

Promessi

Sposi hanno esercitato


la

l'efficacia letteraria

che

Nuova

Eloisa, per esempio, esercit nelle

letterature tedesca e inglese, su


Schiller, su

Goethe, su

Byron ?

Promessi Sposi hanno


gli

mai riscaldato o turbato


nieri,
i

animi degli

stra-

come
I

romanzi del Balzac riscaldarono

russi?

Promessi Sposi hanno avuto mai


della

un lampo

popolarit

che prosegui

Miserabili?

232

COLLOQUI MANZONIANI

Ma
Va

il

confronto con

gli scrittori italiani.

bene. L'Ariosto, col quale io avevo


quel parallelo che mi stato cagione
noie,

instituito

di tante

l'Ariosto

ha,

come dicono
europea.

tedeschi,

una vasta
sia

letteratura

Ognuno che
dell'

un po' del mestiere pu


la bibliografia

facilmente cercare e conoscere

Orlando fuor
al

d' Italia nei sessanta anni


alla

che seguirono

1521, pu confrontarla

bibliografia straniera dei

Promessi Sposi in
:

questi ultimi sessant' anni

e vedr differenza.
fu tradotto, fece

Perch

1'

Orlando non solo

anche scuola.

Ma
che

il

Cinquecento era il Cinquecento

cio,

la letteratura italiana
la

era in quel secolo quello

francese

oggi.

Parliamo

d'italiani

moderni.

Va

bene. Io del Manzoni e del Leopardi


scrissi:

una volta

Ambedue,
la

rappresen-

tando due diversi

stati psicologici

che si riscon-

travano allora in tutta


riuscirono

societ europea,

pi

universali dei loro

prossimi

predecessori

italiani,

riuscirono quasi,

come

nostri grandi poeti e scrittori antichi, euro-

pei

e forse

il

Manzoni

il

migliore artista
il

del romanticismo cattolico, e forse

Leopardi

COLLCX5UI MANZONIANI

233

il

pili

vero poeta di ci che


la

tedeschi

chiamano
che
la

doglia mondiale.

Ora
la

affermo

Germania prima, e poi

Francia e

anche Y Inghilterra hanno preso pi interesse


ai

Canti del Leopardi che non


all'

ai

Promessi
e'

Sposi. Intorno

opera leopardiana

da

un pezzo fuor

d'Italia

un movimento non
:

pur di traduzione
il

ma

di critica e di analisi

professore Zumbini, che discorse pi volte

e cosi bene del Leopardi, ne sa qualche cosa


pi di me.
l'

Per

il

Manzoni
che

l'

interesse del-

Europa

fu pi intorno alle tragedie e alle

liriche:

e oso
,

dire
col

fini
:

col

Goethe,
fine

col

Fauriel

Lamartine

bella

del resto.

Ma
La
intero
tutta la

torniamo in
stima,
il

Italia.

consenso,
il

l'ammirazione di
popolo, del popolo

nazione, di tutto
ci si

dice

a voi non fa nulla?

Che
Io

democratici siete?

prima di

tutto dovrei meravigliarmi di

queste

intimazioni, perch, io ripeto

anche

una

volta, io
:

non ho negato

il

valore del

Manzoni

ma

credo e creder sempre, dico


l'

e dir sempre, che

opera del Manzoni non

n superiore n uguale a quella di

Dante

234

COLLOQUI MANZONIANI

e dell'Ariosto, che egli non

il

maggiore
e fuori.

n r unico

lirico

del secolo in

Italia

Dopo
Sposi

di

che ecco per

intiero

due periodi

del Zumbini. Della popolarit dei Promessi


in Italia

non crediamo che alcuno

possa dubitare in buona fede.

chi,

facendo

tacere in s ogni preconcetto e lasciando per

un momento da parte
accostarsi

libri

la

penna, volesse benedetto

un

po' pi a questo

popolo,

si

persuaderebbe anche meglio che

nessuno dei nostri sommi moderni ha fatto

mai

nulla

che

sia

penetrato nella imagina-

zione

dei

loro connazionali, cosi


i

come

vi

sono penetrati
Letto, dico

personaggi di quel romanzo.


il

vero, io mi attastai con le


nei
pensieri,

mani e mi
forte
di

frugai

dubitando
diverso

vivere in un

mondo

da

quello in cui vivono


il

gli altri

e specialmente

professore Zumbini.

Perch
io

veda

il

professore Zumbini

si

da

giovine lasciavo pi volte e pi che


i

per un momento da parte

libri

la

penna,

e a questo benedetto popolo, a quel che


dice popolo,
si

delle

campagne,
la

si

delle citt,
ci

per

la

Toscana e per
fra

Romagna, mi
lui.

sono accostato pi forse che non

Or

bene:

il

popolo degli Appennini, delle

COLLOQUI MANZONIANI

235

pianure, delie

maremme,

pastori, cacciatori,
d'altri,

carbonai, contadini sul suo o su quello

ho trovato gente che leggeva


Francia,
il

Reali di
il

Tasso, l'Ariosto, fino

Marino
bene-

{V Adone e la Distruzione di
di

Gerusalemme);
i

moderno,

nulla.

Tra
i

possidenti e

stanti

campagnoli, fra

piccoli borghesi delle

grosse terre e delle piccole citt


di

ho trovato
il

moderni

il

Metastasio molto spesso, e


l'Alfieri:
Il

Goldoni,

anche

ben

di

rado,

Promessi Sposi.
grandi
citt

cosi detto popolino delle

sa

assai di

Promessi Sposi e

reliqua.

Le

crestaie di Firenze e di

Milano

una volta erano grandi consumatrici di Scott


e

Dumas; ora

seguitano cinsiose le

terribili

peripezie degli eroi di

Ponson e

di

Gaboriau.

Del Manzoni poche a pena


o con un senso di noia.

se ne ricordano,

Se non che
Popolo siamo
provatevi

cotesto solo
tutti
:

non

il

popolo.

la

borghesia possidente
:

e impiegata, anche

l'

aristocrazia. Sia

bench

un po' d'andare a dire a una


si

moglie di commendatore qual


ella

voglia che
i

popolo.

ogni

modo

su

tavolini

delle signore

non mai, e

nelle eleganti biblio-

teche di rado,

m' avvenuto

di vedere

il

romanzo manzoniano.

Or

son due mesi un

236

COLLOQUI MANZONIANI

corrispondente da Torino
tidiano scriveva
:

al

Fracassa quo-

Chi

si

attenterebbe di dare
i

a leggere a una signora anche clta

Pro-

messi Sposi ?

Ieri ricevei dal

professore

L. Patuzzi una lettera, dalla quale, mi


il

G. manca

tempo a chiedergliene
:

il

permesso, estraggo

queste parole
io

poich Ella ammette che

possa avere una voce in capitolo nelle


scolastiche,
le

cose

dir ch'io

non posso
circa alla
si

consentire col professore

Zumbini

popolarit dei Promessi Sposi.


tien conto
studiosi,
si

Ora che

delle

osservazioni di ogni

fatta

pu prender nota anche


i

delle

mie.

A me risulta che
in specie

Promessi Sposi sono

pochissimo conosciuti.

Da
in

molti anni in qua

mi occupo di mettere
appunto e
stione

sodo questo

fatto

dopo

sollevata la que-

manzoniana
Il

moltiplicai le osservazioni
:

e le prove.
la

risultamento sempre lo stesso


professionisti

massima parte dei

non sa
li.

di quel

romanzo

se

non
Il

alcuni

nomi

e bott

Le
non

signore lo stesso.
sa

popolino, pur troppo,

n questo n

altro.

Dov' dunque
alla

la

popolarit ? forse lo

Zumbini d
i

parola

un senso diverso?

Ma allora
il

Promessi Sposi
di

sono popolari come


Satni o poco pi.

romanzo egiziano

COLLOQUI MANZONIANI

237

Molte, molte, molte altre cose avrei a dire.

Ma
e

non ho pi tempo n voglia

di scrivere,

finisco.

Dal professore Zumbini, che non potevo ricevere una


quale egli mi
fece
tale

io stimo assai,

ammonizione
in parte

senza

almeno

scolparmi e mostrare che prima di scrivere


penso.

Ora

basta.

Su
n

la

questione manzonuli* affatto

niana letteraria non sento


sario di tornare pi

neces-

di rispondere altro

a chi che

sia.

Pag.

197:

barellando

barcollando.

cianchellando

zampettando.

intriso - miscuglio

ammollito con acqua.


ironicamente, per

Pag. 198: non del papa e dei Tedeschi


esser
l'

Italia

ossequente al

Papa

in

Roma

e legata nella
:

Triplice.

* in odium
;

auctoris

- in

odio dell'autore

dello scrittore prediletto a lui


dersi sintatticamente)

Carducci (dovrebbe intendell'

e invece in odio

autore a

loto caro.

Pag. 200

lorracchioni desolali
il

<

11

Torracchione Desodi Bartolomeo


il

lato

titolo di

un poema eroicomico
-

tufacea poco arenoso. fecero....


Corsini.

consistente,
-

come

terreno

civetta

s'inchinarono.

238

COLLOQUI MANZONIANI

Pag. 201

Faceoo....

il

formicone di sorbo

modo

proverbiale

equivalente a star sodo al macchione


tagg di nascosto

procacciarsi van<
;

con cautela e sicurezza


1,

Cfr.

Orlando
-

Innamoralo, parte
latore, doppio.

C. XXIII, 6.
scena
-

soppiattone
-

simudi

lady Macbeth

nel

Macbeth

Shakespeare, atto

V,

l*.

Pag. 202: favola radcliffiana


1823),
scrittrice di
-

da

Anna

Radcliffe (1764-

romanzi

terrificanti.

stile

voun-

ghiano

da Edoardo Young (1684-1765), poeta ma-

linconico, autore dei Pensieri notturni.

Pag. 205: Adolfo Borgognoni


VII. pag. 384,

(1840-1893),
-

v-

Opere.

Giulio Corcano
-

(1812-1884).

Pag. 206: Settembrini

Luigi

(1812-1886), Lezioni di

Letteratura Italiana, Napoli,

Morano, 1892,

III,

pag,

312 seg. Pag. 207 Francesco D'Oddio :

(n. 1849), professore all'Uni-

versit di Napoli, senatore.

Pag. 210: Zumbini

Bonaventura

(n.

1840),

professore

all'Universit di Napoli,

senatore.
-

Pag. 21
le -

arfasatta e bracalone

sbadata e presuntuosa, con


co'

brache cascanti.

come Cortez faceva


il il

Messicani

Fernando Cortez conquist

Messico nel 1519. Cfr.


regno ed
i

La

ferocia bianca - strussemi

miei templi
pa<?.
il

infranse nell'ode

Miramar,

in

Opere, XVII,

96.

come Napoleone usava


zamento
glie

co' suoi parenti - tronc

fidan-

della sorella Paolina col

Frron e

la die in

mo-

al

Ledere

btenuppe
;

I'

amoretto
il

della

figliastra

Ortensia col Duroc

non permise che


Giuseppina
fratello
;

fratello

Luigi

sposasse la nipote di
nullo
il

f'

dichiarare irrito e

matrimonio del

Girolamo con miss Pat-

terson e gli f' sposare Caterina del

Wurttemberg

tent

impone
berthon.

al

fratello

Luciano

il

divorzio da

Mad. Jou-

Pag. 214:

icastica storica - realisticamente rappresentativa.


- v.
s'

Pag. 215: inventore e modellatore


e
il

Opere, VII, 377;

XIX,

pag' 304; ma,


si
il

come

visto, non disse tale


- di

Manzoni,

Porta.

Lusiadi

Camoens.

//

COLLOQUI MANZONIANI

239

Paradiso perduto
distrutta dagli

del Milton.
nel 744.

Arabi
il

Palm Eliopoli
-

ira - in

Siria,

in Elgitto,

ove cclebravasi
Matarie.

culto del

Sole;

ne restan ruderi a

Pag. 216: ton so guai gran


libro

dama
disse

Nelle Confessioni ,
la

XI, Rousseau prima


;

che fu
:

Principessa di

Talmont
elle,
le

ma

poi

in

nota

corresse
j*

Ce
le

n' est pas

mais une autre

dame dont

ignore

nom: mais

fait

m' a

t assur *.

Pag. 217: *

Nuova

^/oa

di
il

- romanzo

di

Rousseau (1759).
* -

Misleri di Parigi e Giudeo Errante

romanzi

Eugenio Sue (1804-1857).

- Ba/zac
-

(1799-1850);
figurazioni
scritto nel

nella cui

Comdie humaine ebbe argomenti e

realismo romanzesco.

Glz

di

Goethe,
-

1773.

Cronache

delle

Canongate

romanzo

tipico

della serie

nel
il

Thd Waoerle]; Novels iniziata dallo Scott 1814. Bruto - Marco Giunio condann a morte

figliuolo.
-

Pag. 220: oligarchie gentilizie

aristocrazie nobilesche.

Giano della Bella


stizia

consigli gli

Ordinamenti di giu-

che esclusero

grandi dal governo della Repubblica

fiorentina

(1293-94'.

Valois

Carlo,
il
1

mandato da
1

Bonifazio VII in Firenze, dove entr

"

novembre

30

Pag. 221

invasione francese
-

di Carlo Vili, nel 1494.

lega santa
il

o lega di Cambrai, 1508-9.


-

papa contro
la
-

suo duca

Giulio
I

II,

che nel 1511 prese

Miran1

dola ad Alfonso

d' Este.
1

Pag. 222: Costituente


vocata nel
I

caduta di Firenze 789-1 791. ConDenz/o/ie


-

530.
con-

792.

invasione francese
-

del

796.

Pag.

224

spirito scolastico

della filosofia aristotelica secondo

la disciplina di

San Tommaso, San Bonaventura


-

ecc.

spirito

puritano

dei rigidi protestanti.


-

Pag. 225:

Lamennais
d'

Robert de L. (1782-1854); dal


della

1616 prete; dal 1830 fautore


Paroles

rivoluzione;
-

scrisse

un crovant.

hegelianismo

di

Hegel

(1770-1831).
Pag. 226: Consulta Araldica
In

Opere, IX, pag. 45.

240

COLLOQUI MANZONIANI

Pag. 227

Nibelunghi >
-

epopea nazionale tedesca.


ciclo

.
Il

Rolando
-

Orlando, l'eroe del

carolingio, le

cui gesta furono celebrate dalla

Chanson de Roland
2*^

Od >

Ruy
Cid
-

Diaz,
*

1'

eroe nazionale spagnuolo.

Poema

del

della
il

met del

secolo.

re Lear
di

(come

Shakespeare.

* Faust

Macbelh e l'Amleto), tragedia - di Goethe interamente


:

pubblicato nel

1808.
-

Pag. 228

Ioanhoe
il

romanzo

dello Scott
i

era in massima

voga, quando

Manzoni cominci
-

Promessi Sposi.
nel

Miserabili

di

Hugo,
-

pubblicati
Il

1862.

* Pilgrim' s Progress

viaggio del pellegrino ,


di

serie di racconti allegorici religiosi

Giovanni Bunyan
-

(1628-1688). -di

Gulliver's Traoels *

viaggi

GuUiver

di

Gionata Swift (1667-1745).


-

Pag. 230: una signora inglese


Canto delV Italia
-

Jessie

White Mario.

in

Opere. IX, pag. 94.

Pag. 23
di

Telemaco

Les avenlures de Tlmaque

Fnelon (1651-1715).
-

Pag. 233: Fauriel

gi

ricordato sopra.

Lamcrtine

(1790-1869).
Pag. 235: Marino
il

-G.
-

B. (1569-1625).

* relidua *

resto.

Dumas
li

padre (1803-1870).

Ponson

du Terrail (1829-1871).
Pag. 236
* e bott
* -

Gaboriau

(1835-1873).

romanziere di soggetti criminali.


:

frasa

del dialetto milanese

basta! *

1886-1891

Le

(lecciate ai

manzoniani svagavano ancora


la

la severit

polemica.

nel
il

1886 compiendo

famosa

lirica

Davanti
le

San Guido
allusioni e le

C. non ne

toglieva, dall'ultima
il

redazione,
i

mordaci parole contro


io

min'stio Broglio e

suoi
tiri

adepti:

sono per anche un manzoniano


il

Che

quattro paghe
sf

per

lesso ....

La

favella toscana, eh*

sciocca

Nel manzonismo de
il

gli stenterelli

Ma
//

sorriso Ironico cessava tuttavia nella critica.


il

Intorno

Parini principiante, nel 1886,


il

C. dimostrava

lo svolgi-

mento e

perfezionamento della * canzonetta > nelle forme

liriche del

Monti, del Foscolo, del Manzoni (Opere, XIII,


Poi,

pag. 28).

discorrendo

della

strofa della

Risurrezione,

afferm che questa delle poesie del


forse

Manzoni

meno

uguali e

meno corrette ma

pili

originalmente liriche (Ivi, pag. 202).


l*

Nello

stesso studio occorrendogli ricordare

Imbonati osserv che

non ebbe

altro merito

che di

riuscir caro, troppo caro, alla


;

madre
* a

del

Manzoni, Giulia Beccaria


, e
il

col quale ella visse


intrist

Londra e a Parigi

vecchio

Manzoni

abban-

donato e solo a Milano, e mori

senza esser pur consolato

dalla faccia presente del figliuolo (Ivi, pag. 315).

Nel 1888, disconendo dell'esemplare


avvertir

della

sua prosa,
i

Ragazzo,

in

campagna, avevo

letto sette volte

16

242

1886-1891

Promessi Sposi per


saltando pi

la

gran vaghezza di quel tacconto,

ma
IV,

d'una

volta le gride e la pste (0/t>erc,

pagg. 46-47).

Nel 1891
ed

r
di

1 1

ottobre

a Lecco fu inaugurato, con


il

commemoratone
zoni,
il

Gaetano Negri,

monumento

al

Man-

C. ebbe

invito a discorrerne nel banchetto.

IL

DISCORSO

DI

LECCO

[1891]

Nel Resto del Carlino.


pagg. 305-9, pagg.
e,

5 ottobre

891;

poi nelle Opere, XII.


tra
le

senza

la lettera,

Prose

scelte,

1203-5.

Al

direttore del

Resto del Carlino

Signor direttore,

La
non Del
fu

ringrazio.

In

fatti

il

verbo ricredere
era
il

mai pronunziato.
quanto
alla

Non

caso.

resto,

leggenda dell'avverl'altro

sione mia al

Manzoni, pur

giorno,

in viaggio per la festa di

Lecco, leggevo nel


di testo, essere

Secolo, a proposito di

libri

imposte

alle scuole le

mie antologie (credo

volesser dire le Letture italiane), nelle quali

per parzialit letteraria non do saggio alcuno


di

prosa

manzoniana.

Ora

il

vero che

nessuno

impone a nessuno

le

mie Letture,

nelle quali

non

vi

saggio di prosa manzo-

niana, perch (ed detto nella prefazione)


il

testo intero dei

Promessi Sposi era d'ob-

246

IL

DISCORSO

DI

LECCO

bligo

in

tutte

quasi le classi

delle

scuole

secondarie.

giacch

parecchi giornali, all'asciutto


alle

di notizie,

han dato importanza mi

parole
il

eh* io dissi in Lecco,

faccia Ella

pia-

cere di pubblicarle nel giornale suo

quali

proprio
viso,

le

dissi.

Quand'io parlo

ali*

improv-

come pongo

tutta l'intenzione

a dire

non
per

solo delle frasi,

cosi quello

sforzo mi
il

lascia

improntato nella memoria


pi giorni. Eccoglielo

discorso
fresco

dunque

fresco. Ella sa

che

io

non uso seccare per


altri giornalisti.

miei discorsi n Lei n


questa
volta

Ma

ho caro

di

vedermi stampato

autentico.

Novelle grazie.
14 ottobre ]89l.

P. S. Dimenticavo
qui.

il

meglio.
dirlo.

Lecco
dico
la

non potevo e non dovevo

Lo

Delle idee che pi volte espressi su

teorica della prosa qual applicata dai

man-

zoniani minori io
fico

non ne disdico n modinelFuso

verbo.

tutta la lingua solo

fiorentino

dell'oggi,

tutta la

prosa nei

Promessi Sposi.

IL

DISCORSO

DI

LECCO

247

2.

DISCORSO
Ringrazio dell'onorifico invito
la cortesia

lombarda,

tanto

buona e graziosa nel bel

paese dei Promessi Sposi.

Mi

rallegro

con V arte lombarda di questa

imagine del poeta della verit, tanto bene


effigiata dallo scultore

Gonfalonieri.

Sento ancora profondo l'insegnamento e


il

piacere

della vera sana

ed

alta

cultura
il

lombarda

nelle eloquenti parole

onde
i

sena-

tore Negri
il

ha illuminato
l*

in tutti

suoi aspetti

genio e

opera di Alessandro Manzoni.

festa

a questa festa del Manzoni in Lecco,

non pur nobilmente provinciale ma


italiana,
la

gloriosamente
rappresentare
m,che senza

io

sono onorato di

Universit di Bologna; ma,

rappresentanza, sarei accorso

di gran cuore,

come

scrittore

come uomo.
mia
che
il

Corre una leggenda


al

di
al

avversione

Manzoni. Avversario

Manzoni

io

prima d'ogni

altra poesia seppi

a mente

coro del Carmagnola, e ho ancora a mente


tutti

gli

irmi sacri

le altre

liriche,

che a

248

IL

DISCORSO

DI

LECCO

quindici anni avevo letto gi, cinque volle,


i

Promessi Sposi}

Nel quando

triste

decennio

avanti

il

sessanta,

certi

malvagi

uccelli garrivano

con

sparnazzamenti delle lor brulle penne sotto


il

volo dell'aquila lombarda, io ebbi


pigliarmela

il

torto

di

con

l'

opera

religiosa

del

Manzoni.

Ma

ben

tosto

mi

ravvidi, e credei
sacri, cosi schivi

e credo che pur negli inni

della dogmatica e della formalit cattolica,

risplendano

quasi

principii

stessi

della

rivoluzione, la fraternit anzi tutto e l'egualit

umana, e poi anche


con

la libert intellet-

tuale e civile, altamente sentiti


cristiano
la

da uno

spirito

temperanza della

filosofia

dell'arte italiana.

E
io
versi,

mi

dolsi e

mi dolgo con rammarico,


la

che

amo
che
il

sopra tutto

gran poesia
alla

in

Manzoni, giunto

maggior

potenza della sua facolt poetica con V Adelchi e

con

la

Pentecoste, quando mostrava

pi simpatica caldezza di

rappresentazione

che non

il

Goethe, pi armonica saviezza

d'invenzione che non l'Hugo, mi dolsi e

mi dolgo che

ristesse.

Colpa

le

condizioni politiche pur troppo.


alla

Ma

poich dalla poesia voltosi

prosa

IL

DISCORSO

DI

LECCO

249

e nella prosa intesa meglio


geniale fece del

la

propria virt

romanzo

la

gran vendetta
'1

su

'1

dispotismo straniero e su

sacerdozio

servile

ed

ateo, io
il

mi costringo
rammarico

a sentire
grandi
fare.

meno acerbo
Il

delle

opere di poesia ch'egli poteva ancor


sacerdozio

comprese, e

smorz
sacri.

ben

presto

l'accensione

per gl'inni

Don

Abbondio

era una comica ammonizione al


il

basso clero, padre Cristoforo e

cardinal
al

Federico erano un tragico rimprovero


clero alto. Certi

ammonimenti e

certi rim-

proveri la Curia
forz
il

romana non

li

vuole; e
la

cattolicismo
la

a respingere

mano

che verso
la

met del secolo l'ingegno e


gli

dottrina laica

porgevano.
respinse l'arte sovrana

La Curia romana
del Manzoni,
berti,
l'

eloquente dialettica del Gio-

l'alta filosofia

la

virt

incontami-

nata del Rosmini. Meglio cosi. Io applaudo

ad Alessandro Manzoni.

applaudo a quella
che
in

grande

arte

lomil

barda,

tre

tappe
la

(perdonatemi

barbaro termine) rinnov


raria

coscienza lette:

civile

di

nostra gente
'l

la

moralit
la

co co

'l

Parini, la realt co

Porta,

verit

'1

Manzoni.

come

la

verit intuita in

250

IL

DISCORSO

DI

LECCO

tutti

suoi aspetti

da un grande e sereno
alto e puro, diviene
all'inte-

intelletto,

da un animo

per s stessa idealit, io applaudo

rezza dell' arte in Alessandro Manzoni.

Viva

l'Italia!

Questo discorso
ciana di

fu

commentato neW Antologia Carduc'

G. Mazzoni
:

G.

Picciola.

Pag. 247

Negri

Gaetano, (1838-1902),

politico, letterato,

filosofo.

Pag. 248

dogmatica

la parte della teologia

che

tratta dei

dogmi
il

(articoli di fede).

caldezza di rappresentazione
i

Goethe

fu olimpico, indiiSerente di contro

fenomeni
talvolta

della vita.

armonica

saviezza

l'

Hugo cadde

nel gonfio e nello sproporzionato.

Pag. 249: sacerdozio.... ateo


e
il

dimentico di Dio per


-

il

bene

potere terreno.

Gioberti

Nel Gesuita moderno,

nel
il

Primato, nella Riforma cattolica cerc convincere


alla libert e alia fede della patria.

Papato

Rosmini

Antonio (1797-1855),

nel trattato Delle

cinque piaghe

della Santa Chiesa e altrove esoit la Chiesa alle riforme.

Parini

Giuseppe (1729-1799), autore del Giorno

e delle Odi.

Porta
-

Carlo

775- 82
1

),

il

gran poeta

satirico in dialetto milanese-

Pag. 250: idealit*

in

pr dei miglioramento

civile.

1892-1905

Nel 1892 per


avverti che

la

Storia del *

Giorno*

del Parini

il

C.

un periodo dello *

scrittor
il

brianzolo nel Dialogo

della nobilt sembr divinare


del suo gran successore di

Lecco iOpere,
della

Don Rodrigo e 1* Innominato XIV, pag. 71).


nobilt

E
ancora

seguitando
il

l'argomento

ricorrendo
Imbottati

ricordo dell' Imbonati,

notava:

Carlo

fu poi l'amico della

madre

di

Alessandro Manzoni; del


(Ivi,

Manzoni, che scord esser conte

pag. 73).
i

Poich pensava l'Ugoni che nell'uso dell'ironia


nesi sono felici ,
il

mila-

C. confermava: .... chi


si

ripensi al

Manzoni e

al

Potta convien dica

(Ivi,

pag. 132).
:

in conclusione

ad

essa Storia del


il

Giorno
alla

Tre
lui

veti maestri furono


fatta viva

dopo

Parini,
la

che

forma da

e moderna commisero
:

veramente poetica per

varie guise anima loro Sandro

Ugo

Foscolo,
:

Manzoni, come drammatico


:

come lirico AlesGiacomo Leopardi,


:

come

elegiaco
fu

tre

maestri co' quali visse la nostra giovent

a' quali

ne' dolorosi

anni disposata

la

passione del

secolo.

perci piacquero su tutti * (Ivi, pag. 294).


nel
1

Ancora,

692

in

un Pensiero

letterario

:
il

Graziadio

Ascoli die lode al

Manzoni d'avere

estirpato

cancro della

* retorica dalla letteratura italiana.

Quel

dotto maestro tant>

altre volte e in tante altre cose ha ragione, che mi perdo-

nera

il

dirgli

che questa volta

non ha ragione

al

tutto.

252

1892-1905

11

Manzoni per
;

volle

certo

e
di

fece

1'

estirpazione del

* cancro

ma

manzoniani,

fuor
;

metafora, alla retorica

vecchia aggiunsero

una nuova

quella della semplicit fatta


critica

a posta di spropositi e di sgarbatezze, quella della


lavorata
* guasti
di fantasia al

tornio
il

delle

frasi.
s'

Ora

ne' sangui

delle

scuole italiane

cancro

riprodotto con

nuova forma * (^Opere, XI, pag. 364).

Nel

894

gli scrittori latini

avrebbe voluto fossero lettura

* continua nelle scuole, a costo di sacrificar loro molta prosa del Gozzi del Leopardi e del

Manzoni (Opere, XII,

pag. 495).
Inoltre, nel

1894:

Non

so

come una

volta ripensando

* a Shelley, e da lui risalendo a Sofocle, e divagando indi, *

men che

possa

parere, a Virgilio e a
Schiller,

Dante, e poi anche


ripeto,

all'Alfieri
*

e a

non so come,

mi venne

pensata questa
fin

che pu parere una bestemmia:


trae la gente in sacrestia,
il

Alla
In

fine

il il

Manzoni

Byron

* galera e

Leopardi all'ospedale (Opere, Xll, pag. 499).

Nella prosa *
del

Mosche

cocchiere, scritta nella primavera


l'opinione

1896 ma pubblicata l'anno dopo, confutando


non
l'

di chi asseriva
esistere,

e.istere letteratura
Italia

italiana

e non poter

perch

non ha centro

letterario

n lingua
disse:

letteraria

universalmente riconosciuta e
letteratura

comune ,

....
*
riali

la nostra

degli

anni rivoluzionari e impemeglio della


francese; e

valse,

almeno per
il

la poesia,
il

* infant....

Manzoni e

Leopardi, che senza


in Francia,

blaga (

un francesismo brutto anche

ma

oggigiorno non

se

ne pu fare a meno) sono divenuti due nomi europei

(Opere, Xll, pag. 509).

proposito

degli

scrittori

credenti

manzoniani

* dalla lingua dei Promessi Sposi a

certa broda di fagiuoii


stile

non e' traghetto e dall'ammagliamento logico dello

discorso manzoniano alle sfilacciature di calza sfatta di cotesti * piccoli bracaloni e' di

mezzo un

abisso di ridicolo (Ivi,

pag. 513).

Poi:

Nel

concilio
la

olimpico

ove seggono

Dante

Shakespeare

anche

Spagna,

che non ebbe egemonia

1892-1905

253

mai

di pensiero,
piti

ha

il

suo

Cervantes;
si
il

l'Italia

seguit

* mandarvi

d' uno, e pare, o


stati accolti

crede da pi d' uno, che

di recente vi sieno
(Ivi,

Manzoni e

il

Leopardi

pag. 515).

Ancora

connotati nel passaggio della letteratura ita-

* liana a letteratura europea sarebbero due, eclettismo e sen*

sualismo-...

Sensualismo?

Ma
di
;

chi ve l'ha detto P

Ecco a

tutta risposta, per ordine * Dante, Michelangelo,


(Ivi,

Vico

nomi: Manzoni, Leopardi, Mazzini

tempo e

di animo, sei

pag. 517).

Nel settembre 1896 rampogn


* liano

le
le

scuole
varianti

che tutto

l'ita-

mettevano

nel

raffrontare

de' Promessi

Sposi * (Opere. XII, pag. 484).

Pur del 1896


avanti
le

nel discorso

Del risorgimento
:

italiano

Letture del Risorgimento, notava

La

poesia con

Alessandro Manzoni in disparte preparava l'inno del com battimento e della vittoria (Opere,

XVI,

pag.

171).

quindi

La

manifestazione
lirica

di

Alessandro

Manzoni,

comin-

ciatasi
* tra
il

nel

regno
*22,

(1806-1813), seguita drammatica


si

1820
alla

il

compie co
a
cui

'1

romanzo (1824).
il

Dinanzi

rassegnazione

conchiude
e

Manzoni
Gia-

comincia (1826) lo strazio della poesia


* corno Leopardi
(Ivi, pag.

filosofa di

182).
politico vagheggiato

Ancora, a proposito dell'ordinamento


dai neoguelfi con a capo
benigni
dalle
il

pontefice

:....
il

riguardavano
il

altezze

lor

solitarie

maggior poeta e

maggior filosofo

cattolici,

Alessandro Manzoni e Antonio


pag. 176).
signora

* Rosmini (1797- 1855)

(Ivi.

Nel
*

1897,

mandando
letture di

alla

Contessa

*** un
:

Programma per
1.

argomento

patriottico dettava

L'Italia al rompere della


2.

rivoluzione francese: Vittorio

Alfieri.

L'

Italia

nella

repubblica e nel

regno

napo-

Iconico: Vincenzo Monti,

Ugo

Foscolo,

G. D. Romagnosi.
:

3. L' Italia nella riazione, dolente e sperante Manzoni,

Alessandro

Giacomo Leopardi {Opere, XI, pagg. 391-92).

2S4

lflaZ.I9Q5

22e.

>(Otoae.

XVI.P.2fi7X
01 p.

Iran.

I89M905

. 4401 ILg>. fmAmP,mmm^M efimedcamlifinaAmim (hi.t.451 1905. E >el 1904 e ad fM ale Odi dei Ad^ >^i T fa ^dhi Al (fi tmt (CW>c. XIV. 365. 3SI) edd!

ir

Il

ttham vm, Mum r m

> (hi,

FU

1903 a

iwinii'

Mc ali

11

MC

Qpoc XIV.

p^

4B&.

INDICE

857-1873

Pag.
di

proposito

alcuni

giudizi

su

Ales

sandro Manzoni [1873]

Note

99
109

1874-1882
Dell'inno

La

Risurrezione in

A. Man[
1

zoni e in S. Paolino d' Aquileia

884]

115

Note

184
191

1884
Colloqui manzoniani [1885]

195

Note

237
241

1886-1891
Il

discorso di

Lecco [1891]

243

Note

250
251

1892-1905

Stampato
nella

Ijtpografia d 'Paolo (ACeri


in

Bologna

^fii\i\

V. >..xd

vD CD

3^*

University of Toronto

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TRIS

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