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Il contenuto informativo

del dividendo:
un indagine empirica
di Elena Bandettini

1. Il teorema di F. Modigliani e La conclusione a cui giunsero


M. Miller M&M è, invece, strettamente di-
pendente proprio dalle ipotesi
Il ruolo dei dividendi nell’ambi- formulate: i due autori conside-
to delle politiche aziendali ed il rarono un mercato dei capitali
relativo comportamento delle p e rfetto, in cui è impossibile
società quotate hanno occupato compiere arbitraggi e dove ope-
una posizione particolare negli rano degli investitori razionali,
studi di corporate finance degli che possono investire e finan-
ultimi quaranta anni. ziarsi allo stesso tasso di interes-
Il lavoro fondamentale che ha se; in particolare, questi ultimi
offerto lo spunto a tutte le ricer- conoscono esattamente i pro-
che successive relative alla poli- grammi di investimento dell’im-
tica dei dividendi è rappresenta- presa ed il profitto che da essi
to dall’ormai celeberrimo artico- deriverà. Infatti, si ipotizza che
lo di Modigliani e Miller1, con il la politica degli investimenti
quale i due autori riuscirono a dell’azienda sia prefissata e che,
dimostrare l’irrilevanza della po- quindi, la distribuzione dei divi-
litica in esame rispetto al prezzo dendi comporti la necessità di
delle azioni2. Si tratta di una forme di finanziamento alterna-
conclusione che “sconvolse” le tive alla ritenzione degli utili.
credenze dell’epoca: infatti, fino In un simile contesto, il paga-
agli anni ‘60, la convinzione mento dei dividendi pro d u c e
condivisa dalla maggior parte effetti del tutto analoghi al rein-
degli studiosi di finanza azien- vestimento dei profitti nella
dale, fondata più sulle evidenze compagine aziendale; ciò si ve-
empiriche che sulla formulazio- rifica perché l’effetto che tale
ne di ipotesi rigorose, era che pagamento produce sulla ric-
un aumento dei dividendi distri- chezza degli azionisti viene
buiti arricchisse gli azionisti (a compensato da quello (di segno
parità di tutte le altre condizio- opposto) determinato dal ricor-
ni). so al finanziamento estern o ;
pertanto la politica dei dividen- 2. La politica dei dividendi come
di risulta essere irrilevante ri- strumento di comunicazione
spetto al prezzo delle azioni.
Il lavoro di M&M dimostra quin- Una delle caratteristiche di un
di, in base ad un numero relati- m e rcato dei capitali perf e t t o ,
vamente basso di ipotesi, un ri- come quello considerato da
sultato che è stato fondamentale M&M, è la presenza di “simme-
per gli sviluppi successivi della tria infor mativa”, grazie alla
finanza, visto che ha forn i t o , quale tutti i soggetti dispongono
per la prima volta, una base ri- delle stesse informazioni e sen-
gorosa per un approccio scienti- za dover sostenere per esse al-
fico al problema. cun costo. Pertanto, visto che i
In seguito, gli studi compiuti si programmi di investimento del-
sono concentrati sull’attenuazio- l’azienda ed i profitti che da
ne del rigore delle ipotesi; per- questi deriveranno costituiscono
tanto sono stati costruiti dei mo- un dato del problema, tutti gli 5
delli che incorporano quelle investitori li conoscono e li con-
“imperfezioni” del mercato che siderano al fine di determinare
furono volutamente trascurate il valore delle azioni.
dai due autori e che possiamo Nella realtà, la politica degli in-
dividere in due gruppi: il primo vestimenti delle aziende e, so-
gruppo riguarda quelle di mino- prattutto, i relativi effetti non
re importanza, le cosiddette “lit- sono noti a priori, perciò gli in-
tle friction”, ossia i costi di tran- dividui compiono le valutazioni
sazione, i costi di emissione ed in base alle loro aspettative cir-
il comportamento (non sempre ca i flussi di cassa futuri. La teo-
razionale) degli individui; il se- ria che si è sviluppata intorno al
condo gruppo riguarda, invece, “contenuto informativo” si fon-
le imperfezioni di maggiore im- da proprio sulla considerazione
portanza, quelle su cui si è con- che i dividendi rappresentano
centrata la maggioranza degli una delle informazioni a cui gli
studi, ovvero le “big friction3”, investitori possono far riferi-
cioè le imposte, i costi di agen- mento per form u l a re le loro
zia e l’asimmetria informativa. previsioni. Infatti, i manager di-
Peraltro, nonostante le intuizio- spongono di maggiori notizie
ni teoriche e le numerose ricer- sulla situazione attuale e sulle
che empiriche condotte sull’ar- prospettive future relative all’a-
gomento, resta ancora valida zienda e, spesso, queste vengo-
l’affermazione di Black4 circa il no comunicate al mercato pro-
“dividend puzzle”: “The harder prio attraverso la politica dei di-
we look at the dividend picture, videndi, che consente, quindi,
the more it seems like a puzzle, di orientare gli investitori nella
with pieces that just don’t fit to- stima degli utili futuri. Il divi-
gether.” dendo ha pertanto, secondo
questa impostazione, un impat-
to sulle quotazioni che non è
giustificato tanto dal suo valore no di aumentare i dividendi so-
intrinseco, quanto dalle infor- lo se sono convinti che l’impre-
mazioni che il mercato ne trae. sa sia in grado di mantenerli su
Infatti, “unire alle parole i fatti” tale livello anche nel futuro. Ciò
è sicuramente una manovra op- significa che se, in un esercizio,
portuna per aumentare la credi- viene realizzato un reddito “inu-
bilità di eventuali dichiarazioni suale”, si preferisce distribuire
circa il buon stato di salute del- un dividendo straord i n a r i o 8
l’azienda, tenuto conto che il di- piuttosto che aumentare quello
videndo è un segnale tro p p o ordinario, proprio per evitare di
costoso perché sia conveniente creare negli azionisti delle false
utilizzarlo come “specchietto aspettative; nel caso opposto
per le allodole”5. Se l’azienda (ossia nell’ipotesi di una ridu-
sta attraversando, invece, un zione del risultato economico),
periodo negativo, il manage- si riduce il dividendo solo se si
ment è “costretto” a fornire del- pensa che le circostanze avver-
le informazioni attraverso i divi- se non siano di carattere transi-
dendi poiché, indipendente- torio.
mente dalle politiche di bilancio Secondo questa impostazione,
attuate, nel tempo un trend di quindi, esiste una stretta dipen-
utili decrescente non può che denza delle variazioni dei divi-
emergere. dendi dalle variazioni che inte-
Pertanto, secondo la teoria del ressano gli utili nel lungo perio-
contenuto informativo, il divi- do e non gli utili correnti.
dendo rappresenta uno dei I n o l t re, Lintner sostiene che
mezzi attraverso i quali viene ogni azienda imposta una stra-
realizzata la cosiddetta “comuni- tegia che punta a raggiungere
cazione volontaria implicita”6, un “rapporto-obi ettivo” di
che consiste proprio nell’ado- payout9. Comunque, tale rap-
zione di comportamenti che in- porto non costituisce un vincolo
corporano un messaggio e che, alla politica dei dividendi nel
quindi, sono rivelatori di possi- singolo esercizio, ma costituisce
bili conseguenze future. solo un punto di riferimento
L’uso del dividendo come stru- verso cui muoversi, ad una “ve-
mento di comunicazione ha tro- locità” (anch’essa pre s t a b i l i t a )
vato una prima conferma empi- che sarà tanto maggiore quanto
rica nella ben nota indagine più aggressiva è la politica adot-
compiuta da Lintner7, nel la tata. Sia il rapporto di payout
quale si sostiene che i manager obiettivo che la velocità con cui
sono riluttanti ad apportare raggiungerlo, non vengono de-
cambiamenti all’entità del divi- t e rminati ogni anno ex-novo:
dendo unitario distribuito, visto tenuto conto delle prospettive
che ritengono che gli azionisti di crescita dell’azienda e delle
preferiscano (e quindi premino) opportunità di investimento che
le aziende che adottano una questa ha, i manager stabilisco-
politica stabile; pertanto decido- no tali parametri e li mantengo-
no inalterati fino a che non mu- re i dividendi; quindi, visto che
tano le condizioni interne ed il segnale è credibile, gli investi-
esterne10. Se, poi, i programmi tori attribuiranno un valore più
di investimento risultano incom- elevato all’azienda “segnalante”,
patibili con la politica dei divi- rispetto alle altre. Si parla, in
dendi, verranno abbandonati, proposito, di un “equilibrio di
visto che i manager preferisco- signaling”, poiché il mercato è
no andare incontro ad una cre- in grado di assegnare un diver-
scita subottimale, piuttosto che so valore alle aziende in base
trasmettere al mercato dei se- alla presenza o meno di certi
gnali indesiderati. segnali.
Il lavoro di Lintner ha offerto lo Per quanto riguarda la letteratu-
spunto a numerosi studi sul te- ra empirica, sono stati compiuti
ma del contenuto informativo, molti studi sul tema che, in ge-
sia a livello teorico che a livello n e re, hanno confermato l’esi-
empirico. In particolare, negli stenza di una reazione del mer- 7
ultimi venti anni sono stati com- cato all’annuncio dei dividendi.
piuti interessanti tentativi volti Dai principali contributi empiri-
ad applicare i principi della Si- ci è emerso che15:
gnaling Theory11 ai mercati fi-
nanziari; tra i principali modelli 1. i mercati azionari reagiscono
sviluppati si ricordano quello di in mod o p iù marcato di
Bhattacharya12, quello di John f ronte a cattive notizie sui
e Williams13 e quello di Miller e dividendi (quali annunci di
Rock14. Si tratta di modelli che interruzioni o di riduzioni),
formulano delle ipotesi riguardo rispetto a quanto avviene
all’effetto dell’annuncio dei divi- con le buone notizie (come
dendi, che sono state conferma- annunci di ripristini della
te da analisi empiriche; l’ele- politica di distribuzione o
mento che li accomuna è l’affer- aumenti)16;
mare che i manager dispongo- 2. le aziende tendono ad an-
no di informazioni, proprio ri- nunciare con ritardo le catti-
guardo alle prospettive future ve notizie e con anticipo
dell’azienda, che segnalano sce- quelle buone, fornendo così
gliendo opportunamente l’entità un’ulteriore informazione al
dei dividendi da distribuire. Ta- mercato17;
le segnale, ad esempio un au- 3. l’annuncio del dividendo ha
mento dei dividendi, sarà però una sua propria valenza ri-
credibile solo se non può essere spetto all’annuncio degli utili
imitato, a causa del costo che conseguiti18, rafforza l’infor-
ciò comporterebbe, da parte mazione trasmessa con que-
delle altre aziende, che non st’ultimo19 e viene addirittu-
hanno informazioni positive da ra utilizzato dagli analisti fi-
comunicare. Ciò significa, se la nanziari per corre g g e re le
notizia è positiva, che esse non p revisioni sugli utili delle
hanno la possibilità di aumenta- aziende20;
4. a causa delle inefficienze dei dualmente i prezzi; pertanto, al-
mercati, si assiste ad un len- l’arrivo dell’informazione negati-
to adeguamento dei prezzi va si verifica sì un ulteriore alli-
all’annuncio dei dividendi21. neamento, ma si tratta, in gene-
re, di una variazione di portata
Per quanto riguarda il primo limitata24.
punto, è ovvio che se le azien- Il terzo punto (che riguarda il
de privilegiano una politica dei differente valore dell’annuncio
dividendi stabile, limitandosi ad del dividendo rispetto all’an-
apportare solo dei periodici ag- nuncio degli utili) è stato ogget-
giustamenti parziali collegati al- to di ampi dibattiti: nei primi
l’andamento degli utili, bruschi studi empirici sull’annuncio dei
cambiamenti di tali politiche tra- dividendi, infatti, l’effetto positi-
smettono delle informazioni al vo che si osservava sui prezzi
mercato. In particolare, vista la veniva collegato soltanto all’in-
tradizio nale rilutt anza d elle formazione sugli utili. Tuttavia,
aziende a ridurre significativa- all’inizio degli anni ‘80 si è ini-
mente (o addirittura a tagliare) i ziato a discriminare tra annunci
dividendi, ciò si verifica in se- dei dividendi diffusi prima e do-
guito agli annunci di cambia- po l’annuncio degli utili conse-
menti della politica in tale dire- guiti25; ciò ha consentito di rile-
zione: questi, infatti, comunica- vare un effetto statisticamente
no il pessimismo del manage- significativo (seppur modesto)
ment in merito alle prospettive dell’annuncio dei dividendi sui
economiche dell’azienda. Al prezzi di mercato.
contrario, la stabilità dei divi- Dall’ultimo punto, infine, emer-
dendi, anche in presenza di una ge che le notizie pervenute agli
flessione degli utili, viene di so- investitori non vengono incor-
lito interpretata come un segno porate tempestivamente n ei
che il management è ottimista prezzi; la reazione dei mercati
sulla possibilità di migliorare, in alle public news, quindi, sem-
un futuro prossimo, la situazio- bra essere un processo prolun-
ne economico-finanziaria22. gato.
Per quanto riguarda l’ipotesi
che i manager tendano a ritar- 3. L’indagine empirica
dare la diffusione delle cattive La presente indagine si inserisce
notizie, dobbiamo dire che si nel novero di un limitato nume-
tratta di un tema che presenta, ro di ricerche compiute con ri-
ancora oggi, molti punti oscuri, ferimento al mercato italiano ed
visto che gli studi compiuti al ri- è stata realizzata per appurare
g u a rdo23 non forniscono una se, e in che misura, è possibile
vera e propria spiegazione “ra- ravvisare un riscontro tra la teo-
zionale” del comportamento del ria e l’evidenza empirica, con ri-
management. Infatti, se il mer- ferimento al contesto nazionale.
cato non riceve la notizia, pro- In particolare, è stata svolta per
cede comunque a scontare gra- verificare se i manager utilizza-
no effettivamente il dividendo poi selezionato, in modo casua-
come strumento di comunica- le, un campione costituito da 25
zione o, meglio, se si comporta- società26, che appartengono a
no come se volessero utilizzarlo 13 settori diversi, di seguito
a tal fine. Pertanto si è procedu- elencati27:
to all’analisi, seppur a livello - DIS: distribuzione (esercizio di
a g g regato, della politica dei grandi magazzini, supermer-

Tabella

SETTORI N. SOCIETA’ INCIDENZA % S U L


TOTALE
DIS. 1 4%
DIV. 2 8%
EDIL . 1 4%
ELTV. 1 8% 9
ENER. 2 8%
FARM. 1 4%
FIB. 1 4%
IPE. 4 16 %
MEC. 3 12 %
SEP. 4 16 %
TESS. 4 16 %
VETR. 1 4%
TOTALE 25 100%

dividendi seguita da un campio- cati alimentari, vendite per


ne di società italiane negli anni corrispondenza e distribuzio-
1991-2000. ne organizzata in genere);
- DIV: Imprese prevalentemente
3.1. Il campione manifatturiere, non classifi-
L’analisi riguarda un campione cabili negli altri settori;
scelto fra le società italiane quo- - EDIL: costruzioni edilizie e di
tate presso la Borsa nazionale. opere pubbliche;
Al fine di selezionare le unità, - ELTV: elettrodomestici e appa-
abbiamo stabilito di considerare recchi radio – TV;
esclusivamente le aziende indu- - ENER: petroli, carburanti, altri
striali la cui iscrizione al listino derivati del petrolio, energia
è avvenuta in una data anteriore elettrica;
al 31/12/1990, escludendo quel- - FARM: fabbricazione e com-
le quotate al Nuovo Merc a t o m e rcio di prodotti farm a -
ed al Mercato Ristretto; si è ceutici, parafarm a c e u t i c i ,
proceduto altresì all’esclusione dietetici, cosmetici e affini;
del le società finanziarie di - FIB: fibre chimiche;
partecipazione. - IPE: Prodotti per l’edilizia, la-
In base a questi criteri, è stato vorazione di minerali non
metalliferi (cemento, cerami- unitario, che trova attuazione
ca e affini); mediante la distribuzione di un
- MEC: fabbricazione e commer- dividendo “regolare”, indipen-
cio di prodotti meccanici, dentemente dalle fluttuazioni
elettromeccanici e affini; che coinvolgono l’utile. Pertanto
- SEP: servizi pubblici, teleco- il dividendo risulta essere slega-
municazioni, distribuzione to, nel breve periodo, dall’anda-
gas e acqua; mento dell’utile stesso e segue
- TESS: fabbricazione e com- la dinamica di quest’ultimo sol-
mercio di prodotti tessili; tanto nel lungo periodo. Al ri-
- VETR: vetro piano e vetro cavo. g u a rdo, abbiamo confro n t a t o
l’andamento dell’utile per azio-
Per quanto riguarda la raccolta ne e del dividendo per azio-
delle informazioni necessarie ai ne28 con riferimento agli anni
fini dell’indagine, pre c i s i a m o che vanno dal 1991 al 2000, co-
che abbiamo fatto riferimento a sì come mostrato nel grafico
dati pubblici, risultanti dai bi- che segue. Ciò che emerge da
lanci delle aziende prese in esa- una prima osservazione del gra-
me. fico sopra esposto29 è la mag-
g i o re stabilità del dividendo
3.2. Risultati dell’analisi unitario, rispetto all’utile per

Grafico

Utile per azione e dividendo per


azione negli anni 1991-2000
600,00
500,00
400,00
300,00
200,00
100,00
0,00

Totale utile per azione Totale dividendo per azione

Dall’analisi compiuta è emerso, azione. In particolare, negli anni


a livello aggregato, che il com- che vanno dal 1991 al 1993 l’e-
portamento seguito, da parte co nomia italiana ha dovuto
delle aziende appartenenti al f ro n t e g g i a re una congiuntura
campione, riflette una politica sfavorevole, che ha investito so-
di stabilizzazione del dividendo prattutto il comparto industriale.
Pertanto gli utili delle aziende bito una battuta d’arresto (sia a
appartenenti al campione han- livello unitario che complessi-
no subito una notevole flessio- vo) nel 1996. Nonostante ciò, in
ne, di cui i dividendi (sia a li- tale anno, probabilmente grazie
vello unitario che a livello com- alle buone prospettive future, il
plessivo) non hanno particolar- dividendo per azione è stato co-
mente risentito. Tale comporta- munque aumentato.
mento, probabilmente, è stato Nel 1997 l’utile per azione è tor-
influenzato dalla consapevolez- nato a crescere in maniera con-
za, da parte del management, sistente (+31,73%), mentre l’au-
degli effetti deleteri che una mento dei dividendi è stato più
brusca riduzione del dividendo contenuto (+12,51%). Il motivo
a v rebbe provocato sui corsi di una così marcata differenza è
azionari. Infatti, una manovra di legato al fatto che gli azionisti
questo tipo avrebbe comunicato tendono ad interpretare l’incre-
il pessimismo della direzione in mento del dividendo come una 11
merito alle prospettive future “promessa”, fatta da parte del
dell’azienda; al contrario, un di- management, di mantenerlo su
videndo stabile, in questi casi, tale livello anche negli esercizi
p reannu ncia, in genere, un successivi. Quindi i manager
p rossimo miglioramento della apportano delle variazioni in
situazione in cui versa la socie- aumento all’ammontare del divi-
tà, dato che sarebbe impossibile dendo unitario solo se sono
“ingannare” il mercato nel lun- convinti di poter mantenere tale
go periodo: indipendentemente m a g g i o re dividendo anche in
dalle politiche di bilancio attua- seguito, ovvero solo se ritengo-
te, infatti, nel tempo un trend di no che gli utili si siano stabiliz-
utili decrescenti non può che zati su un livello più elevato;
emergere. Come si può osserva- pertanto l’incertezza circa la
re dal medesimo grafico, nel possibile durata della ripre s a
1993, nonostante la riduzione avvenuta nel 1997 ha condotto
dell’utile per azione, il dividen- ad una politica più prudente.
do unitario è addirittura lieve- Nel 1998 l’utile per azione ha
mente aumentato (+0,83%). Tale subito una forte diminuzione,
comportamento sembra esser che è continuata anche nel
stato determinato dalla volontà 1999. Tuttavia, si tratta di un
del management di comunicare cambiamento che non è legato
il proprio ottimismo al mercato, alla redditività delle aziende
preannunciando così la ripresa considerate (le quali, al contra-
avvenuta nel biennio successi- rio, nel biennio in esame hanno
vo, al termine del quale l’utile visto crescere gli utili realizzati),
per azione ha segnato un ma al consistente aumento delle
+50,14% rispetto al 1993. azioni in circolazione; pertanto
I dividendi unitari hanno mo- nel 1999 si è deciso di aumenta-
strato un trend crescente fino al re comunque il dividendo unita-
1997, mentre gli utili hanno su- rio. Nel 2000, infine, entrambe
le grandezze considerate nel plessivi, abbiamo calcolato le
grafico sono aumentate, in con- due grandezze con riferimento
comitanza con lo sviluppo regi- al decennio considerato.
strato dall’economia nazionale. Dal grafico 2 è possibile rilevare
Al fine di misurare al correlazio- una certa stabilità della prima
ne esistente tra l’utile per azio- grandezza rispetto alla seconda.
ne ed il dividendo per azione, è Infatti, tale grafico30 mostra che
stato calcolato il coefficiente di dal 1991 al 1993 gli utili sono
correlazione lineare di Bravais- diminuiti in maniera consistente
Pearson, che è risultato pari a (-43,6 %), ma il monte dividendi
0,65. Emerge, quindi, l’esistenza è restato pressoché inalterato;
di una correlazione positiva tra nel 1994 si è poi assestato su un
le variabili considerate, che pe- livello più elevato, dove è rima-
raltro assume un valore conte- st o fino al 1996. Nell’ anno
nuto. Si tratta, pertanto, di un ri- successivo si è assistito ad un
sultato che conferma, a nostro forte incremento degli utili
avviso, quanto è stato asserito (+45,51%), mentre l’impennata
in precedenza circa il tipo di del monte dividendi si è verifi-
politica seguita. Infatti, si rileva cata solo nel 1999, in seguito al-
la presenza di un legame tra l’aumento del dividendo unita-
l’utile per azione ed il dividen- rio corrisposto. Ciò pro b a b i l-
do per azione, che però non è mente è stato determinato dalle
così forte da determ i n a re un previsioni ottimistiche circa le
andamento sincrono delle due p rospettive reddituali future
curve. Per quanto riguarda il (che si sono poi rivelate corret-
monte dividendi e gli utili com- te): infatti, se i manager avesse-

Grafico 2

Utile netto e monte dividendi a


confronto

1.200.000
1.000.000
800.000
600.000
400.000
200.000
0

Utile netto Monte dividendi


Grafico 3
Payout

0,90
0,80
0,70
0,60
0,50
0,40
0,30
0,20
0,10
0,00

Payout 13

ro ritenuto che la crescita degli vestita nella compagine azien-


utili sarebbe stata solo tempora- dale. Pertanto, agevola la stima
nea, avrebbero evitato di impe- della crescita degli utili futuri,
gnarsi al pagamento di un divi- visto che, in genere, le aziende
dendo più elevato. In re a l t à con un elevato retention ratio
avevano, invece, delle buone (e, dunque, basso payout) han-
ragioni per guardare al futuro no tassi di crescita degli utili più
con ottimismo: infatti, la crescita elevati, rispetto a quelle in cui
(iniziata già dal 1997) si è pro- tale indicatore assume valori
tratta fino al termine del perio- più bassi31. Inoltre si tratta di
do da noi considerato. una delle misure che vengono
utilizzate per descrivere la poli-
3.3. Analisi del payout tica dei dividendi attuata dalle
A conclusione dell’analisi, rite- aziende. Nel nostro caso il
niamo opportuno esporre alcu- payout, il cui andamento è stato
ne considerazioni riguardo al- rappresentato nel grafico 3, ha
l’andamento del payout ratio (o assunto, nel decennio conside-
rapporto di distribuzione degli rato, valori oscillanti tra 0,51 e
utili). Si tratta di un indicatore 0,83.
di notevole importanza, che vie- Nel grafico sopra esposto si tro-
ne spesso utilizzato per espri- va ulteriore conferma, a nostro
mere dei giudizi riguardo alle avviso, della volontà del mana-
prospettive dell’azienda. Infatti, gement di trasmettere delle in-
la sua determinazione ci con- formazioni, attraverso una poli-
sente altresì di conoscere il gra- tica dei dividendi di un certo ti-
do di ritenzione degli utili (re- po. Non a caso, si rileva un an-
tention ratio), ossia la propor- damento del payout tutt’altro
zione di questi che viene rein- che regolare, che rispecchia l’in-
tenzione di evitare di sottoporre 4. Conclusioni
la remunerazione degli azionisti Lo studio della politica dei divi-
alle stesse fluttuazioni che coin- dendi si presta ad essere affron-
volgono l’utile. tato seguendo approcci diff e-
Infatti, l’adozione di una politica renti; nel nostro caso, abbiamo
di stabilizzazione del payout ritenuto opportuno concentrarci
avrebbe portato ad “asseconda- sul cosiddetto “contenuto infor-
re il ciclo economico”32, distri- mativo” del dividendo. Nel pre-
buendo dividen di genero s i sente lavoro ci siamo limitati,
quando la congiuntura è favore- quindi, a considerare soltanto
vole e bassi dividendi nella situa- uno dei numerosi frammenti del
zione opposta. “dividend puzzle” e siamo giun-
Al contrario, le aziende apparte- ti ad una possibile interpretazio-
nenti al campione da noi consi- ne dei risultati acquisiti che, pur
derato hanno scelto di stabiliz- essendo soggettiva, sembra con-
zare il dividendo, utilizzando il fermare che i manager conside-
payout come “cuscinetto”: infat- rino il contenuto inform a t i v o
ti, questo è cresciuto negli anni del dividendo rilevante; Infatti,
in cui sono stati realizzati utili la politica seguita, a livello ag-
modesti ed è diminuito in pre- gregato, dalle società apparte-
senza di utili elevati. nenti al campione è una politica
Al riguardo, si osservi, a titolo di stabilizzazione del dividendo
esemplificativo, l’incremento del unitario; ciò significa che, anche
payout verificatosi nel 1993 (co- se i dividendi sono inevitabil-
sì come quello avvenuto nel mente legati agli utili aziendali,
1996): ciò non è altro che il a fronte di forti variazioni di
risultato di u na contrazione questi ultimi non si è avuto un
d egli utili, alla quale non è a l t rettanto forte cambiamento
conseguito un corrispondente nei dividendi distribuiti. Infatti,
taglio nei dividendi. Nel 1995, l’obiettivo perseguito con que-
invece, il payout è sceso note- sto tipo di politica è pro p r i o
volmente (raggiungendo un va- quello di contenere la volatilità
lore pari a 0,69), in quanto gli del dividendo unitario, visto che
utili sono aumentati (+17,04%), quest’ultima potrebbe essere
mentre i dividendi distribuiti so- percepita dagli investitori come
no rimasti pressoché inalterati sintomo di incertezza e, quindi,
(+1,02%); la stessa situazione si di rischio; pertanto, il mercato
è poi verificata anche nel 1997. potrebbe imporre all’azienda un
Sia nel 1998 che nel 1999, visto più elevato costo del capitale,
l’ottimismo circa il futuro, il come conseguenza di una poli-
payout è leggermente cresciuto, tica dei dividendi “schizofreni-
in quanto l’aumento del monte ca”33. Nel nostro caso, invece,
dividendi ha superato, in en- le oscillazioni transitorie degli
trambi gli anni, quello degli uti- utili hanno influito solo in misu-
li; nel 2000, infine, è tornato a ra limitata sui divid endi, in
contrarsi. quanto le società considerate si
sono mostrate disposte ad au- non, influenced by customs, be-
mentare e (con maggiore rilut- liefs, regulations, public opi-
tanza) a diminuire il dividendo nion, perceptions and hysteria,
unitario, solo quando le pro- general economic conditions
spettive di redditività sono mu- and several other factors, all in
tate in modo significativo, o perpetual change, impacting
quando si è assistito ad un cam- different firms differently.”
biamento destinato a permanere
per un considerevole periodo di Note
tempo. In conseguenza di ciò,
nei periodi di crescita, le deci- 1) Nel prosieguo del presente lavo-
sioni del management sono sta- ro i due autori verranno indi-
te guidate dalla prudenza: per- cati con la seguente simbolo-
tanto, la remunerazione spettan- gia: M&M.
te agli azionisti non ha subito
l’aumento che ci si poteva at- 2) MILLER M. H., MODIGLIANI F., 15
tendere sulla base dei risultati di Dividend Policy, Growth and
bilancio, proprio per evitare di the Valuation of Shares, in
dover ritornare, in seguito, su “Journal of Business”, 34, otto-
tale decisione. Quando, invece, bre 1961, pp. 411-433.
la gestione ha mostrato segni di
peggioramento, si è evitato di 3) LEASE R.C., JOHN K., KALAY A.,
ridurre in modo drastico il divi- LOEWENSTEIN U., SARIG O.H., Di-
dendo, allo scopo di trasmettere vidend Policy: its impact on firm
al mercato l’ottimismo circa il fu- value, Massachusetts, Harvard Bu-
turo. Tuttavia le conclusioni a siness School Press, 2000, pp. 45-46.
cui siamo giunti pre s c i n d o n o
dall’analisi di tutti i singoli fatto- 4) BLACK F., The Dividend Puzzle, in
ri che influenzano il manage- “Journal of Portfolio Management”,
ment nell’impostazione della 2, 1976, p. 5.
politica dei dividendi. Tali fatto-
ri variano a seconda delle diver- 5) CANOVI L., Politica dei dividendi e
se realtà aziendali analizzate, fi- valore dell’impresa: il ruolo del con-
nendo per assumere, in ciascu- tenuto informativo, Padova, Ce-
na di esse, un peso differente; dam, 1991, p. 22.
inoltre si tratta di elementi spes-
so imponderabili e, pertanto, 6) QUAGLI A., L’informativa volonta-
non comparabili. È emblemati- ria nel bilancio: ruolo, modalità e
ca, in proposito, l’affermazione recenti tendenze, in “Revisione
di Frankfurter e Wood34, con la Contabile”, n. 41, 2001.
quale i due autori conclusero il
loro studio sulla dinamica dei 7) LINTNER J., Distribution of Incomes
dividendi: “...dividend-payment of Corporations among Dividends,
patterns (or what is often refer- Retained Earnings, and Taxes, in
red to as “dividend policy”) of “American Economic Review”, Vol.
firms are a cultural phenome- 46, n. 2., 1956, pp. 97-113.
8) Il termine “straordinario” indi- Egea, 1991, pp. 303-305.
ca proprio che l’azienda non
assicura di essere in grado di 16) BENESH G.A., KEOWN A.J.,
ripeterne il pagamento nel fu- PINKERTON J.M., An Exami-
turo. nation of market reaction to
substantial shifts in Dividend
9) Si ricorda che per “payout” si Policy, in “Journal of Finan-
intende il rapporto tra i divi- cial Research”, Vol. 7, n. 2,
dendi distribuiti e gli utili con- estate 1984, pp. 131-142;
seguiti. DIELMAN T.E., OPPENHEIMER
H.R., An examination of inve-
10) BREALEY R.A., MYERS S.C, stor behavior during periods of
Principi di finanza aziendale, l a rge dividends changes, in
Edizione italiana a cura di “ J o u rnal of Financial and
Sandri S., Terza Edizione, Mi- Quantitative Analysis”, Vo l .
lano, McGraw-Hill, 1999. 19, n. 2, giugno 1984, pp.
197-216.
11) L’approccio della Signaling
Theory è ampiamente descritto 17) KALAY A., LOEWENSTEIN U.,
in CANOVI L., Politica dei di- The informational content of
videndi e valore dell’impresa: the timing of dividend an-
il ruolo del contenuto informa- nouncements, in “Journal of
tivo, op. cit. Financial Economics”, Vol. 16,
n. 3, luglio 1986, pp. 373-388.
12) BHATTACHARYA S., Imperfect
Information, Dividend Policy, 18) AHARONY J., SWARY I., Quar-
and ‘The Bird in the Hand terly Dividend and Earn i n g s
Fallacy’, in “Bell Journal of Announcements and Stockhol-
Economics”, 10, 1979, pp. ders’ Returns: an empirical
259-270. analysis, in “Journal of Finan-
ce”, Vol. 35, n. 1, marzo 1980,
13) JOHN D., WILLIAMS J., Divi- pp. 1-12.
dends, Dilution, and Taxes: A
Signal ing Equilibrium, in 19) PENMAN S.H., The predictive
“ J o u r nal of Finance”, 40, content of earnings forecasts
1985, pp. 1053-1070. and dividends, in “Journal of
Finance”, Vol. 38, n. 4, settem-
14) MILLER M., ROCK K., Dividend bre 1983, pp. 1181-1199; KA-
Policy under Asymmetric In- NE A., KI LEE Y., MARCUS A.,
formation, in “Journal of Fi- E a rnings and dividend an-
nance”, 40, 1985, pp. 1031- nouncements: is there a corro-
1051. boration effect?, in “Journal of
15) PENATI A. (a cura di), Il ri- Finance”, Vol. 39, n. 4, settem-
schio azionario e la borsa: bre 1984, pp. 1091-1099.
un’analisi del funzionamento
del mercato italiano, Milano, 20) OFER A.R., SIEGEL D.R., Cor-
porate financial policy, infor- 26) Le società appartenenti al cam-
mation, and market expecta- pione sono le seguenti: Acque-
tions: an empirical invetiga- dotto De Ferrari Galliera, Ac-
tion of dividends, in “Journal quedotto Nicolay, Autostrada
of Finance”, Vol. 42, n. 4, set- Torino-Milano, Autostrade,
t e m b re 1987, pp. 889-911; Bassetti, Calp, Cementir, Coats
LANG L.H.P., LITZENBERGER Cucirini, Danieli & C., Edison,
R.H., D ividend Announce- Gewiss, Immobiliare Metano-
ments – cash flow signaling vs. poli, Italcementi, La Rinascen-
free cash flow hypothesis?, in te, Maffei, Merloni Elettrodo-
“ J o u rnal of financial Econo- mestici, Montefibre, Ratti, Ri-
mics”, Vol. 24, n. 1, settembre c o rdati, Saes Getters, Safilo,
1989, pp. 181-191. Sondel, Vianini Industria, Via-
nini Lavori, Vincenzo Zucchi.
21) CHAREST G., Dividend infor-
mation, stock r e t u r ns and 27) Le abbreviazioni utilizzate per 17
market efficiency-II, in “Jour- l’elencazioni dei settori ed il si-
nal of financial Economics”, gnificato ad esse attribuito so-
Vol. 6, n. 2-3, giugno-settem- no stati prelevati da: MEDIO-
bre 1978, pp. 297-330. BANCA (a cura di), “Le princi-
pali società italiane”, 2001.

22) VAN HORNE J. C., Teoria e tec- 28) Si ricorda che il l’”utile per
nica della finanza di impresa, azione” è stato determinato di-
Bologna, Il Mulino, 1990. videndo l’utile netto, risultante
dal bilancio di ciascuna socie-
23) Si fa riferimento, in particola- tà, per il numero delle azioni
re, al lavoro di KALAY A., LOE- complessivamente esistenti al
WENSTEIN U., The informatio- 31/12 dell’anno considerato. Il
nal content of the timing of di- “dividendo per azione”, inve-
vidend announcements, in ce, è dato dal dividendo lordo
“Journal of Financial Econo- unitario ordinario, distribuito
mics”, op. cit. alle azioni ordinarie. Si ricor-
da altresì che i dividendi sono
24) Secondo questa impostazione, riferiti all’esercizio di compe-
quindi, il mercato sembra esse- tenza e non all’anno del paga -
re “super-razionale”. mento. I dati necessari per la
costruzione del grafico sono
25) Si veda, in proposito, AHA- stati prelevati dalle pubblica-
RONY J., SWARY I., Quarterly zioni annuali di Mediobanca,
Dividend and Earnings An- intitolate “Le principali socie-
nouncements and Stockholder- tà italiane” (1992-2001) e
s’ Returns: an empirical analy- “ Indici e dati relativi ad inve-
sis, in “Journal of Finance”, stimenti in titoli qu otati”
op. cit. (2001) e, quando non presen-
ti, dai bilanci delle aziende
considerate. Corporate Managers View Dividend
Policy, in “Quarterly Journal of Bu-
29) I dati riportati sull’asse delle siness and Economics”, 38, 1999.
ordinate sono espressi in cente-
simi di euro. 4) BENARTZI S., MICHAELY R., THA-
LER R., Do Changes in Dividends
30) I dati riportati sull’asse delle Signal the Future or the Past?, in
ordinate sono espressi in mi- “Journal of Finance”, 52, 1997.
gliaia di euro.
5) BENESH G.A., KEOWN A.J., PIN-
31) DAMODARAN A., “Finanza KERTON J.M., An Examination of
aziendale”, Edizione italiana Market Reaction to Substantial
a cura di F. Ferri, Milano, Shifts in Dividend Policy, in “Jour-
Apogeo, 2001, p. 456. nal of Financial Research”, Vol. 7,
n. 2, estate 1984.
32) MORO VISCONTI R., Le politi-
che dei dividendi nei gruppi di 6) BHATTACHARYA S., Imperfect In-
imprese, in “Amministrazione formation, Dividend Policy, and ‘T-
& Finanza”, n.7, 2000, p. 30. he Bird in the Hand Fallacy’, in
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33) CARRADORI R., GRASSELLI A. 1979.
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nanza d’impresa, Il sole 24 7) BLACK F., The Dividend Puzzle, in
ORE, Milano, 1999, p. 84. “Journal of Portfolio Management”,
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34) FRANKFURTER G., WOOD R.
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Dividend Policy, in “Journal of di finanza aziendale, Edizione ita-
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