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COMMERCIO EQUO E SOLIDALE

Un fenomeno recente che caratterizza la domanda di consumo nei Paesi avanzati è il crescente interesse per i prodotti
che incorporano aspetti etici. Tra questi i più importanti sono i prodotti del commercio equo e solidale. Il commercio
equo e solidale detto anche fair trade è un sistema di distribuzione commerciale con lo scopo principale di fare
arrivare nelle nostre case prodotti provenienti da Paesi lontani nel rispetto dei diritti dei lavoratori che li hanno
realizzati. È una forma di commercio internazionale nella quale si cerca di garantire ai produttori e ai lavoratori dei
Paesi in via di sviluppo un trattamento economico e sociale equo e rispettoso; inoltre è una forma di commercio
basata su una relazione paritaria tra i soggetti coinvolti nella catena di commercializzazione. Il commercio equo e
solidale nasce nel secondo dopoguerra nel Nord Europa sulla scia dello slogan “Trade non aid” e dei primi fallimenti
della liberalizzazione dei mercati.

La carta italiana dei criteri del commercio equo e solidale è un documento che definisce i valori e i principi condivisi da
tutte le organizzazioni del CE&S italiane. La Carta è stata approvata nel 1999 e modificata nel 2005. Tale Carta
riconosce due tipologie di organizzazioni del commercio equo e solidale:

● Le Botteghe del Mondo;


● Gli importatori.

Le botteghe del mondo sono organizzazioni di distribuzione al dettaglio dei prodotti del commercio equosolidale; le
botteghe del mondo offrono servizi di consulenza per il turismo responsabile; propongono percorsi formativi nelle
scuole; e organizzano colazioni equosolidali in cui ci si può confrontare e conoscere le problematiche relative ai Paesi
poveri. Mentre gli importatori sono organizzazioni che hanno come scopo l'acquisto di prodotti del Commercio Equo e
Solidale da organismi di produzione e di esportazione, e li rivendono prioritariamente alle Botteghe del Mondo.

L’articolo 1 definisce il commercio equo e solidale, come un approccio alternativo al commercio convenzionale, esso
promuove giustizia sociale ed economica, sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente, attraverso il
commercio, la crescita della consapevolezza dei consumatori, l’educazione, l’informazione e l’azione politica.

Mentre l’art 2 definisce gli obiettivi del commercio equo e solidale che sono:

1. Migliorare le condizioni di vita dei produttori aumentandone l’accesso al mercato, rafforzando le organizzazioni di
produttori, pagando un prezzo migliore ed assicurando continuità nelle relazioni commerciali.

2. Promuovere opportunità di sviluppo per produttori svantaggiati, specialmente gruppi di donne e popolazioni
indigene e proteggere i bambini dallo sfruttamento nel processo produttivo.

3. Divulgare informazioni sui meccanismi economici di sfruttamento, tramite la vendita di prodotti favorendo e
stimolando nei consumatori la crescita di un atteggiamento alternativo al modello economico e dominante e la ricerca
di nuovi modelli di sviluppo.

4. Organizzare rapporti commerciali senza fini di lucro e nel rispetto della dignità umana.

5. Proteggere i diritti umani promuovendo giustizia sociale, sostenibilità ambientale, sicurezza economica.

6. Favorire la creazione di opportunità di lavoro a condizioni giuste tanto nei paesi economicamente svantaggiati
quanto in quelli sviluppati.

7. Favorire l’incontro tra consumatori critici e produttori dei paesi economicamente meno sviluppati.

8. Sostenere l’autosviluppo economico e sociale.

9. Stimolare le istituzioni nazionali a compiere scelte economiche e commerciali a difesa dei piccoli produttori, della
stabilità economica a e della tutela ambientale, effettuando campagne d’informazioni affinché cambino le regole e la
pratica del commercio internazionale convenzionale.

10. Promuovere un uso equo e sostenibile delle risorse ambientali.


Il commercio equosolidale svolge un’azione di promozione dello sviluppo socioeconomico di popolazioni
particolarmente svantaggiate attraverso il commercio internazionale di prodotti alimentari e artigianali. In tal modo è
possibile, eliminare gli svantaggi economici per i produttori e per i consumatori causati dall’attuale organizzazione
commerciale internazionale; eliminare gli squilibri nord/sud, centro/periferia e lo sfruttamento dei popoli. Il
commercio equo e solidale rappresenta inoltre un presupposto per offrire una buona opportunità economica per i
produttori, in quanto l’attuale organizzazione del commercio internazionale fa si che: Vi sia un’iniqua differenza tra
prezzo pagato al produttore e prezzo pagato dal consumatore finale; la differenza può arrivare fino a 10 o 20 volte; I
produttori non abbiano sufficienti autonomie nella decisione del tipo e qualità di produzione; I consumatori finali non
abbiano adeguate garanzie sulla qualità, le provenienze e le tecniche di lavorazione dei prodotti. Alla base del
commercio equo e solidale c’è dunque la volontà di contrastare l’organizzazione del commercio internazionale che è
caratterizzata da una struttura monopolistica o di cartello del mercato agro-alimentare mondiale, dove sono presenti
poche compagnie multinazionali. Tali compagnie operano come intermediari tra i produttori nei Paesi di partenza e i
distributori nei Paesi d’arrivo. Inoltre, godono di una posizione dominante in entrambi i mercati, in modo da
mantenere prezzi bassi d’acquisto e prezzi alti di vendita e possono manipolare le informazioni e le preferenze dei
consumatori finali, le decisioni produttive e le condizioni di lavoro dei produttori.

Il commercio equo e solidale è una relazione commerciale basata su dialogo, trasparenza e rispetto, con l’obiettivo di
ottenere maggiore equità nel commercio internazionale e che contribuisce allo sviluppo sostenibile offrendo
condizioni commerciali migliori e sostenendo i diritti dei lavoratori e dei produttori marginali specialmente nel Sud del
mondo e ciò è possibile attraverso diversi strumenti, i quali sono:

Prezzo equo: un prezzo minimo garantito maggiore del prezzo del mercato mondiale;

Acquisto diretto: gli intermediari tradizionali sono evitati.

Pre-finanziamento: si garantisce all’inizio del raccolto un credito (unitario) fino al 60% del prezzo di vendita e si
prevedono programmi di microcredito(imprenditore agricolo deve avere un capitale di anticipazione per dare avvio ad
un processo produttivo) Ciò accade perché nella maggior parte dei casi, le comunità di produzione nondispongono di
un capitale di partenza sufficiente per l'acquisto della materia prima necessaria allaproduzione. Diviene quindi
fondamentale fornire loro delle forme di finanziamento che consentonodi affrancarsi dallo sfruttamento finanziario di
intermediari e speculatori locali e permettono quindiuna produzione regolare

Sicurezza: contratti di acquisto del prodotto e di collaborazione a lungo termine.

La tipologia dei produttori: si entra in relazione, tranne eccezioni, con produttori riuniti in strutture collettive (consorzi,
cooperative, associazioni) che garantiscono la partecipazione democratica, la gestione sociale delle risorse e dei
profitti, un rapporto positivo con la comunità territoriale; Il processo produttivo (impatto sociale): deve avvenire nel
rispetto dei diritti dei lavoratori, del divieto del lavoro minorile, delle differenze di GENERE e dei portatori di disagio; Il
processo di produzione sostenuto dalla commercio equo e solidale deve creare opportunità di impiego per gruppi di
persone emarginate dal mercato del lavoro e deve far parte di un più generale processo di crescita dei lavoratori
nell’acquisizione di quella stabilita economica che permetta loro di svolgere un ruolo più attivo e determinante nella
vita della propria comunità del proprio paese. Il commercio equo solidale mira soprattutto a creare occupazione in
realtà economiche dove tassi di disoccupazione raggiungono livelli superiori al 40-50%. La produzione deve essere
attuata con l'utilizzo di risorse naturali, presenti in loco che siano rinnovabili, inoltre il processo produttivo, consumo
energetico ed il trasporto del bene devono influenzare il meno possibile l'ambiente. Si cercano oltre alle tradizionali
forme di produzione anche una graduale introduzione di tecnologie innovative. Per i prodotti alimentari si cerca di
promuovere la coltivazione biologica controllata nel giusto rispetto della natura, del produttore e del consumatore .Il
prodotto finale: deve rispecchiare la cultura di provenienza (i prodotti alimentari elaborati devono avere almeno il 60%
di provenienza equa e solidale); priorità ai prodotti sostitutivi di altri già esistenti in commercio.

A livello mondiale il commercio equo solidale comporta 660 milioni di euro di fatturato (2018), 79 mila punti vendita
2800 botteghe e 100 mila volontari mentre nel contesto italiano a questo tipo di commercio sono partecipano 575
botteghe 5.000 punti vendita 6.000 volontari, 300 lavoratori e 4150 supermercati.

La rete di botteghe del mondo, i punti di vendita della grande distribuzione e i mercati istituzionali fanno conoscere
tali prodotti ai consumatori europei e creano strutture economiche e canali commerciali che operino a sostegno delle
comunità dei produttori del Sud e di una crescita del cosiddetto consumo critico e consapevole al Nord. Tipici prodotti
del commercio equo The e infusi, miele Cacao Zucchero Banane Cioccolata Prodotti di artigianato locale caffè spezie e
cotone. Ed è proprio il caffè, che dopo il petrolio, è la seconda merce al mondo in termini di flussi commerciali,
rappresenta il prodotto del commercio equo e solidale con la maggior quota sul totale.

Al fine di far conoscere i prodotti del commercio equo solidale un importante ruolo viene svolto dal Marketing etico
ossia un insieme di Iniziative delle imprese private per mettere in luce le qualità dei prodotti del commercio equo
solidale ai consumatori italiani non solo per ragioni di solidarietà e di equità, ma anche per la qualità e la tipicità dei
prodotti.

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