SIMONE MORALDI
DECOLONIZZAZIONE,
DE-GERARCHIZZAZIONE, CONDIVISIONE.
PRATICHE E FORME DI VIDEO PARTECIPATIVO
IN ITALIA
TRA ETNOGRAFIA E COOPERAZIONE
Chris Lunch (2005), daltra parte, pone laccento sulla valenza so-
ciale del PV come strumento di auto-rappresentazione:
1
Per unintroduzione ai postcolonial studies si vedano, tra gli altri, Hall, 2006; Mellino,
2005; Said, 1991; Stam, 2005; Young, 2001.
Decolonizzazione, de-gerarchizzazione, condivisione 223
Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3
Fig. 4
224 Simone Moraldi
Oggi penso che per la gente filmata, la persona del cineasta si trasformi, sotto
i loro occhi, nel corso delle riprese: egli non parla se non per gridare ordini
incomprensibili, Motore!, Stop!. Guarda solo per mezzo di una strana
appendice, ascolta solo per mezzo di un microfono [
] Ma paradossalmente,
proprio grazie a questo armamentario, grazie a un comportamento nuovo (che
non ha niente in comune con il comportamento della stessa persona quando
non filma), il cineasta può attaccarsi al rituale, integrarvisi, seguirlo passo
passo: coreografia strana che, se è ispirata, rende il cineasta e il suo assistente
non visibili ma partecipanti alla cerimonia in corso [
] La mia persona si
trasforma sotto i loro occhi come si trasforma la persona dei danzatori di pos-
sessione, fino alla cine-transe delluno che filma la transe reale dellaltro4.
3
Per una storia del pensiero antropologico del secondo Novecento si vedano, tra gli altri:
Affergan, 1991; Augé, 1992; Clifford, 2005; de Martino, 1977; Fabian, 2000; Geertz, 1987,
Kilani, 1997.
4
Grisolia, 1988, p. 37.
226 Simone Moraldi
5
Nellorizzonte del PV, il termine soggetto, analogamente a quello di osservato, sono da
sottoporre a una verifica dettata dal cambio di paradigma che, di conseguenza, ne modifica
radicalmente lo statuto, rendendo il termine obsoleto.
6
Ruby, 2004, p. 72.
7
Sulle teorie e le pratiche dellauto-narrazione tramite il cinema e laudiovisivo si veda-
no: Albano 2011; Rascaroli, 2009; Renov, 2004.
Decolonizzazione, de-gerarchizzazione, condivisione 227
8
Alcuni dei film realizzati nellambito del Fogo Process sono disponibili online sul sito
del National Film Board of Canada (nfb.ca/film/children_of_fogo_island).
9
Il volume, esito conclusivo del progetto, è interamente consultabile online (isc.temple.
edu/TNE/introduction.htm)
10
Per informazioni bibliografiche in merito a questi progetti, si rimanda a: Balma Tivola
2004. Tra i produttori contemporanei di PV si segnala il lavoro di InsightShare (insightshare
.org) portato avanti in Gran Bretagna dai fratelli Nick e Chris Lunch.
228 Simone Moraldi
Sin dal Fogo Process, una fase del lavoro è dedicata allapprendi-
stato (training), non di competenze esclusivamente tecniche ma anche
di competenze legate alla lettura, decodifica e contestualizzazione
dellimmagine (literacy). Un termine, dunque, inteso qui non solo nel
senso di formazione professionale, finalizzata alla padronanza tecnica
11
A proposito del concetto di feedback in etnografia visiva si vedano: Gauthier, 2009;
Grisolia, 1988.
Decolonizzazione, de-gerarchizzazione, condivisione 229
12
Il tema del rapporto tra formazione tecnica e alfabetizzazione linguistica è un tema di-
scusso nella letteratura teorica di settore relativa alla didattica del cinema e dellaudiovisivo.
Tra i contributi di maggior rilievo segnaliamo Bergala, 2008; Costantino, 2005; Gregorini,
2009. Vedi anche la conversazione con Dagmawi Yimer presente in questo volume.
13
Il discorso portato avanti dalla produzione di questi enti si inserisce allinterno di un di-
scorso politico e sociale centrale nel dibattito pubblico odierno. Tra gli agenti del panorama
mediatico contemporaneo, oltre al già citato Andrea Segre (andreasegre.blogspot.it), vale la
pena menzionare anche Gabriele Del Grande (fortresseurope.blogspot.it).
14
Per ulteriori informazioni, consultare il sito di ZaLab (zalab.org).
15
Il termine fu coniato negli anni Venti dai sociologi della scuola di Chicago, ma ha nel
corso degli anni subito una serie di revisioni e slittamenti (v. Rauty, 1999).
230 Simone Moraldi
16
A. Loy, materiale inedito.
Decolonizzazione, de-gerarchizzazione, condivisione 231
gale gratuita, i locali delle associazioni che operano con i giovani del
territorio. È lo sguardo dei quattro co-registi, forte del loro vissuto di
ragazzi di strada, che stabilisce la loro agenda di priorità e rivela la
forza e la presenza della loro istanza autoriale.
Lo sguardo dei turchi, il cui titolo vuol forse evocare proprio la
presenza di uno sguardo altro sulla Sicilia, di una presenza altra
quella dei turchi, come tuttora gli abitanti della Sicilia sono soliti
chiamare i migranti giunti dallAfrica si dà come la chiusura di una
parabola espressiva: dallauto-rappresentazione secca di TV Slum,
passando per la trasfigurazione ludica di Millennium News per arrivare
al gesto finale della parabola di auto-rappresentazione, cioè a dire
luscita da questa e lapprodo alla rappresentazione dellaltro, a una
forma più propriamente documentaria.
Le produzioni di AMM, che analogamente a quelle di ZaLab sono
focalizzate sul tema della diaspora e dellintegrazione, mostrano
uninclinazione meno fedele al PV e più improntata al documentario.
La parabola autoriale del già citato Dagmawi Yimer, uno dei registi
attivi nelle produzioni di AMM, costituisce unesemplificazione chiara
di una dialettica fra regia, auto-rappresentazione e atteggiamento ri-
flessivo.
Yimer giunge dallEtiopia a Lampedusa come clandestino nel 2006
e in Italia si forma come regista; la sua autorialità nasce e si sviluppa,
dunque, in era postcoloniale come una pratica, a tutti gli effetti, di ac-
cented cinema (v. Naficy 2001), unesperienza di produzione di im-
magini sonore in cui è inesorabilmente rilevabile in termini tematici
e di agenda, in termini di registro tendente allauto-narrazione, in ter-
mini di scelte stilistiche e di presenza diegetica lalterità originaria
dellautore17.
Lungo i suoi film si sviluppa il racconto, a cavallo tra documentario
e auto-rappresentazione, dellidentità culturale del migrante: attraverso
una fase narrativa, memoriale e di denuncia (Come un uomo sulla ter-
ra), una fase antropologica del contatto e dellintegrazione (Soltanto il
mare) e una fase politico-riflessiva, in cui la narrazione si compie at-
traverso unacquisizione di consapevolezza del proprio ruolo nel dare
17
Vedi lintervista a Dagmawi Yimer presente in questo volume.
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luogo a un cinema che porti avanti il discorso sulla relazione fra alteri-
tà in modo riflessivo (Benvenuti in Italia).
Come un uomo sulla terra, primo atto della sua parabola registica,
con uno spirito ancora permeato di una forte volontà di auto-
narrazione e, soprattutto, di denuncia, racconta, per mezzo di alcuni
testimoni, il viaggio impossibile del migrante che lui stesso anni ad-
dietro ha intrapreso dallAfrica allEuropa. Egli si vede nel film inte-
ragire con i soggetti, fare da mediatore interno, da guida nella
comunità dei rifugiati; inoltre, è la sua voce fuori campo che introduce
allincontro con i migranti e guida lo sviluppo del film, come a sotto-
lineare la necessità di dare valore testimoniale alle immagini. Soltanto
il mare costituisce una tappa evolutiva di questa dinamica auto-
rappresentativa (fig. 3): il regista si reca a Lampedusa per dialogare
con gli abitanti dellisola al fine di restituirne un ritratto; la particolari-
tà del film è che si sceglie di raccontare Lampedusa evitando ogni ri-
ferimento diretto al ruolo dellisola nelle dinamiche dei flussi migrato-
ri e spostando laccento su una forma di auto-racconto, come a voler
rivivere il luogo e lapprodo a esso come la prima tappa di una sorta di
seconda vita. Il passaggio da un film allaltro sancisce il passaggio
da un cinema del racconto a un cinema del contatto, in un radicale
esercizio di alterità: il punto di vista migrante abbandona la stringente
necessità di raccontare e si fa carico di elaborare lalterità che, per
Yimer, è lItalia, rappresentata da quellisola che, più di tutte, è intrisa
di migrazione. Nel mondo della fine delle grandi narrazioni, come il
racconto delluniversale passa per il particolare, così il racconto di sé
passa attraverso il racconto dellaltro; e, viceversa, il racconto dellal-
tro non può che passare attraverso il racconto di sé, lesplicitazione del
proprio punto di vista e dei propri parametri linguistici e la mediazio-
ne della propria identità culturale e autoriale.
Benvenuti in Italia (2012) è un film a episodi, ambientati in varie
città dItalia, ognuno dei quali è girato da un giovane migrante in se-
guito a un percorso di formazione coordinato da Renaud Personnaz,
proveniente dalla scuola di cinema documentario Ateliers Varan, in
collaborazione con gli altri allievi. Un modus operandi che, con que-
sto film, si avvicina al modello produttivo del PV. Nella fattispecie,
lepisodio di Yimer, dal titolo Una relazione (fig. 4), consiste nel ri-
tratto di Mohamed Ba, attore e mediatore culturale senegalese.
Decolonizzazione, de-gerarchizzazione, condivisione 233
18
Le serie di PV di ZaLab sono interamente consultabili nella relativa sezione del portale
zalab.tv.
Decolonizzazione, de-gerarchizzazione, condivisione 235
Illustrazioni
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236 Simone Moraldi
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