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Semantica, lessico e pragmatica

La parte della linguistica che si occupa del piano del significato è la semantica. È difficile definire cosa sia il significato
in quanto si tratta della parte immateriale dei segni linguistici, e quindi, non è “visibile”.

Di conseguenza, non è possibile separare le varie dimensioni che può assumere la trattazione del significato. Delle
prospettive di impianto filosofico vedono il significato in termini di operazioni astratte con le quali si costruisce la
rappresentazione mentale della realtà; mentre le prospettive di carattere cognitivista vedono il significato come
struttura cognitiva basata sul complesso dell’esperienza umana, dando maggiore attenzione agli aspetti fisico-
percettivi.

Esistono due modi fondamentali di concepirlo:

▪ Concezione referenziale/concettuale del significato, il quale è visto come un concetto, un’immagine mentale
corrispondente a qualcosa che esiste al di fuori della lingua;

▪ Concezione operazionale del significato, il quale è funzione dell’uso che si fa dei segni tenendo conto dei
contesti in cui può comparire.

Le recenti impostazioni di impianto cognitivista concepiscono la teoria del significato linguistico come una teoria della
concettualizzazione. Generalmente, possiamo definire il significato come l’informazione veicolata da un segno a un
elemento linguistico.

È importante stabilire subito alcune distinzioni fra tipi diversi di significato.

Il significato denotativo è quello inteso nel senso oggettivo, di ciò che il segno descrive e rappresenta (valore di
identificazione di un elemento della realtà esterna). Il significato connotativo è connesso alle sensazioni suscitate da
un segno e alle associazioni a cui esso dà luogo e da queste inferibile.

Il significato linguistico è il significato che un termine ha in quanto elemento di un sistema linguistico codificante una
rappresentazione mentale; il significato sociale è il significato che un segno può avere in relazione ai rapporti fra i
parlanti. Nelle espressioni usate per regolare i rapporti sociali fra i parlanti è fondamentale il significato sociale.

Il significato lessicale (parole piene) è presente nei termini che rappresentano “oggetti” concreti o astratti, entità o
fatti del mondo esterno; il significato grammaticale (parole vuote) è presente nei termini che rappresentano concetti
o rapporti interni al sistema linguistico, alle categorie che prevede o alle strutture a cui dà luogo.

Il significato fa parte della lingua e non va identificato con la conoscenza del mondo esterno che noi abbiamo in quanto
esseri viventi in un determinato ambiente e con una determinata cultura (enciclopedia). Il significato fa parte del
sapere linguistico, l’enciclopedia fa invece parte del sapere in senso generale.

Distinzione fra significato e senso. Per senso intendiamo il significato contestuale, ovvero la specificazione e
concretizzazione che il contenuto di un termine assume ogni volta che viene effettivamente usato in una produzione
linguistica in un certo contesto. A un significato possono quindi corrispondere diversi sensi.

Nei termini della logica intensione corrisponde all’insieme delle proprietà che costituiscono il concetto designato da
un termine, mentre estensione corrisponde all’insieme degli individui a cui il termine si può applicare.

Il lessico

Il lessema è l’unità di analisi del livello semantico. Un lessema corrisponde a una parola considerata dal punto di vista
del significato: ciò significa studiare il significato dei segni linguistici. L’insieme dei lessemi di una lingua costituisce il
suo lessico.

▪ Lessicologia è lo studio dei vari aspetti del lessico;


▪ Lessicografia è lo studio dei metodi e della tecnica di composizione dei vocabolari e dizionari (opere che
raccolgono e documentano il lessico di una lingua).

Il lessico è uno dei due componenti essenziali di una lingua, in quanto senza esso non potremmo comunicare
verbalmente, da un’altra parte è però considerato lo strato più superficiale ed esterno di un sistema linguistico.
Nel lessico si fondono il mondo esterno, ovvero le circostanze extralinguistiche che influenzano l’organizzazione del
sistema linguistico, e la lingua. Per questo motivo è considerato il livello di analisi “meno linguistico”.

Caratteristiche principali del lessico:

▪ Strato della lingua più ampio, comprende un inventario numeroso di elementi eterogenei
▪ Suscettibile di essere continuamente incrementato con nuove unità

Queste caratteristiche sono dovute al fatto che riflettendo la realtà esterna, codifica tutte le conoscenze che sono
presenti nel mondo reale e in quello virtuale. Il lessico ha un’estensione illimitata e questo provoca la sua numerosità
complessiva.

I lessemi possono essere definiti anche lemmi, un termine più tecnico per designare le entrate del dizionario. Il lessico
posseduto dalla competenza passiva (di comprensione, non necessariamente di produzione) di un parlante si aggira
intorno alle 40-50.000 unità. Non tutte le unità lessicali si pongono sullo stesso piano, la frequenza d’uso e la
disponibilità immediata o meno, dividono le parole in classi che si comportano in maniera molto differenziata.
Associando la frequenza alla disponibilità si individua nel lessico un nucleo centrale (vocabolario di base). Per l’’italiano
risulta costituito da meno di 7000 unità, e comprende lessemi di altissima frequenza nell’uso e altri lessemi di
frequenza relativamente alta o di alta disponibilità pratica.

Rapporti di significato fra lessemi


Un primo compito della semantica consiste nell’osservare se esistano relazioni di significato, o rapporti semantici, fra
un dato lessema e uno o più altri lessemi.

Distinzione tra omonimia e polisemia

I lessemi omonimi hanno lo stesso significante a cui corrispondono significati diversi, non imparentati fra loro e non
derivabili l’uno dall’altro. Possono essere distinti in omografi (scritti allo stesso modo) o omofoni (pronuncia uguale).
Gli omonimi non appartengono alla stessa categoria lessicale e di solito hanno diversa origine etimologica.

I lessemi polisemici hanno lo stesso significante a cui corrispondono significati diversi ma imparentati fra loro e
derivati l’uno dall’altro. Si tratta di un unico lessema avente più significati.

Rapporti di similarità

Alcuni rapporti sono basati sulla compatibilità o somiglianza semantica fra lessemi, distinguiamo sinonimia e iponimia.

La sinonimia si ha nei lessemi diversi aventi lo stesso significato. Avere lo stesso significato implicherebbe la facile
sostituzione tra due lessemi in tutti i contesti possibili, in realtà, è un procedimento difficile da compiere. La
sostituzione di un termine con un suo sinonimo crea delle sfumature diverse di significato, aggiungendo dei valori
connotativi. Occorre quindi valutare la sinonimia nei confronti del solo significato denotativo. Si dovrebbe parla di una
quasi sinonimia visto che sono molto più numerosi nel lessico rispetto ai sinonimi veri, che sono più rari da identificare.

La iponimia mette una relazione di inclusione semantica, in quanto il significato di un lessema rientra in un significato
più ampio e generico rappresentato da un altro lessema.

Per esempio, si ha iponimia fra due lessemi:

▪ x e y quando “tutti gli x appartengono ad y, ma non tutti gli y sono x”. [armadio-mobile]
▪ x è l’iponimo di y (x è la sottocategoria di y) [armadio è sottocategoria di mobile]
▪ y è l’iperonimo di x (y è il generico -include altri significati- di x) [mobile racchiude più significati] – arcilessema

L’iponimo ha un’intensione (significato contiene più proprietà) più ampia ma un’estensione (è applicabile a una minor
quantità di referenti) limitata che il suo iperonimo.

I rapporti iponimici possono costituire delle serie che percorrono il lessico. È fondamentale definire cosa sia l’iponimia
diretta in una catena, quindi, essa è la successione diretta tra un termine e un altro. A questo punto avremo una catena
iponimica, di cui può essere verso l’alto o verso il basso.
Tratteremo il livello di designazione di unità lessicale in base al grado di genericità, se il grado continua a salire ci
troveremo una categoria semantica così generale da non aver normalmente bisogno di un termine singolo per
indicarla. → unità plurilessematica o sintagma perifrastico.

Dobbiamo distinguere il concetto di iponimia con il concetto di meronimia, il quale indica la relazione semantica basata
sul rapporto fra la parte e il tutto, ovvero, il termine che designano una parte specifica di un tutto, e il termine che
designa il tutto. I lessemi meronimi di un certo lessema possono essere visti come iponimi del termine
plurilessematico.

La sinonimia e l’iponimia sono rapporti di carattere paradigmatico. Esistono anche rapporti di compatibilità semantica
sull’asse sintagmatico: la solidarietà semantica è basata sulla cooccorrenza obbligatoria di un lessema con un altro,
ovvero che la selezione di un termine è dipendente dall’altro, e la possibilità di essere usato in combinazione con altri
lessemi è fortemente ridotta. Questo tipo di rapporto è basato sulle proprietà e restrizioni semantiche previste dal
sistema linguistico.

Esistono rapporti fra lessemi fondati su cooccorrenze regolari nel discorso, ma meno semanticamente determinate e
prendono il nome di collocazioni. Questo tipo di rapporto riflette le convenzioni tipiche dell’uso della singola lingua e
del costume linguistico di una certa comunità parlante. La nozione di collocazione non sembra ben definibile dal punto
di vista linguistico. Da alcuni il termine collocazione è impiegato come categoria generale estesa ad includere cose
diverse.

Rapporti di opposizione

Nei rapporti di incompatibilità semantica un lessema non può essere sostituibile nel discorso da un altro lessema,
questo perché entrambi i significati sono opposti.

L’antonimia è il primo rapporto di incompatibilità che troviamo, sono antonimi due lessemi di significato “contrario”
in quanto designano due estremi di una dimensione graduale. Diremo quindi che “x è antonimo di y se x implica non-
y, ma non-y non implica x”.

▪ Alto/basso → essere alto implica non essere basso, ma non essere basso non implica essere alto

La complementarità, invece, si verifica quando avendo due lessemi, uno è la negazione dell’altro, in quanto uno
condividono uno stesso spazio semantico in due sezioni opposte. → “x implica non-y e non-y implica x”.

L’inversione fra due lessemi si verifica quando esprimono la stessa relazione semantica vista da due direzioni opposte.

Insiemi lessicali

Nell’organizzazione del lessico possiamo individuare insiemi o sottosistemi lessicali, gruppi di lessemi che
costituiscano complessi organizzati, in cui ogni elemento è unito agli altri da rapporti di significato.

In questo ambito, troveremo il campo semantico (lessicale):

▪ è l’insieme dei coiponimi diretti di uno stesso sovraordinato, ovvero l’insieme dei lessemi che hanno tutti uno
stesso iperonimo immediato. [rapporti più stretti e ben determinati]

Una nozione più ampia e generica è quella di sfera semantica:

▪ che designa ogni insieme di lessemi che abbiano in comune il riferimento a un certo ambito semantico o un
insieme di attività fra loro collegate;
▪ le sfere semantiche sono in parziale sovrapposizione fra loro, e contengono sempre numerosissimi termini.

Distinguiamo anche la nozione di famiglia semantica:

▪ insieme di lessemi imparentati nel significato e nel significante;


▪ parole derivate da una stessa radice lessicale.

E la nozione di gerarchia semantica:

▪ costituita da un insieme in cui ogni termine è una parte determinata di un termine che nell’insieme lo segue.
I generi di rapporto analizzati fra coppie di lessemi valgono per il significato linguistico denotativo primario dei termini.
Molti lessemi sono suscettibili di assumere significati che si allontanano più o meno dal normale significato primario.
I processi fondamentali su cui si basano tali spostamenti di significato sono la metafora e la metonimia.

L’analisi di significato

L’analisi componenziale è uno dei metodi utilizzati per l’analisi del significato fra i lessemi. Si basa sul principio di
composizione dei lessemi, comparandoli gli uni con gli altri e cercando di cogliere in che cosa differisca il loro rispettivo
significato. Per esempio:

▪ lessemi del campo semantico degli esseri umani

UMANO ADULTO MASCHIO


uomo + + +
donna + + -
bambino + - +
bambina + - -

I componenti semantici sono i pezzi di significato minimi, ovvero le proprietà semantiche elementari che
combinandosi in simultaneità danno luogo al significato dei lessemi. Ogni lessema è analizzabile in un fascio di
componenti semantici realizzabili in simultaneità. I tratti semantici dovrebbero rappresentare in maniera sufficiente e
fissa tutto ciò che è pertinente, nel sistema linguistico, per definire il significato denotativo di un lessema.

L’obiettivo dell’analisi componenziale è quello di assumere che il significato di un lessema sia disaggregabile in
elementi di significato più piccoli e più semplici, proprietà astratte che intervengono nel significato di più lessemi.
Dobbiamo ricordare che alcuni tratti semantici sono universali e quindi ritorneranno nel significato di moltissimi
lessemi in tutte le lingue.

Nella descrizione componenziale di un lessema è sufficiente ed economico rappresentare solo il componente che
implica quelli gerarchicamente più ampi.

I tratti semantici sono binari, ma si possono utilizzare anche tratti non binari. Il tratto binario indica che si accettano
soltanto due valori, ma è possibile che ne possiedano anche tre, dipende dai casi da prendere in analisi.

Le designazioni dei componenti semantici sono termini della metalingua che per comodità indichiamo con parole della
lingua stessa, ma che sono entità astratte.

È possibile estendere l’analisi componenziale anche ai verbi, in quel caso avremo un altro tipo di procedimento, così
come è possibile analizzare diverse classi di lessemi.

Tuttavia, sorge un problema con l’analisi componenziale in quanto funziona su insiemi lessicali delimitati e indicanti
cose e azioni concrete, si potrebbe arrivare ad avere problemi nell’analisi di elementi astratti. L’obiettivo dell’analisi
componenziale è quello di descrivere in maniera esaustiva il significato dei lessemi utilizzando un numero
relativamente ridotto di elementi minimi di significato.

L’analisi prototipica si oppone alla struttura rigida dell’analisi componenziale in quanto si basa su una concezione delle
categorie fondata su presupposti diversi, in particolare sugli studi realizzati dalla psicologia cognitiva. Secondo questi
studi la categoria deve essere intesa come un’entità:

▪ definita da un nucleo di proprietà di carattere categorico (necessarie) e di carattere graduale (non essenziali);
▪ delimitata da confini sfumati
▪ costituita da membri più tipici e altri meno rappresentativi

Questa concezione è nota come teoria dei prototipi, in quanto per la semantica prototipica il significato di un lessema
è concepito come un prototipo, in cui esso rappresenta l’immagine mentale immediata che corrisponde più
tipicamente a un concetto concreto. L’immagine mentale è definita come punto focale.
Per esempio:

▪ lessema uccello

Il significato di uccello è dato dal concetto di volatile che per un certo ambiente e una certa cultura e società è il più
tipico.

In questo tipo di analisi è fondamentale prendere in considerazione la relazione che esiste tra la cultura e la società,
in quanto si fa riferimento proprio al punto focale che vige tra il lessema in analisi e il suo significato.

Quindi, i membri non prototipici della categoria uccello non possiedono i tratti costitutivi della categoria. In questa
prospettiva sono di maggiore importanza i tratti semantici dotati di un diverso potere identificativo e disposti in
gerarchia di importanza. Dunque, i componenti semantici diventano un insieme di criteri più o meno importanti
nell’identificare una categoria. I concetti hanno una struttura interna basata principalmente sulla gradualità.

La semantica prototipica si oppone all’esistenza di un insieme chiuso di proprietà tutte discrete che garantiscono
l’appartenenza categoriale grazie alla condivisione di qualche proprietà posseduta o dal prototipo o da alcuni dei
membri di una categoria.

Un concetto importante nella semantica prototipica è quello di grado di esemplarità di un termine a una categoria.
Anche in questo tipo di analisi vigono problemi relativi a valutazioni o processi psicologici o concetti astratti, sebbene
abbia il sistema introdotto utili correttivi ad una concezione troppo rigida e limitante dell’analisi componenziale.

Per molti aspetti la semantica lessicale rimane il settore più arretrato in cui le conoscenze sono incerte e i metodi siano
i più problematici, dell’intera linguistica sincronica.

Cenni di semantica frasale

Occorre introdurre concetti che riguardano il significato globale delle frasi, basandoci sul significato delle combinazioni
di lessemi che la compongono. Dobbiamo distinguere dal punto di vista terminologico frasi da enunciati. Enunciato è
un segmento del discorso in atto, una frase considerata suo concreto impiego in una situazione comunicativa, che
viene analizzato dalla linguistica.

Per l’interpretazione del valore degli enunciati sono fondamentali i connettivi che spesso hanno il valore di operatori
logici, stessa funzione la svolgono anche i quantificatori e la negazione, in poche parole, molte congiunzioni
appartengono a questa categoria.

Un altro concetto da tenere a mente riguarda l’importanza dell’interazione fra i significati e le proprietà semantiche
dei singoli lessemi negli enunciati, che viene considerato come la composizionalità del significato. Nel modo in cui i
parlanti costruiscono e intendono il significato effettivo di una frase, agiscono principi diversi che sfruttano in vario
modo le proprietà semantiche contenute nei lessemi.

J. Pustejovsky esaminò il significato lessicale secondo una prospettiva generativista, ha individuato quattro principi:

▪ composizione il significato di una frase è la somma dei significati di base di ogni singolo elemento
▪ co-composizione il significato degli argomenti di un verbo contribuisce a definire il significato del verbo
▪ coercizione riguarda i casi in cui è il significato del verbo a condizionare il significato di un suo argomento
▪ legamento selettivo un nome seleziona e determina il valore di un aggettivo dal significato non specifico
Elementi di pragmatica

Se analizziamo la lingua come modo di agire, ovvero che riguarda che cosa si fa con la produzione di un enunciato,
utilizzeremo la pragmatica, in questo caso pragmatica linguistica e più in generale la filosofia del linguaggio. Gli
enunciati prodotti nella normale interazione verbale costituiscono gli atti linguistici. Un atto linguistico comprende tre
distinti livelli che si compiono simultaneamente:

▪ atto locutivo che consiste nel formare una frase in una data lingua (proposizione con la sua struttura fonetica,
grammaticale, lessicale);

▪ atto illocutivo che consiste nell’intenzione con la quale e per la quale si produce la frase;

▪ atto perlocutivo che consiste nell’effetto che si vuol provocare nel destinatario del messaggio.

L’atto illocutivo è l’aspetto centrale degli atti linguistici che viene studiato dalla pragmatica. L’atto illocutivo definisce
la natura e il tipo dell’atto linguistico messo in opera, e sono definiti anche atti linguistici specifici come la richiesta,
l’affermazione, la promessa, la confessione, ecc. Ciascun atto è caratterizzato da una certa serie di condizioni
necessarie perché l’atto valga come tale.

Vi sono verbi particolari che se fossero usati alla prima persona del presente indicativo, annullerebbero la distinzione
fra contenuto referenziale e atto illocutivo compiuto, ed è il caso dei verbi performativi. Affinché abbiano un valore
constatativo e descrittivo devono essere usati non alla prima persona e non al presente.

Esistono atti illocutivi diversi che vengono usati per realizzare uno stesso atto illocutivo. Quando un certo atto illocutivo
è realizzato mediante atti locutivi che solitamente sono la forma tipica di realizzazione di un altro atto illocutivo sono
detti atti linguistici indiretti. La manifestazione della cortesia linguistica è fondamentale in questo procedimento,
bisogna però fare attenzione nella formulazione di un atto linguistico con troppa cortesia perché causerebbe il
cambiamento del tono dell’enunciato, facendolo diventare indiretto e a tratti ironico.

La teoria degli atti linguistici descrive le condizioni di carattere linguistico e semantico, pragmatico e sociale, che
devono essere soddisfatte perché un determinato atto illocutivo rappresenti sia per il parlante che lo produce che per
il destinatario che lo riceve la specifica azione voluta.

La semantica frasale e la pragmatica tengono conto del significato implicito, si tratta di tutto ciò che non fa parte del
significato letterale o espresso degli enunciati, ma di ciò che è ricavato dal modo in cui qualcosa è stato detto o dalle
parole stesse. Dobbiamo tenere conto, quindi, del significato denotativo letterale esplicitato dall’enunciato.

Il filosofo del linguaggio Paul Grice definisce le regole della conversazione, note come le massime di Grice, secondo le
quali si può analizzare i meccanismi con cui i parlanti attuano significati impliciti del genere. I meccanismi sono basati
sull’assunzione che fra i partecipanti a un’interazione comunicativa sia presente il principio di cooperazione,
classificabile in quattro categorie:

▪ della Quantità
▪ della Qualità
▪ della Relazione
▪ del Modo

La violazione di una o più massime genera il principio delle implicature conversazionali che trasmettono comunque il
significato voluto. Un tipo di significato implicitato è la presupposizione. Identifichiamo la presupposizione come la
parte del significato di una frase che rimane vera. La distinzione fra presupposizione e altri tipi di implicito è da
identificare nelle inferenze, le quali sono fondate più sulla nostra conoscenza del mondo, mentre le presupposizioni
sono ancorate alla forma linguistica. Quindi, la presupposizione si configura come ciò che in un enunciato il parlante
assume come vero o noto all’ascoltatore, ed è indiscutibile al momento di produrre tale enunciato.

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