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Studio del linguaggio umano naturale.

Come funziona il sistema linguistico umano che poi sviluppa attraverso la sua
implementazione?

È possibile definire il linguaggio come sistema di comunicazione, e parlare quindi di linguaggi naturali (quello delle api,
il linguaggio dei gesti, il linguaggio dei fiori) e di linguaggi artificiali (come i linguaggi logico-formali, o i linguaggi di
programmazione). In linguistica, il termine “linguaggio” si riferisce al linguaggio umano naturale. Le lingue storico
naturali sono le lingue che si sono sviluppate all’interno delle comunità umane attraverso degli elementi culturali, e
tutte le comunità umane hanno prodotto delle lingue con caratteristiche in parte “simili” e altre completamente
diverse.

Sussistono diversi fattori che consentono il differenziare il linguaggio umano da altri sistemi di comunicazione naturali,
per esempio: la produzione linguistica non è determinata da fattori ambientali mentre il linguaggio animale si basa
principalmente sull’avvenimento di determinati episodi (scimmie che urlano per dare l’allarme = avvio di una
comunicazione). Il linguaggio umano si motiva per l’interazione sociale e per espressione del pensiero, e si differenzia
dagli altri per la sua creatività linguistica, ovvero che permette di creare tanti messaggi a partire da pochi elementi.

Questo è possibile grazie alla creatività lessicale, si possono creare parole nuove, creatività sintattica, si riferisce al
fatto che un parlante è in grado sia di interpretare che di produrre combinazioni di elementi mai incontrate prima →
creazione di nuove strutture linguistiche. Un altro aspetto collegato riguarda la creatività di contenuto, cioè
l’onnipotenza semantica: il linguaggio umano permette di esprimere una varietà potenzialmente illimitata di messaggi
su temi molto diversi → che corrisponde alla libertà di contenuto (correlato al pensiero). Secondo il linguista Searle
“ogni cosa significata può essere detta” (principio di esprimibilità).

Attraverso il linguaggio, l’uomo è in grado di mentire e dire di no. Tali possibilità sono escluse (o quantomeno molto
limitate) nei sistemi di comunicazione animale.

Lezione 24 febbraio

Il linguaggio umano e le lingue verbali

Linguistica storica

Le diverse dimensioni del linguaggio sono state identificate da Ferdinand de Saussure (importante linguista) nel 1916,
identificò la linguistica nell’arco delle scienze umane, e attraverso il corso di linguistica generale espresse delle nozioni
fondamentali per la linguistica. Una delle distinzioni riguarda le tre dimensioni del linguaggio:

▪ langage → la facoltà di linguaggio corrisponde nella capacità di sviluppare una lingua in maniera naturale (una
facoltà congenita dell’essere umano) → predisposizione innata. Comprendere e produrre dei segnali sonori
codificati che permettono di esprimere contenuti di pensiero o emotivi o contenuti di immagini.
▪ Langue → corrisponde al sistema linguistico dal punto di vista sociale (astratto e condiviso)
▪ Parole → corrisponde alla dimensione individuale degli atti di linguaggio (singolo atto di parola)

La facoltà di parola si può attivare solo socialmente sulla base dell’apprendimento di un sistema linguistico (langue) e
della realizzazione di puntuali atti di linguaggio (parole) motivati interattivamente. L’acquisizione del linguaggio
avviene in età infantile. La realizzazione di enunciati è il modo in cui ci esprimiamo con gli altri, ed è il mezzo attraverso
il quale applichiamo la facoltà di linguaggio.

Gli elementi della langue sono relazionati tra di loro in sottosistemi molto complessi (fonologico, lessicale, morfologico,
sintattico e semantico). Questo sistema identifica relazioni di tipo oppositivo (paradigmatico) che riguardano il valore
e la funzione differenziale di ogni elemento il sottosistema. Si tratta di un sistema astratto che corrisponde alla
conoscenza virtuale di un’intera comunità di parlanti e all’insieme delle loro produzioni linguistiche. Per esempio, la
grammatica può essere considerata come un sistema.

La lingua non è un sistema monolitico, in quanto sussistono diverse varietà linguistiche, ed è la sociolinguistica ad
occuparsi di analizzare e di studiare la variabilità delle lingue, distinguendo:
▪ Varietà diacronica: ogni lingua possiede questa varietà → implica variazioni strutturali nel tempo tali da non
cambiare il valore di rapporti funzionali dell’intera struttura → tutto ciò compone il diasistema di una lingua
(variazione all’interno di un sistema).

▪ Varietà diatopica: quattro principali livelli nel sistema dell’italiano (varietà standard, regionale, koinè, dialetto
locale).

▪ Varietà diafasica: usi funzionali del linguaggio (informale e formale, in ambito familiare e privato e pubblico,
preparato e non preparato, regolato e non regolato)

▪ Varietà diastratica: cultura, sesso, età, scolarità e professione

▪ Varietà diamesica: scrivere o parlare producono varietà

La varietà linguistica è influenzata dalla posizione geografica in cui si sviluppa un sistema linguistico.

La parole è un elemento all’interno di un linguaggio che effettua un atto comunicativo unico e irripetibile. Si studia il
messaggio risultante dall’uso di vari elementi del sistema. Identifica relazione “combinatorie” (di tipo sintagmatico)
tra i segni linguistici. Cosa rende possibile l’attualizzazione della parole? Possono essere spinte psicologiche

Opposizione paradigmatico e sintagmatico: gli elementi del linguaggio hanno diversi tipi di rapporto tra di loro

- sintagmatici (in praesentia): investono la realizzazione sequenziale degli elementi → combinazione degli elementi

- paradigmatici (in absentia): investono il piano entro cui vengono operate le selezioni degli elementi da disporre in
rapporto sintagmatico → scelta degli elementi (perché uso una parola rispetto ad un’altra)

Il segno linguistico, secondo Saussure, corrisponde ad un elemento unico che possiede due entità relazionate tra di
loro: una riguarda il pensiero-concettuale mentre l’altra rappresenta una immagine acustica → unione di un
significato e di un significante. Le proprietà fondamentali del segno linguistico:

▪ arbitrarietà del rapporto tra significato e significante


▪ linearità, la modalità attraverso la quale si manifesta il significante
▪ distintività è il carattere differenziale del segno all’interno del sistema

L’arbitrarietà afferma che non esiste un vincolo naturale e necessario tra il significante e il significato del segno
linguistico → rapporto inscindibile. La linearità del significante è misurabile lungo un asse temporale. Invece, la
distintività afferma che i segni del linguaggio creano rapporti quando creano delle distinzioni. Si parla di segno
linguistico differenziale all’interno del sistema: i significanti permettono di fare le distinzioni necessarie nel significato.
Le lingue operano scelte di rappresentazione, sia all’interno dello spazio acustico che all’interno dello spazio
semantico.
Lezione 1° marzo

Distintività del segno (principale teorizzazione di Saussure), per cui il segno linguistico è differenziale all’interno del
sistema: i significanti sono in grado di distinguere significati diversi in modo discreto (coppia minima). Le lingue
operano “scelte” di rappresentazione sia all’interno dello spazio acustico che all’interno dello spazio mentale.

Dal punto di vista della forma nell’espressione dell’immagine


acustica ad essa correlata, è necessario distinguere questi
elementi tra di loro. Come si distinguono i significanti? Attraverso
le distinzioni degli elementi sonori. Non tutte le lingue usano gli
stessi mezzi acustici. Ci sono delle lingue la cui durata dei suoni ha
un valore distintivo, come il latino o l’inglese. Ogni lingua sceglie
quali coppie di suoni sono tra loro distintive, e distinguere
potenzialmente significati diversi.

Dal punto di vista del significato le distinzioni non sono le stesse.


L’italiano distingue il foglio della carta e la foglia dell’albero con
due parole diverse, mentre lo spagnolo usa la stessa parola.
Lessicalmente, non sussiste una vera e propria distinzione.

La spartizione dello spazio mentale varia da lingua a lingua, questo


fenomeno si chiama idiosincraticità delle scelte.

Ipotesi di Sapir – Whorf (1921): è all’origine del relativismo linguistico. Secondo questa ipotesi la lingua non si limita
a riflettere una categorizzazione naturale, ma è essa stessa ad organizzare il mondo in un certo modo. Le categorie e i
tipi che identifichiamo non sono dati in natura. Il mondo si presenta come un flusso di impressioni che la lingua deve
organizzare. Il sistema cognitivo catalizzatore dipende dalla lingua materna.

2 marzo

Lingua scritta e lingua parlata.

La lingua parlata è primaria, mentre quella scritta è secondaria. Il primo livello di analisi della linguistica viene
effettuato sulla fonetica, ovvero sul suono della parola. Saussure 1916:

Lingua e scrittura sono due distinti sistemi di segni, l’unica ragion d’essere del secondo è la rappresentazione
del primo; l’oggetto linguistico non è definito dalla combinazione della forma scritta e parlata; quest’ultima
costituisce da sola l’oggetto della linguistica.

La linguistica non è normativa, bensì descrittiva.

Halliday 1985:

Scrivere e parlare non sono solo modi alternativi di compiere le stesse cose; piuttosto, sono modi di fare cose
diverse. La scrittura si sviluppa qualora la lingua debba assumere nuove funzioni nella società. Queste tendono
ad essere funzioni prestigiose, associate alla cultura, alla religione, all’amministrazione e al commercio.

La scrittura non si sviluppa autonomamente o in parallelo alla lingua parlata per caso, bensì quando la lingua assume
nuove funzioni. Il sistema che si sviluppa tende ad essere più testimoniabile dell’oralità, fungendo da documentazione.
Nella sociolinguistica si parla della varietà diamesica in cui lingua scritta e lingua parlata sono considerate le polarità
dell’asse di variazione, il cui spazio interno è popolato da una serie di varietà intermedie (stampa, web, radio, teatro,
cinema, televisione). La fonte primaria del teatro e del cinema è la scrittura, visto che vi è una sceneggiatura da
rispettare.

Differenza di apprendimento

Il bambino impara a parlare senza che nessuno glielo insegni; al contrario, per imparare a scrivere egli deve essere
sottoposto ad un “addestramento” specifico: la lingua scritta viene appresa mentre la lingua parlata è acquisita. I
bambini sviluppano autonomamente e in modo spontaneo una lingua, alle volte possono svilupparne due, e in quel
caso si tratta di bilinguismo.

Primarietà del parlato sullo scritto

Il parlato è primario dal punto di vista ontogenetico, cioè che l’essere umano nella fase evolutiva, impara prima a
parlare e poi a scrivere e leggere, e dal punto di vista filogenetico in quanto le comunità umane svilupparono prima il
linguaggio orale, successivamente i sistemi di scrittura. Questo fece sì che si sviluppassero diversi sistemi di scrittura a
seconda delle lingue. Si considera primario anche dal punto di vista della prassi, dato che la comunicazione umana si
effettua soprattutto attraverso la lingua parlata; dal punto di vista socioculturale, poiché l’orale permette interazione
e organizzazione sia sociale che culturale; dal punto di vista del cambiamento, perché le lingue cambiano nel corso del
tempo, ciò che cambia è la lingua parlata, mentre la scrittura si adegua registrando (in ritardo) i vari cambiamenti. Il
sistema di scrittura si reputa conservativo.

Indipendenza tra lingua e scrittura

Esistono (e sono esistite) molte lingue parlate che sono mai state scritte come il somalo, solo nel 1972 si ebbero i primi
sistemi di scrittura. Oltre a questo, ci sono lingue che possono essere scritte con sistemi diversi, per esempio, il
giapponese usa tre diversi sistemi di scrittura: kanji, kana e romaji; il serbo-croato che si scrive sia in cirillico che in
latino; il rumeno che è stato scritto in cirillico fino a metà dell’Ottocento, o il turco che è stato scritto in caratteri arabi
fino al 1928.

Macro-caratteristiche differenziali

PARLATO SCRITTO

segnale segnale sonoro traccia visiva


canale
trasmissione canale aereo (volatile) supporto materiale durevole

organo di attuazione apparato fonatorio mani


emittente
attivazione motoria articolazione fonatoria schemi motori manuali fini

programmazione ed simultanea dilazionata


attuazione

cambi di programma continui (e indelebili) controllati (ed emendabili)

ricevente organo di decodifica orecchie occhi

memoria operativa memoria di lavoro memoria profonda


codice elemento distintivo fonema grafema
minimo

situazione spazio- condivisa distanziata


temporale
contesto
prominenze contestuali condivise non-condivise

rumore presente assente

Parlare è un comportamento dinamico di interazione umana affidata al mezzo sonoro e lo scrivere è un intervento
operativo di un autore per la produzione di un testo (contenuto intenzionale finalizzato) affidato ad una traccia visiva
durevole.

Sistemi di scrittura

▪ ideografico/logografico (pittografico): ad ogni simbolo, ideogramma, corrisponde un concetto (geroglifico,


sumerico, kanji)
▪ sillabico: ad ogni simbolo corrisponde una sillaba (cuneiforme, greco, miceno, kana)
▪ alfabetico: ad ogni simbolo corrisponde un singolo suono (greco, latino, sanscrito)

Rappresentare il significato vs. rappresentare il significante

La scrittura ideografica si fonda su iniziali (e presto trasformate) rappresentazioni analogiche del significato di una
parola: un singolo segno grafico rappresenta direttamente un concetto.

La scrittura alfabetica si basa su equivalenze stabilite convenzionalmente tra un elemento della prima articolazione
del significante (fonema) e un carattere grafico (grafema): una sequenza di segni grafici rappresenta una sequenza di
suoni, che a sua volta rappresenta un concetto.

Chomsky definisce competenza ed esecuzione (1965)

La teoria linguistica si occupa in primo luogo di un parlante-ascoltatore ideale, in una comunità linguistica
completamente omogenea, il quale conosce perfettamente la sua lingua e non è influenzato da condizioni
grammaticalmente irrilevanti quali le limitazioni di memoria, le distrazioni, i cambiamenti di attenzione e di
interesse, e gli errori (casuali o caratteristici) nell’applicazione della propria conoscenza della lingua nel corso
dell’esecuzione effettiva.

Per considerare l’esecuzione linguistica effettiva, dobbiamo considerare l’interazione di vari fattori, e la
competenza sottostante del parlante-ascoltatore non è che uno di essi. Introduciamo così una distinzione
fondamentale fra competenza (la conoscenza che il parlante-ascoltatore ha del proprio linguaggio) ed
esecuzione (l’uso attuale del linguaggio in situazioni concrete).

L’oggetto di studio della linguistica è la competenza.

L’analisi linguistica avviene tra la competenza linguistica dei parlanti madrelingua (metodo introspettivo: giudizio di
grammaticalità) e l’esecuzione linguistica (metodo empirico: analisi massiva dei dati dell’uso reale) registrata negli
eventi comunicativi reali. In questo modo il linguista indaga il meccanismo di produzione generale.

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