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30 anni.

4 Giugno 1989.

Una foto iconica.

Migliaia di morti.

La protesta di piazza Tienanmen parte come una qualsiasi dimostrazione di massa, non dissimile da quelle
di oggi.

Capace di mobilitare centinaia di migliaia di persone la maggior parte delle quali studenti universitari come
me, come molti di noi.

Le richieste? Una maggior libertà, un desiderio di cambiamento, di rinnovazione. La risposta? Un secco no.

Molti avrebbero mollato, si sarebbero arresi e sconsolati sarebbero tornati a casa, feriti nell’animo ma sani
e salvi,… Non loro. Al rifiuto delle loro pretese risposero con uno sciopero della fame. Loro sarebbero morti
per il cambiamento, loro sarebbero morti per il loro ideale.

Tra questi, anche il "rivoltoso sconosciuto" , immobile davanti ai carri, il coraggio di chi non si arrende, di lui
non sappiamo niente, chi sia, da dove venga, cosa passò dopo quel gesto, sappiamo solo che in qualche
modo è la rappresentazione di tutti loro, uomini, donne, giovani e vecchi soli ma uniti contro un potere
oppressivo più grande.

Ma la Repubblica Popolare Cinese non è mai stata famosa per rispettare i diritti umani e il Partito doveva
dimostrare la sua leadership, non si sarebbe mai sottomesso alle richieste di quei “rivoltosi”.

Così la notte del 3 Giugno, dopo un mese e mezzo dall'inizio delle manifestazioni, l’ordine fu dato.

L’Esercito Popolare di Liberazione iniziò ad avanzare, dalla periferia verso il centro di Pechino, nessuno
avrebbe mai potuto immaginare il susseguirsi degli eventi.

L’ordine era di liberare la piazza entro la mattina seguente, ad ogni costo, così i militari iniziarono a farsi
strada tra i manifestanti a colpi di arma da fuoco, un vero e proprio massacro che le fonti ufficiali
ridimensionano a “incidente”.

Non posso che immaginare le urla, la paura, il terrore negli animi dei giovani contestatori, vedere amici,
parenti morire davanti ai tuoi occhi non potendo fare altro che scappare.

Ore drammatiche, molti reagirono, anche i soldati morirono, una vera e propria guerriglia urbana, carri
armati contro carne ed ossa.

Circa 200 secondo gli organi ufficiali cinesi, che tende a precisare come solo pochi di questi effettivamente
morirono nella piazza, sottostime di certo. Quanti morti nella periferia? Quanti morti nei giorni seguenti?

Solo altre stime, 200, 400, 1000, 2000, in ogni caso, troppi.

E dopo l'inferno ci fu la sistematica metodologia con la quale il PCC nei giorni subito successivi, riuscì a
mascherare tutto, insabbiare, alterare, cancellare.
Dopo 30 anni il 4 Giugno è ancora una data in cui “niente è successo” ma di cui, in Cina, non puoi parlare.

Per questo è giusto parlarne, è giusto che io prenda il tempo per farmene una opinione.

Perché la Cina si sta sempre più avvicinando a noi, la stessa Cina che si impone nei mercati globali, la stessa
Cina che compra la lealtà dei paesi con moneta sonante, la stessa Cina che combatte per l'annessione di
stati sovrani al suo dominio, la stessa Cina che ha massacrato i suoi stessi cittadini che avevano avuto
l'ardire di manifestare (pacificamente).

La Cina è cambiata in questi 30 anni?

Chi lo sa, nessuno si lamenta più.

Mattia Giuliano

Foto "Tank Man" , Jeff Widener

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