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DOMANDE PEDAGOGIA

1) Elementi essenziali della civiltà senza scrittura


Queste società erano definite comunità ad oralità primaria. Per sopravvivere nel tempo e
nello spazio, queste avevano bisogno di mantenere una memoria stabile del proprio
patrimonio culturale. Andando però incontro all’oblio queste società recavano il segno
dell’angoscia. Le condizioni culturali secondo cui queste società esistono e funzionano
sono acustiche: il proprio essere sociale trova riscontro nel linguaggio.
Secondo Havelock, gli elementi che hanno favorito la memorabilità della lingua sono: la
grammatica linguistica, la grammatica antropologica e l’elemento ritmico (affidato al
poeta, aedo, profeta e saggio) della lingua espresso in massime e sentenze, per la
coscienza comune del gruppo, o in epopee, per l’espressione di nomos, ethos e mores. Ai
ragazzi veniva impartita un’educazione informale attraverso il gruppo familiare, i coetanei
e gli adulti della società.

2) Caratteristiche dell’
= ideale raggiungimento della perfezione morale(areté)
Nella paideia greca erano centrali i due binomi: ginnastica e musica, bello e buono.
L’uomo bello e buono è l’ideale dell’uomo. L’uomo che consegue la virtù, l’areté, è
l’uomo buono, che raggiunge la perfezione morale, l’anèr aghatòs.
Raggiungimento della perfezione morale → manifestato in diversi paradigmi della paideia
→ Areté:
dell’eroe, Omero
del contadino, Esiodo
del soldato, Tirteo
dello sportivo, Pindaro
del cittadino, Solone
del retore, Sofisti
del filosofo, Platone

Società omerica
Uomo : quanto più possiede queste virtù, tanto maggiore è il prestigio e l’onore di cui
gode (timé)
- Nobili origini;
- coraggioso;
- grande, forte e bello;
- parlare bene in assemblea;
- dare consigli ragionevoli;
- ricco e potente;
- avere successo in guerra.
Donna
- Bella, onesta ed esperta del lavoro di casa
La donna greca non ha però visibilità pubblica.

Omero
Areté Iliade = forza fisica, coraggio, aspirazione alla gloria e all’onore. Eroe: Achille.
Doppio ideale del perfetto cavaliere: Oratore e Guerriero.
Areté Odissea = valore guerriero + meriti intellettuali e sociali. Coraggio, astuzia.

Esiodo = solo chi lavora può essere giusto, lavoro, giustizia e religiosità sono il fondamento
della morale esiodea che si concretizza nell’areté contadina: lavoro nella vita agreste +
onestà. Areté insegnabile. Fondamento della sua morale espresso in “Le opere e i giorni”.
Diffusa misoginia e satira popolare caratterizzano il periodo storico in cui vive Esiodo. I mali
umani sono visti come punizioni divine all’ingiustizia/arroganza.

Sparta
- Epoca arcaica: Tirteo, areté del soldato e dell’amor patrio, l’aner agathòs è il soldato
che muore combattendo, con onore, per la patria. → aretè del soldato e del civismo
virile.
► La polis è tutto per i cittadini. “mai si pensi alla fuga, ma a combattere per la patria”.
- Epoca classica: assume forme culturali ed educative totalitarie (potere in una casta di
guerrieri); l’educazione spartana (agoghé) è totalmente incentrata sull’addestramento
dell’oplite, attribuita a Licurgo. Valori ispirati a virtù guerresche e militari. Bambini deformi
gettati nella voragine del Taigete.
Fino ai 7 anni erano sotto le cure femminili, poi inseriti in strutture educative statali:
“branchi” (squadre), guidate da giovani alle ultime fasi e vigilata da un funzionario
statale. Dopo gli 11 anni non si tornava a casa, si restava in caserma fino ai 30 anni. I
ragazzi facevano educazione fisica (ginnastica, caccia, sport) e venivano educati alla
musica per il suo valore morale ed esortativo (educazione fisica per le donne, per dare
alla luce forti futuri uomini spartani). → educazione conservatrice e reazionaria

Atene
Sviluppo democratico, fino allo splendore dell’età di Pericle.
Solone: educazione civile, eletto arconte, “pacificatore”, incarico di riconciliare popolo e
nobiltà tramite la costituzione dello stato. Differenzia fra dysnomia (cattivo governo, abusi
e ingiustizie, virtù materiali) ed eunomia (buongoverno, prevalgono ragione e saggezza).
Valori alla base: buon governo, giustizia, pace.
Areté del cittadino, riprende l’areté eroico ma cambia il soggetto: cavaliere → soldato →
popolo (cittadino).
Nasce la figura del pedagogo.
Educazione: 7-20 anni (percorso completo che seguono solo pochi). Il ragazzo veniva
mandato alla scuola primaria all’età di 7 anni, accompagnato dal pedagogo, fino ai 14.
Dopo si presentava un periodo di vuoto educativo fino ai 18 anni, dove i giovani
iniziavano il corso dell’efebia, che durava 1/3 anni. I giovani potevano frequentare
l’insegnamento superiore presso la scuola itinerante dei Sofisti, l’accademia di Platone o
la scuola di Isocrate. Efebia → sistema di formazione civica e militare.

Educazione fisica: pedrotiba (maestro)


Educazione musicale: citarista
Educazione letteraria: grammatistès
Efebica attica: formazione del soldato-cittadino, preparazione civica, morale, religiosa e
militare. (Massima espressione della kalokagathìa)→ Ideale della kalokagathìa realizzabile
nell’antica educazione (arkaìa paideia).
Educazione e teatro / teatro nella polis (Atene):
formazione culturale e civile dei cittadini; educazione collettiva, è una forma di riflessione,
di spettacolo, di messa in scena di vizi e virtù, una forma di partecipazione alla vita
politica e culturale. Massima fioritura nel V secolo (Eschilo, Sofocle, Euripide + Aristofane)

3) Gorgia e Protagora
Gorgia → nichilismo (negare l’esistenza di una realtà oggettiva).
Tutto è falso → esclude l’aletheia, rimane solo la doxa, nasce così l’arte del persuadere;
ciò che resta è la parola, la retorica.

a) “non esiste l’essere, cioè nulla esiste.
b) se anche l’essere esistesse, esso non sarebbe conoscibile.
c) e ammesso pure che fosse comprensibile, non sarebbe comunicabile né spiegabile
agli altri”.
Protagora → relativismo.
Umanismo (uomo come criterio di giudizio), fenomenismo (realtà apparente), relativismo
conoscitivo e morale (non esistono valori morali assoluti, esiste ciò che è utile/dannoso,
più che ciò che è buono/cattivo), relativismo culturale.
Educazione: processo di socializzazione → da uomo individuale a uomo sociale.
Metodo dell’Antilogia (dell’opposizione delle tesi, della controversia)

a) l’uomo è misura di tutte le cose
b) delle cose che sono in quanto sono
c) delle cose che non sono in quanto non sono.

4) I sofisti, l’areté politica e il loro modello educativo


Nella vita della polis, il sofista si assume l’incarico di istruire i figli dell’aristocrazia,
soprattutto nell’arte politica, tramite lo strumento essenziale per educare all’areté politica:
la retorica, l’arte della parola e della persuasione. Dalla physis (natura) all’antropos
(uomo). V secolo: ascesa del demos, “areté legata alla nascita” viene meno, nuovi
valori/bisogni, il nuovo concetto di cultura (paideia) riconosce al sapere la potenza
formatrice dell’uomo(l’aretè) e non al privilegio del sangue. I sofisti propongono un
modello educativo di natura pragmatica; il problema pedagogico fondamentale della
sofistica consiste nel proporre un modello educativo che consenta al discente di acquisire
opinioni e mezzi utili per affrontare la vita. Pertanto, il più efficace strumento di
educazione diviene il linguaggio verbale, per la sua possibilità di modificare
utilitaristicamente le opinioni, e quindi la retorica assume un ruolo primario. Il curricolo di
studi era formato da quelli che sono i precursori delle arti del trivio e del quadrivo, un
sapere esteso alle varie specialità tecniche, dove la retorica rimane però centrale.
Il termine sofista assume un duplice significato:
accezione positiva → parlare abilmente, maestro di sapienza
accezione negativa → elaboratore di ragionamenti falsi, insegnamento dietro compenso
(arte mercenaria). Particolarmente attribuita alla seconda generazione di sofisti, con cui
la filosofia viene ridotta a contesa verbale.
Prima generazione: la verità è irragiungibile. Protagora (relativismo) e Gorgia (nichilismo).
5) Cos’è l’uomo per Socrate?
L’uomo è la sua anima, poiché essa distingue l’uomo da qualsiasi altra cosa;
L’anima è l’io consapevole, la coscienza pensante e operante, è la personalità
intellettuale e morale. Prendendosi cura dell’anima l’uomo costruisce se stesso, tant’è che
l’areté socratica corrisponde a ciò che rende l’anima buona: coltivandola si consegue la
virtù, la scienza (conoscenza, sapienza).
Identificare l’uomo con la sua anima pone in primo piano i valori della pshyché.
Intellettualismo etico: non è possibile conoscere il bene senza farlo → critica.
L’uomo politico deve essere perfetto moralmente, prendersi cura dell’anima degli uomini.

6) L’educazione per Socrate


Per conseguire la virtù occorre conoscere se stessi e avere cura della propria anima.
Prendendosi cura dell’anima l’uomo costruisce se stesso, tant’è che l’areté socratica
corrisponde a ciò che rende l’anima buona: coltivandola si consegue la virtù, la scienza
(conoscenza, sapienza).
Identificare l’uomo con la sua anima pone in primo piano i valori della pshyché.
Socrate si sente investito del compito di insegnare agli uomini come giungere alla virtù. Il
suo metodo educativo è caratterizzato dal dialogo e viene identificato con la maieutica:
il discepolo è come un’anima gravida, e il maestro come un’ostetrica, porta alla luce la
verità che è in lui. Il metodo socratico segue le seguenti fasi:
- il maestro afferma di sapere di non sapere
- uso dell’ironia (pars destruens), eliminare le false credenze confutando quanto detto
dall’interlocutore, anima purificata
- passaggio alla maieutica vera e propria: l’anima del discepolo giunge alla verità se ne è
gravida, con l’aiuto del maestro. La conoscenza è innanzitutto una ricerca interiore.
(Dialogo coinvolge maestro e discepolo in un’esperienza spirituale unica di ricerca in
comune della verità).

7) L’educazione nella Repubblica di Platone


Platone collega la sua teoria dell’anima tripartita con il suo ideale di Stato in cui
conseguire la giustizia. Opponendosi alle tesi sofistiche, Platone considera la sede della
giustizia sia nell’individuo che nello Stato. Lo Stato è l’ingrandimento dell’anima, e si forma
poiché nessuno basta a se stesso, e ciascuno deve occuparsi di una sua professione sulla
base della sua naturale tendenza dell’anima. L’anima è tripartita in anima: irascibile
(fortezza), concupiscibile (temperanza), razionale (ragione), alle quali corrispondono tre
classi di cittadini:
- classe dei produttori, in cui dominano gli appetiti sensibili e concupiscibili;
- classe dei custodi guerrieri, dove prevale la tendenza irascibile-coraggiosa;
- classe dei custodi perfetti reggitori, domina l’ aspetto razionale dell’anima.
La giustizia è quindi quella disposizione dell’anima la quale fa sì che ciascuno compia la
funzione che le è propria.
L’educazione:
- per la classe dei produttori non è necessaria;
- per i custodi sono fondamentali la ginnastica per il corpo e la musica per l’anima (antica
paideia che Platone riforma). Le donne dei custodi devono essere educate anch’esse;
classe dei custodi → tutto in comune, compresi i figli;
- classe dei filosofi reggitori dello Stato → per realizzare lo Stato ideale i filosofi devono
diventare governanti. L’educazione filosofica (20-50 anni) deve giungere alla
“conoscenza massima” cioè al possesso conoscitivo “del bene in sé”. Il filosofo deve porre
il Bene in sé come supremo modello e paradigma, di cui avvalersi per regolare la propria
vita, quella dello Stato, quella dei cittadini. Ogni forma di politica deve mirare al bene
dell’uomo.
(uomo – donna → stessa educazione)

Percorso educativo
- Educazione prenatale: l’educazione fisica deve iniziare quando i bambini sono ancora
nel grembo.
0/3: allattati e curati dalle nutrici
3/6: giardino d’infanzia, disciplina e gioco
- Educazione primaria:
6/10: divisione per sesso, educazione uguale per entrambi, ginnastica per il corpo e
musica per l’anima
- Educazione secondaria:
10/13: apprendimento delle lettere
13/16: musica, canto, danza e insegnamenti ginnico-militari
16/18: apprendimento delle scienze matematiche
18/20: Efebia, si abbandonano gli studi per dedicarsi alla guerra.
- Educazione superiore:
20/30: studiare le scienze con una visione d’insieme
30/35: dialettica
35/50: cariche amministrative e militari (tirocinio)

Analisi delle forme di governo corrotte:


- timocrazia (onore come valore supremo)
- oligarchia ( ricchezza come valore supremo)
- democrazia (demagogia in senso peggiorativo)
-tirannia (quarta ed estrema malattia dello Stato)
La Repubblica Platonica è costruibile solo nella “città interiore”, cioè nell’anima
dell’uomo, seguendo la vera politica.
► “solo il mondo ideale fonda e giustifica il mondo materiale”
Il mito della caverna:
caverna, il mondo – catene, l’ignoranza – ombre, apparenza – statuette, cose sensibili –
fuoco, principio fisico con cui spiegavano i filosofi – liberazione, azione della filosofia –
cose riflesse, le idee matematiche – mondo fuori, le idee – il sole, il Bene – la
contemplazione del sole, l’apice della filosofia
→ immagini e oggetti sensibili: doxa/ matematica e dialettica: episteme

► Cit: “Lo Stato si forma perché caso vuole che nessuno di noi basti a se stesso, privo
com’è di molte cose.”

8)Panegirico di Isocrate
Pubblicato nel 380 a.C., in occasione dei giochi olimpici, questo è il primo e più famoso
dei suoi discorsi politici.
Isocrate immagina di rivolgere la parola ad un’assemblea plenaria di tutti i Greci, per
rivendicare i diritti e le glorie politiche, culturali e spirituali di Atene innanzitutto, ma anche
di Sparta. Nel Panegirico, il filosofo sostiene che la retorica è eticità ma anche progetto
politico concreto di fronte alla crisi delle poleis, e lo scopo della peideia è favorire l’unità
contro il nemico comune, sulla base di valori spirituali comuni. Solo la cultura può
cementificare questa coesione del popolo greco.
► Cit. “Atene ha fatto sì che il nome dei Greci non indichi più la razza, ma la cultura, e
siano chiamati Elleni gli uomini che partecipano della nostra tradizione culturale più di
quelli che condividono la nostra stessa origine etnica.”

Isocrate: areté retorica, maestro dell’arte oratoria. Allagamento del paradigma della
paideia: il nome dei Greci indica la cultura.
- Contro i sofisti: manifesto programmatico nel quale esprime le sue idee fondamentali.
Per Isocrate l’eloquenza è un dono naturale, l’insegnamento può solo perfezionare.
- Panatenaico: formazione degli uomini come equilibrio tra sviluppo naturale, psicologico
e morale. Gli ideali educativi consistono nella praticità, nell’equilibrio interiore e con il
prossimo, nella saggezza e nella modestia.
- Nicocle: inno al Logos, legato all’etica e ai valori; il buon oratore è anche onesto.
- Antidosi: difesa della sua scuola → a pagamento, per tutti, non più di 9 alunni per
lezione, curricolo fondato sull’enciclopedismo sofistico, formazione morale attraverso i
precetti dell’esperienza e lo studio della storia, importanza della matematica e della
dialettica, che è propedeutica alla retorica.

9) Quattro caratteristiche del mos maiorum


Il mos maiorum cosituisce il rispetto per i costumi degli antenati, è l’asse che orienta
l’intero processo formativo, e si manifestava attraverso le tipiche virtù romane:
- Pietas, devozione verso dèi, patria, genitori. Simboleggiata dalla figura virgiliana del pius
Enea.
- Fides, lealtà, mantenere la parola data.
- Gravitas, comportamento grave, solenne, autorevole; tipico di chia ha esperienza con i
problemi dello Stato; indispensabile per condurre affari politici; opposta alla levitas.
- Costantia, coerenza con se stessi, è collegata alla gravitas e riguarda laccettazione
piena e coerente del mos maiorum.
+ mettere al primo posto il bene supremo della patria.
[Passaggio al principato di Augusto → virtus, clementia, iustizia e pietas → le virtù dell’era
imperiale, di chi detiene il potere]
I cardini dell’educazione romana antica sono: il mos maiorum,il pater familias, l’imitazione
degli exempla dei familiari.

Il diritto e le 12 Tavole:
altro cardine della civiltà romana antica. Dopo le pressioni della plebe, una commissione
di 10 magistrati si occuparono della stesura di una legislazione scritta, incisa su 12 tavole di
bronzo da esporre nel Foro: diritti e sanzioni applicate mediante procedure note a tutti. Fu
il primo codice nazionale di stirpe latina, e risale circa al V secolo a.C.
La famiglia:
fulcro della società, retta dalla figura del pater familias, che aveva diritto di vita e di
morte, vendita e cessione, totale autorità su moglie e figli.
Compenetrazione tra vita sociale e religiosa:
carattere pragmatico e utilitaristico della religione → volontà degli dèi esercita la sua
presenza più sui fatti della vita quotidiana che sulla sfera individuale. Romani molto
religiosi.
Educazione:
educato dalla madre fino ai 7 anni; indossa la toga praetexta, fino ai 17 segue il padre
nelle sue occupazioni di padre e cittadino, che offre un modello esemplare e conforme al
mos maiorum; indossa la toga virile, segue un tirocinio di un anno per la vita politica e
giudiziaria e poi obbligo del servizio militare fino ai 45; fino ai 60 servizio sedentario.

10) Educazione fisica nei Romani


Non fu trascurata, ma i Romani non ebbero la stessa mentalità agonistica dei Greci.
Le loro pratiche si mantennero nell’ambito della pure e semplice preparazione militare o
del ludus e dello spettacolo. Le attività preferite furono quelle equestri e circensi e i
combattimenti nell’anfiteatro.

11) Cinque argomenti pedagogici dell’Istitutio Oratoria (Quintiliano)


L’institutio oratoria è un’opera che si propone di descrivere la formazione del perfetto
oratore. XI libri.
- Inventio: rinvenire idee e argomenti che possano dar peso alla causa da trattare. III-VI
- Dispositio: ordine in cui vanno esposti gli elementi raccolti. VII
- Elocutio: il modo di esprimersi, aspetto più importante dell’arte oratoria. VIII-X
- Memoria: imprimere nella mente la forma data al discorso. XI
- Actio: l’arte di regolare il gesto e modulare la voce. XI

Caratteristiche dell’educazione secondo Quintiliano:


1. deve iniziare nella prima infanzia
2. serve fiducia nell’educabilità di tutti, in quanto l’educazione è inerente alla natura
umana
3. è necessario che l’educazione cominci nella famiglia, i bambini devono essere
circondate da persone colte e moralmente sane
4. l’educazione prescolastica dev’essere fondata sul gioco
5. fra i vari suggerimenti di scrittura e lettura, c’è quello di ricorrere a frasi modello, per
conferire fin dall’inizio un contenuto etico all’educazione.
- senza negare l’efficacia della scuola privata, si preferisce quella pubblica poiché
favorisce la socializzazione, lo sviluppo dell’intelligenza, l’ambizione, il bambino imparerà
dai meriti e dagli errori degli altri
- necessità di abolire le pene corporali
- necessità per il futuro oratore di avere una cultura generale
- il maestro di retorica deve porsi come un padre a cui sono affidati gli alunni; dev’essere
austero ma cordiale, correggere i difetti, insegnare ogni giorno qualcosa da ripetere, e
perché sia imitato dev’essere prima di tutto amato e rispettato. Inoltre, è compito del
maestro conoscere gli allievi e le loro caratteristiche individuali per impostare
un’educazione che integri doti naturali e valori culturali.

Il perfetto oratore è il vir bonus catoniano, esperto di eloquenza, che dev’essere


moralmente e culturalmente perfetto, teso verso l’eccellenza.

12) Perchè nei primi secoli i cristiani insegnavano in scuole pagane?


La Chiesa fino al IV secolo d.C. non dispose di scuole proprie. La frequentazione dei
cristiani delle scuole pagane fu un avvenimento pacifico, nonché unico modo per questi
di avere un’istruzione. Col tempo iniziarono anche ad occupare cattedre, mantenendo
però invariati i programmi. Ci fu una pausa nell’occupazione delle cattedre sotto
l’imperatore Giuliano. Gli studi effettuati da parte dei cristiani erano utili ai fini dello studio
dei Testi Sacri.

- Fra il II e il III secolo nascono delle scuole superiori di teologia, soprattutto in Oriente.
- L’antichità cristiana è l’epoca del sorgere della Chiesa, della sua prima attività
missionaria, del suo consolidamento di fronte allo Stato, della stabilizzazione della sua
coscienza dogmatica.
- Idee bibliche rivoluzionarie: creazionismo, monoteismo, antropocentrismo, legge di Dio
invece che legge della physis, Provvidenza, peccato originale e suo riscatto con Cristo,
corpo-anima-spirito di contro al dualismo greco corpo-anima, l’amore cristiano di contro
all’eros greco.
- Rispetto alla tavola dei valori della pedagogia greco-romana, il messaggio cristiano ha
portato ad una rivoluzione radicale dei valori (beatitudini), nuovi fini (il santo) e nuovi
mezzi (della grazia); il fulcro del rapporto pedagogico è l’amore.

13) Indica il prospetto delle scuole nella Didattica Magna (D.M.) e nella Pampaedia (nella
consultatio catholica) – Comenio.
D.M. → quattro cicli:
- scuola materna (per l’infanzia, fino ai 6 anni, sviluppare i sensi esterni, in ogni casa, per
maschi e femmine)
- scuola vernacolare (per la puerizia, 7-12, sviluppare i sensi interni, in ogni comune,
borgata o villaggio, per maschi e per femmine, il suo scopo è quello che tutti i ragazzi
imparino cose che saranno utili per tutta la vita. E’ articolata in sei classi e i libri sono in
volgare così da essere comprensibili)
- scuola di latino o ginnasio (per l’adolescenza, sviluppare intelligenza e capacità di
giudicare, in ogni città, per giovani che aspirano a incarichi più alti dei lavori manuali)
- accademia e viaggi (per la giovinezza, dovrà esserci in ogni grande provincia; sviluppo
della volontà; dai 19 ai 24 anni si fanno studi che se superati in modo eccellente,
permettono di accedere a cariche pubbliche. E’ destinata alla formazione della classe
dirigente)
(P.P) Per realizzare l’educazione universale Comenio prevede altri quattro cicli:
1. schola geniturae(scuola prenatale): fornire al genitore consigli utili sul piano morale e
igienico-sanitario.
2-5. quattro cicli della D.M.
6. schola virilitatis(scuola della virilità): per l’età matura; ha lo scopo di orientare la prassi
della vita del singolo attraverso il timore di Dio e l’impegno professionale.
7. schola senectutis (scuola della vecchiaia): di preparazione alla morte, con l’obiettivo di
ottenere finalmente che tutta la vita sia buona, in quanto buona sarà la sua conclusione.
8. schola mortis (scuola della morte): non riguarda solo la vecchiaia ma tutte le età.

Comenio, insegnare tutto a tutti (omnibus, omnes, omnino):


Nella Pamaedia, oltre a definire il fine ultimo dell’educazione (la formazione universale del
genere umano), Comenio presenta i modi per conseguirlo. Ritorna il principio espresso
nella Didactica Magna del “tutto a tutti completamente”: che vengano istruiti
all’universale cultura
►1) tutti gli uomini 2) intorno a tutte le cose 3) affinché divengano colti totalmente.

COMENIO
Comenio rappresenta il punto di incontro tra Umanesimo, Rinascimento, Riforma
protestante, movimenti riformatori e mondo moderno.
Pensiero:
La sua concezione pedagogica si fonda su un profondo ideale religioso che concepisce
l’uomo e la natura come manifestazioni di un preciso disegno divino. Dio è al centro del
mondo e della vita dell’uomo; la sua costruzione pedagogica è caratterizzata da un
carattere etico-religioso e da una connotazione utopica: l’educazione deve condurre
alla creazione di un modello universale di uomo virtuoso al quale è affidata la riforma
generale di società e costumi. Comenio si è proclamato theologus, perché in tutte le
attività si proponeva di tenere presente e realizzare la volontà divina, la quale si manifesta
mediante tre libri divini: mondo o natura, realtà o mente umana, rivelazione o Bibbia. Due
principi fondamentali stanno alla base del suo pensiero: triadismo e armonia. I principi
trovano giustificazione nella Bibbia. Dio è concepito come Uno e Trino, creatore e padre
di tutta la creazione e redentore dell’umanità; l’uomo è inquinato dal peccato originale,
ma redento da Cristo e chiamato ad offrire il suo contributo per ristabilire l’armonia
dell’universo. Comenio elaborò infine una serie di triadi; tra queste ci sono gli organi per la
lettura di libri divini: sensus, ratio e fides (con i rispettivi strumenti manus, mens, lingua); le
triadi che esprimono a livello operativo le funzioni degli strumenti umani: sapere, agere,
loqui; theoria, praxis, chresis che ne evidenziano gli effetti; analysis, synthesis e syncrisis che
ne esplicitano i metodi.
Didactica magna:
Comenio espone la sua concezione dell’uomo, la più alta e perfetta delle creature, e del
destino dell’uomo che è l’eterna beatitudine dell’unione con Dio alla quale ci si prepara
nella vita. Le finalità per cui Dio colloca l’uomo sulla terra è che è creatura razionale,
signora delle altre creature, a immagina e delizia del suo Creatore. Ogni uomo deve
essere formato e tutti hanno bisogno di essere educati. La formazione quindi deve iniziare
dalla più tenera età, quando le menti sono molto ricettive. La cura dei figli tocca
inizialmente ai genitori ma c’è bisogno dell’istruzione scolastica; Comenio critica il suo
tempo in quanto le scuole non sono per tutti, non sono presenti dappertutto e non
dovrebbero escludere nessuno. Le scuole devono essere frequentate da tutti alla pari.
Comenio offre una ricca metodologia protesa sia a superare gli ostacoli che a mettere in
chiaro le distorsioni esistenti nel campo scolastico. Sottolinea l’importanza di un’adeguata
scelta dei contenuti, poiché istruire significa aprire la mente all’intelligenza, ricavando il
sapere dalla natura come facevano gli antichi. I libri devono essere a immagine
dell’universo ed essere scritti con un linguaggio familiare e comune. Importante è la
disciplina, che deve essere esercitata contro chi sbaglia perché l’errore non si ripeta, in
modo tale che l’alunno capisca che la pena è rivolta al suo bene. Le frustate e le botte
non servono in quanto allontanano gli alunni dallo studio invece che ispirarli all’amore
verso di questo.
Comenio avanza la proposta di organizzazione scolastica che prevede quattro gradi, nei
quali l’educazione si deve svolgere secondo un modonaturale e ciclico, ogni grado
scolastico si occuperà di sviluppare facoltà adeguate all’età dell’alunno. Nelle scuola
bisogna insegnare sempre le stesse cose ma in modo diverso; le varie discipline si
attengono al metodo naturale e devono essere impartite tutte insieme e non
separatamente. Ci sono tre differenze:
1. Nel primo ciclo di formazione si devono insegnare le cose in generale ed elementare, in
quello successivo invece in modo particolare e distinto.
2. Nella scuola materna si devono esercitare i sensi esterni, nella vernacolare quelli interni,
nel ginnasio si svilupperò la capacità di giudicare e l’intelligenza, nell’accademia si
formerà la volontà.
3. Le scuola inferiori (materna e vernacolare) sono frequentate da giovani di entrambi i
sessi, il ginnasio è indirizzata ai giovani che faranno lavori manuali e le accademie
formeranno i dirigenti e gli insegnanti del futuro.
Consultatio Catholica:
Comenio trova nella pansofia (sapienza operativa connotata) l’orizzonte della sua
speculazione e il rinnovamento della sua filosofia. La pansofia, come sapienza universale
che vuole realizzare una formazione completa dell’uomo, si realizza attraverso la
pampaedia, titolo della parte centrale dell’opera.
Nella Pampaedia Comenio presenta il cammino per conseguire la formazione dell’uomo:
la panscholia, ossia il fatto che l’educazione si svolge in tutte le fasi della vita anche se
con modalità diverse; la pambiblia, ossia l’educazione si realizza attraverso lo studio di
tutto il sapere in modo sistematico e organizzato; la pandidascalia, ossia l’educazione
deve avvenire secondo i criteri dell’universalità, della semplicità e della spontaneità.
Comenio privilegia il metodo sincritico, bisogna usare un metodo completo, coniugando
sempre l’analisi alla sintesi e alla sincrisi (giudizio comparativo). Per studiare qualcosa
bisogna smontarlo e ricomporlo, confrontare. L’analisi è la scomposizione dell’unità nelle
sue parti, la sintesi è la ricomposizione delle sue parti nel loro insieme, la sincrisi è il
confronto delle parti.
La costruzione di una società rinnovata richiede la riforma dei costumi e delle istituzioni
esistenti, mediante un preciso impegno comune in cui devono collaborare le singole
persone, le famiglie, la scuola, la Chiesa e lo Stato. Per il raggiungimento degli obbiettivi di
questa riforma sociale, Comenio propone le creazione di tre organismi internazionali:
Collegium lucis, Dicasterium pacis, Consistorium oecumenicum.

14) Il Gentleman (Locke)


► cit. “Il gentleman è colui che è idoneo ad obbedire alla mente e ad eseguirne gli
ordini, dando alla sua coscienza un retto indirizzo. Il gentleman è capace di rinunciare ai
propri desideri e di seguire unicamente ciò che la ragione gli addita come migliore. Il
gentleman è l’uomo che prova sentimenti di umanità, sviluppati attraverso la correttezza
del linguaggio e la cortesia del comportamento, e che possiede precise abitudini di
buona educazione legate all’osservanza rigorosa di un fondamentale precetto: non aver
mai un concetto troppo basso di noi stessi e degli altri”.
Locke teorizza una nuova concezione di aristocrazia, non derivante dall’appartenenza a
una classe, quanto dal possesso di determinate conoscenze e virtù.
Il processo educativo del Gentleman deve seguire alcuni principi fondamentali:
- mens sana in corpore sano, che è il criterio guida di ogni educatore;
- l’importanza del ragionare coi fanciulli come mezzo d’insegnamento
- priorità della formazione pratico-morale, rispetto a quella intellettuale;
- criterio dell’utilità delle discipline da insegnare ai giovani;
- centralità dell’esperienza, che sviluppa la naturale curiosità dei fanciulli, ne matura gli
interessi e si afferma anche attraverso il gioco e il lavoro;

Locke
VIII secolo, empirismo, opposto al razionalismo cartesiano. Interesse alla gnoseologia
(teoria) e alla politica (pratica), ispirandosi a Hobbes senza condividerne però la
radicalità.
GNOSEOLOGIA: In quanto empirista vede nell’esperienza il fondamento del sapere
umano: nega le idee innate e assume che ogni conoscenza deriva dall’esperienza →
mente come tabula rasa, su cui si imprimono le idee tramite la sensazione (senso esterno)
e la riflessione (senso interno). 4 fasi del processo conoscitivo: intuizione, sintesi, analisi,
comparazione.
EDUCAZIONE: Partendo dalla sua concezione filosofica di empirismo gnoseologico, Locke
afferma che solo un giusto uso della ragione, guidato dall’educazione, accresce la
conoscenza. L’uomo ha delle potenzialità naturali, ma solo l’educazione porta al loro
sviluppo. L’educazione ha un valore politico, poiché ha un ruolo chiave di formazione di
un individuo socialmente adatto a governare e a vivere con gli altri.
POLITICA: distinzione tra condizione originaria dell’uomo → stato di natura, e stato sociale,
subentrato per convenzione tramite un contratto sociale. Cristianesimo razionale:
tolleranza e ragionevolezza applicate alla religione.

Rousseau
Grande teorico della pedagogia moderna, figura fondamentale nello sviluppo della
filosofia dell’educazione avvenuto nel Settecento.
Discorso sulle scienze e le arti:
Sostiene la tesi opposta a razionalisti e illuministi, affermando che scienze e arti non hanno
contribuito alla felicità e virtù dell’uomo, anzi lo hanno allontanato da se stesso e dalla
natura. Rousseau esalta le virtù degli antichi e la semplicità dei costumi, criticando la
cultura moderna corruttrice ed egoistica.
Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza tra gli uomini:
Ricostruisce la storia dell’umanità a partire da un ipotetico stato di natura, dove l’uomo
non si distingue dagli animali e non conosce nessuna forma di socialità. Dimostra che
l’uomo allo stato di natura è un “animale sofferente”, dotato di un sentimento di
autoconservazione e uno di compassione per gli altri, e dall’unione che lo spirito umano
sa fare di questi due principi, derivano tutte le regole del diritto naturale; passa poi a
descrivere il costituirsi dei primi nuclei sociali come conseguenza di catastrofi naturali; si
sviluppa così ciò che è propriamente umano: il linguaggio, arti e tecniche, il lavoro. A
questo punto si instaura il rapporto di disuguaglianza, sulla base di eventi casuali che
permisero ad alcuni di accaparrarsi dei beni, costringendo gli altri a vendere il proprio
lavoro per sopravvivere. L’uomo si evolve naturalmente per sopravvivenza; il
soddisfacimento dei bisogni essenziali conduce al soddisfacimento di quelli superflui, per i
quali è necessario il lavoro di molti uomini, e la disuguaglianza tra gli uomini diviene
impositiva: su questa base viene elevato lo Stato. L’uomo però può risalire allo stato
originario, lo “stato di natura”, un criterio di giudizio per sottrarre l’uomo al disordine e
all’ingiustizia.
II processo attraverso cui la famiglia, la società e l’individuo possono ritornare alla loro
condizione naturale è descritto da Rousseau in tre celebri opere: Nuova Eloisa, Contratto
sociale, Emilio.

Emilio
Tesi fondamentale → all’educazione opprimente tradizionale va sostituita una con il fine
di conservare e rafforzare la natura originaria umana. Pedagogia e politica sono unite e
rendono possibile la riforma dell’uomo e della società, riconducendola al recupero della
condizione naturale.
E’ un’opera in 5 libri, che ottenne molti elogi privati ma molte critiche e condanne; si
diffuse soprattutto nell’Ottocento romantico ed ebbe un peso notevole nei successivi
studi di pedagogia, soprattutto per la messa in primo piano del fanciullo.
Nella Prefazione, R. sottolinea il carattere teorico dell’opera, affermando che da tempo
c’è la necessità di proporre una nuova forma di educazione, e che per quanto sia l’arte
di formare gli uomini di primaria utilità, è ancora trascurata. L’infanzia è trascurata e poco
conosciuta.
Libro I: descrizione dei principi fondamentali (bontà originaria dell’uomo e sua
degenerazione nei rapporti sociali) e dei tre maestri di educazione(natura, uomini, cose) +
dedicato all’infanzia → idee per un allevamento che non crei abitudini innaturali e
nefaste. L’educazione deve assecondare la natura del fanciullo, e nel contesto familiare il
padre ha un ruolo guida. Data l’inaffidabilità dell’educazione domestica, si impone la
scelta del precettore, che dev’essere un giovane che accompagni per anni il fanciullo,
insegnandogli la scienza dei doveri dell’uomo. L’Emilio protagonista è immaginato come
un fanciullo di intelligenza comune, ricco nobile, orfano, in salute.
Libro II: la fanciullezza è un’età pre-razionale e pre-morale, rivolta agli interessi presenti. E’
giusto “perdere tempo” e apprendere tramite le esperienze, anche dolorose. Il fanciullo
impara a riconoscere gli errori più che apprendere le regole e acquisisce conoscenza
dall’esperienza più che da lezioni. L’errore fondamentale di impostazione del problema
pedagogico consiste nel considerare il fanciullo proiettato sul piano dell’uomo. Rousseau
sostiene che il fanciullo deve dipendere non dagli uomini ma dalle cose. Pertanto sostiene
che l’educazione seguirà l’ordine della natura e dovrà essere indiretta, passando
attraverso l’esperienza delle cose e degli effetti delle sue azioni. Anticipa così il principio
dell’imparare facendo. L’educazione dovrà essere anche negativa, cioè teorizza il non
intervento diretto dell’educatore, che accompagna il fanciullo e lo tiene lontano dalle
influenze negative, eliminando ogni elemento che potrebbe deviare lo sviluppo. Occorre
non accelerare la crescita naturale e lasciare alla natura il tempo di evolversi. Bisogna
parlare di religione ai fanciulli quando possono intendere qualcosa: ogni cosa va fatta a
suo tempo. Il lungo ozio dell’infanzia si deve impiegare nell’educazione dei sensi, poiché
► “tutto ciò che penetra nell’intelletto vi giunge attraverso i sensi. Sostituire ciò con i libri
significa insegnare a fare uso della ragione altrui, a credere molto e a non sapere mai
niente”.
Libro III: dedicato alla preadoloscenza. L’allievo è forte, curioso, possiede forze intellettuali
che chiedono di essere impiegate. Questa è l’età migliore per inviarlo allo studio, ma il
gioco resta più importante dei libri. L’allievo impiegherà tutte le sue forze nello studio e nel
lavoro, non imparando tutto ma solo ciò che è utile. L’utile ora diviene un efficace
strumento di educazione. Continuerà ad imparare facendo ma si aggiungerà l’intervento
positivo del precettore. Bisogna insegnare all’allievo i metodi utili per apprendere le
scienze e il gusto per coltivarle. Rousseau propone la lettura di un solo libro: Robinson
Crusoe, che costituisce il più felice trattato di educazione naturale. A partire dalla
dimensione del lavoro, l’allievo imparerà a valutare dal punto di vista dell’utilità, un
criterio naturale di valutazione. Attraverso l’abitudine all’esercizio fisico e al lavoro delle
mani bisogna infondere nell’allievo il gusto della riflessione e meditazione.
Libro IV: Il quarto libro tratta dell’adolescenza. Si assiste al risveglio delle passioni e vanno
affrontati gli studi morali, lo studio delle lingue, la formazione del gusto, le letture e gli
svaghi. A 18 anni avviene l’educazione religiosa tramite un sacerdote di campagna che
ha il compito di trarre dall’animo l’idea originaria di Dio e i fondamenti della morale.
L’allievo è anche pronto a conoscere l’amore. In questo periodo l’amore diventa più
complesso e si specifica quando si raggiunge l’attrazione per altro sesso. La curiosità verso
l’altro sesso deve essere soddisfatta; Rousseau ritiene anche che il primo sentimento verso
cui si sente disposto un giovane educato con cura non è l’amore, ma l’amicizia; è
compito del precettore insegnargli a scoprire i suoi simili e ad amare tutti gli uomini, così
da non rinchiudersi in una classe sociale. L’allievo desidera entrare nella vita sociale, per
cui è necessario che il precettore lo educhi alla morale dell’esistenza sociale. La
socializzazione si svilupperà positivamente se l’amore di sé non degenera nel desiderio di
primeggiare e nell’egoismo. L’allievo dovrà acquisire una chiara coscienza del posto che
occupa nella società e del suo dovere nei confronti di essa. L’allievo si interesserà alla
religione quando il processo naturale della mente orienterà le sue ricerche in tale
direzione. La religione naturale si indirizza soprattutto alla ragione; la professione di fede si
può riassumere in due affermazioni: il primo principio della religione naturale è l’esistenza
di Dio, il secondo principio è l’immortalità.
Libro V: Il precettore guida l’allievo alla ricerca di una compagna ideale. E’ una ragazza
di campagna che la natura ha creato debole e sottomessa all’uomo. L’educazione della
donna è finalizzata al matrimonio e all’educazione della famiglia; quando l’allievo e la
donna si sposeranno e l’allievo diventerà padre, il compito del precettore sarà terminato.
La donna viene esaltata come modello di virtù e saggezza ma anche relegata ad una
posizione naturalmente subalterna all’uomo. L’educazione delle donne deve essere in
funzione degli uomini; le occupazioni utili per il governo della casa sono le prime lezioni
che bisogna impartire alle fanciulle, ma l’educazione femminile deve soprattutto basarsi
sull’obbedienza. Per quando riguarda la religione, la donna apprenderà quella della
madre e poi del marito. La donna ideale è di buona famiglia, buon carattere e cuore
sensibile, non bella, ma che ama vestirsi bene e ha buon gusto, riesce sempre ad
associare semplicità ed eleganza. E’ religiosa ma segue una religione semplice, consacra
la vita intera a servire Dio; ama la virtù e ha solo un innamorato. Per preparare la donna al
matrimonio, si manda in città da una zia, dove viene introdotta in varie famiglie e
condotta a raduni e feste; il presupposto per un matrimonio felice è che avvenga tra
persone dello stesso ceto della stessa cultura.

15) Le 5 tappe formative dell’Emilio - Rousseau


Nell’opera R. immagina di seguire la crescita e la formazione di un fanciullo dalla nascita
al matrimonio. La formazione dell’uomo naturale si compie attraverso 5 tappe:
1. Infanzia (1-2 anni) → seguire la natura (libro I: idee per un allevamento che non crei
abitudini innaturali e nefaste; l’educazione deve assecondare la natura del fanciullo)
2. Fanciullezza (3-12 anni) → (libro II: obiettivi di questa età sono la fortificazione del corpo
e il corretto uso dei sensi, senza alcuna istruzione precoce. E’ giusto “perdere tempo” e
apprendere tramite le esperienze, anche dolorose. Il fanciullo impara a riconoscere gli
errori più che apprendere le regole).
3. Preadolescenza (13-15 anni) → età dell’utile, del sapere e del fare. (libro III: l’allievo è
forte, curioso, possiede forze intellettuali che chiedono di essere impiegate. Questa è l’età
migliore per inviarlo allo studio e al lavoro, in cui l’allievo impiegherà tutte le sue forze, non
imparando tutto ma solo ciò che è utile. Bisogna insegnare all’allievo i metodi utili per
apprendere le scienze e il gusto per coltivarle. A partire dalla dimensione del lavoro,
l’allievo imparerà a valutare dal punto di vista dell’utilità).
4. Adolescenza (16-20 anni) → educazione morale, sessuale e religiosa (libro IV: si assiste al
risveglio delle passioni e vanno affrontati gli studi morali, lo studio delle lingue, la
formazione del gusto, ecc. A 18 anni avviene l’educazione religiosa, descritta da R. in un
racconto in cui un sacerdote di campagna ha il compito di trarre dall’animo di Emilio
l’idea originaria di Dio e i fondamenti della morale. L’allievo è anche pronto a conoscere
l’amore e viene educato all’immagine di una compagna ideale.
5. Giovinezza → educazione della donna, matrimonio tra Emilio e Sofia
Da 1 a 5:
- educazione indiretta → l’educazione seguirà l’ordine della natura e dovrà essere
indiretta, passando attraverso l’esperienza delle cose e degli effetti delle sue azioni. E’ la
base del principio dell’imparare facendo.
- educazione negativa → L’educazione dovrà essere anche negativa, il che teorizza il non
intervento diretto dell’educatore, che accompagna il fanciullo e lo tiene lontano dalle
influenze negative, eliminando ogni elemento che potrebbe deviare lo sviluppo.
L’educatore non interviene direttamente, ma accompagna e corregge soltanto.

16) Perchè l’educazione dell’Emilio avviene in campagna?


► “ Preferisco che sia il bambino a respirare la buona aria dei campi anziché la nutrice
quella viziata della città. Il piccolo si adatterà alle condizioni di vita della nuova madre,
abiterà nella sua rustica casa, e il pedagogo ve lo accompagnerà[...]. Gli uomini non
sono fatti per vivere ammucchiati in formicai, ma sparsi sulla terra che debbono coltivare
[...]. Le città sono l’abisso ove precipita il genere umano. Nello spazio di poche
generazioni le razze periscono o degenerano; bisogna rinnovarle, ed è sempre la
campagna che provvede a questo rinnovamento.”

17) Perchè l’Emilio inizia a leggere a 12 anni?


Emilio è ormai forte, è ancora curioso, ma ancora sordo alle passioni; possiede ormai forze
intellettuali che chiedono di essere impiegate, ed è quindi l’età migliore per avviarlo allo
studio. Il precettore allora asseconda la curiosità di Emilio, avviandolo ad una conoscenza
sperimentale. Bisogna insegnare all’allievo i metodi utili per apprendere le scienze e il
gusto per coltivarle: egli non deve però apprendere passivamente la scienza dai libri, la
deve scoprire.
Rousseau propone infatti la lettura di un solo libro: Robinson Crusoe, che costituisce il più
felice trattato di educazione naturale, e rispecchia la curiosità e l’autosufficienza del
fanciullo in questa età.

18) Educazione della donna (Rousseau – Libro 5)


L’educazione della donna è finalizzata al matrimonio e all’educazione della famiglia. La
donna viene esaltata come modello di virtù e saggezza ma anche relegata ad una
posizione naturalmente subalterna all’uomo. Le occupazioni utili per il governo della casa
sono le prime lezioni che bisogna impartire alle fanciulle, e l’educazione femminile deve
soprattutto basarsi sull’obbedienza. Per quando riguarda la religione, la donna
apprenderà quella della madre e poi del marito. L’educazione intellettuale deve mirare
agli studi pratici; le madri devono guidare le figlie a comprendere il mondo, ad amare la
vita domestica, la moralità e la virtù.
Ritratto ideale di Sofia: è di buona famiglia, buon carattere e cuore sensibile, non bella,
ma che ama vestirsi bene e ha buon gusto, riesce sempre ad associare semplicità ed
eleganza. E’ religiosa ma segue una religione semplice, consacra la vita intera a servire
Dio; ama la virtù e ha solo un innamorato.

19) Innovazioni pedagogiche e limiti di Rousseau


Innovazioni:
- scoperta dell’infanzia come età autonoma e dotata di caratteri e finalità specifiche,
assai diverse da quelli propri dell’età adulta;
- legame tra motivazione ed apprendimento messo al centro della formazione
intellettuale e morale dell’Emilio;
- attenzione rivolta all’antinomicità e alla contraddittorietà del rapporto educativo
(autorità e libertà).
Limiti:
- richiamo insistente alla natura e la chiusura entro i suoi limiti;
- distinzione delle varie età di sviluppo frutto più della sua visione che di osservazione della
psicologia infantile;
- ottimismo totale nei confronti della natura e conseguente chiusura nei confronti di altre
finalità estrinseche e trascendenti;
- pessimismo totale nei confronti della società.

20) Differenze e analogie Pestalozzi-Rousseau

Pestalozzi Rousseau

Educatore di fanciulli in carne ed ossa, sul Non esercita l’educazione, ragiona


campo sull’educazione, teorico dell’educazione
Educazione inerente alla società civile e Non parla dell’educazione popolare
familiare, educazione popolare

Riunire ciò che Rousseau ha separato - età rigidamente separate


- ritardo dell’educazione morale e religiosa
- insanabile contrapposizione tra:
→ autorità e libertà
→ individuo e società

La natura abbandonata a se stessa Ottimismo naturalistico


traligna(degenera)

+ ed. collettiva + ed. individuale

Analogie: educazione familiare, importanza natura (esperienza), concentrazione sullo


sviluppo del bambino.

PESTALOZZI
Veglia di un solitario:
Opera che rivela l’influenza dello Sturm und Drang iniziando con la domanda “l’uomo
nella sua essenza che cos’è?”. Pestalozzi è convinto della bontà originaria della natura
umana per cui cercò di definire la destinazione, lo scopo e la vita propria dell’uomo.
Pestalozzi fondava il concetto di natura sulle “sfere vitali”, cioè sulle quattro relazioni
essenziali della vita dell’individuo: famiglia, professione, Stato, dimensione interiore.
Secondo lui gli individui sono educati dalle relazioni; queste relazioni (sfere) sono edificabili
in un quadruplice ordine: tre esterne (famiglia, professione, stato) e una interna (rapporto
con Dio).
Leonardo e Gertrude:
Romanzo popolare in quattro libri dove prevale l’intenzione di descrivere al popolo la sua
condizione e indicargli la strada per migliorarla. Pestalozzi nel romanzo finiva a fondare
l’ordine etico con l’ordine economico-sociale, in quanto la stessa idea di educazione
elementare del popolo si riassumeva in gran parte nella preparazione professionale.
Sulla legislazione e l’infanticidio:
Pestalozzi indagò le cause di questo orrendo delitto. Dimostrò con chiarezza che l’uomo
non nasce delinquente e che le ragazze madri macchiate dell’infanticidio in condizioni
diverse avrebbero allevato il loro bambino. Le condizioni che le avevano spinte al delitto
erano la povertà, le sensazioni penali, le difficoltà lavorative, la colpa dell’uomo, la paura
dei famigliari, il timore dello scandalo pubblico. Pestalozzi fece anche delle proposte
concrete affinché lo stato mediante una legislazione più saggia fosse in grado di aiutare
le ragazze madri.
Mie indagini sul corso della natura nello svolgimento del genere umano:
Pestalozzi si dedicò alla riflessione filosofica; prevenne alla determinazione che la più alta
realizzazione della natura umana consiste soltanto nello stato morale, al quale l’uomo
giunge non attraverso un dono, bensì mediante una conquista. La natura ha tre ordini:
stato naturale, stato sociale e stato morale. P. individua nell’ultimo lo stato più elevato e
considerando l’uomo rispetto ai tre stati: lo vede come opera della natura, della società e
di se stesso. Solo l’uomo come essere morale realizza pienamente la sua natura umana.
Conclusioni
Pestalozzi è importante per cinque fondamentale fattori:
- Diritto dell’umanità
- Importanza dell’educazione popolare
- Ruolo centrale della donna
- Necessità che l’educazione tocchi i momenti dell’infanzia
- Figura centrale dell’educatore

21) Perchè Pestalozzi esalta l’educazione familiare?


Punto di riferimento per lui sono l’educazione materna e familiare. Ha esaltato le funzioni
educative della famiglia perché qui si pongono le basi di ogni vera saggezza, moralità ed
efficienza. Dopo la famiglia la scuola è un ambiente educativo, ma solo se non si
contrappone all’educazione familiare. Le relazioni familiari sono le prime eccellenti
relazioni della natura.

22) Stato naturale in Pestalozzi


Nella riflessione filosofica “Mie indagini sul corso della natura nello svolgimento del genere
umano” Pestalozzi pervenne alla determinazione che la più alta realizzazione della natura
umana consiste soltanto nello stato morale, al quale l’uomo giunge non attraverso un
dono, bensì mediante una conquista. La natura ha tre ordini: stato naturale, stato sociale
e stato morale. P. individua nell’ultimo lo stato più elevato e considera l’uomo rispetto ai
tre stati: lo vede come opera della natura, della società e di se stesso. Solo l’uomo come
essere morale realizza pienamente la sua natura umana.

NECKER (Settecento/Ottocento)
(necker- rousseau → La pedagogia della Necker è stata considerata una reazione a
quella di Rousseau, un rifiuto del suo naturalismo, una confutazione dei suoi estremismi. Il
concetto fondamentale è quello della progressività del processo educativo.
L’educazione deve essere completa e organica fin dalla nascita, senza trascurarne degli
aspetti, mentre Rousseau presumeva che alcune facoltà si palesino con lo sviluppo e che
quindi debbano essere sviluppate successivamente. L’educazione seguirà il corso della
natura ma senza dimenticare la dimensione soprannaturale nella quale risiede il suo
ultimo fine. Al fine soprannaturale dove mirare ogni aspetto e momento dell’educazione.
La religione è il fondamento dell’educazione morale, sociale e familiare. All’utopia
roussoniana dell’isolamento di Emilio, la Necker oppone la concretezza dell’educazione
che ha sede naturale nella famiglia e la sua generatrice nell’opera della madre).

Il metodo di insegnamento non farà leva sulle facoltà intellettive ma armonizzerà queste
con le facoltà attive così da non spezzare l’unità psicologica dell’individuo. La scienza
deve essere insegnata in funzione della verità che è quella di cui è depositaria la religione
cristiana. L’educazione scientifica si deve quindi porre a servizio dell’educazione morale e
religiosa.

23) Citazione Necker


► “Niente sperare dagli uomini, non credere di aver meritato molto da Dio, veder
soltanto il bene del prossimo, non pensare mai a sé, tale è lo spirito che deve animare la
donna cristiana.”
► “Bandisce perciò dall’insegnamento ogni astratto intellettualismo e ritiene che
l’attivazione dei sentimenti sia necessaria allo sviluppo stesso dell’intelligenza e che
l’esercizio delle facoltà pratiche incrementi lo stesso intelletto. Circa il contenuto
dell’educazione intellettuale, la Necker condanna ogni sorta di agnosticismo scientifico:
la scienza deve essere insegnata in funzione della verità, che per lei è quella di cui è
depositaria la religione cristiana. L’educazione scientifica, quindi, si deve porre a servizio
della morale e della religione; l’educazione dell’intelligenza deve servire a fortificare la
volontà; la cultura deve formare il carattere morale e questo, a sua volta, deve poggiare
sullo spirito religioso.”
► “Educare significa porre il fanciullo nella condizione di compiere un giorno, il meglio
possibile, la destinazione della sua vita. E’ necessario determinare lo scopo dell’esistenza,
che per N. non è la felicità, ma la moralità, secondo la legge di Dio. La vita è un cammino
verso la perfezione, non certo raggiungibile, ma sempre da perseguire. L’educazione è
“progressiva”; è la graduale realizzazione di un processo di perfezionamento che dura per
tutta la vita. L’ordine e la regolarità, in questo disegno educativo, hanno una parte
essenziale. L’educazione, per N, fa leva soprattutto sulla volontà. Durante l’infanzia, fino ai
5 anni, per la formazione del carattere morale è essenziale la sottomissione, l’obbedienza
all’autorità dei genitori.”

FRÖBEL (XIX secolo)


Frobel è influenzato dalla poesia romantica e dalla filosofia idealistica e si è sviluppato
progressivamente sulla base della sua esperienza e della sua riflessione filosofico-
teologica. Si specifica soprattutto come un “panenteismo”, ossia tutto è scaturito da Dio
e tutto da Dio è condizionato. Soprattutto l’uomo crea, opera ed agisce in modo simile a
Dio. E’ opera dell’educazione portare l’uomo a questa coscienza. L’educazione
progressiva ha il fine di procedere secondo la gradualità delle forme attraverso le quali
Dio si manifesta ed agisce, e data la sua identità con l’uomo e la natura, il divenire si
esplica come Dio che gioca nel bambino, che lavora nell’adulto, che crea nella sua
trascendentalità. Lo sviluppo divino che è nell’uomo è una forma di autoeducazione, con
cui viene alla luce il divino che è il ognuno.
► “L’educazione deve dirigere e guidare l’uomo alla piena chiarezza di se stesso e in se
stesso, in accordo con la natura, e all’unione con Dio; per questo deve elevare l’uomo
alla conoscenza di sé, dell’uomo, di Dio e della natura e alla vita pura e santa che ne
deriva.”
Lo sviluppo è mezzo e fine dell’educazione, la quale è sempre completa in ciascuna età:
la scuola non è semplice preparazione alla vita futura, ma inserimento nell’attualità. Ci si
educa vivendo, non con la teoria, ma realizzando il vero e il buono. La scuola deve essere
quindi attiva, e deve dominare l’attività spontanea del fanciullo, tramite il gioco.
3 fasi e ambienti ottimali per l’educazione: prima infanzia (famiglia), seconda infanzia
(giardino d’infanzia), fanciullezza(scuola).
I Kindergarten:
Il termine “Giardino” non è usato solo per una metafora romantica, F. intende un
concetto più vero e profondo: allo stesso modo che nel giardino i fiori si schiudono da sé,
così nel Giardino d’infanzia i bambini si sarebbero potuti liberamente esplicare e svolgere
da sé, “germogliando” nella serenità del gioco e della natura. E’ l’ambiente in cui
l’attività del bambino, il suo gioco-lavoro, può esprimersi liberamente, anche se guidato
da un educatore. Accanto ai giochi spontanei, Frobel offre dei giochi che rappresentano
un invito al fare secondo una regola e un fine intenzionale: i “doni”. I doni sono:
- La palla elastica → colorata + 6 palle di lana colorate di diverso peso e grandezza →
apprendimento delle idee di unità e pluralità, delle proprietà dei corpi (colore, forma,
movimento, grandezza, quantità…) e favorisce lo sviluppo dei primi istinti di movimento.
- Sfera, cubo, cilindro → mobilità, stabilità, intermedio.
- Cubo di legno diviso in otto cubetti uguali
- Cubo diviso in otto mattoncini
- Cubo diviso in 27 cubetti
- Cubo diviso in 27 mattoncini
Il cubo scomponibile soddisfa il tipico istinto infantile di rompere una cosa per vedere
come è fatta e cosa c’è dentro. Le norme che guidavano l’uso dei doni si rifacevano al
principio della continuità e della gradualità.
I doni sono espressione di attività spirituale, di doti e capacità del fanciullo, e rivelazione
del suo mondo interiore.
► “Il gioco è il vero lavoro del fanciullo: mezzo di conoscenza e di manifestazione della
forza creativa del suo spirito, ossia di quel divino che è per l’uomo il senso della dignità e il
fondamento della sua personalità.”

24) Perchè i doni sono geometrici? (Frobel)


Frobel offre dei giochi che rappresentano un invito al fare secondo una regola ed un fine
più intenzionali: i “doni”, derivanti da una concezione metafisica della realtà che si
esprime in forme geometriche, ed offerti come materiale di osservazione e di azione,
mezzi del conoscere, del fare da sé, del costruire. Le idee di unità e di pluralità, di
scomposizione e ricomposizione, di costruzione e di demolizione, di lunghezza, di
larghezza, di spessore e di altezza, di moltiplicazione e di divisione etc. vengono sempre
più sviluppate e arricchite. La finalità dei doni consiste nel guidare i bambini alla
comprensione delle leggi universali di portarli inconsciamente all’intuizione della realtà e
delle sue leggi.
► “togliere ai doni il loro significato simbolico-metafisico, separarli dalle “occupazioni” o
esercitazioni insieme alle quali sono stati concepiti, liberarli dalla geometria e dalla
matematica di cui sono impregnati, significa non solo fraintendere il pensiero di Frobel,
ma soprattutto svuotare i doni stessi di ogni loro funzione.”

Gioco e lavoro
L’educazione progressiva ha il fine di procedere secondo la gradualità delle forme
attraverso le quali Dio si manifesta ed agisce, e data la sua identità con l’uomo e la
natura, il divenire si esplica come Dio che gioca nel bambino, che lavora nell’adulto, che
crea nella sua trascendentalità. Lo sviluppo divino che è nell’uomo è una forma di
autoeducazione, con cui viene alla luce il divino che è il ognuno.
► “Il gioco è il vero lavoro del fanciullo: mezzo di conoscenza e di manifestazione della
forza creativa del suo spirito, ossia di quel divino che è per l’uomo il senso della dignità e il
fondamento della sua personalità.”

MARIA MONTESSORI
Vita (1870-1952). Consegue la laurea in Medicina a Roma. Diventa rappresentante
dell'Italia al Congresso Internazionale delle donne, che trattava di tematiche legate
all'emancipazione femminile. Lavora in una clinica psichiatrica con bambini frenastenici
(con insufficienza mentale). Diede alla luce il figlio da una relazione scandalo, per cui fu
costretta ad abbandonarlo per poi ricongiungersi a lui successivamente. A differenza di
altri suoi colleghi la Montessori affermava che i deficit non dipendevano principalmente
da una questione medica ma pedagogica, così riuscì a far ottenere una classe specifica
per bambini con insufficienze mentali, e ottenne l'incarico di tenere alle maestre un corso
sull'educazione di tali bambini. Lavorò molto all'interno del quartiere romano San Lorenzo.
Nel 1907 venne aperta la prima "Casa dei Bambini". I visitatori stranieri divulgano
l'esperienza all'interno di tali nuove scuole tanto che diventarono famose in Europa e negli
Stati Uniti, Barcellona . Venne criticata da Dewey (rispetto ai materiali, considerati non
idonei perché estranei all’esperienza dei bambini ed espressione delle distinzioni
intellettuali degli adulti; inoltre le rimprovera di non preoccuparsi della mancata
consapevolezza del bambino che svolge la sua attività con i materiali, e il fatto che essi
sono artificiosi e si prestano ad uso esclusivamente standardizzato). Verso gli anni Trenta
venne fortemente criticata in Italia a causa delle poca originalità dei suoi metodi, non
applicabili in tutte le classi, per la mancanza di una teoria pedagogica e la questione
dell’attività libera e spontanea del bambino. Si trasferisce con il figlio a Barcellona ma allo
scoppio della guerra civile si trasferisce in Germana dalla quale è costretta a scappare
per l'arrivo di Hitler; decidono di andare in India, dove M.M. fa delle riflessioni più ampie
sulla vita dell'uomo, dal punto di vista cosmico. Alla fine della guerra, pubblicherà La
scoperta del bambino, in cui afferma che tale scoperta è la prospettiva che occorre per
affrontare i grandi problemi dell’umanità. Candidata al premio Nobel per la pace, non le
viene assegnato. Muore nel 1952 in Olanda.
Pedagogia scientifica La sua pedagogia scientifica è data dalla sua formazione
universitaria, che la porta a non chiudersi verso la realtà ma ad analizzarla di continuo.
L'antropologia pedagogica diventa fondamentale per lo studio fisico dell'educando e la
sua crescita. Il suo percorso verso la pedagogia era iniziato già da quando aveva
sostenuto che il problema dei bambini minorati non era di natura medica ma
pedagogica; sottolinea l'importanza di un nuovo indirizzo educativo basato sulla
conquista dell'uomo tramite la bontà e abolisce premi e castighi.
"Il mio primo titolo in fatto di pedagogia": include i metodi di educazione che lei stessa
sperimenta per i bambini frenastenici. La Montessori riesce a comprendere fino in fondo i
limiti del positivismo e definisce la figura di scienziato come colui che sa indagare la
natura e non colui che maneggia gli strumenti. Lo scienziato è il religioso della natura. Egli
non può essere costretto nelle odierne scuole in quanto in esse i bambini sono soffocati:
«la scuola al contrario dovrebbe permettere libere manifestazioni naturali del fanciullo».
La pedagogia, secondo la Montessori, non offre solo la capacità di osservare, ma anche
di trasformare i bambini (come a San Lorenzo): tramite un trattamento continuo i bambini
minorati sono in grado, con la pedagogia scientifica, di essere al pari dei bambini normali.
Dunque l'osservazione non basta, è necessario agire sulla scuola e sugli alunni.
La "Casa dei Bambini" La casa è una vera scuola di educazione i cui metodi sono ispirati
ai razionali principi della pedagogia scientifica. In essa porta gli elementi della sua
pedagogia: la consapevolezza che l'apprendimento infantile è legato al manipolare, al
movimento; il suo impegno femminista in quanto consapevole dell'impegno della scuola
per la madre lavoratrice che vi affida i suoi figli. L'ambiente educativo presenta
determinate regole: le madri devono collaborare all'opera educativa della direttrice, per
cui si ha l'obbligo di una cura fisica e morale dei figli. All'interno della struttura vi sono
tavoli destinati ai bambini solidi e duraturi, ogni bambino ha una sedia e una poltroncina.
La Montessori era convinta che "dalla casa verrà la persona". Per quanto riguarda la
maestra, la Montessori non le impose obblighi speciali, solo le insegnò ad usare alcuni
materiali sensoriali per presentarli ai bambini. All'inizio la maestra li consegnava e li
riordinava, ma poi lascia fare ai bambini notando il loro desiderio di far ciò, e
successivamente anche di scegliere da soli il materiale da usare. La maestra non
dev'essere invasiva ma discreta.

L'insegnante montessoriano deve essere non direttivo, osservatore discreto e custode


dell'ambiente. La maestra deve conoscere il materiale e saperlo usare, curare l'ordine
dell'ambiente, vigilare affinché il bambino non venga disturbato dai compagni durante il
suo lavoro, e la maestra stessa non deve intervenire. Si mira all'autocorrezione del
bambino, «l'allievo si perfezioni da se stesso». La maestra deve essere osservatrice e
dunque psicologa, per questo è richiesta una preparazione scientifica. Gli oggetti e
l'attività del bambino sono al centro di questo tipo di educazione, non la maestra.
Le caratteristiche dell'insegnante montessoriano sono le seguenti:
- umiltà: prepararsi alla missione solo tramite lo studio e specifiche disposizioni morali,
vincendo l'orgoglio e l'ira
- formazione allo "spirito scientifico": ovvero far nascere nella coscienza della maestra
l'interesse per la manifestazione dei fenomeni naturali
- promozione della "normalizzazione": deve saper guidare il bambino dal caos di
provenienza della famiglia, conducendolo all'ordine delle attività per lui strutturate
- conoscenza del "materiale di sviluppo" e sua cura
- impegno per una educazione "dilatatrice": ossia per un'educazione della crescita, dello
sviluppo, dell'emancipazione individuale e sociale, e per un’educazione alla cultura della
pace.

25) La quadriga trionfante (Montessori)


Capitolo che si trova in “La scoperta del bambino”.
La quadriga trionfante è costituita dal disegno, dalla scrittura, dalla letteratura e
dall’aritmetica (derivati dall’educazione dei sensi), che rappresentano l’articolato sapere
raggiunto nella “casa dei bambini” e insieme, e soprattutto, l’aggancio con la scuola
elementare. Le conquiste che ne derivano sono la manifestazione di possenti energie
interiori e la manifestazione trionfante della personalità, che trova i mezzi per
corrispondere ai bisogni più profondi della vita.
► CITAZIONE: “I risultati dell’istruzione a cui si giunge nella Casa dei Bambini
rappresentano il limite della coltura che separa tali scuole dalle successive classi
elementari. E’ bene stabilire questa determinazione perché infatti essa è artificiale. La
Casa dei Bambini non è una “preparazione” alle elementari, ma è un principio
dell’istruzione che continua senza interrompersi. […] I bambini nelle Case dei Bambini
hanno iniziato quattro rami di coltura: il disegno, la scrittura, la letteratura e l’aritmetica:
che si continueranno insensibilmente nelle scuole elementari. Questi rami sono derivati
dall’educazione dei sensi, dove si trovano le preparazioni e gli inizi propulsivi dei quattro
rami, che ne germogliano con una specie di veemenza.”
26) Quattro materiali per lo sviluppo (Montessori)
Il materiale per lo sviluppo è fondamentale per l'azione educativa e presenta una duplice
finalità: educa i sensi, sviluppando e potenziando le capacità intellettive; serve a scoprire
eventuali difetti o ritardi nelle funzioni sensoriali e psico-motorie. Il materiale montessoriano
è costituito da una serie di oggetti, raggruppati secondo una qualità fisica dei corpi
(colore, forma, dimensione, peso...) ad esempio un insieme di tavolette di differenti colori
messi in gradazione. Si tratta di una graduazione dove la differenza tra oggetto e
oggetto varia regolarmente, matematicamente stabilita. Ogni gruppo di oggetti ha agli
estremi un massimo e un minimo della serie, e ciascun materiale presenta le seguenti 4
caratteristiche:
 Controllo dell'errore: prepara la coscienza del bambino a controllare gli errori,
anche se non materiali o visibilmente evidenti
 Estetica: gli oggetti devono essere attraenti (colore, luce, armonia), non solo il
materiale ma anche l'ambiente
 Attività: il materiale deve prestarsi all'attività del bambino. La possibilità di
trattenere sul materiale l'attenzione del bambino dipende dalla possibilità che esso
offre di agire
 Limiti: il materiale dev'essere limitato in quantità.

« il trionfo massimo del nostro metodo sarà quello di ottenere il progresso spontaneo del
bambino». Il materiale montessoriano è stato però criticato per la sua mancanza di
socializzazione, poiché fa operare isolatamente i sensi ed è analitico.

Dewey
Novecento, scuole progressive negli Stati Uniti. La sua filosofia gira intorno alla “teoria
dell’esperienza”, ossia lo scambio attivo tra soggetto e natura che trasforma entrambi i
fattori e che resta costantemente aperto. Se la natura è data nell’esperienza questa
introduce nella natura il principio dell’integrazione razionale che trova articolazione nella
scienza moderna. Così è all’uomo e alla sua intelligenza creativa che è affidato lo
sviluppo e il controllo dell’esperienza attraverso l’uso della logica, caratterizzata da
metodo scientifico.

27) Due opere di Dewey con elementi essenziali e finalità


1. Come pensiamo (1910):
Dewey illustra la funzione strumentale e operativa della logica e del metodo di indagine
utilizzato dalle scienze. L’esperienza ci pone continuamente a contatto, nel suo dinamico
divenire, con situazioni nuove, con problemi da affrontare, con questioni aperte.
L’apprendimento non è altro che una conoscenza per problemi, cioè la capacità di
organizzare i dati, pianificare le ipotesi e verificare le soluzioni; un processo in cui il
pensiero rappresenta lo strumento attraverso il quale operiamo la modificazione
dell’ambiente. Inoltre l’autore individua e analizza le 5 fasi del pensiero riflessivo:
osservazione, intellettualizzazione, ipotesi, ragionamento e convalida o meno dell’ipotesi.
Queste sono impegnate nella risoluzione di un problema.
2. Le fonti di una scienza dell’educazione (1929):
Dewey cerca di definire i rapporti fra la pedagogia e gli altri saperi che riguardano
l’uomo. La scienza dell’educazione va intesa, per Dewey, come “una specie di
ingegneria sociale”, ed è una scienza nel senso che è un metodo di studio che si applica
ad un determinato settore per sottoporre l’azione casuale ad un controllo intelligente e
scientifico (come avviene per la fisica, la chimica, la psicologia ecc). Nello specifico le
fonti di una scienza dell’educazione sono:
- la psicologia, che fornisce i principi per la soluzione dei problemi metodologici (il come
dell’educazione);
- la sociologia, che ne suggerisce i fini (il che cosa si debba apprendere), senza
dimenticare che non è possibile separare questi due aspetti: “la questione sociale risulta
strettamente intrecciata con quella psicologica”;
- la filosofia dell’educazione, che si può annoverare tra le fonti della scienza
dell’educazione “nella misura in cui essa provvede ipotesi di lavoro di vasta
applicazione”. Infatti essa, che pur deriva dai dati delle varie scienze, è a sua volta
chiamata a fare una critica dei dati medesimi, e ad indicare ipoteticamente alla scienza
nuove posizioni da raggiungere.

28) “Il mio credo pedagogico” (Dewey, 1897)


La sua pedagogia è molto attenta alle problematiche sociali della moderna società
industriale. L’influenza che esercitarono sul giovane Dewey le teorie biologiche di Darwin,
gli studi di psicologia dell’età evolutiva di Stanley Hall e il pragmatismo di Pierce, hanno
determinato l’impostazione delle sue idee educative.
L’educazione, secondo Dewey, è un processo continuo che inizia fin dalla nascita, e
vede coinvolto l’individuo, anche in maniera inconscia, nell’assimilazione delle
conoscenze, delle tecniche e delle abilità che la civiltà ha prodotto nel suo cammino
storico.
Il nucleo centrale dello scritto è la convinzione che l’educazione sia un processo sociale
attraverso il quale l’alunno vive una serie di esperienze che gli permettono di assimilare il
patrimonio culturale della società e di diventare autonomo e padrone di se stesso.
Il processo educativo ha due aspetti: “l’uno psicologico e l’altro sociologico e nessuno dei
due può venire subordinato all’altro o trascurato senza che conseguano cattivi risultati”.
Il primo consiste nella stimolazione e nello sviluppo delle attività psichiche e delle
potenzialità individuali del fanciullo e si basa sulle facoltà, capacità, istinti, interessi ed
abitudini individuali del fanciullo; il secondo richiede la capacità da parte dell’educatore
di conoscere e agire sul fanciullo, tenendo ben presenti le condizioni sociali e i mutamenti
che su di lui influiscono, nel passato e nel futuro, per puntare all’adattamento nel
contesto socio-culturale della comunità.
Per non rendere l’educazione qualcosa di avulso dalla vita del fanciullo, la scuola deve:
-basarsi sui reali interessi dell’educando;
- realizzarsi come una piccola comunità che ripete, filtrata, orientata e semplificata, la
vita sociale esterna.
Dewey sviluppa la sua concezione pedagogica in 5 articoli:
1 – cos’è l’educazione;
2 – cos’è la scuola;
3 – la materia dell’educazione;
4 – la natura del metodo;
5 – la scuola e il progresso sociale.
In sintesi, questi articoli esprimono le seguenti tematiche:
- “l’istruzione è frutto della partecipazione progressiva dell’individuo al patrimonio comune
del genere umano;
- l’istruzione è un processo sociale e la scuola è il futuro di questo processo, quindi è
inerente alla vita e non preparatoria ad essa;
- il centro dei programmi di insegnamento è l’insieme delle attività del bambino nel
quadro sociale; il concetto che deve guidare l’insegnamento è l’attività del fanciullo;
- l’istruzione è il fondamento del progresso sociale e politico”.

MARITAIN
Nell’ambito del personalismo emerge la figura di Maritain con la sua opera “L’educazione
al bivio” nella quale denuncia gli errori presenti nella pedagogia contemporanea.
Il pensiero di Maritain è caratterizzato dal rifiuto di spiegazioni materialistiche della realtà, il
che lo porta vicino a posizioni spiritualistiche. Maritain approda alla filosofia tomistica che
evitando di concepire l’uomo come essere puramente naturale, ma anche riconoscendo
il valore della sua ragione e della sua azione terrena, gli appare come suscettibile di
essere un punto di riferimento per la soluzione moderna di tutti i problemi dell’umanità.
Tre riformatori: Lutero, Descartes, Rousseau: esamina Lutero nel campo della religione,
Cartesio nel campo della filosofia e Rousseau nei campi della psicologia morale e politica
(Rousseau ha snaturato il Vangelo trasportando alcuni aspetti del cristianesimo sul piano
della semplice natura). A Maritain interessano le ricadute sul piano filosofico dei loro
atteggiamenti verso la religione, la cultura e la politica.
Umanesimo integrale: la nuova cristianità si precisa nella sua modernità specialmente nel
confronto con la cristianità medievale. Questa aveva come programma ideale una
concezione sacrale del temporale, cioè la subordinazione del potere politico e di tutta la
vita sociale ed intellettuale al potere teocratico. Questa concezione è caduta perché
non rispondeva alla duplice aspirazione dell’uomo, quella naturale e quella
soprannaturale, nessuna delle quali poteva ridursi all’altra, ma che devono essere
riconosciute nel loro rispettivo valore. Nell’età moderna si perde il concetto di unità
spirituale, fondata sulla subordinazione del temporale al sacrale: nasce lo Stato liberale,
che però per superare l’individualismo e ritrovare l’unità, sfocia nel totalitarismo. Maritain
esamina le caratteristiche di base dell’immagine prospettica di una nuova cristianità. La
sua prima nota caratteristica è il pluralismo. Questa nuova cristianità è la soluzione
necessaria dopo il superamento del capitalismo e della crisi del socialismo. In una società
di tipo pluralistico, l’autorità si trasforma da forza politica a forza morale. La vita umana
non sarebbe più regolata dalla scienza, ma dalla saggezza, in modo da non far dominare
l’uomo dalla macchina, ma la macchina sarebbe al servizio dell’uomo per i suoi fini
morali. Sarebbe una società democratica nella quale il lavoro non sarebbe più legato
alla disuguaglianza fondata sul denaro, ne assumerebbe il carattere di un livellamento
personale, ma sarebbe la base di un’aristocrazia, cioè di un primato dei migliori. È
evidente che per formare questa nuova società è necessaria una nuova educazione.
L’educazione al bivio: il compito principale dell’educazione è quello di formare l’uomo e
di guidarne lo sviluppo, tuttavia nel trattare gli scopi dell’educazione si incontrano diversi
errori.
Il termine educazione ha tre significati:
1) qualunque processo per mezzo del quale l’uomo è formato e condotto verso la
perfezione
2) opera di formazione che gli adulti intraprendono nei confronti della gioventù
3) compito specifico delle scuole e delle università.
29) I 7 errori (Maritain) in “Educazione al bivio”
1. misconoscimento dei fini: critica al primato dei mezzi sui fini, dimenticare i fini da
raggiungere per dedicarsi esclusivamente ai mezzi, cioè ai metodi dell’educazione.
L’educazione è un’arte morale e ogni arte è una spinta dinamica verso un oggetto da
realizzare che è lo scopo dell’arte stessa. Non c’è arte senza finalità.
2. idee false riguardo al fine: non si possono stabilire i fini se non si risponde ad una
domanda preliminare “che cos’è l’uomo?”. Solo due categorie di concetti possono
considerarsi oneste e leali per rispondere a questa domanda, ossia: il concetto scientifico,
che si concentra sugli aspetti fenomenici dell’uomo (se questo concetto fosse esclusivo
l’educazione sarebbe solo l’allevamento di un animale per utilità dello stato), e il
concetto filosofico, che giudica l’uomo come essere spirituale e come persona, che
possiede una dignità assoluta perché è in rapporto con il regno dell’essere, della verità,
della bontà, della bellezza e con Dio. Il concetto di persona è da distinguere da quello di
individuo. L’individuo è un frammento dell’universo fisico, la persona è un microcosmo,
caratterizzato da coscienza, amore, volontà.
3. pragmatismo: critica la teoria pragmatista dell’educazione che concepisce l’attività
intellettuale dell’uomo come suscitata dai bisogni pratici e finalizzata all’azione.La critica
che fa Maritain va al suo principio di fondo, ossia che l’attività pensante sia suscitata dai
problemi e dalle difficoltà che la vita pratica dell’uomo deve affrontare e risolvere. A
questo principio oppone l’affermazione per la quale alla base dell’azione umana c’è la
verità, ricercata per se stessa e per amore della verità stessa. Il pragmatismo pone
l’educazione al bivio tra una formazione esclusivamente pragmatica dell’uomo ed un
umanesimo integrale che sembra per Maritain la sola concezione adeguata.
4. sociologismo: l’essere umano è condizionato dalla vita sociale e di tale
condizionamento se ne fa un modello unico di educazione. Ma l’essenza dell’educazione
consiste prima di tutto nel formare un uomo, e solo poi preparare un cittadino.
5. intellettualismo: un approccio che considera preminente l’attività dell’intelletto sulla
volontà. Esso si manifesta in due forme: la perfezione educativa nella sola abilità dialettica
o retorica, e la perfezione educativa nella specializzazione scientifica e tecnica. M. critica
l’uomo specializzato poiché impoverito e disumanizzato, che non è capace di operare in
un campo lontano dal proprio.
6. volontarismo: una corrente opposta all’intellettualismo, che sostiene la formazione di
virtù della volontà e del carattere. Il rischio è che la volontà e le doti di carattere possono
essere utilizzate per il male e per distruggere la libertà e il senso della verità, come
dimostrato nell’educazione dei regimi totalitari. Ciò non significa che la volotà non sia
essenziale nella formazione integrale dell’uomo: conoscere il bene non basta, è
necessario volerlo. Intelligenza e volontà sono entrambe necessarie nella formazione
ideale.
7. ogni cosa può essere appresa mediante l’insegnamento: Maritain afferma che non
tutto ciò che è importante nella formazione dell’uomo può essere ottenuto
dall’insegnamento, il quale non può formare la coscienza morale, se non indirettamente.
L’esperienza, attraverso la quale si compie la formazione dell’uomo, non può essere
insegnata in nessuna scuola. Un altro aspetto paradossale dell’educazione riguarda le
istituzioni educative (famiglia, scuola…) e l’ambito extra educativo: la sfera extra
educativa esercita sull’uomo un azione più importante della stessa educazione. Tuttavia
la scuola non deve essere considerata inutile, poiché crea le condizioni per la formazione
della vita morale, non rendendo retta la volontà ma illuminando la concezione morale
del fanciullo.

30) 5 disposizioni innate nello spirito del fanciullo, incoraggiate dall’opera educativa
(Maritain)
Maritain sottolinea cinque disposizioni fondamentali che devono essere incoraggiate
dall’opera educativa:
1- amore della verità
2- amore del bene, della giustizia e delle imprese eroiche
3- semplicità e apertura all’esistenza
4- il senso del lavoro ben fatto
5- il senso di cooperazione

31) 4 regole fondamentali del maestro (Maritain)


1- incoraggiare e favorire quelle disposizioni fondamentali che permettono al fanciullo di
svilupparsi nella vita dello spirito;
2- centrare l’attenzione sull’intima profondità della personalità e del suo dinamismo
spirituale;
3- unificare e non disperdere; sforzarsi di nutrire l’intera unità dell’uomo; due implicazioni:
mani e mente devono lavorare insieme; l’educazione e l’insegnamento devono
cominciare dall’esperienza, ma terminare nella ragione;
4- liberare l’intelligenza invece di sovraccaricarla.

► CIT: “Se è vero che il nostro principale dovere consiste nel diventare chi siamo, niente è
più importante per ciascuno di noi e niente è più difficile.”

DON MILANI
Il contesto in cui vive Don Lorenzo Milani è caratterizzato dal regime fascista, dalla 2GM,
dalla ricostruzione e dal boom economico degli anni '60. La sua vita è segnata
dall'impegno verso l'educazione e l'evangelizzazione dei ragazzi di San Donato e di
Barbiana: rendendosi conto della mancanza di istruzione, decise di aprire una scuola per
giovani operai e contadini, convinto che il bene dei poveri potesse essere promosso solo
dall'istruzione. Privilegiava nell'insegnamento la lingua e la parola, chiave per
comprendere e comunicare con il mondo. Egli afferma che ognuno deve sentirsi
responsabile di tutto.

32) Don Milani: caratteristiche scuola di Barbiana


Per Don Milani la scuola è un diritto di tutti. Per questo la scuola di Barbiana cerca di
fornire gli strumenti intellettuali che sono indispensabili per essere “cittadini”, tutelando la
propria identità culturale.
La povertà è portatrice di valori evangelici, che vanno difesi, per farne i fattori
determinanti di una società più giusta. La scuola di Barbiana richiede serietà ed impegno,
non ha né ricreazione, né giochi, né vacanza la domenica. Le lezioni si svolgevano
intorno a grandi tavoli dove si faceva scuola e si mangiava. C’era una sola copia del libro
per studiare e finché qualcuno non aveva capito, gli altri non andavano avanti.
Lo strumento più importante per Don Milani è la lingua, perchè contribuisce a ridurre le
differenze sociali. Per questo la scuola di Barbiana si caratterizza per una didattica della
lingua, basata sulla valorizzazione della funzione espressiva in tutte le sue componenti.
La lingua deve sviluppare la capacità di leggere il presente, per giudicare la realtà con
un approccio critico, da diversi punti di vista.
Don Milani, circa la scrittura, ritiene che sia necessario “scrivere come si parla”, perché le
forme del linguaggio scritto servono spesso ad occultare la verità ai poveri.
Inoltre non ci sono né voti, né promozioni, né bocciature. Non esistono classi e ognuno
può procedere con tempi e ritmi individuali. Si attua il mutuo insegnamento e si criticano i
libri di testo tradizionali.

33) “Lettera ad una professoressa” (Don Milani)


Questa è tanto un atto di accusa verso la scuola pubblica, classista e discriminatoria,
quanto un manifesto di istruzione alternativa, comunitaria e di tutti. Trae spunto dalla
bocciatura di Gianni ( un ragazzo della scuola di Barbiana), ad un esame esterno di
diploma, per affermare che “la scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde”.
Contro questa scuola Don Milani fa alcune proposte radicali:
1- non bocciare;
2- a quelli che sembrano cretini dargli la scuola a pieno tempo;
3- agli svogliati basta dargli uno scopo.
Don Milani esige che l’impegno sia dello Stato e dei sindacati, e spera che la scuola
possa divenire un’esperienza di collaborazione tra i ragazzi e di solidarietà sociale fondata
sulla giustizia.

34) Rilievi critici (Don Milani)


Fornaca afferma che gli scritti di don Milani hanno colto di sorpresa la Chiesa, il mondo
cattolico, la scuola e gli insegnanti per una serie di motivi: dimostrazioni delle ingiustizie
nella scuola, che portò da parte sua un forte contributo propositivo in termini di studio, di
attività, di ricerche, di partecipazione, di promozione umana. Diede inoltre grande spazio
alla cultura popolare, venendo incontro alle esigenze di questa classe sociale.
“Non violenza, servizio civile, partecipazione critica e non subalterna diventeranno i nuovi
punti di riferimento in un mondo e in una società che registravano cambiamenti radicali,
contestazioni, violenza e soprattutto una forte crisi di valori.”

35) Durkheim, definizione di pedagogia


La pedagogia consiste in teorie che sono modi di concepire l’educazione, non la
maniera di praticarla. La pedagogia consiste nella meditazione sui problemi
dell’educazione, è questo che la rende intermittente.
Differenze con Educazione: Educazione = azione esercitata dagli adulti con e sopra i
ragazzi per integrarli nella comunità e trasmettere loro la cultura di tale comunità.
L’educazione è continua, la pedagogia no.
► (Durkheim, educazione = l’azione esercitata dalle generazioni adulte su quelle che non
sono ancora mature per la vita sociale; ha l’obiettivo di sviluppare nel fanciullo degli stati
fisici, intellettuali e morali a lui richiesti tanto dalla società politica nel suo insieme, quanto
dall’ambiente particolare al quale è destinato.)
36) Durkheim, socializzazione
► Per Durkheim, l’educazione è un’opera di socializzazione: “ogni società considerata a
un momento determinato del suo sviluppo, ha un sistema di educazione che si impone
agli individui con una forza generalmente irresistibile. E’ vano credere che noi possiamo
educare i fanciulli come vogliamo”. L’educazione quindi consiste in una socializzazione
metodica della giovane generazione.

37) Pio XI, l'enciclica Divini Illius Magistri


(1929)
L’enciclica Divini Illius Magistri è stata pubblicata in un periodo storico caratterizzato dal
naturalismo pedagogico delle scuole nuove e dell’idealismo e dunque davanti al
moltiplicarsi di nuove teorie pedagogiche e all’aggravarsi del problema scolastico;
l'enciclica si propose di richiamare le comunità cattoliche alla fedeltà dei valori
dell’educazione cristiana, invitando la società a reagire contro il naturalismo e contro il
monopolio statistico dell' educazione.
Dopo una breve parte introduttiva, nel corpo centrale affronta quattro temi:
- a chi spetta educare
- il soggetto dell’educazione
- l’ambiente educativo
L'enciclica propone come fine ultimo dell’educazione valori accettati dalla teologia del
tempo , inoltre sottolinea che è necessario avere un’idea chiara dell’educazione cristiana
e dunque a chi spetta educare, qual è il soggetto dell’educazione, quali le caratteristiche
dell’ambiente e quale il fine dell’educazione cristiana, secondo l’ordine stabilito da Dio.
A chi spetta la missione di educare L’opera sociale dell’educazione avviene tramite la
famiglia, la società civile e la Chiesa, che collaborano. La famiglia ha priorità di natura,
poiché crea la prole e ha priorità di diritti rispetto alla società civile, e ha l’obbligo di
trasmettere non solo l’educazione religiosa e morale ma anche quella fisica e civile. Essa
è tuttavia subordinata alla legge naturale e divina. La società civile deve formare il
cittadino secondo regole che gli permettano di adempiere al bene comune. La terza
società, la Chiesa, nella quale nasce l’uomo nella vita della Grazia, è di ordine
soprannaturale, è perfetta, luogo della salvezza eterna degli uomini. “La missione di
educare appartiene in modo sopraeminente alla chiesa”, tuttavia, i diritti della missione
educativa della Chiesa sono in armonia con quelli della famiglia e dello Stato. Lo Stato
deve proteggere e promuovere la famiglia e l’individuo e rispettare il diritto
soprannaturale della Chiesa; è diritto e dovere dello Stato proteggere l’educazione
morale e religiosa e far sì che ogni cittadino abbia conoscenza dei propri doveri e un
certo grado di cultura.
Il soggetto dell’educazione è l'uomo in quanto spirito congiunto al corpo, ma esso non è
perfetto a causa del peccato originale: resta quindi da correggere le inclinazioni
disordinate, promuovere i comportamenti positivi e illuminare l’intelletto verso la grazia.
L'enciclica si pone in contrasto con il naturalismo pedagogico, che esclude la formazione
soprannaturale e si dimentica delle imperfezioni dell’uomo dando una libertà sconfinata
al fanciullo. L’enciclica esclude poi l’educazione sessuale, che non riesce ad evitare ai
giovani i pericoli, ma quasi li induce verso di essi, e condanna la coeducazione.
L’ambiente educativo Per far sì che l’educazione sia ben riuscita l’ambiente deve
corrispondere al fine. L’ambiente educativo idoneo è quello della famiglia e della Chiesa.
In questo modo l’ambiente naturale viene perfezionato dall’intervento della Chiesa. Altro
ambiente favorito è la scuola cattolica, in quanto è complementare alla famiglia e alla
Chiesa. Da un lato l’enciclica condanna la scuola laica e dall’altro giustifica il principio
delle richieste economiche allo Stato da parte della scuola libera.
Il fine dell’educazione È la formazione del perfetto cristiano. L'educazione cristiana
comprende tutto l’ambito della vita umana, per elevarla secondo gli esempi della
dottrina di Cristo. Tale sopo non comporta la soppressione delle facoltà
naturali e non è alieno al vivere sociale. Il vero cristiano è un modello di cittadino, e
anche i santi, poiché rivolgono la loro vita alle facoltà naturali perfezionandole alla vita
soprannaturale.
Rilievi conclusivi Chiosso scrive che l’enciclica costituisce un richiamo per le comunità
cattoliche a reagire contro due terribili pericoli: il naturalismo pedagogico e il monopolio
statistico dell’educazione. Le novità dell’enciclica riguardano il rapporto tra Stato e
Chiesa sull’educazione, richiamando la società civile a una maggiore coscienza della
propria importanza sul singolo e nel riconoscere che lo Stato laico deve comunque
riuscire ad educare una comunità cattolica.
38) Dichiarazione del Concilio Vaticano II, Gravissimum educationis
Negli anni Sessanta il contesto era totalmente diverso rispetto quello della Divini Illius
Magistri, e anche la Chiesa cattolica si è aperta una fase di profonda riforma. In
particolare il Concilio Ecumenico Vaticano II, convocato da Giovanni XXIII e concluso da
Paolo VI, ha segnato un passaggio importante anche nel campo dell'educazione
cristiana, e la Gravissimum educationis riflette una visione dell'educazione diversa rispetto
l'enciclica di Pio XI. Il Concilio Ecumenico Vaticano II è il primo concilio realmente
interessato ai problemi dell'educazione.
La Gravissimum educationis (GE) presenta la seguente struttura:
- proemio - corpo centrale diviso in 4 parti - conclusione (cenno agli educatori e
pedagogisti). Nel proemio si riconosce l'importanza dell'educazione dei giovani, si guarda
alle iniziative già presenti, e si richiama il motivo per il quale la Chiesa deve occuparsi
dell'educazione (guidare l'uomo).
Le parti del corpo centrale sono:

o prima parte: afferma il diritto di tutti gli uomini all'educazione


o seconda parte: descrive l'educazione cristiana tenendo presente l'enciclica di Pio
XI
o terza parte: tratta dei responsabili dell'educazione
o quarta parte: tratta dei "mezzi idonei" usati dalla Chiesa con il fine educativo

Diritto universale dell'educazione riconosce l'importanza dell'educazione nella vita


dell'uomo richiamando anche la Dichiarazione universale dei Diritti Umani (1959), ed
enuncia poi il diritto universale dell'educazione. L'educazione cristiana non comporta solo
la maturità della persona umana, ma anche l'iniziazione al mistero e alla salvezza.
I responsabili dell'educazione sono i genitori, la società civile e la Chiesa. I genitori,
poiché trasmettono la vita ai figli; la società civile, che deve educare al rispetto di diritti e
doveri per il bene comune temporale; la Chiesa, che ha il compito di annunciare la
salvezza e la via di Cristo.
L'importanza della scuola che permette la maturazione delle facoltà intellettuali, la
trasmissione del patrimonio culturale, sviluppa il giudizio, il senso dei valori, e prepara alla
vita professionale, ponendosi come centro al cui progresso contribuiscono famiglia,
insegnanti, associazioni e tutta la comunità umana. Invita le scuole a perseverare nel
compito intrapreso e a permeare gli alunni dello spirito di Cristo, nell'arte pedagogica,
nell'applicazione scientifica.
Dopo il Concilio sono stati emanati dalla Chiesa vari documenti sulla scuola, per
promuovere il progresso e lo sviluppo dell’educazione.

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