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LICEO SCIENTIFICO-LINGUISTICO “A.M.

DE CARLO”

Giugliano in Campania (NA)

Anno scolastico 2016/2017

Tesina di esame di Stato:

La Ferrari

Giuseppe Belardo Classe VC


MAPPA CONCETTUALE ESAME DI STATO 2016/2017

CANDIDATO: GIUSEPPE BELARDO


PREFAZIONE

La Ferrari è l’azienda automobilistica più famosa al mondo, conosciuta per la sua


longevità nel panorama sportivo e aziendale. Si è distinta nel corso degli anni per il
suo inconfondibile carattere estetico abbinata con una disarmante potenza
motoristica. Tuttora la Ferrari è molto più
che una semplice azienda di automobili
sportive, infatti la fascia d’età degli
appassionati del “cavallino rampante“,
stemma ufficiale della Ferrari,
comprende perfino il periodo
dell’infanzia. Il bambino dell’immagine
ne è la prova. La Ferrari fu fondata da
Enzo Ferrari nel 1947 a Maranello in provincia di Modena, mentre le sue origini
sportive risalgono al 1929 in cui debuttò nel campionato mondiale di Formula 1. In
quel periodo il mito dell’automobile diventava sempre più influente nelle case degli
italiani che avevano vissuto la nascita di aziende automobilistiche agli inizi del 900’.
Nel 2013 il marchio Ferrari è stato considerato come il più influente al mondo. Ogni
tematica del mio lavoro farà riferimento all’azienda italiana con alcuni richiami anche
riguardo le caratteristiche tecniche di un automobile.
STORIA: Primo sviluppo industriale del settore automobilistico

La Ferrari è la casa automobilistica Italiana più famosa al mondo, in Italia le prime


case automobilistiche si svilupparono agli inizi del 900’, infatti nel 1906 un
imprenditore inglese convinse alcuni uomini d’affari stranieri a stipulare degli
accordi con imprenditori italiani, per far nascere a Napoli uno stabilimento in grado
di produrre 500-600 autovetture l’anno. Era convinto che vi fossero possibilità
concrete di espansione sul mercato italiano, perché in esso c’era una grande richiesta
di autovetture di prezzo contenuto. Ma, a seguito di un’indagine accurata, risultò che
a Napoli non vi era manodopera qualificata, non vi erano condizioni sufficienti, e si
decise di spostare la fabbrica a Milano, perché era il principale mercato
automobilistico in quel periodo. Fu scelto perciò un terreno nella strada del portello,
vicino a un quartiere operaio e fu fondata la “Anonima Lombardia Fabbrica
Automobili”, abbreviata nella sigla “Alfa” nel 1910. Intanto la divisione del lavoro
portava alcune regioni a dedicarsi a specifiche attività industriali, che avrebbero
costituito una loro caratteristica nell’arco di tutto il secolo. L’ industria meccanica si
concentrava principalmente in Piemonte, dove nel 1989 nacque la “Fabbrica Italiana
Automobili Torino “, che in quell’anno raggiunse la produzione di otto automobili.
Nel 1906 prese il nome di “Fiat” e la produzione superò il migliaio, cifra comunque
lontanissima da quelle della produzione statunitensi degli stabilimenti di Ford. Nel
1914 si fabbricarono in Italia 9200 auto, di cui la metà Fiat, di fronte a una
produzione statunitense di mezzo milione.

Nel periodo di sviluppo delle fabbriche automobilistiche il governo italiano era sotto
la guida di Giovanni Giolitti. Nel 1903 prese le redini del governo affidatogli da
Vittorio Emanuele III e diede inizio all’età giolittiana caratterizzata dall’inserimento
delle masse nella vita politica italiana. Giolitti improntò la propria condotta politica al
realismo e affermò che il governo non doveva intervenire nelle vertenze fra sindacati
e imprenditori: reprimere gli scioperi avrebbe reso nemiche dello Stato le classi
lavoratrici, la maggioranza del paese. Inoltre cercò di ridurre l’altissimo tasso di
analfabetismo, riconoscendo nella scuola uno strumento fondamentale per la
«nazionalizzazione» dei cittadini e la fusione delle culture regionali.

Oltre a favorire lo sviluppo industriale, egli era consapevole della gravità della
«questione meridionale», Giolitti attuò una serie di provvedimenti economici a favore
del Mezzogiorno, come leggi speciali per favorire l’industrializzazione, che, però,
rimase affidata soprattutto all’iniziativa governativa. Proprio nel Mezzogiorno la
politica giolittiana mostrò i suoi punti deboli. Giolitti, infatti, che aveva nell’Italia
meridionale una delle basi del proprio potere, alimentò il sistema delle clientele,
duramente criticato da Gaetano Salvemini. Le difficili condizioni economiche
costringevano ogni anno 600 000 italiani a emigrare in America: l’emigrazione
presentava benefici effetti economici ma comportava la divisione delle famiglie e lo
spopolamento delle campagne. Grazie alla prudente linea politica, Giolitti riuscì a
superare senza danni anche i momenti di grave tensione sociale, come lo sciopero
generale del 1904. Inoltre, tentò di stabilire rapporti di collaborazione con i socialisti
riformisti, guidati da Filippo Turati, ma i massimalisti, sostenitori di un progetto
rivoluzionario, prevalsero sui riformisti. Nel 1912, per cercare di indebolire
l’opposizione delle sinistre alla guerra di Libia, scoppiata nel 1911 contro la Turchia
e conclusasi con la conquista della Libia, concesse il suffragio universale maschile:
l’estensione del diritto di voto, però, fece affluire molti voti a sinistra. Per bilanciare
questa situazione, Giolitti, alle elezioni tenute nel 1913, riuscì a ottenere, grazie al
Patto Gentiloni, che i cattolici votassero per i deputati della maggioranza. Il decreto
“Non expedit” di Pio IX, del 1874, infatti, aveva impedito sino ad allora che i
cattolici prendessero parte alla vita politica. Giolitti ottenne la maggioranza, ma la
base parlamentare del suo sistema si erose: condizionato dal sostegno dei cattolici,
attaccato dalla sinistra, Giolitti si dimise nel 1914. Alcuni intellettuali criticavano i
fondamenti ideologici della politica giolittiana, rifiutando il liberalismo e la
democrazia. Il nazionalismo e la guerra, celebrati da tali intellettuali (fra cui Gabriele
D’Annunzio e Filippo Marinetti), diventarono elementi fondamentali del programma
politico dei nazionalisti.

INGLESE: Huxley and Brave the new world

Lo sviluppo industriale automobilistico inglese e americano erano superiori a quello


italiano anche per la loro maggiore longevità, addirittura un opera di Aldous Huxley
viene ambientata avendo come anni di riferimento la casa automobilistica Ford.

Aldous Huxley was one of the most versatile English


writers of the 20th century. He published essays about,
travel books and short stories about various subject-
matters, writing on philosophy, science, music and
religion in a style which is highly-wrought but
extremely readble, humorous and sophisticated,
shocking and witty. His literary development falls under
three phases, progressing from a purely aesthetic
interest, through a polico-ethical commitment
considering scientific progress and the negative aspect of modern civilisation, to a
predominantly religious point of view. The first phase includes his first short stories
and the “novel of ideas”. In these early work was deeply influenced by the gradual
breakdown of the 19th century ideals, which had caused the alienation of a world
dragging to a economic depression and totalitarian political tragedies. He also
expressed a refusal of this modern civilisation, its mechanisation, and corrupted
rationalism. Their apparent positive surface is only used to mock the intellectual
mood of the 1920s, and to express the writer’s bitter satirical attitude, pessimism and
scepticism. The second phase open with the publication of the anti-utopian novel
Brave New World, probably the most disturbing of the novel of exploration.

Plot

The novel starts abruptly, and from the very first sentences the reader is faced with
the vividly imagined reality of a “new world” set in a.f. 632 (a. d. 2540) – a. f. =
‘after Ford’; the Ford in question is the American Henry Ford, who introduced the
assembly-line in the car industry. After a terrible Nine Years’ War, a new world has
been created, where private property has been abolished and the State controls
everything. People, both intellectuals and labourers, are selected according to their
future role in society; generation and birth are not natural, but artificially produced in
hatcheries and conditioning centres, and from the time of their birth, people are
brainwashed into a happy state. Desires are relieved or satisfied as soon as they arise
by entertainment, copulation, ritual and by a synthetic drug, soma, which is also used
to solve any problems; as a result, nobody is dissatisfied. Not all the world, however,
follows these rules; in the ‘wild reservation’ in New Mexico people continue to live
naturally, children are born, grow up, have desires, fall in love, marry and die.

John, the Savage, and Mustapha Mond

John is a ‘natural man’ who has the opportunity to leave his ‘wild’ country, a New
Mexican village, to come into ‘civilisation’. At first he is attracted by the new world,
but later on he, disgusted by almost everything he has seen in the Fordian society and,
overwrought by his mother’s death for soma abuse, causes a riot. Then calmed by
soma vapour and a “synthetic anti-
riot speech”, he is taken to the
office of Mustapha Mond, the
Resident Controller for Western
Europe and the villain of the book.
John and Mustapha discuss the
merits of civilisation and their first
concern is happiness and its price. The Savage defends the beauty of literature and
Shakespeare’s plays, which he happened to read in the reservation, while Mustapha
claims that every creative art and act must be sacrificed to the stability on which
happiness depends. Mustapha’s goal remains <<happiness>> while the Savage insists
on freedom, on the right to be unhappy, even with the ugliness, fear, and pain which
that right must entail. In the end John becomes a victim of scientific experiments and
finally commits suicide. His death symbolises Huxley’s deep pessimism as regards
the future of the western civilisation.

The revolt against utopia

Brave New World is a revolt against the horrors of the imaginary world described by
Herbert G. Wells (1866-1946) in his novels A Modern Utopia (1905) and Men like
Gods (1923), which portray how the world may be in a thousand years’ time, if
progress is not checked in some way. Huxley’ s novel is an anti-utopia and a satire of
the Wellsian world; it represents the triumph of all that the writer feared and disliked,
that is, a world where mankind has been dehumanised and scientific progress has
advanced dramatically. The most important questions Brave New World is concerned
with are: the value of the individual in a highly organised society; whether people
really want to be happy, whether or not hardship and sacrifice are essentials of human
existence and what happens to human beings if utopias can be achieved. Huxley does
not offer clear solutions to all these issues, since he is not interested in raising doubts
about the desirability of any utopian solutions.
LETTERATURA ITALIANA: Gabriele D’annunzio

Un’ autore famoso per l’elogio alla macchina e alla velocità


fu Gabriele D’Annunzio, la sua vita di può essere considerata
una delle sue opere più interessanti: secondo i principi
dell’estetismo bisogna fare della propria vita un’ opera
d’arte, e D’Annunzio fu costantemente teso al conseguimento
di questo obbiettivo. Nato nel 1863 a Pescara, stimolato allo
studio dall’ambiente familiare, fin da ragazzo rimase
affascinato dallo studio della letteratura. Raggiunta la licenza
liceale si trasferì a Roma per frequentare l’università che
abbandonò presto, preferendo una vita tra salotti mondani e redazioni di giornali. Sebbene
non conseguirà la laurea in letteratura, egli si definisce come l’unico poeta vate d’Italia.
Forte di un ego sproporzionato, egli viaggiò molto e venne ospitato dai vari intellettuali
d’Europa per sfuggire dai suoi creditori italiani, dato che volle conseguire una vita piena di
eccessi. Nel 1897 tentò l’avventura parlamentare come deputato dell’estrema destra, in
coerenza con il suo disprezzo per i principi democratici ed egualitari che erano in
contrapposizione con il suo sogno di una restaurazione imperiale dell’Italia. Ciò non gli
impedì, tre anni dopo, di passare allo schieramento di sinistra: ciò non deve meravigliare,
perché questa ambigua disponibilità è propria delle posizioni vitalistiche ed estetizzanti, che
sono sempre attratte dalle posizioni estetizzanti e vitalistiche, qualunque orientamento
ideologico seguito dal poeta “vate”.
Negli anni della prima guerra mondiale assunse una posizione interventista e nel dopoguerra
si fece interprete dei rancori per la vittoria “mutilata” che fermentavano tra i reduci della
guerra, capeggiando una marcia di volontari verso la città di Fiume, dove instaurò un
dominio personale sfidando lo stato italiano.
Scacciato nel 1920, egli negli anni del dominio
fascista in Italia, venne nominato poeta ufficiale
d’Italia da Benito Mussolini che gli regalo il
vittoriale italiano confinandolo in una villa di
Gardone. Egli dunque esercitò un influsso
altrettanto profondo sulla politica, elaborò anche atteggiamenti, ideologie e slogan che
furono fatti propri dal fascismo, un’impronta incalcolabile lasciò sul costume, dando vita al
fenomeno del dannunzianesimo, che segno il comportamento di varie generazioni borghesi;
ma ispirò anche le forme della nascente cultura “di massa”, come certa produzione letteraria
di consumo, che traduceva le atmosfere estetizzanti e rarefatte ad uso di lettori di mediocre
cultura. A lui dobbiamo l’invenzione di alcuni termini come “tramezzino” Trascorre gli
ultimi anni della propria vita nella sua villa di Gardone affetto dalla fotofobia, a causa di una
caduta dal suo primo aereo progettato. Scrisse le sue ultime opere nella sua biblioteca dove
troviamo tre scrivanie: una avente la Divina Commedia, un’altra avente i maggiori testi
della letteratura inglese e francese e infine una scrivania riservata alle sue produzioni che
avvenivano attraverso un’ispirazione musicale. Muore completamente cieco nel 1938, dopo
aver pubblicato la sua ultima raccolta di opere “il Notturno”, dove assume un tono intimo e
pessimistico a causa della morte di sua figlia negli anni addietro.

Le prime raccolte poetiche di Gabriele D'Annunzio “Primo vere”e “Cantonovo” contengono


versi di tipo tradizionale e risentono dell’influsso del Carducci. Negli anni Ottanta le liriche
dannunziane mostrano una tendenza estetizzante nella quale il poeta concepisce il valore
supremo dell’arte, influenzato dai poeti decadenti europei. Tutti i valori, compresi quelli
morali, devono essere subordinati all’arte; questa concezione si traduce nella ricerca di
squisiti artifici formali e nella preferenza accordata alla letteratura, piuttosto che nella vita
reale, come fonte d’ispirazione. L’estetismo dannunziano entra in crisi a fine anni Ottanta,
quando lo scrittore avverte che l’isolamento dell’artista in un mondo in rapida evoluzione
finisce per diventare impotenza. Tale crisi si riflette nel romanzo Il piacere (1889), il cui
protagonista, raffinato cultore del bello, va incontro ad una dura sconfitta esistenziale.
L’opera si concentra sui processi interiori del protagonista , configurandosi come romanzo
psicologico, ed è percorsa da una sottile trama di allusioni simboliche, secondo una
tendenza che si consoliderà nella successiva produzione. Al Piacere succede la fase della
bontà caratterizzata da stanchezza e da ripiegamenti su sentimenti e affetti intimi,
documentata dai romanzi ispirati alla narratuva russa Giovanni Episcopo (1891) e
L’innocente (1892).

La letteratura di Nietzsche imprime una svolta in senso vitalistico, eroico e aggressivo al


pensiero dannunziano. Il motivo del superuomo è infatti interpretato dallo scrittore nel senso
del diritto di pochi esseri eccezionali a dominare le masse, ponendosi al di sopra di ogni
legge morale. In questa fase letteraria l’artista-superuomo assume una funzione di “vate”,
attribuendosi il compito di strappare la nazione dalla sua mediocrità e di avviarla verso un
futuro imperialista e colonialista. Come nel caso dell’estetismo, anche il superomismo
rappresenta una reazione all’emarginazione dell’intellettuale nella società moderna: se
l’esteta si isola sdegnosamente dalla realtà, il superuomo cerca di dominarla in nome di una
superiorità fondata comunque sul culto del bello.

Il superomismo caratterizza i quattro romanzi pubblicati tra il 1894 e il 1910: Trionfo della
morte, Le vergini delle rocce, Il fuoco e Forse che sì forse che no. Nel romanzo la “Vergine
delle rocce” avviene una svolta, D'Annunzio non vuole più proporre un personaggio debole
e tormentato, ma un eroe forte e sicuro: Claudio Cantelmo. Il protagonista vuole portare a
compimento in sé l'ideal tipo latino e generare il superuomo, il futuro re di Roma.
Nonostante l'affermata sicurezza è possibile cogliere segni d'ambiguità: la decadenza e la
morte non sono state cancellate dagli interessi di D'Annunzio; nel romanzo sono rovesciate
di segno, stimolando l'ideologia superomistica. L'eroe ha raggiunto una tale maturità e
sicurezza che non teme più le forze disgregatrici. Per questo l'eroe va a cercare la donna
con cui generare il futuro superuomo in una famiglia della nobiltà borbonica, in piena
decadenza, che vive isolata in un'antica villa in sfacelo, con un ossessivo culto del passato,
devastata da malattia e follia. L'eroe cerca la compagna tra le 3 figlie del principe Montaga:
Violante, la maggiore, bella, altera, sensuale, Massimilla, pura e sensibile, ma in procinto di
prendere i voti, Anatolia, depositaria dei voti valori familiari che con abnegazione si occupa
della madre demente e del fratello. Alla fine la scelta cade su Anatolia, che non senza
rammarico rifiuterà la proposta di matrimonio per poter continuare ad assistere la vecchia
madre demente, il fratello psicolabile e il vecchio padre. Anatolia stessa, tuttavia, spinge
Claudio a prendere in considerazione, come futura consorte, sua sorella Violante, non solo
perché è la primogenita, ma anche perché degna del suo amore. Non ci è dato sapere se
Claudio, seguendo il suggerimento di Anatolia, sceglierà Violante, anche perché Qui finisce
il libro delle vergini e incomincia il libro della Grazia. Lo snodo della vicenda infatti,
avrebbe dovuto aver luogo nel secondo romanzo della trilogia progettata da D'Annunzio e
mai portata a compimento.

Dunque si tratta di un superomismo problematico, accompagnato da tensioni di segno


opposto: nonostante le velleità attivistiche, i protagonisti restano infatti quasi sempre deboli
e sconfitti perché fatalmente attratti dalla decadenza e dalla morte, rappresentante da figure
femminili dal fascino oscuro e perverso. Dal punto di vista formale, questi romanzi
confermano e potenziano l’impostazione psicologica e simbolica già emersa nel Piacere.

La concezione superomistica ha un peso determinante dell’approdo di D’Annunzio al teatro,


che offre al poeta-vate un efficace strumento di diffusione di idee presso un vasto pubblico.
Rifiutando le forme borghesi e realistiche del dramma contemporaneo, lo scrittore elabora
un teatro “di poesia”, che trasfigura e sublima la realtà moderna oppure trae spunto da
argomenti della storia o del mito classico. Un caso a sé è rappresentato dalla “tragedia
pastorale”La figlia di Iorio (1904), ambientata in un Abruzzo primitivo, mitico e fuori dal
tempon nel quale si scatenano le pulsioni irrazionali dell’eros e della violenza.

D’Annunzio progetta di affidare la summa della sua visione a sette libri di liriche dal titolo
Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi. Il primo volume, Maia (1903), è un lungo
poema pervaso dallo slancio vitalistico, dal desiderio di sperimentale ogni aspetto della
realtà, ivi compresa quella moderna e industriale, celebrata e trasfigurata nella sezione delle
<<città terribile>>. In questo volume ritroviamo l’inno alla macchina del poeta vate, il
quale esalta i valori moderni come la dinamicità, la velocità e la potenza. Dal punto di vista
formale, il poema presenta un tono enfatico e segna l’abbandono della metrica “barbara” a
favore del verso libero,adottato anche nelle Laudi successive. La retorica politica
caratterizza il secondo volume, Elettra (1904), che rievoca il glorioso passato italiano,
indicandolo come modello su cui costruire il presente e il futuro. Nel terzo libro, Alcyone
(1904),ad discorso ideologico si sostituisce il tema lirico della fusione panica e “dionisiaca”
con la natura, egli scrive di poesia pura. Per il suo linguaggio musicale e analogico l’opera
può essere considerata tra le principali manifestazioni della poetica simbolista-decadente in
Italia. I libri successivi, Merope (1912) e Asterope (postumo) sono dedicati rispettivamente
all’impresa di Libia e alla Prima guerra mondiale. Gli ultimi due volumi delle Laudi non
furono mai scritti.

DIVINA COMMEDIA: Analisi Canto I Paradiso

La caratteristica che rende ammirevoli tutte le auto dell’azienda Ferrari è la velocità. La


velocità di una Ferrari non ha raggiunto i livelli della velocità di Dante e Beatrice mentre si
elevano verso la sfera del fuoco vicino al paradiso; ciò si verifica nel canto I della Divina
Commedia in cui Dante riesce a superare i suoi limiti umani. Egli a differenza di
D’Annunzio riesce ad esprimere in modo esaustivo la sua “trasumanazione”.

Il Canto si apre con il proemio alla III Cantica, vi è una digressione riguardo la maggiore
importanza della materia trattata, dal momento che il poeta si accinge a descrivere il regno
santo come mai nessuno prima di lui aveva fatto e dovrà misurarsi con la difficoltà di
riferire cose difficili anche solo da ricordare. Ciò spiega anche perché Dante debba invocare
l'assistenza di Apollo oltre che delle Muse, chiedendo al dio pagano, personificazione
dell'ispirazione divina, di aiutarlo nell'ardua missione. Dopo l'ampia e complessa
descrizione astronomica che indica la stagione primaverile e l'ora del mezzogiorno, Dante
vede Beatrice fissare il sole e imita il suo gesto, sperimentando l'accresciuto acume dei suoi
sensi nell'Eden. I due hanno iniziato a salire verso la sfera del fuoco che divide il mondo
terreno dal Cielo della luna, anche se Dante non se n'è ancora reso conto e ha notato solo
l'aumento straordinario della luce: il poeta si sente trasumanar, diventare qualcosa di più
che un essere umano e non si sente in grado di descrivere questa sensazione. L'aumento
progressivo della luce e il dolce suono con cui ruotano le sfere celesti accendono in Dante il
desiderio di capirne la ragione e Beatrice è sollecita a spiegargli che i due stanno salendo
verso il Cielo, come un fulmine che cade dall'alto contro la sua natura; ciò naturalmente
suscita un nuovo dubbio nel poeta che si chiede come sia possibile per lui, dotato di un
corpo in carne e ossa, salire contro la legge di gravità, dubbio che sarà sciolto da Beatrice
con una complessa spiegazione che occupa l'ultima parte del Canto. La donna assume fin
dall'inizio l'atteggiamento che avrà sempre nella Cantica, ovvero di maestra che sospira e
sorride delle ingenue domande del discepolo e fornisce spiegazioni di carattere dottrinale:
anche qui, infatti, la sua spiegazione non chiarisce il dubbio di Dante di natura fisica ma
inquadra il problema nell'ambito dell'ordinamento generale dell'Universo, collegandosi ai
versi iniziali che descrivevano il riflettersi della luce divina di Cielo in Cielo. Beatrice
spiega infatti che tutte le creature, razionali e non, fanno parte di un tutto armonico che è
stato creato da Dio e ordinato in modo preciso, così che ogni cosa tende al suo fine
attraverso strade diverse, come navi che giungono in porto solcando il gran mar de l'essere.
Ciò vale per le cose inanimate, come il fuoco che tende a salire verso l'alto per sua natura e
la terra che è attratta verso il centro dell'Universo, ma anche per gli esseri intelligenti, la cui
anima razionale tende naturalmente a muoversi verso Dio; ovviamente essi sono dotati di
libero arbitrio, per cui può avvenire che anziché volgersi in quella direzione siano attratti dai
beni terreni, ma questo non è il caso di Dante che ha ormai purificato la sua anima nel
viaggio attraverso Inferno e Purgatorio. Egli tende dunque verso Dio che risiede
nell'Empireo e ciò è un atto del tutto naturale, come quello di un fiume che scorre dall'alto
verso il basso, mentre sarebbe innaturale per Dante restare a terra, come un fuoco la cui
fiamma non tendesse verso l'alto. Tale spiegazione di natura metafisica anticipa quella che
sarà la cifra stilistica di gran parte della III Cantica, in cui spesso i dubbi scientifici di Dante
verranno risolti con argomenti dottrinali e verrà ribadito che la sola filosofia umana è di per
sé insufficiente a capire i misteri dell'Universo, proprio come lo stesso Virgilio aveva detto
più volte rimandando alle chiose di Beatrice-teologia: ciò sarà evidente anche nella
spiegazione circa le macchie lunari al centro del Canto seguente, in quanto laddove la
ragione umana non può arrivare deve intervenire la fede e dunque Dante deve credere che
sta salendo con tutto il corpo in Paradiso, non essendo in grado di comprenderlo. È
interessante inoltre che Beatrice usi per tre volte l'immagine del fuoco per spiegare il
movimento di Dante, prima paragonandolo a un fulmine che corre verso la Terra (mentre lui
corre verso il Cielo), poi spiegando che il fuoco tende a salire verso il Cielo della Luna (cioè
verso la sfera del fuoco, dove è diretto Dante) e infine paragonando il fulmine che cade in
basso contro la sua natura a un uomo che, altrettanto forzatamente, è attratto verso i beni
terreni. La luce come elemento visivo domina largamente l'episodio, segnando il passaggio
di Dante dalla dimensione terrena a quella celeste, anche attraverso l'immagine del sole che
è evocato nella spiegazione astronomica, poi indicato come oggetto dello sguardo di
Beatrice, infine chiamato in causa con l'immagine di un secondo sole che sembra illuminare
col suo splendore il cielo: il viaggio di Dante verso la luce è ovviamente il suo percorso
verso Dio e tale immagine si ricollega a quella dei versi iniziali in cui la gloria divina si
riverberava in tutto l'Universo, e dove si diceva che Dante è giunto nel Cielo che più de la
sua luce prende, ovvero quell'Empireo verso il quale ha iniziato a salire in modo prodigioso.

LATINO: Seneca e i Dialogi

Molto spesso per coloro che sono alla guida di una


macchina estremamente potente come la Ferrari può
accadere che si lascino andare al cosiddetto “furor”
irrazionale tanto da perdere la giusta cautela durante
la guida di un’auto. Un famoso intellettuale che
invitava l’uomo a non lasciarsi andare al furor è
Lucio Anneo Seneca. Nato a Cordoba, ben presto si
trasferisce Roma, per opera del padre, dove si dedica allo studio della retorica e della
filosofia. Nonostante lo studio di dottrine filosofiche che esaltavano le qualità della
vita contemplativa, egli intraprese il cursus honorum e rivestì la carica di questore. I
suoi rapporti con gli imperatori furono molto difficili tant’è che l’imperatore Caligola
progettò la sua morte vanamente e il suo successore, Claudio, lo mandò in esilio..
Nell’anno 54 divenne anche consigliere imperiale ma dopo il matricidio compiuto da
Nerone i rapporti con l’imperatore si inclinarono progressivamente e nel 62 si ritira a
vita privata. Trascorre gli ultimi anni dedito agli studi e all’attività letteraria,
dedicandosi quindi ad uno stile di vita contemplativo fino al suicidio nel 65 a causa
dell’accusa per favoreggiamento della congiura di Pisone.

DIALOGI ED EPISTOLAE

Molte sue opere sono andate perdute, di quelle rimaste destano molta attenzione i
Dialogi. Durante delle gare di Formula 1 abbiamo visto reazioni furibonde dei piloti a
causa di incidenti, di questo Seneca ne sarebbe piuttosto contrario, infatti nel “De Ira”
egli critica qualunque atteggiamento contrassegnato dall’ira. Seneca afferma che l’ira
non è mai accettabile né utile, in quanto è prodotta da un impulso che offusca la
ragione, e infatti ha manifestazioni molto simili alla follia. Indica poi i rimedi per
placarla e per prevenirla. Seneca invita l’uomo a raggiungere la tranquillità del
proprio animo, infatti nel dialogo “De Tranquillitate” egli dopo un’analisi dei sintomi
e delle manifestazioni di un animo inquieto, indica i rimedi i rimedi pratici che
aiutano a raggiungere la tranquillità dell’animo.

Oltre ai dialoghi Seneca è famoso per la produzione delle epistolae a Lucilio. Le


lettere morali a Lucilio sono una raccolta in venti libri di 124 lettere indirizzate
all'amico e discepolo Lucilio Iuniore. Nel quadro complessivo gli argomenti trattati
riportano alla ricerca della perfezione morale e della saggezza. Cronologicamente
questa è l'ultima opera di Seneca: in essa l'autore raggiunge la perfetta padronanza
della forma espressiva, al punto da farla considerare la più significativa della sua
produzione. L'obiettivo di Seneca è l'educazione dei posteri ed il suo punto di
riferimento, rappresentano una vera e propria introduzione alla filosofia, strumento
per raggiungere la saggezza e di conseguenza, come afferma lo stoicismo, la virtù e la
felicità. Il percorso proposto dalle lettere a Lucilio è esistenziale, non sistematico; in
esse Seneca si pone come accompagnatore in un lungo viaggio del suo amico,
sviluppando una pacata e profonda meditazione sui temi morali affiancata da
numerosi esempi storici, presi dalla vita quotidiana o da fatti d'attualità, che rendono
l'opera più interessante alla lettura.

STILE

La prosa di Seneca è nuova ed originalissima rispetto ai modelli precedenti, sempre


tesa alla ricerca di un'espressività concisa, densa, a effetto: ricorre a molte figure
retoriche quali metafore, iperboli,paradossi e antitesi. Egli utilizza uno stile
colloquiale, mirando al coinvolgimento totale del lettore per raggiungere fini
persuasivi. La sua brevitas è lapidaria, ma ricca di sfumature semantiche nella quale
prevalgono la paratassi e l’asintoto. La “rivoluzione stilistica” di Seneca sta
soprattutto nella straordinaria capacità di concentrare molte idee in pochissime
parole. Dunque lo stile presenta analogie con quello concettoso, poiché influenzato
dalla retorica asiana, pregnante e ricco di “sentantiae”.

FILOSOFIA: Positivismo e Comte

La dedizione della Ferrari nel mettere in pista vetture sempre più potenti segue
un’ideologia del progresso basato sui canoni del positivismo. Il positivismo nasce in
Francia nella prima metà dell'800 come movimento filosofico e culturale, delineato
“dall'esaltazione della scienza”. Il termine “positivo” da cui prende nome questa
corrente indica:

 Ciò che è REALE, EFFETTIVO, SPERIMENTALE (contrariamente a ciò che è


astratto e metafisico)

 Ciò che è FECONDO, PRATICO, EFFICACE (contrariamente a ciò che è inutile)

Le tesi su cui si sviluppa questo movimento filosofico sono:

 La scienza è l'unica conoscenza possibile e il metodo della scienza è l'unico valido.


Tutto il resto dunque, come la metafisica non costituisce una vera conoscenza.

 La filosofia, non occupandosi specificatamente di una scienza, ha il compito di


enunciare i principi comuni alle varie scienze.

 Il metodo della scienza, essendo l'unico valido, va esteso a tutti i campi possibili.
(nasce in questo contesto la SOCIOLOGIA)

 Il progresso scientifico delinea le basi del progresso umano e deve essere uno
strumento di riorganizzazione globale della vita in società, in questo modo si potrà
superare la crisi europea.

Il positivismo si può dividere in due fasi, la prima in cui si è sviluppato (insieme al


romanticismo) come movimento di risposta alla crisi sociale e politica del tempo, e la
seconda in cui promuove la forza del progresso. La seconda fase si diffuse in tutta
Europa dopo il decollo delle industrie, da questo fatto era derivato un ottimismo e una
fiducia entusiasta nell'uomo e nelle scienze. Questo era degenerato in un culto del
pensiero scientifico e del progresso, il positivismo celebra lo scienziato; ma anche
l'industriale, il medico, l'ingegnere e il maestro, visto come portatore di sapere.

Il positivismo della seconda fase rappresenta quindi la filosofia della moderna società
industriale e tecnico-scientifica, non a caso nasce in quelle nazioni in cui il settore
industriale era più avanzato, come l'Inghilterra, inoltre questo movimento può anche
essere considerato come l'ideologia della borghesia liberale d'Occidente; chiaramente
non si può ridurre un movimento così complesso ad una sola classe sociale, infatti
positivismo e borghesia avevano molto in comune, ma nonostante ciò all'interno della
borghesia stessa aveva trovato delle opposizioni.
Il positivismo si può distinguere in due movimenti principali: positivismo sociale,
tipico della prima parte del secolo, e positivismo evoluzionistico. Queste due
correnti non si escludono, anzi si possono integrare, diventa così possibile seguire lo
sviluppo delle idee del movimento nazione per nazione, distinguendo il contesto
generale fra la prima metà dell'800 (che veda la scienza come soluzione alla crisi
sociale) e la seconda metà (la quale risulta improntata sulle scoperte biologiche di
Darwin che porteranno al concetto di evoluzione).

COMTE

Uno dei principali promotori della filosofia


positivista fu August Comte. Nato a
Montepellier, già a quattordici anni si
propose di rinnovare il metodo di tutte le
scienze sulle ali dell'entusiasmo diffuso
dalla Rivoluzione francese. Purtroppo a
causa delle grandi ostilità per la produzione
filosofica del “Corso di Filosofia Positiva” dovette rinunciare alla tanto auspicata
cattedra di matematica alla Scuola Politecnica. Padre del positivismo sociale, la sua
dottrina filosofica si basa sulla distinzione dei tra stadi della conoscenza verso la
quale l’uomo si è accostato nel corso della sua storia: Il primo stato è quello
teologico, ovvero lo stato in cui l'uomo spiega l'ignota origine dei fenomeni
attribuendone le cause a forze divine superiori (ad esempio, "il fulmine è un dardo
scagliato da Zeus"), è il periodo dell'infanzia dell'umanità; Il secondo è lo stato
metafisico, ovvero lo stato in cui l'uomo rifiuta la spiegazione divina e cerca
nell'essenza astratta dei fenomeni la spiegazione a tutto (ad esempio, il fuoco brucia
perché possiede l'essenza del calore, la virtù calorifica), è il periodo dell'adolescenza
dell'uomo; Il terzo stato è quello positivo, ovvero lo stato che si trova a vivere
l'uomo moderno, il quale spiega i fenomeni studiandone le leggi empiriche (ad
esempio, "il fulmine è una scarica elettrica"), è la fase della maturità dell'uomo. Le tre
categorie sono applicabili allo sviluppo delle singole branche scientifiche, alle diverse
fasi storiche dell'umanità e persino alla vita dei singoli..

Le diverse fasi di sviluppo delle scienze


Comte afferma che le varie discipline scientifiche a lui contemporanee stanno per
entrare o sono entrate nella fase positiva,tuttavia, la scienza non ha ancora aderito
pienamente al positivismo. Alcune discipline umanistiche infatti, non sono ancora
giunte nella loro fase positiva o non potranno mai raggiungerla (come, ad esempio, la
psicologia, che invece poi si porterà verso il positivismo con Freud), e questo crea un
disequilibrio nell'avanzamento generale della conoscenza. L'idea è che il pensiero
positivo si sia affermato prima nelle scienze più semplici e facilmente riducibili
all'esperimento, quali la matematica, la fisica, l'astronomia e la biologia, e che le
scienze il cui oggetto di studio è più complesso perché entra in gioco lo spirito
dell'uomo, abbiano maggiori difficoltà a procedere sulla strada del terzo stato.

Ad ogni modo, per permettere alla scienza di progredire con metodo e


organicamente, sarà necessario definire quali siano i compiti che ciascuna scienza
deve avere all'interno del movimento scientifico: per fare ciò è necessario
determinare il grado di precisione e di analisi di ciascuna scienza al fine di costruire
una gerarchia tra le diverse discipline. L'organizzazione enciclopedica delle scienze
permetterà allora di porre al vertice della piramide le scienze naturali, ovvero la
fisica, la chimica e la biologia, e destinare a compiti di analisi e di controllo altre
discipline come, ad esempio, la filosofia, la quale avrà la funzione di fare da collante
e rendere uniforme il cammino delle singole scienze.

La nascita della sociologia


Comte è il padre riconosciuto della sociologia, con lui si fa avanti l'idea che il
complesso delle relazioni umane sia regolato da leggi scientificamente determinabili.
Dunque Comte crede nella possibilità dello sviluppo positivista delle scienze
umanistiche, anche se è consapevole, come già esposto nel capitolo precedente, che
tale sviluppo nella direzione positivista sarà per la sociologia più arduo rispetto, ad
esempio, a quello della fisica. Per Comte la sociologia è un dovere ma anche una
necessità urgente, infatti solo studiando scientificamente i problemi legati alla
convivenza degli uomini è possibile risolvere una volta per tutte le crisi che ancora
tormentano le società e le nazioni. Per Comte, attraverso uno studio analitico e
rigorosamente scientifico della società è possibile risanare qualsiasi problema sociale
e risolvere positivamente ogni questione politica.
Comte divide la sociologia in statica sociale e dinamica sociale: La statica sociale si
occupa di studiare le istituzioni sociali per ciò che sono in un determinato momento
storico, al fine di trovare le connessioni che rendono possibile l'equilibrio sociale. La
dinamica sociale si occupa di definire le leggi del progresso sociale, ovvero i modi in
cui le società si evolvono e i motivi di tale evoluzione. Nella fase teologica
dell'umanità il sistema sociale era il Feudalesimo, in cui le signorie estendevano il
loro potere localmente proteggendo e controllando le grandi masse contadine, nella
fase metafisica, che Comte associa al periodo delle rivoluzioni, l'uomo comprende di
poter definire da sé le leggi alle quali aderire, nella terza fase, quella positiva, è il
sistema industriale a garantire la diffusione del benessere a quante più persone
possibili.

La nuova 'Chiesa' positivista


Nell'ultimo periodo della sua vita, Comte credette di poter diffondere ed affermare
una vera e propria religione positivista. Assoggettarsi infatti alle sole leggi tecnico-
scientifiche non avrebbe permesso all'umanità di sentire il positivismo come legge
morale e vincolante, la passione per la scienza avrebbe dovuto penetrare negli uomini
seguendo la strada dell'emotività. Al centro del suo culto, composto da una triade,
Comte mise l'umanità, il Grande Essere, ovvero l'insieme di tutti gli uomini passati,
presenti e futuri, seguivano il Grande Feticcio, la terra, e il Grande Mezzo, lo spazio.
Nuovi riti e nuove liturgie, un nuovo calendario, un nuovo angelo custode, la donna
(Clotilde de Vaux idealizzata) e l'imperativo dell'altruismo, la nuova morale
universale, vivere per gli altri e per il bene comune, una nuova religione razionale che
avrebbe dovuto risolvere i problemi più evidenti di convivenza civile.
IL PETROLIO

Ogni automobile per andare in funzionamento richiede la combustione del carburante


nel motore. Il carburante utilizzato risulta essere una miscela di idrocarburi liquidi,
ottenuta mediante distillazione frazionata del petrolio greggio. Nel 1589 Edwin Drake
fece la prima trivellazione per l’estrazione del petrolio grezzo e diede inizio all’era
del petrolio. Il petrolio deriva dai resti biologici di vari animali e piante che sepolti
per centinaia di anni sotto sedimenti di diversa natura, subiscono una trasformazione
chimico-fisica. La pressione, la temperatura e i lunghi tempi fanno si che i sedimenti
si trasformino in roccia e che la materia organica venga decomposta grazie all’ azione
dei batteri, dando origine ad un giacimento petrolifero. Il petrolio, essendo un
combustibile fossile, non è una risorsa rinnovabile. L’economia e la politica legata al
suo sfruttamento modificano gli equilibri geopolitici del pianeta. La distribuzione nel
mondo dei giacimenti petroliferi non è uniforme e ciò favorisce purtroppo un
rapporto di sudditanza dei paesi consumatori nei confronti dei paesi produttori.

Il petrolio grezzo non viene utilizzato tal quale, poiché è una miscela di sostanze che
devono essere separate per poter essere utilizzate. L’insieme delle lavorazioni che
subisce il petrolio grezzo prima di essere sottoposto a usi specifici prende il nome di
raffinazione. La raffineria è un’industria chimica in cui il petrolio viene frazionato
nelle sue componenti e viene trattato per raggiungere le caratteristiche dei prodotti
finiti che conosciamo (come il diesel). Il primo processo di raffinazione è la
distillazione frazionata, che permette di separare i composti in base alla loro
temperatura di ebollizione. I principali tagli o frazioni del petrolio, partendo dal più
pesante al più leggero sono:

 Frazione gassosa: gas naturale (etano,metano), gas di petrolio liquefatto.

 Benzine: sono idrocarburi e rappresentano il taglio più pregiato del petrolio e


sono utilizzati come combustibili per l’autotrazione.

 Cherosene: sono idrocarburi da 9 a 11 atomi di Carbonio, sono destinati alla


formazioni di combustibili per aerei.
 Gasoli: sono idrocarburi da 11 a 18 atomi di Carbonio e vengono utilizzati per
la formulazione del diesel.

 Oli pesanti: sono idrocarburi con più di 18 atomi di Carbonio e rappresentano


la parte meno pregiata del petrolio. Sono destinati alla produzione di asflati.

I principali composti organici studiati che sono in grado di compiere reazioni di


combustione come avviene nel motore ad alti livelli della Ferrari sono gli alcani. Gli
alcani sono prodotti che si ottengono dalla frazionatura del petrolio.

CHIMICA: gli alcanie le reazioni di combustione

Gli alcani o paraffine sono idrocarburi alifatici a catena


aperta, saturi per la presenza di legami semplici
carbonio-carbonio. Tutti gli atomi di carbonio degli
alcani sono ibridati sp³. L’atomo di carbonio nello stato
eccitato assume una configurazione 2s¹2p³. Al
momento dell’ibridazione con altri 4 atomi, combina il
suo orbitale s con i suoi orbitali p , formando gli
orbitali ibridi sp³, contenenti ciascuno un elettrone. Gli orbitali sp³ hanno la forma di
due lobi, di cui uno molto più esteso e uno molto più piccolo. I quattro orbitali sp³ si
orientano in modo da posizionarsi ai vertici di un tetraedro con formazione di un
angolo di legame di 109,5° rispetto al nucleo che si trova al centro del tetraedro.

Quando 2 atomi di carbonio ibridati sp³ si uniscono tra di loro, si ha la


sovrapposizione frontale di due orbitali ibridi sp³ appartenenti a ciascuno atomo di
carbonio. In questo modo si forma un legame covalente di tipo ∂. Il legame semplice
carbonio-carbonio ha un’elevata energia di legame che lo rende forte, stabile e poco
reattivo.

La loro formula generale è CnH 2n+2 con n = 1, 2, 3... (numeri interi)


Nomenclatura degli alcani

La nomenclatura degli alcani prevede l’uso della desinenza -ano.

I primi idrocarburi della serie degli alcani sono:

 CH4 metano

 C2H6,CH3CH3 etano

 C3H8, CH3CH2CH3 propano

 C4H10, CH3CH2CH2CH3 butano

Dall’alcano a 5 atomi di carbonio, oltre al suffisso –ano, si userà un prefisso avendo


così:

pentano, se gli atomi di carbonio sono 5, esano se sono 6, eptano se sono 7 e così via.

Dagli alcani con 4 atomi di carbonio in poi, la catena potrà essere lineare o

ramificata. Si possono perciò individuare molecole diverse (con proprietà fi

siche e formule di struttura diverse) ma con composizione chimica (e formula bruta)


identica: due composti che, pur avendo la stessa formula bruta, hanno diversa
disposizione degli atomi rispetto alla catena principale sono detti isomeri di struttura
o posizione. Così, per esempio, il butano (C4H10) ha un isomero (iso-butano o metil
propano).

Il pentano, invece, ne ha due: l’isopentano (2-metilbutano) e il neopentano (di-


metilpropano).
Per facilitare l’assegnazione del nome agli alcani a catena ramificata, la IUPAC
prevede le seguenti regole:

 selezionare la catena di atomi di carbonio più lunga

 identificare e nominare i gruppi alchilici attaccati a questa catena;

 numerare gli atomi di carbonio, partendo da quello terminale più vicino al


grup-po sostituente:

 designare la posizione di ogni gruppo alchilico sostituente conl’appropriato


numero e nome;

 nel nome finale elencare i gruppi sostituenti in ordine alfabetico, facendo


precedere il loro nome, eventualmente, dai prefi

 ssi di-, tri-, tetra- ecc. usati per designare più di un gruppo dello stesso tipo:

L’ISOMERIA CONFORMAZIONALE DEGLI ALCANI

Negli alcani i legami tra gli atomi di carbonio (ibridati sp³) sono legami semplici per
cui la rotazione di un atomo di carbonio rispetto agli altri atomi è possibile. Quindi
gli alcani ammettono anche la presenza di isomeri conformazionali o conformeri che
risultano essere forme diverse della stessa molecola che si interconvertono per
rotazione intorno a un legame semplice carbonio-carbonio. I conformeri sono
stereocentri con le stesse proprietà chimiche e fisiche inseparabili perché si
interconvertono
velocemente. Si
rappresentano con le proiezione di Newman in cui gli atomi di carbonio si descrivono
con una circonferenza e i legami carbonio-idrogeno con dei segmenti. I segmenti del
carbonio anteriore partono dal centro della circonferenza, mentre quelli del carbonio
posteriore partono dalla circonferenza. Un alcano che presenta diverse conformazioni
( principalmente una eclissata e una sfalsata) è l’etano (C2H6):

Nella conformazione sfalsata i legami carbonio-idrogeno sono i più lontano possibili,


mentre in quella eclissata sono allineati. Tra le due conformazioni ve ne sono molte
altre . La conformazione più stabile è quella sfalsata.

Proprietà fisiche degli alcani

Gli alcani, conosciuti comunemente con il nome di paraffine, presentano un numero


di atomi di carbonio variabile da 1 a 70. Questo numero determina il loro stato fisico,
infatti:

 fino a 4 (metano CH4, etano C2H6, propano C3H8, butano C4H10). A


temperatura ambiente sono gassosi;

 da 5 a 16 atomi di carbonio sono liquidi incolori;

 da 16 a 70 sono solidi.

I loro punti di fusione e di ebollizione crescono al crescere della massa molecolare.

Gli alcani sono poco solubili in acqua perché privi di gruppi polari.

Reazioni degli alcani


Gli alcani sono idrocarburi privi di doppi e tripli legami tra atomi di carbonio, e si
presentano poco reattivi. Presentano, comunque, alcune importanti reazioni, quali:

Reazione di alogenazione

È la reazione tra l’alcano e un alogeno (cloro, iodio ecc.)

R—H + X2 R X + HX

Un classico esempio è quello di clorurazione del metano, che procede fi

no alla totale alogenazione dell’alcano, formando progressivamente il cloruro di


metile CH3Cl, il cloruro di metilene CH2Cl2, il cloroformio CHCl3

e infine il tetracloruro di carbonio CCl4.

Per preparare il noto anestetico cloroformio, si verifica la reazione

CH4+ Cl2 CH3Cl + HCl

Questa reazione procede a stadi successivi (propagazione a catena) ed è favorita dalla


luce ultravioletta che, rompendo la molecola del cloro, favorisce la forma-zione
dell’alogenuro alchilico.

Combustione

La reazione di combustione è sicuramente quella più comune. La reazione di

combustione del metano, che è il gas usato nelle nostre case, è la seguente:

CH4(g)+ O2(g) CO2(g)+ 2H2O(g)+ CALORE


FISICA: Contagiri di un automobile e induzione elettromagnetica

Il contagiri di un automobile come la Ferrari sfrutta nella sua realizzazione il


fenomeno dell’induzione elettromagnetica. Per parlare di ciò dobbiamo soffermarci
innanzitutto sul concetto di corrente indotta. Sappiamo che una corrente elettrica
genera un campo magnetico. Al contrario, può un campo magnetico generare una
corrente elettrica? Una semplice esperienza mette in luce che questo è possibile.
Muoviamo rapidamente una calamita dentro una bobina collegata a una lampadina.

>Mentre la calamita si muove in su e in giù, la lampadina si accende: nel circuito


circola una corrente
>Invece, se la calamita è ferma, la lampadina non si accende; quindi nel circuito non
c’è corrente.

La corrente non è creata da una pila o da una batteria, ma dal movimento della
calamita. All’interno della bobina, il campo magnetico della calamita diventa intenso
quando la calamita è vicina e ritorna debole quando essa è lontana. Un campo
magnetico che varia genera una corrente indotta.

Si può far variare il campo magnetico all’interno del circuito anche in altri modi. Per
esempio, mettiamo vicino a questo circuito senza batteria (circuito indotto) un
secondo circuito (circuito
induttore), nel quale
facciamo variare la corrente diminuendo o aumentando la sua resistenza con una
resistenza variabile.

• Quando la resistenza è piccola, nel circuito induttore circola una corrente intensa,
che genera un forte campo magnetico nella bobina del circuito indotto.

• Quando la resistenza è grande, il campo magnetico nella bobina del circuito indotto
è piccolo.

La variazione della corrente nel circuito induttore genera una corrente indotta nel
circuito senza batteria, perché il campo magnetico che lo attraversa varia. Invece, se
la corrente nel circuito induttore resta uguale, nell’altro circuito non circola una
corrente indotta, perché il campo magnetico che lo attraversa non varia.

Ora possiamo procedere nel


comprendere il funzionamento del
contagiri di un’ automobile. Un
magnete è fissato sull’albero motore
dell’automobile che ruota su se stesso e
quindi allontana e avvicina
ripetutamente il magnete alla spira.
Nella spira si genera un segnale elettrico che permette al microprocessore di contare
il numero di giri fatti dal motore in un tempo fissato. Conoscendo la marcia innestata
e la circonferenza dei pneumatici, il sistema calcola la velocità dell’automobile.

L’intensità della corrente indotta dipende da tre grandezze: la variazione del campo
magnetico esterno, l’area del circuito indotto e il suo orientamento. Si verifica che la
corrente indotta è più intensa quando:
 muoviamo con maggiore rapidità la calamita, per ottenere un campo magnetico
che varia più velocemente;

 la bobina ha un maggior numero di spire, così che l’area del circuito è più
grande;

 cambiamo più rapidamente l’orientazione del circuito rispetto alle linee del
campo magnetico.

In tutti i casi si vede che si ha una corrente indotta quando varia il flusso di campo
magnetico attraverso la superficie che ha per contorno il circuito indotto.

Ciò che conta è il flusso Φ(B) di un campo magnetico attraverso la superficie S:

Φ(B)= B S = Bscosб,

vediamo che la variazione di Φ(B) nel tempo dipende proprio dalle tre grandezze
elencate sopra: rapidità di variazione del campo magnetico, superficie racchiusa dal
circuito, orientazione tra circuito e campo magnetico. Il flusso del campo magnetico
esprime con un numero “la facilità” con cui le linee del campo magnetico
attraversano una superficie. Come in un tiro in porta, la facilità è massima quando il
tiro è perpendicolare alla porta e diminuisce sempre più quando l’angolo tra le
perpendicolare alla porta e la direzione del tiro aumenta.

LE LEGGE DI FARADAY-NEUMANN

Analizziamo, in un caso particolare, un meccanismo che porta alla generazione di una


corrente indotta. Dapprima consideriamo una sbarra metallica che si muove di moto
uniforme in un campo magnetico. Per fissare le idee, la sbarra si muove verso destra,
in direzione perpendicolare alla propria lunghezza, mentre le linee di campo
magnetico escono dalla pagina.
 La forza di Lorentz agisce sugli elettroni di
conduzione nella sbarra e li spinge verso
l’alto, mentre in basso si accumula carica
positiva.

 La separazione delle cariche crea un campo


elettrico nella sbarra che tende a spostare gli elettroni.

Se il campo magnetico è uniforme e la sbarra continua a muoversi a velocità costante,


tra i suoi estremi si stabilizza una differenza di potenziale dovuta alle cariche positive
e negative presenti ai suoi estremi, e la separazione delle cariche si interrompe.
All’equilibrio, la forza elettrica compensa quella magnetica.

La situazione cambia se facciamo muovere la sbarra a contatto con un filo conduttore


a dorma di U, fermo nel campo magnetico. Gli elettroni che si erano accumulati nella
parte alta della sbarra possono ora muoversi lungo il filo, generando una corrente
elettrica. Lo spostamento degli elettroni rompe l’equilibrio che si era formato nella
sbarra e il moto delle cariche all’interno di essa è continuo. La sbarra, in moto in un
campo magnetico, si comporta come un generatore di forza elettromotrice.

Durante il funzionamento di questo particolare generatore, il flusso di campo


magnetico attraverso il circuito continua a diminuire, visto che la sbarra continua ad
avvicinarsi al lato opposto del circuito e quindi la superficie attraverso la quale si
calcola il flusso diventa sempre più piccola.

Con una serie di brillanti esperimenti, il fisico inglese Michael Faraday (1791-1867)

scoprì attorno al 1830 il fenomeno dell’induzione elettromagnetica e intuì che la

forza elettromotrice indotta nasce da una variazione del flusso magnetico, da ciò
nasce la legge di Faraday-Neumann espressa dall’equazione:
Nella formula precedente è la variazione di flusso che avviene nell’intervallo di
tempo ; quindi il secondo membro della formula della seguente legge rappresenta
la rapidità di variazione del flusso di campo magnetico. Il segno “meno” verrà
spiegato in seguito tramite la legge di Lenz. Conoscendo il valore R della resistenza
possiamo calcolare anche il valore della corrente indotta che risulta:

LA FORZA ELETTROMOTRICE INDOTTA ISTANTANEA

La formula della legge di Faraday-Neumann fornisce la f.e.m. media indotta in un


circuito nell’ intervallo di tempo . Per ottenere il valore istantaneo della f.e.m.
indotta occorre calcolare il limite di questa grandezza per che tende a zero.

La forza elettromotrice indotta istantanea è uguale alla derivata temporale del


flusso di campo magnetico cambiato di segno.

Per la corrente indotta istantanea in un circuito di resistenza R vale una formula


analoga a quest’ultima.

Il fenomeno dell’induzione elettromagnetica è alla base del funzionamento del pick-


up delle chitarre elettriche. Come è
mostrato nella figura seguente, esso è composto da un magnete permanente attorno a
cui è avvolta una bobina.

Le corde della chitarra sono costruite con un materiale adatto, che viene
magnetizzato. Così l’oscillazione della corda crea un campo magnetico variabile nella
bobina che, a sua volta, genera una corrente elettrica che riproduce il movimento
della corda. È questo il segnale che viene inviato all’amplificatore e che genera il
caratteristico suono della chitarra elettrica.

La legge di Lenz

Quando una calamita si avvicina a un circuito, il


campo magnetico prodotto dalla calamita sulla
superficie del circuito aumenta. Chiamiamo B
questa variazione del campo magnetico in un
punto generico della superficie del circuito:
∆B=Bfinale - Biniziale.

La variazione del flusso magnetico produce una corrente indotta che, a sua volta,
genera un proprio campo magnetico. Ci sono quindi due campi magnetici:

• il campo magnetico della calamita B, che crea la variazione di flusso,

• il campo magnetico Bindotto dalla corrente indotta.

Qual è il verso della corrente indotta? Tenendo conto che questi due campi si
sommano come vettori esaminiamo le
due possibilità:

 se la corrente indotta circola in


senso orario, Bindotto è diretto
verso il basso e rinforza l’aumento
di ∆Bcalamita:
 se invece la corrente indotta va in senso antiorario, Bindotto è diretto verso
l’alto e contrasta l’aumento di ∆Bcalamita.

Nel primo caso, il campo indotto accentuerebbe l’aumento del flusso totale, il quale,
a sua volta, creerebbe una corrente indotta più intensa e quindi un nuovo campo
magnetico indotto, innescando un processo senza fine. Si otterrebbe così una corrente
elettrica, e cioè energia elettrica, gratis, in contrasto con il principio di conservazione
dell’energia. Poiché questo non è possibile, la corrente indotta deve circolare in senso
antiorario, in modo da contrastare l’aumento del campo della calamita. Quindi il
principio di conservazione dell’energia determina il verso della corrente indotta.
Secondo la legge di Lenz: il verso della corrente indotta è sempre tale da opporsi alla
variazione di flusso che la genera.

LE CORRENTI DI FACAULT
Una lamina di rame, che è un materiale diamagnetico, non risente in modo apprezzabile
della presenza di un campo magnetico. Però se si tenta di estrarre rapidamente la lamina
avvertiamo una forte resistenza. Questo effetto è dovuto al fatto che, quando la lamina è
estratta dal campo magnetico, le parti di essa che si trovano sul bordo subiscono una
variazione di flusso magnetico.

La variazione del flusso di campo magnetico origina delle correnti indotte, che
scorrono nel volume del metallo e hanno un andamento simile a quello di un vortice.
Esse sono dette anche correnti parassite o di Facault. Per
la legge di Lenz, le correnti di Facault sono tali da
opporsi alla variazione di flusso che le ha generate e la
forza magnetica che agisce su di essa è rivolta nel verso
opposto a quello del moto che si vuole imprimere alla
lamina estraendola dal magnete. Una verifica che le
correnti parassite sono dovute alla rapidità della
variazione del flusso del campo magnetico la si ottiene
estraendo lentamente una lamina di rame dal campo magnetico; la forza frenante avvertita è
molto minore di quella che si era rilevata in precedenza, perché ora la variazione è meno
rapida e, quindi, le correnti sono più deboli.
L’autoinduzione e la mutua induzione
Fino a questo momento abbiamo sempre esaminato il caso di un circuito indotto che risente
dell’azione di un campo magnetico esterno, generato per esempio da un magnete
permanente. Però un circuito percorso da corrente produce un campo magnetico che, a sua
volta, genera un flusso magnetico attraverso il circuito stesso. Quando la corrente varia il
flusso cambia e si ha il fenomeno dell’autoinduzione. Inoltre, due circuiti vicini possono
produrre campi magnetici che generano flussi magnetici nell’altro circuito; allorché la
corrente in uno dei circuiti varia si osserva il fenomeno della mutua induzione.

MATEMATICA: le derivate
Come abbiamo visto nella legge di Faraday e Neumann il valore della f.e.m. instantanea si
calcola attraverso la derivata temporale della variazione del flusso del campo magnetico. La
funzione derivata trova molte applizione nel campo delle scienze esatte.

CON H TENDENTE A ZERO:


coefficiente angolare della retta tangente.

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