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Schubert – La sonata per arpeggione e pianoforte

sce ciò per cui è fatto, chi desidera la perfezione della sua
vita, la chiede, la segue, le obbedisce. E, infatti, che cosa
è il secondo movimento di questa Sonata, se non appas-
sionata e tenace domanda?
Mi immagino Schubert teso alla bellezza e alla perfe-
zione in quello che scriveva, disponibile al vero e al bello.
E quale atteggiamento dell’uomo è rivelatore di questa
disponibilità, che è pure l’unico modo per conoscere
veramente? Innanzitutto lo stupore. Lo stupore è lo sguar-
do contemplativo, è la conseguenza dell’unico modo di
abbracciare veramente un fatto, un avvenimento, un incon-
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tro. «I concetti creano gli idoli, solo lo stupore conosce»,


diceva un grande Padre della Chiesa dei primi secoli. E
infatti, è solo abbracciando il vero e il bello che la nostra
persona si costruisce. La personalità è data dalla coscien-
za del fine, da un giudizio sulle cose, dalla coscienza del
rapporto delle cose con il fine, e dalla libertà come ade-
sione, come energia che fa aderire al fine della propria
azione. Ogni volta che ci sovviene di ascoltare l’Arpeggio-
ne, proviamo a immedesimarci con la genialità compiuta
di Schubert, augurandoci che analogamente lo sviluppo
della nostra personalità raggiunga la perfezione espressi-
va a cui è chiamata.

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