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Fassina
Portfolio
febbraio, 2020
Con inconclusa dissolutezza vago sui margini
attraverso i giorni in un mondo piccolo dai parcheggi stretti.
Rivesto il nulla qualsiasi rendendo ogni posto altrove
assonnata d’assenza inseguo gli interpreti delle mia visione.
Statement
Ho deciso di non specializzarmi in un mezzo. Cambio materiale e tecnica a
seconda delle possibilità, dei limiti reali che si vengono a creare, dell’interazione
con le persone e del contesto in cui sono chiamata a operare. Tuttavia prediligo
il linguaggio fotografico e video che medio attraverso un approccio concettuale.
Dopo un anno di studi trascorsi a Bogotà in Colombia indago gli aspetti che mi
determinano in quanto bianca, privilegiata e occidentale.
Ho intrapreso un percorso come educatrice sessuale indagando la sessualità, il
genere e i meccanismi attraverso cui si generano pregiudizi e stigmatizzazioni in
ambito sociale.
Statement
Lavori selezionati
Ea boca no se straca se no sa da vaca - 2020
Cambio - 2020
After (Effects) Sex - 2019
Merli rossi - 2018
Piante esotiche per persone emotive - 2018
Archivi - 2018
Da bambina andavo a sbattere le cose - 2018
Dime algo - 2018
Atracadora mentirosa - 2018
Triangolo nero - 2017
Studio su presenza - 2016
Smetto quando voglio - 2016
Fallimento romantico - 2015
Resistenza a distanza - 2015
Occupazione momentanea - 2014
Progetti curatoriali
Ormeggi #0 - 2015
Fac Museum - 2015
Flea Market- 2015
Cv
Contatti
Ea boca no se straca se no sa da vaca abitudini alimentari ancora dominanti. Il dialetto riecheggia l’abbon-
Stampa su metallo in rilievo danza e la presunta necessità di un alimento “materno”, derivato
30cm x 1,75cm, 0,4cm appunto dalla femmina di un’altra specie. La frase significa che non
installazione a parete ci si puo sentire sazi, quindi davvero soddisfatti se la bocca non sa
2020 di vacca. Mi sembra sia presente un’aspirazione di eterna giovinezza
nel far uso di latte per tutto il corso della vita e non solo durante i
Un privilegio raro che non si pensa con frequenza è quello di non primi anni di vita.
essere mangiati da nessuno. Cosa significherebbe sentirsi mangiati La nostra cultura millenaria diffonde l’idea fallace per definizione,
e non mangianti? Questo lavoro nasce delle considerazioni espressa che che se si è sempre agito in un certo modo, ci saranno delle buo-
dall’antispecismo. Il modo in cui si mangia e ci si veste, i prodotti ne ragioni per continuare a farlo. Anche Mark Fisher diceva “Una
che si consumano, in generale non descrivono solo le nostre abitu- cultura che si limita a preservare se stessa non è una cultura”. Il mio
dini, ma raccontano come interpretiamo il nostro ruolo nel mondo. obiettivo è innescare delle problematicità rispetto a queste scelte.
Dove normalmente vediamo un limite si aprono nuove possibilità,
non mangiare questa mucca puo significare infatti sforzarsi di com-
prendere che tipo di individuo è, cosa puoi fare con lui, quanto puoi
imparare da questa forma di vita. Cercando di esulare dalla retorica
e il senso di colpa, sto cercando di sviluppare dei lavori, (questo il
primo) che trattino in diversi modi le istanze cardine di questa cor-
rente di pensiero. Le sue radici affondano nella visione antropocen-
trica e specista in cui si attribuisce un diverso valore e status morale
agli esseri umani rispetto alle altre specie animali.
La scritta recita un proverbio che mi ricorda alcuni momenti a
tavola passati con mio padre e i nonni. La frase si puo dire incarni le
Ea boca no se straca se no sa da vaca, 2020, vista video istallazione frontale
Cambio
In corso - corto documentario
2020
Durante la XVI edizione del Lago Film Festival (TV), insieme a Michela Fontana
e Francesca Artiglia, ci siamo avvicinate agli abitanti di Lago per capire come
quest’evento abbia modificato o alterato le loro vite. Il borgo è da sempre una
realtà a se stante, contenuta e intima. Il Festival è riuscito nel tempo a stravolger-
ne i ritmi facendosi apprezzare a molti e cadendo in disgrazia ai più irremovibili
e all’antica. Quest’anno è stata un’eccezione: a causa delle norme preventive per il
Covid 19, l’edizione è stata limitata quindi molti elementi caratteristici come lo
schermo sul lago, le performance all’interno dei borgi e i workshop sono spariti.
Partendo da questi elementi ci siamo interrogate sull’assenza del Festival e di
come questa venisse più o meno percepita dai suoi abitanti.
Uno dei domini più comuni dove poder godere di contenuti pornografici è l’or-
mai noto sito .xxx. La forma corretta da pronunciare è ”dot triple-X”. La sigla xxx
infatti viene associata alla pornografia perché sembra che letto in inglese “ecsec-
secs” risuoni “sexsexsex”. Secondo Wikipedia, .xxx è un dominio usato da una
classe particolare di aziende o organizzazioni che sono registrato dalla ICM Re-
gistry e che gestisce i domini patrocinati (sTLD) come anche.porn, .sex e .adult,
per i siti che trattano di erotismo o pornografia. In realtà XXX ha un significato
in tantissimi ambiti, tra cui la semplice messaggistica inglese, in cui si usa XXX a
fine messaggio per dire “baci baci baci”.
Mi concentro sui cliché che ruotano attorno al mito romantico dell’amore, al
tabù del sesso e alla sessualizzazione dei corpi. Il porno e specialmente la iper
sessualizzazione del corpo femminile, rientra in un’immagine saturata di ovvietà.
L’immaginario che ne deriva propone principalmente contenuti standardizzati
ed eteronormati in cui corpi, pratiche e narrazioni sono ripetitive, fallocentriche,
sessiste e spesso violente. Il lavoro alterna immagini d’archivio di note porno
star, i primi spogliarelli di inizio Ottocento fino ai passaggi che utilizzano emoti-
After (Effects) SeX, 2019, 1080x1080, 01:45, still da video
Mappatura su un cubo 15x15 con l’elemento centrale della X estruso. con e visualizzazioni da smartphone.
Ho lavorato servendomi degli hard disk esterni di alcuni compagni con cui
seguivo il corso di video sperimentale con Maario Opazo durante il mio inter-
cambio presso l’Universidad Nacional de Colombia a Bogotà. William, Jhon e
Marco. Mi sono appropriata di immagini, video/foto fatti dal cellulare, appunti e
tracce sonore.
Il risultato è una playlist ambientata a Bogotà, tra la periferia, le serate e il
tempo libero con amici, le sfilate del carnevale e la vita all’interno della Ciudad
Universitaria.
Due inquadrature coabitano la stessa scena: una donna anziana seduta e una
tenda di una finestra aperta.
Lo sguardo della donna si perde fuori campo. La tenda mossa dal vento
avvolge e delinea i contorni di ciò che la circonda. Da una fonte sonora non
visibile si diffonde una telecronaca sportiva.
La resistenza fisica di due giovani insegnanti di Hip Hop è messa alla prova
da un elastico a dimensione umana in cauciù.
Un gioco di forze e equilibri si sprigiona in una danza fatta di passi, salti e
spinte. La distanza che le unisce e divide, è dilatata. Se si avvicinano troppo
perdono il contatto con l’elastico e si disperdono nello spazio, se si allontana-
no devono opporre resistenza.
Ormeggiare è “sostare senza far ricorso ad ancore; muoversi sospesi nello stesso
metrocubo d’acqua, cercando stabilità”.
È un #0. Il primo ciclo di appuntamenti galleggianti a Venezia dedicato all’arte
contemporanea e al diritto alla città. I due incontri creano un evento flash, tran-
sitorio nella sua totale manifestazione.
ormeggitalks@gmail.com
www.facebook.com/ormeggi/
ormeggitemporarystop.tumblr.com
#0 Ormeggi - Temporary Stop, 2015, primo incontro, Palazzo Mora, Venezia, IT
Fac Museum
2015
Ideazione del progetto curatoriale, realizzazione e pianificazione del
responsabile dei testi critici curatoriali, stesura del testo critico del lavoro
AplusA - Venice, IT
Dal 5 all’8 maggio 2015, in occasione delle giornate di anteprima della Biennale
Arte, l’artista americano Rob Pruitt (1964) presenta, per la prima volta a Vene-
zia, il suo celebre progetto “ROB PRUITT’S FLEA MARKET”.
Con questo lavoro Rob Pruitt invita la comunità artistica internazionale a col-
laborare conartisti locali nella creazione di un mercatino delle pulci dove la
dimensione artistica e commerciale si fondono nella vivace atmosfera tipica
deimercati all’aperto.
Il “Rob Pruitt’s Flea Market” è un inusuale “bazar d’artista” in cui gli artisti,
invitati personalmente da Pruitt, sono liberi di dare piena espressione alla pro-
pria creatività, coinvolgendo attivamente i visitatori. L’interazione spontanea tra
artisti e pubblico darà luogo ogni giorno dell’evento a una situazione diversa e
imprevedibile.
Il progetto di Pruitt intende ridurre il confine esistente tra opera d’arte e oggetto
d’uso comune e, ricreando un vero e proprio flea market in un contesto diverso,
offre una chiave di comprensione delle logiche del mercato dell’arte contempo-
ranea.
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marta.fassina92@gmail.com