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UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO

La necropoli di Poggio Montano l, scopefta nei pressi di Vetralla agli inizi del
secolo XX da L. Rossi Danielli, è rimasta a lungo in ombra nella letteratura ar-
cheologica, fatfa eccezione per la prima presentazione in Notizie degli Scaviz del
3
1914, undici anni dopo il suo rinvenimento, e nel volume di A. Emlliozzi per la

I Questo contributo rappresenta una pmziale sintesi del lavoro svolto nell'ambito della dissertazione
elaborata per il Dottorato di ricerca in Etruscologia dell'Università di Roma 'La Sapienza', coordinato dal
Prof. Ciovanni Coktnna con il titolo L'EtrtLritt meridktnale inrerna neL distrerîo cimino fra VIII e VII se-
colo a.C. Colgo l'occasione per ringraziaLre la proî. Gilda Bartoloni, tutor di questa ricerca, che ha se-
guito fin dall'inizio, prodiga di suggerimenti, consigli e 'critiche' stimolanti e costruttive; la Dott.ssa Adria-
na Emiliozzi, che mi ha generosamente dato accesso ai suoi preziosi studi sulla necropoli di Poggio
Montano e alla fÌrticosa ricostruzione dei corredi da lei ristabilita quasi integralmentel il Prof. Alessandro
Guidi, che in modo amichevole e disinteressato rni ha fbrnito delucidazioni e precisazioni di metoclo.
2 Cor-rNr, Rossl DANTELLT 19121. Un sommario inquadramento culturale del sito di Poggio Monta-
no venne aiTrontato per [a prima volta da M. Pallottino nel suo lavoro su Tarquinia (PALLo'ITÌNo 1937,
col. 177 sgg.). Lo studioso annotav!ì I'importanza della necropoli per la sua posizione geografica rispetto
alla città costiera e I'assoluta "identità di aspetti" della sua ./rir:ù:s culturale con quella tarquiniese, da
lui denominata arcaico II. Alcuni elementi di tale Jàcies si riscontrano del resto anche a Bisenzio e nel-
le necropoli falische, e M. Pallottino non escludeva I'ipotesi che alcuni di questi caratteri si tbssero svi-
luppati originariamente a Bisenzio e poi aressero. in un naturale processo di osmosi. inlluenzato anche
le produzioni artigianali ed artistiche tarquiniesi.
ln epoca pìù recente il problema dei rapporti culturalj tra Poggio Montano ed i centri limitrofi è
stato riaffÌontato da F Delpino nel corso della sua analisi delle fasi della prima età del ferro a Bisen-
zio. La.facies villanoviana raDpresentata dai corredi di Poggio Montano attesterebbe un evidente rapporto
con quella visentina, inserendo questo centro nell'asse di comunicazioni che dal sud attraverso le valli
del Sacco, del Liri e del Tevere, collegherebbe I'area campana, l'agro falisco e Veio con Vulci e, al li-
mite settentrionale, Vetulonia e Populonia. Posizioni più nette sono state sostenute da M. Rendeìi (ReN-
oer-r 1991, p. lE; Io. 1993, p. 227 sgg.), che vede in Poggio Montano Lrna diretta emanazione di Tar-
quinia, come risultato di una spinta centritìga dalla metropoli di breve durata (una sorta dt knotrleclge
hefore the fhg, un tentativo di 'colonizzaz.ione' che riuscirà con migliori sorti nel caso di Tuscania, in
epoca leggermente posteriore) e da C. Iaia (Ieta 1999, p. 94, nota 6: p. 126, nota 28) il quale, ri-
prendendo le considerazioni di F. Delpino, sottolìnea e ribadisce il forte legame sia nelle manifestazio-
ni rituali che nella cultura materiale con Bisenzio.
3 Exnriozzt 1914, pp.29-38.
ALESSANDRA PIERGROSS]

parte di corredi conservata nella Collezione Rossi Danielli del Museo Civico di Vi- ma che n-.::-.-
terbo. I materiali, custoditi in parle al Museo Archeologico Nazionale di Firenze ed capacitù it .:-
in parte al Museo Civico di Viterbo, sono praticamente rimasti sconosciuti, a causa -\trlltr>,:i i;
soprattutto delle vicissitudini subite dalle collezioni viterbesi nel corso dell'ultima pUI \eILr -:-.
guerra a. Per quanto riguar<la i materiali conservati al Museo di Firenze, l'unica pub- cati\ a ei --i-
blicazione scientifica è quella relativa alla tomba 30 da parte di M. Martelti 5. interna tr. -'
L'importanza di questo complesso appare rilevante perché fornisce una consi- questo qurl:-
stente e, soprattutto, isolata documentazione della fase fìnale della prima età del fèr- 5i-qnifi;11l-' : :,:
ro in un centro interno dell'Etruria meridionale, area cruciale per i contatti e gli polamenLr :--
scanbi tra la costa tirrenica ed il viterbese. l'area tiberina e I'area volsiniese. nel rante il p;:::-
periodo relativo all'affèrmazione delle realtà protourbane e all'emergere della socie- zior.re dei-: :,
tà aristocratica, tradizionalmente denominato villanoviano evoluto 6. Questo settore società eIít>-;
geogratìco presenta condizioni ottimali per l'insediamento umano e in età arcaica La cuilu:.
appare area privilegiata dell'Etruria interna, ricca di testimonianze archeologiche, so- pr€Setta c::*ii:
vrappopolata e attraversata da vie di vitale irnportanza per centri quali Tarquinia, rTreridionaii: ':
Vulci, Caere sul fronte costiero e Veio e le comunità falische all'interno. come ri- menti di trlì-:-:
levato già nel 1967 da C. Colonna 7. no ri\olto 1: .

Mentre nella fase del ferro più antica gli insediamenti sorgono in luoghi privi La naturt
di difese naturali, iungo i fonclovalle 8, nel corso del villanoviano recente e nel VII fiutto della r,-
secolo vengono utilizzati i plateau collinari dai pendii scoscesi, alla confluenza tra ii. all'incrocr,.
due fiumi, segnando un riutilizzo delle 'rocche' delle comunità dell'età del bronzo, tra diverse :r:
in nctto contrasto con quanto ar viene nei siti co\tieri avr iati a costituirsi come iìrtistiche e ;r
centri urbani e. Questo spostamento fu forse causato proprio dalf ingerenza di tali tata da un ';:
centri che nella reahzzazione dei loro sistemi territoriali ebbero I'esigenza di creare babilmente :n
degli avamposti stabili e strategicamente sicuri, che -earantissero loro l'appropria- che concorser.
zione delle risorse agrarie, forestali e minerarie ed il controllo delle vie commer- resto ampiani.
ciali. In questa fase di popolamento organizzato furono rioccupati quei teritori ab- Per quani..
bandonati all'inizio dell'età del fero, che assunsero I'aspetto di oppida e costeLLa, le fasi risuìta p
metailici. stabil
se ne conosce
così lacunoso .
4 Per il resoconto delle vicende relative aÌle sorti dr:i corredi vedi: MARTELLT 19J1. Ewn;ozzl ramiche ampiùl
1,911, p. 15 sgg.; Eeo. 1976. lunga durata cì
s Mnnrpllr 1971.
6 Nulla esclude che la vita dell'insediamento possa essere proseguìra, come sembra clel resto
prima età de1
di- anfore. il r asel
mostrato dalla presenza di due tombe a canera con buccheri risalenti alla seconda metà del VII secolo,
ma le ricerche nell'area si sono fèrmate alla scoperta del sepolcreto più antico, nulla rivelandoci sulla
Gli esempl

fase successiva.
corazione è p.
t ColoNNa 1967.Altri contributi fonclamentali per I'analisi del popolamento tlell'area: Cor-oNNa
1910. 1973, 1974; ColoNNe Dr Paolo, ColoNrqr 1970, e 1978; CoroNNe Dr Paor.o 1981.
8 Ad esen'rpio il villaggio tlel Grancarro presso la sponda
orientale del lago di Bolsena e quello a
sud-est del Monte Bisenzo. attualmente somnersi. lo P,rllorrr'
e Cor-oNNa 1970, p. 100. ll Una racl..
UNA C]OMLTNITA DI FRONTII,I{A: POGCIO MO\TANO .J

rna che mantennero per lt.l piit una qualche indipenclenza culturaler(r ed una ceLta
capacità cli assin.rilare e rielaborare inf-luenze diverse.
Ngnostante studi recenti abbiano verificato una presenza sparsa e discontinua. è
pur vero che spicca a-gli occhi l'assenza di una testimonianza chiaramente signifì-
cativa ed esaustiva pel quello che rigr-rarda 1'occupazione clell'Etrr-rriir meridionale
rnterna tla ia seconcla metà dell'VTII ecl il VII secltio it.C.ì1. Unica eccezit.rne in
questo qr-radro è la necropoìi di Poggio Montano a Vetralla. che diviene così più
significativa pel'comprenclele la natr-rra della stÍuttnra e dell'organizzazior'e del po-
poliìmento nel clistretto e1i cui fa parte, tra iÌ pliino ed il secondtt fcrro. cioè clLr-
rante il passaggio clalia cultula villanoviana alì'orientalizzante. che vede la i'orma-
zione clclle classi aristocratiche e la conseguentc olgani tzazio:;le gentilizia della
società etrusca. anche in l'elazione coi centri di pianortl.
La cuhura n'iateliale che carattelizza h.fucie:; villanoviana di Poggio Montano
presenta caratteri fortemente misti. influenzati tla quelli delle maggioli città etrusche
nieridionali: ad un'iÍnpronta sostiìnzialmcnte tur.qLri;tiese si soVrJppotrgono chiafi ele-
menti cli origine lalisco-vciente e bisentini. comc già rilevato clagli studiosi che han-
no rivolto la loro attenzione a qluesto contesto.
La n:rtula conrpctsita ed eterogenea clei tratti cultulali di Pog-eio Montano è
frutto della posizione pcliferica del centro al confine di diversi dj:tletti telt'itolirr-
1i. rll'incrocìo tj'a vie c1i trasrnissione cornmerciali. e conseguentcmcnte culturali.
tra diverse aree di elaborazione alltonoma di esperienze ed espressioni spirituali.
artistiche e artigianali. L'influcnza cli queste diverse manifeslazioni si srtriL È\Èrci-
tlta da un latct indirettamentc per nÌezzo clei contatti commerciali, dall'altra pro-
babilmente anche in moclo diretto con lo stabilirsi irt lctr:o di elementi allogeni.
che concorsero alla fbrrnazione cic11a compagine sociale. Questo f-enomeno è del
lesto ampiamente documentato nell'epoca in qrìestiollc.
Per quanto liguarda l'inquaclramento clonologico del sepolct'eto. 1a defìnizione del-
le fasi risulta problentatica dal rnonrento che molti dei conedi sontl privi dei rnanufatti
tletallici. stabili indicaktri cronologici: le Ubule sono state confuse lìa di loro e non
sc ne conosce più la pertinenza: molti dei rasoi presentano uno stato di consetvazione
così lacunoso che deiii.tiscono soio il genere dei defLrnto. D'altra parte aicune classi ce-
rarniche ampiantente atiestate (boccali. piattelli su lriecle. tazze) presentano tipi di così
Ìun-ea durata che possono solo essele -eenericamente attribuite aiia seconda fase della
prima età clel f-eno. Al contlario. alcune fìrrne significative (le brocche biconiche, le
anfbre. il vasellame rnetallico) sono presenti con un solo esenlplare pel tipo.
Gli esernplari ceramici cli ispirazione -qreca srìno appunto copie locali, la cr.ri de-
corazione è per io più scomparsa. di dillicile collocazione nell'ambìto delle seria-

r') PAlr-orrrNc; 1937. col. 5El sgg. (porfa ad es. proprio il sito cli Poggio N{ontano).
ll Unar raccoltr dei datì topogrrtìci sLrlh zona nel contri[]ufo di Irt,r. NI-\NDot.FSI 1993
ALESSANDRA PIERGROSSI

e medio, cui comunque


zioni elaborate per la ceramica greca del geometrico antico
sembrano ispirarsi.
dove l',acco-
Non va dimenticato che ci troviamo in un centro periferico, più dilatati e
glienza delle innovazioni stilistiche può essere avvenuta
in tempi
può condurre alla composizione nei cor-
ove il persistere di tratti di "arcaismo"
nei partiti decorativi sono
redi di manufatti correnti e oggetti che ìelle forme e
va inoltre sottolineato che ia ne-
appafentemente legati u -oroéIti più antichi.
cropoli dura alf incirca due, al massimo tre generazioni,
quindi non è escluso che i/l-
r !,)
aver determinato
le sottili differenze formali che il gusto e la tecnica possono siano, a volte' non
nella creazione dei manufatti nel corso di circa sessant'anni
i

facilmente PercePibili.
Lafasepiùantica(fase1)compren<leverosimilmenteletombedallastruttura I

con ossuario ovoi-


più arcaica, .uppr"r"n,oà da pozzetti semplici privi di corredo'
I

dale. Non essendo stati raccolti gli ossuaii, che erano comunque in frammenti, né î..
delia tomba 22, la descrizione
essendovi traccia dell'unica fibula ad arco semplice
queste deposizioni ad un periodo non
della tipologia tombale permette di ^ascrivere
12. L unico clato desumibile dalla stratigrafia oriz-
meglio specificabile O"tti fur" IIA
tomba 32, che è parzialmen-
zontale della necropoÌi consiste nella situazione della
te tagliata dalla fbssa 3 I della fase seguente'
ancora identificabile
Al.la meclesima fase, o in un momento di poco posteriore,
IIA o di passaggio alla fase delle sequenze
nel corso della fase denominata .IIR 13' In queste
locali dei centri villanoviani, appartengono ul,''"no sei deposizioni
tombe, che presentano i due ,ituJi dell;incinerazione
e delf inumazione' i1 materia-
piuttosto grez-
le ceramico è quasi esclusivamente realizzato a mano. con un'argilia
L anteriorità di questi cor-
za, dalla superficie rossastra o nerastra, ricca di inclusi.
in un momento
redi è priniipalmente dovuta ad aicuni tipi metallici. collocabili
fìnale dell'orizzonte più antico della prima età del f'erro' 0
InparticolarenellatombalSèindicativalapresenzadiunafibulaconstafTaa (-)
---
disco solido ad arco ,"rllptlc" (Fig. 1.11)ra decorato
si trover in
ad incisioni trasversali' foggia
contesti datati alla fase IB)' ma
tz
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di ascendenza piuttosto antica (in genere
"disco
II /.t,//-
4ti:.\
la molla piccola a più giri' I'arco di I =\l\
le cui particolari caratteristiche (il solido,
fanno propendere per una datazio-
spessore uniforme e la decorazione ad incisione),
N
-
l^\\-

1r Le fasi del sepolcreto seguono le cronologie relative del1a prìma età de1 fèrro italìana elaborata
da J. Toms e A. Guidi per Veio (Torrrs 1986' Guror 1994)'
13 Si tratta del pozzetto semplice con dolio 34 e le fosse 18' 38' 42, 41, 46
(quest'ultima forse
e si è preferito assegnarle alll fase successiva,
contenente un'incinerazione)- Altre cinque sono in dubbio
per la presenza di elementi posterlorl'
r4 I rilievi gratìci sono stati realizzati da chi scrive. Ringrazio Fabiana Grasso per l'aiuto ne1la

con'tposizione delle tavole


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6 ALESSANDRA PIF,RGROSSI

Tufi di \':;. -
nepiùbassa,nonessendocomunqueesclusoche..cimeli',difamigliapotesseroes-
ls
tipo J presente a Veig e a Tarquinia16' poligonel: : . -
sere conservati anche per lungo tempo. Il avr icinlrrt--
rpirulifor*" in deposizioni della fase
.

A Bisenzio sono afies;e le iersioni con disco a.C. l'. r.; :_:
locale IA e con sbanetta trasversale nella fase
lB 17'
di fattura semplice e pre- pena ed::,:::
Esclusivi di queste tomb" ,ono alcuni tipi cerafiici,
_ anello clal collo al ventre (Flg' LarflPafli-':-.:
senti in numero limitato l,orciolo.on un."
ad
forma ben attestata in Campania' che brocca bi;r:---
1.4); la rozza scodella emisf'erica (FlS' 1'5)' :'
più settentrionaiels' la scodella col fon- ratterizz"r'1"
trova a Poggio Montano la sua attestazione dro. tipi;';=-
(Flg' /'6)te; ii boccale ovoide con orlo
clo baccellato di chiara impronta tarquiniese anche se i:-.:,
distinto @is. 1.13) laiutta baccellata 1F;g'
I'fO; - che ben si inseriscono in
" tano anche:.:.
questo momento. arcaizzant:.
Quattro<lelleseitombeindividuateperquestafasesonofemminiliel'unica
di una parure fissa, che ritro- Di lun:" :
sicuramente maschile è carafterizzata dal ricoìrer.
veremo nei correcli maschili di guerriero
della fase successiva' comprendente fi- piede an'-he -r-

la foggia arcaica con arco ne e diffus'- :


bule ad arco serpegglu"tt, ttt" n;la tomba 42 presenta
bulari e lro:l;','
foliatoestaffaadisco(Fis.1.l9),legataallefasitradizionalmentedenominate cessiva per Pi.
più avanzato nella necropoli dei
IC-IIA a veio tu, mu presente in un momento

VV' 1963, p 77' fig


ll E.er:-,:
15Nella t. EE lT-lg dei er,rattro Fontanili e rra
ìl materiale sporadico (AA =
in quella Ji Li.:::
63a e AA,VV 1967, p. 272, fig' 112' Z 1l Q)' lr BLr:.c P
i g ,. l, (HENCKEN 1968, p. 55. fig. 53a; p. 82. fìg. 58c. e): Poggio
16 poggio dell,Irnpiccato,
" lt Btrrc' l
SelciatelloSopra.t'12(ibid.,p'65.1ìg.55g)'Quest'ulrimavienetjatataaclunm()mentoinizialede]la l: Pollecr.:..
seconcla fase (B,qnroloNI, DllptNo
1970' p 233)'
tav. L\rlll.a: u..:.
17 DsLptNo 1977' fig. 4 1, 1'+'
prlo 19Er. t.',. i
lsSimiliscodelloniaVeio,QuattroFontanili.tipoXlg.IlC(Tolrlsl986.p.92.fig.3()); qur ::i.
1886. P.
t.CC4-5(AA.VV.1970,p220,ft'g242)"aPontecagnano'S'Antonio'tipo14NC'13212'IlA :
697 (JoHesNowsrv 1983' p' 143' (Mtr-asr iE9l.
(Dp Nerr.r-e. 1992, p. Ooì 0, fig-SOe)l Capua' Fornaci' t' sviluppato t.
tav. XLIi.9). 16 l.rtr 19v'
re La foggra è presente in numerose deposizioni: Poggio Selciatello Sopra, tt
174' 182' 34' 113
p. 147, tìg 134'gl
It Tnteri.;.
bifora e stesso fondo baccellato;
(HeNcreN 1g6g, p. 115, f;. \33, tazza con ansa fig. 141.a; p 323' necropoli delle P
poggio dell,tmpiccato, tt. 62' 15 (ibitl., p. 152,
p. 16l. tìg. 148.ni p. 304, ú 295.a); tipo X 12' fase IIB-Ilc Chiusa Cima ,Si:
îìo ?r?rì Non mancano attestazioni tlel tipo anche a Veio, Quattro Fontanili, cale: Selciatell.'!
(ToMs1986'p.91,fig.28);tipo2lvarB.IlC(Gurol1993.p.21'fig.|5.2).Suunabroccavulcente tr. 8. 5l (B\Rr('i
dellacollezioneLotti,.onr".outanelMuseodiGrosseto.èpresentelastessaclecorazioneameandri l8 i.
corîpostì di trattini impressi a cordicella,
(Ma.xlolest 2000, p. 50 sgg'' tav' 1, fig' 1 19) Una sco- Questa
cente del Prinlr :
clellaadorlofientrantedallat.BdiCavalupo,datatatralafineVlllelametàdelVIlsec.a'C.pre-
(FAI-coNt Alaonellt 1969' p' 193' Poggio Selcietel,
sormontante con clecorazione a ditate
senta ansa simile a bastoncello e a Bisenzio ,P.':
fig. zta.2, tav. XXXVII.a). var A' lc-llA (Gut- sequestro 19-1.:
20 5, tc-IIA (ToMS 1986, p. 82, fig. 19); tipo 105
Fontanili: tipo III
Quanro
(AAVV 1963' p 135' fig 37d; fie 66a); t Y 4' D2. dalia t. -:li.
rr 1993, p.50, fìg. l.lo); it AA 19 B' EE 18-i9 86.2). datato rl.:
(AA.VV 1967, p. 190, fìg. 654); t AA 2A' (AAVV 1970' p 211 '
fi'g' 5621\)'
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO
22; lancia in bronzo a cannone
Tufi cli Narce 21 e nel corso della III fase laziale
piatto'
poligonale e rasoio (Fig. 1.22), in questo caso senza taglio' con manico
àvv[inabite al tipo Bisenzio, databile a partire dalla prima metà dell'VIII sec'
a Veio' a Ca-
a.C.23, o al tipo bsquilino, dalla medesima datazione' che è diffuso
pena ed in territorio latino e, con esemplari isolati, anche in area picena e nella
2a. Conferma delìa cronologia di questa deposizione ò la
bumpunia settentrionale
brocia biconica (Fig. t .3), con alto collo cilindrico e labbro molto svasato,
ca-
geometrica con motivo a mean-
faltefizzafa da una complessa decorazione incisa
dro, tipica delle deposizioni visentine della ,..ondu26. metà dell'VITT sec' a'C'2s'
anche se recentemente è stata datata alle fasi I-IIAI Ricorrerèr a Poggio Mon-
tano anche nella tomba 21 dell'ultima fase della necropoli, dai tratti nettamente
arcaizzanfi.
lunga durata risultano alcuni tipi ceramici: i piattelli a vasca ernisf-erica
su
Di
(FiS. 1.1-8;, accessorio estremamente comu-
piede anché in versione miniaturistica
ne e diffuso nelle necropoli della prima età del ferro ; le tazze attingitoio,
z1 glo-
bulari e troncoconiche profoncle (Fig. 1.11-12)28, che perdurano fino alla fase suc-
cessiva per poi r.o-purir. nel momento più recente; i boccali ovoidi
(Flg. 1.14)'

.' Nelle tombe XIII 2 e XIV 3 (BAGLToNE. DE LucIA BBorr-I 1990, fig.
5.3-4).
rrEsemplari attestati nella necropoli dell'Esquilino (Atti Roma 1980'
p. i02' tav 17' tipo 40a) ed

rn quelìa di Osteria dell'Osa (Btnrrt Slsrrett 1992, p 377' tav' 39' tipo
42h)'
r3 Bt,\Nco PeRoNt 1979, p. 163 sgg., tav 83'10215'
ra Bra.xco ppnoNr 1979, p. 165 sgg., tav. 84.1056, 10-57.
r-, polledrara, t.2, seconda metà VIII sec. a.c. (DeurNo 1977, tav. vIlI; DnlrrNo 1987. p(Der-- 162,

olmo Bello, t.24, lase IIB3, ultimo quarto dell'vlTl sec aC


rar.. l-Vlll.a: usata come ossuario):
pr:.-o 1987, tav. LlX.b; senza decorazìone, usata come ossuario)l S. Bernardino, t. l, fase IIB1
(P'qs-

qur 1886, p. 182. tav. 111.5; DELPINO 1911. tav. XII.cl: con diversa decorazione); Porto Madonna' t 4
(\hLANt 1g9ut, p. zt, fìg.6; con cliversa clecorazione <ocra bianco nelle scanalature> e collo meno
s\ iluppato.).
16 la.r,q. 1999.
p. 9tt, fig. 25.4.
rr ad es a Bisenzio nella
Interi ser di piccoli piattelli vengono deposti specialmente nel viterbese:
tavv. VII, IX) e a
necropoli della Po]ledrara, If.2' 9' 3 (DelrINo 1987' tav. LVIII; Dgr-prNo
1977'
appaiono fin dalle prime fasi della cultura lo-
chiusa Cima (SeNrnr-r-e 1992. p.54). Anche a Tarquinia
cale: Selciatello Sopra, t. 179 (HENCKEN 1968, fig. 65); Selciatello, t 43 (ibid" fig' 202); Selciatello',
ru.8.51 (BeBroloNI, DRLptNo t970' tav. Vl, fìg 1; tav lX' fìg 2)'
lE euesta fbrma è equamente attestata in contesti datebili erl un momenro inìziale della fase re-
1968' p 125' fig 113m;
.enre del primo ferro a lhrquinia (Poggio dell'lmpiccato, t.82: vd. HENcreN
l6.h; p. 172, fig. 156.1);
Ptlggio Selciatello Sopra, ff.20,114,191 (ibid., p. 146' fig. 133'c; p. 126,1ìg.
, Îig. zl,7: Museo di Grosseto'
e a Bisenzio (Porto Madonna, t' 12 e Polledrara' t. 5. vd. DEr-prNo 1911

2000, p. 55, tav. 3' fig. 1.2.12 e 1.2.17). Assimilabile anche il tipo 8
:equestro |912' cfr. MANDOLESI
Dl. dalla t. 3253 della necropoli di S. Antonio a Pontecagnano (Dl Nlr.lle 1992' p 90' n 2' fìg'
:6.1t. datato alla fase IIA locale.
ALESSANDRA PIERGROSSI

Per quanto riguarda gli ornamenti personali ricorrono le fibule ad arco semplice
(Fig. 1.18) 2e, le armille a capi sovrapposti (Flg. 1.20), le carenelle di anellini fusi,
i pendagli massicci bronzei biconici o fusiformi, le perle di pasta vitrea (Fíg. t.2l).
Fin da questo momento appaiono tazze tn lamina bronzea 30, che saranno una
costante della fase successiva insieme ad altro vasellame metallico di pregevole
fattura. Manca invece l'attestazione di ceramica di ispirazione greca, ampiamente
diffusa nelle tombe più recenti.
La seconda fase, in cui prevale nettamente il rituale inumatorio 31, come nel re-
sto dell'Etruria tirrenica, corrisponderebbe ad un primo momento della fase IIB del-
le cronologie relative di Veio e Tarquinia.
In queste tombe il materiale ceramico è ancora parzialmente realizzato a mano,
specialmente nelle tombe più povere, anche se il patrimonio tecnico si è comunque
ar:ricchito con la diffusione dell'uso del tornio e i processi di depurazione dell'ar-
gilla. Esiste infatti nell'ambito di questa fase una certa discrepanza tra conedi piut-
tosto importanti, per la presenza di ceramica di stile grecizzante o di vasellame me-
tallico o per la quantità di oggetti di ornamento personale, e conedi di tenore ridotto.
Questo contrasto, che non è imputabile a fattori cronologici, deve essere spiegato
in finzione della presenza di una gerarchia sociale oppure di un diverso trattamen-
to nell'ambito delle diverse classi d'età. va anche precisato che alcune di queste
fosse sono state devastate in epoca antica, e quindi la loro inclusione tra le tombe
povere può essere fuorr iante.
Un indicatore cronologico è rappresentato dalle anforette globulari (Fig. 2.7-9),
presenti in tre tombe femminili 3t, con corpo più o meno compresso, anse nastri-
formi sormontanti dalla spalla all'or1o, caratterizzate da una decorazione plastica che

2e
La fibula ad arco semplice è attestata in tutte le fasi del villanoviano. Alcuni contesti signifìca-
tivi ove è presente il tipo: Veio, Valle la Fata, t.8 (SuNnur-l 1943,91, n.7, fig.95); euattro Fon-
tanili, tipo 80 A, IC-IIA (Gurnr 1993, 42, fìg. 1.5); Tarquinia: Poggio selciatello Sopra, n. i8.19. 204,
64, 170, 11,62. 132, 157, 187. 107. 130, 172, (HENCKEN 1968, p. 50, fig. 38.b, d, e; p. 67, fig. 57.a,
b; p.82. tìg.67.c, f: p.94, fìg.83.c; p. 107, tig.94.d, e; p. 131. tig. 118.a: p. 134, fìg. 119.c; p. 137,
fig. 123.c; p. 141. fìg. 129.c; p. 151, fìg. 137.b; p. 165. fig. 150.e, f; p. 250, fìg. 230.c; p. 316, fig.
312.b): Poggio dell'Impiccato, t. 83 (ibid., p. 181, fig. 167.c, d); Poggio Gallinaro. r. 2 (ibid.. p. 356,
fìg. 354.a, b); Monterozzi, t.,{, cassa con anfbra di bronzo e cinrurone, (ibid., p.183, tìg. 170.b); t. a
fossa con fìbuia ad drco (ibid., p. 265, fig. 211).
r0 Non conservate, ma la cui presenza
è indicata in NSc 1914.
3rIì rapporto è di 2 cremazioni (di cui una dubbia) su 19 deposizioni.
32 La fbrma ricorrerà di nuovo in due sole tornbe della fase successiva. la 52. seconclo I'indica-
zione in Notiz.ie Scavi. anche se rl pezzo non è conservato, e nella tomba 21. dal rituale e dai tratti ar-
caizzanti e'comrnqu" appartenente ad una varietà diversa. Nella prima fase della necropoli questa fbr-
ma era presente in una sola sepoltura. anch'essa femminile, l'ultima cronologicamente individuata nella
sequenza (Fig. 1.2).
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R
10 ALESSANDRA PIERGROSSI

COll Sptr-->.:
presenza di bugne ovali sovrastate da impressioni a semicerchio,
cup-
prevede la cente ji: :,:
pelle e scanalature verticaii, presenti in quattro delle tombe di questa fase, tutte
recente della frlo del :. -
femminili. Si tratta di tipi daiati a partire dal passaggio ali'orizzonte .

''3, nelle fasi IIA e IIB della Toms a senza d:, :..
prima età del fèrro (IC-IlAl) a Tarquinia \ ero\in'-1.- I
'V.io t*, presenti frequentemente anche in ambito laziale 3s' -

(Fig' 2.6) con rino r.a ,


Nella tomba 36 è presente l'unico esemplare di anfora biconica
.

di alcune anfbre-cratere SOfIL't >Î:lt ,1


anse doppie che si incrociano ad X, caratteristico .
elemento
di quella successiva
36. A Capua il tipo si ri- sec. t.c. L-
tarquiniàsl della fase IC e dell'inizio
37. Si tratta di una versione però in cui I'anda- LC. ú r.i=':
trova in contesti di seconda fase -
scandito e le pareti rettilinee. Queste carattefisti- situle nl3:- .'.
mento del vaso è maggiormente
piede, lasciano propendere per una datazione al Ric.--," -
che oltre alla mancanr"o a"tt'utto
tFie. l.l -- - :
IIB iniziale.
(.Fig' 2'5), Cerr.eter. ; .
Esclusiva di questa fase è I'olletta troncoconica di piccole dimensioni
38. A Bologna olle simili si trovano soprattutto nuoYilnten:- -
vicina a fogge da Veio e Tarquinia
COIì Oflrr Jl.i.
in tombe femminili, come a eoggio Montano, e la loro diffusione sembra limitarsi
alla .facies villanoviana piena e ié."nt", in termini di
cronologia assoluta tra la se- -\pp.1r,: .

3e. Altrettanto caratteristiche sono l.l -:l r c..n ,.


conda metà dell'Vil e gli inizi del Vil sec. a.C.
1e brocche con ansa aJanello sul ventre (Fig. 2.10i),
presenti a veio e a Bisen-
zio a0; le brocchette globulari su piede a volte con ansa cornuta, tipiche deil'oriz-
ar Per quanto riguarda l'esemplare dal-
zonte recente del primo fero ViS. Z.tt-13). : a.,,- -
latomba2T(Fig.2.11),siriscontraunafortesomiglianzaconunabrocchettacon t'-
ansa verticaie dotata di due appendici a cornetti ci.lindrici, decorata
a cordicella e
bolognese Benacci caprara, sia per la forma " I . :,:
a lamelle metalliche dalla necràpoli FontlniÌ:. ::: .
a2. Il tipo è accomunato da S. Tovoli alle brocchette
che per il motivo decorativo 19,0. p. i-: :
lQQi n .' '- -
' ' t --
13116 $op::. :
rr SEsrrrn- .--
r3 Lq.re 1999, fig. 3' B.16. 1991. p. l-- -
ra Tor'ts 1986, tipi VI1-5 e VI.7, fìgg. 21, 26' Per Ì; --::
35 Atti Roma 1980, tipo 18, p. 59. tav 'tr; BtErrt Spsttsnt 1992' tav 14' tipo 7' iìg. l9r: t:. B5
rr' Iare 1999, îig. 3, 817. p. Jli. rìg. i' -
t7 Capua. Fotnaci. t. 36' IÌ (JoHANNowsKY 1983' p' 97' tav VII l)' 1ìg. 1i t: Ce:.::::
rE veio, Fontanili. ripo IV 8, fase IIB (Toras I986. p. 83, fìg. 26): tipo 75
var A' IIB grande r: Lagi:
Quattro ì Osa. tiper in-:.
(GuIor1993,p.40,fig.9.l2)rTarquinia:SelciatelloSopra't32(HeNcxEN1968'p'92'tìg79a): t.{ill Rrur.i : ".
Poggio cle11'Impiccato' t. l, (MÙLLER Kenpn 1959' tav 282l)' -6 \eì..: C..
r!,per Bologna cfî. lovolr 1989, p.233 sg. La forma è presente nelle tt zl-5 e ul8 della necro
e I0-5F rDolrr
poliBenacciCapraradellametà-fineVIIIsec.,l,C'(itlicl.,pp'156.2'163.2'tavv.61'2.66.2).
*,,A Veio nella necropoli di Qr.rattro Fontanili, t. BB 8-9 (AAVV. 1967' p 106' fig 8'l); a Bi- viano recente B
a.C (Dr-rprNo 1987' tav LVlllb)' ziale (Brcrr. Sr
senzio. Polledrara, t.2. seconda metàL VIII sec.
ar P.qcctA.BeI-LI 2000, fig. 36' C2. ln.-r:.ì
t2 Cfr. Tovor-I 1989, tifo 24. seconda metà VIII sec aC' p 236 sg' tav l09 La decorazione troterra ad \;:---
a Bologna (r'edi TOvor'r 1989' tavv 67' tanili. trpo --<B- :
impressa a falsa cordìcella a motivi geometrici è molto comune
196E. p. l-:-. -:
18.3. 24.1, ecc.).
LJNA CON,IUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO 11

cou iìpofìsi a corna sull'ansa. studiate da Camporeale a-r, di produzione forse vul-
cente (qui riìppresentate da1 tipo alla Flg. 2.13), da cui però si discosta per il pro-
lilo del collo meno slanciato e più largo, la diversa confbrmazione dell'ansa e l'as-
-senza de1 piede a tlomba. Rimane indubitabile un'aria farniliare fia i due tipi e una
relosimile vicinanza cronologica. Tali brocchette r-rtilizzate per attirrgere e versare
vrno od olio. appartengono ad una fanriglia tipologica i cui centri di produzione
sorro stati indivicluati a Vulci e a Volterra nel corso della seconda metà dell'VIII
sec. a.C. La consonanza culturale fia i centri in cut sono presenti queste brocchet-
te. è attestata anche dalla presenza deile olle a corpo sferoidale, le fiaschette e le
situie metalliche. cont'ermata a Poggio Montano aa.
Ricorrono inoltre rozze scodelle emisferiche con iìnsa orizzontale sotto il labbro
tFig.2.17-18) o eretta (Frg.2.i9), la cui area di dif1isione sembra interessare Veio.
Cerl'eteri. e a sucl i1 Lazio e l'area camparìa a5 la Íazztr con ansa bifora (Fig. 2.2;l).
nuovamente dittìsa in area veiente-falisca e latina a6: alcuni tipi di boccale ovoicle
etrn orlo distinto (Fig. 2,29-30) e troncoconico (Flg. 2.31-32).
Appaiono ora. per proseguire fino alla thse seguente, le olle globulari t' {Fig.
Ll-3) con labbro svasato. che richj.amano in alcuni casi quelle reahzzale ìn impa-

'' CrllponprLr 1983.


tt !bt.Ì.. p. l0 sgg.
+' I conflonti pirì puntuali
provengono inlatti per lo scodellone alìa Fig. 2.11 cl'.r: Vcio. Quattrcr
FintriniÌi. tipo 8 var A con ansa obliqua. IIC (GLrÌt)I 1993. p.20. l'ig. l-5.1): t. DDtrh,.1--5 A (AA.VV.
r!jr{). D.230. fìg.29.21: Gnrtta Gmmiccia. r.780. prima nretà VIII sec.:r.C. (BIRARI)INITTI. DRAc;o
,r9r. p. -52. fig. 22): Cerr,etcri. Sorbo. t. 120 (Ponl i972. p. 83. fig. 66.2): Tarcluinia. Poggio SeÌcia
.:iio Sopra. t. lll (Hr,\cKEN 1968. p. 9t. fi-e. lJó.a): Osteria dell'Osa. tipo 269. ll lase laziale (Btnr-
Seslrrr<r 1992. p.303. tar.'.24): Pontecagnano. S. Antonio, tìpo i'1 B2b. t.3286. iIB (DÈ N.qt.qLc
r9l. p. 1Ì.:t n.9. fìg.90.9): Capua. t.21.3. (JoH.rNNor'r"s<r 1983. p. 116. tai'. XX.3).
Per h ciotola con ausa orizzontale: Veìo. Quattro Irontlniii: tipo X 3. tC-IIA (Totr'ts l9116. p.90.
:: L9): tt. BB 6-7 B. BBCC,1. (AA.VV 1970. pp. 209.213. fig. 18.2): t. CCI 5-6 A (AA.VV 1970.
: ill. lig.29.2); Crotta Granriccir. t.780. prinra meti VIII sec. a.C. (BEr<anotNt,rrt. Dnqc;o 1997.
: : ll): Cen'eteri. Sorbo. t. .356. prinra rretì VilI sec. a.C. (PotL 1912. p. 87, fìg. 70 in versione pirì
:r..irrLe): i-ashetto JI. porretlo 296. pnnra nreti VIII sec. a.C. (Mllrra 1980. p. i41. n..1); Osteria clel-
').". tipo 269. lI íLse lazialc (Brr,rrr Scsrrear 1991. p. -10J. tav.2.1); tipo E. t.7. IIB tase Ìaziale
t::t Ronttt 198{,1. p.80. tar'.9): Grottaferratx. Vigrra Grusti (GtElì()\\'196;1. p.43 n. 1,1. fig. 1,1.1:1).
r'\€io: Casal de1 Fosso. t.805 (Btrn..,)rnr-rr. DH:co. P.cc)r.tut i997. p.69. tì-c. 18): Narce: tt.,lF
. ,15F (DSH.\N 19.{2. p. .25. nn. ó 7. pl. Xll.6-7; p. -50 n. lt, pl. XXV18); I Tuîi. t. lX 11. r'illano-
,.:li, iecenre {BAcìr-roNE. De Lucr,r Br<olr-r 1990. iìg. 11.5): Osteria ciell Osir, tipo 20x. IV tase la-
.. : rBrrllr SEslrenr 1992. p. 289. tar'. 221.
-- \nche clucsta fbrrla si t|tra rnrpilrÌerte.rttc\tllt3 nell'area Veiente. Liìrquirìiese. nra anche ncll'en-
: .::n rLd Acquarossa, San Giovenale c Bisenzio. ll tipo alla Fig.2.l è prescnte a Veio. Quattro Fon-
.:.:. .ipo 75B. lìrse IIB2 (Guror 1993. p. 40, fi_e. ll.9); a Tarquinia. SeìciatelÌo Sopra. t. l3l (Hnurr<nN
-.. p. 137. fig. 123.h): Selciatello Sopra. t. 130 (ibid.. p. 250. fìg. 230.h); \'{ottterozzt. t. 61.1.1.
12 ALESsANDRA PIERGRoSSI

sto semidepurato con decorazione geometrica, tnùo -L: ..


e che sono conservate proprio in quei
corredi che non contenevano quàst'ultime or; Carùil-nZ!:::
piede o senza (Fig. 2.14-16), ampiamente
t. ..oì"1;; orro rientrante slr motir i : --:-..
diffuse anche nel mornento successivo,
praticamente presenti in quasi tutti coratir,, D..-
i contesti della Jacies vllllanoìiunu, i piattelli
a cello. L: - :.
vasca troncococonica (Fig. 2.20-2r); vari
tipi di tu)t, ,on motivi decorativi diver_
si (Fig 2.22-231; re tazze basse carenate con di rin.': :.:-
la fase successiva si presenteranno anche con la a orecchio (Fig. 2.26), che ner_
ansa
cia e.:::,.:
variante acl ansa cornuta, diflise \ D --
a Capua ae, oltre che a Tarquinia e a Bisenzio; 1l
ra razza globurare o foncoconica
profbnda (Fig. 2.25, 21, 28). QUllIftr -,:--.*
La ceramica c|ispirazione geometrica appare a poggio Un:e.-!ìl-; -

fase' Sì tratta cli vasi di ..ruÀi.o fine destinati Montano fìn da questa trpo c;n, :- :
alla mensa , reahzzati con arsilla scia tr" ,. -:
semidepurata, con incrusi di piccole dimensioni
colore giallognoro o rosato, con dipintura rossa
di augite, ."t.;;;,'o;;;;#:ì1 Grecir. :--: -
o bruna. \-eio'":..
Tra Ie prime forme ad apparirè gIi skt:phoi
piamente attestati in epoca precoroniale
a chevrons (Fig. 2.36_37)-r,,, am_ I rer::- -,
a Veio, a Tarquinia e a Roma, a testimo-
niare l'inaugurarsi dei rappìrti tra le genti chimiche :'.:=
stanziate ,ul u.rrant. tirrenico e le
popolazioni del Mediterraneo in un'.poJu conlunqua:-::
precedente alra deduzione della colonia
euboica di Pithecusa. La loro pr"r.nrà B. d'.\9...:l:,. .

a eàggio Montano getta una luce der tutt.


nuova su questo sito periferico dell,entroterra.
un modelÌ,- -..
A
seguito delre impor-tazioni, ampiamente diffise
tra r.Etruria meridionare. la
oltre ad irr::-.
Campania, 11 Latium vetus 51, nel monào In ;ir:--::
sicuro ecr in alcuni ."nt i a.r'to sil$t; .:l
questo tipo di coppe cominciano, quasi con de!-ùrJ.
contenlporaneamente alle importazioni,
essere prodotte anche locarmente, ispirandosi ad ta sinta..r :--
ai prototipi a"t e tardo geome_ -.alo

730-700 a'C (Milano 1986' p. 217 n.601.


fig. 197): ad Acquarossa. Tre Ma'e. r, (O'TENBERc;
p zt8' fig. Ir.1. usata come -l 19g6, 5_:
cinerario): a Bisenzio. poilecrrara, r. 7 (DELprNo
alla Fig' 22 si trova a San Gìovenale. 19r.'. tav. VI.b). Il tipo
ectificio senrisotterraneo, area B. terz. quarto
RIocu.rt "::
to vIì (or-rNlEn, ponl 1ggr, p.3g, pr. r:1.2g5)l VIII - primo quar- tabile pri:
Veio, Quattro Fontanrli. tipo 768. fase rIBI (Grrrrrr
lgq.ì. p. 40. liB.7.t0r. r 1210r1n1r. Sclciarcllo 1991. p
Sopra. r. .1. rHrrir.r.r.x l9ox. p. ;. ;;.
terra' Guerruccia. t. I lGHrRARorNr I898, ;;;, ,";:11 :l
pp.121-5.1ìg.6.21. usata come urruurin.
a osteria der|osa. tipo 92d var. I. fase raziare e nell,area laziale.
rV (BrEr.rr SEsIenr 1992, p. 320. rav. 27). La variet:ì
della Flg 2 3 presenta I'unico conîronto
con la tomba 13 della necropoli di polle,l.ara
partenerte alla fase IIB locaie (DELprNo a Bisenzio, ap-
a8
i977. tav. XI.a).
Potrebbe trattarsi dj un fènomeno abbastanza
usuale, fìno ai giorni nostri. per cur
la società meno abbienti' ispirandosr al repertorio i segmenti clel-
in voga presso i personaggi più in vista, realizzano
medesime fòrme in versione povera (sull,argomento Ie
vd. Monnrs ì9g7, p. 15 sgg., fìg.5).
1200 (JoHeNNowsxv 1994, fig. t) e
t. 282 (JoHaN*o*-.., ,s-;i,,p t-53. n. il, tav.
"r_;:1.
so In
dodici tombe sono ricorclate coppe cd. cicladiche,
anche se quelle effettivamente conservate
appiÌrtengono alle tombe 21, 28.
30 e 27. Di queste ilodici tombe sette upoo.,"ngono
5Ì Per il Lazio a questa lase.
da ulrimo vedi BnlNor, JeRv.r. Flscnsa_HANSEN
52 o'Acosrrxo 1997.
1999. pp. 17.21; B.,rNo1 ,or<va. r,rscHElì-HANsEN
1997, p.221.
'l
UNA COMUNITA DI trRONTIERA: POGGIO MONTANO 3

trico euboico, ma anche cicladico e, in misura molto minore, attico e corinzio. Sono
caratterizzate dalla presenza di una decorazione tra le anse che può presentarsi con
motivi a semicerchi pendenti o a chevrons, organizzati secondo diversi schemi de-
corativi. Dalla metà dell'vil secolo appaiono anche le metope a meandro o ad uc-
cello. Le coppe erano utllizzaÍe principalmente durante il banchetto per il consumo
di vino: siamo quindi di fronte ad una forma utilizzata in un ambito che in Gre-
cia è segnatamente distintivo delle classi aristocratiche.
A Poggio Montano erano presenti in tutto una decina di esemplari, ma solo
quattro risultano superstiti. La decorazione non è rimasta che su un'esemplare, per
un secondo la foto tn Notiz.ie Scavl permette di ricostruirla. Si tratta di coppe del
tipo canonico con gli chevrons che toccano i margini superiori ed intèriori della fa-
scia tra le anse, tipiche del MGII, prodotte dalla generalità delle fabbriche attive in
Grecia, particolarmente frequenti in Attica e nelle Cicladi, ampiamente diffusi a
Veio 53 e a Capua, meno consueti a Pontecagnano 5a.
I reperti sembrano tutti di imitazione e realizzaf:r localmente 55, anche se solo analisi
chimiche potrebbero specifìcame i'origine. La presenza di una produzione locale non è
comunque meno significativa delle importazioni, anzi, sul piano culturale, come notato da
B. d'Agostino, assume un significato ancor più pregnante, perché indica l'assunzione di
un modello culturale ad un livello profondo, un bisogno radicato nell'ambiente locale -s6,
oltre ad indicare l'innegabile presenza nell'area di artigiani greci.
In almeno cinque tombe erano inoltre deposte le grandi olle su piede (Flg. 2.38),
con decorazione geometrica, tra cui si distingue in special modo I'olla-cratere con fit-
ta sintassi decorativa della tomba 10 s7, forse opera di un artigiano greco (Fig. 2.39).

5r Sugli skylthoi veienfi vd. Rrocwav 1967; Dpscouones.


Ksansr-ey 1983; BorraNr, Denru.
Rtocwrv 1985. A Veio nessuno degli sk,tphoi a chevrons di origine e di imitazione euboica sembra da-
tabiie prirna del 760/7-50 a.c. circa: DEScouEDRES. Kpensr-ev 1983, pp.33-34 (750 a.c.); Rrocwav
1992, p. 89 (760 a.C.)
5a o'AcosrrNo 1979. p. 72.
5i Si intencle nell'ambito dell'Etruria, probabilmente nei centri
della costa til:fenica.
t6 o'AcosrrNo 19t19, ma prima cli lui BrarEway 1935, p.
130.
-57 È I'unica olla che suscita qualche
dubbio circa l'origine allogena del ceramìsta, per la compo-
sizione decorativa ricca di motivi eller.rizzanti * cerchi concentrici, chevrons, linee spezzate ed una rea-
-
lizzazione più elegante ed accurata, il cui parallelo più vicino è un'olla dalla t. 3009 di Pontecagnano
iD'AcosrINo 1999, p.62, n. 1. fig. 17, tav.6.2), con il collo meno alto ed i1 corpo meno slanciato,
ma la cui decorazione presenta una commistione di motivi geometrici simile alla nostra: suÌl'orlo un
-eruppo di trattini trasversali, sulla spalla fino a poco oltre la massima espansione del ventre quattro li-
nee orizzontali fra cui è una linea a tremolo, una serie di cerchi concentrici, altre quattro linee orìz-
zontali tra le quali è un motivo ad angoli continui, una serie di pannetli racchiusi tra due iasce oriz-
zontali in cui si alternano gruppi di linee verticali e gruppi di due file di chevrons destrorsi sovrapposti,
tra tìsce orizzontali.
t4 ALESSANDRA PIERGROSSI

Nella tomba 9 fu deposta una brocca decorata con cerchi concentrici (Fig. 2.35),
I'unica di cui sia stata prospettata un'origine ellenica 58.
Tra gli ornamenti personali continuano i pendenti bronzei massicci biconici
(Fig. 3.24-25) e fusiformi (flg. 3.26), per la prima volta realizzati anche con filo
bronzeo (Fig.3.27) se. Esclusivi di queste tombe i pendenti in ambra, a trapezio o
a goccia (Fig. 3.28-29),
Per il resto si tratta di manufàtti di lunga durata, presenti anche nella fase suc-
cessiva: i bracciali a verga piena e cava avvolti a spira (.Fig. 3.20,21,22) o a tor-
tiglione di bronzo e ferro ritorti insieme (.Fig.3.19); anelli di bronzo massiccio di
varia grandezza, che saranno comunque maggiormente diffusi nella fase successiva;
monili complessi di catenelle di anellini; perle di pasta vitrea sferiche (Fig.3.3l),
discoidali (Fig. 3.32) o con inserti ad occhi (Fig. 3.30).
60 sono carafterizzati dal ripetersi del consueto .rel
Quasi tutti i corredi maschili
di oggetti comprendente fibula ad arco serpeggiante con doppio occhiello a sezione
circolare ed in un caso quadrata e ago ricurvo o, nella versione più recente con
decorazione di anellini sull'arco e sull'ardiglione (Fig. J.4-5) 61, accompagnata in
un caso da una fibula ad arco ribassato foliato (Fig. 3.9) o sostituita dalla fibula
ad arco semplice (Fig. 3.7'); lancia in fero o in bronzo a cannone semplice o po-
ligonale (Fig. 3.36-38), rasoio (Fíg. 3.34-35, esclusivi di questa fase) 62 e, in due
casi, il coltello a profilo continuo di ferro (Flg. J.33).
Appartengono a corredi sia maschili che femminili ganci di bronzo e affìbbia-
gli ad uncino (Fig. J.16-18) che indiziano la presenza di cinture in materiale de-

58 PavNE 1931. p. 4, notà2 (cretese-cicladica); Br-errw.rrv 193-5, p. 195,67. tav. 30 (greca geo-
metrica); .Àrsnsrnou 1943, p. 99, taf. 27.4.
se lar,r I999, fig. 15, A13, B13 e 16.
{'o Tombe 30, 35, 36 e 42. Solo la tomba maschile 33 presenta
una combinazione meno articola-
ta. senzzì la lancia-
61 In Etruria, a
Quattro Fontanili il tipo è documentato a partire dalla fase IC, con arco poligona-
le e occhielli a sezione rettangolare (Tous 1986, tipo 116, p. 83, fìg. l9). Nel momento avanzato del-
la fase recente del primo ferro appaiono fìbule serpeggianti di grandi dimensioni, con sezione circolare
dell'arco e rettangolare degli occhielli, caratterizzati da una decorazione di fitte lìnee incise trasversali
(Tor,rs 1986, tipo III12, p. 82, 1ìg. 25; BrErrr SESTTERT 1992, tipo 42f, p. 375, tav. 39), presenti però
a Pontecagnano già dalla fine del IX secolo (o'AcosrrNo, GASTALDT 1988, p. 60, variante 32EIa2).
62
Appartengono a questa fase gli esemplari del tipo Vetralla individuato dalla Bianco Peroni (1979,
p. 113 sgg.). 11 tipo, datato alìa metà dell'VIII sec. a.C., ma che perdura, data la sua presenza nella
tomba 319 della necropoli di Cerveteri-Laghetto II dell'ultimo quarto dell'VIII sec. a.C. (Miktno 1980,
p. 148, n. 6). è difluso nel Bolognese, in Etruria a Tarquinia, in Umbria e nel Piceno. 11 tipo alla Fig.
J.35, senza taglio, con sperone trapezoidale all'attacco del manico e manichetto piatto fu inserito nel
tipo rasoi lunati in miniatura (BIANCo PenoNr 1979, p. l0l, tav.50, n.611) perché erronearrente con-
siderato alto cm. 6,6 (come riportava Manrslr-r 1971, p.23, n.9). ln realtÈr il reperto misura cm. 10,5
di altezza max. conservata.
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Fig. 3. Poccro MoxraNo: materiali metallici e ornamenti della seconda fase
16 ALESSANDRA PIERGROSSI

peribile (cuoio o stoffa), sostituite, nelle tombe più recenti della


sequenza, da quel_
le a fascia in lamina 63 e dagli eiaborati cinturóni a losanga 6a. In due
tombe ma_
schili erano presenri gli unici esempi di aes rwcte (Fig. 3.i9).
Nelle tombe fèmminili risultano ampiamente presenti gli elementi legati
alla
fìlatura e alla tessitura: fiseruole (Flg. 2.33-34), rocchetti e sicuramente
ligneo. che non si è conservaro. ma Ia cui presenza può essere
il fiso
ipotizzata dalle
spirali di filo bronzeo che dovevano rivestire I'asta, elencate in grande quantità
nella
pubblicazione e non tutte identificabili come fermatrecce.
^ Altri ornamenti tipicamente femminili che appaiono per ra prima vorta, sono i
fermatrecce a,.spirali (Fíg. 3.23). Le fibule femminili .onà d"l
tipo ad arco sempli_
ce (Fig. J'8) os, o ribassato (Fig. 3.10-12; 66, foggia esclusiva ai
f'ase; a san- luesta

63
I migliori confionti
sono istituibili con esemplari da veio (euattro Fontanili: tipo
XVII 2, IIB-
IIC (ToMs p. 95, fig. 29); tipo l7l. ÌIB1,IIC (Gurnr 1993, p. 64, fig. 20.12);
1986,
t. HH t1_t2, mo_
mento finale terzo quarto vIII sec. a.C. (AA.w 1g65, p. r2g.
îig.50.p; e. BsnanrrNprrr TNSAM, in
Roma 2001. 100' r.G.5.16); r. Ir 9-10 (AA.vv 1965, p. 202,
rig. 10ur.bb); t. cc 6-7 (AA.vv I967,
p.247' îi9.98.23); Casar del Fosso. r. 1032 (BuRANELLT, DRAGO. pAoLrNr 199r, p. 69. fìg. 20a);
Grotta
Gramiccia, t. 732, prima metà vIII sec. a.c. (Brn-rnnrxu:rrr, DRAGO 1997. p. 52, fig. 19), Narce. petri-
na' t.36 (BrnNaeer, cozza, pasgur rg94, cor. 3'72,tav. X.27) e
Tarquinia, Impiccato. t.35 (HENCKEN
1968, p. i52, fìg. 139.d).
6a
Questi preziosi manufàtti sono diftìsi a Populonia, Vetulonia, Bologna, Tarquinia, Veio,
ì'area fa-
lisca-capenate ed il Lazio. Uno degli esemplari da Poggio
Montano presenta identica decorazione acl uno
proveniente da Poggio de[e Granate, acq,isto Mannelri (TaloccnrNr
1912, pp.33-35, tav. vl.35b).
6s si tratta
di un tipo di lunga durata attestato in tutte le fasi del villanoviano. presente
oltre che
a Veio, valle ra Fata. t. g (suNowar-r- 1943, p 9r, n. 7, fig. 95) e
a euattro F.ontaniìi, tipo g0 A,
IC-IIA (Guror 1993, p' 42't1g.1.5), a Tarquínia con numerosi esemplari: poggio
Selcìatello Sopra: tt. 7g,
79,204,61,110,1t,62, t32,15i,187,107 130. 172 (HeNc*N 1968, p.
50, fig. 38.b, d, e; p. 67,
fig.57.a, b: p.82. tìg.67.c. f: p.9ut, fig.83.c; p. 107. fig.94.d. e; p.
t3l. fig. n8.a; p. 13.1, fìg.
119c; p 137, fìg. 123.c; p. 141, fìg. 129.c; p. 151, fig.137.b: p.
165, fig. 150.e, f; p.250, fig.230.c;
p. 316, fig. 312.b); Poggio detl'Impiccato, t. 83 (ibid., p. I81. fig.
167.c, d): poggio Gailinaro, t. 2
(ibid'' p 356, fig' 35'1 a' b); Monterozzi, t' 4. cassa
con anfbra cli bronzo e cinturone, t. a tbssa con
fibula ad arco (ibid., p. 183, fig. 170.b; p. 265, fig. 211).
66Tipo largamente presente in sepolture sia maschili che fèmminili in
Italia settentrionale e cen-
tro-orientale (PERONI 1992, pp. 15-17), ad Este. Bologna
- probabile centfo di prodrizione - e nel pi-
ceno, è documentato anche in Etruria sia settentrionale che
meridionale, a Vetulonia, vulci, Tarquinia e
Veio' Sporadiche le attestazioni a Roma nel Lazio, e a Pontecagnano
in campania. così come in Sar-
degna Queste fibule appaiono a Bologna nei contesti databili
nel corso della fase ll, equivalenre, in ter-
mini di cronologia assoluta tradjzionale, alla prima met:ì dell'VIiI secolo.
La produzione raggiunge il
suo apice nel pieno vIII secolo. con la terza fase di Bologna,
perdurando anche nel secolo successivo
(voN ELES Masr 1986. p.67; Tovor_r 1989, p.2-58, tipi 79_80).
La presenza di queste fibule in Etruria e più a sud nel Lazio e in
Campania. comprova l,esisten-
za dei rapporti interregionali fra il centro e il nord Italia.
UNACOMLINITADIFRONTIERA:PoCGIoMONTANO|1
o7 o solo dor-
gltisuga con arco pieno e decorazione dorsale
e ventrale (Flg' 3'14-15;
riportato in Noti:ie degli Sccn'í'
i"i"",o;r. -l.t-:) tjt e a navicella' stando a quanto tratorato e protomi ornitomor-
Di particolare pregio 1e fibule cla. parata id ur.n
fè(Flg.J'13)clellatombazlg.conosciuteattualmentenellamedesimaredazionesolo
f'emmrnili'
o òopìu un, nella II fase, ecl esclusive dei corredi
Dasegnalareilcorredodellatombalg.appartenenteprobabilntenteadunafan.
ciulladipar.ticolarerango:oltreacìrrnolia.geometricaconde-corazioneametopa
"clella 70' presenta una
Fontanili fase IIA e IIBl
con graticcio, tipica u-Glo-q.r"ttro
-1o.n.,o
versione riclotta della stessa
(Fig' 2.4). Miniatr-rrizzata anche una brocchetta
sitrranetta lenevlt in mlno'
ctrn bectuecio e bocer tlilobatl che lrt
Latomba2T,pertinenteadunafigurafemmiriiledirilievo.comeattestanola
ricchezzadeimonìlielapresenzacliuncinturonealosangafinernentedecorato'
conservaalcunielementiclichiaraoriginebolognese,sianelcorredoceramicoche
nretallictl.Sitrattacliunboccaiecondecorazionegeometrica,uniconellanecropo- 71: e del-
t. 388 cli San Vitale
li di poggio Montilno. iclentico ad un'esemplare dalla semplice rivestito di pelle di
le fibule ad arco ribassato (Fig.3'10-12) e con arco
p;;;ir..;r, _ pur.'fr...n,i'anche in atrre rombe della necropoli. vista la lorcr
frequenzafrairepertiuat'p-o-ti-perlequalièstatoriconosciutocomecentrodi
pr.venienza delia donna sepolta'
produzione proprio gofir;n"t,, forie luogó. di
datate alla seconda metà
Limitata allatomùa i3 l'attestazione cli alcune fìbule
trafbrata ratTigurante forse un
dell,Vlil sec. a.c.: un fiammento cli lamina bronzea

ri

6r La forma alla l4 rientra neì tipo Quattro Fontanili I l0-11-12' IIA: tipo I l6' IIA-IlB
fig.
LI

-J.

(Tours1986.p.79.fìg.2223):tipo8gvar.AeD.ItA-IfB2(Guror1993.p.:16.fìg.lE'2.|ig.6..11,
,.,.-*'lo/.R
(Heu<:rnx p llR
1968, n 128'
tt.27 e 155 poggio Selciatclìo S.pra
I
!ll]H.'.;,,i, oí't""r,*", clalre c1i

lìg.ll7'clp.25l"îig.232.b)lclallat.35diPoggioclell.Inrpiccato(llllrl..p.152'tìg.139.1r);cl:rNarccDohan 3'
tnecropoli dei Tufi: t. 18ts. \''l DorIAN lg'+l p l2' p1 110-12: ff VI'4-VII'2-XII'J5 Pissidì cilindriche
nella tomba delie
\rl. BAcìI-toNE. De Lr;cl,q. Bnot-lr 1990' fìg 66); cla Populonia' 1980 tìpo 30c1' p 10l' tar' 1630d):
ripostiglio cli Aldea (Arrí R"tnrL
Ri)\lLiALDr 199,1" tav. II.3-5)r clal
lllarlecropolilaziaieciiOstcriacle}l.osa(Btr'rrtSl'sr.tlr<rj992.trpo38w.p.36.1.tav.36)'
t-etibrrlaalLaFlg..]']5rier.rtraneltlpoQuattr0Fonti]nilill2.l22.lIA-liB(Tovsl9ti6.p'79.
I

11.25).
per veio. Quattro Fontanili e
6, Anche qr-restr tipi trovano confìonto lella classiiìcazione clabotata
Pi- '-1siìlllelltelatìbulaallalig'S.lcclniltipollT.IlA-IIB(TUNlSl980.p'7t).fiu.23lediltipo (Torrs 1986'
: -,i -C. llA lIBl (Grrror 1993' p 29' fìg 6 2-3): il
tipo Fl3 -J 2-3 con i tipi I 16' llA-IIB
fìg
l. lig. 23) ed il tipo 90C2' IIA IIC (Gr.rrnr 1993' p
I
'16' 23 5)'
\ .r-r -

.ir- 6" JouANNotvsrv 1994. fig 5' tav lll a-tr'


rr)
GLrIDÌ l9ti0, P. 35.
...ir tr I I{il-lll< K:rr<pu 1959. tar' 72
se pLtfiroppo la fibula è perdura'
Preset-tztr ricordattt in n-otí:ie s'tat'l' anche
. ir lcll- Totort 1989. t)po 77. o.257: tiptt 80' p' 259: tipo 96' p 265'
18 ALESSANDRA PIERGRosSI

elemento ornitomorfo 7a potrebbe essere attribuito ad


una fibula a drago tipo San
Francesco, difTuso in ambiente borognese, ove forse era_ prodotta, cronologicamente
inquadrabile entro la seconda metà àe[vIII sec. a.c. 15; 'fium*enti
al.uni bronzei
sembrano appartenere ad una fibula ad arco serpeggiante
in fero composto da due
parti: una ad arco ingrossato su cui è avvolto filo
di ferro sottile e con piccole
apofisi a globetto e ago composto da due staffe parallele
collegate da sottili tra-
versine (Fig. 3.6'), particolare foggia ampiamente diffusa ponteJagnano,
a dove vie-
ne realizzata sia in femo che in bronzo e caratterizza le
sepolture maschili i6. La
forma prelude alle fibule a drago con molla che caratteri
zzaio i1 momento avanza-
to della Il fase di pontecagnano.
All'ultima fase del seporcreto appartengono 17 tombe che
condividono, da un
lato, la grandezza delra fossa di dàposizione, dau,altro
materiali di prestigio che
inaugurano e preannunciano il repertÀrio della fase
cosidde tta oùentahzzante.
Si tratta nella maggior parte dei casi di tipologie tombali
già presenti nella fase
precedente, fatta eccezione per la fossa con
loculo, isolata nJn,u-uito della necro-
poli di Poggio Monrano, e le due incinerazioni in pozzetto
I1 rituale incineratorio continua ad essere adottato, rn
;"p;i" enrro dolio.
p..ÉJntuure anche mag_
giore rispetto alla fase 2, con un rapporto di 1 a
3, se consideriamo atlidabili le
indicazioni della prima pubblicazione, alquanto incerte.
Nel repertorio dei materiali sopravvivono molti dei tipi presenti
nelle fasi pre_
cedenti - e tale forma di conservatorismo appare giustificata
periferica del nostro sito, oltre che cla unu ,.értu
dalla collocazione
di gusto - ma i grandi bronzi
laminati decorati a sbalzo e punzone, le fibure a losa,rlga,
a vorte con decorazione
plastica a protomi ornitomorfe, alcuni attrezzi quali
asce] coltelli a lama falcata, fusi
in lamina, sono tipici dei corredi di Tarquinia e veio de[a fase
cosiddetto villanoviano, <realtà culturale àn.o.u preistorica> 77,
di passaggio dal
al periodo storico.
Nell'ambito delle forme ceramiche alcune proseguono
dalla fase precedente: re
olle globulari di varia,*grandezza l'anforetta globulare (Fig. 4.g), tipi-
ca della seconda fase78; l'anfora .1Fig. .a3-4);
biconica con decorazione geometrica (Fig.4.9);re
scodelle ad orlo rienrranre monoansate di tradizione
più antica rrir,. n.rr_ru), come
anche il piato su piede (Frg. 4.19) ed i piatteili-carùe
miniatuiistici (Frg. 4.19): re

7a
Confronti da veio, eua*ro Fonranili, F 17 (AA.vv
1916, p. 1g6, fig. 1.a) e soprarturto da Boro_
gna, Benacci caprara, tipo fi2, seconda metà vIII (Tovolr
19g9, p. 112, tav. ilg); Benacci, t. 212
(Tovolr 1989, p. 27r); Fonderia San Francesco (zANNoNr
1907, p. 33, tav. XLr.27_28); Viilanova (Goz_
zaorNr 1855, p. 25, tav.6.3); Quaderna Vecchia, (TovoLr
lggg, p. 271); prov. ignota, (MoNTEr_rus 1gg5,
tav. 72.21).
75 TovoLr 1989. 112.
76 o'AcosrrNo, GAsTALDT l9gg, p. 61, tipo 32E3.
77 Iera 1999, p. 15.
78
Vd. nota 32.
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20 ALESSANDRA PTERGROSSÌ

tazzine monoansate (Fig. 4.21-24) a corpo lenticolare con ornati di vario genere e
le tazze basse con ansa a lira (Fig. 4.25), caratferistiche dell'orizzonte più recente
della fase avanzata del primo ferro, che aggiungono in questo momento anche la
versione con ansa bicornuta (Flg. 4.26)7e; ll kantharos (Fig. 4.27); i boccali
(Fig. 4.28-3I), tra cui si annovera l'esemplare della tomba 40, di ottima fattura,
con superficie lucidata, su tre piedini 80.
Esclusivo delle tombe della terza fase, oltre al dolio cilindro-ovoide (Flg. 4.1) *',
anche il vaso biconico che a Poggio Montano presenta due versioni 82: con ansa
ad anello verticale (Fíg. a.O impostata dal ventre alla spalla e di dimensioni
ridotte, non decorato, foggia caratteristica del villanoviano campano, attestato a
Pontecagnano dalla fase IB e per tutta la II fase di quel sepolcreto 83; con due
anse oblique a maniglia semicircolare sulla spalla, di grandi dimensioni (Fig. 4.5):
si tratta di una fbrma che ha origine nella fase più antica del primo ferro, ma la
Iinearità delle pareti, la proporzione esattamente uguale delle due parti di cui è
composto il vaso e la mancanza di qualunque ornato, permettono di collocarlo in
un momento più recente. Solo questa forma viene effettivamente, usata come
cinerario.
Si introducono, a volte rappresentate da un solo esemplare, le seguenti forme:
l'olla cilindro-ovoide, di forma quasi identica al dolio (Fig. 1.2); I'anfora alla
Fig. 1.7 che ripete fedelmente la forma dei vasi a fìasca con collo lungo e stretto
noti fìnora solo a Capua fin dalle prime fasi della cultura locale. ma sprovvisti
delle anse qui presenti 8a; la brocca pirifome di impasto rosso lucido decorata con
strigilature e stampigliature (Flg. 4.10), molto vicina ad esemplari bisentini 85; Ia

7e Esemplari identici da Tarquinia: Poggio Selciatello Sopra, tt. 193, 140 (HENCKEN 1968, p. 112.
fig. 102.d, f; p. 139, î1g. 121 .j); Monterozzi, t. M5 (ibid., p. 191, fig. 171.1).
80 I1 confionto più puntuale appartiene alla tornba 10 dell'Olmo Bello, a Bisenzio, datata da Del-
pino alla fase IIB3 (DerelNo 1977, fig. ,1.68).
8' La larga imboccatura ed il corpo ovoìde trovano corrispettivi negli esemplari trovati a Veio nel-
le tt. EE 17-18 A e LL I1 dei Quauro Fontanili, (AA.VV. 1963, p. 177, îig. 63a1 p.252, fìg. ll6.a)
e a Roma. t. FF nel sepolcreto del Foro (MùLLER Kanpe 1962. tav. 6.A5); e nella t. 48, inumazione
di fanciulÌo in dolio, dell'Esquilino (làid.. tav. 11.D3).
82 Un biconico con ansa ad anelkr ò ricordato anche nella tomba 35. deÌla seconda fase. ma il
reperto non è conservato.
83 o'AcosrrNo, Gasralor i988, p. 22.
8a
JotltllNowsr<v 1994,81 . La fbrma è attestata nelle tt. 181,248, 193,684. I-IIA (Jon,qNNowsrv
1983, l9-30, tavv. XII.2, XIVl, XXIII.2. XXIV.3).
8s A Bisenzio è attestata nella necropoli di Porto Madonna, tt. 5 e 11
lMrla.Nr 1894, p. 129,
fig.9, decorata con palline di bronzo; p. 135, fig.21). Questa foggia viene datata alla fase IIA da
La.te 1999, p. 94, nota 6. Avvicinabile anche la brocca dalla tomba 79 di Poggio Selciatello Sopra
(HeNcrEN 1968, p. 61, fig. 51 .l).
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO
21

brocca biconica con ansa verticare a bastoncello (Fig.


r.11.); r,oinochoe triroba_
ta (Fis' 1'12)' fotma caratteristica dell'orienralittunt" antico,
puntuale si trova a osteria deil'osa, nei corredi
il cui confronto più
della fase raziare IV A 86: ta uu._
sa scodelra con ansa eretta (Frg. 4.11); I piatte'o-carice carenato (Fig. a.20).
, Per quanto riguarda la ceramica di stile grecizztnte appaiono brocche decorate
a bande (.Fig. 4.31), di stile ordinario, e nelra tomba 11
una oinochoe con motivo
ondulato sul collo (Fig. a3, di ispirazione protocorinzia.
brocche ritrovate apoggio
I protoripi ellenici delle
Montano appartengono ar geometrict maturo e tardo,
am_
piamente imitati nelra ceramica itaro-géomerrica
deil,illl secolo -t, i"qrJ."rri_
li negli anni successivi alra metà d;r secolo. Come già ".c.ra cliffusione
notato,
queste brocche si sovrappone a quella deile di
cd. coppe a chevrons i-porror" e d,imi-
tazione. Tre degli esemplari di poggio Montano presentano
una semplice decora_
zione ispirata a modelri di stile medìo-geometrico,
a bande lineari di diverso spes_
sore, mentre quella deila tomba 9 derìa fase prece<iente (Fig.2.35)
è arricchita sulra
spalla da cerchi concentrici, motivo caratteristico del
reperàrio euboico. Si tratta di
una forma. forse di origine cipriota 88, ampiamente
difiusa in ambiente greco e in
ambito italico attraverso la mediazione euboica delle colonie
di pithekoussai e cuma.
Esemplari del^geometrico maturo e tardo provengono
da una tomba nel Keramei_
kos di Atene 8e, da Creta e0 in deposizioni del tardo protogeometrico
talizzante e da Rodì er, con corpo globurare più o
e dell,orien_
."no .ó*p*rìo e decorazione
dipinta limitata generalmente_alla parte superiore del vaso,
con l,ornato principale
(serie di cerchi o volatili) sulla spalla e riempitivi
vari sul ."1", r" metà inferiore
del corpo appare completamente dipinta in bruno o decorata
a fitte fasce parallele
o.rizzontali. Gli esemplari di poggio Monrano condividono
un o.giliu'lrì ffi;;,
dagli inclusi piccolissimi e morto radi, dura e compatta,
di coror giallino, coperta
da un'ingubbiatura definita ..very pale brown> nella
scala cromatica del codice Mun-
sell, con decorazione realizzata con vernice bruna. L'argilla
della brocca della tom-
ba 9, quella con i cerchi concentrici suila spalra, presenta
in frattura inclusi di

66
Si tratta cli una classe di brocche moìto comuni nel Lazio,
in Etrur.ia, nell,agro firlisco-capenate
e in campania a partire dall'orientalizzante antico fìno alla
fine del VII secolo. Deriva dal tipo cd. fè-
nicio-cipriota' difruso nel Mediterraneo attraverso prototipi
metallici che compaiono fiequentemente nei
compÌessi tombali principeschi dell'Italia mediotirrenica,
tra la fine ctell,VIII e la prima metà del vII.
Piir vicine all'esemplare di Poggio Montano sono Ie
brocche clane necropoli della Laurentina, t. 70 (BE-
oINt 1992' cat n 79); di osteria dell'osa (Brnrrr Sesrrenr
1992, tipo 95c datato alla IV fase laziale.
p. 326' tav. 29. anche per ra decorazione) e da Capua,
87 B.qnroloNr
t. 2g2 (JoHaNN'wsrv r9g3, p. 153, tav. xLVr.2).
1981. Nel contributo un,elenco dei principali ritrovamenti.
88 BaBroLoNr
19g1, p. 92 con bibÌiografia precedente.
8e KùeLEn
1954, tomba 97, p. 96, tav. 139.
eo
Bnocr 1957, p. g4 sgg., tav. ó8.
el Coor i960, p.
31,227, rav. 7A; COLDSTREAM t960, p. 2..1g, tav.6l.
22 ALESSANDRA PIERGROSSI

augite e mica - laddove nelle brocche precedenti si avevano minerali ferrosi e pie-
trisco - ed un diverso colore sia dell'argilla che della vernice, tendente al rosato,
con superficie priva delf ingubbiatura. Solo analisi archeometriche potrebbero rive-
lare la diversa provenienza di tali reperti, non potendosi escludere per quello della
tomba 9 un'origine greca, considerando anche lo stretto confronto con un reperto
della tomba R di Arkades a Creta e2.
Proseguono gh,skyphoi (Fig. a3q e le olle italo-geometriche (Fig. 4.37-38) an-
che nella recente versione con metope a clessidra e3. Per lo skyphos della tomba 21
la decorazione si desume dall'immagine presentata nella pubblicazione del 1914e4:
lo schema ornamentale risulta vicino a quelli delle kotylai e skypltoi tipo Aetos 666
con la vasca interamente verniciata sotto il pannello, con cui si inaugura la sequenza
stratigrafica a Pithecusa es. Anche per quanto riguarda il corpo ceramico I'esempla-
re si discosta dal resto delle coppe esaminate: I'argilla compatta di colore rosso-
giallo, con inclusi piccoli e poco frequenti rappresentati da minute pagliuzze mica-
cee e tracce di minerali ferrosi degli altri esemplari lascia il posto ad una pasta
talcosa ove sono presenti piccoli inclusi di calcare, gesso e pietrisco.
La presenza di questo sxy\phos, imitazione di quelli corinzi tipo chevrons prodotti
nella fase del tardo geometrico e del protocorinzio antico, e dell'oinochoe trllobatae6
in argilla beige alla Fig. 4.35, anch'essa legata al repertorio ceramico corinzio e pre-
cisamente a prototipi del protocorinzio medio iniziale, stabiliscono come termine cro-
nologico finale per la necropoli di Poggio Montano, una datazione intono al 100 a.C.e7.

e2 LEvr 1921-29, p. 216, fig. 242, n. 20.


e3
IIB4 in Guror 1980, p. 35 sgg.
Questo partito decorativo viene riferito alla fase
ea CoLrNr, Rossl DeNrpr-ll 1914. îig.
6.
es Rrocwal DrcKrNsoN i973, p. 19i.
e6 Per l'inquadraulento
del reperto vedi gli esemplari presentati da CaNcreNr 1974, p.7, n. 4, tav. 1.4,
del protocorinzio medio ìniziale; col collo più largo vedi p. 21, n. 8, tav. 15.8, datato al 700 a.C.; molto vi-
cino anche agli esemplari nn. 3, 7, p. 28, tav. 20.3, 7, che presentano la stessa linea ondulata continua sul
collo, ma sono dì dimensioni leggermente minori; il n. 7 viene datato precedentemente al 700 a.C. Simili
anche ivasi da Tarquinia, Poggio Gallinaro, t. a fossa 8 (HeNc<eN 1968, p. 345, fig. 345.e-fl e dal tumu-
lo di Poggio Gallinaro, della seconda metà del VII sec. a.C. (Milano 1986, p. 24, fig. 173-174, nn. 512 e
573), con corpo allungato e motivo ad S sul collo; da Macchia della Turchina, t. 65, della prima metà VII
sec. a.C. (Milano 1986, p. 226, n.6'13, fìg. 211.643), da modelli del Protocorinzio medío realizzata dalla
bottega tarquiniese RC 7796, ma dal collo meno sviluppato ed il corpo più slanciato, pur presentando stes-
sa ìinea ondulata continua sul collo. La forma è presente anche a Narce, t. 27M (DoHAN 1942, p.29 n.
20, pl. XIV20); a CasteÌ di Decima, t.68bis, tipo 22, fase laziale IVA (Atti Roma 1980, p.31, tav.28),
imitante tipi del Protocorinzio medio e recente e a Pontecagnano, S. Antonio, t. X/566, XyI/604, XIy605,
'730-110 a.C. (De NATALE 1992, p. 1,42, fi1.44.8; 152, fig. 50.9; 163, fig. 59.17).
e7 Le importazioni, e le inevitabili imitazioni,
di ceramica corinzia, non essendo attestate per
I'epoca precoloniale, si datano con I'avvento delle colonie, nel corso del terzo quarto dell'VIII sec. a.C.
(DeHr- 1983).
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ALESSANDRA PIERGROSSI

Larga diffusione trova il vasellame metaÌlico: in almeno cinque tombe sono pre-
senti tazze realizzale in lamina bronzea, sia su alto piede e decorazione incisa a
bulino (Fig. 5.4) oo, sia nella versione a kyathos (Flg. 5.5) ee. Le due tombe ma-
schili più signifìcative presentano fiaschefte a disco di lamina (Fig. 5.3), la cui de-
corazione, che sostanzialmente si ritrova in gran parte del materiale bronzeo villa-
noviano fino all'orientalizzante avanzato, è caratterizzata da ornati geometrici disposti
in zone parallele: borchiette, motivi a spina di pesce o a zrgzag alternati. Il centro
di produzione di tali bronzi laminati deve essere probabilmente riconosciuto in uno
dei due principali centri dell'Etruria meridionale tirrenica, probabilmente Tarquinia,
vulci o entrambe, data la concentrazione dei ritrovamenti 100. AIla medesima pro-
duzione deve essere attribuita la situla biconica con ansa mobile, forse espressa-
mente--realizzata per uso funerario 101. Degno di nota il bacile ad orlo perlato (Flg.
5.1)'ot, che si colloca cronologicamente proprio all'inizio della cosiddetta fase orien-
talizzante, posto nello stesso corredo dell'oinochoe trllobata, ricordata precedente-
mente come caratteristica della fase laziale IV A.

e8
Queste tazze sono attestate a Veio, Quattro Fonranili: tipo XVI 3. IIB (ToMs 1986, p.95, fig.
27); tipo 176. IIB (Guror 1993, p.66. fig. 10.15); t. cc l6-17 (AA.vv 1963, p. 193, fig.70.h);
t. HH ll-12. momenro finale terzo quarto VIII sec. a.c. (AA.vv 1965, p. 129, fìg.56.y; A. Ben,q.n-
DtNErrI lNseu, in Roma 2001, p. l0l n. I.G.5.25); t. FF 7-8 (AA.VV 1967, p. 151, fìg. 2t1.9); a Tar_
quinia, Selciatello Sopra. tr. 193, 128, 137. (HENcr<eN 1968, p. 164, fig. 149.q., p. 165. fìg. 152.c;
p. 167, fig. 154.g); Monteroz.z.í: tt. M6, Ml0, t. a cassa con situla e coppa bronzee (ibifl.. p. 192,
îig. 172:t'1 p. 194, fig. 175.a; p. 196, fìg. 177.a; p.262, îig.2.l6.cl). Nel Lazio un esemplare cla pratica
di Mare. t. 50, tipo 35. fase laziale IV A (Atti Roma 1980, p. 133, tav. 29).
!'e Foggia tipicamente tarquiniese:
si conoscono confronti dalla necropoìi di Poggio Selciatello So-
pra, t. 138, (HercreN p. 137, fig. 12-5.e) e Monterozzi, f. M6 (ibid.., p.
1968, 194, fig. 175.e).
100
p. l0 sgg.: lo. 1969. p. 17 sgg.
C,q.uponsa.LE 19t33,
r0rL'esemplare di Poggio Montano, di
cui è conservata la sola ansa, può essere inserito nel tipcr
B della Giuliani Pomes (195,+, p. dell'VIII e la metà del VII sec. a.C.. con con-
190), databile tra la fine
fronti a Tarquinia, nelle due tombe a ziro delle Arcatelle (PASeut 1885, p.443); e nella t. M6 (HENCKEN
1968, p. 192, fig. 172.f; p. 193, fig. 17-5.j): a Bisenzio, nelle tombe 1 (con ben 3 esemplari) e t. 3 del-
le Bucacce (GALLI 1912-13, col.417. fig.6; coll. zllT-418); alla Poìledrala, r. a cassa (Plsgur 1886,
p. 291); e a Narce, nelle tt. 4 e 36 della Petrina (BenNeBEt, CozzA. PASeul 1894, col. 404, tav. VIII.1;
col. 213, fig. 96).
r02
Si tratta di una forrna ampiamente documentata nell'area mecliotirrenica. L'esemplare di poggio
Montano può essere incluso nel tipo 4 di Albanese Procelli (1985, p. 186, fig. 10.4) difTuso a Veio,
Quattro Fontanili (ToMs 1986, tipo XV 3, fase IIC, p.94. fig.31; Guror 1993, tipo 1758, fase IIC,
p.64, fig. 16.12); a Tarquinia: Monterozzi, t. M1 (del Guerriero) e t. a fossa con bacile bronzeo (HnNcxrN
1968, p. 206, fig. 183.e: p. 208, fìg. 184.a; p. 359, fig. 356.e); poggio Gallinaro, t. 8 (.ihid., p. 346,
fig. 345.c); Macchia della Turchina, t. 65.6 (Mitano 1986, p. 228 n. 663, fig. 227.6631; a Bisenzio
(DELPINo 1977, tipo 60, IIB2, fig. 4. 60); a Narce, nella t. 4 della Petrina (Bnnraeu. Cozza, pesqur
18921. pp. 223-4, rig.100); a Roma. necropoli esquilina, r. 127 (MùLLEB Kenps 1962, tav. 31.A2) e
nella tomba 70 della Laurentina (BtorNr 1992, cat. 119).
I]NA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO 25

In generale le produzioni di oggetti in bronzo presentano fattura più elabora-


ta: tra le fibule ritornano quelle a sanguisuga con decorazione solo dorsale (Fig'
5.6-i), mentre riservate a questa fase sembrano le fibule a sanguisuga inornate
(fl8. 5.8)103, quelle con arco cavo e decorazione dorsale e ventraleloa o solo
doriale to' (Flg. 5.9; Fig. 5.ll-12, 15-16), a losanga (Flg. 5.13-141
106 a navi-
cella (Flg. 5. 17-18)ro7 con complessa decorazione a motivi "
longitudinali e tra-
sversali, tutti tipi caratteristici della seconda fase villanovianal0s'
Attributi tipicamente femminili sono le cinture di lamina a fascia (Fig.5.22) e
i cinturoni a losanga (Fig. 5.21), già ricordati per 1a fase precedente, nel1a tomba
52 indossate entrambe dalla defunta; i consueti fermatrecce a capi appiattiti (Fig.
5.21): gli anelli digitali decorati o a fascia (Fig. 5.28-29); i comuni anelli bronzei
da sospensione (Fig. 5.30), che presentano anche la nuova versione ad anello ri-
rorto (F1g.5.31); i pendenti bronzei (Fi7.5.32-34) e le perle di pasta vitrea con
inserti ad occhi (Flg. 5.36-38) o in ambra (flg. 5.35); i bracciali a tortiglione o in
lamina cava o massicci (Fig.5.23-26) riposti anche nei conedi maschili; le cate-
nelle di anellini fusi, che nella tomba 52 erano impiegate per una complessa ac-
conciatufa, cingendo il capo della defunta e scendendo lungo la chioma fino alla
vita. Oltre ai soliti elementi legati al mondo della tessituraloe (fiseruole e rocchetti
per lo più decontestualizzatt), appare in questo momento il caratteristico fiso di la-
mina bronzea ad ombrellino (Fig. 5.44) della f'ase avanzata dell'orizzonte recente
del primo ferro e I'ago.
Per quanto riguarda le fibule, generalmente scarse nei corredi maschili110, nel-
le deposizioni femminili oltre a quelle a sanguisuga con arco cavo dalla complica-
ta decorazione incisa e impressa, troviamo fibule a losanga con protomi ornitomor-
fe (Fig.5.10), già ritenute una produzione campanalll; fibule ad arco rivestito con

r03 vìcino è a Quattro Fontanili, tipo 9lA, IiBl-lIC (Guror 1993, p. zt6' fig.20.l).
Il tipo più
Quattro Fontanili, tipo 90A1, iIA-lIC (Guror 1993, p.'16' fig.23.4).
roa
r0s
Quattro Fontanili, tipo I 19, IIB (Tor'rs 1986, p. 79, fìg. 25).
Quattro Fontanili. tipo I 31, fasi IIB--[C (Tonrs 1986, p. 79, fig. 29) e tipo 91 var A' fase
r06
IIBI-IIC (Gunr 1993, p. zt6, fig. 20.1).
107
Quattro Fontanili, tipo I37, IlC, (ToMs 1986 p.79, fig 3l) e tipo 102, IIC (Guror i993,
p. 50, fig. 16.3).
,08 Se la diffisione e la successione dei singoli tìpi sia stata diversa da quella dedotta dalle pre-
senze accertate nei sìngoli corredi, non è dato sapere poiché la maggior parte delle fibule è conlluita
nel materiale adespota. Nella pubblicazione vengono elencate fibule a sanguisuga e a navicella per qua-
si tutte le tombe.
roe Due esemplari certi nella Frg. 5.32 e 33.
llu Fatta eccezione per una fibula definita "a nastro" dalla tomba 25 perduta e per quelle delle
tombe 1 e 37.
1" Jos,q.NNowsKY 1994, p. 93, nota 38.
26 ALESSANDRA PIERGROSS]

elementi di ambra e stafTa aliungata o a discoll2 o con perle ad occhi ll3 1Fig.
5.19-20). Nella tomba 48 appare una fibula a navicella (Flg. 5.18) la cui decora-
zione si ritrova a Veio nella fase IIC Tomslta, a Tarquinia in contesti avanzati lls
e nella necropoli della Capriola a Bolsena116. Nella tomba 1 appare uno scaraboi-
de di pasta turchese (Fig. 5.39) forato ed úihzzato come pendente, indicazione del
nuovo gusto che va diffondendosi.
I due corredi maschili principali appartengono a due rappresentanti ragguardevo-
li della comunità: uno (t. 25) è caratterizzato dalla presenza del coltello falcatolrT

112 In Etruria la fibula ad arco rivestito e staflà a disco viene conlunemente datatà alla prima età
del fèrro. Nelle necropoli tarquinìesi, îibule di questo tipo si rinver,sono in contesti dell:r fine del lX e
clell'orizzonte recente della seconda fase della prima età del fèrro: a Veio, Quatto Fontanili, tipo II2. IC
(Toti,ts 1986. p. 81, fìg. l7B): a Cerveteri, tipo XXXII (PoHL 1972, p.289, fig. 274); a Tarquinia,
Poggio Selciatello Sopra, tt.6l, 158,20 (HENCKEN 1968, p.93, fig.82.c: p.104, fig.93.fl p. 126, fìg.
116.f-g) e Poggio dell'tmpiccato. t.59 (ibid., p. 179, îig. l63.op); a Bisenzio, tipo 28a, IC (Der-erNo
).977, p. '{1, fig. 2.28a).
Per la fibula ad arco rivestito e staf'fa lunga a Veìo la Toms propone una datazione aìle fasi IIB-
IIC (Totl,ts 1986, tipo 116. p. 81, fig. 29). A Tarquinìa è presente in contesti avanzati: Monterozzi, t. I
(del Guerriero) (HeNc<oN 1968, p. 208, fig. 186.a-b); Poggio Gallinaro. t. a fossa 9 (ibid., p. 350,
fig. 349.c,e).
113
Le fibule con perle ad occhi sono prevalentemente di diflirsione e. probabilmente, produzione
bolognese. anche se non mancano attestazioni nel resto dell'Italia centro-settentdonale. Sono presenti in-
latti a Bologna: Benacci Caprara, tipo 96. databile alla seconda metà VIII-inizi VII sec. a.C. (Tovor-r
1989, p.265, tav. ll7); San Vitale, t. 742, seconda metà VIII sec. a.C. (PTNCELLI, MoRrcr Govr 197-5,
p.4,16. nn.9-10, tav. 297); Savena, t.57 (MúLLER K;rnpl 1959, tav. 80 A.1l); Casteldebole, t.21, se-
conda metà VIII sec. a.C., (Castena.so 1994, p. ll8 sg., tav. VIII, 23, 26-27): a Villanova di Castena-
so, necropoli Roveri, t. 30, seconda metà VIII sec. a.C. (Bobgnu 1979, p. 68. fig. 42.15); necropoli
Scuole Medie Castenaso, t. 37, seconda metà VIII sec. a.C. (Bologna 1979, p. 87, 1ig. 59.20-21);
Castenaso, ìnsediamento, brca 6 (Bologna 1919, p. 95, fig. 63.1); a Este, tipo XV (CHreco BreNcHr,
CeLz,rvar.q Capurs 198-5. p. 21, tav. 15, 1ìg. 7).
Il tipo sembra perdurare dall'orizzonte recente della seconda fase della prima etàL del ferro fino
all'inizio del VII sec. a.C. ed appare precocemente anche a Tarquinia, fin dalla prima fase locale, con
rivestimento di perle di pasta vitrea nera, nella t. 59 di Poggio Selciatello (HENCKEN 1968, p. 42,
fig. 31.c) e nella 5l (BARroLoNI, Derptn.-o 1970, tipo 4F., p. 231. fìg. 2F), laddove gli esemplari edi-
ti da Bologna e dintorni presentano generalmente perline blu, come a Poggio Montano.
114
Tor.rs 1986, tipo I34, IIC, p.79, fìg.31.
r15
Monterozzi, t. 1 (clel Guerriero) (HnNc<oN 1968, p.208, fig. 185.f); Poggio Galilnaro, t. a fos-
sa 9, lII, (ibid., p. 350. fig. 3-50.h-i).
rlr'Nelle tt. 13 e 26 (BLocH 1972, p.92, fig. 35F, p. 130, fig.
-54D).
117 Probabilmente
come quello della tomba 15. Questo oggetto, clefinito da Peroni spacla ricurva
(PERoNI 1992, p. l3), avvìcinabile al tipo Verucchio, è diflìso in area nredio-adriatica ed in particola-
re a Novilara, nella tomba 29 (cremazione in olla bìansata) e in generale in tombe di gueniero della
seconda metà dell'VIII secolo (vd. CeNrrlr 1992).
LTNA []ON,{UNITA DI FRONTTERA: POGGìO MONTANO 21
con ben due asce (Fíg' -1 .10-11 rrs rascio.
; tutti iipi escrusivi cri cluesta fase:
"
(r., l-5) presenra il corteto-pLrgnale
con ra'a sinuos zt (.r..ig. -r..12) ecl
:1^::r"llu"
t\cta. ml lrrrchc lirn,
(Fig 543) ''. o;,;,:i;1""0;1i"".[.];";:1t,.,"l,1'"0
tr'oggetto.
1i.ì,.i,J.ìi'i,i:J""
eirest'urtimo correcio presenta anche un bacile sLr
i:'::;:
oggetto legato aÌla pratica del banchetto. .
treppiedi (F-ig. 5.21.
Entranrbi i correcli presentano le fìaschette
a disco di iarnina riccatnente deer)r',tc. Ancire
la ceramica si presenta cli ottima fht-
tura' comprenclenclo bl'ocche. ecl olli: italo-geornetriche,
tazzine, calici-piatteili, sco-
iielle dei tipi
-eìà menzionati.
Nelle altre totrbe- maschiìi del perioclo
appare ilassociazione cli r.asoio-lancia
(tonrba 1): colreÌlo a lama falcata,
lancia (perclLrti) e rasoio (tomba 2l).
Nella breve descrizione creira topograti
aetta n..ropnri ,.iir"pruuu.azione clel
1914 r''iene detto che <ir n.nte tri -pciggio
Mtrtt.rut è dtrÍ. ,,d ,i,r. ttrîurrt crte si
eleya.sullu tlestra tlel Fn,s.rttft,llLt, u tirt':tt
l kn a ttr.trtl tli. V.ett-.crltu, pre.5..\o lct.sÍra_
rlu clte concluce trlltt necn4xtli tli Nrtrchi.u...r,ì20.
affiorante in una cre,e tante depressioni
il sepolcr.eto era scavato r.rei tLrtìr
che solcano questo po-egio. esposto a
"'erso
il lbsso s'ddetto. ed occupava un,area ir cLri asse,""g-*li.-., -sucr

rnìsurar''a all'incirca cra nord. sucr.


3-5 e |asse minore, cra est . ovest.
.lto erano sca'ate le'r. t,ruhe a
l" zs Ner punto piir
.p(ìrzctto.
poi re l.osse acr incinerazione acl inumazio_
re' nlenrre una sola rornba a fbssa (ra
-50) si scoprì isoratii . àiri"nr. più cri tren-
ta rnetri. r'erso occidenre dal principale
-gmppo (Fig. 6).

I'Per il rrptr:rlìa Frg.


.;.-111 eontì_onli cla farquinia:
lig r: pror enienzu \c0n()s.riLrra \ru:co Jx1q1ir,1,,
l T-j c
N,{onterozzi. t. M6 (HENC,KEN ì96g. p. l9i.
Bolosna .\rnoalcii (C\R \\( r\r l9Sl. p.
1cor.^^,,,a, lgfìzt, p. r07 n. 3462. tar,. r03 ): e cle
107. n. -r46.{. ta\.. 10,+).
Per ir tìpo f-ig. -;.-+1. che rienrra ncra iarietà
B crel tip. Tarquinra (.ARANCT\r 19g4, p,91.
tav 9l-95r' l area di diflisrone è piuuosto
ampia: Veio. Quiìrrro Fontan i)1. t. z r-s A rAA.\,\:
p. 178. îig. 86,y): Grotla Gramiccra. t. 5g2 (BERAR r9ó-5.
nia. Monrerozzi. * Mr
(del G,crriero). r.ro iHexcreDrìlJii,3-ìiil
illl'r;"il
Blera. pror.. sconoscìufa Museo pigolnì
iCl.ln,rr.'crNt l9t3:1. p. q+. n. ::St. tar,. 95); Bisenzio. Bu-
1;; ì; lllll],
(Gerr-r r9r2-r3. cor.,1-57J: !'eturo'ia. po,ugio
iì1r".r; l"l alra cuarciia 6-aroccrrrNr rr)4? . r? ,.,.
pro\' scono"ittrn
'.,rì;;,,1";1;rrrrrir' 'Pr\./\ lqu5. col. t.ìq. rir\. xvlr.ri: cqnrr,,.,,-ì,Jt-r. a',,ì.
". lle {-a Bianco peroni
con rncricazi,rne , ,ill ;::J;il,;:,".:l.i:l:,,il:ijî
" nel tipo Benacci varictà
1.5
il: t*JH:ìll::T:1":"i,,1 ;l;i
riportando i1n inr" ll7'51'
I'vIIl sec a'c La f'ornra tror"a numerosi riscontri A. databire rra ir scconcro e rurtinro quarro crel
nerra A
feperti catarog'ti.ero stesso tipo varietir 'arietir Benacci e con ra decorazione crei
incerta (r,ecii Br,rNc. pEnoNr 1g7g,
nn 883' 88'l' 887). Ì-'area di clirîusione p. i3g sgg., ed in
i.p,l..|,li"T[:"i copre ir boìognese. ir territori. piceno e
l:(r Cor-INl.
Rossr D.tNtnLr_r p. 299.
28 ALESSANDRA PIERGROSSI

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Fig. 6. Pianta della necropoli di Poggio Montano (da cor-rNr, Rossr DnNrsrrr l9l4).

Anche nei taccuini manoscritti a noi pervenuti l'unico indizio sull'ubicazione del
sito è fbrnito da uno schizzo del Rossi Danielli (Fis. D in cui è segnata 7'ampiez-
za della necropoli presso la strada Vetralla-Norchia e viene dato come riferimento il
"cupellaro" (termine locale per apiario) Piatti ed il fosso Ucciano.
L'altura di Poggio Montano si individua attualmente nel foglio Castel d'As-
so - 137 IIi S.O. della Carta d'Italia 1:25.000 dell'l.G.M. alle coordinate 55-92
(FiS. 8), ed il toponimo attualmente designa una vasta area compresa tra le lo-
calità Mangani, Doganella e casalino, che include le zone dette di ucciano e
Fossatello. Nella Carta del Catasto Antico Pontificio di Viterbo, risalente ai pri-
mi del '900, IV sezione, territorio di vetralla, loc. ucciano, viene indicata la pro-
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO

Fig. 7. Schizzo clai taccuini autografi di Rossi Danielli.

prietà Piatti, composta di numerosi lotti ed una


carta topografica riproclucente la
località che sulla carta LG.M. corrisponderebbe all'inciàa
ail,area tra la strada
Fossatello e il Fossatelro.stesso, p..rro la curva
di rivelro 236, acirca g00 m a
sud-ovest del Casalaccio t2l.
un'ulteriore indicazione ci viene anche dagli appunti
quaderno xvl, il 26 di agosto del r9r5 viene
di scriattori r22. Nel
Jescri?ta una gita fatta dallo stes_
so Scriattoli, che ricorda ra scoperta su uno dei pendii
presso ra .,piantata piat_
ti" ed ipotizza l'esistenza dell'àbitato su una piccola collina di fionre all,area

r21La Dott'ssa
Nicoletta Cignini ha ricostruito la topografìa
della zona e ha individuato il sito del-
la necropoli nella sua tesi di laurea in Etruscologia e
Antichità Italiche, 1/ rerritorio di vetrall. nell,an-
rlclrirà. Universirà degli Srudi di Romr..La Sapienza...
A.A. lqqq_2000. Colgo l.oceasione per ringraziarla
di avermi messo a parte dei suoi risultati, ancora inediti.
r22 riguardo la necropoli di poggio Montano.
Gli appunti cli Scriattoli sono conservati tra le cLtrte Fabbri
nella Biblioteca comunale di
Vetralla.
30 ALESSANDRA PTERCROSSI

Fig.8. Stralcio dalla carta I.G.M. foglio Castel d'Asso 137 III SD-O, in nero I'area della
necropoli.

della necropoli o sr"r11'altipiano che si estende al di sopra del pendio stessol23.


Fra le carte è presente anche uno schizzo redatto in una seguente gita (10 set-
tembre
,f"t":ì"$tí"n'"';."r,." individuata per poggio Montano e-.onatutro da molre
necropoli nell'Italia medio-tirrenica, in genere delimitate naturalmente da un pendio,
da un fossato o da un corso d'acqua, in questo caso il Fossatello, che ne condizio-

123
Una nuova convincente ipotesì che vede neì settore occidentale clel poggio I'ubicazone del-
ì'abitato è stata fbrmulata da N. Cignini nel corso delle ricognizioni da lei svolte per la tesi di laurea
sopra citzìta.
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO 31

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Fig. 9. Schizzo dalie Carte Fabbri dello Scriattoli (da CrcNrNr 2000).

ni in qualche modo lo sviluppo. Nel caso specifico, la direttrice seguita nel corso
dell'ampliamento del sepolcreto può essere definito in parte radiale 12a: intorno ail un
nucleo centrale rappresentato dalle tombe a pozzetto più antiche, si sono in seguito
scavate le posteriori tombe a fossa, inizialmente in almeno due settori diversi ed in
seguito maggiormente verso sud, secondo l'andamento del pendio. Si ha quindi uno
spostamento ed un allargamento dell'area di occupazione, anche se alcune tombe tro-
vano spazio fino all'epoca più tarda nelia zona inizialmente ttllizzata. Questo svi-
luppo è confermato dal fatto che in almeno due casi le tombe a fossa hanno distur-

124
Per una trattazione sui principi delle analisi planimetriche dei sepolcreti protostorici vd. Buppl,
BunaNer-r-r, Tnucco 1981.
32 ALESSANDRA PIERGROSSI

bato i pozzetti, più superficiali, anche ammettendo una volontarietà nel connettere
125.
queste tombe
L'area occupata dal complesso sepolcrale è di circa 900 mq. e le tombe sono
piuttosto concentrate, fittamente disposte e a poca distanza I'una dalle altre. L'uni-
ca eccezione è rappresentata dalla tomba 50, posta a circa 30 m. verso ovest, a
partire dall'estremità occidentale della necropoli.
Questo dato lascia presupporre che il sepolcreto si estendesse per un'area su-
periore a quella indagata, nonostante le ricerche prolungatesi dall'l all'8 di agosto
del 1903 non conducessero ad alcuna nuova scoperta. Il sepolcreto, dopo una set-
timana di saggi sterili, fu considerato integralmente scoperto ed i lavori furono
intenotti.
Sicuramente ci sono almeno cinque casi in cui due sepolture furono consape-
volmente collegate, ad indicare e sottolineare rapporti parentelari: le tombe I e
51, affiancate e senza alcun setto di divisione, probabilmente relative ad una cop-
pia di sposi; le tombe 15 e l8 separate solo da un piccolo tramezzo: si tratta
della tomba di un capo-guerriero di prestigio dell'ultima fase e di una donna adul-
ta, tra le capostipiti della comunità, in quanto fra le tombe più antiche, identifì-
cabile forse con la progenitrice der princeps della tomba 15, volendosi in questo
modo sottolineare il rapporto matrilineare. Anche la tomba 25, coeva alla 15 e
simile ad essa per composizione di corredo, si univa alla tomba a fbssa 3, posta
a ovest di essa ed appartenente ad una donna a cui venne riservato il rituale
incineratorio I26.Le tombe 43 e 45, relative ad un adulto e ad un giovane, come
si evince dalle dimensioni delle fosse, di cui però non si può precisare il sesso.
L'istmo che le collegava partiva dall'angolo nord del lato breve occidentale del-
la tomba 43, per immettersi nel lato breve orientale, angolo settentrionale della
fossa 45, disposta obliquamente; le tombe 55 e 57, appartenenti ad una giovane
donna e fbrse ad un fanciullo, collegate allo stesso modo con un canale scavato
dal centro del lato breve occidentale della tomba minore, che si immetteva nel
lato breve orientale, presso I'angolo sud della tomba di una donna. La tomba 55
è l'unica nella necropoli ad avere uno dei lati brevi arcuato, caratteristica che,
come fu intuito nei Taccuini da Rossi Danielli, potrebbe riecheggiare I'aspetto di
una culla.

r25 E il
czrso del pozzetto 32 e clella ibssa 31 e del pozzetto 34 con la fbssa 33. La distanza cro-
nologica fra queste sepolture, una generazione o due, e ne1 caso delle tombe 33 e 34 forse solo pochi
anni. non sembra così estesa da non permettere I'ipotesi che gli esecutori delle tombe a fossa ricordas-
sero la posizione dei pozzetti, per i quali ignoriamo se fossero o meno segnalati all'esterno. Il fatto che
un pozzetto semplice (tomba 5zt) e che la maggior parte deÌle piccole fosse ospitanti incinerazioni ltom-
be 20, 24, 39 e 53) fossero tutte depredate, lascerebbe pensare che fbssero esternamente individuabilì
da un segnacolo di qualche genere.
126
Uistmo che collegava queste clue unità tombali non è riportato in pianta.
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MON]ANO 33

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Fig. 10. I settori della necropoli: in nero le tombe della prima fase della necropolÌ, in gri-
gio chiaro quelle appartenenti alla seconda, in grìgio scuro le ultime tombe.

Queste evidenze lasciano supporre che la necropoli fbsse divisa per settori ri-
servati a membri della stessa famiglia, che evidenziavano i loro legami privati
nel-
la disposizione delle unità sepolcrali.
L'analisi della pianta relariva alle fasi del sepolcreto (Flg. /0) suggerisce alrre
considerazioni e permette di individuare nucrei diversi nel progredire del tempo.
Alla prima fase appartengono tre pozzeftt, semplici cavità ovoidali scavate nel
terreno in cui fu inserito I'ossuario contenente i resti della cremazione. Non resti-
tuirono alcun oggetto, fatta eccezione per la tomba 22 che conteneva una tibula
acl
arco semplice non conservÍìlasi.
Contemporaneamente, o in un momento di poco successivo, furono allestite una
ulteriore tomba a pozzetÍosemplice e cinque tombe a fossa.
34 ALESSANDRA PIERGROSSI

Sembra di poter individuare già in questa fase due o tre nuclei distinti. Il primo
è rappresentato dalle tombe a pozzetto al centro, in cui si deve identificare il nucleo
originario della necropoli. I pozzetf| più superficiali, intaccati probabilmente dalle ara-
ture, apparvero al momento della scopefta, per lo più sconvolti, fatta eccezione per
la tomba 34 che presentava un dolio contenente l'urna ed il corredo. Il secondo com-
prende alcune tombe a fossa rettangolare nell'area settentrionale, di cui una maschile
e tre femminili. La tomba 38, puftroppo ampiamente mutila, presentava nei corredo
una catenella di anellini, ùna tazza di lamina bronzea, fuseruola e fbrse fuso ligneo
oltre a numerose fìbule (10). Nella seconda tomba femminile dei gruppo (tomba 46),
dalla complessa struttura con banchina ricavata sul fondo, si ripete la presenza dei
medesimi attributi: la fuseruola, frammenti di lamina bronzea probabilmente pertinen-
ti ad una tazza, 8 fibule (perdute). Dentro un'anforetta globulare furono rinvenute del-
le ossa, oltre che un boccale, per cui gii scopritori ipotizzarono il rituale incinerato-
rio, anche se la struttura della tomba farebbe pensare ad un'inumazione, i cui resti
sono scomparsi come in altri casi della necropoli, ed ad un iutlltzzo della tomba per
deporvi uno stretto congiunto della defunta, cremato e posto nella piccola cunetta ri-
cavata sul fondo del piano di deposizione 127. Anche la tomba 44 ospitava una don-
na con monile al collo di pendenti di pasta vitrea e bronzei, fèrmato da fìbule sul
corpo e provvista di fuseruola. L'unica tomba maschile è rappresentata dalla sepoltu-
ra 42: I'uomo, dotato di lancia si caratferizza come guerriero anche se la fibula ser-
peggiante nella varietà ad arco foliato, tipica degli elementi più giovani nella necro-
poli veiente di Grotta Gramiccia I28, ed il rasoio lunato con manico piatto e senza
taglio, potrebbero indicare la giovane età del defunto.
Un'ultima sepoltura a fossa si situa all'estremità occidentale dei pozzetti (tom-
ba l8). La defunta indossava di nuovo una lunga catena che scendeva fin sotto il
seno, ove era fermata da una fibula ad arco semplice e staffa a disco decorata a
bulino. Oltre a diversi fittili, la suppellettile conteneva una tazza di lamina bron-
zea. viene anche registrata la presenza di fermatrecce a spirali, ma la loro posi-
zione presso il piede destro, permette di identificarle come il rivestimento dell'asta
di un fuso ligneo, che insieme alla fuseruola, connota il ruolo di tessitrice e fila-
trice della donna. La posizione di questa tomba è piuttosto isolata, rispetto agli al-
tri nuclei individuati, e signitìcativa è la sua connessione con la tomba di uno dei
capi della comunità, deposto nell'ultima fase del sepolcreto.

r27 Mentre nella pubblicazione del 191,1 si registra I'assenza delle ossa, un cadavere è rappresen-
tato all'intemo della fbssa nello schizzo suì giornale degli scavi. Alcune fibuÌe e delle perle di pasta vi-
trea sono posizionate sul petto, oltre ad una fuseruola ed un boccale ai piedi: forse nella cunetta larga
50 cm. ricavata sul fondo della fossa e contenente 1'anforetta./ossuario presso i piedi della defunta era
effèttivamente conservata la seconda deposizione.
r28 Intervento
di A. Berardinetti al XXIII Convegno di Studi Etruschi ed Italici "Dinamiche di svi-
luppo delle città nell'Etruria meridionale", Roma 20ú1.
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO
35

Adunmomentosuccessivo(fase2)appartieneungruppodicircaunadecina
di sepolture a fossa in cui viene adottato esclusivamente il rito inumatorio' dispo-
ste intorno alle più antiche incinerazioni in pozzetto semplice,
e collocate presso
1'estremità nord-occidentale del sepolcreto'
12e, appartenenti a membri della comuni-
Vi si riconoscono sei tombe maschili
del corpo,.e^d in
tà connotati come guenieri, per via della lancia adagiata al fianco 130, di
cui appare costante la presenza del rasoio, di una o due fibule serpeggianti
grandi contenitori di li-
un,otiu, spesso di stile italo_geometrico, o di un'anfora -
fomba 33' in cui
quidi - alì'interno dei quali ùno deposte tazzine. Si diftèrenzia la
sottolineare un'età diversa
sono assenti la lancia e il contenitoie di tiquidi, fbrse a
del defunto, o una diversa posizione nella scala gerarchica sociaie,
e il guerriero
nella tomba 29, l',unico dotato anche di coltello e di un ser di calicetti miniaturi-
stici, che forse indicano un particolare stato del defunto. Si tratta di vasetti che do-
ad un ruolo specifico di ca-
vevano contenere delle offèite votive e forse alludono 13t. 4 questo proposito si
rattere cultuale svolto dal definto in seno alla comunitl
forma di cuspide
ricorda anche la presenza cli un oggetto perduto: un bronzetto a
di freccia spaccato ritualmente nel senso della lunghezza'
Tra le tombe f-emminili la 31 presenta un coredo piuttosto povero,
a causa di
con la sepoltura 32, pozzetto sem-
devastazioni antiche, ecl è in stretto collegamento
plice della f'ase precedente, forse di nuovo a sottolineare un rapporto di tipo mari-

tale o fìliale.
della fos-
La tomba 19 appartiene ad una fanciulla, data la dimensione esigua
italo-geometrica e diverse
sa (m. 1,25). il ricco corredo fittile comprendeva un,olla
a due fuseruole ed un singolare vasetto trattenuto dalia
fazze e brocchette, oltre
mano della defunta'
Latombapiùragguardevoledelgfuppo(tomba21),dalcorredoparticolarmente
bolognese, si collo-
ricco ed interessante f,er" lu pr"r"nza Oi tilute di chiara origine
settore di sepolture'
ca al confine estremo meridionale dell'area occupata da questo
non si può as-
se si possa riconoscere un gruppo parentelare in questo settore
serire con ceÍfezza, anche se t'iaentlficazione di altri
gruppi di sepoltura lascereb-

be adito a questa intetpretazione. chiara è l'intenzione di riconnettersi al nucleo

delle sepolture dei capostipiti della comunità'


giovani ele-
Un secondo nuclet di iombe ad inumazione appartenenti a donne e
menti si dispone verso sud-est. L'unico uomo sepolto in quest'area appartiene alla
t32.yu deposizione più antica nella sequenza di que-
fase successiva del sepolcreto

r2e Tombe 23, 29, 30,33, 35' 36'


'30 Unica eccezione la tomba
29'
13Ì
euesti vasetti sono ampiamente ditlìsi anche nella fase precedente del sepolcreto, specialmen-
te nelle tombe femminili.
132 Si tratta della tomba 1 atTiancata a quella della donna della tomba 51'
36 ALESSANDRA PIERGROSSI

sta area sembra la tomba 12, non tanto per il corredo personale che comprendeva
ben quattordici fibule a sanguisuga e a navicella, ma per alcuni tratti del corredo
ceramico: una anforetta che trova coniionti nelle fasi IIA di Veio133 e clella II fase
lazia7er34; una ciotola ad ansa orizzonta\e sotto il labbro, anch'essa tipica della fase
IIB nel Lazioi3s e appartenente a contesti tombali della prima metà dell'VIII se-
colo a veio 136, oltre ad Dn rozzo boccale su tre piedi che si ritrova anch'esso in
ambito laziaie nella stessa epoca137. Questi tratti arcaizzanti non sono però con-
fermati dalla datazione generale delia tomba, che conteneva anche dte skyphoi dt
imitazione greca perduti. Questa è anche l'unica tomba in cui viene adottato il ri-
tuale incineratorio, come si deduce dalle dimensioni della fossa (lungh. m. l, largh.
m. 0,80), anche se manca ogni traccia delle ossa e delle ceneri.
Ad est di questa sepoltura si collocano una serie di tombe a fossa quasi esclu-
sivamente fèmminili: la tomba 13 appartenente ad un elemento giovane di sesso
non definibile; la tomba 55 collegata alla tomba -57, forse della fase seguente,
ospitanti un fanciullo o fanciulla ed una giovane donna, o due giovanetti appar-
tenenti alla stessa famiglia; le tombe 14, 4l e 5l femminili 138; la tomba 2g, par-
zialmente depredata in antico; la tornba 49, particolarmente importante per la ric-
chezza del corredo metallico e la presenza di fibule ad arco traforato, di tradizione
capuana.
un ulteriore settore separato dagli altri s'individua verso sud-ovestl3e con le
tombe 9, ad inumazione, e 10, forse incinerazione in grande fossa.
Singolare coincidenza vuole che in queste due sep<tlture siano contenuti i reper-
ti forse più interessanti di ceramica in argilla depurata: nella tomba 9 la brocca con
cerchi concentrici, probabilmente di origine greca, e nella tomba l0 l'olla con ricca
decorazione a cerchi concentrici ed altri motivi tipici del repertorio geometrico elle-
nico rao. Le tombe 11 e 26, che furono realizzate nel corso della fase successiva in
questo settore, mostrano anch'esse segni particolari: rreila tomba I I fu deposta
I'oinochoe ispirata al repertorio tardo-geometrico corinzio; per la tomba 26, all'estre-
mità della necropoli, presso I'angolo sud-occidentale, bisogna annotare la posizione

'33 Guror 1993. fìg. 17.2t.


rra BTETTT SESTTET{I 1992. tipo la, tav. 12.
t35 Atti Rorna 1980. tav. 9.8; Bmrrr Sesrrenr 1992, tav. 24. 269.
13" AGrotta Gramiccia t. 780 (BrnanorNETTl, DRAGo 1991, fig.22).
'17 Bmrrr SEsrrEnl 1992, tav. 20. 17b.var.I
r38 Il
corredo delle tombe 14 e 4l si presenta molto sin.rile per alcune presenze: I'olletta tronco-
conica - che appare solo qui îorse di ascendenza bolognese, come anche il boccale con orlo distin-
to a colletto e decorazione a falsa cordicella della t.4l: le scodeìle con orlo rientrante su piede; le fu-
seruole. ecc.
13e
L'ordine dato alle tombe citate è topografico da nortl a surl.
tao Cfr. supra
nota 58.
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO 31

anomala del corpo apparlenente ad una donna, deposto di fianco e con le


gambg
141.
rannicchiate entro una sorta di approfondimento riòavato sul fondo della fossa
Nell'ultimo periodo d'uso la necropoli cresce con diciassette sepolture di parti-
colare ricchezza, dislocate in tutti i settori ad occupare gli spazi lasciati liberi dal-
le sepolture precedenti.
Fatta eccezione forse per le tombe 1, 3, 11 - incinerazioni in grandi fosse - e
le tombe apozzetfo quadràngolare o circolare con incinerazione in dolio (tombe 21,
3l) 142, rituàle tipico di personaggi maschili, per il resto si tratta di sepolture di
inumati.
Nel settore primitivo norcl-occidentale della necropoli vengono scavate alcune
nuove tombe, nei pressi deìle tombe a fossa più antiche: Ia sepoltura 48, apparte-
cor-
nente ad una tessitrice per la presenza del fuso e della fuseruola, con rilevante
redo personale e vasellame metallico, che segna il limite estremo della necropoli;
la tomba 45, di un fanciullo o fanciulla, in cui viene ricordata una fibuia ad arco
semplice, anellini bronzei e perle di pasta.-vitrea, ma di cui si è riconosciutg solo
un àggetto di bronzo, forse un penclente 'o' (Fig. 4.34), collegata da un istmo alla
43, forse coeva, ma purtroppo risultata spogliata al momento della scoperta; la tom-
ba 3'l a pozzetto doppio contenente un'incinerazione in dolio, che esibisce come
ossuario un'urno biconica con entrambe le anse orizzontali Spezzate, coperta dalla
tradizionale scodella acl orlo rientrante, unica sepoltura a Poggio Montano ad alli-
nearsi perfettamente al rituale conosciuto nel resto dell'Etruria.
lnaigura l'ampliamento verso sud-ovest, inserendosi fra una delle tombe prù an-
tiche, la 18 - con cui è strettamente collegata e la 9. la tomba 15 appartenente ad
un uomo di alto lignaggio, come evidenziato, oltre che dalla dimensione lagguar-
devole della fossa, dalla panoplia (ascia, coltello, lancia) e dal ricco vasellame me-
tallico e in argilia fine.
Trovano luogo fia le tombe precedenti, da ovest verso est, cinque sepolture, una
clelle quali (tomba 17), unica nella necropoli, assume un andamento nord-est/sud-ovest
particolarmente accentuato. Per quanto riguarda la tomba 11, già ricordata preceden-
i",1"nt" per la presenza de77'oinochoe di imitazione corinzia, si può solo arguire che
appartenesse ad un elemento giovane, clata la dimensione della fossa. Lincinerato
del-

ralRiruale assai diffuso nella Daunia, ne viene registrata I'adozione a San Marzano clel Sarno (G'+-
srer-or 1979-80, p. l8) e a Pithecusa. Secondo Buchner, per Pithecusa, si tratterebbe di un
gruppo di

emarginati - schiavi o servi - alf interno della gerarchia sociale (BucHNER 1975'
p. 70 sgg.)
1a2 La tomba 21 risulta con sicurezza maschile, per la presenza della lancia; meno sicura I'identi-
presenza di una fibula
ficazione clella tomba 37. per cui mancano attributi di genere. M è ricordata la
a sanguisuga, generalmente in corredi femminili, ma anche di una fibula a drago, tipicamente
maschile'
ra3 Un oggetto identico è presente nella t. 100 clell'Esquilino della fase laziale III, detìnito orec-
chino cla Gjerstad (G:ensra.o 1956' p. 252' fig' 224)'
38 ALESSANDRA PIERGROSSI

la tomba 21, presenta i tratti tipici dei guenieri della fase precedente: oltre alla lan-
cia (perduta) ed il rasoio, è dotato anche di coltello in fer-ro, forse a lama falcata,
come quello della tomba 15. Le restanti tombe appartengono ad elementi femminiii.
A sud delle più antiche tombe 9 e 10, cinque nuove deposizioni sfruttano pro-
gressivamente un'area precedentemente libera da sepolture: si tratta, in ordine to-
pografico da nord verso sud, delle tombe 3, 25, 26, 2 e 40, femminili - tranne la
25 - che si distinguono tutte per qualità e quantità dei beni funerari, fatta ecce-
zione per la tomba 26, glà ricordata per I'anomala posizione della defunta, in cui,
nonostante la presenza di un congruo numero di fìbule e altri ornamenti personali,
il materiale ceramico risulta di rozza faftr.tra e mancano del tutto materiali in ar-
gilla depurata di stile italo-geometrico e vasellame metallico. La tomba 25 appat-
tiene ad un personaggio dotato di un corredo per composizione identico a quello
del capo-guerriero della tomba 15, sia per quanto attiene gli attributi fittili che me-
tallici (lancia, ascia, coltello e rasoio). Si tratta quindi di due figure esattamente pa-
ritarie nell'ambito delia gerarchia sociale della comunità.
Nel settore "fèmminile" sud-orientale viene deposto I'unico uomo presente nel-
I'area, tomba l, con ogni probabilità il consorte della donna della tomba 51, e la
defunta del1a tomba 57. se è esatta l'identificazione della fibula conservata, unico
oggetto del corredo. Il personaggio deila tomba I aveva una lancia di ferro ed un
rasoio, ma non era munito di coltello, come gli altri capi delle tombe 15 e 25.
L'unica tomba separata dal resto della necropoli (tomba 50), si data a questo
144: forse essa inau-
periodo, collocanclosi significativamente proprio al suo termine
gurava un nuovo settore del sepolcreto, che non ebbe seguito per la cessazione del-
l'esistenza di questa comunità145. Anche in questo caso si tratta di una donna, per
la presenza di fermatrecce ai lati del cranio.
Volendo dare ulteriore significato a quanto fino ad ora osservato, si può affer-
mare che dall'analisi dell'organrzzazione spaziale della necropoli si evidenziano quat-
tro gruppi forse di natura familiarel46. Il primo, quello che dà origine alla comu-
nità riflessa nella necropoli, lega i suoi defunti al nucleo originario di alcuni
individui incinerati, sottolineando un legame diretto con i fondatori della comunità
147,
stessa. Una seconda 'famiglia' quella del settore nord-orientale, più esigua, for-
se anche a causa della perdita di alcune delle tombe, costruisce il proprio spazio

laa Ricordiamo 1a presenza di manufatti ormai chiaramente di epoca "orientalizzante": il bacile con
orlo perlato e l'oinochoe trilobata.
la-s O che forse, più semplicemente, non è stato ancora scoperlo.
1a6
Anche se 1a presenza del settore quasi esclusivamente ociupato da donne ed elementi giovani,
può far ipotizzare una suddivisione per genere o etàr.
la7 Si intende chiaramente una famiglia di struttura allargata, composta dal nucleo originario della

coppia e dai loro discendenti e le loro famiglie.


UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO 39

intorno ad un importante elemento femminile incinerato nella fossa 46' Si può an-
che ipotizzare che si trattasse di clientes della famiglia principale, considerando la
minor cura e ricchezza delle componenti dei corredi.
Il settore sud-orientale sembra esclusivamente destinato ad accogliere elementi
femminili e giovani della comunità, almeno in un primo momento. Anche in que-
sto caso Ia perdita di alcuni dei corredi inficia la lettura dei dati.
Infine il settore in cui si raccolgono le testimonianze più recenti della necropo-
li sembra accogliere alcuni elementi anomali: oltre alla singolare posizione della se-
polta nella tomba 26, sono presenti alcuni significativi oggetti di importazione: nel-
la tomba 3 una fibula con rivestimento in perle, diffusa in ambiente bolognese; una
ricca parure di fibule bolognesi nella tomba 2'7 | alcwe fibule con protomi ornito-
morfe di ascendenza campana nella tomba 52; la fiasca di stile capuano nella tom-
ba2: i biconici con ansa ad anello conosciuti a Pontecagnano nelle tombe 11 e 16;
il pregevole materiale grecizzanfe delle tombe 9, 10 e 11. In via del tutto ipotetica
ti può pensare ad un'area riservata, almeno in una prima fase, ad elementi aliogeni
rispetto aila comunità originaria o a rappresentanti di un gruppo familiare che in-
traiteneva rapporti stretti, di natura commerciale, ma forse anche di natura privata,
con altre comunità dell'ltalia centro-meridionale (la Campania) e dell'Etruria padana.
Del resto la posizione di Poggio Montano, su una delle possibili direttrici delle vie
di comunicazione già da tempo individuate che collegavano I'area tiberina interna da
un lato con i centri campani delf interno e con l'area bolognese, rende possibile ipo-
tizzare il suo inserimento nei flussi commerciali di quest'area'
Uno sviluppo spaziale analogo a quello di Poggio Montano si riscontra nella
la8: in un momento avaîzato della prima fase
necfopoli veiente di Casal del Fosso
villanòviana poche tombe furono scavate nella parte nord-ovest della necropoli che,
l4e, vengono cir-
ne1 corso della fase ayanzata dell'orizzonte recente del primo fero
condate da tombe a fossa che occupano tutta i'estensione della necropoli, ma con
un maggiore accentramento nel settore nord-ovest, nei pressi delle tombe più anti-
che. Col passare del tempo le tombe tendono a disporsi anche in nuove zone. La
situazione di Poggio Montano sembra ricalcare, sebbene il numero delle tombe sia
molto minore, questa stessa linea di sviluppo. A Casal del Fosso, come a Poggio
Montano, I'ultima fase del sepolcreto (fase locale IIB3) presenta un numero non
elevato di sepolture, con uno spostamento verso i limiti nord e sud ed in alcuni
casi ancora nei pressi delle tombe più antiche.
per continuare con le analogie, anche a Casal del Fosso nella fase più recente
sono presenti una serie di sepolture tn pozzetto doppio, fbrmato da una fossa qua-

ras BunaNnllt 1981.


ìae Buranelli data questo momento al lIBl, anche se il maggior sviluppo della necropoli avviene
nella fase IIB2.
40 ALESSANDRA PIERGROSSI

drangolare con cavità centrale cilindrica, in cui è deposto il dolio contenente l'os-
suario ed il corredo, non particolarmente ricco e privo di armi.
Anche a Casal del Fosso si dispongono tombe in coppia, collocazione che
evidenzia la volontà di sottolineare nella commemorazione l'apparteneîza ad una
determinata gens. Questa "difesa" del nucleo fàmiliare, in un ideale isolamento dal
resto della comunità dei morti, è un'ideologia alla base dei processi di distinzione
aristocratica e che sul piano funerario si tradurrà con la piena epoca orientalizzan-
te, nella creazione delle tombe a camera.
Nelle necropoli del villanoviano evoluto si rintraccia una precisa stratifìcazione
sociaie lso nella distinzione tra i corredi ricchi dei personaggi eminenti che guidano,
difendono la comunità e le forniscono materialmente fbnti alimentari con la pratica
della caccia (come indicano gli attributi delle armi) 1s1, - i capi-guerrieri, che sono
però anche dei pater fomilias - e Ie tombe più povere, forse attribuibili a personag-
gi di grado sottoposto, o clientes, che svolgevano lavori manuali, agricoltori e arti-
giani, supporto sostanziale ed insostituibile del mondo aristocratico che va formandosi.
Nel caso di Poggio Montano I'organizzazione spaziale della necropoli riflette
con ogni probabilità la volontà di enucleazione di diversi legami di parentela. Fat-
ta eccezione per alcune sepolture in cui il livello di ricchezza sembra minore ri-
spetto aile altre, la struttura gentilizia qui rappresentata ha sì una sua articolazione
interna, ma in forma affievolita: le sepolture appartengono aIIa gens nel suo com-
plesso, alla famiglia aristocratica che risiede in questo piccolo centro provinciale. Si
può pensare che solo per i membri effettivi dei nuclei familiari gentilizi tra loro
strettamente collegati fosse destinato un trattamento funerario visibile.
Nell'ambito deli'uso incineratorio si possono distinguere quattro tipologie: le
tombe a pozzetto semplice, con ziro, a fossa di grandi e piccole dimensioni.
Nei pozzetti semplici, posti nella zona centrale della necropoli, era stato collo-
cato I'ossuario direttamente a contatto con la terra. Uurna cineraria è rappresenta-
ta da un'olla senza coredo di accompagno, eccetto per la tomba 22 dove era col-
locata una fìbula ad arco semplice e alcuni pezzi informi di ferro. Purtroppo da
queste tombe non fu raccolto nulla.
Le tombe con ziro sono dislocate in prossimità di queile a pozzetto semplice.
Della tomba 34, un semplice pozzetto ovoidale entro cui era deposto il dolio con-
tenente le ceneri e il corredo, rimane solo l'olla-ossuario d'impasto rossastro. I1 cor-
redo presentava alla scoperta cinque fibule a sanguisuga, un anello, frammenti di
spiraline in bronzo, una fazziîa d'impasto ed un vaso biconico, singolarmente non
adibito ad uso depositorio. Si tratta con ogni probabilità di una delle tombe più an-
tiche della necropoli

r5o Da ultimo Iere 1999, p. 122 sgg.


r5r Alla disamina di questo tema è dedicata un'opera di G. Carnporeale (Ceveonn.+r-e 1984).
UNA COMUNITÀ DI FRONTIERA:
POGGIO MONTANO
41

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Fig 11. In grigio scuro le tombe con rito incinerarorio.


I'adozione in grigio chiaro quelle in
di tate rito è dubbia Le rcstanft preseniavano cui
rito inrrmatoiio.

La tomba 2r è una deposizione


maschile caratterízzara dalra
due cavirà, neria più proronda sovrapposizione di
a"l" q""rii" *;;;;'iffiJ.ii',"0i",.u"
stra di tufo gia'o, forse non rocare. pi.r"nà ou unu rul
un ricco coredo rittl.: ortr" alra
calossuario di forma gi:oni.1,..in'i,. broc_
rata a morivi geometrici tipici de'a ""q^r"ta di una a-u" ai'iisenziors2 deco_
,.udiion". v'ranoviana (Fig. a.9),
un'altra brocca <f impasto rosso
decorata da sorcatu."
è presente
e di influenza bisenrina (Fig. 4.10); ."r.hì"iii' oi otti-u fattura
un'unior"ttu tipica" deta fase IBI_IB2
di Tar_

is2 Polledrara,
t. 2 (IArA 1999, fig. 25)
42 AI-ESSANDRA PIERGROSSI

quinia; una coppa cd. cicladica di impasto italo-geometrico; una tazza bassa con
alta ansa sormontante ed un piattello su piede. Come corredo personale è presente
un rasoio semilunato, coltello e punta di lancia (questi due perduti): gli attributi del
guerriero dominante, dotato anche degli strumenti per il banchetto (brocca, tazza,
piatto). I confronti dei materiali indicano da un lato una datazione coeva a quella
del nucleo più tardo della necropoli, confermata daila presenza dello skyphos di imi-
tazione che riporta una decorazione simile a quella delle coppe tipo Aetos 666, da-
tabili tra il tardo-geometrico ed il protocorinzio antico, in termini di cronologia as-
soluta tra il 740 ed il 700 a.C. 153. Il rituale e la struttura della deposizione sono
un altro chiaro segno della volontà di ricollegare questo personaggio a tradizioni
più antiche ed ad antenati nobili.
Le medesime caratteristiche sono condivise dalla deposizione 37 che presenta i
caratteri canonici del villanoviano: il dolio ovoide si trovava entro un pozzelf.o
circolare ricavato sul fondo di una cavità quadrangolare e separato da essa da una
lastra tufacea (che anche in questo caso, secondo lo scavatore, non era di origine
locale). A1l'interno del dolio le ossa erano conservate entro un biconico con
entrambe le anse spezzafe in antico, sulla bocca della quale era poggiato, proba-
bilmente con la bocca verso l'alto, un piattello su alto piede o calice di rozza fat-
tura. 11 corredo personale era deposto sul fondo del dolio, fuori dall'ossuario ed è
composto di un bracciale, tre fibule a sanguisuga ed una a navicella, ed una sin-
golare fibula di bronzo a drago (o per 1o meno così viene descritta nella relazione
di scavo).
La necropoli di Poggio Montano pur mantenendo i signifìcati simbolici legati
ai vasi per contenere liquidi, sembra discostarsi dalia consuetudine del biconico, trat-
to canonico del rito funerario villanoviano, avvicinandosi invece alle necropoli vi-
sentine, ma anche veienti e falische, in cui brocca ed olla sono per 1o più utiliz-
zate come ossuari.
L'ttllizzo dei dolii per la deposizione è generalmente caratteristico della limi-
trofa area laziale già dall'età del bronzo finalelsa fino agli inizi del III periodo
laziale, strettamente collegato con il rituale dell'incinerazione. Anche nell'Italia
meridionale, per I'esattezza a Tone Galli e a Canale in Calabria, e in Campania a
Sala Consilina, dolii troncoconici vengono úihzzati per deposizioni, specialmente
lnlantlh "'.
Si tratta per I'Etruria di un tipo di deposizione reiativamente recente, che sem-
bra sostituire la custodia cilindrica in pietra e si sarebbe affermato nel corso della

rs3DpsL 1983, p. 189 sgg.


151Rrrno 1976, p. 21 sgg.
's5 Onsr 1926, Torre Galli, tt. 299. 304,315, 326. îigg. 127, 131, 136, 138; Ianchjna, t. 56, fìg
187. Per Sala Consilina vd. KrltnN 1970, Beil. 6lB4a-c.
MONTANO 43
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO
156. sconosciuta a vulci e a cerveteri' que-
fase avanzata della prima età del ferro Fontanili
1s7 e di
dei Quatt11.
sta pratica funeraria*0" a Veio' nelle necroPol in dolio ttt A :TTl:
Casal del Fosso
tin. f'ni..nrio sono note 7 deposizioni
sullecircaT00tomberinvenuteneidiversisepolcreti.villanwinl'sonostaterlco-
appìrtenenti a questa tipologia' tutte re-
nosciute corr certezza una decina di tombe
160'
lative alla seconda fase
SitrattadiunatipologiaconunapercentualediutilizzoSemprepiuttostobas-
una classe specifìca di personag-
sa, e senza uot.. g"n..u1Lare, riservata forse acl
gi.DiversasembralasituazioneinEtruriasettentrionale,edinparticolareaVol-
161 e nel territorio chiusino 162, sin dal1a prima metà
terra, lungo la val d,Elsa
dell,Vilsecolo.DaricordarelapresenzaancheaFirenzecliincinerazioniindo-
sepolture dai tratti distintivi per quanto
lio163. In territorio faÌisco sono in genere
lua'
riguarda il correclo
NelcasodiPoggioMontanoquestedeposizioniappartengonoallafasepiùtar_
dadellanecropoli,ui..noperquantoriguardaledueultimetombedallaStruttura
dello 'sviluppo, della necropoli' con
a doppio pozzefto,.ono"utt nelliarea di origine
in funzione <lella volontà di riaffer-
chiari tratti arcaizzantt, probabilmentt p'optfu
mare il tra i due
diretto collegamento personaggi ivi sepolti e i progenitori della
comunità.
Alcunefbsseospitavanosepolturedicremati:sitrattadicavitàdigrandidi-
mensioni (1 m. di tur-ài"))" " à. z,so-:
di lunghezza), orientate est-ovest. La tom-
condivisa da altre tombe a fossa a Poggio
ba 46, presenta un'ult-*io'" particolarità'
Montano:lapresenzadiunbordorisparmiatolungoilperimetro,aformareuna
sorta di scalino,.olaì."u"rrilmente
per l,alloggio di una lastra di pietra o di un
tavolato ligneo <li p-tt'io""' Nella tómba
46' identificata come femminile per la
presenzadiunafiseruola,venneutilizzatacomeurnaun'anforettacopertadauna
16s.
scodella
Nellatomba3,appartenenteadunpersonaggiofemminile,.l'ossuario,oveperò
t
non furono viste Ìe à"u le ceneri' è rappresentalo
qa
""'"11"'.it::ltf:i':T":-
Storossocopertadaunascodelladecorata.Latombaharestituitounrlccocorre-

,s6 per un censimento delle presenze cfi. Dr'lptNo 1995; CanoosA i995' fig 2'

,s Bnnlol or.rr 1984. p. lq.


158 BUr,qNrLlr 1981, p. 40 sgg.
r5e IArA 1999, p. 96.
'"0 HLNc<clt l9ó8. Par:irt'
16r Gurna.notNr 1898: Fruvr 1961'
162 BLq.Ncm BaNotNet-Lt 1925' coll 209-578'
163 S.qLvtNt 1997' PP. 117-143'
r6a DE Lucta Bnor-r-r 1997'
,65 sui dubbi circa l'utilizzo del rituale incineratorio in questa sepoltura cft' supra' p 34
44 ALESSANDRA PIERGROSSI

do sia fittile che personale, con tazza in lamina bronzea e fibula a losanga con
decorazione a protomi ornitomorfe, caratteristica di sepolture prestigiose della fase
finale della prima età del ferro.
Questa tipologia tombale sembra quindi prerogativa di donne appartenenti ad un
rango piuttosto elevato.
Nella pubblicazione del 1914 è ipotizzato dubitativamente il rituale incinerato-
rio in altre tre fosse di dimensioni notevoli, che avrebbero potuto anche ospitare i
coryi dei defunti. La tomba 1, dove gli operai rilèrirono di aver visto le ossa en-
tro un'olla globulare di tradizione italogeometrica166, anche se ia presenza del lo-
culo per il corredo fittile, jnficia l'ipotesi della cremazione, ospitava un gueliero
fornito di lancia e rasoio. È ipotetica I'adozione dell'incinerazione nella tomba 10,
ove la definta presenta un ricco corredo personale (sette fibule di varia fbggia, spi-
rali bronzee) e d:ue tazze in lamina bronzea. Come nella tomba z16, è rilevata la
presenza di una banchina perimetrale risparmiata e il fondo concavo, forse per l'al-
ioggiamento di un tronco d'albero. La presenza di un vaso biconico con ansa spez-
zata e la totale assenza dei resti del cadavere 167 indizia nella tomba 1l il rituale
incineratorio. Anche in questo caso il coredo, forse femminile, presenta un eleva-
to numero di fibule e un'oinochoe in argilla depurata.
Tombe a fossa con custodia quadrangolare di pietra con incinerazioni sono
presenti a Bisenzio nella necropoli dell'olmo Bello, tombe l0 e 16 168, riferibili al
terzo quarto dell'VIII secolo e catatteÀzzate dall'uso di un cratere dipinto come
ossuario, come nella tomba l. Anche a Vulci nel momento recente della prima età
del ferro si diffonde l'uso delf incinerazione entro fossa rettangolare l6e. Forse la
banchina risparmiata delle tornbe 46 e 10 rappresenta la versione locale del cassone.
Per la tomba 1, che rappresenta il caso più dubbio di incinerazione in fossa,
la presenza del loculo, è una caratteristica condivisa con numerose sepolture da Veio
e dall'agro falisco e che ritroviamo più a nord a Celleno, impor-tante centro sulla
via orvietanal70. Inoltre l'unione con la tomba 51 la inserisce nella tipologia del-
le tombe dopple, in cui viene sottolineato il legame familiare e quindi l'apparte-
nenza ad ùna gens. Tombe doppie sono note a veiolTl in un momento finale del-
l' orizzonte avanzato IIB.

166
La stessa utlhzzazione di un'olla gÌobulare italo-geometrica anche in una tomba a Capua (nel-
la t.502, JosANNowsxv 1983, p. 115, tav. XIX.I) e nella t. 17 della necropoli del Caolino, presso
Sasso di Furbara (BnuseorN La.pLecs 1992, p. 24j. n. l, fìg. 19.2).
1"7 Forse a
causa di una vic.lazione antica.
168
PanrBENr 1928, p. 4521.
r6e lara 1999, p. 86 sgg.
r70 CoLoNNe 1973,p.51: per l'agro falisco vedi Be.cLroNE 1986, nota 20t per Veio: BSRANEL-
rr 1981, p. 39 sgg.; L. Drago, in BenroroNr er alii 1994, p. 23.
r71 BunaNELLr
1981, p. 42.
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MON.TANO
45

Tombe a fossa a
incinerazione

Tombe a
pozzetto

Fig. 12: Tipologia delle tombe ad incinerazione.

La tomba 12, un quadrilatero di m. 1 x 0,g0, potrebbe individuare


un altro tipo
di sepoltura in fossa di dimensioni ridotte. Anche in questo
caso le ossa firono for-
se,raccolte in un recipiente diverso dal biconico. L'ossuario
in frantumi non fu rac_
colto né identificato, rimane solo la ciotola-coperchio di
rozza fattura. ll resto del
conedo, relativo ad una persona di sesso femminile
come denuncia la presenza di
una liseruola, si presenta piuttosto riccor72. A questa
medesima tipologia struttura_
le vanno forse ricondotte altre cinque tombe poco distanti
daila tomba 12 in dire_
zione ovest, compretamente spogiiate, ed identiche per
fbrma e dimensioni.
su 16 casi di cremazione (di cui g dubbi) .urèbb" uttrizzato il vaso
biconico
come urna in due soli casi, in altri sette sostituito
cla olle, in uno da un,anforetta
e una brocca' In questo Ia necropoli di Pog-eio Montano sembra
allinearsi all,uso
incineratorio bisentino, ma anche falisco, dàve |utilizzo
del biconico rappresenta
l'anomalia, piuttosto che ra consuetudinerT3 e veiente
nel corso deila tase IJB r74

r72 Vedi
supra p. 36.
173
BacLroNE, Ds Lucra BRoLLT 1990, p. 75 sgg.
r7a
Toir.rs 1986, p. 100; Guu 1993, p gg sgg.
46 ALESSANDRA PIERGRoSSI

L'utilizzo delle oile come cinerario anche a capua


conferma i regami di poggio
Montano con la valle tiberina ed il meridion. rz-i.
Per quanto riguarda il sesso degli incinerati, si
nota che le tombe a pozzetto
con dolio sono riservate agli uomini, mentre ner
caso delre tombe a tbssa con rito
incineratorio' consiclerando tutti i casi in cui
è stato possibile riconoscere con sicu-
rezza il sesso. il biìancìo è di 5 donne contro
una sola deposizione maschile, pro_
porzione che si fa ancora più significativa
se si considera che quest,ultima è stata
inserita tra le sepolture a<l incinerazione in
via der tutto dubitaiiva, date le circo-
stanze del ritrovamento a_ cui non era presente
Rossi Danielli. Si tratterebbe quin-
di di un trattamento rituale riservato solo a donne di
rango piuttosto elevato o ap_
partenenti ad una stessa fascia d'età, anche
se i corredi i"roiiui non rappresentano
quelli più lussuosi a poggio Montano.
Se è vero che I'uso funerario è espressione
diretta della struttura della comu-
nità o per meglio dire, dell'immagine .h. vuole comunicare, la generaltzza-
zione del rituale incineratorio durante il IX "rru
secolo nel monclo etrusco, indichereb-
be la volontà di manifestare una socierà ugualitaria ttu.
prima età del ferro, questo costume viene
N"li;;uJe più recente ciella
iostituito dala pratica inumatoria, la qua-
le presenta il vantaggio di essere più veloce e
meno clispen4iosa. Laddove si man_
tiene il rituare incineratorio, ci tioviamo di
fronte l*r"*ri
eminenti, donne di arto rango o uomini ,,eroi,,, " la comunità necessariamente
ai quali ha riconosciuto
un ruolo diverso cristailizzandolo nel momento
dei passaggio ail,altra vita. A que_
sti particolari membri viene quindi riservato
un trattamento che, oltre a richiedere
un maggior dispendio di energie e anche cri risorse
economiche ttt,
valenza simborica pregnanre nell'ambito ";o;i;;;;;;
dena visione deila morre
saggio' Il processo funerario deve condurre ""-.-;ìi;i,
aila separazione dal corpo
o;::
e solo quando il corpo raggiunge una forma fisica dell,,.anima,,
stabire, il defunto raggiunge ra
sua seconda vita, garantendo inoltre il ristabilirsi dell'ordine ,o.iut.
la cancellazione der "miasma" cui ra società e permettendo
è soggetta finchJ qu"rro passaggio
non sia definitivamente concruso t78. L'ufllizzo
de''incinerazione potrebbe essere
letto anche come ra vorontà dì acceilerare questo ,.attraversamento,,
il p_eriodo liminale, quando |anima è ancora sospesa tra 1 ed accorciare
mondo reare e
là. In questo modo |eliminazione dei legami con
i viventi, che vivono anch,essi
in uno stadio liminare e ne subiscono r"'inquinamento,,, 'ardi_
sarebbe più netta spe_

r75
JosaNNowsr<v 1965.
176
che in reartà ci si.no già segni clistintivi relativi
acl arcune figure significative (paterJ.am,ict.s,
'"'"'f,";::,:'::]:-l dimostraro (crr. BARroLoNr le8e, p. 13.1
sgg.: l,qra le9-5 e ìeee).
Dastì pen\are iÎ',i:.*,e
all Impegno necessario per erigere la pira, la
quantità di-l"gno occorrente per ìl
rogo' la maggiore difficoltà nell'eseguire piccoli
pozzetti spesso îoderati di lastre, iispetto
escavazione di una fossa deposìtoria. alla semplice
r78
MoRnrs 19g7, p. 32.
41
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANC)

I Fossa rettangolare a fondo Piano

B Fossa rettangolare a fondo concavo

K Fossa rettangolare con banchina e


fondo concavo

K Fossa trapezoidale con fondo concavo

ffi Fossa con uno dei lati minori arcuato

tealizz,lrfe nelìe tombe ad inttmazrone


Fig. 13. Le diverse strutture tombali

cialmentenelcasodidefuntilacuiautorità,equindil,incombenza.sarebbepiù
pericolosa.
evidenziare alcuni gruppi sulla
Anche per ie tombe ad inumazione si possono
base della struttura o clell',orientamento delle fosse
o del.le classi dimensionali del-
Maggiormente rap-
le stesse. Distinguiamo almeno quattro tipi di strutture tombali' piano, ove il de-
a fondo
presentata è la categoria della se.mplice fossa rettangolare
volta svoltosi il rituale e la
funto veniva deposto a contatto .on lu nucla terra Una
da sassi e dal.terriccio di risulta
à"foririon. del correclo, la fossa veniva ricoperta
in un caso, l'utilizzo di una la-
clello scavo, anche se non si può escluder", uln1"no
stra unica di copertura in tufo giallastro'
concavo, forse in funzio-
Sei tombe a fbssa rettangolari presentavano il fondo
che accoglieva le spoglielTe; altre quat-
ne dell,alloggiamento di un tionco d'albero
tfopresentavanounabanchinarisparmiataneltufblungoilperimetroedilfondo
concavo. euesta stessa confor-urion" si ha nelle
tombe l0 e 46, che però ospita-
questa banchina fornisse I'ap-
vano sepolture di incinerati. si può ipotizzare che
protezione della sepoltura.
poggio ad una lasffa ;i copertuà rettangolare unica a
presentano questa caratteri-
come già ricordato per le tombe ad incinerazione che
stica. l,uso del sarcotago litico o della fossa rivestita
o coperta con lastre in que-

lignel st ntro-
r7e Supposizione del Colini a pagina 41, nota 1 di Notizie Scavl. Casse o tavolati
Montano' a Veio e nell'agro falisco'
vano. come nrolti degli usi funerari cli Poggio
48 ALESSANDRA PIERGROSSI

25

n
15

10

0
EO NE-SO NOSE

n Fosse ad inumazione ,: Fosse ad incinerazione

Fig. ì4. Lot'ientamento delle fosse nella necropoli di Poggio Montano'

sta epoca si ritrova a Tarquinial8o, B:isenzio e a Vulci. Esempi di tombe a fossa


t8l'
con copertura di lastra tufacea sono attestate anche a Poggio Buco
Due fosse presentavano andamento trapezoidale (la 18 e la 44) e fondo conca-
vo ecl unica la deposizione 55, relativa ad un fanciullo. aveva uno dei lati minori
ad arco.
Ricordiamo inoltre che le tombe 40 e 48 avevano il tbndo rivestito di piccoli
blocchi di una pietra che sembrò estranea alla località, al fine di creare un piano
di appoggio per la testa: le due donne a cui era stato riservato questo accorgimento
erano deposte con 1o stesso orientamento, con la testa ad est, e presentavano il
braccio sinistro ripiegato sul petto. La tomba 50, l'unica situata al di fuori del se-
polcreto, a 30 metri verso nord dalle tombe presso I'estremità settentrionale, dove-
va presentare vicino al fbndo al centro un bordo rettangolare, differenziandosi così
da tutte le altre.
Rispetto all'orientamento si nota un sostanziale allineamento all'andamento est-ovest,
anche se non mancano delle anomaiie (Fig. 14), fbrse condizionate dalla necessità di
stabilire un legame con uno dei gruppi individuati nel paragrafo precedente.
Dai pochi dati ricavabili possiamo affermare che le sepolture maschili sono di
numero inferiore rispetto a quelle femminili (vd. Flg. 15) in tutte le fasi della

r80
A poggio dell'Lnpiccato. m. 35.78. 2,11,15,11.79.15.30: a Poggio Gallinaro, tt. 3,8.9,2:
a Monterozzi, tt. Mll. M.+. M10, M12, T. del Guerriero, tombe varie; Quarto degli Archi, t.2: (HrucrlN
1968, pp. l-52, 158, 159,183, 196,201,255,256,251,258-213,323,325,3.tr6 sg-t..350,354,356).
r81 Tomba 1 (BARror-oNI 1972, Îig. 9).
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO 49

9
8
7
6
5
4
',
2
1

0
Fase 1 Fase 2 Fase 3

I Uomini n Uomini giovani El Donne ,ll Donne giovani Giovani

Fig. 15. La distribuzione del genere e delle classi d'età nelle diverse fasi della necropoli.

necropoli e si clisiocano soprattutto, come già notato, nel settore nord-occidentale


<lella necropoii, nei pressi delie tombe a pozzeffo più antiche. Le tombe fèmminili
presentano una disposizione sparsa in tutta l'area del sepolcreto. Poche le tombe
sicuramente rifèribili ad individui giovani, spesso individuate solo per la dimensio-
ne della fossa.
Tra le incinerazioni riconoscibili, la tomba 12, in piccola fossa è sicuramente
femminile, come anche quelle delle grandi fosse 3, 10 e 46. Dubbie le presenze
maschili nelle grandi fosse ad incinerazione, per l'incer-tezza del trattamento fune-
rario nelle tombe I e I 1. Sembra invece destinato agli uomini il rituale delf inci-
nerazione in dolio (tombe 21,34 e 37), per il resto inumati. Le tombe con ban-
china perimetrale sono quasi esclusivamente riservate alle donne, fatta eccezione per
la tomba 25 di guerriero. Non risultano particolarità per ie tombe dei membri gio-
vani della comunità.
Riassumendo si può afÌèrmare che il sistema funerario adottato a Poggio Mon-
in comrìne con tutti
tano mostra tratti i maggiori centri limitrofi: Tarquinia e Vul-
ci, ma anche Bisenzio, e, in modo particolare, Veio e l'agro f'alisco. Ciò rnostra
come probabilmente la creazione e la delimitazione di territori di influenza delie
città etrusche non impedissero la diffisione di ideologie di diversa matrice.
Dalla scansione cronologica individuata per la necropoli risulta che la struttura
a pozzefio semplice viene utilizzata esclusivamente nella prima fase; accanto ed in
misura equivalente viene utiiizzata la deposizione dell'inumato in fosse rettangolari
semplici o col fondo concavo.
50 ALESSANDRA P]ERGROSSI

Nella seconda fase viene quasi esclusivamente uttlizzato il rituale inumatorio in


fbssa semplice, in linea con quanto accadde nel resto dell'Etruria.
Nell'ultimo momento di vita della necropoli, nonostante il prevalere dei rito inu-
matorio, si ripresenta quello incineratorio nella forma del pozzetto doppio o in gran-
de fossa rettangolare, in un caso fornita anche di ioculo per il corredo. I1 costume
di adottare riti e simbologie di tempi più antichi, affermando una continuità con gli
antenati, è tipico della classe emergente che legittima anche in questo modo il
proprio potere e ia propria superiorità nell'ambito della comunità di appartenenza e
si inserisce perfettamente nella ricostruzione della società etrusca allo scorcio del-
I'VIII sec. a.C.
Dall'analisi dei cor:redi, si può pore I'occupazione della piccola comunità se-
polta nella necropoli di Poggio Montano intorno alla metà dell'VIII secolo a'C.
Discusso è il centro maggiore di origine delle gentes stabilitesi nell'area e
sepolte in questa necropoli. L'ipotesi maggiormente diffusa è quella che vede in
Poggio Montano un centro dipendente e comunque culturalmente vicino a quel-
io protourbano di BisenziotE2, a cui richiamano sia alcune forme rituali, sia
I E3:
alcune testimonianze di cultura materiale 1a scelta di ossuari diversi dal
biconico; l'utllizzo di alcune fogge quali la brocca biconica decorata ad inci-
sioni (Flgg. 1.3, 4.9), il boccale su rre piedini (Fig. 1.30); le decorazioni su
18a ed il patrimonio rappresentato dalla cd. ceramica
alcune fibule a sanguisuga
geometrica del gruppo Bisenzio-Vettalla (Figg. 2.38-39, 1.31 -38), che, però, come
precedentemente esaminato, presenta un rappolto strettissimo con le testimonianze
veienti. Manca invece a Poggio Montano un carattere fortemente significativo
dal punto di vista rituale quale il simbolismo antropomorfico della cremazione,
che non viene mai abbandonato a Vulci e a Bisenzio nel corso dell'età del fer-
ro 18-5. Del tutto assenti anche le urne a capanna che pure a Bisenzio vengono
úiltzzate fino ad un età avaîzata dell'orizzonte recente dell'età del ferro186 e

'82 DeLprNo 1971, p.2185, nota 1291 lere 1999'


p. 134.
r83
Anche se tali elementi vanno rivisti, dal momento che alcuni (Der-ewo 1'971 , p.485, nota 129)
si sono rivelati poco incticatìvi: ad esempio i rasoi bronzei con manico fuso insieme alla lama non sono
di tlimensioni piccole come quelli bisentini (vedi supra nota 63); i 'vasetti ad incensiere e le saliere'
sono presenti a Bisenzio, rna anche a Tarquinra e nel suo territorio. Va inoltre notato che la maggior
parte clei tratti comuni tra Bisenzio e Poggio Montano sono condivisi, e fbrse originati, dall'area lazia-
le e tiberina, come acl esempio gli anelli col.ì costolatura mediana (tìpo 12 Delpino), presenti anche nel-
la necropoli Esquilina (MùLLER KARPE 1962, tav. 21.C2), che più che ad un uso ornamentale poteva-
no servire a1 rìvestimento delle aste lignee di lance e fusi.
r84 DsLptNo 1977, p. 410, nota 64.
r8s Per I'analisi del trattamento funerario a Vulci vedi da ultimo leia 1999, p. 85 sgg., con
bibliografia precedente.
186 DeLprNo 1987.
UNA COMUNIT,À DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO 51

la pratica della miniaturizzazione, anche questa costante del panorama culturale


rrisentinolsT.
Sia le tipologie tombali, sia lacomposizione dei corredi che le fogge indivi-
duate sono attestate ampiamente nella metropoli tarquiniese, specialmente nei corre-
cli della fase recente delia prima età del ferro 188. Alcune tombe di Vetralla appaiono
proprio come doppioni di corredi tzrquiniesi: le tombe dei capi 15 e 25 presenta-
no una significativa concordanza di elementi con 1e tombe da Poggio dell'Impicca-
to 34 e J4 e con le tombe M10 e M9 da Monterozzi ttn; le tombe principesche
femminili 40, per la presenza dell'ascia e della situla bronzea,4l ,21 e 52, condi-
leo.
vidono molti eiementi con le ricche sepolture di Monterozzi M6 e M7
Appare comunque difficile precisare le ragioni che spinsero alla creazione del-
I'insediamento di Poggio Montano, confrontandolo con le altre testimonianze nel ter-
ritorio interno dell'Etruria meridionaìe, dalle quali si distacca per una serie di ca-
ratteristiche.
Nel territorio cimino la vicina San Giuliano inizia, come è noto, con il IX se-
colo a.C., fase che al momento non conosciamo per Poggio Montano. La diffèren-
za sostanziale è comunque rappresentata dalla consistenza delle necropoli e dalla
durata di vita del centro. I nuclei che gravitano intorno a San Giuliano iniziano nel
IX secolo con ii centinaio di tombe inquadrate nel villanoviano tipico, della necro-
poli di Chiusa Cima, per continuare nell'VIII secolo con le aree sepolcrali del Caio-
1o, San Simone-Ara del Tesoro che proseguono fino all'epoca storica.
II villaggio capannicolo individuato sul pianoro di Acquarossa ha inizio solo nei
decenni finali dell'VIII secolo a.C. ed una vita molto più lunga, condividendo con
Poggio Montano solo qualche tratto di cultura materiale. Lo sfruttamento minerario
che questo sito presenta fìn dalle sue origini, lo colloca tra quegli stanziamenti che
si innestano in un ambiente dalle ampie possibilità di sfruttamento.
Materiali affini a quelli dalla necropoli di Poggio Montano presente invece una
tomba a fossa relativa all'abitato di Montepizzo presso Viterbolel. Premesso che la
testimonianza risulta ancora poco documentata, l'abitato di Montepizzo si configura
come centro satellite in una zona significativa dal punto di vista strategico-difensi-
vo ed economico e potrebbe, con un certo margine di sicurezza, dipendere da Bi-
senzio, poco distante. Nel caso si possa accertare la dipendenza di Poggio Monta-

r87
DeLprNo 1977, pp. 462, 466 e 468.
rs8A questo proposito mi sembra signifìcativo che C. Iaia avvicini i corredi delle tombe 15 di
Poggio Montano e della t. Impiccato 7zl di Tarquinia (lere 1999, fig. 29).
rse HnNC<eN 1968, figg. 162, 166, 11'7, 119.
t"" !bid.. tigg. ì72 ì75.
lelAlle falde del Monte PaÌanzana è stato riconosciuto un vasto nucleo insediatiro su un pianoro
dal Bronzo Finale all'etàr arcaica, a cui dovrebbe appartenere il nucleo sepolcrale individuato a Villa Sa-
vini (Iar,q. 1993a, 1993b, 1994).
52 ALESSANDRA PIERGROSSI

rispetto al
no dal centro lacustre, Monfepizzo rappresenterebbe una tappa intermedia
sito di vetra11a.
La comunità di Poggio Montano dal record funerario, ammesso che sia com-
pleto 1e2, risulta piuttoslo esiguale3. Insolita risulta soprattutto la brevità
dell'inse-
àiamento, di una sessantina d'anni al massimo'
La chiave di lettura più indicata è tbrse quella che vede in Poggio Montano
un sito di fiontiera, originato forse da Tarquinia, nel cui hinterland geografico
na-
tno, *a che trova la sua ragion d'essere soprattutto
turale si situa, o da Bisenzio
che lega
nell'inserimento lungo la direttrice commerciale individuata da G. Bartoloni,
l,area bolognese co; I'Etruria meridionale interna, in special modo Veio e la bassa
valle tiberina e con il mercato indigeno meridionale, rappresentato nella fattispecie
au Cupuu les. poggio Montano si pfesenta come una plausibile deviazione lungo
I'asse di comunicazjone fra nord e sud, che, come già precocemente
rilevato anche
al sito, doveva avvenire attraverso gli
à" e. l"fpl"ole6 proprio in relazione nostro
itinerari in seguito parzialmente ricalcati datla Clodia e dalla Cassia,
i quali giun-
gevano nella bassa valle del Tevere e poi del Sacco e del Liri, toccando
l'agro fa-
lisco e Veio ed evitando il massiccio cimino. La presenza di materiale di
chiara
ceramicaleT'
origine bolognese, sia nelle produzioni metalliche, sia soprattutto, nella
indlca un qualche rapporto diretto con il centro padano. D'altro canto innegabili
1e8, coinvolgendo anche l'area falisca-
sono le affinità tra eoggio Montano e Veio
capenate, basti pensare alle numerose concordanze con il sepolcreto
dei Tufì a Nar-

escludere che alcuni membri della comunità, gerarchicamente sottoposti.


le, Non si può ricevesse-

ro un trattamento funerario non visibile'


ler Basandosi sul metodo (Moners 1987, p. 7,1 sgg.) per cui ad un certo numero di defunti cor-
comunitiL e che nelle società agri-
risponde una percentuale fìssa rispetto al numero dei componenti della
cole il rapporto sizr all'incirca di 30 morti per 1000 indìvidui all'anno' a Poggio Montano si calcolano
approssimativamente nelle tre fasi un numero di 15,35 e 28 elementi'
rea Entrambi i siti presentano caratteristiche valide che li candidano, come evidenziato dai con-
questi centri' sicttramente il
fronti tipologici. Anche ipotizzanclo un tentativo colonizzatore da parte di
ricevendo influenze cla entrambi. D'altra parte non è escluso che Bi-
sito si sviluppa autonomamente,
senzio e Tarquinia avessero legami più stretti di quanto tìnora non
si sia evidenziato' La necropoli di
Poggio Montano riflette I'organizzazione di una struttura gentilizia articolata al suo interno come eri-
denzìato dai diversi gracli di ricchezza della suppellettile funebre e dagli indicatori tii ruolo A questo
proposito i dati su Bisenzio attualmente in nostfo possesso non permettono di intravedere un'articolata

.o-pogin" sociale tale d:r sostenere uno spostamento di gruppi aristocratici Ben diversi i casi di Tar-

cluinia o di Veio.
1e5 BaRTCTLoNt 1986,
P. 51 sgg.
1e6 DelptNo 1971, 486 sgg.
P
re7 Vedi sltpr(l, p. 10, nota 67, pp 17-18, nota 144'
res Oltre ad alcune fbrme rituali, come evidenziato a proposito delle strutture tombali, anche le

numerose conispondenze nella cultura materiale'


UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO
53

2oo. yu diffusione a Poggro.Montano di


ceree, ma anche con quello della Petrina
di chiara impronta capuana è un ulteriore prova di questo 201'
-
-materiale 202 che 1a bassa valle tiberina fbs-
f ,tu,o inolrre gii suggeritó da G. Colonna
se coinvolta nel commerció dei metalli toscani almeno dalla
fine dell'VIII secolo'
in concorrenza con l'Etruria meridionale, verso la Campania'
È neil'ambito dei rapporti prirna di tutto commerciali che deve spiegarsi 1o sta-
bilirsi di uno stanziam"nio .ot-''" quello di Poggio Montano, di breve durata'
ma

altamente rappresentativo per \a trlchezza e per la presenza dei molteplici inf'lussi


presenza di ma-
culturali rndividuati. In questo quadro si spiega anche la massiccia
di ispirazione greca, slngolare in un piccolo centro, e forse unica nel pano-
teriale
rama fino ad oggi conosciuto.
Siamo in un periodo storicamente ricco di fermenti e di vivido
scambio cultura-
to3. L occupazione massiccia dei pianori costieri
le, oltre che <ti cambiamento sociale
si è consolidata e definita e si assiste ai fenomeni di occupazione territoriale' uari-
stocrazia gentilizia, che in nome dell'autorità dei loro antenati
ha mantenuto ed ali-
decide di avviare il
mentato una posizione di privilegio nell'ambito delle comunità,
ripopolamento sistematico delle campagne, sul possesso delle
quali si fonda l'esisten-
'forzata'
za stessa delle gentes. In alcuni casi si può anche immaginare una diaspora
ad opera di alcune famiglie, causata <la conflitti intercorsi fia gruppi emergenti nel

tentativo di creare nuovi spazi di dominio, ove esprimefe le potenzialitir di ascesa

sociale più diffìcili da realizzare nel luogo di origine. Alcuni


dei siti sono destinati
direttrici viarie e
allo sfruìtamento agricolo o minerario, mentre altri controlleranno le
commerciali in funzione del dominio dei meccanismi di scambio. Non è sempre
poli agricoli, centri commerciali o
facile riconoscere la natura di tali insediamenti, se
di dai centri ma-
di natura strategico-militare, nè il rapporto gerarchico o dipendenza
rittimi. Forse in un primo momento alcuni di questi siti godettero di una cefia auto-
delle grandi città costiere, impegnate nel-
nomia, ma ben presto subirono f ingerenza
l'esigenza di creare roccafofii stabili a difesa dei loro confini territoriali naturali'
.a.toggioMontanoèevidentelapresenzadialcunipersonaggieminenti-capi-
guerreri llne guiaano 1a piccola società e che intrattengono stretti rapporti con i
20a, ségnalati dalla presenza di elementi culturali tipicamente
i*,n"., commeiciali

lee BacLloNs. DE LucIA Bnor-r-t 1990'


t('o De LuctA. Bnollt 1997.
2or Sottolinereì specialmenteil vaso a fiasca (Fig. 1.1\ e le fibule ad arco tratbrato (Flg J13)'
Questi elementi sono sconosciuti nel resto dell'Etruria'
202 CoLoNN.\ 1973, 68-69.
PP'
zon Gia G. Childe stabiliva una stretta relazione fia l'aumento dei beni deposti nelle tombe e cam-
questa cxratteristictì lcun-or 19'15' p 17)'
biamenti sociali in atto, laclclove una società stabile non presenrr
lOa Leconomia tiegli insediamenti minori di natura aristocratica si basava. oltre che sulla proprietà

teniera, <sul prelievo tbrzoso sui traffici, come si addice a gruppi


di guenieri" (MecctAm 1973, p' 111'
54 ALESSANDRA PIERGROSSI

stranieri 205. Uoccasionale presenza di individui stranieri può essersi verifìcata oltre
che per ragioni matrimoniali 206, anche per la natura stessa dell'attività artigianale,
che si lega ai luoghi dove esistevano le condizioni ideali per I'approvvigionamento
di materie prime e, soprattutto, per la mobilìtà dei mercanti.
Le testimonianze archeologiche documentano in generale una notevole dina-
micità di rapporti fra le varie popolazioni dell'Italia antica in questa fase ed è
stato piu volte ribadito che larghi slrati di persone oliginariamenle estranee si
siano aggregate in seno alle comunità iniziali 207, e questo è tanto più plausibile
per un centro di frontiera, come credo sia Poggio Montano, aperto alle influenze
esterne e di passaggio sia di merci che di persone. L'area vetrallese si trova al
conl'ine naturale del territorio gravitante intorno a Tarquinia. in contatto quasi
diretto con l'area vulcente-bisentina e quella volsiniese a nord e con l'area fali-
sco-capenate ad est 208.
La breve durata del sito può forse trovare una nuova luce interpretativa in que-
sta ottica. Con il progressivo decadimento di questo itinerario commerciale interno

20s Un caso per tutti la presenza nella tómba fèmminile 2l di un corredo personale ricco cli ele-

menti bolognesi (vedi stprrr. p. 35) o la t. 48. con le già ricordate fìbule capuane.
206 L'importanza delf istituzione matrimoniale ed il sistema ad essa sotteso. basato suì doppio

trasfèrimento di beni e di donne oltre che mezzo di alleanze nel mondo villanoviano, riene esaminatr,
sullo sfondo del mondo omerico, in BenroloNt 1991, p.24 sgg. Interessante che a Poggio Montano
oggefti di origir.re allogena siano presenti soprattutto nelle tombe fèmminili.
207
ToRoLLI 1990. p. 55 sgg. A questo proposito la tomba l. a fòssa con loculo, unica nel sepol-
creto ad utilit.z.are una struttura di origine falisco-veiente, potrebbe appartenere ad un elemento trasfèri-
tosi dall'area tiberina alla comunità vetrallese.
208 Nell'area in questione testimonianze cùrÌsisteÌÌti relative alla fase evoluta del villanovìano si

limitano a quella di Poggio Montano. Ad esclusione dell'eccezionale ritrovamento presso Norchia, nel-
I'area circostante il torrente Biedano, di piastre e dischi bronzei pertinenti ad una corazza di un tipo
elaborato nella fase recente dell'età del ferro (ColoNNa 1971 e 1991), per il resto dobbiamo affidarcì
ai ricordi di A. Scriattoli (AppLtnti Scridttoli - Carte Fabbri, quaderno XVl, gite del 26 agosto l9l5 e
del 22 settembre 1918). È proprio dai suoi appunti che desumianro interessanti infbrmazioni circa
necropoli puntualmente delinite "simili" a quella di Poggio Montano: ai Cerracchio, 5 km a sud-est di
Vetralla. sulla strada per Monte Romano, una necropoli venne indagata da Rossi Danielli (Rossr
D,cNIeI-Lr 1959-62, p. 179); nell'altura derominata Casalino, in loc. Poggio Montano: in loc. Ave
Maria. a sud di Poggio Montano. nella tagliata della strada di Norchia; presso il Castello di Vetralla.
Ci troveremmo così ad avere in un arca piuttosto circoscritta una serie di attestazioni che possiamo ipo-
teticamente attribuire alla fase recente del primo 1èrro. laddove non è da escludersi qualche precedente,
data la presenza di tombe a pozzetto. Si tratterebbe quindi di un nucleo insediativo consistente. fbrse
articolato anche in più settori, gravitante attorl.ìo all'attuale centro di Vetralla. La dislocazione dei
sepolcreti non 1a pensare alla presenza di un solo abitato, ma forse di più realtà legate a singoli stan-
ziamenti di natura agricola, di cui il polo preminente è rappresentato, allo stato attuale deÌle nostre
conoscenze, proprio da quello a cui riferire la necropoli di Poggio Montano.
Fig. 16. Il territorio cli influenza tarquiniese e la posizione di Poggio Montano (daTltrquinia200I).
56 ALESSANDRA PIERGROSSI

a favore di quello costiero, controlrato da centri di più ampio


respiro e di maggiore
solidità, sia demo-grafìca che militare, e di un nuovo itinéru.io
int".no attraverso i
centri ferentani 2oe, viene meno la ragion d'essere di questo
centro, i cui membri
saranno stati riassorbiti o da un centro limitrofo, t u qu.lli
appena sorti, o da Tar_
quinia, il maggiore della zona.
Questo non accade per gli artri centri sorti in questo periodo, quari appunto
'San Giuliano o, ieggermente dopo, Brera, San GiovÉnale
o lu ,t.rro Acquarossa,
che hanno una vocazione maggiormente agricola e il cui fiorire
appare regato al
ruolo fondamentale che svolgevano, per questa loro natura, per i centri co_
_proprio
stieri, Tarquinia prima, Caere poi 210. È chiaro che anche per
la comunità di pog_
gio Montano I'agricoltura rivestisse un ruolo primario 2,1,
ma J l,importanza dello
scambio con le altre comunità, vicine e lontane, che emerge
nell,analisi dei con_
testi tombali.
- Il finerale rappresenta in questo momento l'espediente simbolico per affermare
1o status rivestito dagli individui nella struttura sociale.
La connotazione essen-
zialmente aristocratica, anche se di una aristocrazia
minore, di provincia, appare
chiararnente dalla composizione della suppellettile funebre.
poveri, sono in realtà tali a causa di predazioni
I corredi che appaiono
antiche o, in alcuni casi, perché
relativi a membri di minor p..o, quoli bambini o appartenenti
inferiori.
a strati sociari
Il materiale di influenza greca, ìr vaselrame metailico, quasi onnipresente,
I'abbondanza dei corredi personali sono indicatori della
volonà dei membri del-
Ia comunità di connotarsi in questo senso. L'ideologia del
banchetto, attestata clal-
la presenza di ceramiche tardo-geometriche, che costituiscono il
servizio da sim-
posio, con la brocca o oinochoe e ra coppa, manifesta
l,accoglirnento di un
modello culturale che,godeva di prestigià neil'Etruria protostorica
appannaggio esclusivo di una determinata ciasse sociale.
e che è
Anche nella ,,piccola,,
Poggio Montano. I'aristocrazia fa propria questa ideologia
ellenizzante, ad indi-
care con quale forza I'impatto col mondo greco abbia
influenzato e modiflcato,
in un volgere di tempo piuttosto breve, il moncro etrusco-italico,
cambiandone per
sempre il volto.

Ar-essaNnna prsRcRossr

20e
CoLoNNa 1967. p.15; BaclroNE 19g6, p. l2g.
2r0 coLonN'q
1967' p. 16. Questo cambiamento politico ed economico
che individua nel VII se-
colo una nuova dipendenz-a d,a Caere potrebbe
rnu delle concause della scompnrsa ci poggio Mon-
"rra."
tano, specialmente se ammettiamo unr sua fiilazione
da parte di Terquinia.
211
La connotazione fondamentale dell'aristocrazia e della società gentilizia
anticzr si basa sul pos-
sesso della teffa. per una trattazione del problema,
vd. cApocRossi Co.ocNEsr 19gr e i9gg.
UNA COMUNITÀ DI FRONTIERA; POGGIO MON'TANO 51

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SUMMARY
The study of the necropolis
of Poggio Montarut-(uetr.trta)
sheds new ríght on the ínterior
"{:;:;Iffi,:':":;:,';,::,,:;L,:.::iij:,:,,íji,n"a c rni ,ii"i,,'*î),, ,he exis,ence or
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