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La necropoli di Poggio Montano l, scopefta nei pressi di Vetralla agli inizi del
secolo XX da L. Rossi Danielli, è rimasta a lungo in ombra nella letteratura ar-
cheologica, fatfa eccezione per la prima presentazione in Notizie degli Scaviz del
3
1914, undici anni dopo il suo rinvenimento, e nel volume di A. Emlliozzi per la
I Questo contributo rappresenta una pmziale sintesi del lavoro svolto nell'ambito della dissertazione
elaborata per il Dottorato di ricerca in Etruscologia dell'Università di Roma 'La Sapienza', coordinato dal
Prof. Ciovanni Coktnna con il titolo L'EtrtLritt meridktnale inrerna neL distrerîo cimino fra VIII e VII se-
colo a.C. Colgo l'occasione per ringraziaLre la proî. Gilda Bartoloni, tutor di questa ricerca, che ha se-
guito fin dall'inizio, prodiga di suggerimenti, consigli e 'critiche' stimolanti e costruttive; la Dott.ssa Adria-
na Emiliozzi, che mi ha generosamente dato accesso ai suoi preziosi studi sulla necropoli di Poggio
Montano e alla fÌrticosa ricostruzione dei corredi da lei ristabilita quasi integralmentel il Prof. Alessandro
Guidi, che in modo amichevole e disinteressato rni ha fbrnito delucidazioni e precisazioni di metoclo.
2 Cor-rNr, Rossl DANTELLT 19121. Un sommario inquadramento culturale del sito di Poggio Monta-
no venne aiTrontato per [a prima volta da M. Pallottino nel suo lavoro su Tarquinia (PALLo'ITÌNo 1937,
col. 177 sgg.). Lo studioso annotav!ì I'importanza della necropoli per la sua posizione geografica rispetto
alla città costiera e I'assoluta "identità di aspetti" della sua ./rir:ù:s culturale con quella tarquiniese, da
lui denominata arcaico II. Alcuni elementi di tale Jàcies si riscontrano del resto anche a Bisenzio e nel-
le necropoli falische, e M. Pallottino non escludeva I'ipotesi che alcuni di questi caratteri si tbssero svi-
luppati originariamente a Bisenzio e poi aressero. in un naturale processo di osmosi. inlluenzato anche
le produzioni artigianali ed artistiche tarquiniesi.
ln epoca pìù recente il problema dei rapporti culturalj tra Poggio Montano ed i centri limitrofi è
stato riaffÌontato da F Delpino nel corso della sua analisi delle fasi della prima età del ferro a Bisen-
zio. La.facies villanoviana raDpresentata dai corredi di Poggio Montano attesterebbe un evidente rapporto
con quella visentina, inserendo questo centro nell'asse di comunicazioni che dal sud attraverso le valli
del Sacco, del Liri e del Tevere, collegherebbe I'area campana, l'agro falisco e Veio con Vulci e, al li-
mite settentrionale, Vetulonia e Populonia. Posizioni più nette sono state sostenute da M. Rendeìi (ReN-
oer-r 1991, p. lE; Io. 1993, p. 227 sgg.), che vede in Poggio Montano Lrna diretta emanazione di Tar-
quinia, come risultato di una spinta centritìga dalla metropoli di breve durata (una sorta dt knotrleclge
hefore the fhg, un tentativo di 'colonizzaz.ione' che riuscirà con migliori sorti nel caso di Tuscania, in
epoca leggermente posteriore) e da C. Iaia (Ieta 1999, p. 94, nota 6: p. 126, nota 28) il quale, ri-
prendendo le considerazioni di F. Delpino, sottolìnea e ribadisce il forte legame sia nelle manifestazio-
ni rituali che nella cultura materiale con Bisenzio.
3 Exnriozzt 1914, pp.29-38.
ALESSANDRA PIERGROSS]
parte di corredi conservata nella Collezione Rossi Danielli del Museo Civico di Vi- ma che n-.::-.-
terbo. I materiali, custoditi in parle al Museo Archeologico Nazionale di Firenze ed capacitù it .:-
in parte al Museo Civico di Viterbo, sono praticamente rimasti sconosciuti, a causa -\trlltr>,:i i;
soprattutto delle vicissitudini subite dalle collezioni viterbesi nel corso dell'ultima pUI \eILr -:-.
guerra a. Per quanto riguar<la i materiali conservati al Museo di Firenze, l'unica pub- cati\ a ei --i-
blicazione scientifica è quella relativa alla tomba 30 da parte di M. Martelti 5. interna tr. -'
L'importanza di questo complesso appare rilevante perché fornisce una consi- questo qurl:-
stente e, soprattutto, isolata documentazione della fase fìnale della prima età del fèr- 5i-qnifi;11l-' : :,:
ro in un centro interno dell'Etruria meridionale, area cruciale per i contatti e gli polamenLr :--
scanbi tra la costa tirrenica ed il viterbese. l'area tiberina e I'area volsiniese. nel rante il p;:::-
periodo relativo all'affèrmazione delle realtà protourbane e all'emergere della socie- zior.re dei-: :,
tà aristocratica, tradizionalmente denominato villanoviano evoluto 6. Questo settore società eIít>-;
geogratìco presenta condizioni ottimali per l'insediamento umano e in età arcaica La cuilu:.
appare area privilegiata dell'Etruria interna, ricca di testimonianze archeologiche, so- pr€Setta c::*ii:
vrappopolata e attraversata da vie di vitale irnportanza per centri quali Tarquinia, rTreridionaii: ':
Vulci, Caere sul fronte costiero e Veio e le comunità falische all'interno. come ri- menti di trlì-:-:
levato già nel 1967 da C. Colonna 7. no ri\olto 1: .
Mentre nella fase del ferro più antica gli insediamenti sorgono in luoghi privi La naturt
di difese naturali, iungo i fonclovalle 8, nel corso del villanoviano recente e nel VII fiutto della r,-
secolo vengono utilizzati i plateau collinari dai pendii scoscesi, alla confluenza tra ii. all'incrocr,.
due fiumi, segnando un riutilizzo delle 'rocche' delle comunità dell'età del bronzo, tra diverse :r:
in nctto contrasto con quanto ar viene nei siti co\tieri avr iati a costituirsi come iìrtistiche e ;r
centri urbani e. Questo spostamento fu forse causato proprio dalf ingerenza di tali tata da un ';:
centri che nella reahzzazione dei loro sistemi territoriali ebbero I'esigenza di creare babilmente :n
degli avamposti stabili e strategicamente sicuri, che -earantissero loro l'appropria- che concorser.
zione delle risorse agrarie, forestali e minerarie ed il controllo delle vie commer- resto ampiani.
ciali. In questa fase di popolamento organizzato furono rioccupati quei teritori ab- Per quani..
bandonati all'inizio dell'età del fero, che assunsero I'aspetto di oppida e costeLLa, le fasi risuìta p
metailici. stabil
se ne conosce
così lacunoso .
4 Per il resoconto delle vicende relative aÌle sorti dr:i corredi vedi: MARTELLT 19J1. Ewn;ozzl ramiche ampiùl
1,911, p. 15 sgg.; Eeo. 1976. lunga durata cì
s Mnnrpllr 1971.
6 Nulla esclude che la vita dell'insediamento possa essere proseguìra, come sembra clel resto
prima età de1
di- anfore. il r asel
mostrato dalla presenza di due tombe a canera con buccheri risalenti alla seconda metà del VII secolo,
ma le ricerche nell'area si sono fèrmate alla scoperta del sepolcreto più antico, nulla rivelandoci sulla
Gli esempl
fase successiva.
corazione è p.
t ColoNNa 1967.Altri contributi fonclamentali per I'analisi del popolamento tlell'area: Cor-oNNa
1910. 1973, 1974; ColoNNe Dr Paolo, ColoNrqr 1970, e 1978; CoroNNe Dr Paor.o 1981.
8 Ad esen'rpio il villaggio tlel Grancarro presso la sponda
orientale del lago di Bolsena e quello a
sud-est del Monte Bisenzo. attualmente somnersi. lo P,rllorrr'
e Cor-oNNa 1970, p. 100. ll Una racl..
UNA C]OMLTNITA DI FRONTII,I{A: POGCIO MO\TANO .J
rna che mantennero per lt.l piit una qualche indipenclenza culturaler(r ed una ceLta
capacità cli assin.rilare e rielaborare inf-luenze diverse.
Ngnostante studi recenti abbiano verificato una presenza sparsa e discontinua. è
pur vero che spicca a-gli occhi l'assenza di una testimonianza chiaramente signifì-
cativa ed esaustiva pel quello che rigr-rarda 1'occupazione clell'Etrr-rriir meridionale
rnterna tla ia seconcla metà dell'VTII ecl il VII secltio it.C.ì1. Unica eccezit.rne in
questo qr-radro è la necropoìi di Poggio Montano a Vetralla. che diviene così più
significativa pel'comprenclele la natr-rra della stÍuttnra e dell'organizzazior'e del po-
poliìmento nel clistretto e1i cui fa parte, tra iÌ pliino ed il secondtt fcrro. cioè clLr-
rante il passaggio clalia cultula villanoviana alì'orientalizzante. che vede la i'orma-
zione clclle classi aristocratiche e la conseguentc olgani tzazio:;le gentilizia della
società etrusca. anche in l'elazione coi centri di pianortl.
La cuhura n'iateliale che carattelizza h.fucie:; villanoviana di Poggio Montano
presenta caratteri fortemente misti. influenzati tla quelli delle maggioli città etrusche
nieridionali: ad un'iÍnpronta sostiìnzialmcnte tur.qLri;tiese si soVrJppotrgono chiafi ele-
menti cli origine lalisco-vciente e bisentini. comc già rilevato clagli studiosi che han-
no rivolto la loro attenzione a qluesto contesto.
La n:rtula conrpctsita ed eterogenea clei tratti cultulali di Pog-eio Montano è
frutto della posizione pcliferica del centro al confine di diversi dj:tletti telt'itolirr-
1i. rll'incrocìo tj'a vie c1i trasrnissione cornmerciali. e conseguentcmcnte culturali.
tra diverse aree di elaborazione alltonoma di esperienze ed espressioni spirituali.
artistiche e artigianali. L'influcnza cli queste diverse manifeslazioni si srtriL È\Èrci-
tlta da un latct indirettamentc per nÌezzo clei contatti commerciali, dall'altra pro-
babilmente anche in moclo diretto con lo stabilirsi irt lctr:o di elementi allogeni.
che concorsero alla fbrrnazione cic11a compagine sociale. Questo f-enomeno è del
lesto ampiamente documentato nell'epoca in qrìestiollc.
Per quanto liguarda l'inquaclramento clonologico del sepolct'eto. 1a defìnizione del-
le fasi risulta problentatica dal rnonrento che molti dei conedi sontl privi dei rnanufatti
tletallici. stabili indicaktri cronologici: le Ubule sono state confuse lìa di loro e non
sc ne conosce più la pertinenza: molti dei rasoi presentano uno stato di consetvazione
così lacunoso che deiii.tiscono soio il genere dei defLrnto. D'altra parte aicune classi ce-
rarniche ampiantente atiestate (boccali. piattelli su lriecle. tazze) presentano tipi di così
Ìun-ea durata che possono solo essele -eenericamente attribuite aiia seconda fase della
prima età clel f-eno. Al contlario. alcune fìrrne significative (le brocche biconiche, le
anfbre. il vasellame rnetallico) sono presenti con un solo esenlplare pel tipo.
Gli esernplari ceramici cli ispirazione -qreca srìno appunto copie locali, la cr.ri de-
corazione è per io più scomparsa. di dillicile collocazione nell'ambìto delle seria-
r') PAlr-orrrNc; 1937. col. 5El sgg. (porfa ad es. proprio il sito cli Poggio N{ontano).
ll Unar raccoltr dei datì topogrrtìci sLrlh zona nel contri[]ufo di Irt,r. NI-\NDot.FSI 1993
ALESSANDRA PIERGROSSI
facilmente PercePibili.
Lafasepiùantica(fase1)compren<leverosimilmenteletombedallastruttura I
dale. Non essendo stati raccolti gli ossuaii, che erano comunque in frammenti, né î..
delia tomba 22, la descrizione
essendovi traccia dell'unica fibula ad arco semplice
queste deposizioni ad un periodo non
della tipologia tombale permette di ^ascrivere
12. L unico clato desumibile dalla stratigrafia oriz-
meglio specificabile O"tti fur" IIA
tomba 32, che è parzialmen-
zontale della necropoÌi consiste nella situazione della
te tagliata dalla fbssa 3 I della fase seguente'
ancora identificabile
Al.la meclesima fase, o in un momento di poco posteriore,
IIA o di passaggio alla fase delle sequenze
nel corso della fase denominata .IIR 13' In queste
locali dei centri villanoviani, appartengono ul,''"no sei deposizioni
tombe, che presentano i due ,ituJi dell;incinerazione
e delf inumazione' i1 materia-
piuttosto grez-
le ceramico è quasi esclusivamente realizzato a mano. con un'argilia
L anteriorità di questi cor-
za, dalla superficie rossastra o nerastra, ricca di inclusi.
in un momento
redi è priniipalmente dovuta ad aicuni tipi metallici. collocabili
fìnale dell'orizzonte più antico della prima età del f'erro' 0
InparticolarenellatombalSèindicativalapresenzadiunafibulaconstafTaa (-)
---
disco solido ad arco ,"rllptlc" (Fig. 1.11)ra decorato
si trover in
ad incisioni trasversali' foggia
contesti datati alla fase IB)' ma
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di ascendenza piuttosto antica (in genere
"disco
II /.t,//-
4ti:.\
la molla piccola a più giri' I'arco di I =\l\
le cui particolari caratteristiche (il solido,
fanno propendere per una datazio-
spessore uniforme e la decorazione ad incisione),
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1r Le fasi del sepolcreto seguono le cronologie relative del1a prìma età de1 fèrro italìana elaborata
da J. Toms e A. Guidi per Veio (Torrrs 1986' Guror 1994)'
13 Si tratta del pozzetto semplice con dolio 34 e le fosse 18' 38' 42, 41, 46
(quest'ultima forse
e si è preferito assegnarle alll fase successiva,
contenente un'incinerazione)- Altre cinque sono in dubbio
per la presenza di elementi posterlorl'
r4 I rilievi gratìci sono stati realizzati da chi scrive. Ringrazio Fabiana Grasso per l'aiuto ne1la
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6 ALESSANDRA PIF,RGROSSI
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nepiùbassa,nonessendocomunqueesclusoche..cimeli',difamigliapotesseroes-
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tipo J presente a Veig e a Tarquinia16' poligonel: : . -
sere conservati anche per lungo tempo. Il avr icinlrrt--
rpirulifor*" in deposizioni della fase
.
A Bisenzio sono afies;e le iersioni con disco a.C. l'. r.; :_:
locale IA e con sbanetta trasversale nella fase
lB 17'
di fattura semplice e pre- pena ed::,:::
Esclusivi di queste tomb" ,ono alcuni tipi cerafiici,
_ anello clal collo al ventre (Flg' LarflPafli-':-.:
senti in numero limitato l,orciolo.on un."
ad
forma ben attestata in Campania' che brocca bi;r:---
1.4); la rozza scodella emisf'erica (FlS' 1'5)' :'
più settentrionaiels' la scodella col fon- ratterizz"r'1"
trova a Poggio Montano la sua attestazione dro. tipi;';=-
(Flg' /'6)te; ii boccale ovoide con orlo
clo baccellato di chiara impronta tarquiniese anche se i:-.:,
distinto @is. 1.13) laiutta baccellata 1F;g'
I'fO; - che ben si inseriscono in
" tano anche:.:.
questo momento. arcaizzant:.
Quattro<lelleseitombeindividuateperquestafasesonofemminiliel'unica
di una parure fissa, che ritro- Di lun:" :
sicuramente maschile è carafterizzata dal ricoìrer.
veremo nei correcli maschili di guerriero
della fase successiva' comprendente fi- piede an'-he -r-
.' Nelle tombe XIII 2 e XIV 3 (BAGLToNE. DE LucIA BBorr-I 1990, fig.
5.3-4).
rrEsemplari attestati nella necropoli dell'Esquilino (Atti Roma 1980'
p. i02' tav 17' tipo 40a) ed
rn quelìa di Osteria dell'Osa (Btnrrt Slsrrett 1992, p 377' tav' 39' tipo
42h)'
r3 Bt,\Nco PeRoNt 1979, p. 163 sgg., tav 83'10215'
ra Bra.xco ppnoNr 1979, p. 165 sgg., tav. 84.1056, 10-57.
r-, polledrara, t.2, seconda metà VIII sec. a.c. (DeurNo 1977, tav. vIlI; DnlrrNo 1987. p(Der-- 162,
qur 1886, p. 182. tav. 111.5; DELPINO 1911. tav. XII.cl: con diversa decorazione); Porto Madonna' t 4
(\hLANt 1g9ut, p. zt, fìg.6; con cliversa clecorazione <ocra bianco nelle scanalature> e collo meno
s\ iluppato.).
16 la.r,q. 1999.
p. 9tt, fig. 25.4.
rr ad es a Bisenzio nella
Interi ser di piccoli piattelli vengono deposti specialmente nel viterbese:
tavv. VII, IX) e a
necropoli della Po]ledrara, If.2' 9' 3 (DelrINo 1987' tav. LVIII; Dgr-prNo
1977'
appaiono fin dalle prime fasi della cultura lo-
chiusa Cima (SeNrnr-r-e 1992. p.54). Anche a Tarquinia
cale: Selciatello Sopra, t. 179 (HENCKEN 1968, fig. 65); Selciatello, t 43 (ibid" fig' 202); Selciatello',
ru.8.51 (BeBroloNI, DRLptNo t970' tav. Vl, fìg 1; tav lX' fìg 2)'
lE euesta fbrma è equamente attestata in contesti datebili erl un momenro inìziale della fase re-
1968' p 125' fig 113m;
.enre del primo ferro a lhrquinia (Poggio dell'lmpiccato, t.82: vd. HENcreN
l6.h; p. 172, fig. 156.1);
Ptlggio Selciatello Sopra, ff.20,114,191 (ibid., p. 146' fig. 133'c; p. 126,1ìg.
, Îig. zl,7: Museo di Grosseto'
e a Bisenzio (Porto Madonna, t' 12 e Polledrara' t. 5. vd. DEr-prNo 1911
2000, p. 55, tav. 3' fig. 1.2.12 e 1.2.17). Assimilabile anche il tipo 8
:equestro |912' cfr. MANDOLESI
Dl. dalla t. 3253 della necropoli di S. Antonio a Pontecagnano (Dl Nlr.lle 1992' p 90' n 2' fìg'
:6.1t. datato alla fase IIA locale.
ALESSANDRA PIERGROSSI
Per quanto riguarda gli ornamenti personali ricorrono le fibule ad arco semplice
(Fig. 1.18) 2e, le armille a capi sovrapposti (Flg. 1.20), le carenelle di anellini fusi,
i pendagli massicci bronzei biconici o fusiformi, le perle di pasta vitrea (Fíg. t.2l).
Fin da questo momento appaiono tazze tn lamina bronzea 30, che saranno una
costante della fase successiva insieme ad altro vasellame metallico di pregevole
fattura. Manca invece l'attestazione di ceramica di ispirazione greca, ampiamente
diffusa nelle tombe più recenti.
La seconda fase, in cui prevale nettamente il rituale inumatorio 31, come nel re-
sto dell'Etruria tirrenica, corrisponderebbe ad un primo momento della fase IIB del-
le cronologie relative di Veio e Tarquinia.
In queste tombe il materiale ceramico è ancora parzialmente realizzato a mano,
specialmente nelle tombe più povere, anche se il patrimonio tecnico si è comunque
ar:ricchito con la diffusione dell'uso del tornio e i processi di depurazione dell'ar-
gilla. Esiste infatti nell'ambito di questa fase una certa discrepanza tra conedi piut-
tosto importanti, per la presenza di ceramica di stile grecizzante o di vasellame me-
tallico o per la quantità di oggetti di ornamento personale, e conedi di tenore ridotto.
Questo contrasto, che non è imputabile a fattori cronologici, deve essere spiegato
in finzione della presenza di una gerarchia sociale oppure di un diverso trattamen-
to nell'ambito delle diverse classi d'età. va anche precisato che alcune di queste
fosse sono state devastate in epoca antica, e quindi la loro inclusione tra le tombe
povere può essere fuorr iante.
Un indicatore cronologico è rappresentato dalle anforette globulari (Fig. 2.7-9),
presenti in tre tombe femminili 3t, con corpo più o meno compresso, anse nastri-
formi sormontanti dalla spalla all'or1o, caratterizzate da una decorazione plastica che
2e
La fibula ad arco semplice è attestata in tutte le fasi del villanoviano. Alcuni contesti signifìca-
tivi ove è presente il tipo: Veio, Valle la Fata, t.8 (SuNnur-l 1943,91, n.7, fig.95); euattro Fon-
tanili, tipo 80 A, IC-IIA (Gurnr 1993, 42, fìg. 1.5); Tarquinia: Poggio selciatello Sopra, n. i8.19. 204,
64, 170, 11,62. 132, 157, 187. 107. 130, 172, (HENCKEN 1968, p. 50, fig. 38.b, d, e; p. 67, fig. 57.a,
b; p.82. tìg.67.c, f: p.94, fìg.83.c; p. 107, tig.94.d, e; p. 131. tig. 118.a: p. 134, fìg. 119.c; p. 137,
fig. 123.c; p. 141. fìg. 129.c; p. 151, fìg. 137.b; p. 165. fig. 150.e, f; p. 250, fìg. 230.c; p. 316, fig.
312.b): Poggio dell'Impiccato, t. 83 (ibid., p. 181, fig. 167.c, d); Poggio Gallinaro. r. 2 (ibid.. p. 356,
fìg. 354.a, b); Monterozzi, t.,{, cassa con anfbra di bronzo e cinrurone, (ibid., p.183, tìg. 170.b); t. a
fossa con fìbuia ad drco (ibid., p. 265, fig. 211).
r0 Non conservate, ma la cui presenza
è indicata in NSc 1914.
3rIì rapporto è di 2 cremazioni (di cui una dubbia) su 19 deposizioni.
32 La fbrma ricorrerà di nuovo in due sole tornbe della fase successiva. la 52. seconclo I'indica-
zione in Notiz.ie Scavi. anche se rl pezzo non è conservato, e nella tomba 21. dal rituale e dai tratti ar-
caizzanti e'comrnqu" appartenente ad una varietà diversa. Nella prima fase della necropoli questa fbr-
ma era presente in una sola sepoltura. anch'essa femminile, l'ultima cronologicamente individuata nella
sequenza (Fig. 1.2).
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10 ALESSANDRA PIERGROSSI
COll Sptr-->.:
presenza di bugne ovali sovrastate da impressioni a semicerchio,
cup-
prevede la cente ji: :,:
pelle e scanalature verticaii, presenti in quattro delle tombe di questa fase, tutte
recente della frlo del :. -
femminili. Si tratta di tipi daiati a partire dal passaggio ali'orizzonte .
''3, nelle fasi IIA e IIB della Toms a senza d:, :..
prima età del fèrro (IC-IlAl) a Tarquinia \ ero\in'-1.- I
'V.io t*, presenti frequentemente anche in ambito laziale 3s' -
cou iìpofìsi a corna sull'ansa. studiate da Camporeale a-r, di produzione forse vul-
cente (qui riìppresentate da1 tipo alla Flg. 2.13), da cui però si discosta per il pro-
lilo del collo meno slanciato e più largo, la diversa confbrmazione dell'ansa e l'as-
-senza de1 piede a tlomba. Rimane indubitabile un'aria farniliare fia i due tipi e una
relosimile vicinanza cronologica. Tali brocchette r-rtilizzate per attirrgere e versare
vrno od olio. appartengono ad una fanriglia tipologica i cui centri di produzione
sorro stati indivicluati a Vulci e a Volterra nel corso della seconda metà dell'VIII
sec. a.C. La consonanza culturale fia i centri in cut sono presenti queste brocchet-
te. è attestata anche dalla presenza deile olle a corpo sferoidale, le fiaschette e le
situie metalliche. cont'ermata a Poggio Montano aa.
Ricorrono inoltre rozze scodelle emisferiche con iìnsa orizzontale sotto il labbro
tFig.2.17-18) o eretta (Frg.2.i9), la cui area di dif1isione sembra interessare Veio.
Cerl'eteri. e a sucl i1 Lazio e l'area camparìa a5 la Íazztr con ansa bifora (Fig. 2.2;l).
nuovamente dittìsa in area veiente-falisca e latina a6: alcuni tipi di boccale ovoicle
etrn orlo distinto (Fig. 2,29-30) e troncoconico (Flg. 2.31-32).
Appaiono ora. per proseguire fino alla thse seguente, le olle globulari t' {Fig.
Ll-3) con labbro svasato. che richj.amano in alcuni casi quelle reahzzale ìn impa-
fase' Sì tratta cli vasi di ..ruÀi.o fine destinati Montano fìn da questa trpo c;n, :- :
alla mensa , reahzzati con arsilla scia tr" ,. -:
semidepurata, con incrusi di piccole dimensioni
colore giallognoro o rosato, con dipintura rossa
di augite, ."t.;;;,'o;;;;#:ì1 Grecir. :--: -
o bruna. \-eio'":..
Tra Ie prime forme ad apparirè gIi skt:phoi
piamente attestati in epoca precoroniale
a chevrons (Fig. 2.36_37)-r,,, am_ I rer::- -,
a Veio, a Tarquinia e a Roma, a testimo-
niare l'inaugurarsi dei rappìrti tra le genti chimiche :'.:=
stanziate ,ul u.rrant. tirrenico e le
popolazioni del Mediterraneo in un'.poJu conlunqua:-::
precedente alra deduzione della colonia
euboica di Pithecusa. La loro pr"r.nrà B. d'.\9...:l:,. .
trico euboico, ma anche cicladico e, in misura molto minore, attico e corinzio. Sono
caratterizzate dalla presenza di una decorazione tra le anse che può presentarsi con
motivi a semicerchi pendenti o a chevrons, organizzati secondo diversi schemi de-
corativi. Dalla metà dell'vil secolo appaiono anche le metope a meandro o ad uc-
cello. Le coppe erano utllizzaÍe principalmente durante il banchetto per il consumo
di vino: siamo quindi di fronte ad una forma utilizzata in un ambito che in Gre-
cia è segnatamente distintivo delle classi aristocratiche.
A Poggio Montano erano presenti in tutto una decina di esemplari, ma solo
quattro risultano superstiti. La decorazione non è rimasta che su un'esemplare, per
un secondo la foto tn Notiz.ie Scavl permette di ricostruirla. Si tratta di coppe del
tipo canonico con gli chevrons che toccano i margini superiori ed intèriori della fa-
scia tra le anse, tipiche del MGII, prodotte dalla generalità delle fabbriche attive in
Grecia, particolarmente frequenti in Attica e nelle Cicladi, ampiamente diffusi a
Veio 53 e a Capua, meno consueti a Pontecagnano 5a.
I reperti sembrano tutti di imitazione e realizzaf:r localmente 55, anche se solo analisi
chimiche potrebbero specifìcame i'origine. La presenza di una produzione locale non è
comunque meno significativa delle importazioni, anzi, sul piano culturale, come notato da
B. d'Agostino, assume un significato ancor più pregnante, perché indica l'assunzione di
un modello culturale ad un livello profondo, un bisogno radicato nell'ambiente locale -s6,
oltre ad indicare l'innegabile presenza nell'area di artigiani greci.
In almeno cinque tombe erano inoltre deposte le grandi olle su piede (Flg. 2.38),
con decorazione geometrica, tra cui si distingue in special modo I'olla-cratere con fit-
ta sintassi decorativa della tomba 10 s7, forse opera di un artigiano greco (Fig. 2.39).
Nella tomba 9 fu deposta una brocca decorata con cerchi concentrici (Fig. 2.35),
I'unica di cui sia stata prospettata un'origine ellenica 58.
Tra gli ornamenti personali continuano i pendenti bronzei massicci biconici
(Fig. 3.24-25) e fusiformi (flg. 3.26), per la prima volta realizzati anche con filo
bronzeo (Fig.3.27) se. Esclusivi di queste tombe i pendenti in ambra, a trapezio o
a goccia (Fig. 3.28-29),
Per il resto si tratta di manufàtti di lunga durata, presenti anche nella fase suc-
cessiva: i bracciali a verga piena e cava avvolti a spira (.Fig. 3.20,21,22) o a tor-
tiglione di bronzo e ferro ritorti insieme (.Fig.3.19); anelli di bronzo massiccio di
varia grandezza, che saranno comunque maggiormente diffusi nella fase successiva;
monili complessi di catenelle di anellini; perle di pasta vitrea sferiche (Fig.3.3l),
discoidali (Fig. 3.32) o con inserti ad occhi (Fig. 3.30).
60 sono carafterizzati dal ripetersi del consueto .rel
Quasi tutti i corredi maschili
di oggetti comprendente fibula ad arco serpeggiante con doppio occhiello a sezione
circolare ed in un caso quadrata e ago ricurvo o, nella versione più recente con
decorazione di anellini sull'arco e sull'ardiglione (Fig. J.4-5) 61, accompagnata in
un caso da una fibula ad arco ribassato foliato (Fig. 3.9) o sostituita dalla fibula
ad arco semplice (Fig. 3.7'); lancia in fero o in bronzo a cannone semplice o po-
ligonale (Fig. 3.36-38), rasoio (Fíg. 3.34-35, esclusivi di questa fase) 62 e, in due
casi, il coltello a profilo continuo di ferro (Flg. J.33).
Appartengono a corredi sia maschili che femminili ganci di bronzo e affìbbia-
gli ad uncino (Fig. J.16-18) che indiziano la presenza di cinture in materiale de-
58 PavNE 1931. p. 4, notà2 (cretese-cicladica); Br-errw.rrv 193-5, p. 195,67. tav. 30 (greca geo-
metrica); .Àrsnsrnou 1943, p. 99, taf. 27.4.
se lar,r I999, fig. 15, A13, B13 e 16.
{'o Tombe 30, 35, 36 e 42. Solo la tomba maschile 33 presenta
una combinazione meno articola-
ta. senzzì la lancia-
61 In Etruria, a
Quattro Fontanili il tipo è documentato a partire dalla fase IC, con arco poligona-
le e occhielli a sezione rettangolare (Tous 1986, tipo 116, p. 83, fìg. l9). Nel momento avanzato del-
la fase recente del primo ferro appaiono fìbule serpeggianti di grandi dimensioni, con sezione circolare
dell'arco e rettangolare degli occhielli, caratterizzati da una decorazione di fitte lìnee incise trasversali
(Tor,rs 1986, tipo III12, p. 82, 1ìg. 25; BrErrr SESTTERT 1992, tipo 42f, p. 375, tav. 39), presenti però
a Pontecagnano già dalla fine del IX secolo (o'AcosrrNo, GASTALDT 1988, p. 60, variante 32EIa2).
62
Appartengono a questa fase gli esemplari del tipo Vetralla individuato dalla Bianco Peroni (1979,
p. 113 sgg.). 11 tipo, datato alìa metà dell'VIII sec. a.C., ma che perdura, data la sua presenza nella
tomba 319 della necropoli di Cerveteri-Laghetto II dell'ultimo quarto dell'VIII sec. a.C. (Miktno 1980,
p. 148, n. 6). è difluso nel Bolognese, in Etruria a Tarquinia, in Umbria e nel Piceno. 11 tipo alla Fig.
J.35, senza taglio, con sperone trapezoidale all'attacco del manico e manichetto piatto fu inserito nel
tipo rasoi lunati in miniatura (BIANCo PenoNr 1979, p. l0l, tav.50, n.611) perché erronearrente con-
siderato alto cm. 6,6 (come riportava Manrslr-r 1971, p.23, n.9). ln realtÈr il reperto misura cm. 10,5
di altezza max. conservata.
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Fig. 3. Poccro MoxraNo: materiali metallici e ornamenti della seconda fase
16 ALESSANDRA PIERGROSSI
63
I migliori confionti
sono istituibili con esemplari da veio (euattro Fontanili: tipo
XVII 2, IIB-
IIC (ToMs p. 95, fig. 29); tipo l7l. ÌIB1,IIC (Gurnr 1993, p. 64, fig. 20.12);
1986,
t. HH t1_t2, mo_
mento finale terzo quarto vIII sec. a.C. (AA.w 1g65, p. r2g.
îig.50.p; e. BsnanrrNprrr TNSAM, in
Roma 2001. 100' r.G.5.16); r. Ir 9-10 (AA.vv 1965, p. 202,
rig. 10ur.bb); t. cc 6-7 (AA.vv I967,
p.247' îi9.98.23); Casar del Fosso. r. 1032 (BuRANELLT, DRAGO. pAoLrNr 199r, p. 69. fìg. 20a);
Grotta
Gramiccia, t. 732, prima metà vIII sec. a.c. (Brn-rnnrxu:rrr, DRAGO 1997. p. 52, fig. 19), Narce. petri-
na' t.36 (BrnNaeer, cozza, pasgur rg94, cor. 3'72,tav. X.27) e
Tarquinia, Impiccato. t.35 (HENCKEN
1968, p. i52, fìg. 139.d).
6a
Questi preziosi manufàtti sono diftìsi a Populonia, Vetulonia, Bologna, Tarquinia, Veio,
ì'area fa-
lisca-capenate ed il Lazio. Uno degli esemplari da Poggio
Montano presenta identica decorazione acl uno
proveniente da Poggio de[e Granate, acq,isto Mannelri (TaloccnrNr
1912, pp.33-35, tav. vl.35b).
6s si tratta
di un tipo di lunga durata attestato in tutte le fasi del villanoviano. presente
oltre che
a Veio, valle ra Fata. t. g (suNowar-r- 1943, p 9r, n. 7, fig. 95) e
a euattro F.ontaniìi, tipo g0 A,
IC-IIA (Guror 1993, p' 42't1g.1.5), a Tarquínia con numerosi esemplari: poggio
Selcìatello Sopra: tt. 7g,
79,204,61,110,1t,62, t32,15i,187,107 130. 172 (HeNc*N 1968, p.
50, fig. 38.b, d, e; p. 67,
fig.57.a, b: p.82. tìg.67.c. f: p.9ut, fig.83.c; p. 107. fig.94.d. e; p.
t3l. fig. n8.a; p. 13.1, fìg.
119c; p 137, fìg. 123.c; p. 141, fìg. 129.c; p. 151, fig.137.b: p.
165, fig. 150.e, f; p.250, fig.230.c;
p. 316, fig. 312.b); Poggio detl'Impiccato, t. 83 (ibid., p. I81. fig.
167.c, d): poggio Gailinaro, t. 2
(ibid'' p 356, fig' 35'1 a' b); Monterozzi, t' 4. cassa
con anfbra cli bronzo e cinturone, t. a tbssa con
fibula ad arco (ibid., p. 183, fig. 170.b; p. 265, fig. 211).
66Tipo largamente presente in sepolture sia maschili che fèmminili in
Italia settentrionale e cen-
tro-orientale (PERONI 1992, pp. 15-17), ad Este. Bologna
- probabile centfo di prodrizione - e nel pi-
ceno, è documentato anche in Etruria sia settentrionale che
meridionale, a Vetulonia, vulci, Tarquinia e
Veio' Sporadiche le attestazioni a Roma nel Lazio, e a Pontecagnano
in campania. così come in Sar-
degna Queste fibule appaiono a Bologna nei contesti databili
nel corso della fase ll, equivalenre, in ter-
mini di cronologia assoluta tradjzionale, alla prima met:ì dell'VIiI secolo.
La produzione raggiunge il
suo apice nel pieno vIII secolo. con la terza fase di Bologna,
perdurando anche nel secolo successivo
(voN ELES Masr 1986. p.67; Tovor_r 1989, p.2-58, tipi 79_80).
La presenza di queste fibule in Etruria e più a sud nel Lazio e in
Campania. comprova l,esisten-
za dei rapporti interregionali fra il centro e il nord Italia.
UNACOMLINITADIFRONTIERA:PoCGIoMONTANO|1
o7 o solo dor-
gltisuga con arco pieno e decorazione dorsale
e ventrale (Flg' 3'14-15;
riportato in Noti:ie degli Sccn'í'
i"i"",o;r. -l.t-:) tjt e a navicella' stando a quanto tratorato e protomi ornitomor-
Di particolare pregio 1e fibule cla. parata id ur.n
fè(Flg.J'13)clellatombazlg.conosciuteattualmentenellamedesimaredazionesolo
f'emmrnili'
o òopìu un, nella II fase, ecl esclusive dei corredi
Dasegnalareilcorredodellatombalg.appartenenteprobabilntenteadunafan.
ciulladipar.ticolarerango:oltreacìrrnolia.geometricaconde-corazioneametopa
"clella 70' presenta una
Fontanili fase IIA e IIBl
con graticcio, tipica u-Glo-q.r"ttro
-1o.n.,o
versione riclotta della stessa
(Fig' 2.4). Miniatr-rrizzata anche una brocchetta
sitrranetta lenevlt in mlno'
ctrn bectuecio e bocer tlilobatl che lrt
Latomba2T,pertinenteadunafigurafemmiriiledirilievo.comeattestanola
ricchezzadeimonìlielapresenzacliuncinturonealosangafinernentedecorato'
conservaalcunielementiclichiaraoriginebolognese,sianelcorredoceramicoche
nretallictl.Sitrattacliunboccaiecondecorazionegeometrica,uniconellanecropo- 71: e del-
t. 388 cli San Vitale
li di poggio Montilno. iclentico ad un'esemplare dalla semplice rivestito di pelle di
le fibule ad arco ribassato (Fig.3'10-12) e con arco
p;;;ir..;r, _ pur.'fr...n,i'anche in atrre rombe della necropoli. vista la lorcr
frequenzafrairepertiuat'p-o-ti-perlequalièstatoriconosciutocomecentrodi
pr.venienza delia donna sepolta'
produzione proprio gofir;n"t,, forie luogó. di
datate alla seconda metà
Limitata allatomùa i3 l'attestazione cli alcune fìbule
trafbrata ratTigurante forse un
dell,Vlil sec. a.c.: un fiammento cli lamina bronzea
ri
6r La forma alla l4 rientra neì tipo Quattro Fontanili I l0-11-12' IIA: tipo I l6' IIA-IlB
fig.
LI
-J.
(Tours1986.p.79.fìg.2223):tipo8gvar.AeD.ItA-IfB2(Guror1993.p.:16.fìg.lE'2.|ig.6..11,
,.,.-*'lo/.R
(Heu<:rnx p llR
1968, n 128'
tt.27 e 155 poggio Selciatclìo S.pra
I
!ll]H.'.;,,i, oí't""r,*", clalre c1i
lìg.ll7'clp.25l"îig.232.b)lclallat.35diPoggioclell.Inrpiccato(llllrl..p.152'tìg.139.1r);cl:rNarccDohan 3'
tnecropoli dei Tufi: t. 18ts. \''l DorIAN lg'+l p l2' p1 110-12: ff VI'4-VII'2-XII'J5 Pissidì cilindriche
nella tomba delie
\rl. BAcìI-toNE. De Lr;cl,q. Bnot-lr 1990' fìg 66); cla Populonia' 1980 tìpo 30c1' p 10l' tar' 1630d):
ripostiglio cli Aldea (Arrí R"tnrL
Ri)\lLiALDr 199,1" tav. II.3-5)r clal
lllarlecropolilaziaieciiOstcriacle}l.osa(Btr'rrtSl'sr.tlr<rj992.trpo38w.p.36.1.tav.36)'
t-etibrrlaalLaFlg..]']5rier.rtraneltlpoQuattr0Fonti]nilill2.l22.lIA-liB(Tovsl9ti6.p'79.
I
11.25).
per veio. Quattro Fontanili e
6, Anche qr-restr tipi trovano confìonto lella classiiìcazione clabotata
Pi- '-1siìlllelltelatìbulaallalig'S.lcclniltipollT.IlA-IIB(TUNlSl980.p'7t).fiu.23lediltipo (Torrs 1986'
: -,i -C. llA lIBl (Grrror 1993' p 29' fìg 6 2-3): il
tipo Fl3 -J 2-3 con i tipi I 16' llA-IIB
fìg
l. lig. 23) ed il tipo 90C2' IIA IIC (Gr.rrnr 1993' p
I
'16' 23 5)'
\ .r-r -
7a
Confronti da veio, eua*ro Fonranili, F 17 (AA.vv
1916, p. 1g6, fig. 1.a) e soprarturto da Boro_
gna, Benacci caprara, tipo fi2, seconda metà vIII (Tovolr
19g9, p. 112, tav. ilg); Benacci, t. 212
(Tovolr 1989, p. 27r); Fonderia San Francesco (zANNoNr
1907, p. 33, tav. XLr.27_28); Viilanova (Goz_
zaorNr 1855, p. 25, tav.6.3); Quaderna Vecchia, (TovoLr
lggg, p. 271); prov. ignota, (MoNTEr_rus 1gg5,
tav. 72.21).
75 TovoLr 1989. 112.
76 o'AcosrrNo, GAsTALDT l9gg, p. 61, tipo 32E3.
77 Iera 1999, p. 15.
78
Vd. nota 32.
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20 ALESSANDRA PTERGROSSÌ
tazzine monoansate (Fig. 4.21-24) a corpo lenticolare con ornati di vario genere e
le tazze basse con ansa a lira (Fig. 4.25), caratferistiche dell'orizzonte più recente
della fase avanzata del primo ferro, che aggiungono in questo momento anche la
versione con ansa bicornuta (Flg. 4.26)7e; ll kantharos (Fig. 4.27); i boccali
(Fig. 4.28-3I), tra cui si annovera l'esemplare della tomba 40, di ottima fattura,
con superficie lucidata, su tre piedini 80.
Esclusivo delle tombe della terza fase, oltre al dolio cilindro-ovoide (Flg. 4.1) *',
anche il vaso biconico che a Poggio Montano presenta due versioni 82: con ansa
ad anello verticale (Fíg. a.O impostata dal ventre alla spalla e di dimensioni
ridotte, non decorato, foggia caratteristica del villanoviano campano, attestato a
Pontecagnano dalla fase IB e per tutta la II fase di quel sepolcreto 83; con due
anse oblique a maniglia semicircolare sulla spalla, di grandi dimensioni (Fig. 4.5):
si tratta di una fbrma che ha origine nella fase più antica del primo ferro, ma la
Iinearità delle pareti, la proporzione esattamente uguale delle due parti di cui è
composto il vaso e la mancanza di qualunque ornato, permettono di collocarlo in
un momento più recente. Solo questa forma viene effettivamente, usata come
cinerario.
Si introducono, a volte rappresentate da un solo esemplare, le seguenti forme:
l'olla cilindro-ovoide, di forma quasi identica al dolio (Fig. 1.2); I'anfora alla
Fig. 1.7 che ripete fedelmente la forma dei vasi a fìasca con collo lungo e stretto
noti fìnora solo a Capua fin dalle prime fasi della cultura locale. ma sprovvisti
delle anse qui presenti 8a; la brocca pirifome di impasto rosso lucido decorata con
strigilature e stampigliature (Flg. 4.10), molto vicina ad esemplari bisentini 85; Ia
7e Esemplari identici da Tarquinia: Poggio Selciatello Sopra, tt. 193, 140 (HENCKEN 1968, p. 112.
fig. 102.d, f; p. 139, î1g. 121 .j); Monterozzi, t. M5 (ibid., p. 191, fig. 171.1).
80 I1 confionto più puntuale appartiene alla tornba 10 dell'Olmo Bello, a Bisenzio, datata da Del-
pino alla fase IIB3 (DerelNo 1977, fig. ,1.68).
8' La larga imboccatura ed il corpo ovoìde trovano corrispettivi negli esemplari trovati a Veio nel-
le tt. EE 17-18 A e LL I1 dei Quauro Fontanili, (AA.VV. 1963, p. 177, îig. 63a1 p.252, fìg. ll6.a)
e a Roma. t. FF nel sepolcreto del Foro (MùLLER Kanpe 1962. tav. 6.A5); e nella t. 48, inumazione
di fanciulÌo in dolio, dell'Esquilino (làid.. tav. 11.D3).
82 Un biconico con ansa ad anelkr ò ricordato anche nella tomba 35. deÌla seconda fase. ma il
reperto non è conservato.
83 o'AcosrrNo, Gasralor i988, p. 22.
8a
JotltllNowsr<v 1994,81 . La fbrma è attestata nelle tt. 181,248, 193,684. I-IIA (Jon,qNNowsrv
1983, l9-30, tavv. XII.2, XIVl, XXIII.2. XXIV.3).
8s A Bisenzio è attestata nella necropoli di Porto Madonna, tt. 5 e 11
lMrla.Nr 1894, p. 129,
fig.9, decorata con palline di bronzo; p. 135, fig.21). Questa foggia viene datata alla fase IIA da
La.te 1999, p. 94, nota 6. Avvicinabile anche la brocca dalla tomba 79 di Poggio Selciatello Sopra
(HeNcrEN 1968, p. 61, fig. 51 .l).
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO
21
66
Si tratta cli una classe di brocche moìto comuni nel Lazio,
in Etrur.ia, nell,agro firlisco-capenate
e in campania a partire dall'orientalizzante antico fìno alla
fine del VII secolo. Deriva dal tipo cd. fè-
nicio-cipriota' difruso nel Mediterraneo attraverso prototipi
metallici che compaiono fiequentemente nei
compÌessi tombali principeschi dell'Italia mediotirrenica,
tra la fine ctell,VIII e la prima metà del vII.
Piir vicine all'esemplare di Poggio Montano sono Ie
brocche clane necropoli della Laurentina, t. 70 (BE-
oINt 1992' cat n 79); di osteria dell'osa (Brnrrr Sesrrenr
1992, tipo 95c datato alla IV fase laziale.
p. 326' tav. 29. anche per ra decorazione) e da Capua,
87 B.qnroloNr
t. 2g2 (JoHaNN'wsrv r9g3, p. 153, tav. xLVr.2).
1981. Nel contributo un,elenco dei principali ritrovamenti.
88 BaBroLoNr
19g1, p. 92 con bibÌiografia precedente.
8e KùeLEn
1954, tomba 97, p. 96, tav. 139.
eo
Bnocr 1957, p. g4 sgg., tav. ó8.
el Coor i960, p.
31,227, rav. 7A; COLDSTREAM t960, p. 2..1g, tav.6l.
22 ALESSANDRA PIERGROSSI
augite e mica - laddove nelle brocche precedenti si avevano minerali ferrosi e pie-
trisco - ed un diverso colore sia dell'argilla che della vernice, tendente al rosato,
con superficie priva delf ingubbiatura. Solo analisi archeometriche potrebbero rive-
lare la diversa provenienza di tali reperti, non potendosi escludere per quello della
tomba 9 un'origine greca, considerando anche lo stretto confronto con un reperto
della tomba R di Arkades a Creta e2.
Proseguono gh,skyphoi (Fig. a3q e le olle italo-geometriche (Fig. 4.37-38) an-
che nella recente versione con metope a clessidra e3. Per lo skyphos della tomba 21
la decorazione si desume dall'immagine presentata nella pubblicazione del 1914e4:
lo schema ornamentale risulta vicino a quelli delle kotylai e skypltoi tipo Aetos 666
con la vasca interamente verniciata sotto il pannello, con cui si inaugura la sequenza
stratigrafica a Pithecusa es. Anche per quanto riguarda il corpo ceramico I'esempla-
re si discosta dal resto delle coppe esaminate: I'argilla compatta di colore rosso-
giallo, con inclusi piccoli e poco frequenti rappresentati da minute pagliuzze mica-
cee e tracce di minerali ferrosi degli altri esemplari lascia il posto ad una pasta
talcosa ove sono presenti piccoli inclusi di calcare, gesso e pietrisco.
La presenza di questo sxy\phos, imitazione di quelli corinzi tipo chevrons prodotti
nella fase del tardo geometrico e del protocorinzio antico, e dell'oinochoe trllobatae6
in argilla beige alla Fig. 4.35, anch'essa legata al repertorio ceramico corinzio e pre-
cisamente a prototipi del protocorinzio medio iniziale, stabiliscono come termine cro-
nologico finale per la necropoli di Poggio Montano, una datazione intono al 100 a.C.e7.
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ALESSANDRA PIERGROSSI
Larga diffusione trova il vasellame metaÌlico: in almeno cinque tombe sono pre-
senti tazze realizzale in lamina bronzea, sia su alto piede e decorazione incisa a
bulino (Fig. 5.4) oo, sia nella versione a kyathos (Flg. 5.5) ee. Le due tombe ma-
schili più signifìcative presentano fiaschefte a disco di lamina (Fig. 5.3), la cui de-
corazione, che sostanzialmente si ritrova in gran parte del materiale bronzeo villa-
noviano fino all'orientalizzante avanzato, è caratterizzata da ornati geometrici disposti
in zone parallele: borchiette, motivi a spina di pesce o a zrgzag alternati. Il centro
di produzione di tali bronzi laminati deve essere probabilmente riconosciuto in uno
dei due principali centri dell'Etruria meridionale tirrenica, probabilmente Tarquinia,
vulci o entrambe, data la concentrazione dei ritrovamenti 100. AIla medesima pro-
duzione deve essere attribuita la situla biconica con ansa mobile, forse espressa-
mente--realizzata per uso funerario 101. Degno di nota il bacile ad orlo perlato (Flg.
5.1)'ot, che si colloca cronologicamente proprio all'inizio della cosiddetta fase orien-
talizzante, posto nello stesso corredo dell'oinochoe trllobata, ricordata precedente-
mente come caratteristica della fase laziale IV A.
e8
Queste tazze sono attestate a Veio, Quattro Fonranili: tipo XVI 3. IIB (ToMs 1986, p.95, fig.
27); tipo 176. IIB (Guror 1993, p.66. fig. 10.15); t. cc l6-17 (AA.vv 1963, p. 193, fig.70.h);
t. HH ll-12. momenro finale terzo quarto VIII sec. a.c. (AA.vv 1965, p. 129, fìg.56.y; A. Ben,q.n-
DtNErrI lNseu, in Roma 2001, p. l0l n. I.G.5.25); t. FF 7-8 (AA.VV 1967, p. 151, fìg. 2t1.9); a Tar_
quinia, Selciatello Sopra. tr. 193, 128, 137. (HENcr<eN 1968, p. 164, fig. 149.q., p. 165. fìg. 152.c;
p. 167, fig. 154.g); Monteroz.z.í: tt. M6, Ml0, t. a cassa con situla e coppa bronzee (ibifl.. p. 192,
îig. 172:t'1 p. 194, fig. 175.a; p. 196, fìg. 177.a; p.262, îig.2.l6.cl). Nel Lazio un esemplare cla pratica
di Mare. t. 50, tipo 35. fase laziale IV A (Atti Roma 1980, p. 133, tav. 29).
!'e Foggia tipicamente tarquiniese:
si conoscono confronti dalla necropoìi di Poggio Selciatello So-
pra, t. 138, (HercreN p. 137, fig. 12-5.e) e Monterozzi, f. M6 (ibid.., p.
1968, 194, fig. 175.e).
100
p. l0 sgg.: lo. 1969. p. 17 sgg.
C,q.uponsa.LE 19t33,
r0rL'esemplare di Poggio Montano, di
cui è conservata la sola ansa, può essere inserito nel tipcr
B della Giuliani Pomes (195,+, p. dell'VIII e la metà del VII sec. a.C.. con con-
190), databile tra la fine
fronti a Tarquinia, nelle due tombe a ziro delle Arcatelle (PASeut 1885, p.443); e nella t. M6 (HENCKEN
1968, p. 192, fig. 172.f; p. 193, fig. 17-5.j): a Bisenzio, nelle tombe 1 (con ben 3 esemplari) e t. 3 del-
le Bucacce (GALLI 1912-13, col.417. fig.6; coll. zllT-418); alla Poìledrala, r. a cassa (Plsgur 1886,
p. 291); e a Narce, nelle tt. 4 e 36 della Petrina (BenNeBEt, CozzA. PASeul 1894, col. 404, tav. VIII.1;
col. 213, fig. 96).
r02
Si tratta di una forrna ampiamente documentata nell'area mecliotirrenica. L'esemplare di poggio
Montano può essere incluso nel tipo 4 di Albanese Procelli (1985, p. 186, fig. 10.4) difTuso a Veio,
Quattro Fontanili (ToMs 1986, tipo XV 3, fase IIC, p.94. fig.31; Guror 1993, tipo 1758, fase IIC,
p.64, fig. 16.12); a Tarquinia: Monterozzi, t. M1 (del Guerriero) e t. a fossa con bacile bronzeo (HnNcxrN
1968, p. 206, fig. 183.e: p. 208, fìg. 184.a; p. 359, fig. 356.e); poggio Gallinaro, t. 8 (.ihid., p. 346,
fig. 345.c); Macchia della Turchina, t. 65.6 (Mitano 1986, p. 228 n. 663, fig. 227.6631; a Bisenzio
(DELPINo 1977, tipo 60, IIB2, fig. 4. 60); a Narce, nella t. 4 della Petrina (Bnnraeu. Cozza, pesqur
18921. pp. 223-4, rig.100); a Roma. necropoli esquilina, r. 127 (MùLLEB Kenps 1962, tav. 31.A2) e
nella tomba 70 della Laurentina (BtorNr 1992, cat. 119).
I]NA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO 25
r03 vìcino è a Quattro Fontanili, tipo 9lA, IiBl-lIC (Guror 1993, p. zt6' fig.20.l).
Il tipo più
Quattro Fontanili, tipo 90A1, iIA-lIC (Guror 1993, p.'16' fig.23.4).
roa
r0s
Quattro Fontanili, tipo I 19, IIB (Tor'rs 1986, p. 79, fìg. 25).
Quattro Fontanili. tipo I 31, fasi IIB--[C (Tonrs 1986, p. 79, fig. 29) e tipo 91 var A' fase
r06
IIBI-IIC (Gunr 1993, p. zt6, fig. 20.1).
107
Quattro Fontanili, tipo I37, IlC, (ToMs 1986 p.79, fig 3l) e tipo 102, IIC (Guror i993,
p. 50, fig. 16.3).
,08 Se la diffisione e la successione dei singoli tìpi sia stata diversa da quella dedotta dalle pre-
senze accertate nei sìngoli corredi, non è dato sapere poiché la maggior parte delle fibule è conlluita
nel materiale adespota. Nella pubblicazione vengono elencate fibule a sanguisuga e a navicella per qua-
si tutte le tombe.
roe Due esemplari certi nella Frg. 5.32 e 33.
llu Fatta eccezione per una fibula definita "a nastro" dalla tomba 25 perduta e per quelle delle
tombe 1 e 37.
1" Jos,q.NNowsKY 1994, p. 93, nota 38.
26 ALESSANDRA PIERGROSS]
elementi di ambra e stafTa aliungata o a discoll2 o con perle ad occhi ll3 1Fig.
5.19-20). Nella tomba 48 appare una fibula a navicella (Flg. 5.18) la cui decora-
zione si ritrova a Veio nella fase IIC Tomslta, a Tarquinia in contesti avanzati lls
e nella necropoli della Capriola a Bolsena116. Nella tomba 1 appare uno scaraboi-
de di pasta turchese (Fig. 5.39) forato ed úihzzato come pendente, indicazione del
nuovo gusto che va diffondendosi.
I due corredi maschili principali appartengono a due rappresentanti ragguardevo-
li della comunità: uno (t. 25) è caratterizzato dalla presenza del coltello falcatolrT
112 In Etruria la fibula ad arco rivestito e staflà a disco viene conlunemente datatà alla prima età
del fèrro. Nelle necropoli tarquinìesi, îibule di questo tipo si rinver,sono in contesti dell:r fine del lX e
clell'orizzonte recente della seconda fase della prima età del fèrro: a Veio, Quatto Fontanili, tipo II2. IC
(Toti,ts 1986. p. 81, fìg. l7B): a Cerveteri, tipo XXXII (PoHL 1972, p.289, fig. 274); a Tarquinia,
Poggio Selciatello Sopra, tt.6l, 158,20 (HENCKEN 1968, p.93, fig.82.c: p.104, fig.93.fl p. 126, fìg.
116.f-g) e Poggio dell'tmpiccato. t.59 (ibid., p. 179, îig. l63.op); a Bisenzio, tipo 28a, IC (Der-erNo
).977, p. '{1, fig. 2.28a).
Per la fibula ad arco rivestito e staf'fa lunga a Veìo la Toms propone una datazione aìle fasi IIB-
IIC (Totl,ts 1986, tipo 116. p. 81, fig. 29). A Tarquinìa è presente in contesti avanzati: Monterozzi, t. I
(del Guerriero) (HeNc<oN 1968, p. 208, fig. 186.a-b); Poggio Gallinaro. t. a fossa 9 (ibid., p. 350,
fig. 349.c,e).
113
Le fibule con perle ad occhi sono prevalentemente di diflirsione e. probabilmente, produzione
bolognese. anche se non mancano attestazioni nel resto dell'Italia centro-settentdonale. Sono presenti in-
latti a Bologna: Benacci Caprara, tipo 96. databile alla seconda metà VIII-inizi VII sec. a.C. (Tovor-r
1989, p.265, tav. ll7); San Vitale, t. 742, seconda metà VIII sec. a.C. (PTNCELLI, MoRrcr Govr 197-5,
p.4,16. nn.9-10, tav. 297); Savena, t.57 (MúLLER K;rnpl 1959, tav. 80 A.1l); Casteldebole, t.21, se-
conda metà VIII sec. a.C., (Castena.so 1994, p. ll8 sg., tav. VIII, 23, 26-27): a Villanova di Castena-
so, necropoli Roveri, t. 30, seconda metà VIII sec. a.C. (Bobgnu 1979, p. 68. fig. 42.15); necropoli
Scuole Medie Castenaso, t. 37, seconda metà VIII sec. a.C. (Bologna 1979, p. 87, 1ig. 59.20-21);
Castenaso, ìnsediamento, brca 6 (Bologna 1919, p. 95, fig. 63.1); a Este, tipo XV (CHreco BreNcHr,
CeLz,rvar.q Capurs 198-5. p. 21, tav. 15, 1ìg. 7).
Il tipo sembra perdurare dall'orizzonte recente della seconda fase della prima etàL del ferro fino
all'inizio del VII sec. a.C. ed appare precocemente anche a Tarquinia, fin dalla prima fase locale, con
rivestimento di perle di pasta vitrea nera, nella t. 59 di Poggio Selciatello (HENCKEN 1968, p. 42,
fig. 31.c) e nella 5l (BARroLoNI, Derptn.-o 1970, tipo 4F., p. 231. fìg. 2F), laddove gli esemplari edi-
ti da Bologna e dintorni presentano generalmente perline blu, come a Poggio Montano.
114
Tor.rs 1986, tipo I34, IIC, p.79, fìg.31.
r15
Monterozzi, t. 1 (clel Guerriero) (HnNc<oN 1968, p.208, fig. 185.f); Poggio Galilnaro, t. a fos-
sa 9, lII, (ibid., p. 350. fig. 3-50.h-i).
rlr'Nelle tt. 13 e 26 (BLocH 1972, p.92, fig. 35F, p. 130, fig.
-54D).
117 Probabilmente
come quello della tomba 15. Questo oggetto, clefinito da Peroni spacla ricurva
(PERoNI 1992, p. l3), avvìcinabile al tipo Verucchio, è diflìso in area nredio-adriatica ed in particola-
re a Novilara, nella tomba 29 (cremazione in olla bìansata) e in generale in tombe di gueniero della
seconda metà dell'VIII secolo (vd. CeNrrlr 1992).
LTNA []ON,{UNITA DI FRONTTERA: POGGìO MONTANO 21
con ben due asce (Fíg' -1 .10-11 rrs rascio.
; tutti iipi escrusivi cri cluesta fase:
"
(r., l-5) presenra il corteto-pLrgnale
con ra'a sinuos zt (.r..ig. -r..12) ecl
:1^::r"llu"
t\cta. ml lrrrchc lirn,
(Fig 543) ''. o;,;,:i;1""0;1i"".[.];";:1t,.,"l,1'"0
tr'oggetto.
1i.ì,.i,J.ìi'i,i:J""
eirest'urtimo correcio presenta anche un bacile sLr
i:'::;:
oggetto legato aÌla pratica del banchetto. .
treppiedi (F-ig. 5.21.
Entranrbi i correcli presentano le fìaschette
a disco di iarnina riccatnente deer)r',tc. Ancire
la ceramica si presenta cli ottima fht-
tura' comprenclenclo bl'ocche. ecl olli: italo-geornetriche,
tazzine, calici-piatteili, sco-
iielle dei tipi
-eìà menzionati.
Nelle altre totrbe- maschiìi del perioclo
appare ilassociazione cli r.asoio-lancia
(tonrba 1): colreÌlo a lama falcata,
lancia (perclLrti) e rasoio (tomba 2l).
Nella breve descrizione creira topograti
aetta n..ropnri ,.iir"pruuu.azione clel
1914 r''iene detto che <ir n.nte tri -pciggio
Mtrtt.rut è dtrÍ. ,,d ,i,r. ttrîurrt crte si
eleya.sullu tlestra tlel Fn,s.rttft,llLt, u tirt':tt
l kn a ttr.trtl tli. V.ett-.crltu, pre.5..\o lct.sÍra_
rlu clte concluce trlltt necn4xtli tli Nrtrchi.u...r,ì20.
affiorante in una cre,e tante depressioni
il sepolcr.eto era scavato r.rei tLrtìr
che solcano questo po-egio. esposto a
"'erso
il lbsso s'ddetto. ed occupava un,area ir cLri asse,""g-*li.-., -sucr
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Fig. 6. Pianta della necropoli di Poggio Montano (da cor-rNr, Rossr DnNrsrrr l9l4).
Anche nei taccuini manoscritti a noi pervenuti l'unico indizio sull'ubicazione del
sito è fbrnito da uno schizzo del Rossi Danielli (Fis. D in cui è segnata 7'ampiez-
za della necropoli presso la strada Vetralla-Norchia e viene dato come riferimento il
"cupellaro" (termine locale per apiario) Piatti ed il fosso Ucciano.
L'altura di Poggio Montano si individua attualmente nel foglio Castel d'As-
so - 137 IIi S.O. della Carta d'Italia 1:25.000 dell'l.G.M. alle coordinate 55-92
(FiS. 8), ed il toponimo attualmente designa una vasta area compresa tra le lo-
calità Mangani, Doganella e casalino, che include le zone dette di ucciano e
Fossatello. Nella Carta del Catasto Antico Pontificio di Viterbo, risalente ai pri-
mi del '900, IV sezione, territorio di vetralla, loc. ucciano, viene indicata la pro-
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO
r21La Dott'ssa
Nicoletta Cignini ha ricostruito la topografìa
della zona e ha individuato il sito del-
la necropoli nella sua tesi di laurea in Etruscologia e
Antichità Italiche, 1/ rerritorio di vetrall. nell,an-
rlclrirà. Universirà degli Srudi di Romr..La Sapienza...
A.A. lqqq_2000. Colgo l.oceasione per ringraziarla
di avermi messo a parte dei suoi risultati, ancora inediti.
r22 riguardo la necropoli di poggio Montano.
Gli appunti cli Scriattoli sono conservati tra le cLtrte Fabbri
nella Biblioteca comunale di
Vetralla.
30 ALESSANDRA PTERCROSSI
Fig.8. Stralcio dalla carta I.G.M. foglio Castel d'Asso 137 III SD-O, in nero I'area della
necropoli.
123
Una nuova convincente ipotesì che vede neì settore occidentale clel poggio I'ubicazone del-
ì'abitato è stata fbrmulata da N. Cignini nel corso delle ricognizioni da lei svolte per la tesi di laurea
sopra citzìta.
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO 31
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Fig. 9. Schizzo dalie Carte Fabbri dello Scriattoli (da CrcNrNr 2000).
ni in qualche modo lo sviluppo. Nel caso specifico, la direttrice seguita nel corso
dell'ampliamento del sepolcreto può essere definito in parte radiale 12a: intorno ail un
nucleo centrale rappresentato dalle tombe a pozzetto più antiche, si sono in seguito
scavate le posteriori tombe a fossa, inizialmente in almeno due settori diversi ed in
seguito maggiormente verso sud, secondo l'andamento del pendio. Si ha quindi uno
spostamento ed un allargamento dell'area di occupazione, anche se alcune tombe tro-
vano spazio fino all'epoca più tarda nelia zona inizialmente ttllizzata. Questo svi-
luppo è confermato dal fatto che in almeno due casi le tombe a fossa hanno distur-
124
Per una trattazione sui principi delle analisi planimetriche dei sepolcreti protostorici vd. Buppl,
BunaNer-r-r, Tnucco 1981.
32 ALESSANDRA PIERGROSSI
bato i pozzetti, più superficiali, anche ammettendo una volontarietà nel connettere
125.
queste tombe
L'area occupata dal complesso sepolcrale è di circa 900 mq. e le tombe sono
piuttosto concentrate, fittamente disposte e a poca distanza I'una dalle altre. L'uni-
ca eccezione è rappresentata dalla tomba 50, posta a circa 30 m. verso ovest, a
partire dall'estremità occidentale della necropoli.
Questo dato lascia presupporre che il sepolcreto si estendesse per un'area su-
periore a quella indagata, nonostante le ricerche prolungatesi dall'l all'8 di agosto
del 1903 non conducessero ad alcuna nuova scoperta. Il sepolcreto, dopo una set-
timana di saggi sterili, fu considerato integralmente scoperto ed i lavori furono
intenotti.
Sicuramente ci sono almeno cinque casi in cui due sepolture furono consape-
volmente collegate, ad indicare e sottolineare rapporti parentelari: le tombe I e
51, affiancate e senza alcun setto di divisione, probabilmente relative ad una cop-
pia di sposi; le tombe 15 e l8 separate solo da un piccolo tramezzo: si tratta
della tomba di un capo-guerriero di prestigio dell'ultima fase e di una donna adul-
ta, tra le capostipiti della comunità, in quanto fra le tombe più antiche, identifì-
cabile forse con la progenitrice der princeps della tomba 15, volendosi in questo
modo sottolineare il rapporto matrilineare. Anche la tomba 25, coeva alla 15 e
simile ad essa per composizione di corredo, si univa alla tomba a fbssa 3, posta
a ovest di essa ed appartenente ad una donna a cui venne riservato il rituale
incineratorio I26.Le tombe 43 e 45, relative ad un adulto e ad un giovane, come
si evince dalle dimensioni delle fosse, di cui però non si può precisare il sesso.
L'istmo che le collegava partiva dall'angolo nord del lato breve occidentale del-
la tomba 43, per immettersi nel lato breve orientale, angolo settentrionale della
fossa 45, disposta obliquamente; le tombe 55 e 57, appartenenti ad una giovane
donna e fbrse ad un fanciullo, collegate allo stesso modo con un canale scavato
dal centro del lato breve occidentale della tomba minore, che si immetteva nel
lato breve orientale, presso I'angolo sud della tomba di una donna. La tomba 55
è l'unica nella necropoli ad avere uno dei lati brevi arcuato, caratteristica che,
come fu intuito nei Taccuini da Rossi Danielli, potrebbe riecheggiare I'aspetto di
una culla.
r25 E il
czrso del pozzetto 32 e clella ibssa 31 e del pozzetto 34 con la fbssa 33. La distanza cro-
nologica fra queste sepolture, una generazione o due, e ne1 caso delle tombe 33 e 34 forse solo pochi
anni. non sembra così estesa da non permettere I'ipotesi che gli esecutori delle tombe a fossa ricordas-
sero la posizione dei pozzetti, per i quali ignoriamo se fossero o meno segnalati all'esterno. Il fatto che
un pozzetto semplice (tomba 5zt) e che la maggior parte deÌle piccole fosse ospitanti incinerazioni ltom-
be 20, 24, 39 e 53) fossero tutte depredate, lascerebbe pensare che fbssero esternamente individuabilì
da un segnacolo di qualche genere.
126
Uistmo che collegava queste clue unità tombali non è riportato in pianta.
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MON]ANO 33
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Fig. 10. I settori della necropoli: in nero le tombe della prima fase della necropolÌ, in gri-
gio chiaro quelle appartenenti alla seconda, in grìgio scuro le ultime tombe.
Queste evidenze lasciano supporre che la necropoli fbsse divisa per settori ri-
servati a membri della stessa famiglia, che evidenziavano i loro legami privati
nel-
la disposizione delle unità sepolcrali.
L'analisi della pianta relariva alle fasi del sepolcreto (Flg. /0) suggerisce alrre
considerazioni e permette di individuare nucrei diversi nel progredire del tempo.
Alla prima fase appartengono tre pozzeftt, semplici cavità ovoidali scavate nel
terreno in cui fu inserito I'ossuario contenente i resti della cremazione. Non resti-
tuirono alcun oggetto, fatta eccezione per la tomba 22 che conteneva una tibula
acl
arco semplice non conservÍìlasi.
Contemporaneamente, o in un momento di poco successivo, furono allestite una
ulteriore tomba a pozzetÍosemplice e cinque tombe a fossa.
34 ALESSANDRA PIERGROSSI
Sembra di poter individuare già in questa fase due o tre nuclei distinti. Il primo
è rappresentato dalle tombe a pozzetto al centro, in cui si deve identificare il nucleo
originario della necropoli. I pozzetf| più superficiali, intaccati probabilmente dalle ara-
ture, apparvero al momento della scopefta, per lo più sconvolti, fatta eccezione per
la tomba 34 che presentava un dolio contenente l'urna ed il corredo. Il secondo com-
prende alcune tombe a fossa rettangolare nell'area settentrionale, di cui una maschile
e tre femminili. La tomba 38, puftroppo ampiamente mutila, presentava nei corredo
una catenella di anellini, ùna tazza di lamina bronzea, fuseruola e fbrse fuso ligneo
oltre a numerose fìbule (10). Nella seconda tomba femminile dei gruppo (tomba 46),
dalla complessa struttura con banchina ricavata sul fondo, si ripete la presenza dei
medesimi attributi: la fuseruola, frammenti di lamina bronzea probabilmente pertinen-
ti ad una tazza, 8 fibule (perdute). Dentro un'anforetta globulare furono rinvenute del-
le ossa, oltre che un boccale, per cui gii scopritori ipotizzarono il rituale incinerato-
rio, anche se la struttura della tomba farebbe pensare ad un'inumazione, i cui resti
sono scomparsi come in altri casi della necropoli, ed ad un iutlltzzo della tomba per
deporvi uno stretto congiunto della defunta, cremato e posto nella piccola cunetta ri-
cavata sul fondo del piano di deposizione 127. Anche la tomba 44 ospitava una don-
na con monile al collo di pendenti di pasta vitrea e bronzei, fèrmato da fìbule sul
corpo e provvista di fuseruola. L'unica tomba maschile è rappresentata dalla sepoltu-
ra 42: I'uomo, dotato di lancia si caratferizza come guerriero anche se la fibula ser-
peggiante nella varietà ad arco foliato, tipica degli elementi più giovani nella necro-
poli veiente di Grotta Gramiccia I28, ed il rasoio lunato con manico piatto e senza
taglio, potrebbero indicare la giovane età del defunto.
Un'ultima sepoltura a fossa si situa all'estremità occidentale dei pozzetti (tom-
ba l8). La defunta indossava di nuovo una lunga catena che scendeva fin sotto il
seno, ove era fermata da una fibula ad arco semplice e staffa a disco decorata a
bulino. Oltre a diversi fittili, la suppellettile conteneva una tazza di lamina bron-
zea. viene anche registrata la presenza di fermatrecce a spirali, ma la loro posi-
zione presso il piede destro, permette di identificarle come il rivestimento dell'asta
di un fuso ligneo, che insieme alla fuseruola, connota il ruolo di tessitrice e fila-
trice della donna. La posizione di questa tomba è piuttosto isolata, rispetto agli al-
tri nuclei individuati, e signitìcativa è la sua connessione con la tomba di uno dei
capi della comunità, deposto nell'ultima fase del sepolcreto.
r27 Mentre nella pubblicazione del 191,1 si registra I'assenza delle ossa, un cadavere è rappresen-
tato all'intemo della fbssa nello schizzo suì giornale degli scavi. Alcune fibuÌe e delle perle di pasta vi-
trea sono posizionate sul petto, oltre ad una fuseruola ed un boccale ai piedi: forse nella cunetta larga
50 cm. ricavata sul fondo della fossa e contenente 1'anforetta./ossuario presso i piedi della defunta era
effèttivamente conservata la seconda deposizione.
r28 Intervento
di A. Berardinetti al XXIII Convegno di Studi Etruschi ed Italici "Dinamiche di svi-
luppo delle città nell'Etruria meridionale", Roma 20ú1.
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO
35
Adunmomentosuccessivo(fase2)appartieneungruppodicircaunadecina
di sepolture a fossa in cui viene adottato esclusivamente il rito inumatorio' dispo-
ste intorno alle più antiche incinerazioni in pozzetto semplice,
e collocate presso
1'estremità nord-occidentale del sepolcreto'
12e, appartenenti a membri della comuni-
Vi si riconoscono sei tombe maschili
del corpo,.e^d in
tà connotati come guenieri, per via della lancia adagiata al fianco 130, di
cui appare costante la presenza del rasoio, di una o due fibule serpeggianti
grandi contenitori di li-
un,otiu, spesso di stile italo_geometrico, o di un'anfora -
fomba 33' in cui
quidi - alì'interno dei quali ùno deposte tazzine. Si diftèrenzia la
sottolineare un'età diversa
sono assenti la lancia e il contenitoie di tiquidi, fbrse a
del defunto, o una diversa posizione nella scala gerarchica sociaie,
e il guerriero
nella tomba 29, l',unico dotato anche di coltello e di un ser di calicetti miniaturi-
stici, che forse indicano un particolare stato del defunto. Si tratta di vasetti che do-
ad un ruolo specifico di ca-
vevano contenere delle offèite votive e forse alludono 13t. 4 questo proposito si
rattere cultuale svolto dal definto in seno alla comunitl
forma di cuspide
ricorda anche la presenza cli un oggetto perduto: un bronzetto a
di freccia spaccato ritualmente nel senso della lunghezza'
Tra le tombe f-emminili la 31 presenta un coredo piuttosto povero,
a causa di
con la sepoltura 32, pozzetto sem-
devastazioni antiche, ecl è in stretto collegamento
plice della f'ase precedente, forse di nuovo a sottolineare un rapporto di tipo mari-
tale o fìliale.
della fos-
La tomba 19 appartiene ad una fanciulla, data la dimensione esigua
italo-geometrica e diverse
sa (m. 1,25). il ricco corredo fittile comprendeva un,olla
a due fuseruole ed un singolare vasetto trattenuto dalia
fazze e brocchette, oltre
mano della defunta'
Latombapiùragguardevoledelgfuppo(tomba21),dalcorredoparticolarmente
bolognese, si collo-
ricco ed interessante f,er" lu pr"r"nza Oi tilute di chiara origine
settore di sepolture'
ca al confine estremo meridionale dell'area occupata da questo
non si può as-
se si possa riconoscere un gruppo parentelare in questo settore
serire con ceÍfezza, anche se t'iaentlficazione di altri
gruppi di sepoltura lascereb-
sta area sembra la tomba 12, non tanto per il corredo personale che comprendeva
ben quattordici fibule a sanguisuga e a navicella, ma per alcuni tratti del corredo
ceramico: una anforetta che trova coniionti nelle fasi IIA di Veio133 e clella II fase
lazia7er34; una ciotola ad ansa orizzonta\e sotto il labbro, anch'essa tipica della fase
IIB nel Lazioi3s e appartenente a contesti tombali della prima metà dell'VIII se-
colo a veio 136, oltre ad Dn rozzo boccale su tre piedi che si ritrova anch'esso in
ambito laziaie nella stessa epoca137. Questi tratti arcaizzanti non sono però con-
fermati dalla datazione generale delia tomba, che conteneva anche dte skyphoi dt
imitazione greca perduti. Questa è anche l'unica tomba in cui viene adottato il ri-
tuale incineratorio, come si deduce dalle dimensioni della fossa (lungh. m. l, largh.
m. 0,80), anche se manca ogni traccia delle ossa e delle ceneri.
Ad est di questa sepoltura si collocano una serie di tombe a fossa quasi esclu-
sivamente fèmminili: la tomba 13 appartenente ad un elemento giovane di sesso
non definibile; la tomba 55 collegata alla tomba -57, forse della fase seguente,
ospitanti un fanciullo o fanciulla ed una giovane donna, o due giovanetti appar-
tenenti alla stessa famiglia; le tombe 14, 4l e 5l femminili 138; la tomba 2g, par-
zialmente depredata in antico; la tornba 49, particolarmente importante per la ric-
chezza del corredo metallico e la presenza di fibule ad arco traforato, di tradizione
capuana.
un ulteriore settore separato dagli altri s'individua verso sud-ovestl3e con le
tombe 9, ad inumazione, e 10, forse incinerazione in grande fossa.
Singolare coincidenza vuole che in queste due sep<tlture siano contenuti i reper-
ti forse più interessanti di ceramica in argilla depurata: nella tomba 9 la brocca con
cerchi concentrici, probabilmente di origine greca, e nella tomba l0 l'olla con ricca
decorazione a cerchi concentrici ed altri motivi tipici del repertorio geometrico elle-
nico rao. Le tombe 11 e 26, che furono realizzate nel corso della fase successiva in
questo settore, mostrano anch'esse segni particolari: rreila tomba I I fu deposta
I'oinochoe ispirata al repertorio tardo-geometrico corinzio; per la tomba 26, all'estre-
mità della necropoli, presso I'angolo sud-occidentale, bisogna annotare la posizione
ralRiruale assai diffuso nella Daunia, ne viene registrata I'adozione a San Marzano clel Sarno (G'+-
srer-or 1979-80, p. l8) e a Pithecusa. Secondo Buchner, per Pithecusa, si tratterebbe di un
gruppo di
emarginati - schiavi o servi - alf interno della gerarchia sociale (BucHNER 1975'
p. 70 sgg.)
1a2 La tomba 21 risulta con sicurezza maschile, per la presenza della lancia; meno sicura I'identi-
presenza di una fibula
ficazione clella tomba 37. per cui mancano attributi di genere. M è ricordata la
a sanguisuga, generalmente in corredi femminili, ma anche di una fibula a drago, tipicamente
maschile'
ra3 Un oggetto identico è presente nella t. 100 clell'Esquilino della fase laziale III, detìnito orec-
chino cla Gjerstad (G:ensra.o 1956' p. 252' fig' 224)'
38 ALESSANDRA PIERGROSSI
la tomba 21, presenta i tratti tipici dei guenieri della fase precedente: oltre alla lan-
cia (perduta) ed il rasoio, è dotato anche di coltello in fer-ro, forse a lama falcata,
come quello della tomba 15. Le restanti tombe appartengono ad elementi femminiii.
A sud delle più antiche tombe 9 e 10, cinque nuove deposizioni sfruttano pro-
gressivamente un'area precedentemente libera da sepolture: si tratta, in ordine to-
pografico da nord verso sud, delle tombe 3, 25, 26, 2 e 40, femminili - tranne la
25 - che si distinguono tutte per qualità e quantità dei beni funerari, fatta ecce-
zione per la tomba 26, glà ricordata per I'anomala posizione della defunta, in cui,
nonostante la presenza di un congruo numero di fìbule e altri ornamenti personali,
il materiale ceramico risulta di rozza faftr.tra e mancano del tutto materiali in ar-
gilla depurata di stile italo-geometrico e vasellame metallico. La tomba 25 appat-
tiene ad un personaggio dotato di un corredo per composizione identico a quello
del capo-guerriero della tomba 15, sia per quanto attiene gli attributi fittili che me-
tallici (lancia, ascia, coltello e rasoio). Si tratta quindi di due figure esattamente pa-
ritarie nell'ambito delia gerarchia sociale della comunità.
Nel settore "fèmminile" sud-orientale viene deposto I'unico uomo presente nel-
I'area, tomba l, con ogni probabilità il consorte della donna della tomba 51, e la
defunta del1a tomba 57. se è esatta l'identificazione della fibula conservata, unico
oggetto del corredo. Il personaggio deila tomba I aveva una lancia di ferro ed un
rasoio, ma non era munito di coltello, come gli altri capi delle tombe 15 e 25.
L'unica tomba separata dal resto della necropoli (tomba 50), si data a questo
144: forse essa inau-
periodo, collocanclosi significativamente proprio al suo termine
gurava un nuovo settore del sepolcreto, che non ebbe seguito per la cessazione del-
l'esistenza di questa comunità145. Anche in questo caso si tratta di una donna, per
la presenza di fermatrecce ai lati del cranio.
Volendo dare ulteriore significato a quanto fino ad ora osservato, si può affer-
mare che dall'analisi dell'organrzzazione spaziale della necropoli si evidenziano quat-
tro gruppi forse di natura familiarel46. Il primo, quello che dà origine alla comu-
nità riflessa nella necropoli, lega i suoi defunti al nucleo originario di alcuni
individui incinerati, sottolineando un legame diretto con i fondatori della comunità
147,
stessa. Una seconda 'famiglia' quella del settore nord-orientale, più esigua, for-
se anche a causa della perdita di alcune delle tombe, costruisce il proprio spazio
laa Ricordiamo 1a presenza di manufatti ormai chiaramente di epoca "orientalizzante": il bacile con
orlo perlato e l'oinochoe trilobata.
la-s O che forse, più semplicemente, non è stato ancora scoperlo.
1a6
Anche se 1a presenza del settore quasi esclusivamente ociupato da donne ed elementi giovani,
può far ipotizzare una suddivisione per genere o etàr.
la7 Si intende chiaramente una famiglia di struttura allargata, composta dal nucleo originario della
intorno ad un importante elemento femminile incinerato nella fossa 46' Si può an-
che ipotizzare che si trattasse di clientes della famiglia principale, considerando la
minor cura e ricchezza delle componenti dei corredi.
Il settore sud-orientale sembra esclusivamente destinato ad accogliere elementi
femminili e giovani della comunità, almeno in un primo momento. Anche in que-
sto caso Ia perdita di alcuni dei corredi inficia la lettura dei dati.
Infine il settore in cui si raccolgono le testimonianze più recenti della necropo-
li sembra accogliere alcuni elementi anomali: oltre alla singolare posizione della se-
polta nella tomba 26, sono presenti alcuni significativi oggetti di importazione: nel-
la tomba 3 una fibula con rivestimento in perle, diffusa in ambiente bolognese; una
ricca parure di fibule bolognesi nella tomba 2'7 | alcwe fibule con protomi ornito-
morfe di ascendenza campana nella tomba 52; la fiasca di stile capuano nella tom-
ba2: i biconici con ansa ad anello conosciuti a Pontecagnano nelle tombe 11 e 16;
il pregevole materiale grecizzanfe delle tombe 9, 10 e 11. In via del tutto ipotetica
ti può pensare ad un'area riservata, almeno in una prima fase, ad elementi aliogeni
rispetto aila comunità originaria o a rappresentanti di un gruppo familiare che in-
traiteneva rapporti stretti, di natura commerciale, ma forse anche di natura privata,
con altre comunità dell'ltalia centro-meridionale (la Campania) e dell'Etruria padana.
Del resto la posizione di Poggio Montano, su una delle possibili direttrici delle vie
di comunicazione già da tempo individuate che collegavano I'area tiberina interna da
un lato con i centri campani delf interno e con l'area bolognese, rende possibile ipo-
tizzare il suo inserimento nei flussi commerciali di quest'area'
Uno sviluppo spaziale analogo a quello di Poggio Montano si riscontra nella
la8: in un momento avaîzato della prima fase
necfopoli veiente di Casal del Fosso
villanòviana poche tombe furono scavate nella parte nord-ovest della necropoli che,
l4e, vengono cir-
ne1 corso della fase ayanzata dell'orizzonte recente del primo fero
condate da tombe a fossa che occupano tutta i'estensione della necropoli, ma con
un maggiore accentramento nel settore nord-ovest, nei pressi delle tombe più anti-
che. Col passare del tempo le tombe tendono a disporsi anche in nuove zone. La
situazione di Poggio Montano sembra ricalcare, sebbene il numero delle tombe sia
molto minore, questa stessa linea di sviluppo. A Casal del Fosso, come a Poggio
Montano, I'ultima fase del sepolcreto (fase locale IIB3) presenta un numero non
elevato di sepolture, con uno spostamento verso i limiti nord e sud ed in alcuni
casi ancora nei pressi delle tombe più antiche.
per continuare con le analogie, anche a Casal del Fosso nella fase più recente
sono presenti una serie di sepolture tn pozzetto doppio, fbrmato da una fossa qua-
drangolare con cavità centrale cilindrica, in cui è deposto il dolio contenente l'os-
suario ed il corredo, non particolarmente ricco e privo di armi.
Anche a Casal del Fosso si dispongono tombe in coppia, collocazione che
evidenzia la volontà di sottolineare nella commemorazione l'apparteneîza ad una
determinata gens. Questa "difesa" del nucleo fàmiliare, in un ideale isolamento dal
resto della comunità dei morti, è un'ideologia alla base dei processi di distinzione
aristocratica e che sul piano funerario si tradurrà con la piena epoca orientalizzan-
te, nella creazione delle tombe a camera.
Nelle necropoli del villanoviano evoluto si rintraccia una precisa stratifìcazione
sociaie lso nella distinzione tra i corredi ricchi dei personaggi eminenti che guidano,
difendono la comunità e le forniscono materialmente fbnti alimentari con la pratica
della caccia (come indicano gli attributi delle armi) 1s1, - i capi-guerrieri, che sono
però anche dei pater fomilias - e Ie tombe più povere, forse attribuibili a personag-
gi di grado sottoposto, o clientes, che svolgevano lavori manuali, agricoltori e arti-
giani, supporto sostanziale ed insostituibile del mondo aristocratico che va formandosi.
Nel caso di Poggio Montano I'organizzazione spaziale della necropoli riflette
con ogni probabilità la volontà di enucleazione di diversi legami di parentela. Fat-
ta eccezione per alcune sepolture in cui il livello di ricchezza sembra minore ri-
spetto aile altre, la struttura gentilizia qui rappresentata ha sì una sua articolazione
interna, ma in forma affievolita: le sepolture appartengono aIIa gens nel suo com-
plesso, alla famiglia aristocratica che risiede in questo piccolo centro provinciale. Si
può pensare che solo per i membri effettivi dei nuclei familiari gentilizi tra loro
strettamente collegati fosse destinato un trattamento funerario visibile.
Nell'ambito deli'uso incineratorio si possono distinguere quattro tipologie: le
tombe a pozzetto semplice, con ziro, a fossa di grandi e piccole dimensioni.
Nei pozzetti semplici, posti nella zona centrale della necropoli, era stato collo-
cato I'ossuario direttamente a contatto con la terra. Uurna cineraria è rappresenta-
ta da un'olla senza coredo di accompagno, eccetto per la tomba 22 dove era col-
locata una fìbula ad arco semplice e alcuni pezzi informi di ferro. Purtroppo da
queste tombe non fu raccolto nulla.
Le tombe con ziro sono dislocate in prossimità di queile a pozzetto semplice.
Della tomba 34, un semplice pozzetto ovoidale entro cui era deposto il dolio con-
tenente le ceneri e il corredo, rimane solo l'olla-ossuario d'impasto rossastro. I1 cor-
redo presentava alla scoperta cinque fibule a sanguisuga, un anello, frammenti di
spiraline in bronzo, una fazziîa d'impasto ed un vaso biconico, singolarmente non
adibito ad uso depositorio. Si tratta con ogni probabilità di una delle tombe più an-
tiche della necropoli
w U'i*l-úhWg,gffiI,t
JJj'.' Y m\ qq,*/r,úlsl
l,{'/
P
ffiu$$*,i". Fj ffitr
TN #r -* "",#.'
trr,
1* ]tr
is2 Polledrara,
t. 2 (IArA 1999, fig. 25)
42 AI-ESSANDRA PIERGROSSI
quinia; una coppa cd. cicladica di impasto italo-geometrico; una tazza bassa con
alta ansa sormontante ed un piattello su piede. Come corredo personale è presente
un rasoio semilunato, coltello e punta di lancia (questi due perduti): gli attributi del
guerriero dominante, dotato anche degli strumenti per il banchetto (brocca, tazza,
piatto). I confronti dei materiali indicano da un lato una datazione coeva a quella
del nucleo più tardo della necropoli, confermata daila presenza dello skyphos di imi-
tazione che riporta una decorazione simile a quella delle coppe tipo Aetos 666, da-
tabili tra il tardo-geometrico ed il protocorinzio antico, in termini di cronologia as-
soluta tra il 740 ed il 700 a.C. 153. Il rituale e la struttura della deposizione sono
un altro chiaro segno della volontà di ricollegare questo personaggio a tradizioni
più antiche ed ad antenati nobili.
Le medesime caratteristiche sono condivise dalla deposizione 37 che presenta i
caratteri canonici del villanoviano: il dolio ovoide si trovava entro un pozzelf.o
circolare ricavato sul fondo di una cavità quadrangolare e separato da essa da una
lastra tufacea (che anche in questo caso, secondo lo scavatore, non era di origine
locale). A1l'interno del dolio le ossa erano conservate entro un biconico con
entrambe le anse spezzafe in antico, sulla bocca della quale era poggiato, proba-
bilmente con la bocca verso l'alto, un piattello su alto piede o calice di rozza fat-
tura. 11 corredo personale era deposto sul fondo del dolio, fuori dall'ossuario ed è
composto di un bracciale, tre fibule a sanguisuga ed una a navicella, ed una sin-
golare fibula di bronzo a drago (o per 1o meno così viene descritta nella relazione
di scavo).
La necropoli di Poggio Montano pur mantenendo i signifìcati simbolici legati
ai vasi per contenere liquidi, sembra discostarsi dalia consuetudine del biconico, trat-
to canonico del rito funerario villanoviano, avvicinandosi invece alle necropoli vi-
sentine, ma anche veienti e falische, in cui brocca ed olla sono per 1o più utiliz-
zate come ossuari.
L'ttllizzo dei dolii per la deposizione è generalmente caratteristico della limi-
trofa area laziale già dall'età del bronzo finalelsa fino agli inizi del III periodo
laziale, strettamente collegato con il rituale dell'incinerazione. Anche nell'Italia
meridionale, per I'esattezza a Tone Galli e a Canale in Calabria, e in Campania a
Sala Consilina, dolii troncoconici vengono úihzzati per deposizioni, specialmente
lnlantlh "'.
Si tratta per I'Etruria di un tipo di deposizione reiativamente recente, che sem-
bra sostituire la custodia cilindrica in pietra e si sarebbe affermato nel corso della
,s6 per un censimento delle presenze cfi. Dr'lptNo 1995; CanoosA i995' fig 2'
do sia fittile che personale, con tazza in lamina bronzea e fibula a losanga con
decorazione a protomi ornitomorfe, caratteristica di sepolture prestigiose della fase
finale della prima età del ferro.
Questa tipologia tombale sembra quindi prerogativa di donne appartenenti ad un
rango piuttosto elevato.
Nella pubblicazione del 1914 è ipotizzato dubitativamente il rituale incinerato-
rio in altre tre fosse di dimensioni notevoli, che avrebbero potuto anche ospitare i
coryi dei defunti. La tomba 1, dove gli operai rilèrirono di aver visto le ossa en-
tro un'olla globulare di tradizione italogeometrica166, anche se ia presenza del lo-
culo per il corredo fittile, jnficia l'ipotesi della cremazione, ospitava un gueliero
fornito di lancia e rasoio. È ipotetica I'adozione dell'incinerazione nella tomba 10,
ove la definta presenta un ricco corredo personale (sette fibule di varia fbggia, spi-
rali bronzee) e d:ue tazze in lamina bronzea. Come nella tomba z16, è rilevata la
presenza di una banchina perimetrale risparmiata e il fondo concavo, forse per l'al-
ioggiamento di un tronco d'albero. La presenza di un vaso biconico con ansa spez-
zata e la totale assenza dei resti del cadavere 167 indizia nella tomba 1l il rituale
incineratorio. Anche in questo caso il coredo, forse femminile, presenta un eleva-
to numero di fibule e un'oinochoe in argilla depurata.
Tombe a fossa con custodia quadrangolare di pietra con incinerazioni sono
presenti a Bisenzio nella necropoli dell'olmo Bello, tombe l0 e 16 168, riferibili al
terzo quarto dell'VIII secolo e catatteÀzzate dall'uso di un cratere dipinto come
ossuario, come nella tomba l. Anche a Vulci nel momento recente della prima età
del ferro si diffonde l'uso delf incinerazione entro fossa rettangolare l6e. Forse la
banchina risparmiata delle tornbe 46 e 10 rappresenta la versione locale del cassone.
Per la tomba 1, che rappresenta il caso più dubbio di incinerazione in fossa,
la presenza del loculo, è una caratteristica condivisa con numerose sepolture da Veio
e dall'agro falisco e che ritroviamo più a nord a Celleno, impor-tante centro sulla
via orvietanal70. Inoltre l'unione con la tomba 51 la inserisce nella tipologia del-
le tombe dopple, in cui viene sottolineato il legame familiare e quindi l'apparte-
nenza ad ùna gens. Tombe doppie sono note a veiolTl in un momento finale del-
l' orizzonte avanzato IIB.
166
La stessa utlhzzazione di un'olla gÌobulare italo-geometrica anche in una tomba a Capua (nel-
la t.502, JosANNowsxv 1983, p. 115, tav. XIX.I) e nella t. 17 della necropoli del Caolino, presso
Sasso di Furbara (BnuseorN La.pLecs 1992, p. 24j. n. l, fìg. 19.2).
1"7 Forse a
causa di una vic.lazione antica.
168
PanrBENr 1928, p. 4521.
r6e lara 1999, p. 86 sgg.
r70 CoLoNNe 1973,p.51: per l'agro falisco vedi Be.cLroNE 1986, nota 20t per Veio: BSRANEL-
rr 1981, p. 39 sgg.; L. Drago, in BenroroNr er alii 1994, p. 23.
r71 BunaNELLr
1981, p. 42.
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MON.TANO
45
Tombe a fossa a
incinerazione
Tombe a
pozzetto
r72 Vedi
supra p. 36.
173
BacLroNE, Ds Lucra BRoLLT 1990, p. 75 sgg.
r7a
Toir.rs 1986, p. 100; Guu 1993, p gg sgg.
46 ALESSANDRA PIERGRoSSI
r75
JosaNNowsr<v 1965.
176
che in reartà ci si.no già segni clistintivi relativi
acl arcune figure significative (paterJ.am,ict.s,
'"'"'f,";::,:'::]:-l dimostraro (crr. BARroLoNr le8e, p. 13.1
sgg.: l,qra le9-5 e ìeee).
Dastì pen\are iÎ',i:.*,e
all Impegno necessario per erigere la pira, la
quantità di-l"gno occorrente per ìl
rogo' la maggiore difficoltà nell'eseguire piccoli
pozzetti spesso îoderati di lastre, iispetto
escavazione di una fossa deposìtoria. alla semplice
r78
MoRnrs 19g7, p. 32.
41
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANC)
cialmentenelcasodidefuntilacuiautorità,equindil,incombenza.sarebbepiù
pericolosa.
evidenziare alcuni gruppi sulla
Anche per ie tombe ad inumazione si possono
base della struttura o clell',orientamento delle fosse
o del.le classi dimensionali del-
Maggiormente rap-
le stesse. Distinguiamo almeno quattro tipi di strutture tombali' piano, ove il de-
a fondo
presentata è la categoria della se.mplice fossa rettangolare
volta svoltosi il rituale e la
funto veniva deposto a contatto .on lu nucla terra Una
da sassi e dal.terriccio di risulta
à"foririon. del correclo, la fossa veniva ricoperta
in un caso, l'utilizzo di una la-
clello scavo, anche se non si può escluder", uln1"no
stra unica di copertura in tufo giallastro'
concavo, forse in funzio-
Sei tombe a fbssa rettangolari presentavano il fondo
che accoglieva le spoglielTe; altre quat-
ne dell,alloggiamento di un tionco d'albero
tfopresentavanounabanchinarisparmiataneltufblungoilperimetroedilfondo
concavo. euesta stessa confor-urion" si ha nelle
tombe l0 e 46, che però ospita-
questa banchina fornisse I'ap-
vano sepolture di incinerati. si può ipotizzare che
protezione della sepoltura.
poggio ad una lasffa ;i copertuà rettangolare unica a
presentano questa caratteri-
come già ricordato per le tombe ad incinerazione che
stica. l,uso del sarcotago litico o della fossa rivestita
o coperta con lastre in que-
lignel st ntro-
r7e Supposizione del Colini a pagina 41, nota 1 di Notizie Scavl. Casse o tavolati
Montano' a Veio e nell'agro falisco'
vano. come nrolti degli usi funerari cli Poggio
48 ALESSANDRA PIERGROSSI
25
n
15
10
0
EO NE-SO NOSE
r80
A poggio dell'Lnpiccato. m. 35.78. 2,11,15,11.79.15.30: a Poggio Gallinaro, tt. 3,8.9,2:
a Monterozzi, tt. Mll. M.+. M10, M12, T. del Guerriero, tombe varie; Quarto degli Archi, t.2: (HrucrlN
1968, pp. l-52, 158, 159,183, 196,201,255,256,251,258-213,323,325,3.tr6 sg-t..350,354,356).
r81 Tomba 1 (BARror-oNI 1972, Îig. 9).
UNA COMUNITA DI FRONTIERA: POGGIO MONTANO 49
9
8
7
6
5
4
',
2
1
0
Fase 1 Fase 2 Fase 3
Fig. 15. La distribuzione del genere e delle classi d'età nelle diverse fasi della necropoli.
r87
DeLprNo 1977, pp. 462, 466 e 468.
rs8A questo proposito mi sembra signifìcativo che C. Iaia avvicini i corredi delle tombe 15 di
Poggio Montano e della t. Impiccato 7zl di Tarquinia (lere 1999, fig. 29).
rse HnNC<eN 1968, figg. 162, 166, 11'7, 119.
t"" !bid.. tigg. ì72 ì75.
lelAlle falde del Monte PaÌanzana è stato riconosciuto un vasto nucleo insediatiro su un pianoro
dal Bronzo Finale all'etàr arcaica, a cui dovrebbe appartenere il nucleo sepolcrale individuato a Villa Sa-
vini (Iar,q. 1993a, 1993b, 1994).
52 ALESSANDRA PIERGROSSI
rispetto al
no dal centro lacustre, Monfepizzo rappresenterebbe una tappa intermedia
sito di vetra11a.
La comunità di Poggio Montano dal record funerario, ammesso che sia com-
pleto 1e2, risulta piuttoslo esiguale3. Insolita risulta soprattutto la brevità
dell'inse-
àiamento, di una sessantina d'anni al massimo'
La chiave di lettura più indicata è tbrse quella che vede in Poggio Montano
un sito di fiontiera, originato forse da Tarquinia, nel cui hinterland geografico
na-
tno, *a che trova la sua ragion d'essere soprattutto
turale si situa, o da Bisenzio
che lega
nell'inserimento lungo la direttrice commerciale individuata da G. Bartoloni,
l,area bolognese co; I'Etruria meridionale interna, in special modo Veio e la bassa
valle tiberina e con il mercato indigeno meridionale, rappresentato nella fattispecie
au Cupuu les. poggio Montano si pfesenta come una plausibile deviazione lungo
I'asse di comunicazjone fra nord e sud, che, come già precocemente
rilevato anche
al sito, doveva avvenire attraverso gli
à" e. l"fpl"ole6 proprio in relazione nostro
itinerari in seguito parzialmente ricalcati datla Clodia e dalla Cassia,
i quali giun-
gevano nella bassa valle del Tevere e poi del Sacco e del Liri, toccando
l'agro fa-
lisco e Veio ed evitando il massiccio cimino. La presenza di materiale di
chiara
ceramicaleT'
origine bolognese, sia nelle produzioni metalliche, sia soprattutto, nella
indlca un qualche rapporto diretto con il centro padano. D'altro canto innegabili
1e8, coinvolgendo anche l'area falisca-
sono le affinità tra eoggio Montano e Veio
capenate, basti pensare alle numerose concordanze con il sepolcreto
dei Tufì a Nar-
.o-pogin" sociale tale d:r sostenere uno spostamento di gruppi aristocratici Ben diversi i casi di Tar-
cluinia o di Veio.
1e5 BaRTCTLoNt 1986,
P. 51 sgg.
1e6 DelptNo 1971, 486 sgg.
P
re7 Vedi sltpr(l, p. 10, nota 67, pp 17-18, nota 144'
res Oltre ad alcune fbrme rituali, come evidenziato a proposito delle strutture tombali, anche le
stranieri 205. Uoccasionale presenza di individui stranieri può essersi verifìcata oltre
che per ragioni matrimoniali 206, anche per la natura stessa dell'attività artigianale,
che si lega ai luoghi dove esistevano le condizioni ideali per I'approvvigionamento
di materie prime e, soprattutto, per la mobilìtà dei mercanti.
Le testimonianze archeologiche documentano in generale una notevole dina-
micità di rapporti fra le varie popolazioni dell'Italia antica in questa fase ed è
stato piu volte ribadito che larghi slrati di persone oliginariamenle estranee si
siano aggregate in seno alle comunità iniziali 207, e questo è tanto più plausibile
per un centro di frontiera, come credo sia Poggio Montano, aperto alle influenze
esterne e di passaggio sia di merci che di persone. L'area vetrallese si trova al
conl'ine naturale del territorio gravitante intorno a Tarquinia. in contatto quasi
diretto con l'area vulcente-bisentina e quella volsiniese a nord e con l'area fali-
sco-capenate ad est 208.
La breve durata del sito può forse trovare una nuova luce interpretativa in que-
sta ottica. Con il progressivo decadimento di questo itinerario commerciale interno
20s Un caso per tutti la presenza nella tómba fèmminile 2l di un corredo personale ricco cli ele-
menti bolognesi (vedi stprrr. p. 35) o la t. 48. con le già ricordate fìbule capuane.
206 L'importanza delf istituzione matrimoniale ed il sistema ad essa sotteso. basato suì doppio
trasfèrimento di beni e di donne oltre che mezzo di alleanze nel mondo villanoviano, riene esaminatr,
sullo sfondo del mondo omerico, in BenroloNt 1991, p.24 sgg. Interessante che a Poggio Montano
oggefti di origir.re allogena siano presenti soprattutto nelle tombe fèmminili.
207
ToRoLLI 1990. p. 55 sgg. A questo proposito la tomba l. a fòssa con loculo, unica nel sepol-
creto ad utilit.z.are una struttura di origine falisco-veiente, potrebbe appartenere ad un elemento trasfèri-
tosi dall'area tiberina alla comunità vetrallese.
208 Nell'area in questione testimonianze cùrÌsisteÌÌti relative alla fase evoluta del villanovìano si
limitano a quella di Poggio Montano. Ad esclusione dell'eccezionale ritrovamento presso Norchia, nel-
I'area circostante il torrente Biedano, di piastre e dischi bronzei pertinenti ad una corazza di un tipo
elaborato nella fase recente dell'età del ferro (ColoNNa 1971 e 1991), per il resto dobbiamo affidarcì
ai ricordi di A. Scriattoli (AppLtnti Scridttoli - Carte Fabbri, quaderno XVl, gite del 26 agosto l9l5 e
del 22 settembre 1918). È proprio dai suoi appunti che desumianro interessanti infbrmazioni circa
necropoli puntualmente delinite "simili" a quella di Poggio Montano: ai Cerracchio, 5 km a sud-est di
Vetralla. sulla strada per Monte Romano, una necropoli venne indagata da Rossi Danielli (Rossr
D,cNIeI-Lr 1959-62, p. 179); nell'altura derominata Casalino, in loc. Poggio Montano: in loc. Ave
Maria. a sud di Poggio Montano. nella tagliata della strada di Norchia; presso il Castello di Vetralla.
Ci troveremmo così ad avere in un arca piuttosto circoscritta una serie di attestazioni che possiamo ipo-
teticamente attribuire alla fase recente del primo 1èrro. laddove non è da escludersi qualche precedente,
data la presenza di tombe a pozzetto. Si tratterebbe quindi di un nucleo insediativo consistente. fbrse
articolato anche in più settori, gravitante attorl.ìo all'attuale centro di Vetralla. La dislocazione dei
sepolcreti non 1a pensare alla presenza di un solo abitato, ma forse di più realtà legate a singoli stan-
ziamenti di natura agricola, di cui il polo preminente è rappresentato, allo stato attuale deÌle nostre
conoscenze, proprio da quello a cui riferire la necropoli di Poggio Montano.
Fig. 16. Il territorio cli influenza tarquiniese e la posizione di Poggio Montano (daTltrquinia200I).
56 ALESSANDRA PIERGROSSI
Ar-essaNnna prsRcRossr
20e
CoLoNNa 1967. p.15; BaclroNE 19g6, p. l2g.
2r0 coLonN'q
1967' p. 16. Questo cambiamento politico ed economico
che individua nel VII se-
colo una nuova dipendenz-a d,a Caere potrebbe
rnu delle concause della scompnrsa ci poggio Mon-
"rra."
tano, specialmente se ammettiamo unr sua fiilazione
da parte di Terquinia.
211
La connotazione fondamentale dell'aristocrazia e della società gentilizia
anticzr si basa sul pos-
sesso della teffa. per una trattazione del problema,
vd. cApocRossi Co.ocNEsr 19gr e i9gg.
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POGGIO MONTANO 63
SuNowar-r 1g43: J' .,NDWALL,
Die cirteren ítaríschen Fibetn, Berlin
*'T;i:ì;'nll'ro rei-occHrNr, 1g43.
"i"'*-i"ai veturoni; ;"d, É"0,,"",r", in
.r/E/r xvr,
(Jna nuova storia,
^'f:tí"30"Kr,!Tll^X,roíli'usco' car. Mosrra (a cura di A.M.
Moner-
Tonas 1986: J. Tonas, *The
rerative chronoÌogy of the
raniti ar Veii>. in AnnASrorAnr Mranovan cemetery of
S. ióso,"ii,. +r_qz. euattro Fon_
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Sroria degli ntirícni, Roma
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,ltrrrrAr" B"norri éoproro tti Botogna,Botogna
ZaxNoNr 190j: A. ZeNNoNr,
La Fonclería dí Bologna, Bologna
1907.
SUMMARY
The study of the necropolis
of Poggio Montarut-(uetr.trta)
sheds new ríght on the ínterior
"{:;:;Iffi,:':":;:,';,::,,:;L,:.::iij:,:,,íji,n"a c rni ,ii"i,,'*î),, ,he exis,ence or
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