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Domenica VII “B” 2006 Morolo 18-02-06

1.Inanzitutto, che cosa è più facile? Questo miracolo ci mostra la divinità di Gesù.

Fariseo, che sapendo ignori, confessando neghi, quando testimoni smentisci: se è


Dio che rimette i peccati, perché Cristo non è Dio per te, lui che, è dimostrato, ha tolto i
peccati di tutto il mondo per opera della sua sola misericordia?

"Ecco", dice, "l’agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo" (Gv 1,29). Perché poi
tu possa ricevere maggiori prove della sua divinità, ascolta come ha penetrato l’intimo del
tuo cuore, guarda come ha attraversato le tenebre dei tuoi pensieri, comprendi come ha
messo a nudo i taciti disegni del tuo animo.

"Ed avendo visto", dice, "Gesù i loro pensieri, disse loro: Che cosa pensate di male
nei vostri cuori? Cos’è più facile dire: ti sono rimessi i tuoi peccati, oppure dire: Alzati e
cammina? E perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di rimettere i peccati,
disse al paralitico: Alzati, prendi il tuo letto e vattene a casa tua. E quello si alzò e se ne
andò a casa sua" (Mt 9,4-7)

Scrutatore delle anime, ha prevenuto i maligni disegni delle menti ed ha dimostrato


con la testimonianza delle opere la potenza della sua divinità, assestando le membra di un
corpo deforme, tendendo i nervi, congiungendo le ossa, sistemando gli organi,
confermando gli arti e destando alla corsa i passi, ormai sepolti in un cadavere vivente.
(PIER CRISOLOGO, Sermo, 50, 3-6).

Gesù affronta e risolve questa critica da parte degli scribi, chiedendo loro
innanzitutto: «Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire:
Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?». È chiaro che è più facile dire: «Ti sono rimessi
i peccati», perché poi nessuno potrà verificare se la parola detta è stata
veramente efficace o no. Invece, quando si dice: «Alzati, prendi il tuo lettuccio
e cammina», si può subito verificare se questa parola è stata efficace o meno. In
questo senso, allora, la seconda affermazione risulta più difficile. D’altra parte, è più
difficile perdonare i peccati che operare una guarigione, perché la guarigione è
un fatto fisico, mentre il perdono dei peccati riguarda l’anima e il rapporto con Dio. (A.
VANHOYE, S.I., Le Letture Bibliche delle Domeniche, Anno B, ADP, Roma 2005, 188-
192).

2.Quale è la casa di Gesù a Cafarnao? La scena è, probabilmente, proprio la casa


di Pietro, del quale Gesù era ospite (cf. Mc 1, 29): una casa in cui, significativamente, sono
state pronunziate più parole di vita eterna e compiuti più miracoli.

La casa di Pietro, come in genere le modeste abitazioni palestinesi di quel tempo,


era formata da un solo ambiente, con un tetto a terrazza composto da travi di legno e di
frascame, d'argilla e terra battuta, che si poteva raggiungere mediante una scala esterna
(Mc 13, 15) : è quanto risulta anche dagli ultimi scavi sul posto.

3.Possiamo anche notare che i quattro uomini che portano il paralitico da


Gesù hanno una grande fermezza, manifestano perseveranza nella fede e
nella carità; in questo modo rendono possibile l’intervento di Gesù. Essi sono certamente
generosi, perché si preoccupano della sorte del paralitico, vogliono aiutarlo e ottenerne la
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guarigione. Perciò non esitano a fare tutto il possibile per arrivare da Gesù. Il loro «sì» è
ostacolato dalle difficoltà, ma le supera.

Essi portano il paralitico e cercano di entrare nella casa in cui Gesù sta annunciando
a tanta gente il regno di Dio; ma si trovano di fronte a un ostacolo insuperabile: non è
possibile portare il paralitico fino a Gesù, perché c’è tanta gente che impedisce il
passaggio.

Qui possiamo ammirare la loro fede e la loro carità.

E’ tale, perciò, il potere che ha la fede, da rendere salvo non solo colui che crede, ma
da salvare altresì altri in grazia della fede dei credenti. Il paralitico di Cafarnao non
era in verità un credente; però coloro che lo trasportavano, e che poi lo
calarono giù dal tetto, avevano la fede: infatti, insieme con il corpo era malata anche
l’anima dell’infermo.

"Vedendo Gesù", non già la sua fede, bensì la loro fede, disse al paralitico: "Alzati".
Quelli che lo avevano portato, credevano; ma a colui che era paralitico, sopraggiunse la
guarigione. (CIRILLO DI GERUS. Catech., 5, 8)

Tante persone, al posto loro, avrebbero ritenuto l’impresa impossibile e vi avrebbero


rinunciato; così il loro «sì» iniziale si sarebbe tramutato in un «no». Ma questi
quattro uomini non perdono la fiducia; perseverano nella loro carità e nella loro fede;
cercano di trovare una soluzione, nonostante tutte le difficoltà. Fanno qualcosa di strano.
Salire sulla scala esterna della casa per raggiungere il tetto, portando un paralitico, non è
certamente una cosa agevole. Possiamo immaginare quante difficoltà questi uomini
abbiano dovuto affrontare e superare. Una volta arrivati sul tetto, lo scoperchiano
nel punto in cui si trova Gesù e calano il lettuccio con il paralitico davanti a lui.

Con il loro atteggiamento di perseveranza coraggiosa questi quattro uomini sono un


modello per noi. Tante volte noi abbiamo una buona idea, prendiamo una buona
iniziativa, ma poi, di fronte a delle difficoltà, ci scoraggiamo, indietreggiamo e
rinunciamo, come se fosse impossibile realizzare l’iniziativa che Dio stesso ci ha ispirato.

Gli ostacoli (la folla che impedisce): “avrà paura”, “non vogli dare fastidio al prete, ha tante
cose da fare, addirittura con la Passione!”

S. Ambrogio scrive: «Grande è il Signore: in considerazione del merito degli uni


concede il perdono agli altri».

4.Desiderano presentare a Cristo il paralitico, ma ne sono impediti dalla


folla che li preme da ogni parte. Accade ugualmente sovente all’anima, dopo
l’inerzia del torpore carnale, che volgendosi a Dio e desiderando essere rinnovata dalla
medicina della grazia celeste, sia ritardata dagli ostacoli delle antiche abitudini.

Quali sono questi ostacoli? Pigrizia, rispetto umano, vergogna, mancanza di fiducia nella
misericordia di Dio, ecc.

Spesso, quando l’anima è immersa nella dolcezza della preghiera interiore e


intrattiene quasi un soave colloquio con il Signore, sopraggiunge la folla dei pensieri
terreni e impedisce che lo sguardo dello spirito veda Cristo. Che cosa dobbiamo

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fare in tali frangenti? Non dobbiamo certamente restare fuori e in basso dove tumultuano
le folle; dobbiamo salire sul tetto della casa nella quale Cristo insegna.

Togliete le tegole alla casa di Gesù, significa scoprire nell’umiltà della lettera il
significato spirituale dei misteri celesti.(BEDA IL VENER., In Evang. Marc., 2, 3-5)

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