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Domenica XXXI A – TO Morolo 2005

Non chiamate nessuno padre sulla terra, perchè uno solo è il Padre vostro, quello
del cielo.

D’altra parte, sentiamo chiamare “padre” ai sacerdoti, al Papa, al Abbate, ai


fondatori delle Congregazioni Religiose, ecc.

La Chiesa ha sempre inteso queste parole non in senso absoluto, perchè sarebbe
contro la stessa natura delle cose, contro la stessa realtà creata da Dio. Ci sono padri, o
genitori, con una paternità fisica, e con una paternità spirituale. Altrimenti non potremmo
dire neanche “padre” a quello che ci ha generato, che ci ha dato la vita. “Padre” si dice di
uno che ha dato ad un altro la vita, una vita simile alla propria.

“Padre” si dice de uno che genera un vivente della stessa specie. Non tutto cio chè
si genera è detto “figlio”, e quindi non tutti i generanti sono propriamente “padri”. Ad
esempio, noi generiamo dei capelli, ma i capelli non sono i nostri figli, perchè non sono un
uomo, cioè, uno della stessa specie, ma solo una parte del uomo.

- Oggi ci sono tanti padri naturali, e soltanto naturali, fisiologici, anzi, ci sono quei
padri che hanno dei figli “non desiderati”,

- O padri che arrivano a uccidere i propri figli nel grembo della madre.

- O padri “congelati” in un tubo di vetro, o una “provetta” (una prova, uno


sperimento)

- Ci sono padri che abbandonano ai figli o che se vergognano se nascono con


qualche defficenza

- Ci sono padri che comprano il figlio, o lo fabbricano, come il caso recente di


quella donna alla quale le due sorelle gli hanno regalato un figlio che non poteva avere:
per una fecondazione artificiale, una ha donato un ovulo, e l’altra ha portato nel grembo
per nove mesi.

Nessuno vi chiami “padre”... è vero, “padre” è una parola troppo grande!

- Ci sono dei padri che vogliono bene ai suoi figli, però procurano solo il loro bene
corporale o materiale, e gli danno tutto, pero non gli insegnano a vivere, non si
preoccupano di educare i figli e di fargli crescere nella virtù. Bisogna generare il corpo, ma
pure generare delle virtù. Questo tipo di paternità si chiama, “spirituale”.

La paternità spirituale è più importante. Quante volte si sente dire: “Questo è


stato un padre per me”, per l’esempio di vita, per le parole di conforte, per i consigli, per la
compagnia nei momenti più difficili, eppure nei momenti di ricreazione, per delle correzioni
quando sbagliamo...

Questa è la paternità dei sacerdoti. (“Don Jon”). Noi generiamo figli nella fede,
figli per la Chiesa, ogni volta che battezziamo, o che insegnamo a vivere, o che guidiamo
spiritualmente un ragazzo, siamo proprio e veramente “padri”. San Giovanni d’Avila
diceva, “chi prende ufficio di padre, impari a piangere!”.

Come non piangere di fronte al figliol prodigo che se ne va?

Generiamo figli nel dolore, e nei sacrifici, nell’inginocchiarci una ora tutti i giorni
davanti al Santissimo per chiedere per ognuno dei nostri figli.

Questa è la paternità che reclamò per sé San Paolo ai Corinzi: Non per farvi
vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste
infatti avere anche diecimilla pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perchè sono io
che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il Vangelo.

Anzi, e padre e madre...(1 Tes)

Tutte queste “paternità” sono una partecipazione della paternità dell’unico Padre,
quello che è nei cieli, Creatore, Provvidente, e comunicatore di ogni vita, dal quale ogni
paternità nei cieli e sulla terra, prende nome (Ef 3, 15).

Di questo Padre ha detto San Francesco davanti al suo padre terreno: “d’ora en
poi, chiamerò mio Padre, solo a quello che è nei cieli”.

Preghiamo afinché...

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