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SKRJABIN

PARABOLA ARTISTICA E PROMETEO

In musica il concetto di sinestesia è ben espresso dal pianista e compositore russo Aleksandr Nikolaevič Skrjabin
(1872 - 1915). La sua parabola artistica può essere considerata un ponte di collegamento tra il romanticismo di
Chopin e l’atonalità che caratterizzerà la musica del ‘900 grazie allo sviluppo di stili come quello dodecafonico di
Schönberg. Artista nervoso e irrequieto, Skrjabin manifesta la sua propensione musicale fin da piccolo, in una
famiglia dove la carriera militare era predominante; ciononostante a soli 9 anni entrerà a far parte del Corpo dei
Cadetti (Collegio militare), nel quale resterà per cinque anni, senza rinunciare agli studi di pianoforte che porterà
avanti con il pianista e musicologo Konjus, il quale influenzerà lo stile compositivo del giovane attraverso il suo
metodo di analisi formale: Diagnosi metrotecnica della forma degli organismi musicali; successivamente studierà
col compositore Taneev e il pianista Zverev, due dei massimi esponenti della musica russa di quegli anni. All’età di
16 anni Skrjabin entra in conservatorio per continuare gli studi sotto la guida del pianista e direttore d’orchestra
Safonov, il quale verrà sostituito l’anno seguente da Taneev. In questi anni si manifesta la vicinanza dell’artista al
mondo religioso e soprattutto teosofico, infatti Skrjabin pensa molto alla figura di Dio e alla religione delle quali
scrive: «Dio, nel senso generale di questa parola, è la causa della totalità dei fenomeni. [...] Credere in Dio significa
credere nella veridicità dell'insegnamento morale e seguirlo. La preghiera è uno slancio verso Dio. Il sentimento
religioso è la coscienza della Divinità in se.». Questi pensieri influenzano il suo stile compositivo e saranno una
delle due colonne portanti del suo capolavoro: il Prometeo (1911), ultima composizione corale - sinfonica. Prima di
intraprendere la carriera di compositore, però, il giovane artista ha portato avanti un’importante carriera pianistica,
stroncata dal riaffiorare di una tendinite al polso destro sviluppata in conservatorio. A seguito di questo
avvenimento il pianista entrerà in una fase di crisi e, dopo averla superata (scriverà infatti: «[...] È forte e potente
solo colui che ha provato la disperazione e l'ha vinta») si dedicherà alla carriera compositiva; il suo catalogo conta
numerose composizioni di stili diversi, è infatti
importante sottolineare che lo stesso Skrjabin diceva che
sarebbe stato avvilente «rimanere null'altro che un
compositore di sonate e sinfonie». Il suo stile giovanile si
può ricondurre a quello chopiniano per le tracce di
romanticismo ancora presenti e per la tipologia di
componimenti quali lo studio e il preludio, ma
soprattutto per la mazurca, stile molto amato dal
compositore. Gli studi e l’ambiente in cui cresce lo
portano a maturare uno stile sempre più distante dalla
tonalità classica, egli infatti vuole sviluppare un proprio
stile, diverso dal coevo romanticismo europeo e dal
recupero delle melodie folcloriste russe. All’apice del suo
percorso artistico, forte dell’esperienza di anni di
composizione duranti i quali si è cimentato, tra le altre,
in studi, ritmi di danza, notturni, sonate, preludi e
sinfonie, scrive il Prometeo anche noto come Poema del
Fuoco Op. 60, che prevede l'impiego di un'orchestra Jean Delville, copertina Prometeo
particolarmente nutrita di fiati, ottoni, percussioni, una celesta, un organo, due arpe, un pianoforte col ruolo di
solista e un coro a voci miste. Questa composizione si fonda su due idee principali: la prima è la simbologia
teosofica di cui quest’opera è fortemente impregnata, la seconda è la sinestesia tra suono e colore. La simbologia è
chiaramente esemplificata nella copertina di Delville, la quale mostra una lira, simbolo della musica del mondo,
che sorge dal fiore di loto, ventre della civiltà; al centro, sopra la stella di Davide, c'è il volto di Prometeo, dalla cui
mente esce la fiamma della sapienza. Nel programma di sala per le prime esecuzioni, leggiamo che per Skriabin
«Prometeo e Lucifero si compenetrano in un antico mito, essi infatti rappresentano l'energia attiva dell'universo, il
suo principio creativo». Per lui queste due figure sono i ribelli per antonomasia, i martiri che hanno rinunciato ad
una condizione divina per aiutare l'uomo a riscattarsi dalla subordinazione agli dei. Il compositore intendeva unire
il mondo della musica a quello del colore utilizzando le luci, voleva infatti che fosse la sinfonia delle luci e che la
sala fosse avvolta da una luce cangiante; purtroppo per l’epoca questo non fu possibile nel modo da lui
immaginato, ma grazie all’amico e professore di ingegneria elettrica Aleksandr Mozer riuscì a ottenere un effetto
soddisfacente, ma di minore impatto scenografico rispetto alle possibilità ottenutesi con l’evolversi successivo della
tecnologia. Alla partitura di quest'opera colossale Skrjabin aggiunge un rigo per uno strumento da lui concepito e
chiamato Luce, una sorta di tastiera in grado di produrre dei fasci luminosi di determinati colori espressi in
notazione musicale, secondo una precisa corrispondenza di suono e luce; inoltre al colore è associato un particolare
significato in relazione al mito di Prometeo e all’evolversi della quinta ed ultima sinfonia.
Delle due note segnate sul rigo del Luce quella superiore indica un colore relativo alla nota fondamentale
dell'accordo eseguito dall'orchestra, quella inferiore, invece, determina un altro fascio luminoso che varia col
variare dell'atmosfera globale, segnando momenti di evoluzione - involuzione nello sviluppo dal caos primordiale
fino all'affermazione della personalità di Prometeo, simbolo dell'umanità finalmente consapevole e libera dal
giogo degli dei. Nel corso della musica i vari colori accompagnano con coerenza l'ingresso dei nuclei tematici. Il
Prometeo si apre con un accordo sintetico risultante dalla sovrapposizione di intervalli di quarta giusta ed
eccedente (FA# - SI; SOL - DO#; LA - RE#) che riordinato per gradi equivale alla scala DO# - RE# - FA# - SOL - LA - SI.
L’opera presenta sei temi principali alternati da
variazioni, collegamenti e dal pianoforte
solista. Il primo tema inizia lento e grave per
farsi più mosso nella seconda parte col ritmo di
crome e un salto di quarta che ricorda i temi
imperiosi dell’Estasi (Quarta Sinfonia Op. 54).
Questa seconda parte del primo tema viene
passata come di rimbalzo ai clarinetti, agli
oboi, al clarinetto basso, al corno inglese ed in
ultimo al flauto producendo un effetto quasi
incantatorio perfettamente espresso dalla
dicitura apposta avec mystère. A battuta 21,
misura di inizio del secondo tema (Della
Volontà), risuona il timbro squillante di tre
trombe in sordina con due salti di quarta I tema, battute 15 - 21
discendente ed ascendente che introducono
l'enunciazione del tema della volontà da parte
della tromba solista, sostanzialmente analogo
nel suo moto ascendente al motivo Della
Creazione (primo tema), ma con un carattere I tema, battute 21 - 25
più energico dato soprattutto dalla penultima
semicroma. Il terzo tema (Della Ragione)
esposto dai flauti (battute 26-30), rappresenta
l'alba del risveglio della coscienza umana e si
snoda in una linea melodica fluida e
ammorbidita dalla terzina. A questo punto Flauti, battute 26 - 30
interviene Prometeo, l'eroe dell'opera, tradotto musicalmente negli interventi del pianoforte che mantiene una
propria autonomia espressiva rispetto all'orchestra, pur senza entrare in conflitto con essa. Al pianoforte spetta il
compito di riproporre i sei temi principali attraverso delle variazioni, talvolta abilmente mascherate. Le prime due
variazioni sui temi Della Volontà e Della Ragione (battute 30-34 e 47-61) separano la prima triade tematica dalla
seconda; la prima sopraggiunge come un'esplosione sostenuta da un crescendo del timpano ed ha un carattere
irruente, mentre la seconda ha una sonorità delicata e cristallina.
Pianoforte, 30 - 34

Pianoforte, battute 47 - 49 Pianoforte, battute 60 - 61

La seconda triade tematica compare a battuta 87 ed è enunciata nello spazio di circa trenta misure. I tre temi che
evocano gli aspetti materiali e mondani della vita umana sono molto simili tra loro e caratterizzati da un accentuato
cromatismo. A partire da battuta 99 (avec délice) è evidente la valenza erotica e sentimentale della musica:
l'abbondanza di trilli di legni, violini e viole e l'intenso canto del violino solista svolgono in tale senso la stessa
funzione che era demandata a questi strumenti nello sviluppo del Poema dell'Estasi. Segnando l'inizio dello
sviluppo, il pianoforte ripropone il tema della creazione ben riconoscibile nel canto a misura 131 ed il sesto tema
mondano a misura 151 che sottolinea il temporaneo coinvolgimento di Prometeo nella materia.

Pianoforte, battuta 131 Pianoforte, battuta 151

Come a minacciarlo e a fargli ritrovare la ragione, interviene sporadicamente la tromba con un salto di quarta,
frammento del tema Della Volontà. Lo sviluppo attraversa a battuta 192 una travolgente variazione pianistica sul
tema Della Volontà che sfrutta lo stesso salto di quarta della tromba. Seguono elaborazioni dei sei temi
opportunamente trasportati e variati con un progressivo prevalere del secondo tema nel timbro imperioso delle
trombe, o quello cupo di corni e tromboni, con attacchi sempre più ravvicinati e in toni crescenti. Anche il violino
solista che finora è rimasto associato alla triade Della Materia intona i temi Della Creazione, Della Volontà e Della
Ragione.

Pianoforte, battute 374 - 378


La ripresa, a misura 374, avviene con la variazione pianistica dello stesso tema e sta a significare la definitiva
affermazione del potere di Prometeo. Il sublime di misura 371 ci preannuncia l'avvicinarsi del compimento estatico
dell'opera. Il suono complessivo dell'orchestra diventa via via più leggero e il ritmo più veloce; si susseguono
indicazioni sinestetiche in partitura, quali de plus'en plus lumineux et flamboyant, flòt lumineux, aigu, fulgurant e
extatique in corrispondenza dell'entrata del coro a 4 voci che emette dapprima suoni inarticolati a bocca chiusa,

Coro a bocca chiusa, battute 447 - 452


simboli di un'umanità ancora inconsapevole, e poi vocali (a/o/e, ciascuna con una propria connotazione cromatica)
intonando il tema Della Volontà ad un tempo molto lento (de plus en plus large) in 2/4 che imprime a questa sorta
di inno un carattere solenne: l'umanità ha ricevuto in dono da Prometeo la consapevolezza di se stessa.

Coro vocali, battute 465 - 473


La coda vera e propria si ha con il Prestissimo a battuta 512, danza cosmica in cui il pianoforte gioca un ruolo
importante e che si sviluppa ad un ritmo vertiginoso. L'opera si conclude con un'ultima declamazione del tema
Della Volontà da parte di 5 trombe sostenute da tutta l'orchestra e dal coro in una potenza sonora che raggiunge la
sua punta massima sull'accordo perfetto finale di FA# maggiore. Il significato di questa soluzione armonica
tradizionale, consiste nel voler tradurre adeguatamente in termini sonori uno stato di completa quiete, di riassorbi-
mento della molteplicità delle forme vitali nell'unità generatrice.

Organo, accordo finale Pianoforte, battuta 512

Dopo aver ottenuto grande successo con quest’imponente opera che recupera il concetto di Wort - Ton - Drama del
compositore tedesco Richard Wagner, e aver composto altre opere tra le quali la settima sonata denominata Messa
Bianca Op. 64 e la nona sonata, Messa Nera Op. 68, molto simile alla sesta nei suoi toni scuri e cupi, Skrjabin si
ammalò improvvisamente e morì il 14 Aprile 1915. Al suo funerale parteciparono moltissime persone, tra le quali,
oltre ai numerosi amici e parenti, tutto il mondo della cultura. Purtroppo Skrjabin e soprattutto la sua arte furono
dimenticate in fretta durante la prima Guerra Mondiale e durante gli anni ’30; bisognerà aspettare il 1967 per far
risplendere le luci del Prometeo a New York, grazie alla Rochester Orchestra e al pianista Gyorgy Sandor, ma
soprattutto grazie a Alex Ushakoff, progettista di sistemi si simulazione dello spazio.

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