Sei sulla pagina 1di 3

Mishima

Yukio Mishima e la modernità.


La grande sfida del poeta nipponico
Generalmente, quando si parla di Mishima e della sua passione per
l’Hagakure, si bada a darne un’interpretazione il più "giapponese"
possibile, nel senso d’eroismo schematizzato e immutabile. In
questo intervento, infatti, molti lettori potranno pensare inopportuno
l’accostamento tra Epicuro e l’Hagakure. Eppure, come non vedere
che sia l’uno che l’altro non davano particolare importanza alla morte
pur non disprezzando la vita?Mishima non è l’arcaico paladino che
molti credono, o meglio, è anche questo ma non
solo questo. Non dimentichiamoci del Mishima osservatore dei
costumi, che sente la radicale decadenza e corruzione del
Giappone, un arcipelago di radioline e pacifici e operosi cittadini che
ritengono uomo d’azione un manager, che si entusiasmano per gli
attori della TV e per i campioni dello sport.Mishima come tutti i grandi
d’ogni tempo, vide più in là del momento, si rese conto che la TV
avrebbe passivizzato e isolato la terza età, rendendola non solo
lontana dal suo ruolo di guida e riferimento per i giovani, ma anche
corrotta. E con tale corruzione si sarebbe venuto a creare un circolo
dove i giovani e i vecchi, l’uni verso gli altri, avrebbero degradato il
rispetto e la saggezza del passato a mera tattica d’ossequio
interessato, a semplici formule per mantenere e conquistare il
potere. Mishima ha d’altronde una doppia sensibilità: quella del
letterato e del samurai, ed è consapevole di questo. Ritiene la
letteratura assai pericolosa da maneggiare quanto e più di una
spada. Per entrambe le situazioni ci vuole pazienza e rigore, non
semplificazioni e negligenze, l’etichetta d’un samurai non rispecchia
soltanto una preoccupazione formale per gli altri e per l’estetica, ma
anche un profondo rispetto per il tempo e il suo ritmo, non si diventa
samurai in un giorno.Mishima - a nostro avviso - fece il suo seppuku
proprio contro questo Giappone, o meglio questa Terra, dominata
dalla voglia di fare presto, fare presto in amore, disinibendo i rapporti
fra uomo e donna fino al punto di svuotarlo; fare presto nella
carriera, pensando che solo alti salari garantiscono fedeltà, che solo
avere ricchezze e onori velocemente sia buona cosa; fare presto nei
discorsi, non ascoltando più le ragioni dell’altro ma solo le proprie
sbraitate giù da una cornetta telefonica e da un cellulare; fare presto
nell’impegno, impegnandosi come forsennati in molte cose, ma
senza passione e lodando in maniera futile e ruffiana i propri
superiori per averne dei vantaggi, indipendentemente se questi
hanno la saggezza per meritarle realmente. Ecco, schierata anche
se in maniera forse sommaria la lista dei nemici di Mishima, una lista
che poteva avere compimento soltanto in un’era di masse dei deboli,
come dice nel suo manifesto controrivoluzionario. Un’era di
intellettuali di stampo "lunare", dalla pelle opaca, secca, flaccida e
del tutto ignari del benefico effetto che possono fare su un corpo il
sole e l’acciaio. Uomini che hanno perso la capacità di risolvere le
contraddizioni che sono presenti nella vita come nell’Hagakure, in
maniera istintiva, ma che come ciechi si perdono, fuggendo dalla
tradizione del proprio paese per innalzare lodi sperticate alla cultura
occidentale. Questo, un errore comune anche a Mishima che, nel
suo saggio Sole e Acciaio, parla proprio di questa sua vicenda,
dicendo che a differenza delle persone normali, lui era un tronco
divorato dalle termiti e che ha dovuto lavorare per molti anni sul
proprio corpo e sul proprio spirito per ridargli l’originaria levigatezza
che avrebbe in una persona normale, giungendo così ad uno stato di
forza interiore verso gli eventi e il destino, che è molto simile
all’atarassia di Epicuro. In queste precedenti righe sarà sembrato
che Mishima fosse stato uno spregiatore della cultura occidentale e
che la teneva in non cale. Non è assolutamente vero, Mishima era
anzi intriso di letteratura europea, da Radiguet a Dostoejvski a
Rousseau di cui fa notare la somiglianza nell’educare i figli, Mishima
in realtà si scagliava contro la malainterpretazione fatta delle teorie e
degli ideali antichi dai moderni, dagli americani soprattutto.Un
esempio di questo ci è fornito dal concetto di bellezza e di amore che
avevano i greci, un concetto che era assai articolato e raffinato, in cui
nell’amore si distingueva fra eros e agape, dando al primo una
funzione più carnale, terrena, indirizzata a una sola persona,
interessi pratici, ma anche un certo romanticismo. Mentre il secondo
era l’amore disinteressato, l’amore per la patria, l’amore che vi è fra
spiriti eletti e molte altre cose difficili da comprendere ai nostri tempi.
Ebbene, tale sentimento così raffinato assieme all’altrettanto nobile
culto del bello di matrice greca, che prevedeva armonia fra dentro
(anima-mente) e fuori (corpo), veniva impunemente reso caricatura
dagli americani che propagandavano solo il culto dell’amore
disinibito e del corpo bello e muscoloso, e anche costoso -
aggiungiamo noi. Mishima, insomma, non fu un uomo fuori dal
tempo. Tutt’altro. Come non ritenere giuste queste sue osservazioni
in un mondo dove imperano bellezza al silicone e micidiali pastiglie
bianche? E Mishima in Lezioni spirituali per giovani samurai, parla
anche di questa continua voglia di stordimento dei giovani "moderni",
perché - checché se ne pensi - era un vero e proprio beniamino dei
giovani.I suoi teach-in nelle università riscuotevano un grande
successo. Mishima era un nichilista, ma niente affatto chiuso agli
altri. Certo, riteneva che l’imperatore fosse il suo jolly in più sugli
studenti come visione della vita, ma non fu mai un uomo chiuso nelle
sue passioni. L’interesse a darci di Mishima come di Epicuro
un’immagine incompleta è l’interesse di quella cultura di massa che
applica etichette più o meno infamanti ad un autore a seconda della
convenienza politica e sociale del momento. Ebbene, noi non
dobbiamo fidarci di queste voci interessate, bensì prendere esempio
da Mishima, che non lesse soltanto l’Hagakure durante la II guerra
mondiale poiché convinto che andare alla ricerca dei veri significati
d’un libro al di là delle tendenze sociali e politiche, sia una cosa che
si addice ad un vero uomo libero.
P.O. 3-2-2000 RINASCITA

Potrebbero piacerti anche