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ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITA' DI BOLOGNA

SCUOLA DI LETTERE E BENI CULTURALI

Scuola di specializzazioneCorso di laurea magistrale in

IlArcheologia
santuario e culture di Ercole
del mondo antico a

Campochiaro (CB)
Ubicazione del comune di Campochiaro
Il territorio dei
Pentri

Campochiaro: santuario
extraurbano di Bovianum, capitale
dei Sanniti Pentri.
La Civitella e la piana di Bojano
Il
santuario
occupa
un’area
posta tra le
quote 705 e
809 m. sul
livello del
mare, a
ridosso del
versante
scosceso
della
montagna.
Via Minucia

Gli itinerari:
- Tratturo Pescasseroli - Candela;
- Via Minucia;
- Tratturello del Matese
- Braccio tratturale Matese-Cortile-Centocelle;
- Via di fondovalle del Biferno.
Pianta generale del santuario
Area di 150 x 125 m ottenuta
mediante lavori di
terrazzamento di un’antica
paleofrana.

IV secolo, fase più antica:


- mura di recinzione del temenos;
- porta occidentale;
- due edifici a pianta rettangolare;
- sostruzione con prospetto porticato.
III secolo:
- terremoto di vaste
proporzioni;
- opere di
consolidamento; Due terrazze e due ingressi: l’accesso
- costruzione di un nuovo principale (orientale) e la relativa area
portico. antistante non sono stati ancora indagati.

Portico monumentale (4 x 80m)


Le mura in opera poligonale
Le mura orientali sono state realizzate
con una tecnica particolarmente
accurata e raffinata; connesse con
l’accesso principale al santuario,
avevano chiaro intento di decoro
monumentale.
La porta occidentale
6,40 x 3,70 m
- costruita
con una
tecnica
molto
vicina
all’opera
quadrata;
- coperta in
origine da
Crollò in corso d’opera in seguito al una volta a
terremoto dei primi anni del III secolo sesto pieno
a.C. realizzata
con conci di
conglomera
to e di
calcare
(uno dei
quali
riporta un
graffito
osco “h”).
Faglia di Campochiaro

Terremoti importanti nella piana di Bojano:


- 346 d.C.: ne parlano San Girolamo nel Chronicon di
Eusebio di Cesarea e Firmico Materno nel De errore
profanarum religionum; iscrizioni lapidee; provincia
Samnitium;
- 4 Settembre 1293;
- 9 Settembre 1349;
- 5 Dicembre 1456;
- 26 Luglio 1805: circa 5500 vittime.
Implicazioni di carattere sismotettonico
Il comportamento sismogenetico della struttura bordiera del Matese, in termini
di tempi ritorno, è assai poco costante, con due eventi simili separati da 1700
anni (prima metà del III secolo a.C. e 1456) ed un terzo fenomeno distante soli
350 anni dal precedente (1456 e 1805).
Anche inserendo l’evento del 346, gli eventi hanno delle ricorrenze irregolari
(600, 1100, 350 anni).
La periodicità che caratterizza altre strutture sismogenetiche appenniniche non
è riscontrabile in quella del Matese settentrionale.
Il tempio di II secolo a.C.

Tempio prostilo, tetrastilo in antis,


ionico. Eretto nella seconda metà del
II secolo a.C. (15,30 x 21,30 m).
I resti del tempio

Rimane la parte inferiore del basamento.


In origine doveva essere un dado liscio
privo delle modanature di base e di
coronamento, sulla cui fronte poggiava la
scalinata di accesso (ampia come tutto il
prospetto frontale).
Puteal: al centro Altare (?): sotto
del pronao, con la cella, in malta
e pietrisco, 80 x
diametro di 80
60 cm circa,
cm, costruito con presenta una
pietre a secco e cavità coperta di
lastre ricurve cenere. Sono stati
strigilate. ritrovati nei suoi
pressi delle
monete di bronzo
databili alla
seconda metà del
II secolo a. C.

Struttura C: in opera Scarico B: fossa Scarico A: fossa


poligonale, 3,80 x quadrangolare, 2,50 semiellittica scavata
6,70 m, priva di x 2,75 m, delimitata nel banco di breccia,
fondazione, non si è da muri di pietre a 4 x 3 x 1,20 m,
definita funzione e secco, rivestita di rivestita da uno
cronologia. Una fossa argilla, aveva sul strato di argilla.
al suo interno aveva fondo una canaletta Conteneva ceramica
materiali eterogenei quadrangolare. databile tra la
di fine III-II secolo Conteneva materiali seconda metà del IV
a.C. eterogenei di II sec. e i primi decenni del
a.C. III secolo a.C.
Resti delle cisterne
Due ambienti seminterrati, comunicanti tra loro, uno
con copertura a botte (orientale), l’altro con volta
ribassata (occidentale). Sono realizzati in opera
cementizia con paramento in opera incerta. Sono forse
da mettere in relazione con un sistema di canalette a
cielo aperto in parte scavate nel piano di roccia presso
l’angolo S- E del tempio. Il materiale ritrovato nel
loro riempimento data tra il III e il IV secolo d.C.
Antefissa di Ercole e il leone Nemeo
È stato rinvenuto nello
scarico B.
Dal medesimo contesto
provengono anche altri
oggetti collegati al culto
del dio civilizzatore, quali
statuette rappresentanti
l’eroe e clave collegate alla
sua iconografia classica.
Dedica ad Ercole su frammento di
ceramica (patera?) a vernice nera
Un’altra iscrizione, per [Herek] lui aiserniui
quanto mal ridotta, [tre] biis brateis
consente di riconoscere
la dedica di una statua, [dat] as dunum ded (ed)
“segunum”, da parte ] vkl
di un personaggio
(ùv[is] s[]), in cui forse
si può riconoscere il
nome di Ovio Staio.

Prima metà del III secolo a.C.


Collocazione di Herculis Rani sulla Tabula Peutingeriana
Rani è una corruzione che si riferisce:
- al torrente Quirino?
- ad un Eracle Curinus, collegato alle
origini sabine del popolo sannitico?
- Ad un Eracle Quirinus? (l’epiclesi
però è tipicamente latina, non
riferibile a divinità del pantheon
sannitico);
- Forse si collega ad toponimo con
radice osca aiser, riferito alla
montagna del Matese: non lontano
dal Monte Miletto, troviamo ancora
oggi una località denominata
“l’Esule”, corruzione di un più
antico “Esere” citato in documento
del 985 d.C.
Dopo la dismissione del culto, successivamente al bellum sociale e alla timida
parentesi dei primi due secoli della nostra era, il luogo sopravvive come statio o
mutatio in funzione della via che attraverso il Matese perviene in Campania.
Cessa di esistere definitivamente, anche come luogo di transito, in un momento
forse posteriore al IV secolo d.C.
L’Herculaneum ricordato da Tito Livio

“[…]. A Ercolano dovette


invece affrontare una
battaglia in campo aperto
dall’esito incerto, subendo
più perdite di quelle
inflitte ai nemici. […]”

In questa battaglia, avvenuta nel 293 a.C.


(durante la Terza Guerra Sannitica) proprio
nei pressi del santuario, i Sanniti riuscirono a
far fronte all’esercito del console Carvilio, che
fu costretto a deviare le legioni romane verso
Saepinum.
Placchetta dei Dioscuri

Placca in argento dorato,


inclusa tra i materiali di
I - II secolo d.C.:
testimonia una
continuità del culto, per
quanto debole, ancora
nei primissimi secoli
dell’Impero.
I Dioscuri sono in genere
molto presenti nella
religiosità italica, a causa
del loro legame con
l’ambito militare e in
particolare con la
cavalleria.
CONCLUSIONI
- Nel tipico sistema sannitico di uso del territorio e di distribuzione degli insediamenti, comunemente definito paganico -
vicano, qualificabile come ubiquitario, esistevano molti tipi di siti, ognuno rispondente ad una specifica funzione:
abitativa, mercantile, sacrale, politica; ognuno di questi era collegato ad una porzione distrettuale più o meno ampia.
- Nell’ambito delle strutture sacre, sono stati individuati (nel territorio sannitico) santuari di dimensioni e di importanza
gerarchicamente diverse: da quelli minori collegati ad una singola comunità di villaggio, o ad un luogo specifico, a
quelli relativi ad un pagus, cioè ad un distretto territoriale ampio e articolato in cui vivevano più comunità, o
addirittura quelli sovrintendenti l’intero nomen.
- I santuari extraurbani costituivano un luogo prioritario di incontro e di scambio; rappresentavano un baricentro
economico per i commerci che vi si tenevano in occasione delle fiere e dei mercati connessi con le celebrazioni religiose
stagionali e fungevano da fulcro in senso politico - identitario.
- In questa scala gerarchica, il santuario di Pietrabbondante rappresentava il vertice, quello di Campochiaro, invece,
occupava una posizione immediatamente inferiore (il suo tempio è secondo solo al Tempio B del primo sito).
- Numerosi indizi portano ad individuare in Ercole la divinità venerata nel santuario: la presenza abbondantissima di
elementi connessi al suo culto (bronzetti raffiguranti il semidio, gli oggetti a lui pertinenti come la leontè e la clava ,
due iscrizioni di dedica alla divinità, elementi di decorazione architettonica riferiti alle fatiche di Ercole, un frammento
scultoreo in marmo riferito al dio) e le informazioni riportate nelle fonti scritte (l’Herculaneum di Plinio e l’Herculis
Rani della Tabula).
- Più cauta l’individuazione di un altro culto connesso coi Dioscuri, documentato da un’unica placchetta in argento
dorato; si trattava di divinità marginali? di divinità oggetto di devozione privata? o erano effettivamente corollario
della venerazione santuariale?
- alcuni edifici meritano una migliore definizione cronologica, così da rendere più chiara la sequenza temporale del
santuario; nonostante le lacune, è stata possibile una comprensione generale di questo contesto.
- importante potrebbe risultare l’individuazione di acque sorgive, solitamente connesse con i luoghi sacri; in questo
caso, la fitta copertura boschiva, e le ricerche ancora in corso d’opera, non hanno portato ad una loro attestazione.
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