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Il Castello da

Capo: indagini
preliminari
Contesto Storico
18 Giugno 1053: la coalizione pontificia affronta le
truppe normanne nella battaglia di Civitate (provincia
di Foggia)
I protagonisti della
battaglia

Leone IX (1054†)

Umfredo
d’Altavilla (1057†)
VS

Gerardo di Lorena (1070†)

Rodolfo di Benevento (post 1054)


Roberto il Guiscardo (1085†)
La battaglia di Civitate getta le
basi per la formazione della
Contea di Loritello

Goffredo d’Altavilla (1071†), fratello


di Umfredo, inizia la conquista dei
territori della nostra zona.
Nel 1061 il figlio di
Goffredo, Roberto,
diviene il primo
conte di Loritello
Dal 1053 al 1061 passano
8 anni.

Quando viene presa


Guglionesi?
Partiamo dalla fonte “normanna”più
vicina a quel tempo: Goffredo Malaterra

Goffredo Malaterra è un monaco benedettino


normanno che scrive il De Rebus gestis Rogerii Calabriae
et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi duci fratis eius;
sostanzialmente, si tratta di una cronaca delle imprese
del Guiscardo e del fratello Ruggero I di Sicilia (1101†).
I fatti risalgono al 1059
La notizia è confermata dal Flavio
Biondo (1463†)

Nella versione latina dell’Italia Illustrata


dice:

“Normanni etiam duces erant dignam apud


quod (castellum Guillionesiacum) Aprutine
gubernationis sedem tenerent”.
La notizia è riportata anche nella
traduzione italiana.

Si vedano:

- Roma ristaurata et Italia


illustrata, versioni degli anni 1543 e
1558.
Pure Ludovico Antinori (1778†) sembra parlare del
castello di “Colle Dionisio”, detto pure Guilloniaco, e poi
Collinisi” e confermare la sua cattura da parte del
Guiscardo e del fratello Ruggero. La notizia è
corredata da una nota con l’anno 1060 e dalla
precisazione che gli eventi si svolgono sotto il
pontificato di Niccolò II (1061†)

-Raccolta di memorie istoriche, tomo II, 1782, p. 59.


Stessa identica notizia è fornita dal
Vincenzo Ciarlanti (1653†), sebbene
l’evento sia ricondotto nuovamente al
1059.

- Memorie storiche del Sannio, Vol. III,


1823, p. 197.
Di particolare aiuto per il caso
in esame è il Codice diplomatico
delle Tremiti (1005 - 1237), 1960, A.
Petrucci, che raccoglie tutte le
donazioni fatte al monastero
tremitese negli anni indicati.
L’ultimo documento del 1059 risale a
Giugno dello stesso anno (vi è un altro
atto di Novembre, ma secondo l’autore
potrebbe trattarsi di un errore di
copiatura): Gervisa, moglie del defunto
Fusco e figlia di Adelperto, sembra essere
l’ultima rappresentante della famiglia
longobarda presente nel castello di
Guglionesi a fare una donazione in
favore del monastero delle Tremiti (p. 192).
Vi è poi un breve lasso di tempo (di un anno) in
cui non si registrano notizie di donazioni da
parte della famiglia del castellum di
Guglionesi. Il suddetto centro tornerà nei
documenti solo nel 1061, assieme ad altre
proprietà già acquisite dal monastero
tremitese, tra le quali Veterana e Campo de
Abbatissa (entrambi castelli).

Maggio del 1061: Si citano “villonisi, Vetrana,


Campo de Abbatissa” come beni confermati al
monastero di tremiti (p. 214).

La particolarità di questo atto sta


nella sua natura: si tratta di un
“privilegio” di Niccolò II, personaggio
già incontrato precedentemente nella
fonte dell’Antinori (che specificava
come l’attacco al castello di Guglionesi
fosse avvenuto sotto il suo pontificato,
nel 1060).

Le ipotesi da fare, allora, sono due:

- o che il territorio guglionesano (comprendente


i 3 castelli di guglionesi, vetrana e campo de
abbatissa) fosse ormai “svenduto” in larga parte
dai conti longobardi al monastero tremitese,
divenendo quindi una delle tante proprietà in
mano dei benedettini isolani (semplicemente
elencate nel privilegio);

- Oppure che guglionesi fosse ancora un centro


di tutto rispetto e che la sua nomina (assieme ad
altri villaggi e borghi inseriti in un vasto
territorio che va dal teatino alla puglia
settentrionale) fosse una sorta di
“puntualizzazione” pontificia per rimarcare la
proprietà monastica tremitese di tali luoghi,
molto probabilmente a rischio a causa
dell’imminente venuta normanna nel
meridione pugliese e molisano/abruzzese.
Il rischio di un’amputazione territoriale di
tali beni ha comportato l’emissione di un
privilegio pontificio a favore del monastero?

Non va dimenticato che il Papa Niccolò II, nel


giugno del 1059, stipula il trattato di Melfi coi
Normanni e con esso, tra le altre concessioni,
riconosce le acquisizioni territoriali da loro
effettuate sino a quel momento.

I Normanni erano particolarmente


interessati a legittimare le proprie
acquisizioni, per cui, forse, proprio in questo
contesto si inserisce la storia di Goffredo
d’Altavilla.
Goffredo “si affretta” a consolidare le
proprie acquisizioni, “approfittando” del
nuovo trattato sottoscritto nel 1059.

Divenuto conte di Capitanata (nel distretto


di Foggia) nel 1057, subito dopo la morte di
Malgerio d’Altavilla (avvenuta in
quell’anno), tenta di allargare verso
nord i propri domini. E infatti, nei due anni
successivi al trattato di Melfi (se non già
da prima), amplia ulteriormente i suoi
possedimenti. Il risultato di tali imprese è
dunque la formazione della nuova
contea di Romitello, a capo della quale,
nel 1061, viene posto il figlio Roberto I.

Per far sì però che la nuova realtà


funzioni, è necessario istituire dei
baluardi: Guglionesi, assieme a Chieti,
diventa uno dei punti di controllo del
versante costiero.
Perché proprio Teate e Guillionisi?

Forse, in un’ipotesi da confermare, questi due


centri nel periodo in questione (XI secolo), e
per il territorio considerato, sono quelli che
meglio sopravvivono e si evolvono, a discapito
di altre realtà una volta floride o di altre
ancora non giunte propriamente “a
maturazione”.

Quanto poi, come nel caso di Guglionesi, la


posizione favorevole e le fortificazioni
preesistenti (se già in essere) abbiano influito
nella scelta del baluardo difensivo, è cosa da
dimostrarsi.
Sta di fatto che Teate verrà assoggettata
alla contea di Loritello solo nel 1075/1076,
dopo la battaglia di Ortona, quando
Trasmondo III viene sconfitto da Roberto I
di Loritello, ponendo fine al gastaldato
degli Attoni. La contea di loritello dunque,
dai confini della Puglia sino a quelli del
pescarese, potrebbe aver raggiunto le sue
fattezze finali soltanto successivamente a
tale data.
È comunque confermata la presenza di un
castellum a guglionesi e di un signorotto
locale di nome Galterio.

ma Non solo Malaterra, Biondo, Antinori e


ciarlanti riferiscono di tale longobardo;
Ancora una volta, è il codice diplomatico
delle tremiti a tornarci d’aiuto.

Giugno 1052, p. 143: “Giovanni del fu gualberto,


Rainaldo e Gualberto fratelli del fu gisone, e
gualtiero del fu gisone…”.

Si tratta per forza dello stesso galterio


protagonista della efferata vicenda
dell’accecamento.
Potrebbe collegarsi l’accecamento, di cui nelle
fonti si sottolinea un’invalidità mirata a non
nuocere più al nemico, ad un tentativo di difesa
del conte di guglionesi dall’assalto normanno?

Si parla di una cattura del castello, che


sottintende per forza un tentativo di difesa
(altrimenti soluzione diversa sarebbe stata
quella di una resa senza lotta); se questa è stata
fatta, poi, asserragliandosi all’interno di
ipotetiche mura di un castello o cittadine, è
cosa da dimostrarsi.

È possibile, comunque, che l’efferata reazione


normanna sia una sorta di punizione al
“fastidioso” tentativo di ostacolare la cattura
del castellum e che il nemico longobardo,
effettivamente temibile e resistente agli
attacchi, debba obbligatoriamente esser reso
inoffensivo, onde evitare che in futuro possa
costituire nuovamente una minaccia.
L’estromissione di Galterio dal castello, infine,
conferma la necessità normanna di un cambio
di gestione di potere su quel feudo, altrimenti
pericoloso ancora in mano longobarda.
L’ultimo punto da riportare è quello
su di un livello (contratto agrario)
del X secolo, fondamentale per capire
se effettivamente ci sia stata una
transizione ed evoluzione per il
nostro paese nell’anno Mille e se mai
siano esistite delle mura o delle
fortificazioni già in questo periodo.
Chronicon S. Monasterii
Casinensis, Lib. I, Cap. LVI.
Si fa riferimento all’abate Adelperto di
Cassino, il quale concede a livello a
Grimoaldo da Camerino, per 100 soldi e
all’annuo censo di altri 8 soldi, delle terre di
pertinenza del monastero cassinense comprese
tra i fiumi Biferno e Sinarca, il mare e la
“Villa Guillionisi”. Siamo nel 940 d.C. e questa
è la prima testimonianza sul nostro paese.
Guglionesi è menzionata come villa, non
come castellum.

Probabilmente il processo di
incastellamento sulle colline attuali non
era ancora avvenuto (o era in divenire) e il
villaggio medievale qui esistente doveva
forse rientrare nell’ambito di una divisione
agraria di tipo curtense (all’interno di un
territorio adriatico più vasto).
Fonti più recenti (Archeologia
Medievale, VIII, 1981, p. 493 e seguenti)
ci dicono come Guglionesi fosse già un
centro di una certa importanza nel
X secolo, tanto che la famiglia in
esso residente (difficile dire quando si
insedia nel villaggio) si scinde per
questioni “familiari”, permettendo ai
rami minori di occupare zone
contermini come la stessa Veterana
(non più antica del X secolo).
Per terminare

L’obiettivo della ricerca archeologica è quello


di:

- comprendere quando è avvenuto


l’incastellamento di Guglionesi e se una famiglia
longobarda ne ha permesso la poleogenesi in
senso castrense;

- capire a quale epoca, sulla base di uno scavo


stratigrafico e di una lettura degli alzati
ancora esistenti, si devono attribuire i
paramenti murari (è possibile che possano essere
addirittura successivi all’XI secolo);

- evidenziare se tra le due dominazioni,


longobarda e normanna, vi siano differenti
circuiti murari e nuclei abitativi (la cinta
normanna, comprendente anche il castello da
piedi, chiudeva un nucleo abitativo più antico
già difeso?).

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