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Introduzione

E' come se Herbie Hancock stesse guidando (per la prima volta, per giunta) un aereo
con a bordo i passeggeri Dexter Gordon (sax tenore), Freddie Hubbard (tromba),
Butch Warren (contrabbasso) e Billy Higgins (batteria). Essi sono guidati dal pilota,
dal suo pianoforte, ma sono liberi di muoversi come vogliono all'interno dell'aereo,
all'interno delle strutture di Hancock. Strano velivolo, quello dove i passeggeri si
possono alzare e andare più o meno dove vogliono! Si vede che il pilota ha fiducia in
loro, sa che non andranno dove non devono. Stiamo parlando di Takin' Off,
argomento di questa tesi di laurea e primo album discografico solistico del pianista
jazz statunitense Herbie Hancock, pubblicato dalla casa discografica Blue Note
Records nell'ottobre del 1962.

Emozionante, concreto, esuberante il personale tragitto di Gordon in "Watermelon


Man", tinte gospel su un blues modificato, quanto personale e melodico è quello su
"The Maze". E che dire di Freddie Hubbard? Si vede che le concezioni musicali
hancockiane sono quel che fa per lui, dato che sui dischi del pianista dà sempre il
meglio di sè! Ancor prima di gareggiare in originalità e fantasia con George Coleman
su "Maiden Voyage" Freddie già qui dà dimostrazione di un'intesa perfetta con
Herbie, che raggiunge vette indescrivibili in "Driftin", altro brano dal sapore
r&b/gospel.

Quanto estro, quanta personalità, quanta bellezza! Ma per volare in alta quota,
bisogna prima avere solidi basi alle quali affidarsi, e la base Warren/Higgins è più
che adatta a questo compito. Due musicisti sottovalutati, sempre al servizio della
melodia senza cadere nella banalità. Molto belle in particolare le linee di basso, funky
quand'è necessario, walking bass di classe, sintonia ottima con le pelli e i piatti di
Higgins. Un esempio? "The Maze", basta ascoltare cosa combinano su "The Maze"!
Swing canonico e all'improvviso, durante l'assolo di piano, loro due sotto che liberi si
muovono, "tienitelo da solo il tempo, Herbie, noi vogliamo libertà", figure ritmiche
più spezzate ma melodicissime, un espediente che oltretutto dona ancor più vivacità
ad uno dei brani migliori del disco. Inutile spendere parole sul pilota, sì insomma, su
Herbie Hancock: attitudine jazz con rimandi al blues e al gospel, stile peculiare e
vulcano di idee. Non sbaglia il primo album da leader, anzi tira fuori un capolavoro,
un disco sottovalutato ma assolutamente da riscoprire.

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