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IL MONDO COME VOLONTA’ E RAPPRESENTAZIONE:

LA RAPPRESENTAZIONE O <<VELO DI MAYA>>

Il punto di partenza della filosofia di Schopenhauer è

la distinzione Kantiana tra fenomeno e noumeno

Ma questa distinzione ha poco in comune con quella veramente professata da Kant.


Per quest’ultimo il fenomeno è la realtà, l’unica realtà accessibile alla mente umana;
e il noumeno è un concetto – limite che serve da promemoria critico per rammentarci i
limiti della conoscenza.
Per Schopenhauer il fenomeno (rappresentazione) è invece parvenza, illusione,
sogno ovvero ciò che nell’antica sapienza indiana è detto <<velo di Maya>>; mentre il
noumeno (volontà) è una realtà che si “nasconde” dietro l’ingannevole trama del
fenomeno e che il filosofo ha il compito di “scoprire”.

Schopenhauer riduce quindi il concetto di fenomeno a un significato estraneo allo spirito


del Kantismo, e che appare vicino, almeno in parte, alla filosofia indiana e buddistica.

<<E’ Maya, il velo ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali e fa loro vedere un mondo
del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché ella rassomiglia al sogno,
rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per
acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra che egli prende per un serpente>>.

Come si vede dalla citazione sopra, “L’atmosfera” orientalistico – metafisica nella quale la
filosofia di Schopenhauer immerge il lettore è ben diversa da quella gnoseologico –
scientifica della “Critica della Ragion Pura” di Kant.

per il criticismo il fenomeno è qualcosa di pienamente reale, che esiste


indipendentemente fuori dalla nostra coscienza, anche se viene appreso tramite il
nostro corredo di forme a priori o strutture mentali.

il fenomeno di cui parla Schopenhauer invece è una rappresentazione che esiste solo
dentro la nostra coscienza.

Tant’è vero che egli crede di poter esprimere l’essenza del Kantismo con la tesi, che apre
il suo capolavoro, secondo cui

<<IL MONDO E’ LA MIA RAPPRESENTAZIONE>>

<<Il mondo è la mia rappresentazione: ecco una verità che vale in rapporto a ciascun
essere vivente e conoscente, anche se l’uomo soltanto è capace di accoglierla nella sua
coscienza riflessa e astratta: e quando egli fa veramente questo, la meditazione filosofica
è penetrata in lui. Diventa allora per lui chiaro e certo che egli non conosce né il sole né la
terra, ma sempre soltanto un occhio, che vede un sole, una mano, che sente una terra;che
il mondo, che lo circonda, non esiste se non come rappresentazione, vale a dire sempre
soltanto in rapporto ad un altro, a colui che lo rappresenta, il quale è lui stesso>>

La rappresentazione ha due aspetti essenziali e inseparabili, la cui distinzione


costituisce la forma generale della conoscenza:

da un lato c’è il soggetto rappresentante,


dall’altro c’è l’oggetto rappresentato.

Soggetto e oggetto esistono soltanto all’interno della rappresentazione, come due


lati di essa e non ci può essere oggetto senza soggetto (come aveva detto Kant, ma al
tempo stesso non ci può essere soggetto senza oggetto, perchè il soggetto è sempre
soggetto conoscente e in quanto tale non può non avere un oggetto.

In base a ciò Schopenhauer critica sia il materialismo che l’ idealismo:

Il materialismo è falso perché nega il soggetto riducendolo all’oggetto o alla materia.

L’Idealismo è parimenti errato poiché compie il tentativo opposto e altrettanto impossibile


di negare l’oggetto riducendolo al soggetto.

Sulle orme di Kant, anche Schopenhauer ritiene che la nostra mente, o più esattamente il
nostro sistema nervoso e cerebrale, risultino corredati da una serie di forme a priori, la
scoperta delle quali <<è un capitale merito di Kant, un immenso merito>>

Tuttavia, a differenza di Kant, Schopenhauer ammette solo tre forme a priori della
rappresentazione:

SPAZIO, TEMPO, CAUSALITA’.

La CAUSALITA’ è l’unica categoria (Kant ne aveva elencate 12) in quanto tutte le altre
sono riconducibili a essa poiché la realtà stessa dell’oggetto si risolve completamente
nella sua azione causale su altri oggetti.

La causalità o principio di ragion sufficiente, afferma Schopenhauer, assume forme


diverse a seconda degli ambiti in cui opera, manifestandosi come:

CAUSALITA’ DEL DIVENIRE ( che regola i rapporti fra gli oggetti naturali)
CAUSALITA’ DEL CONOSCERE (che regola rapporti fra premesse e conseguenze nei
ragionamenti)
CAUSALITA’ DELL’ESSERE (che regola i rapporti spazio – temporali e le connessioni
artmetico – geometriche)
CAUSALITA’ DELL’AGIRE (che regola le connessioni fra un’azione e i suoi motivi in
ambito morale)
Praticamente ogni sfera della realtà (oggetti fisici, pensieri, rapporti spazio temporali,
azioni) è dominata da rapporti causali. Il rapporto causa-effetto è sempre un rapporto
necessario.
(Il mondo e' un insieme di rappresentazioni legate tra di loro dal nesso di
causalita')
la conoscenza degli oggetti è una conoscenza di effetti e rapporti reciproci, non di
essenze. Gli oggetti non sono che effetti e si esauriscono in tali loro rapporti reciproci .

Poiché Schopenhauer paragona le forme a priori a dei vetri sfaccettati attraverso cui la
visione delle cose si deforma, egli considera la rappresentazione come una
fantasmagoria ingannevole, traendo la conclusione che LA VITA E’ “SOGNO” cioè
un tessuto di apparenze o una sorta di “incantesimo”, che fa di essa qualcosa di simile agli
stati onirici:

<<La vita e i sogni son pagine d'uno stesso libro. La lettura seguíta è la vita reale. Ma
quando l'ora abituale della lettura (il giorno) è trascorsa, ed arriva il momento del riposo,
noi continuiamo spesso a sfogliare oziosamente il libro, aprendo a caso questa pagina o
quella, senz'ordine e senza séguito, imbattendoci ora in una pagina già letta, ora in una
nuova ... sogni si distinguono dunque dalla vita reale in quanto non rientrano nella
continuità dell'esperienza che ininterrottamente vi circola>>

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