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Bergson
Nacque a Parigi nel 1859. Fu per molti anni professore al Collegio di Francia.
Il suo primo scritto è il “ Saggio dei dati immediati della coscienza” che già nel titolo mostra quello
che sarà il metodo del filosofo:liberare dalle strutture intellettuali fittizie la vita originale della
coscienza per attingere alla sua vera purezza.
La seconda opera è “Materia e memoria” e tratta delle relazioni tra spirito e corpo.
“L’evoluzione creatrice” è l’opera principale di Bergson ed è dedicata a illustrare l’autentica natura
della vita.
Una delle sue teoria più originali è la distinzione tra il tempo della scienza e il tempo della vita.
Il primo è costituito da tanti istanti che si differenziano quantitativamente, Esso è reversibile,in
quanto un esperimento è ripetibile più volte, e composto da momenti distinti l’uno dall’altro. La sua
immagine rappresentativa è la collana di perle.
Si caratterizza come astratto,esteriore e spazializzato.
Il tempo della vita è costituito di istanti che si differenziano qualitativamente.
Esso è irreversibile in quanto composto da momenti irripetibili che si compenetrano e si sommano.
La sua immagine rappresentativa è il gomitolo di lana o la valanga.
Si caratterizza come concreto ed interiore e si identifica con la durata.
Queste ultime due immagini rendono bene l’idea di “conservazione totale”che al tempo stesso è una
“creazione totale” giacché ogni momento,pur essendo il risultato dei precedenti,è assolutamente
nuovo rispetto ad essi.
La vita dello spirito è perciò essenzialmente autocreazione e libertà.
Non si può dire che l’anima sia “determinata” dalla simpatia,dall’odio ecc come da forze che
agiscono su di essa dall’esterno. Ognuno di questi sentimenti,se ha attinto una profondità
sufficiente, è tutta l’anima; e dire che essa è determinata da uno di tali sentimenti significa in realtà
affermare che si determina da sé e ,quindi, è libera.
Bergson articola il proprio discorso distinguendo tra memoria,ricordo e percezione.
-La memoria è la stessa coscienza che registra automaticamente tutto ciò che accade,anche ciò di
cui non siamo consapevoli.
-Il ricordo è la materializzazione in un’immagine,operata dal cervello,di un evento del passato. Tale
materializzazione non avviene sempre, e ciò spiega in che senso la coscienza, pur essendo
memoria,non sia necessariamente ricordo.
Il cervello trasforma in ricordi solo ciò che serve all’azione mantenendo nell’inconscio la maggior
parte del passato.
-La percezione agisce come filtro che seleziona i dati in vista dell’azione.
In primo luogo,Bergson sottolinea che la vita è sempre creazione e imprevedibilità,e nello stesso
tempo conservazione integrale e automatica del passato. Tale è la vita dell’individuo così come
quella della natura; ma le sorti dell’uno e dell’altra sono diverse.
Ciascuno di noi può constatare che la sua personalità infantile riuniva in sé potenzialità diverse che
sono via via divenute tra loro incompatibili,ponendolo più volte di fronte alla necessità di una
scelta.
L’uomo non può vivere che una sola vita e perciò deve scegliere.
La natura invece non è costretta a scegliere in quanto di fronte ad ogni “biforcazione” crea specie
diverse.
Nonostante tali biforcazioni noi riconosciamo la natura come unica e tale unità precede la
biforcazione stessa:è l’unità di uno slancio vitale,cioè di una forza alla quale la natura deve la sua
stessa vita.
Lo slancio vitale esclude l’idea di un disegno prestabilito che caratterizza ogni teoria finalistica ma
esclude anche l’idea che l’evoluzione sia avvenuta per cause puramente meccaniche.
Per illustrare questo concetto,Bergson usa l’esempio di una mano che affonda in una grande
quantità di limatura di ferro:i grani si dispongono in modo da assumere la forma della mano.
Se la mano fosse invisibile chi osservasse cercherebbe la ragione di questa disposizione e i
meccanicisti direbbero che la causa è l’azione esercitata da ciascun grano su quelli vicini mentre i
finalisti ipotizzerebbero un piano d’insieme responsabile dell’assetto raggiunto.
La verità è che all’origine di tutto vi è l’indivisibile e positiva azione della mano.
Lo slancio vitale si conserva lungo tutte le linee evolutive nelle quali si ramifica ed è la causa
profonda delle variazioni della natura e che,addizionandosi a quelle esistenti,creano nuove specie.
L’azione indivisibile della mano rappresenta lo slancio vitale mentre la posizione assunta dai grani
rappresenta il suddividersi dello slancio in individui e specie.
Infine tale posizione è dovuta alla resistenza esercitata dalla limatura di ferro nei confronti del
movimento della mano ossia la resistenza della materia bruta nei confronti della forza della vita.
La prima biforcazione dello slancio è quella che ha dato origine alla divisione tra piante e animali.
Gli animali a loro volta si sono distinti in artropodi e vertebrati. Le altre due direzioni sono gli
echinodermi e i molluschi che hanno rappresentato un vicolo cieco per l’evoluzione.
La biforcazione dello slancio vitale in artropodi e vertebrati ha dato vita a due percorsi evolutivi
distinti che hanno potenziato rispettivamente l’istinto e l’intelligenza.
Istinto e intelligenza sono tendenze diverse ma tra loro connesse e mai assolutamente separate.
Nella loro forma perfetta,l’intelligenza si può definire come la facoltà di fabbricare strumenti
artificiali e di variarne indefinitamente le modalità di fabbricazione,mentre l’istinto ome la facoltà
di utilizzare o costruire strumenti organizzati(come il corpo).
Originariamente l’uomo era “homo faber”:egli aveva la capacità di sopperire alla deficienza degli
strumenti naturali di cui disponeva con creazione di strumenti artificiale.
Proprio da questa caratteristica originaria derivano i caratteri fondamentali dell’intelligenza umana
e della scienza che di essa si avvale.
La scienza serve in ultima analisi a costruire strumenti inorganici utili all’uomo.
Analogamente,il funzionamento dell’intelligenza è determinato dalla natura dell’oggetto che le è
proprio e la sua caratteristica essenziale è l’incapacità naturale di comprendere il movimento,il
divenire e la vita.
Tuttavia essa come accennato prima non si separa mai dall’istinto. E’ quindi possibile un “ritorno
consapevole” dell’intelligenza all’istinto. Tale ritorno è costituito dall’intuizione.
Essa è l’istinto divenuto disinteressato e consapevole di se stesso.
Che uno sforzo del genere sia possibile è dimostrato dall’intuizione estetica che dà luogo all’arte. Si
può concepire una ricerca orientata nello stesso senso dell’arte e che abbia per oggetto la vita in
generale. Una ricerca di questo genere sarà propriamente filosofica e costituirà lo strumento adatto
alla comprensione della vita:la metafisica.
Bergson distingue vari tipi di società:
-società chiuse:l’individuo agisce come parte del tutto e non c’è quasi margine all’iniziativa
personale. Qui domina la “morale dell’obbligazione” fondata su abitudini sociali che garantiscono
la vita e la solidità della comunità. E’ una morale immutabile e conservatrice.
-società aperte:lo sforzo creatore della vita prosegue cercando nuove manifestazioni. Domina la
“morale assoluta” che non guarda a un gruppo sociale ma all’umanità. E’ una morale in movimento
e tende al progresso.
Allo stesso modo distingue due tipi di religione:quella statica(fondata su miti e superstizioni e
creata dall’uomo in risposta alla disperazione causata dalle prospettive di pericolo,insuccesso e
morte)e quella dinamica che si identifica con il misticismo.
Il misticismo è molto raro e presuppone un uomo privilegiato e geniale.
Attraverso di esso l’uomo si inserisce nello slancio creatore della vita.
Il fatto che tutte le forme di religione convergano verso la medesima esperienza mistica è l’unica
prova possibile dell’esistenza di Dio.
Bergson ritiene che i mistici cristiani siano superiori agli altri in quanto insistono sull’amore.
Il misticismo è anche l’unica risposta ai mali della società. Estendendo la sfera ‘azione dell’uomo
sulla natura,la tecnica ha in un certe senso “ingrandito” il corpo umano che quindi richiede anche un
“supplemento” d’anima.