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gennaio-dicembre

Sommario

3 Franco D’Andrea e l’insegnamento:


l’Africa in fondo ai viali di Trento
di Luigi Radassao e Corrado Guarino

11 Jimmy Giuffre, Paul Bley, Steve Swallow Trio:


una musica stereostopica
di Maurizio Rinaldi

41 Biografie

43 Ted Pease Jazz Composition


recensione di Roberto Spadoni

45 Biblio/Sitografie

Jam Session
Semestrale di pedagogia
e didattica afroamericana

N. 6-7
gennaio-dicembre 2007

Direttore reseponsabile
Francesco Chiari

Direttore
Luigi Radassao

Progetto grafica
Gabriele H. Marcelli
Daniela Capelloni

www.sidma.it
jamsession@sidma.it
Jam Session 2
Franco D’Andrea e l’insegnamento: l’Africa in fondo ai viali di Trento

di Luigi Radassao e Corrado Guarino


fotografie di Luciano Rossetti
Luciano Rossetti © Phocus Agency

L’
C’é chi dice che il jazz non si può insegnare.
Condividi quest’affermazione?

intervista a Franco D’Andrea Quando si parla di jazz, come pure di altre


inaugura una serie d’incontri con musicisti e musiche - per esempio, di quelle genericamente
docenti sul tema della didattica nella musica jazz. denominate “esotiche” -, si tende a parlarne come
Dare inizio alla rubrica con Franco D’Andrea se si trattasse di forme espressive non razionali,
è stata una scelta quasi obbligata, oltre che un come se soltanto noi europei fossimo i depositari
omaggio – a modo nostro – ad uno dei musicisti di qualcosa di scientifico e gli altri fossero tutti dei
più esplorativi, coerenti, creativi e rigorosi che il dilettanti.
jazz italiano abbia mai espresso. D’Andrea è infatti Ciò accade semplicemente perché noi, queste
un decano dell’insegnamento, che ha coltivato, musiche diverse, non le capiamo. Io stesso, se
parallelamente all’attività concertistica, sin dal dovessi parlare di una qualche musica araba,
1978, quando ha iniziato a tenere corsi presso i mi troverei in grave difficoltà; e tuttavia partirei
seminari di Siena Jazz. Dal 1993 sino alla pensione predisponendomi al rapporto con un profondo
è stato titolare della cattedra di Musica Jazz presso senso del rispetto, così come farebbe ogni altro
il Conservatorio di Trento. jazzista. Il jazzista, infatti, deve dimostrare per
forza vedute ampie ed aperte, in quanto il jazz,

3 Jam Session
compositori contemporanei. Resta il fatto che
ciò che viene dalle tradizioni orali risulta sempre
difficilmente traducibile e nel jazz l’oralità occupa
notoriamente un posto importante, anche senza
considerare l’improvvisazione , sicché per notarla
siamo spesso costretti ad usare una stenografia
musicale, piuttosto che una vera e propria
scrittura. In certi momenti ed ambiti potremo
scrivere più estesamente, o siamo addirittura
tenuti a farlo, come nel caso di una big-band;
in altri, viceversa, le sfumature sono talmente
numerose, le possibilità d’incroci tra variabili
diverse così grandi, che alla fine dobbiamo
arrenderci, ed ammettere che esiste una parte
del jazz intraducibile. Anche se non per questo
irrazionale.
Sono due aspetti diversi: razionalizzare significa
che c’é una musica che magari non si può
mettere interamente per iscritto, ma che si
può suonare, e della quale quasi certamente si
può parlare. Si può tentare di descriverla, ma
poi bisogna sentirla, perché la scrittura resta
pur sempre un medium, usato per tradurre
qualche cosa che tuttavia appartiene ad un
altro linguaggio: il linguaggio del suono. E per
suonare, d’altro canto, occorre prima di tutto
ascoltare, sentirlo questo suono, da cui la musica
viene e cui resta pur sempre legata. Elementi di
oralità sempre sono stati e sempre rimarranno
legati al jazz: basti solo considerare la voce
dei singoli strumenti, ogni volta così personale
per sua stessa nascita, è già una sintesi di culture e così distante dall’uniformità timbrica tipica
differenti: la prima è la cultura musicale occidentale, della tradizione eurocolta (malgrado i compositori
sostanzialmente scritta, che conosciamo bene; d’oggi, a volte guardando proprio al jazz, cerchino
l’altra quella dell’africa occidentale subsahariana, spesso di combattere questa omogeneità). Come
sostanzialmente orale, che conosciamo molto facciamo a descrivere sulla carta il suono di Louis
meno. Ma anche la musica indiana si affida assai Armstrong? E quello di Bix Beiderbecke? Il modo
poco alla scrittura, e non per questo è una musica d’articolare di Charlie Parker o, meglio ancora, di
poco strutturata: io stesso, essendo per lo più Ornette Coleman? Oppure dell’Archie Shepp degli
autodidatta, tendo a non tenere in gran conto la anni Sessanta? E che cosa possiamo scrivere di
scrittura. Pharaoh Sanders?
La musica africana, dunque, è di tradizione orale, Tutto questo ha, gioco forza, ricadute pedagogiche,
eppure questa tradizione presenta tratti di estremo la più importante delle quali, secondo me, sta
rigore. Ho un ricordo molto forte di Fode Joula, nel fatto che nella didattica jazzistica il libro, il
leader dell’ensemble con cui ho suonato negli anni manuale, è d’aiuto, ma l’insegnante aiuta ancora
Ottanta, gli Africa Djole. Era un percussionista di più. Il maestro deve essere il portatore di questa
scrupolosissimo, e quando addestrava il secondo tradizione orale, colui che fa vedere come si fa,
batterista, che considerava il suo delfino, materialmente. Al tempo stesso, però, deve anche
poteva andare avanti decine di minuti solo per essere in grado di mettere l’allievo al centro di tutto,
spiegargli una semplice figura ritmica sul djembé, quale portatore di una personalità forte, che andrà
puntualizzando ogni possibile tocco, suono, sempre rispettata e valorizzata al massimo grado.
armonico, timbro e dinamica, con una sottigliezza L’allievo, presto o tardi, mostrerà le sue qualità e la
ed una raffinatezza tali che la nostra notazione sua direzione, e sarà lui stesso ad indicare la strada
non riuscirebbe assolutamente a tradurre sulla da seguire: l’insegnante lo deve dotare dei mezzi
carta. Alcuni hanno provato ad eguagliare questa tecnici più adatti per poter percorrere al meglio
ricercatezza, come ha fatto Anthony Braxton, quella strada, ma senza interferire troppo. La mia
per esempio, nel tentativo di tradurre particolari visione didattica è ovviamente conseguenza di
cluster o strutture; o come hanno fatto certi come io intendo il linguaggio del jazz, questo mix,

Jam Session 4
come ho detto prima, di tradizioni orali e scritte. in grado di districarsi al meglio in tutte le possibili
proporzioni percentuali di questi due estremi.
Un metodo universale per l’insegnamento
del jazz non può esistere, dunque. Non ce Lennie Tristano, da didatta, amava dire che
ne sarà mai uno che potrà andar bene per non gl’interessava “insegnare le singole
tutti. parti, ma soltanto la totalità, perché il tutto è
maggiore della somma delle parti... Bird era
Certo che no: ritengo che la personalizzazione certamente più grande di tutte le sue note e
– del suono, dell’articolazione, del fraseggio, di per questo i suoi emuli non sono altrettanto
tutto il bagaglio tecnico di un musicista di jazz che grandi”1 . Un principio bello a dirsi, ma forse
si rispetti – sono particolarità che attengono ogni difficile da attuare, non credi?
singola persona e, di conseguenza, ogni singolo
studente va curato in maniera diversa. Ci sono, è Sono convinto che la giusta via stia in mezzo.
vero, le coordinate più generali del linguaggio, o Personalmente non butto via nulla, uso un po’ di
alcuni aspetti di come funziona questa musica che tutto – metodi, parti, trascrizioni, manuali, appunti
si possono apprendere dal manuale; ma poi l’abilità -, ma penso anche che alla base ci debba essere
di chi insegna starà nel capire qual è la motivazione prima di tutto la fiducia dell’allievo nel maestro. Io
profonda dell’allievo, quale la direzione in cui vuole lo vedo come una sorta di transfer psicanalitico.
andare. E dove è giusto che vada. Ovviamente Alcuni elementi, però, vanno comunque visti
bisogna correggerlo se ha preso degli abbagli, separatamente, secondo me: gli aspetti ritmici per
ma – e non è cosa semplice - essere comunque esempio. Ci deve essere un momento importante
sempre scrupolosi e rispettosi. Mettersi al servizio in cui la musica si mostra esclusivamente sotto
dell’allievo: è un aspetto, questo, che ho imparato specie ritmica, così come la potrebbe vedere un
anche da Franco Caroni, presidente di Siena Jazz, africano. Tutto quello che sarà analizzato in questa
anche se lui lo intende, giustamente, da un punto occasione passerà allora attraverso il filtro ritmico.
di vista soprattutto organizzativo. Il resto non viene escluso, ma rimarrà sullo sfondo,
Porre l’allievo al centro discende dal modo stesso giusto per un po’. Ciò per dire che il tutto va bene,
in cui si fa questa musica: il musicista di jazz è ma che serve anche l’analisi specifica. Al momento
uno strano ibrido, a metà strada tra compositore analitico, riservato alle singole parti, seguirà poi
ed improvvisatore. Può sì comporre dei brani, ma quello sintetico.
sarà poi la performance a decidere in definitiva che Analiticamente, nel jazz tutti i parametri musicali
cosa succederà delle sue indicazioni compositive. hanno lo stesso valore: non è che il ritmo sia più
Footprints è una famosa composizione di Wayne importante della melodia, e questa più dell’armonia,
Shorter, eppure vi è un’enorme differenza tra come o del timbro, o viceversa. Strada facendo, sarà
lui l’ha incisa in quartetto nel suo disco Blue Note compito dell’insegnante capire in quali aspetti
degli anni Sessanta e come venne eseguita - eseguita l’allievo è più forte ed in quali è più debole, così
si fa per dire, dal momento che fu rivoltata come che possa, da un lato, valorizzare la sua forza e,
un calzino - dal celebre quintetto di Miles Davis con dall’altro, bilanciare le sue debolezze. Io tendo a
Ron Carter, Anthony Williams, Herbie Hancock e lo fare leva proprio sulle forze dell’allievo, su quello
stesso Shorter. Tanto che alla fine ci si chiede: ma che gli riesce meglio, per spronarlo a migliorare
Footprints che cos’é? La musica notata inizialmente laddove è carente, in modo che lui stesso si renda
sul foglio da Wayne Shorter, oppure quella certa conto che il miglioramento dei suoi difetti gioverà
performance del gruppo di Davis basata sì sulle senz’altro anche a ciò che più gli riesce e più gli
idee/bozze di Shorter, ma anche sullo straordinario piace.
apporto creativo dei musicisti del quintetto? Si
chiamano tutt’e due Footprints, ma sono due cose E per quanto riguarda l’improvvisazione? È
completamente diverse. Ecco: da quest’idea di jazz bene che lo studente inizi ad improvvisare
io faccio derivare il mio approccio alla didattica. anche quando è alle prime armi, oppure
La quale arriva quasi ad essere l’insegnamento di è preferibile che acquisisca prima un
una forma di disciplina, fondata sull’assunto che certo bagaglio tecnico ed una specifica
esistono delle parti obbligate, ma che ognuno può consapevolezza del linguaggio?
poi cambiare come gli pare. E la proporzione tra
scrittura ed estemporaneità varia di volta in volta, Credo che anche l’improvvisazione faccia parte
così come varia nel fare musica: in una big-band, di tutte quelle cose che vanno fatte procedere
come ho già detto, la percentuale maggiore sarà parallelamente sin dall’inizio: nei miei programmi,
a favore della scrittura, mentre, al contrario, in
un piccolo gruppo la scrittura potrebbe ridursi
addirittura a zero. Il musicista di jazz deve essere 1 Cfr. Eunmi Shim, «Lennie Tristano (1919-1978): le principali
nozioni del suo insegnamento», JamSession n.4, 2006, 24

5 Jam Session
magari anche solo a livello minimo, porto avanti dischi: di accostarsi a quanta più musica possibile,
ogni aspetto della musica, in modo da sensibilizzare insomma. Le pubblicazioni vanno bene, i metodi
subito l’allievo nei confronti di tutte le variabili. Ci vanno bene, tutto aiuta, ma la materia musicale è
saranno poi dei momenti di verifica in cui i singoli un’altra cosa. L’istituzionalizzazione stessa, benché
parametri verranno incrociati, cosicché si potrà tendenzialmente rigida, da un certo lato è anche
considerare a che punto di consapevolezza si è giusta: significa mettere dei punti fermi, dei paletti
giunti. Io lascio volentieri all’allievo la scelta di che segnano il percorso formativo e alcuni aspetti
dare nello studio la precedenza a questo o a quel del linguaggio possono tranquillamente passare
parametro: per lui voglio essere, invece, il supporto attraverso i manuali didattici “istituzionali”.
tecnico utile a sviluppare le sue proprie scelte. Però ai miei studenti che vogliono suonare un brano
Non penso di dovergli comunicare un preciso do anche consigli diversi: innanzitutto iniziare
messaggio: l’unico consiglio che tengo sempre a con la scelta di un pezzo scritto da un jazzista.
ribadire è quello di “ascoltare tutto”, senza mai Affrontare uno standard che viene da Broadway
fermarsi ad un solo stile o ad un unico modo di o dalla canzone francese è molto più difficile,
suonare, e stimolando l’allievo verso percorsi e si rischia facilmente di vanificare la bellezza
diversi, malgrado il suo interesse specifico vada della composizione originale. Autumn leaves, per
sempre rispettato e posto in primo piano. esempio, è senza dubbio un’ottima palestra dal
La musica d’insieme rappresenta un altro momento punto di vista armonico: ha questo giro quasi
fondamentale nel percorso formativo, dove l’allievo archetipico, che mette nelle condizioni di vedere
impara a suonare con altri musicisti. Lo spettatore, quasi tutto quello che il sistema tonale ha di più
infatti, ascolta innanzitutto la musica del gruppo, caratteristico: accordi, progressioni, cadenze... E,
non del singolo musicista; questo potrà, viceversa, tuttavia, la canzone Le foglie morte io la preferisco
essere ammirato, divisticamente, per la sua sempre cantata da Ives Montand, piuttosto che
bravura o per il suo virtuosismo. Ma se il gruppo ascoltarla persino dal formidabile Bill Evans. E se
non funziona, tuttavia, anche il solista non riuscirà ripresa da Evans ha certamente una sua ragione
a fare granché. Le situazioni logistico-didattiche musicale, per l’allievo, invece, è meno adatta di
non sempre consentono di organizzare un gruppo, un brano scritto già in partenza nel linguaggio del
ma io consiglio sempre, per lo meno, l’uso delle jazz.
basi musicali. Sono una cornice fissa ed a volte Suggerisco poi che potrebbe essere comodo
non sono fatte benissimo, ma, ciononostante, trovare una trascrizione del brano scelto (Aebersol,
possono diventare un buon esercizio, che in ogni Real Book, ecc.), perché trascrivere da sé a volte
caso obbliga a suonare ascoltando la musica che diventa operazione lunga e dura, con il rischio
ci circonda. E quando si crea qualche cosa di di prendere delle cantonate (scrivere qualche
particolare anche la base cambia di significato: trascrizione è un buon esercizio, ma non credo
entro certi limiti con la stessa base si possono fare che ci si debba perdere troppo tempo). Fare uso
musiche differenti. La musica d’insieme aiuta a di uno spartito, quindi, può tornare utile, ma a
disciplinarsi nel rapporto con gli altri strumenti. patto di verificarne sempre l’esattezza (anche gli
spartiti prendono cantonate, in particolare il primo
Hai delineato un percorso di studio che Real Book, come si sa bene) accostandolo ad una
articola un rapporto quasi “poetico” tra registrazione sonora, scelta innanzitutto tra quelle
studente ed insegnante. Un rapporto che incise dallo stesso autore del brano. Ciò permetterà
si richiama a quello – antico - delle culture non solo di controllare la trascrizione, ma anche
africane, ma popolari in genere, tra maestro di capire qual era il colore originario del pezzo,
e discepolo, dove la musica è una pratica quello che l’autore voleva infondergli: timbri,
sociale ed il sapere musicale una cultura da suoni, articolazione, colori, dinamiche, agogica,
tramandare di generazione in generazione. attacchi e note tenute non saltano quasi mai fuori
Ma è anche un percorso di studio che collide da uno spartito. In seguito, confrontandolo con le
fortemente con la didattica musicale, assai versioni che ne hanno dato altri musicisti, si potrà
più “prosaica”, quale si è formalizzata dal apprezzare il modo in cui il brano è stato piegato
dopoguerra ad oggi, istituzionalizzata, a caratteristiche personali e a differenti modalità
irrigidita su obiettivi scontati, appiattita espressive.
su pochi testi ed estremamente Quanto alle trascrizioni, ai miei studenti consiglio
standardizzata. di trascrivere magari solo quattro, oppure otto
misure, ma scelte tra quelle parti del brano che
A questo proposito un consiglio che do spesso ai all’ascolto risultano più misteriose, più affascinanti
miei allievi è quello di immergersi al massimo nella e curiose. Ogni tanto faccio trascrivere un assolo
materia musicale. Dico loro di seguire i concerti, per intero, ma molto raramente, e soltanto quando
di ascoltare le registrazioni sonore, di prendere i la logica e la costruzione dell’assolo sono tali da farlo

Jam Session 6
apparire quasi una composizione scritta. Allora la Settanta, quando io stesso ho cominciato ad
trascrizione si concentrerà sul “grosso” del solo, insegnare, o, meglio, ho cominciato ad imparare
tralasciando magari i dettagli e puntando invece ad insegnare. Mi ci sono voluti cinque anni prima di
a rendere il valore dell’insieme: come è stato sentirmi minimamente a mio agio in una situazione
costruito, per esempio; come e quanti climax ha d’insegnamento, che è molto diversa dal suonare
raggiunto; quali sono le idee principali e se sono in sé e per sé. Occorre porre particolare attenzione
connesse o meno al tema; come ha ragionato il a non spaventare l’allievo, a non presentarsi come
solista nel concatenarle. Voglio, al contrario, che i un superman; occorre misurare molto bene quello
minimi particolari vengano annotati allorquando si che si fa, in modo da proporsi per quello che si
tratta di trascrivere poche battute: in questo caso è, ma in una versione semplificata, per così dire,
l’allievo deve annotare tutto, veramente tutto, nei intelligibile, il più trasparente possibile, senza
minimi dettagli, senza trascurare nessun parametro cedere mai alla tentazione di stupire; occorre far
musicale ed utilizzando, oltre alla notazione capire che anche per l’insegnante ci sono voluti
tradizionale, anche il linguaggio scritto, oppure tempo e fatica per raggiungere determinati
qualunque altro sistema di simboli, anche ideato al obiettivi, che il talento è importante, ma che senza
momento, ritenuto più adatto a fare chiarezza. lo studio e il duro lavoro neppure Charlie Parker
sarebbe arrivato a suonare come faceva.
Venendo ora ai luoghi “istituzionali”, come
vedi l’attuale riforma dei conservatori? Ed il nuovo corso di studi, che prevede
all’interno dei conservatori una
Personalmente credo che si debba parlare da differenziazione degli insegnanti in base alla
una parte dei docenti e dall’altra degli allievi. Io materia (armonia, strumento, storia, musica
i docenti non è che li conosca tutti bene, qualche d’insieme...)? È un passo in avanti, oppure
volta ci si riunisce, qualche altra ci si confronta, si rischia di perdere qualche cosa rispetto al
niente di più; però, in generale, sono piuttosto passato?
ottimista. Quando mi trovo ad insegnare a studenti
che vengono dai conservatori incontro soprattutto Credo che la specializzazione possa essere una
allievi molto motivati e spesso ben preparati, segno risorsa importante, ma penso anche che debba
che il corpo-docenti jazzistico è molto esperto, comunque essere sempre presente una figura
anche perché formato, in larga misura, da musicisti di coordinatore, che abbia una sua visione e
che hanno già avuto esperienze didattiche, anche dia un’impronta forte, che porti avanti un’idea
importanti, in altre scuole e seminari. strategica: una figura centrale che detti le linee ai
D’altro canto già esiste una storia della didattica collaboratori. Io poi – figuriamoci - sono rimasto
italiana, con una tradizione che parte dagli anni legato alla figura del “maestro unico” – di cui si fa

7 Jam Session
un gran parlare in questi giorni -, un’eredità che definitive, tuttavia, è sempre buona cosa lasciare
mi viene dai miei tredici anni al conservatorio di la possibilità di correggere il tiro: le valutazioni
Trento. Ma la mia è stata una situazione del tutto dovrebbero essere delle ipotesi di lavoro, che si
particolare, dove, per fortuna, ho sempre avuto sviluppano e si possono modificare nel tempo,
la capacità di dialogare con altri strumentisti, strada facendo. Come uno scienziato, l’insegnante,
dal momento che oltre al pianoforte suonavo a partire dalle ipotesi iniziali, dovrebbe poi
pure il clarinetto e la tromba (nella front-line di sperimentare, valutare, sperimentare ancora e
un’orchestra di Dixieland), il sax (nel Modern ulteriormente valutare; sperando che l’ipotesi
Art Trio) ed il contrabbasso (nel gruppo del iniziale non sia sbagliata, ma conservando pure
clarinettista Billy Smith). Ciò mi ha permesso di l’onestà intellettuale, qualora tale ipotesi si fosse
capire “dal di dentro” che cosa significa suonare i dimostrata inesatta, di ripartire daccapo.
diversi strumenti, che cosa vuol dire ricoprire ruoli
diversi e quali sono le soddisfazioni e le fatiche che Per gli allievi, invece? Sostenere esami,
ne derivano. ricevere valutazioni: le ritieni cose utili?
Normalmente questa mia particolare situazione non
si ripete, quindi ben venga la specializzazione, ma Di certo gli allievi, crescendo d’esperienza e d’età,
“mediata” da un valido coordinatore, come dicevo, arrivano certamente a capire da sé stessi la loro
affinché i vari insegnamenti non restino distinti preparazione, e riescono a valutarsi da soli.
e tra loro separati, con il rischio che gli studenti Io li faccio spesso registrare quando suonano, e
ricevano messaggi incoerenti, specie in una fase mi faccio portare le registrazioni: un pezzo di un
di studio iniziale, quando punti di vista troppo concerto, una parte che hanno fatto a casa, un
diversi possono apparire addirittura contradditori. esercizio suonato con le basi, o qualunque altra
L’allievo è molto sensibile e percepisce subito se cosa. In questo modo, innanzitutto, non si trovano
nel percorso di studio è presente un evidente a suonare direttamente davanti al loro insegnate,
grado d’incoerenza. situazione che spesso incute loro un qualche
timore reverenziale; e poi possono riascoltarsi loro
Ed il momento valutativo? In questo tipo di stessi, valutando meglio, a distanza di tempo, il
musica è davvero positivo fare esami e dare modo in cui hanno suonato, un po’ come l’attore
voti? che si guarda allo specchio per verificare che le
sue smorfie funzionino.
In generale faccio molta fatica a dare delle Pian piano, quindi, il discorso valutativo diventa
valutazioni, che secondo me restano sempre molto più smussato: non è semplicemente il maestro
soggettive. Ad un certo punto, però, bisogna avere il che decide il voto; viceversa, la valutazione prende
coraggio di prendere delle decisioni. Prima che siano forma lentamente, condivisa con l’allievo, risultato

Jam Session 8
di un dialogo ininterrotto - che sempre ci deve conclusivo. In questo modo diventa tutto più
essere -, di un continuo e vicendevole scambio di trasparente: a me piace sempre esprimermi con gli
feedback. E pur restando in ogni caso presente, allievi anteponendo a quanto sto per dire frasi quali
nel giudizio finale, un punto di vista soggettivo, “a mio parere”, “io penso che” o “secondo il mio
io mi astengo da valutazioni particolarmente gusto”, cosicché sappiano che anche l’insegnante
negative. Piuttosto, se mi rendo conto che si sta può sbagliare, o, semplicemente, comunicare pareri
andando verso l’insufficienza, preferisco discutere personali. D’altronde che cosa accadrebbe se un
seriamente con lo studente l’eventualità di non redivivo Lester Young fosse chiamato a giudicare
proseguire in un’esperienza che potrebbe rivelarsi John Coltrane? Oppure se Johnny Hoedges dovesse
inutile perdita di tempo. Dal sei al dieci, viceversa, valutare Albert Ayler? Io ho passato la vita a non
c’é spazio per un ampio ventaglio di possibilità, e, capire musicisti di grande valore; per vent’anni
da un certo punto di vista, mi sembra anche giusto per me Thelonious Monk è restato un personaggio
premiare chi si è impegnato e magari ha anche grandioso, ma la cui musica rimaneva lontana:
talento. non ne sapevo molto e non esercitava su di me
alcuna influenza. Lentamente mi sono sintonizzato
Ma non c’é una parte del discorso formativo sulla sua lunghezza d’onda, ho imparato a capirlo,
– e questo anche nella musica classica – che è a farlo mio a tal punto da diventarne un suo fan
davvero impossibile da valutare? Un aspetto accanito: in questo momento Monk è il musicista
personale che può anche non essere capito che, per me, sta al centro dell’intera storia del jazz.
dall’insegnante, e non è detto che non abbia La stessa cosa mi è accaduta con Duke Ellington,
un suo proprio valore? che solo tardi ha preso il posto che gli spettava nel
mio personale santuario del jazz. Charles Mingus,
Come no, è certamente possibile. Io però mi viceversa, vi era già entrato negli anni Ottanta,
giustifico sempre dicendo che il giudizio è soltanto il mentre Miles Davis era arrivato prestissimo, così
mio punto di vista. Certamente io sono il maestro e come Coltrane. Alcuni musicisti arrivano prima,
mi trovo in una posizione privilegiata, dal momento altri dopo: è un punto di vista personale.
che la mia valutazione ha pur sempre un peso
importante. Tuttavia è altrettanto importante che
l’allievo sia cosciente del fatto che si tratta di una
mia valutazione personale; lui, poi, potrà fare altre
esperienze, con insegnanti diversi, i quali, magari,
si esprimeranno in maniera differente dalla mia,
sicché l’allievo, alla fine, potrà trarre il suo bilancio

9 Jam Session
Jam Session 10
Jimmy Giuffre, Paul Bley, Steve Swallow Trio: una musica
stereostopica

di Maurizio Rinaldi

M entre l’avanguardia jazzistica


si stava lentamente sviluppando sotto la
direzione delle celebri personalità di Ornette
in una direzione opposta. A lui
non interessano, infatti, le energiche
improvvisazioni costituite dall’esplosione di
suoni e accompagnate da una dirompente e
Coleman, John Coltrane e Cecil Taylor nei
a volte ipnotica sezione ritmica - tipica della
primi anni Sessanta, silenziosamente, il
musica tribale alla quale i musicisti free si
clarinettista Jimmy Giuffre (Dallas, Stati
ispirarono riscoprendo e riaffermando le loro
Uniti, 26 Aprile 1921) muoveva i primi passi
origini – quanto piuttosto la possibilità di
verso una sperimentazione dall’aspetto più
improvvisare con i suoi musicisti con modalità
quieto, intimista, introspettivo e non meno
contrappuntistiche e tecniche affini alla musica
avanguardistica di quella creata dagli eroi del
colta, cameristica in particolare.
primo free jazz.
Per ottenere ciò Giuffre costituisce, con
Anche Giuffre ricerca nuove libertà
grande intuito musicale, un trio senza batteria.
d’espressione nell’improvvisazione collettiva
Stando alle sue dichiarazioni l’ispirazione gli
jazzistica muovendosi però, a differenza degli
venne ascoltando la Sonata Per Flauto,
esponenti afroamericani a lui contemporanei,
Arpa e Viola di Claude Debussy: «Ascoltai

11 Jam Session
questo pezzo per flauto, viola e arpa, e me ne registrazione. Questo aspetto è tipico anche
innamorai»1. Certo è che un trio senza batteria del successivo trio, oggetto della nostra
è un organico più consono alla musica da indagine, che formò nel 1961 con il pianista
camera che al jazz. Paul Bley (Montreal, Canada, 10 novembre
L’esperienza con i cosiddetti drumless 1932) e l’allora giovanissimo contrabbassista
trio iniziò già nel 1956 con la formazione del Steve Swallow (Fair Lawn, Stati Uniti, 4 ottobre
Jimmy Giuffre 3 con Jim Hall alla chitarra e 1940).
Raplh Pena al contrabbasso (sostituito in Così è raccontata la genesi di questo trio da
seguito da Bob Brookmeyer al trombone, poi Arrigo Cappelletti, un adeguato incipit per la
da Red Mitchell al contrabbasso ed infine da nostra storia: «Non può immaginare [Bley] che gli
Ray Brown al contrabbasso). La loro attività toccherà di lì a poco incontrare un altro musicista
si svolse dal 1957 al 1960 durante il quale destinato ad avere nell’avanguardia jazzistica
furono registrati diversi album per l’Atlantic e nella sua storia personale un’importanza
(alcuni di questi sono: The Jimmy Giuffre 3, paragonabile a quella di Ornette Coleman4:
Trav’lin’ Light, Western Suite2) e per la Verve Jimmy Giuffre. L’incontro è, come spesso avviene
(Seven Pieces3, The Easy Way). La musica che nella sua vita, casuale e fortunato. Mentre suona
produsse questo trio è ricca di temi dal al Five Spot di New York con Oliver Nelson, Jimmy
carattere blues, country e folcloristico. Grazie Giuffre vi si esibisce con il suo trio, comprendente
all’assenza della batteria la dinamica è sempre oltre a lui Ralph Pena al contrabbasso e Jim Hall
contenuta e si possono così percepire, a volte, alla chitarra. Proprio in quel periodo Jim Hall sta
i suoni accidentali dovuti alla gestione degli lasciando il trio e Giuffre invita Bley a sostituirlo.
strumenti che rendono più viva e umana la Contemporaneamente, dovendo Raplh Pena
lasciare il gruppo, nasce il problema di un nuovo
1 La citazione è tratta da un monologo di Giuffre contenuto nel bassista e Paul propone un giovane musicista di
primo disco del doppio cd intitolato Jimmy Giuffre Talks and Plays valore […] con il quale sta lavorando da alcuni
(CELP, 2003) e trascritta sul sito: http://www.kenvandermark.com/
perspectives.php?persp_id=6.
mesi in una coffee house di Blecker Street: Steve
Swallow. Il nuovo trio è costituito, ma rimane un
2 Piras 1987.

3 Apparso solo in vinile e mai ristampato in cd, questo disco è stato


ridistribuito proprio in quest’anno (2007) dall’etichetta JazzBeat. La 4 Durante la sua permanenza a Los Angeles sul finire degli anni
nuova edizione include quattro interessanti tracce registrate dal vivo Cinquanta, Bley conosce personalmente Coleman con il quale
durante un concerto tenuto dal trio al Teatro Adriano di Roma il 19 registrerà nel 1958 il disco The Fabulous Paul Bley Quintet
Giugno 1959. (Musicdisc, Francia, 500542)

Jam Session 12
problema: la concezione compositiva di Jimmy nella famosa chiesa convertita a studio della
Giuffre è così avanzata per l’epoca che egli non Columbia (30th Street Studios), che possedeva una
si fida dei musicisti con i quali suona. Là dove essi notevole acustica, idealmente adatta per questo
dovrebbero improvvisare, preferisce scrivere loro trio senza batteria. Dal momento in cui ci unimmo
le parti. Paul naturalmente non accetta. La libertà insieme, il trio provava diverse volte a settimana, a
per lui è imprescindibile e subordina la sua entrata lungo e duramente. Stavamo in effetti cercando di
nel trio e quella di Steve Swallow a una condizione: reinventare la ruota. Incominciammo a sottoporre
niente (o quasi) parti scritte. La cosa, come attestato tutte le inconsce e date convinzioni presenti nella
dai dischi usciti nel 1961 per la Verve, Fusion e musica che suonavamo ad un severo scrutinio e ad
Thesis, funzionerà molto bene e darà vita a una una rivalutazione. Jimmy e Carla Bley, la moglie di
delle formazioni più “integrate” e allo stesso tempo Paul a quel tempo, stavano foggiando nuovi pezzi
libere del jazz moderno»5. per noi con questo atteggiamento. Passavamo
Anche la riedizione cd dell’album Free Fall tanto tempo a parlare quanto ne passavamo a
ci aiuta a colmare l’assenza di una cronologia suonare alle prove, ponendoci domande del tipo:
precisa dell’esperienza del trio. Oltre alle note Come possiamo suonare ad una data velocità, ma
di copertina scritte dalla mano di Giuffre e senza fissare il tempo? Per quanto tempo è possibile
apparse nell’originale versione LP, che però improvvisare senza riferirsi ad una tonica? Qual
nulla ci dicono a riguardo e si limitano soltanto è la più lunga melodia ininterrotta che possiamo
a delineare la struttura del disco, appare nel suonare? Durante le prove sviluppammo dei metodi
libretto un lungo commento di Steve Swallow di improvvisazione collettiva adeguati e specifici
che vale la pena di riportare: «Jimmy Giuffre al particolare brano che stavamo suonando.
ha diretto diversi trio nel corso degli anni. Il trio Avremmo voluto spesso interromperci nel mezzo
che comprendeva Jimmy, Paul Bley e me ebbe una del brano per interrogarci sugli aspetti di quello
breve prima vita – meno di due anni – nei primi che stavamo facendo. Il trio riuscì inoltre a lavorare
anni sessanta. Risorse di nuovo, dopo una lacuna discretamente, a ripensarci ora appare una cosa
di più di trent’anni, per fare concerti in Europa e in notevole visti i contenuti della musica. Lavorammo
Nord America e per registrare tre album negli anni in ogni sorta di locale, spesso brevemente. In diverse
Novanta. Il trio fece inoltre tre registrazioni negli occasioni il proprietario del club o l’organizzatore si
anni Sessanta, dei quali questo è il terzo. I primi aspettavano il vecchio Jimmy; ricordo di essere stati
due furono registrati per la Verve Records (Fusion mandati a casa dal Crawford’s Grill, un meraviglioso
e Thesis), con la quale Jimmy aveva un contratto bar di quartiere a Pittisburg’s Hill, dopo la prima
per più album. Nel mezzo di questo contratto, la serata di quella che avrebbe dovuto essere una
sua musica fece un violento cambio di direzione: settimana di concerti. Facemmo alcuni concerti nei
dal suono pastorale, malinconico di “The Train college con il critico e studioso Martin Williams, che
And The River” alla musica impegnativa, spigolosa ci precedeva con una lezioni sulla storia del jazz.
che si ascolta qui. La Verve fu, io credo, costernata Egli iniziava con le marching bands di New Orleans,
da questa svolta degli eventi. Avendo fallito dal passando per Louis Armstrong e Charlie Parker,
persuadere Jimmy a moderare il suo assalto ai menzionando Cecil Taylor e Ornette Coleman, e poi
valori del jazz che aveva sempre abbracciato, la giungere a noi. Solitamente riuscivamo a divedere il
società assegnò Creed Taylor alla supervisione della pubblico in due. Pareva che non ci fosse nessuno di
registrazione dei due album del trio. Questi furono neutrale alle nostre esibizioni, gli ascoltatori spesso
fatti rapidamente – ognuno in una singola sessione si attaccavano l’uno l’altro con piacere dopo (e
come io ricordo – e senza interferenze. Creed e occasionalmente durante) il concerto. Ci divertiva
l’ingegnere soltanto sedettero accigliati in sala questa agitazione, e spesso partecipavamo. Il
controllo e premettero i tasti appropriati. Questo nostro lavoro più lungo fu un tour europeo di
terzo album, registrato per la Columbia, fu fatto in circa tre settimane; credo che i consensi che vi
un’atmosfera più consona.Teo Macero fu indulgente riscontrammo fecero in modo che la nostra musica
quanto Creed Taylor, ma considerevolmente avanzasse considerevolmente. In breve dopo il
più in sintonia con la nostra musica. Fred Plaut, nostro ritorno a New York, fummo ingaggiati come
l’ingegnere,era abituato a registrare musica classica gruppo residente in una coffee house in Bleecker
[…] e ottenne un eccellente suono. Registrammo Street, suonando per tutti quei soldi che venivano
raccolti all’ingresso. Ci disperdemmo una notte in
5 Cappelletti 2004.

13 Jam Session
essere ricondotta alla conoscenza delle ricerche
svolte in ambito colto dai compositori del
Novecento come Debussy, Ravel, Schoenberg,
Webern e Varese.
Il trio non ebbe lunga vita: durò soltanto 18
mesi, compresi tra il 1961 e il 1962. Registrò
tre magnifici dischi: Fusion, Thesis e Free Fall.
L’avanguardistico cammino intrapreso con
l’ultimo disco gli valse l’esclusione dal mercato
discografico. Una musica troppo lontana dai
parametri del business musicale, ancor più del
coevo e neonato free jazz; questo il motivo
di tanto discredito. Probabilmente molto
lontana anche dal pubblico: come ha ricordato
Steve Swallow, il trio si sciolse la notte in cui,
dividendosi gli utili del locale in Bleecker Street
dove suonarono, guadagnarono soltanto 35
centesimi a testa.
L’esperienza di Free Fall valse a Giuffre dieci
anni di esclusione dalle case discografiche:
il clarinettista poté tornare ad incidere come
cui guadagnammo 35 centesimi ognuno»6. leader soltanto nel 19728. Durante questo
Quello che immediatamente ha colpito lungo periodo, occasione per una profonda
la mia immaginazione al primo ascolto di riflessione sulla musica, si dedicò principalmente
questo incantevole trio è stata la sensazione all’insegnamento. Dal 1963 al 1965 diresse,
di complice compartecipazione all’atto creativo comunque, un nuovo trio composto da Don
dei musicisti. La percezione di suoni accidentali, Friedman al pianoforte e Barre Phillips al
dai respiri di Giuffre alle meccaniche del contrabbasso (che sostituì Gary Peacock).
clarinetto, dal seggiolino di Bley all’archetto di Questa formazione non approdò mai ad
Swallow, hanno come materializzato i musicisti un’incisione in studio. Però, fortunatamente,
nel mio piatto spazio sonoro rendendomi possediamo almeno un documento: una
un’ascolto stereoscopico. Un ascolto attento registrazione, pubblicata nel 1999, effettuata
può distinguere chiaramente il soffio d’alito che durante un concerto tenuto al Teatro Olympia
percorre la corvina campanatura d’ebano del di Parigi nel febbraio del 1965. Sebbene il
clarinetto, l’ostile attrito delle crine dell’archetto repertorio sia in gran parte lo stesso del trio
che accarezza le grevi corde del contrabbasso, precedente, è evidente una maggiore adesione
gli armonici del pianoforte che si fondono l’uno formale al linguaggio free jazz afroamericano
nell’altro e riempiono di flebili bagliori il riverbero sviluppato in quegli anni.
delle note che si estinguono lentamente nel Forse a questo punto vale la pena di citare
silenzio. Questa è la quintessenza della loro il pensiero di Edgar Varese: «C’è sempre stata
musica. Appunto, una musica stereoscopica. dell’incomprensione tra il compositore e la sua
Rispetto al trio di matrice folcloristica con generazione. Un luogo comune spiega questo
Jim Hall, appaiono ora più chiari gli intenti di fenomeno dicendo che l’artista è in anticipo sui
ricerca e l’influenza della musica colta europea. suoi tempi, ma è un’assurdità. Il fatto è che l’artista
La sensibilità dimostrata per gli aspetti nascosti rappresenta la propria epoca in un modo speciale,
della melodia, quali il timbro ad esempio, e l’attrito tra lui e i suoi contemporanei è dovuto
che non erano certo peculiarità del jazz sia al fatto che le masse sono, per inclinazione e per
precedente che contemporaneo7, non può non esperienza, indietro cinquant’anni»9.

ma con intenti ed esiti formali differenti rispetto al trio.


6 La traduzione dall’inglese è stata svolta dall’autore di questo
saggio. 8 Music for Birds, People, Butterflies and Mosquitos, J. Giuffre,
Choice, 1972.
7 Non si può dimenticare che tutta la produzione di Duke Ellington, ad
esempio, è fortemente caratterizzata dall’attenzione rivolta al timbro 9 Varese 1985.

Jam Session 14
Brevi appunti sulle impressioni d’ascolto
Fusion e Thesis in 1961 (ECM)
L’analisi che segue è basata sull’ascolto dei primi due album Verve, Fusion e Thesis del 1961,
nella loro versione rimixata e rimasterizzata per conto dell’etichetta tedesca ECM e distribuita nel
1992 in un doppio cd intitolato semplicemente 1961. Non avendo avuto la possibilità di ascoltare
gli LP non posso dire se queste operazioni abbiano modificato, oppure no, il sound originale
anche se, in alcuni blog della rete, pare diffuso il dubbio di una più marcata riverberazione
rispetto alle autentiche registrazioni, e questo per adeguare il sound Verve al contraddistintivo
sound dell’etichetta tedesca di Manfred Eicher. Credo che Eicher non a caso abbia scelto di
ripubblicare questi due dischi: mi pare sia immediato ravvisare nella musica di Giuffre, Bley e
Swallow le radici di tutte quelle tecniche innovative che caratterizzeranno poi il cosiddetto jazz
europeo e l’improvvisazione libera che faranno la fortuna della sua etichetta a partire dagli anni
Settanta. E’ come se fosse stato un doveroso atto di riconoscimento verso quegli ignoti pionieri
che per primi aprirono la strada verso l’emancipazione del jazz dalla tradizione.
Sono invece con certezza cambiate le tracklist rispetto ai vinili Verve. Ecco il confronto10:

Fusion - Verve Fusion - ECM


1. Scootin’ About 1. Jesus Maria
2. Jesus Maria 2. Emphasis
3. Emphasis 3. In the Mornings Out There
4. On the Mornings Of The Mountain 4. Scootin’ About
5. Cry, Want 5. Cry, Want
6. Trudgin’ 6. Brief Hesitation
7. Used To Be 7. Venture
8. Brief Hesitation 8. Afternoon
9. Venture 9. Trudgin’

Thesis - Verve Thesis - ECM


1. Ictus 1. Ictus
2. That’s True, That’s True 2. Carla
3. Sonic 3. Sonic
4. Whirrrr 4. Whirrrr
5. Carla 5. That’s True, That’ True
6. Goodbye 6. Goodbye
7. Flight 7. Flight
8. The Gamut 8. The Gamut
- 9. Me Too
- 10. Temporarily
- 11. Herb & Ictus

A parte l’evidente differenza nella distribuzione delle tracce in Fusion, notiamo che il
brano «Used To Be» nella versione ECM sparisce e viene sostituito da «Afternoon». I motivi di
questa scelta mi sono ignoti. I due brani sono differenti come ho potuto verificare grazie alla
registrazione del primo di questi presente nel live dell’etichetta Unique. Anche il brano di Carla
Bley da «On the Mornings Of The Mountain» è diventato «In the Mornings Out There» (credo si sia
tratto solo di una semplice sostituzione di titolo in questo caso).
Le tracce di Thesis restano invece pressoché identiche, a parte uno scambio tra «Carla»

10 Come fonte di riferimento per la tracklist sono state consultate le pagine web di All Music Guide: http://www.allmusic.
com/.

15 Jam Session
e «That’s True, That’s True». La versione ECM è
inoltre arricchita di tre tracce inedite: i due brani 3. In The Mornings Out There
«Me Too» di Giuffre, «Temporarily» composto (Carla Bley) – 6’54
da Carla Bley e la bonus track «Herb & Ictus» Un altro tema preso a prestito dalle
che contiene un breve e scherzoso dialogo composizioni di Carla Bley. La sensazione è di
ripreso in studio durante la registrazione del trovarsi di fronte ad un brano modale eseguito
disco. da un organico cameristico. Il tema viene
riproposto più volte con una particolare cura
per le dinamiche e le densità sonore. Prima
Fusion clarinetto e pianoforte in duo, poi ripresentato
con il basso in walking. Obbligato pianoforte
Registrato: 3 Marzo 1961, New York. Durata: e contrabbasso nelle misure finali del tema.
44’34’’. Etichetta: Verve LP MGV8397 / ECM Verso la fine un’affascinante solo collettivo
1438. Distribuito: 1961/1992. contrappuntistico allontana l’ascoltatore
dall’effetto mantra dovuto alla ripetizione
1. Jesus Maria (Carla Bley) – 6’18 del tema per poi tornarvi in un crescendo di
Tema scritto da Carla Bley nel 1961. Struttura dinamica. Interessante notare che il clarinetto
ABA + coda. A di 18 misure suddivisa in 8+10. esegue note soffiate [4’36], un approccio
B di 16 misure su un pedale di reb. La coda mutuato probabilmente dal linguaggio colto
è, anch’essa, un pedale di reb. Coda finale di del Novecento che ritroveremo spesso nel
3 battute. bagaglio tecnico di Giuffre nelle registrazioni
Tema iniziale ABA + coda. Solo ABA. Dialogo a venire. Il tema finale è affidato al clarinetto
piano e clarinetto. Frasi melodiche rarefatte. e al pianoforte poi entra il contrabbasso in
Equilibrio degli spazi sonori. Pedale del contrappunto con gli altri strumenti, non viene
contrabbasso in reb sul ponte B con note utilizzato il walking come nel primo tema.
strappate. Il clarinetto esegue note lunghe e Crescendo di dinamica e decrescendo fino a
il pianoforte risponde con frammenti melodici. spegnersi.
Tema finale BA + coda. Figure ritmiche molto
semplici semibrevi e minime, tranne qualche 4. Scootin’ About (Jimmy Giuffre)
obbligato melodico (misura 16 e 17), che – 3’39
danno al brano un senso di eterea sospensione Tema composto da Giuffre. Segue
e leggerezza. Sospensione e leggerezza ancor un’improvvisazione libera collettiva. Continue
più evidenziate nella coda eseguita in tempo citazioni e trasformazioni di frammenti melodici
rubato dove il contrabbasso tace lasciando del tema. Non si riconosce nessuno scheletro
che le note del clarinetto e i bicordi del piano armonico di riferimento all’interno del quale i
si allontanino dal suo centro gravitazionale. musicisti sviluppano la loro improvvisazione.
Rispetto ai brani precedenti, appare di fondo
2. Emphasis (Jimmy Giuffre) – 4’18 un’irruenza ritmica e dinamica sostenuta dalle
E’ un brano blues. Il tema è esposto dal note strappate del contrabbasso e dagli aspri
clarinetto accompagnato dalle armonie create accordi percussivi del pianoforte.
da pianoforte e contrabbasso in omoritmia.
Negli assolo i fraseggi sono in prevalenza 5. Cry, Want (Jimmy Giuffre) – 5’13
dissonanti con qualche eco di note blue e scale Il tema, che poggia sulla tonica mi, è
pentatoniche. Il walking del contrabbasso è affidato al clarinetto solo poi ripetuto con
come un quadro cubista: se ne riconoscono l’accompagnamento di basso e pianoforte
gli elementi fondamentali costituenti ma in omoritmia come una marcia funebre su
sono assemblati secondo differenti visuali e primo e quarto grado (mi e la). Il tema pare
prospettive. Come un cetaceo che si muove l’ispirata e meditabonda recitazione di un
sotto la superficie opaca dell’oceano e ogni mantra. Improvvisazione: il contrabbasso
tanto riaffiora per respirare, il blues appare in utilizza il tremolo con un effetto di tensione,
alcuni brevi fraseggi del piano e del clarinetto il pianoforte utilizza l’estensione fino al
facendosi così riconoscere per poi subito registro grave. L’improvvisazione pare senza
inabissarsi. struttura armonica predefinita, anche se si

Jam Session 16
percepiscono alcune toniche suggerite dal
contrabbasso o dal pianoforte. Nei primi
secondi si notano quattro suoni. Il primo da
una corda pizzicata (mi2 - piano o basso?). Il
secondo (la0) molto grave e smorzato con un
timbro attribuibile al contrabbasso. Il terzo
e il quarto sono suoni percussivi ravvicinati
(il quarto quasi impercettibile) attribuibili al
pianoforte. Per individuare meglio le fonti
sonore possiamo farci aiutare dall’immagine
stereo: la successione dei suoni è centrale
(o sinistra? Difficile da stabilire), centrale
e destra. Essendo il contrabbasso centrato
e il pianoforte a destra se ne deduce che i
suoni, in sequenza, possono essere attribuiti
al pianoforte o basso, al contrabbasso e al
pianoforte. Sono rumori di fondo accidentali
o intenzionali? A 3’13 si sentono ancora
quattro suoni percussivi durante un fraseggio
di pianoforte in solo. A 4’19, sul tema finale
del clarinetto solo, si sentono ulteriori suoni
percussivi e a 4’32 suoni smorzati in crescendo
del contrabbasso sulla dominante si1.
Possiamo ipotizzare una struttura simmetrica:
tema clarinetto solo – rumori di contrabbasso
poi pianoforte – tema accompagnato da
pianoforte e contrabbasso – improvvisazione
– tema accompagnato da pianoforte e brano sono assenti strutture armoniche di
contrabbasso – rumori di pianoforte poi riferimento e l’improvvisazione è pensata
contrabbasso – tema clarinetto solo. piuttosto come un contrappunto tra i tre
strumenti posti sullo stesso piano piuttosto
6. Brief Hesitation (Jimmy Giuffre) che come un assolo accompagnato da una
– 4’19 sezione ritmica. Frequenti nell’improvvisazione
Pedale di re1 del contrabbasso (con sono le citazioni-variazioni della frase che
un’appoggiatura su mi2) sul quale, dopo costituisce la cellula tematica. Un interessante
un tema all’unisono, dialogano clarinetto e frammento del pianoforte richiama alla mente
pianoforte. Nel corso dell’improvvisazione le atmosfere tipiche delle composizioni seriali
rimangono pianoforte e clarinetto in duo. Il [2’16]. Ripresa finale del tema.
pianoforte richiama alla mente sia l’austerità
della musica atonale-docecafonica [0’45] sia 8. Afternoon (Jimmy Giuffre) – 5’15
il calore informale delle blue notes del soul- Il tema viene eseguito dal clarinetto
blues [1’55]; questo è uno degli aspetti tipici accompagnato da cluster del pianoforte. Poi il
del pianismo di Paul Bley. La “breve esitazione” tema passa al pianoforte con il clarinetto che
dichiarata nel titolo potrebbe essere il breve fa da controcanto in una sorta d’imitazione-
passaggio, verso la fine del brano, ad un canone. Brano ritmicamente molto vario. Il
pedale di mib dopo l’insistente pedale di re. tempo oscilla tra momenti in cui è del tutto
esplicito - quando è scandito dal walking
7. Venture (Jimmy Giuffre) – 4’00 del contrabbasso - e momenti in cui risulta
Il tema si sviluppata attorno ad una frase indeterminato, sospeso. ([2’30] rumori, quasi
melodica introdotta dal clarinetto e ripresa scricchiolii). Ripresa finale del tema.
dagli altri due strumenti come un canone
ad imitazione e subito trasfigurato in un 9. Trudgin’ (Jimmy Giuffre) – 4’33
contrappunto improvvisativo. Anche in questo Nell’esecuzione del tema, affidata al

17 Jam Session
clarinetto, il contrabbasso esegue un ostinato Forse rappresenta, tra le registrazioni del
sulle note re1 , mib1 , re1 , fa1 (Re frigio?). trio, il brano più tradizionale armonicamente
Il tempo è ternario e chiaramente scandito e formalmente. Da notare comunque,
dall’accompagnamento del pianoforte (6/8). all’interno di questo quadro apparentemente
Anche durante l’improvvisazione l’andamento convenzionale, il clarinetto che produce un
ternario viene mantenuto. Non è chiaro suono non intonato e soffiato durante il solo
se l’improvvisazione melodico-armonica si del pianoforte.
sviluppi attorno al modo frigio di re o di re
misolidio 9b 13b (V modo della scala minore 3. Sonic (Jimmy Giuffre) – 4’49
armonica e suggerito dal tema) oppure su tre Continua a rafforzarsi l’impressione di trovarsi
accordi maggiori Re Mib Fa. Ripresa finale del di fronte ad un disco ben più sperimentale
tema. del precedente. Si riconosce ancora un tema,
interpretato a tempo libero, quasi pretestuoso
direi, per non avventurarsi da zero in
Thesis un’improvvisazione totale; la pretestuosità è
dimostrata dal fatto che certamente non è
Registrato: 4 Agosto 1961, New York. Durata: un tema dal carattere incisivo e determinante
47’18’’. Etichetta: Verve LP MGV8402/ECM per lo svolgimento del brano come dovrebbe
1439. Distribuito: 1961/1992. esserlo e come lo sono gli altri. Il tema viene
anche ripreso canonicamente alla fine del
1. Ictus (Carla Bley) – 2’46 brano e solo ascoltando l’inizio e la fine della
Il brano di apertura del disco è un tema scritto registrazione ravvicinate possiamo dire che si
da Carla Bley nel 1958. La melodia è senza tratta di un tema, di certo non al primo ascolto.
struttura armonica e l’indicazione di tempo Inizia a delinearsi il ridimensionamento del
recita: «as fast as possibile» (il più veloce ruolo dominante del tema, che è sempre
possibile). Il trio, dopo l’esposizione tematica, stato l’elemento fondamentale della musica
si avventura in un’improvvisazione libera molto jazz, che ritroveremo in altre composizioni.
energica. Rispetto alle atmosfere del disco di L’improvvisazione è libera e contrappuntistica.
qualche mese precedente, si nota un’apertura Il pianoforte viene suonato con le dita
maggiore verso la sperimentazione timbrica sulla cordiera [2’00]. Lungo soffio non
e ritmica. Subito si distingue il caratteristico intonato del clarinetto [2’46]. Contrabbasso
timbro del pianoforte suonato con interventi suonato percuotendo il corpo e le corde con
delle mani sulla cordiera e spesso utilizzato l’archetto e con la mano [3’00]. Tutti e tre gli
con intenti ritmico-percussivi. Quello che strumenti vengono suonati con tecniche non
l’ascoltatore percepisce, o per lo meno il convenzionali sviluppate e prese a prestito
relatore di questo lavoro, è la rilassatezza, nell’ambito eurcolto.
la convinzione, la forte intenzionalità, la
comunione d’intenti e la sicurezza che il trio 4. Whirrrr (Jimmy Giuffre) – 4’58
comunica muovendosi nei meandri della Tema molto veloce e tecnico.
sperimentazione. Nulla appare forzato, fuori Nell’improvvisazione si notano ancora suoni
luogo, tutto è naturale, corre senza inciampare soffiati non intonati del clarinetto [2’56]. Un
nei facili ostacoli che si possono trovare lungo il brusco cluster percussivo del pianoforte con
sentiero verso una musica che cerca di essere una coda di brevi note acute [3’44] sospende
contemporanea alla società in cui vive. per un breve momento l’improvvisazione che
raccoglie le forze per poi riprendere energica
2. Carla (Paul Bley) – 4’38 e decisa in duo clarinetto e contrabbasso.
Molto chiara la forma blues di questo tema Le rapide frasi del clarinetto richiamano alla
composto da Paul Bley. Il contrabbasso in mente gli sheet of sound di John Coltrane.
walking tiene salda la pulsazione e il trio suona L’improvvisazione si arresta per una seconda
con swing come in un tradizionale standard volta [4’14] su un lunghissimo sol tenuto dal
jazz. L’improvvisazione non è contrappuntistica, clarinetto per alcuni secondi fino a scomparire,
piuttosto si sviluppa convenzionalmente con poi silenzio, Giuffre prende respiro e si assiste
dei soli: prima di pianoforte e poi di clarinetto. all’ultima esplosione di energia per riproporre

Jam Session 18
il virtuosistico tema. Reinterpretazione dello standard di Jenkins
in assonanza con l’estetica contrappuntistica
5. That’s True, That’s True (Jimmy del trio. Il tema probabilmente non è scelto a
Giuffre) – 4’46 caso ma perché costituiva la sigla di chiusura
Nel tema si denota una certa ascendenza degli spettacoli di un altro celebre clarinettista:
modale tipica di Kind of Blue di Miles Davis. Benny Goodman. Solo alcuni frammenti del
Da notare, inoltre, che il tema è affidato al tema sono suonati poi abbandonati come se
contrabbasso mentre clarinetto e pianoforte rimanessero sospesi nel tempo. Dopo una
armonizzano in omoritmia una cellula melodica libera introduzione di clarinetto e pianoforte,
che si ripete. Il blues torna a riaffiorare in le prime quattro misure della melodia sono
superficie per prendersi qualche respiro. La suonate e interpretate dal contrabbasso,
sonorità complessiva risulta melodica, pulita, poi è il clarinetto che prosegue la rarefatta
chiara, solo il timbro del pianoforte viene a esposizione sospendendo il tempo fermandosi
disturbare educatamente questo limpido insistentemente sul lab della decima misura,
quadro con qualche suono preparato. Il brano trasfigurando così il tema, dando inizio alla
termina con una nota del clarinetto che si dissoluzione della forma tradizionale della
spegne lentamente in un soffio. ballad. Il trio riveste la ballad con una tensione
drammatica, ma una drammaticità estatica,
contemplativa, piena di mistero.
6. Goodbye (Gordon Jenkins) – 5’01 7. Flight (Jimmy Giuffre) – 3’25

19 Jam Session
Anche questo brano ha la solita forma sonoro.
convenzionale: un tema viene presentato Tracce aggiunte nella riedizione ECM:
all’inizio e riproposto alla fine. Ancora 9. Me Too (Jimmy Giuffre) – 5’07
un’improvvisazione libera da schemi armonici Il tema è sostanzialmente un blues minore.
di riferimento. Il contrabbasso crea una
tappeto ritmico-sonoro con un incalzante 10. Temporarily (Carla Bley) – 6’16
walking e con rapide note stoppate a Brano a dinamiche molto contenute. Il trio
dinamica contenuta sopra il quale il clarinetto, dimostra un profondo senso dello spazio, del
parafrasando il titolo, esegue alcune volate. contrappunto e della forma. E’ l’unica traccia
Verso la fine [2’00] si presenta un’interruzione che viene sfumata. Sorprende come suoni
di questo flusso musicale, come se la musica ancora attuale.
si fosse fermata qualche istante per riflettere
su se stessa, centellinando la sua apparizione: 11. Herb & Ictus – 0’44
un episodio puntillistico di ascendenza Bonus track contenente un breve dialogo
weberniana. Da notare l’interessantissima coda ripreso durante la registrazione in studio.
del tema: le note del pianoforte sono lasciate
risuonare il più a lungo possibile con l’ausilio
del pedale, il clarinetto fino all’esaurimento Le registrazioni live del
del fiato mentre il basso suona una nota quasi tour europeo del 1961
puntata. Il risultato sonoro è un mescolarsi
e fondersi di suoni e armonici in uno spazio La breve apparizione del trio sulla scena
vuoto per ben 13 secondi. Ascoltando musicale degli anni Sessanta è documentata
attentamente percepiamo in maniera distinta in studio soltanto attraverso le tre registrazioni
i battimenti che ne risultano. Come non che hanno prodotto gli album Fusion, Thesis
pensare alle contemporanee composizioni di nel 1961 e Free Fall nel 1962. Nel 1961, tra la
Ligeti (Apparitions del 1958/59, Atmosphères registrazione dei primi due dischi e il terzo,
e Volumina del 1961) ed alla futura musica il trio ha intrapreso un importante e trionfale
spettrale di Gerard Grisey? In questa coda tour in Europa. Non sono riuscito a trovare
sentiamo il suono vivere, l’être-vivant di nessuna documentazione storica per poter
Grisey: è come se stessimo osservando la sua analizzare le date dei concerti, le città in cui si
microstruttura evolversi nel tempo e mutare. sono esibiti e la durata di questo tour.
Qualcosa possiamo intuire da alcune
8. The Gamut (Jimmy Giuffre) – 4’42 registrazioni live, ufficiali ed ufficiose, eseguite
L’improvvisazione inizia con un ostinato di durante gli spettacoli europei. Ad esempio,
contrabbasso sul quale clarinetto e pianoforte per certo possiamo sapere che il trio si è
dialogano. Poi il pianoforte comincia a esibito in Germania il 7 novembre a Stoccarda
swingare suggerendo al contrabbasso un e il 23 Novembre a Brema. Infatti le radio
walking. In seguito il contrabbasso riprende tedesche registrarono i due spettacoli e il
l’ostinato supportato dal pianoforte mentre materiale che raccolsero venne poi pubblicato
il clarinetto esegue le sue volate. La musica nei primi anni Novanta dall’etichetta HatART.
si fa poi più contrappuntistica e densa. Un fa I due concerti vennero pubblicati con i titoli
del clarinetto che scompare piano nel silenzio Emphasis, Stuttgart (HatART Jazz Series 6072
apre la riesposizione del tema. Da notare che, per quello di Stoccarda nel 1993) e Flight,
come nella chiusura del brano precedente, Bremen (HatART Jazz Series 6071 per quello
la fine dei due temi consiste in un lungo lab4 di Brema nel 1992 ) e ripubblicati nel 2003
tenuto dal clarinetto sul quale si fondono e in un’edizione limitata di 3000 copie in un
mescolano timbricamente gli armonici di un doppio cd intitolato Jimmy Giuffre, Paul Bley, Steve
cluster acuto del pianoforte sostenuto con Swallow / Emphasis & Flight 1961 (HatOLOGY
il pedale. Il brano termina con una coda 2595).
eseguita dal contrabbasso che ripropone per Possiamo per certo sapere che anche in
poco l’obbligato mentre un ulteriore cluster del Austria tennero concerti, e più precisamente a
pianoforte con pedale, ottenuto strisciando le Graz ,presso la Grofler Saal der Arbeiterkammer,
dita sulla cordiera, riempie di mistero lo spazio il 27 ottobre dello stesso anno. La fonte storica

Jam Session 20
è

rappresentata da due LP pubblicati nel 1984 un errore o nella registrazione originale o nel
dell’etichetta italiana Raretone e intitolati riversamento da vinile a cd11.
Jimmy Giuffre Trio Live in Europe 1961 feat. Paul Un’informazione storica mancata è invece
Bley / Steve Swallow (Raretone 5018-FC) e rappresentata dalla registrazione di un
Jimmy Giuffre Trio Live in Europe 1961 - vol. 2 feat. quarto live intitolata Jimmy Giuffre Trio Concert
Paul Bley / Steve Swallow (Raretone 5018-FC). - First Time On Records pubblicato in vinile
Esiste una versione in cd del materiale dall’etichetta Unique Jazz probabilmente negli
registrato durate quella data che ho potuto anni Ottanta. Purtroppo l’unico dato certo
visionare ed ascoltare intitolato Live at Grofler è che il concerto contenuto si è tenuto in
Saal der Arbeiterkammer, Graz, October 27, 1961. Europa, nulla viene detto riguardo alla città, al
Ho verificato anche che la versione cd viene luogo e alla data di esibizione. Una discografia
citata in alcuni siti di collezionisti ma, non completa di Giuffre compilata da Alberto
avendo trovato invece una tracklist dei due Bazzurro12 cita come data probabile l’inizio del
LP, non posso dire se il cd contenga tutte 1962, un dato che ci farebbe supporre due
o parte delle tracce che appaiono su questi possibilità. Prima, l’esistenza di un secondo
vinili. Durante la fase di trascrizione di alcuni tour europeo del trio nel 1962 antecedente
frammenti di brani, per un confronto tra alla registrazione del loro terzo album Free Fall
esecuzione in studio ed esecuzione live, mi che, essendo avvenuta nell’arco temporale
sono accorto che l’intonazione degli strumenti compreso tra il giugno e il novembre dello
in questo cd era di circa un semitono più stesso anno, rende quantomeno improbabile
bassa rispetto agli originali in studio ed ai una distanza così ravvicinata tra due tour
live tedeschi. A patto di escludere la ridicola europei successivi senza un disco nuovo da
ipotesi che a Graz tutti i brani siano stati promuovere e senz’altro impegnativi per dei
suonati un semitono più bassi e ponendo musicisti americani (ricordiamo che di certo
attenzione al suono cupo degli strumenti, alla nel novembre del 1961 ancora si trovavano in
sensazione che il trio si muova lentamente,
quasi goffamente, e meno dinamicamente che
11 Il riversamento è stato fatto tramite nastro audio e quindi
nelle altre esibizioni, dobbiamo supporre che potremmo supporre che la velocità di questo, per motivi
la musica venga riprodotta più lentamente di accidentali, si sia stata inferiore a quella originale.
come era in origine e quindi che ci sia stato
12 Bazzurro 1988.

21 Jam Session
Europa). Seconda e più probabile, il dato potrebbe invece suggerirci un’importante informazione:
che il tour invernale del 1961 si è protratto fino agli inizi del 1962. In effetti la scaletta è
composta da brani estratti dai Fusion e Thesis e presenta una certa analogia con le scalette dei
live del 1961. Purtroppo non mi è nota la fonte utilizzata da Bazzurro.
Entrambe le ipotesi sarebbero però contraddette da quanto ricorda Swallow nelle note di
copertina della riedizione cd dell’album Free Fall, secondo il quale il loro tour europeo sarebbe
durato circa tre settimane e all’interno delle quali non si legge nessun cenno alla possibilità
dell’esistenza di un secondo tour. Così è ricordato anche dalla moglie di Giuffre intervistata
da Rex Butters in occasione di un articolo sul clarinettista, tra le poche fonti di informazione
disponibili in rete, che afferma l’esistenza di un tour in Germania (e non Europa) durato circa
un mese.
Tornando al Jimmy Giuffre Trio Concert, il disco è disponibile solo in vinile e presenta degli errori
nella tracklist. Come prima cosa il brano di Carla Bley «Ictus» appare scritto come «Hiptus».
Poi le tracce sei e otto vengono indicate come «Unknow Title». Dall’ascolto si può con certezza
affermare che la prima (traccia sei) è la composizione «Carla» di Paul Bley mentre la seconda,
in effetti, non è riconducibile ad alcuna delle registrazioni precedenti: potrebbe essere una
composizione inedita o l’esecuzione trasfigurata di uno standard. Infine la traccia sette appare
con il titolo fantasioso di «This Time, This Time» quando in realtà si tratta di «That’s True, That’s
True».
Veniamo ora ad analizzare le informazioni che siamo riusciti ad ottenere da queste
registrazioni. Questo è l’elenco delle rispettive registrazioni europee con le date e i luoghi di
esibizione:

Titolo Data Luogo


- Jimmy Giuffre Trio Live in 27 Ottobre 1961 Grofler Saal der Arbeiterkammer
Europe – Graz, Austria
- Jimmy Giuffre Trio Live in Europe
vol.2

Emphasis, Stuttgart 7 Novembre 1961 Mozartsaal, Liederhalle –


Stoccarda, Germania

Jam Session 22
Flight, Bremen 23 Novembre 1961 Sendesaal Radio Bremen – Brema,
Germania
Jimmy Giuffre Trio Concert Prob. inizio 1962 Europa
Quasi tutte le composizioni eseguite sono tratte dai due album in studio Fusion e
Thesis precedenti all’inizio del tour europeo e quindi possono essere un utile strumento
per delineare l’evoluzione stilistica del trio a cavallo tra Thesis e Free Fall. Oltre a queste
compaiono anche le composizioni inedite «Stretching Out (Suite for Germany)», «Call of the
Centaur», «Trance» scritte da Giuffre e «Posture» un nuovo tema di Carla Bley.
Ecco uno schema esplicativo dei brani che appaiono nelle registrazioni live a nostra
disposizione e i rispettivi album da cui sono tratte:

Emphasis, Stuttgart Flight, Bremen


1. Whirrrr Thesis 1. Call of the Centaur -
2. Emphasis Fusion 2. Postures -
3. Sonic Thesis 3. Sonic Thesis
4. Venture Fusion 4. Goodbye Thesis
5. Jesus Maria Fusion 5. Stretching Out -
6. Stretching Out - 6. Cry, Want Fusion
7. Carla Thesis 7. Flight Thesis
8. Cry, Want Fusion 8. That’s True, That’s True Thesis
- 9. Trance -
- 10. Whirrrr Thesis

Live at Graz Concert


1.Ictus Thesis 1.Flight Thesis
2. Brief Hesitation Fusion 2. Goodbye Thesis
3. The Gamut Thesis 3. Used to be Fusion
4. Stretching Out - 4. Hiptus [sic] Thesis
5. Trance - 5. Venture Fusion
6. Cry, Want Fusion 6. Unknow Title Thesis
7.Carla Thesis 7. This Time , This Time [sic] Thesis
8. Whirrrr Thesis 8. Unknow Title
9. Temporarily 13 Thesis -
10. Scootin’ About Fusion -
11. That’s True, That’s True Thesis -
13

13«Temporarily» compare nella versione ECM del 1992 come traccia aggiunta, quindi era inedita al tempo del tour europeo
del 1961.

23 Jam Session
Emphasis, Stuttgart 1961
(HatART).
Registrato: 7 novembre 1961, Stoccarda.
Durata: 52’01’’. Etichetta: hatART Jazz
Series 6072/ hatOLOGY 2-595. Distribuito:
1993/2003

1. Whirrrr (Jimmy Giuffre) – 4’15


Dopo l’esecuzione del tema, l’improvvisazione
esordisce energicamente con lunghe e
rapide volate di clarinetto sorrette da un
incalzante walking del contrabbasso e dagli
accordi percussivi di pianoforte a tempo
libero. Bley trasforma gradualmente la sua
idea ritmica in un ostinato che fornisce una
chiara pulsazione sulla quale si adagiano
le lunghe note di Giuffre e un ostinato di
Swallow [0’40]. Come risultato di questo
processo d’interazione-ascolto tra i musicisti
l’improvvisazione, dal magma sonoro di
partenza quale era, si stabilizza in flusso
temporale statico. Successivamente [1’47]
Bley introduce un’idea timbrico-percussiva
suonando la cordiera del pianoforte con
l’ausilio di oggetti e mani (significativa a
In realtà si nota che vi è una maggiore questo proposito è l’immagine di copertina del
propensione a proporre materiale contenuto disco che lo coglie proprio nell’atto di chinarsi
nel secondo disco. A mio parere, questo verso le corde del pianoforte). Questo nuova
atteggiamento esprime chiaramente il loro idea condiziona fortemente l’improvvisazione
percorso di costante ricerca e continuo portando la musica del trio ad un’ulteriore
rinnovamento. Un atteggiamento ancor più trasformazione: Giuffre lascia spazio al
manifesto nelle esecuzioni live del repertorio. puntillistico dialogo tra Swallow e Bley. La
Gli aspetti che più sorprendono in queste pulsazione viene lentamente rallentata dal
registrazioni, infatti, di soli pochi mesi duo, i suoni rarefatti, abbiamo la sensazione
successive ai lavori in studio, sono l’audacia che la macchina si stia per fermare e quando
e la temerarietà delle improvvisazioni che il ormai è atteso l’inevitabile arresto, il clarinetto
trio presenta. Già dal primo ascolto traspaiono di Giuffre richiama le forze e prepara il trio alla
una maggiore propensione ed inclinazione dei ripresa finale del tema.
musicisti a forzare con estrema naturalezza i
limiti del linguaggio improvvisativo e jazzistico 2. Emphasis (Jimmy Giuffre) – 7’48
in generale. E’ come se la loro musica, non più Da subito Bley utilizza il pianoforte preparato e
compressa dentro all’esiguo spazio delimitato con chiari intenti ritmici in contrappunto alle linee
dallo studio di registrazione, si trovasse ora descritte dal contrabbasso di Swallow [0’47].
libera di diffondersi come un gas, per occupare L’aspetto melodico è affidato principalmente
tutto l’universo sonoro disponibile. al clarinetto poi condiviso con il pianoforte
Questa spinta continua verso la ricerca in un’improvvisazione contrappuntistica (da
culminerà poi nell’album Free Fall, registrato notare come il clarinetto riprende prontamente
nel 1962, che possiamo considerare, almeno la melodia suggerita dal pianoforte [2’17]). Di
per la loro esperienza degli anni Sessanta, il seguito Bley ripropone l’idea ritmica fino ad
canto del cigno del trio. interromperla improvvisamente con cinque
suoni percussivi sul registro grave dello

Jam Session 24
strumento sorprendendo l’ascoltatore, e accenti e trilli isolati (dovuti forse al rimbalzo
anche il pubblico presente allora, a giudicare di oggetti sulle corde), mentre in seguito la
dallo scompiglio che pare creare l’evento e densità melodica si fa sempre più intensa.
che si evince ascoltando i rumori di fondo Il ruolo del pianoforte diviene poi timbrico-
che ne seguono [4’37]. Verso la fine il trio percussivo [2’11].
propone un’affascinate versione naif del tema
a tempo libero: prende forma pian piano 4. Jesus Maria (Carla Bley) – 6’14
dall’improvvisazione che viene sapientemente Il brano inizia malinconico e trasognante
modellata fino a farcelo riconoscere, come un come una composizione pianistica di Erik
volto dai lineamenti indefiniti ma con certezza Satie, lentamente si trasforma in un bolero
impresso in qualche anfratto della mente, e per poi tornare a mutare nella forma con
suona all’orecchio come se fosse distorto dal cui era cominciato. La tenue melodia
rallentamento di un nastro magnetico che lo della composizione di Carla Bley viene qui
riproduce [5’20]. La musica torna a rarefarsi, trasfigurata dalle escursioni timbriche e
il trio esplora i timbri nell’ampio spazio sonoro atonali del pianoforte. Possiamo così notare
ora disponibile [5’50]. la tendenza del trio a spingersi senza
paura nell’improvvisazione e nella ricerca di
3. Sonic (Jimmy Giuffre) – 5’17 nuove soluzioni timbriche, anche trattando
L’improvvisazione è tra le più visionarie composizioni di un certo respiro melodico.
e avanguardistiche del trio a mio avviso.
L’aspetto principale su cui si sviluppa la musica 5. Stretching Out (Jimmy Giuffre) –
è il timbro. Mentre clarinetto e pianoforte 11’19
eseguono rapidi trilli ritmici (alternati a «Stretching Out (Suite For Germany)» è una
note lunghe da Giuffre) di forte richiamo nuova composizione di Giuffre presentata dal
minimalista, Swallow strofina le corde del trio durante il tour europeo. La composizione si
contrabbasso con l’archetto producendo svolge in forma di suite e alterna magistralmente
molteplici effetti timbrici [0’37]. La rapidissima parti scritte a parti improvvisate. E’ l’unico
cascata di note di Giuffre sul registro acuto brano del trio analizzato sino ad ora che
dello strumento, che ricordano quasi un si discosta dalla tradizionale forma tema-
suono di sintesi elettronica, introducono un improvvisazione-tema. Va notato che,
nuovo quadro musicale. Swallow continua nonostante le intrepide e astratte avventure nel
ad utilizzare l’archetto suonando con una mondo dell’improvvisazione, il trio mantiene
dinamica più contenuta e a volte tiene lunghe fissa la struttura tradizionale dell’esecuzione
note che fungono da pedale insieme alle jazzistica, ovvero, la presentazione di un tema,
sporadiche note gravi del pianoforte. Bley lo sviluppo di un’improvvisazione e la ripresa
risponde, invece, con un timbro di celesta finale del tema.
ottenuto probabilmente pizzicando le corde
del pianoforte con le dita. La tensione emotiva 6. Carla (Paul Bley) – 5’45
dell’improvvisazione viene incrementata dalla Rispetto all’esecuzione realizzata in studio non
percussione di alcune note sul registro grave ci sono differenze rilevanti se non nell’utilizzo
del pianoforte e tenute con il pedale sulle quali del pianoforte preparato nell’esposizione del
contrabbasso e clarinetto crescono in intensità tema e verso la fine dell’assolo del pianoforte
ed altezza fino a esplodere ed arrestarsi che, poco prima di terminare, sfuma in alcuni
contemporaneamente ad una fortissima pattern ritmici e timbrici [3’43]. Il brano si
percussione sul pianoforte [2’30]. L’effetto svolge ancora in modo quasi convenzionale
distensivo che se ne ottiene è così liberatorio con la successione di due assolo accompagnati
che il pubblico scoppia in un sincero applauso dal walking del contrabbasso.
nonostante l’improvvisazione non sia finita
ma, anzi, subito ripresa dal piano. 7. Cry, Want (Jimmy Giuffre) – 7’00
1. Venture (Jimmy Giuffre) – 4’20 In questa traccia, che sancisce la fine
L’elemento distintivo dalla rispettiva esecuzione dell’esibizione e la chiusura del disco, vi è un
in studio è l’utilizzo del pianoforte preparato. interessante coda eseguita dal trio dopo la
Soprattutto all’inizio del tema si notano forti riesposizione finale del tema di Giuffre [5’40].

25 Jam Session
«Present Notino», «Future Plans», «Past
Mistake», «Time Will Tell» e «Let’s See».
Senza dubbio il disco rappresenta una delle
registrazioni più sperimentali e rivoluzionarie
degli anni Sessanta. Giuffre esplora
abilmente tutte le possibilità tecniche e
timbriche offerte dal clarinetto: armonici,
note multiple, microtoni, diteggiature
alternative e respirazione circolare. Nelle sue
libere improvvisazioni per clarinetto solo la
pulsazione sparisce, le note fluiscono senza
un precisato riferimento temporale, quasi
fossero un continuo flusso di coscienza, un
abile esercizio di scrittura automatica; vi si
trovano momenti di caotico vortice sonoro
alternati a momenti di immobilità temporale,
quasi estatica, ottenuti con note lunghe. La
tipica forma jazzistica tema-improvvisazione-
tema, che ha caratterizzato tutti i dischi
precedenti, viene qui per la prima volta
abbandonata15, a vantaggio di forme più
articolate, più o meno pianificate per il trio e
totalmente spontanee per i solo.
Va notato che in tutto il disco è presente uno
strano effetto, come di eco in lontananza,
che però anticipa la musica incisa. Si
Il clarinetto ripete ancora un volta il tema
può distinguere in maniera molto chiara in
mentre in sottofondo Bley strofina velocemente
“Yggdrasill” [0’43].
oggetti sulle corde del pianoforte e Swallow
con l’archetto ottiene dal contrabbasso suoni
Registrato: 9 giugno, 10 ottobre, 1 novembre
armonici; un suo lento glissato discendente
1962, New York. Durata: 57’40. Etichetta:
attira a sé la nota più grave del registro del
Columbia/Legacy 65446. Distribuito:
pianoforte che pone così un velo di mistero
1963/1998
sulla chiusura dell’esibizione, come se la musica
non finisse, ma fosse lasciata in sospeso. Va
1. Propulsion (Jimmy Giuffre) – 3’07
detto che il senso di sospensione, oltre che
Difficile non rimanere sorpresi dall’energia
per il misterioso aspetto timbrico e dinamico,
emanata da questa prima improvvisazione di
è ancor più efficace per semplici motivi tonali:
clarinetto solo. Giuffre si muove con decisione
il tema si muove avendo come centro tonale
e sicurezza senza inciampare lungo il cammino
un mi14 e l’ultima nota del pianoforte è invece
di questa invenzione istantanea, dimostra un
un la, la sua quarta giusta.
notevole senso della forma. L’improvvisazione
inizia con fraseggi veloci che percorrono con
L’ultima registrazione prima della
linee sinuose ascendenti e discendenti il
separazione: Free Fall
registro dello strumento. Inutile sottolineare la
padronanza tecnica di Giuffre. La propulsione
Il disco conteneva originariamente cinque
di note si interrompe per esplorare armonici
soli per clarinetto, due duetti per clarinetto
e note multiple [1’00]. Riprende nuovamente
e contrabbasso e tre trio per clarinetto,
a fraseggiare rapide scale nel registro acuto
pianoforte e contrabbasso. La successiva
dello strumento [1’51] per poi eseguire alcune
riedizione Columbia del 1998 ha aggiunto
cinque tracce inedite di clarinetto solo:
15 Fa eccezione «Stretching Out (Suite for Germany)»,
14 Cfr. l’analisi della versione in studio di «Cry, Want», presentata durante i live europei ma mai incisa in studio e
dall’album Fusion. quindi inedita nell’anno di pubblicazione di Free Fall.

Jam Session 26
note non intonate utilizzando microintervalli [2’08]. Un passaggio di sapore stravinskiano [2’15]
anticipa la conclusione composta da una nuova raffica di note che si interrompe su un lungo e
acuto mib5. Da notare l’assenza di una pulsazione di riferimento: Giuffre si muove liberamente
senza vincoli di tempo.

2. Threewee (Jimmy Giuffre) – 4’11


E’ la prima delle improvvisazioni eseguite dal trio completo. Il tema richiama alla mente
«Sonic», una composizione precedente di Giuffre e contenuta nell’album Thesis, sia per scelta
degli intervalli, per l’approccio libero al tempo che per il ruolo degli strumenti. Contrabbasso e
pianoforte si muovono in maniera indipendente rispetto alla spigolosa melodia disegnata dal
clarinetto, quasi stessero improvvisando. Basta ascoltare l’esposizione finale del tema (la struttura
qui è ancora tema-improvvisazione-tema) per riconoscere invece che si tratta di parti scritte,
quello che ci inganna è l’interpretazione di queste, che si muove con estrema libertà all’interno
del tempo. L’improvvisazione è lanciata da un momento di stasi ritmica e melodica ottenuto
prolungando la coda del tema su un re3 del clarinetto tenuto per ben dodici secondi. Al di sotto
del clarinetto, il pianoforte
esegue un suono percussivo
(smorzato probabilmente
con le mani nella cordiera)
[0’26], un intervallo di nona
nel registro acuto [0’28] e
al re3 aggiunge un accordo
composto da do#2 - re2
- sol2 - do#3 [o’31] che
si fonde insieme al timbro
del clarinetto per sette
secondi, lasciano percepire
chiaramente l’oscura
risonanza e i battimenti
degli intervalli di seconda e
nona minore.
Figura 1. Coda finale del tema di “Threewee” sulla quale inizia l’improvvisazione

Swallow strofina rapidamente le corde del contrabbasso in senso verticale, probabilmente con
un oggetto certo non con l’archetto, in netto contrasto con il fraseggio melodico del clarinetto
[1’30]. Bruscamente il quadro si interrompe e Giuffre coglie l’occasione per proporre un’idea
ritmica [2’04] alla quale risponde per imitazione il contrabbasso [2’10]. Un nuovo mondo
sonoro è creato dal clarinetto che alterna liberamente, con un ritmo che pare ternario, fa#5 e
la#5 a dinamica molto bassa [2’33], mentre Swallow torna a strofinare le corde. Un armonico
acuto e note multiple del clarinetto introducono l’ultimo breve momento di improvvisazione
prima dell’esposizione finale del tema.

3. Ornothoids (Jimmy Giuffre) – 2’43


Nella prima parte di questo solo improvvisato [0’00 - 0’09] le altezze nel registro acuto vengono
variate e deintonate di microintervalli con quello che parrebbe un effetto glissato, probabilmente
ottenuto con alcune particolari diteggiature o imboccature. Le prime tre note reb5, fa5 mi5
non chiaramente intonate appunto, sembrano ottenute dalla stessa diteggiatura o con piccole
variazioni di questa poiché non si percepisce il rumore delle chiavi dello strumento come risulta
evidente nel seguito. Poco più avanti un do5 viene ripetuto con differenti diteggiature [0’03].
Ben cinque secondi di silenzio e Giuffre inizia un lungo fraseggio utilizzando la respirazione
circolare. La dinamica è talmente contenuta che possiamo chiaramente distinguere il suono del
fiato che attraversa il clarinetto, tanto chiaramente che alla fine le altezze svaniscono e rimane
solo il soffio. Un’altra pausa e torna a riproporre un episodio simile all’introduzione [0’42],

27 Jam Session
dove raggiunge altezze quasi da ultrasuoni
[1’00] concludendo su un mib6 [1’22]. Terza
pausa e riprende anche l’episodio della
respirazione circolare, ma stavolta su una
nota sola pian piano deintonata, che oscilla
impercettibilmente tra re4 e reb4 con qualche
discesa nell’ottava più bassa. All’epoca
della registrazione di Free Fall, era già
stata eseguita a Parigi la prima dei Quattro
pezzi su una nota sola di Giacinto Scelsi, e
più precisamente nel dicembre del 1961 al
Theatre National Populaire. Non possiamo
non riconoscere una certa affinità d’intenti
tra i due musicisti. Giuffre, con il suo trio,
nel novembre dello stesso anno si trovava
in Europa e forse possiamo supporre che
abbia avuto la possibilità di ascoltare o, più
verosimilmente, di venire a conoscenza dei
lavori intrapresi da Scelsi, oppure siano arrivati
alla stessa idea partendo dallo studio delle
culture musicali non occidentali. Indicando
con A la prima parte sopra spiegata, con B
il silenzio, e con C l’utilizzo della respirazione
circolare, possiamo schematizzare la forma
dell’improvvisazione come segue: | A | B | C
| B | A | B | C | B | A |.
E’ evidente come appaia una certa simmetria (si potrebbe dire palindroma) nella forma
dell’improvvisazione, aspetto che denota una profonda consapevolezza di ciò che sta suonando.
E’ altresì evidente, come in «Propulsion», la totale assenza di una pulsazione di riferimento. È
un aspetto comune ai soli di clarinetto e nelle prossime analisi verrà sottinteso.

4. Dichotomy (Jimmy Giuffre) – 3’57


È la prima delle due composizioni per il duo clarinetto-contrabbasso. Il tema è molto suggestivo
e sviluppato sulla seguente idea: note lunghe tenute dal clarinetto (probabilmente con
respirazione circolare), con variazioni di intonazione quasi impercettibili e armonici, mentre il
contrabbasso esegue fraseggi ritmici atonali con lunghe pause intermedie. L’improvvisazione
si sviluppa sostanzialmente sugli stessi parametri del tema [1’25]. Alla fine viene esposto il
tema iniziale [2’45]. E’ interessante notare che la prima nota lunga del clarinetto, tenuta per
venti secondi, è un reb4 crescente di un quarto di tono che sembra spostarsi lentamente verso
reb4. Se si ascolta attentamente questa prima nota, si riescono a percepire distintamente
gli armonici prodotti dal clarinetto. Il tema rivela, a mio avviso, un profondo interesse di
Giuffre per il suono in sé, la sua struttura e la sua evoluzione. Ritorna l’idea di Grisey e degli
spettralisti del suono inteso come un être vivant, un essere vivente. Di seguito è presentato
uno schema delle note eseguite dal clarinetto e la loro relativa durata. Le note pare siano tutte
deliberatamente non intonate:
[0’00] [0’20] [0’32] [0’34] [0’43] [1’04] [1’23]
|reb4 crescente → reb4 |mib4 crecente |mi3 crescente |re3 (crescente?) |solb4 crescente
|lab4 crescente |

La forma del brano rimane tema-improvvisazione-tema.

5. Man Alone (Jimmy Giuffre) – 2’18


Rispetto ai due soli precedenti sviluppa un’esplorazione melodica più che timbrica e tecnica.

Jam Session 28
Diverse idee melodiche vengono proposte nel tema, oltre al ritmo riconosciamo la
per poi essere elaborate e trasformate: la si trasposizione di un intervallo di seconda minore
può definire un’improvvisazione tematica. (eccezione per il motivo del tema del clarinetto
L’atmosfera che ne risulta nel complesso è in cui troviamo anche una seconda maggiore).
certo più riflessiva che “propulsiva”. Nella parte scritta la trasposizione viene fatta a
distanza di ottava mentre nell’improvvisazione
6. Sapasmodic (Jimmy Giuffre) – 3’27 (o per lo meno quella che pare essere l’inizio
È il secondo brano per il trio al completo. Ci di un’improvvisazione) a distanza di quinta
troviamo di fronte ad un altro tema scritto perfetta. Si ottiene così la successione
che pare un’improvvisazione al primo ascolto. indicata con la lettera a di un intervallo di
Ad un analisi più attenta si riconosce, invece, seconda minore, una quarta aumentata e
un motivo melodico simile ripreso in punti ancora una seconda minore. Questo motivo
diversi da clarinetto [0’11] e pianoforte [0’35], viene trasposto cromaticamente (a1, a2, a3,
mostrati in figura 2. E’ l’estrema complessità a4, a5). Il motivo a1 viene modificato sia
contrappuntistica del tema che inganna, come ritmicamente (a1’), che melodicamente (b),
l’assenza di una pulsazione. che ritmicamente e ancora melodicamente
(a1’’).

7. Yggdrasill (Jimmy Giuffre) – 2’32


È la quarta improvvisazione libera di clarinetto
solo. Giuffre torna ad esplorare i possibili timbri
ottenibili dal suo strumento e già sperimentati
Figura 2. Motivo melodico presente nel tema di in «Ornothoids». Se indichiamo con A la parte
«Spasmodic» iniziale eseguita con note lunghe nel registro
medio (quella che può essere considerata
Al contrario, quando inizia, l’improvvisazione un’introduzione), con B le raffiche di suoni nel
pare invece quasi una parte scritta: è proprio registro medio e con C le raffiche di suoni nel
dalla ripetizione e trasposizione di questo registro acuto, e processate con le tecniche di
frammento citato che si sviluppa poi deintonazione, possiamo supporre la seguente
l ’ i m p r o v v i s a z i o n e .

Figura 3. Motivi melodici presenti all’inizio


dell’improvvisazione di «Spasmodic» (da [0’36] a [0’43])
forma: | A | B | C | B | C |.

Possiamo notare infatti, osservando la figura 8. Divided Man (Jimmy Giuffre) – 1’53
3, che il motivo melodico presentato dal Secondo duo clarinetto e contrabbasso.
pianoforte è un variazione di quelli trovati Il tema pare avere una forma ABC. In A i

29 Jam Session
due strumenti eseguono la stessa melodia a due ottave di distanza. In B la melodia passa al solo
contrabbasso mentre il clarinetto esegue note lunghe di sostegno ed in C è il clarinetto, invece, a
riproporre la melodia mentre il contrabbasso accompagna con note lunghe. Se indichiamo con a la
melodia e b l’accompagnamento a note lunghe possiamo rappresentare il tema come in tabella:

Tema A B C
Clarinetto a b a
Contrabbasso a a b

L’improvvisazione segue da una coda del tema costituita da un do3 tenuto dal clarinetto e articolato
dinamicamente in maniera da delineare una pulsazione di riferimento per l’ostinato ritmico del
contrabbasso della durata di due quarti e composto da una croma di sol2 (probabilmente un armonico)
e una semiminima puntata di mi0. Da notare che il contrabbasso esegue larghi glissati per tutta la
durata dell’improvvisazione.

9. Primordial Call (Jimmy Giuffre) – 2’17


Quinta improvvisazione libera per clarinetto solo. Anche questa traccia inizia con un esplorazione
melodica e tematica come in «Man Alone», sebbene richiami alla mente sonorità appartenenti alla
musica dodecafonica, per poi trasformarsi [1’03] in un grido sommesso delineato da note eseguite
del registro acuto e come al solito modificate nella loro intonazione. In questo caso la forma può
semplicemente essere indicata come | A | B |.

10. The Five Ways (Jimmy Giuffre) – 10’19


Come ci fa sapere Giuffre dalle note di copertina, il brano si compone di cinque parti scritte, suonate
una sola volta, separate da libere improvvisazioni, più una breve coda finale presa dal primo tema. Il
brano, a mio avviso, ha una rilevanza particolare per la produzione del trio per almeno tre motivi. Il
primo riguarda la notevole durata rispetto agli altri brani presenti sul disco (e sui due Verve precedenti):
si sviluppa nell’arco di dieci minuti. L’unica eccezione è «Stretching Out (Suite For Germany)»
presentata nei live europei del 1961, però mai registrata in studio. Anche questa composizione
ha una durata simile (12’33 nel live di Graz, 11’19 in Emphasis, 11’12 in Flight). Il secondo motivo
d’interesse è la varietà della forma. In questa traccia, Giuffre si discosta notevolmente dalla solita
esposizione tema-improvvisazione-tema, che abbiamo rilevato essere una costante di tutti i brani
registrati dal trio. Infatti, come si è detto, i temi qui presentati sono cinque e la coda finale non è una
vera e propria riesposizione del tema iniziale, piuttosto, pare essere una citazione che vuol dare alla
composizione maggior completezza, oppure, un tentativo di estensione della tipica forma jazzistica.
Come notato per la durata, anche questo tentativo era già stato fatto con «Stretching Out (Suite
For Germany)» così come è presente, ovviamente, nelle libere improvvisazioni per clarinetto. Infine,
come terzo aspetto d’interesse, va osservato che le sezioni d’improvvisazione presentano un ampio
catalogo di possibilità stilistiche. Vi troviamo, ad esempio, soli di pianoforte e clarinetto accompagnati
dal walking del contrabbasso, passaggi senza una pulsazione di riferimento ed esplorazioni timbriche
e rumoristiche.
Segue una breve analisi nella quale ho cercato di individuare le parti scritte e le parti improvvisate,
delineando, per ognuna di queste, gli aspetti formali principali.

Inizio Note
Tema 1 [0’00] 0’57 I tre strumenti delineano melodie indipendenti tra loro in contrappunto.
La prima sezione scritta si conclude con un acutissimo fa#5 del clarinetto

Impro 1 [0’57] 1’24 [1’20] Solo di pianoforte e clarinetto accompagnato dal walking del
contrabbasso. Ostinato ritmico del clarinetto e del contrabbasso [1’40]

Jam Session 30
Tema 2 [2’21] 0’29 Unisono dei tre strumenti a distanza di ottava nel seguente ordine
descrescente: clarinetto – pianoforte – contrabbasso
Impro 2 [2’50] 0’56 Accordi di pianoforte percussivi. L’idea viene subito ripresa nel pedale
di re del contrabbasso [2’55] suonato con un oggetto metallico tra le
corde (una sorta di preparazione dello strumento) che sentiamo poi
distintamente cadere e rimbalzare a terra [3’42]. Il clarinetto cita il tema
precedente [3’33] e probabilmente è il segnale che prepara all’esposizione
della terza parte scritta
Tema 3 [3’46] 0’58 Un fortissimo re5 del clarinetto [3’45], conclusione del segnale sopra citato,
avvia l’esecuzione del terzo tema. Giuffre esegue lunghe note nel registro
acuto mentre pianoforte e contrabbasso si muovono in omoritmia. Cadenza
di clarinetto solo [4’02] e risposta ad imitazione del contrabbasso [4’09]
che termina un fortissimo stop [4’17]. Una pausa (sei secondi) precede
la seconda parte di questo tema, che può essere considerata una coda.
Contrabbasso e pianoforte ancora in omoritmia rispondono ritmicamente
alla melodia del clarinetto. Quest’ultima termina con un lungo fa#4 che
unisce elegantemente la parte scritta alla sezione improvvisata
Impro 3 [4’44] 1’35 Il contrabbasso accompagna in walking il solo di pianoforte con il
controcanto a note lunghe del clarinetto. Segue un contrappunto a tempo
libero dei tre strumenti [5’28]. Il contrabbasso riprende il walking per
accompagnare il solo del clarinetto [5’54]
Tema 4 [6’19] 0’18 Clarinetto e contrabbasso eseguono la melodia, il pianoforte forti accordi
percussivi nel registro medio-acuto
Impro 4 [6’37] 1’47 Rapidi fraseggi del clarinetto, ispirati al tema, su un altrettanto rapido
walking del contrabbasso. Questa lineare scansione del tempo viene
turbata da un suono grave di pianoforte ([6’50], forse un la-1), sostenuto
con pedale e modificato timbricamente con un oggetto posizionato sopra
la cordiera, del quale possiamo sentire le metalliche vibrazioni. L’effetto
dell’entrata di Bley è, a parer mio, grandioso, abbiamo la sensazione di
una distorsione temporale: sull’incalzante pulsazione del duo clarinetto-
contrabbasso si apre, inaspettatamente, una voragine che ci fa intravedere
l’esistenza di un secondo tempo all’interno del tempo principale. Mentre
il contrabbasso continua sulla sua strada, Giuffre rallenta il fraseggio fino
a fermarsi su una cellula melodica ripetuta [6’53], le cui note svaniscono
lentamente lasciando soltanto il rumore delle meccaniche [7’13]. Bley
lo sorregge strofinando rapidamente le corde nel senso della lunghezza
[7’18] mentre con la mano libera fraseggia, invece, sulla tastiera. Giuffre
torna a suonare rapide note [7’53]. Il timbro che ottiene è certo non
convenzionale ma non ho intuito quale tecnica possa aver utilizzato

Tema 5 [8’24] 0’28 Una pausa introduce la quinta sezione scritta. Contrappunto dei tre
strumenti con obbligati ritmici di pianoforte e contrabbasso
Impro 5 [8’52] 1’02 L’improvvisazione inizia con uno sviluppo del materiale melodico presentato
nel tema. Il contrabbasso si arresta e rimane il duo clarinetto-pianoforte
[9’13]. Da notare il fraseggio del clarinetto che richiama alla mente
l’esordio del primo solo «Propulsion» [9’24]. Un’oscillazione d’intonazione
su un lungo sol2 tenuto dal clarinetto conclude quest’ultima sezione
Coda [9’54] 0’25 La coda, come si è detto, è una riesposizione della parte finale della
prima sezione scritta. Il brano si conclude, quindi, sull’acutissimo fa#5 del
clarinetto

31 Jam Session
Tracce aggiunte nella riedizione

11. Present Notion (Jimmy Giuffre) – 3’41


Anche questo sesto solo di clarinetto, come “Man Alone”, è un’improvvisazione tematica di
ampio respiro melodico novecentesco. Non sono presenti particolari tecniche non convenzionali
applicate allo strumento.

12. Motion Suspended (Jimmy Giuffre) – 3’16


Questa traccia non era inedita poiché apparsa originariamente in una raccolta Columbia
intitolata The Giants of Jazz (CS 8770).

13. Future Plans (Jimmy Giuffre) – 3’56


Settimo solo di clarinetto. Ancora un volta ci troviamo di fronte ad un’improvvisazione tematica di
ampio respiro melodico novecentesco. Non sono presenti particolari tecniche non convenzionali
applicate allo strumento.

14. Past Mistakes (Jimmy Giuffre) – 2’05


Torna a fare la sua comparsa la propulsione delle raffiche di note. Come per i precedenti soli
“Present Notion” e “Future Plans”, non si riconoscono particolari tecniche non convenzionali
applicate allo strumento.

15. Time Will Tell (Jimmy Giuffre) – 3’49


Il brano è un’introspettiva improvvisazione giocata su fraseggi atonali che terminano con lunghe
note tenute e deintonate con oscillazioni di quarti di tono. Si ritrova anche un notevole sviluppo
tematico che fornisce al tutto una logicità formale. Delle improvvisazioni inedite è certo la più
interessante. A mio avviso una tra le più belle e affascinanti improvvisazioni di Giuffre di tutto
il disco per perfezione melodica e formale. Nulla da invidiare alle composizioni cameristiche di
certa musica del secondo Novecento (Tre pezzi per clarinetto in mib e Preghiera per un’ombra
per clarinetto in sib del 1954 di Giacinto Scelsi, il minimalismo cameristico di Morton Feldman
degli anni Sessanta).

16. Let’s See (Jimmy Giuffre) – 3’26


Quest’ultima improvvisazione può essere paragonata per estetica formale a «Past Mistake»,
con la differenza che qui troviamo armonici, acuti suoni “sporcati” [2’20] ed un più marcato
sviluppo tematico.

Jam Session 32
Segni di stile

Titolo Album Compositore


Venture Fusion J. Giuffre

Tema Il tema è abbastanza tradizionale. E’ chiara la pulsazione e il contrappunto


ad imitazione delle tre voci. Trasformazione melodica dei motivi (misura
11, cl e pf). Diminuizione (misura 7 e misura 9, cl) e aumentazione
(misura 20 e misura 22, cl ) delle durate. Nessuna struttura armonica
di accompagnamento.
Improvvisazione Tematica. Continue citazioni e trasformazioni delle cellule melodiche del
tema.

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35 Jam Session
Jam Session 36
37 Jam Session
Titolo Album Compositore
Sonic Thesis / Emphasis, Stuttgart J. Giuffre

Tema La complessa scrittura contrappuntistica è molto vicina alla musica del


Novecento. Non si riconosce un metro o una pulsazione precisa. La
trascrizione (riferita alla versione in Thesis) è stata fatta, per questo
motivo, senza divisioni di battuta. Le esecuzioni in studio e live denotano
sensibili variazioni d’interpretazione (ad esempio, la frase finale del
contrabbasso viene suonata molto più lentamente nella versione dal
vivo). E’ interessante porre a confronto i due temi con un ascolto
successivo.
Improvvisazione
L’improvvisazione è tra le più visionarie e avanguardistiche del trio.
Gli aspetti principali sui quali si sviluppa sono il timbro e il ritmo. Il
linguaggio utilizzato è ben lontano dagli accademismi del mainstream
jazz e del jazz in generale. Particolarmente interessante è la versione
live contenuta in Emphasis. Qui, oltre alla temeraria improvvisazione,
troviamo una sorprendente continuità tra questa e le parti scritte.

Jam Session 38
39 Jam Session
Jam Session 40
Biblio/Sitografia

Jost 2007. Ekkehard Jost, Free Jazz, L’Epos, Palermo 2007.


Bailey 1982. Derek Bailey, L’Improvvisazione. Sua Natura e Pratica in Musica, Arcana Editrice, Milano
1982.
Bazzurro 1988. Alberto Bazzurro, «Jimmy Giuffre», Musica jazz, n.1, 1988.
Bazzurro 2000. Alberto Bazzurro, «Il suono del silenzio», Musica jazz, n.12, 2000.
Butters 2003. Rex Butters, Jimmy Giuffre cry freedom, Allaboutjazz, 2003.
<http://www.allaboutjazz.com/php/article.php?id=901>
Cappelletti 2004. Arrigo Cappellettti, Paul Bley. La Logica del Caso, L’Epos, Palermo 2004.
Carles, Comolli 1973. Philippe Carles & Jean-Louis Comolli, Free Jazz / Black Power, Einaudi,
Torino 1973.
Franco 2005. Maurizio Franco, Il Jazz e il Suo Linguaggio, Unicopli, Milano 2005.
Giuffre 1992. Talks and Plays, CELP Musiques, 2003. Trascrizione del monologo di Giuffre
pubblicato nel cd:
<http://www.kenvandermark.com/perspectives.php?persp_id=6>
Mannucci 1991. Michele Mannucci, «Jimmy Giuffre inventare sempre sperimentare mai», Musica
jazz, n.5, 1991.
Mannucci 2000. Michele Mannucci, Ornette Coleman, Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri, Viterbo
2000.
Oliva 2003. Giovanni Oliva, Jimmy Giuffre, Tesi di Diploma, a.a. 2002-200, depositata presso il
Conservatorio di musica “Luca Marenzio” di Brescia.
Piras 1987. Marcello Piras, «La “Western Suite”: a ovest di Paperino», Musica jazz, n.3, 1987.
Polillo 1975. Arrigo Polillo, Jazz, Mondadori, Milano 1975.
Sessa 1991. Claudio Sessa, «La (doppia) vita di un trio», Musica jazz, n.5, 1991.
Varese 1985. Edgar Varese, Il Suono Organizzato. Scritti sulla Musica, Ricordi LIM, Milano 1985.

41 Jam Session
Jam Session 42
Ted Pease Jazz Composition

recensione di Roberto Spadoni

N el jazz il termine composizione si applica ad un ambito molto ampio,


variegato, difficilmente codificabile di opere: ci s’imbatte tanto in materiali interamente scritti,
strutturati, definiti nei minimi particolari, quanto in forme compositive definite “aperte”, ri-
composte in ogni esecuzione secondo variabili imprevedibili (numero e qualità degli interpreti,
equilibrio tra scrittura e improvvisazione, variazioni formali impresse dai percorsi esecutivi).
Non bisogna poi ignorare tutte quelle forme di composizione estemporanea che si realizzano
tanto nelle performance solitarie quanto nelle cosiddette “conduction” di organici orchestrali.
In questo quadro, l’obiettivo che il didatta statunitense Ted Pease si è posto scrivendo il
trattato Jazz Composition è senz’altro arduo: illustrare in modo esaustivo l’argomento della

43 Jam Session
composizione jazzistica in un unico testo appare progetto molto ambizioso. D’altro canto, è
anche importante far uscire dall’alone di mito e di mistero il compositore jazz, che - anche
quando è dotato di grande talento naturale - ha di certo assimilato conoscenze e competenze
che gli danno piena consapevolezza nel suo operare. Tale fine, la demitizzazione della figura
e della produzione del compositore nel jazz, viene dichiarato immediatamente dall’autore tra
gli scopi principali dell’opera. Vale la pena ricordare anche che il manuale è il frutto maturo di
una pratica venticinquennale d’insegnamento presso il Berklee College of Music. Pease, dopo
una parte introduttiva che riassume alcuni aspetti di base, snocciola uno dopo l’altro argomenti
fondamentali, dalle tecniche di sviluppo della melodia ad approfondimenti del tessuto armonico,
da riflessioni sul ritmo e gli aspetti metrici ad una disanima delle forme. In particolare, analizza
alcune tecniche compositive provenienti dal mondo classico, quali lo sviluppo motivico,
l’alterazione di frammenti melodici tramite l’aumentazione e la diminuzione, e poi ancora le
inversioni, i retrogradi, le sequenze, le frasi antecedenti e conseguenti, unitamente a prassi
più consuete quali l’utilizzo delle note guida e delle blue note o le manipolazioni ritmiche di
una melodia. Questo apparato permette di approcciare, di rileggere e analizzare con uno
sguardo nuovo le opere dei grandi songwriter come degli autori jazzisti. Il che porta ad un’altra
considerazione importante sulla via della demitizzazione della composizione in ambito jazzistico:
evidentemente queste persone sapevano cosa stavano facendo, perché avevano studiato
oppure perché ci erano arrivati con percorsi autonomi e articolati; oppure per entrambe le
cose.
Gli strumenti offerti da Pease sono ottimi per poter affrontare un’analisi approfondita dell’opera
di tanti esponenti dell’universo jazzistico: e alludo non solo a compositori ed arrangiatori di
organici grandi e piccoli, ma anche alla schiera di tanti improvvisatori, in ragione dell’ampia
trattazione dedicata alle tecniche di costruzione melodica e sviluppo formale. Inevitabilmente
restano escluse molte tecniche compositive che travalicano i confini degli ambienti armonici,
tonali e modali, ma nel difficile campo della didattica jazzistica, si può salutare un testo di
questo genere come un importante strumento d’insegnamento e divulgazione.

Jam Session 44
Biografie

Maurizio Rinaldi la Big Band Musikè, la Blast tra i fondatori del Gruppo
Chitarrista, dopo la laurea Unit Orchestra di Milano. Percussioni Dadadang, con
in fisica prosegue gli studi Con l’Ensemble Mobile di cui ha effettuato tournée
musicali e consegue a pieni Bergamo e Franco D’Andrea in tutta Europa. È direttore
voti il diploma accademico di ha realizzato un Concerto artistico della rassegna
primo livello della scuola di per pianoforte e orchestra musicale della Franciacorta
jazz presso il Conservatorio jazz. Come pianista è leader Suoni intorno al monte.
di Brescia. Con il duo di un quartetto jazz. È
Phi4 è vincitore del primo stato docente di jazz nei Roberto Spadoni
premio del concorso Giovani conservatori di Parma Attivo in ambito jazzistico
Musicisti Europei 2008 di e Venezia ed è titolare come arrangiatore, direttore
Strade del Cinema Festival della cattedra di jazz al d’orchestra, chitarrista e
Internazionale del Cinema Conservatorio di Brescia. È didatta. Docente in seminari
Muto Musicato dal Vivo. inoltre docente di musica internazionali, insegna
Ha partecipato numerose d’insieme presso i seminari di nei corsi di jazz presso
rassegne tra cui Musica e Nuoro Jazz, diretti da Paolo i conservatori di Ferrara,
Spazi e Rivoli Musica. È tra Fresu. Bologna, Frosinone, Perugia e
i coordinatori di Innerplay Cosenza, e dirige le orchestre
- Workshop di Musica Luigi Radassao jazz dei conservatori di
d’Insieme e Improvvisazione. Laureato in musicologia Ferrara e Frosinone. Dirige
al Dams di Bologna, è inoltre la Sidma Jazz
Corrado Guarino responsabile del settore Orchestra, nata nell’ambito
Arrangiatore, compositore, multimediale della civica dei seminari di Chieti in Jazz.
pianista e didatta, ha Biblioteca Queriniana Ha all’attivo diversi lavori
realizzato arrangiamenti in di Brescia. È titolare discografici ed ha collaborato
vari progetti orchestrali con dell’insegnamento di con musicisti di fama quali
Gianluigi Trovesi - tra cui il Risorse elettroniche per Kenny Wheeler, Ronnie Cuber,
cd Dedalo, premiato nel 2002 l’informazione presso la Gianluigi Trovesi, Gunther
con il German Critics Award scuola regionale Ial di Schuller, Maurizio Giammarco,
per la categoria Best Jazz Brescia. Ha insegnato James Newton, Elliot
Album Of The Year – e Tino Storia del Jazz presso il Zigmund.
Tracanna - tra cui Gesualdo Conservatorio di Brescia e
su madrigali di Gesualdo da curato corsi musicali per
Venosa. Ha collaborato con biblioteche ed associazioni.
l’Orchestra Nazionale di Jazz, Giornalista e critico
la WDR Big Band di Colonia, musicale (Il giornale della
la Civica Jazz Band di Milano, musica, Jazzit, Bergamo15,
l’Orchestra Enea Salmeggia, Percussioni, Drum club), è

45 Jam Session
Birdland è l’unica libreria in Italia dedicata alla Musica
Jazz.
Potete richiedere il catalogo cartaceo o consultarlo
direttamente su internet al seguente indirizzo: www.
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accordato uno sconto del 10%.

Jam Session 46
47 Jam Session
gennaio-dicembre

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