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Trasporto finale di elettroni

La molecola di glucosio è ora completamente ossidata. Parte della sua energia è stata utilizzata per
produrre ATP da ADP e fosfato, ma gran parte dell'energia è rimasta negli elettroni rimossi dagli
atomi di carbonio e trasferiti ai trasportatori di elettroni NAD+ e FAD. Questi elettroni, provenienti
dalla glicolisi, dall'ossidazione dell'acido piruvico e dal ciclo di Krebs, si trovano ancora a un
livello energetico molto elevato.
Nel trasporto finale di elettroni, che è la fase conclusiva della respirazione cellulare, gli elettroni
che si trovano a un alto livello di energia sono trasferiti all'ossigeno, scendendo via via a livelli
energetici più bassi. Questo passaggio graduale è reso possibile dalla catena di trasporto di elettroni,
che è costituita da una serie di molecole ognuna delle quali accoglie gli elettroni a un livello
energetico più basso. Tra i componenti principali della catena di trasporto di elettroni ci sono
proteine chiamate citocromi. Sebbene simili, le strutture dei vari citocromi differiscono abbastanza
da permettere loro di ricevere gli elettroni a livelli di energia diversi.
Le molecole mostrate nella figura 8.7, cioè il flavin mononucleotide (FMN), il coenzima Q
(CoQ) e i citocromi b, e, a e a3, sono i principali trasportatori di elettroni della catena; tra di essi vi
sono almeno altre nove molecole trasportatrici che funzionano da intermediari. Gli elettroni
trasportati dal NADH entrano nella catena quando sono trasferiti all'FMN, che viene pertanto
ridotto (fondo azzurro in figura). Quasi istantaneamente l'FMN passa gli elettroni al CoQ e ritorna
nella sua forma ossidata (fondo giallo), pronto a ricevere un'altra
coppia di elettroni, e il CoQ si riduce. Poi il CoQ passa gli elettroni al trasportatore successivo e
ritorna alla forma ossidata, e così di seguito. A mano a mano che scendono lungo la catena, gli
elettroni passano gradualmente a livelli inferiori di energia e, alla fine, vengono accettati
dall'ossigeno, che si combina con gli ioni idrogeno per formare acqua.
Passando lungo la catena di trasporto, quindi, gli elettroni scendono a livelli energetici inferiori
e si libera energia; questa energia viene utilizzata dai mitocondri per favorire la sintesi di ATP a
partire da ADP, un processo noto come fosforilazione ossidativa. Misurazioni quantitative
indicano che ogni volta che una coppia di elettroni passa dal NADH all'ossigeno si formano tre
molecole di ATP da ADP e fosfato, e che invece se ne formano soltanto due ogni volta che una
coppia di elettroni viene ceduta dal FADH2, in quanto questa molecola li trattiene a un livello di
energia leggermente più basso del NADH.
Con la sintesi di ATP, durante la fosforilazione ossidativa si completa il processo che ha avuto
inizio dalla molecola di glucosio. Tuttavia, prima di calcolare qual è il guadagno complessivo di
energia, osserviamo più in dettaglio in che modo viene sintetizzato ATP durante il trasporto finale
di elettroni.
Meccanismo della fosforilazione ossidativa: accoppiamento chemiosmotico. Fino agli inizi degli
anni Sessanta del secolo appena trascorso il meccanismo di fosforilazione ossidativa era ancora un
mistero. Tuttavia, grazie alla creatività del biochimico inglese Peter Mitchell (1920-92), che nel
1978 fu insignito del premio Nobel proprio per questa ricerca, e al successivo lavoro svolto da molti
altri ricercatori, gran parte del mistero è ormai svelato: la fosforilazione ossidativa dipende da un
gradiente di protoni (ioni H+) che si stabilisce attraverso la membrana mitocondriale e dal
successivo utilizzo dell'energia potenziale immagazzinata in questo gradiente per ottenere ATP a
partire da ADP e fosfato

Come si può osservare nella figura 8.8A, i componenti della catena di trasporto di elettroni sono
disposti in sequenza dentro la membrana interna dei mitocondri. In essa, infatti, sono inseriti tre
complessi proteici (numerati da I a III in figura) che contengono i trasportatori di elettroni e gli
enzimi necessari a catalizzare il passaggio degli elettroni da un trasportatore all'altro. Il complesso I
contiene il trasportatore di elettroni FMN e riceve gli elettroni dal NADH. Il CoQ, localizzato nella
parte interna lipidica della membrana, trasferisce gli elettroni dal complesso I al complesso II, che
contiene il citocromo b. Dal complesso II gli elettroni passano al citocromo c, che è una proteina di
membrana periferica che fa la spola avanti e indietro tra i complessi II e III. Gli elettroni passano
poi attraverso i citocromi a e a3 situati nel complesso III, e tornano nella matrice, dove si
combinano con gli ioni H+ e l'ossigeno formando acqua.
I complessi proteici hanno anche un'altra funzione importantissima: servono a «pompare»
protoni. Mentre gli elettroni scendono a livelli energetici più bassi passando lungo la catena di
trasporto, l'energia liberata viene utilizzata dai complessi proteici per pompare protoni dalla matrice
mitocondriale verso lo spazio compreso tra le membrane del mitocondrio. Si ipotizza che, per ogni
coppia di elettroni che passa lungo la catena di trasporto dai NADH all'ossigeno, una decina circa di
protoni venga pompata fuori dalla matrice.
Come abbiamo già visto, la membrana interna dei mitocondri è impermeabile ai protoni.
Quindi, i protoni che sono pompati nello spazio compreso tra le membrane non possono
attraversare facilmente la membrana interna del mitocondrio e tornare nella matrice; si crea
pertanto un gradiente di concentrazione di protoni attraverso questa membrana, con una
concentrazione di protoni molto maggiore nello spazio tra le membrane che nella matrice.
Analogamente al masso posto su una collina o all'acqua in cima a una cascata, la differenza di
concentrazione protonica tra la soluzione presente nello spazio tra le membrane e la matrice
corrisponde a energia potenziale; questa energia deriva non solo dalla reale differenza di
concentrazione (più ioni idrogeno fuori dalla matrice che dentro), ma anche da una differenza di
carica elettrica (più cariche positive fuori che dentro). L'energia potenziale si trova quindi sotto
forma di un gradiente elettrochimico, disponibile a mettere in moto qualsiasi processo che
fornisca un canale in grado di far tornare i protoni all'interno della matrice.
Tale canale è azionato da un grosso complesso enzimatico, detto ATP-sintetasi (figura 8.8B),
costituito da due unità principali: l'unità F0, che si trova dentro la membrana interna del
mitocondrio, e l'unità F1 che sporge nella matrice. Sull'unità F1 che è formata da nove distinte
subunità proteiche, sono localizzati i siti di legame sia per l'ATP sia per l'ADP. Questo complesso,
la cui struttura è stata fotografata per la prima volta nell'aprile del 2001, possiede un canale interno,
o poro, attraverso cui possono passare i protoni.
Quando i protoni attraversano il canale muovendosi secondo il gradiente elettrochimico dallo
spazio tra le membrane alla matrice, liberano energia, che aziona la sintesi di ATP da ADP e fosfato.
Secondo le attuali ricerche, per formare una molecola di ATP occorre che passino da due a quattro
protoni attraverso il complesso ATP-sintetasi. Si calcola che la membrana interna di un mitocondrio
di una cellula del fegato abbia più di 10 000 catene di trasporto di elettroni e altrettanti complessi
ATP-sintetasi; un mitocondrio di un cellula del muscolo cardiaco, che utilizza enormi quantità di
ATP, sembra averne più di 30 000.
Questo meccanismo di sintesi è detto accoppiamento chemiosmotico. Il termine
«chemiosmotico», che è stato coniato da Peter Mitchell, deriva dal fatto che la produzione di ATP
nella fosforilazione ossidativa comprende processi sia chimici sia di trasporto attraverso una
membrana selettivamente permeabile. Nell'accoppiamento chemiosmotico hanno luogo due eventi
distinti: (1) si stabilisce un gradiente di protoni attraverso la membrana interna del mitocondrio; (2)
viene utilizzata l'energia potenziale accumulata nel gradiente per formare ATP a partire da ADP e
fosfato

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