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RACCOLTA DATI
L’infermiere deve raccogliere:
Info dettagliate su:
- Evento
- Sostanza assunta
- Quantità
- Tempi
Segni e sintomi iniziali e attuali
Raccolta di residui di farmaci e/o contenitori vari
VALUTAZIONE PRIMARIA
L’approccio al pz intossicato va sempre preceduta dalla messa in sicurezza dei
soccorritori. In PS non va sottovalutata la possibilità che la vittima, i suoi abiti,
nonché le attrezzature che sono venute a contatto con gli indumenti possano
costituire una fonte di contaminazione da sostanze tossiche.
TRATTAMENTO INIZIALE
Consiste nell’espansione volemica con cristalloidi, utilizzando con la dovuta cautela i
farmaci vasopressori, previo cateterismo venoso centrale.
In questa fase può essere iniziata una terapia antibiotica.
ANAMNESI TOSSICOLOGICA
Non appena valutate e stabilizzate le funzioni vitali bisogna effettuare l’anamnesi
tossicologica che mira a ricostruire le circostanze della sospetta intossicazione con la
raccolta dei dati anamnestici da parte dei parenti o accompagnatori o dalla vittima
stessa. Si deve cercare di stabilire:
• Luogo dell’esposizione
• Modalità di contatto (inalazione, contatto oculare o cutaneo, ingestione,
inoculazione nei tessuti)
• Circostanze del ritrovamento, livello di affidabilità del pz
• Dati relativi alla sostanza tossica (contenitori, scatole, residui…), ricercare la
denominazione esatta del tossico, reperire la confezione originale.
• Controllare la possibilità di associazione con più tossici.
• Cercare di capire quantità di tossico o tempo di esposizione.
• Stato di riempimento gastrico al momento dell’assunzione.
• Intervallo di tempo tra l’esposizione e la comparsa di sintomi.
• Farmacoterapia del pz, attività lavorativa, abitudini alimentari.
• Se i sintomi sono già presenti si deve valutare la modalità di insorgenza,
l’evoluzione e l’entità in base alla natura della sostanza in causa.
DIAGNOSI
La diagnosi di intossicazione acuta può essere effettuata in molti casi attraverso la
raccolta anamnestica e il quadro clinico. Una diagnosi completa e corretta è
formulabile solo se è possibile conoscere anche la quantità di tossico assorbita, oltre
alla natura della sostanza, la via di contatto, l’intervallo fra esposizione e comparsa
di sintomi e la presenza di fattori individuali di rischio.
Nella valutazione delle intossicazioni, soprattutto quelle per ingestione, è di
fondamentale importanza la previsione dell’entità e della durata dell’effetto
massimale. Ciò richiede:
- Un’attenta raccolta dei campioni biologici (aspirato gastrico, sangue, urine);
- EGA
- Test screening tossicologici su campioni biologici.
TRATTAMENTO
Le indicazioni all’uso di una tecnica o un’altra variano in base alla natura della
sostanza, l’intervallo di tempo intercorso dall’assunzione, le modalità di contatto e
le condizioni cliniche dell’assistito.
DECONTAMINAZIONE INTESTINALE
EMESI FORZATA
L’induzione del vomito con ipecacuana ha ancora un significato solamene nella
somministrazione a domicilio o nei bambini oltre 1 aa che arrivano in PS subito dopo
l’ingestione del tossico, se la gastrolusi è sconsigliata e il bambino è cosciente.
GASTROLUSI
sono circa 180 anni che viene utilizzata la gastrolusi con lavaggio dello
stomaco(lavanda gastrica), ma ancora oggi la sua efficacia clinica non è definita. Essa
rimane indicata per rimuovere sostanze o farmaci in caso di sovradosaggio
potenzialmente tossico.
L’intervallo di tempo entro il quale è possibile effettuare una lavanda gastrica
efficace non è definibile: esso dipende dalle caratteristiche chimiche e fisiche della
sostanza ingerita, dallo stato di riempimento dello stomaco e dalle caratteristiche
individuali del pz.
L’intervallo utile è probabilmente inferiore ad 1h per sostanze assunte a stomaco
vuoto e rapidamente assorbibili, ma può essere maggiore per i veleni( es.
antidepressivi triciclici) e in alcune situazioni cliniche (ad es. coma o shock) che
diminuiscono la peristalsi.
Le complicanze della gastrolusi risultano rare, e non costituiscono un fattore
limitante per effettuarla.
La posizione del pz con il tronco e il capo sollevati a 30° ed un adeguato controllo
delle vie aeree consentono di effettuarla nella maggior parte delle situazioni
cliniche. Ovviamente in presenza di alterazioni dello stato di coscienza e perdita del
riflesso della tosse o in caso di ingestione di particolari veleni(es, solventi) che
presentano un alto rischio di inalazione, è fondamentale anticipare la procedura
della gastrolusi con la protezione delle vie aeree mediante intubazione tracheale.
CARBONE VEGETALE ATTIVATO
Il carbone vegetale attivato è efficace nell’adsorbire un grande varietà di sostanze
con l’eccezione di magnesio,etanolo,ferro e litio, ed è più efficace se somministrato
entro 60 min, con un massimo di 40g per gli adulti. In casi particolari possono essere
indicate somministrazioni ripetute.
Poiché in alcuni pz può provocare il vomito, la somministrazione del carbone
vegetale attivo è da considerarsi controindicata in tutti i casi a rischio di inalazione e
senza adeguata protezione delle vie aeree.
CATARTICI
Nonostante l’uso dei catartici sia di routine, la sua effettiva utilità è incerta.
Il razionale per il loro impiego è l’aumento della velocità del transito intestinale, con
diminuzione dell’assorbimento dei tossici in tale sede, e la prevenzione dell’effetto
costipante del carbone.
Possono essere somministrati assieme al carbone vegetale attivato, in quanto esso
non adsorbe il purgante.
Le controindicazioni sono costituite dalla presenza di ileo paralitico o diarrea, traumi
addominale, insuff renale. Nei bambini l’uso dei purganti deve essere riservato ai
casi che presentano un rischio concreto di grave intossicazione.
IRRIGAZIONE INSTESTINALE
L’irrigazione completa dell’intestino è spesso impiegata per avvelenamenti con
formulazioni di rilascio ritardato o gastroresistenti, o nelle intossicazioni gravi da
ferro o Sali di litio, dove il carbone attivato non è efficace; trova anche indicazioni
nelle procedure per stimolare una rapida evacuazione di confezioni di droga nei
“body packers”.
DECONTAMINAZIONE ESTERNA
In caso di esposizioni irritanti o corrosivi, anche se in forma gassosa come
l’ammoniaca le vittime devono essere decontaminate con abbondanti irrigazioni
della cute e delle mucose.
In presenza di liquidi o solidi persistenti sul corpo degli esposti, come il caso di
pesticidi, gas nervini, sostanze vescicanti, è indicata una decontaminazione sul
posto, in modo di ridurre la possibile trasmissione di sostanze tossiche ad altre
persone.
È una procedura fondamentale in caso di incidente chimico maggiore. In tal caso
l’area dove è avvenuto l’incidente viene suddivisa in 3 zone: 1 rossa di esclusione e
massima restrizione per il pericolo di contaminazione, 1 gialla di decontaminazione
e 1 verde in cui si prestano i soccorsi.
In una prima fase di decontaminazione occorre spogliare completamente la persona
esposta, rimuovendo anche monili e scarpe (il tutto verrà raccolto in appositi
contenitori ed isolato).
Nella seconda fase di decontaminazione si esegue un meticoloso lavaggio con acqua
tiepida e detergenti neutri, ponendo attenzione a zone di possibile accumulo come
pieghe della cute, ascelle, genitali e piedi.
In talune situazioni, ove si prevedono tempi lunghi d’attesa prima della
decontaminazione o questa è impossibile, è accettabile eseguire in zona gialla la
svestizione completa ed una spot-decontamination. Questa procedura viene
effettuata irrigando acqua corrente(1 min per persona) il viso, le aree cutanee più
esposte o che sono venute chiaramente a contatto con la sostanza chimica o con
ferite.
Opportune precauzioni devono essere prese nel caso di decontaminazione cutanea
di sostanze caustiche.
In caso di esposizione oculare bisogna rimuovere le eventuali lenti a contatto ed
applicare un irrigazione di acqua continua per almeno 15 min o fino all’arrivo in
ospedale, avendo cura di lasciare entrare acqua nell’angolo nasale mantenendo
aperte le palpebre.