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Precedentemente abbiamo visto che lo scopo della profilassi diretta generica è quello di
limitare la diffusione della malattia in seno ad una popolazione sana; lo si può fare
intervenendo sulle sorgenti e i serbatoi oppure sui substrati in cui è presente l’agente
eziologico (->bonifica ambientale). Abbiamo anche visto quali sono le tecniche per
eliminare il patogeno, ossia la sterilizzazione, la disinfezione (-> disinfettanti e vari
coefficienti) e disinfestazione (->pesticidi ed insetticida, che si dividono in organo-clorurati,
fosforati e carbammati; tra questi i carbammati sono migliori poiché hanno una bassa
persistenza, non si accumulano a livello del tessuto adiposo, ma sono tossici da un punto
di vista della via inalatoria poiché hanno una DL50 molto bassa, mentre non lo sono per la
via transcutanea perché hanno una DL50 più alta; gli organoclorurati sono quelli più
selettivi ma hanno una bassissima capacità di degradarsi e tendono ad accumularsi a
livello del tessuto adiposo, motivo per cui ne è stato bandito l’utilizzo soprattutto il DDT).
La profilassi DIRETTA SPECIFICA è anche meglio conosciuta come profilassi
IMMUNITARIA: mira a potenziare le caratteristiche di ciascun individuo che è
immunocompetente, quindi le persone sane; tale obiettivo può essere facilmente raggiunto
attraverso la somministrazione di vaccini e sieri, soprattutto il vaccino perché va a
stimolare la risposta immunitaria nei confronti di un agente eziologico.
IMMUNITà = condizione in base alla quale un organismo è in grado di neutralizzare tutto
ciò che gli è estraneo, quindi la prima cosa che deve fare è riconoscere l’estraneo, deve
sapere come agire e ne deve conservare l’informazione. Nel verbo “neutralizzare”
rientrano tutta una serie di domande a cui bisogna dare una risposta e per capire ciò c’è
una famosa frase di R. Kipling che dice: “Sette amiche io trovai che mi insegnarono
tutto quello che so: dove, quando, come, cosa, a che scopo, chi e perché “;
occorre riuscire a dare una risposta ad ognuna di queste domande, cosa è che stimola il
sistema immunitario, come fa a stimolarlo, qual è la risposta che ottengo, dove si genera e
dove si scatena tale risposta, quando si scatena. Per capire come questi meccanismo
avvengono, ci viene incontro una particolare scienza che è l’immunologia.
IMMUNOLOGIA -> studia tutti i meccanismi molecolari e cellulari tramite i quali
l’organismo è capace di riconoscere elementi estranei in esso penetrati, di reagire contro
di loro, di conservare la memoria del primo contatto.
I germi che possono entrare in un organismo sono molteplici, possono penetrare
attraverso diverse vie (acqua e altri veicoli), quindi bisogna sapere con chi si ha a che fare;
in effetti il sistema immunitario non interviene solo quando penetra l’agente eziologico, ma
anche quando entra una sostanza estranea oppure quando una cellula non è più
funzionale (es. una cellula invecchiata o danneggiata viene eliminata) o ancora quando le
cellule hanno subìto delle mutazioni (es. le cellule tumorali). L’efficacia del sistema
immunitario dipende dalla concentrazione del numero di germi, dalla loro quantità.
SISTEMA IMMUNITARIO: è un sistema che ci protegge contro le infezioni microbiche
producendo molecole e cellule specifiche capaci di eliminare i patogeni.
Il primo obiettivo dell’immunologia è quello di difendere l’organismo da un’eventuale
azione microbica. Il termine immunologia deriva dal latino “immunis” che significa “esente”,
esente da determinate malattie causate da germi; due sono i fondatori, Jenner e Pasteur.
Jenner -> un epidemiologo vissuto verso la fine del IX secolo, al tempo in cui in Inghilterra
c’era una epidemia del vaiolo (malattia attualmente eradicata), il quale causava tanti morti;
si era notato che le persone che si ammalavano di una forma lieve di vaiolo, pur venendo
a contatto con quelle che erano malate seriamente di vaiolo, non manifestavano i sintomi
come rush cutanei che poi evolvevano in gravi emorragie, ma semplicemente avevano
febbre, vomito; quindi si cominciava a pensare che all’interno del proprio organismo ci
fosse un sistema in grado di bloccare la malattia. Jenner partendo da tale presupposto
cominciò a fare delle osservazioni: ci sono due forme di vaiolo, il vaiolo vaccino e il vaiolo
umano; il primo era tipico delle persone che lavoravano con le vacche e contraevano la
malattia perché nella mungitura venivano a contatto con le mammelle che presentavano
delle pustole, e Jenner scoprì che queste persone non manifestavano mai la malattia (->
vaccino umano) => prelevò da queste pustole del materiale che poi stratificò su delle ferite
di un bambino malato e dopo circa 5-6 mesi fece la stessa cosa però prese il materiale
delle pustole di persone affette dal vaiolo umano e quello che constatò è che il bambino
non si ammalava mai. All’inizio quando Jenner pubblicò il suo lavoro fu deriso da tutta la
comunità scientifica perché all’epoca si credeva alla generazione spontanea ovvero che la
vita si generasse a partire dal materiale inorganico.
Pasteur -> dimostrò che la vita ha origine dalla vita e non dalla sostanza organica e che
nell’organismo esistono realmente delle molecole e cellule che ci difendono dalla
penetrazione dell’agente eziologico. Egli mise un brodo nutritivo ricco di forme viventi
(terreno torbido) sul fuoco quindi lo sterilizzò; quest’ampolla aveva un collo a serpentina
=> Pasteur immaginava che il calore generava l’evaporazione del liquido, quindi il vapore,
capace di eliminare tutte le forme viventi, comprese le spore, annidate nella serpentina; se
era vero che la vita si originasse da materiale inorganica, dal momento in cui subentrava il
processo di raffreddamento quel terreno doveva pullulare di germi, ma non era così poiché
il terreno rimase perfettamente limpido. La conferma si ebbe quando venne tagliato il collo
di questa struttura e dopo qualche giorno all’interno del terreno vi era vita perché divenne
nuovamente torbido; quindi Pasteur dedusse che la vita non proveniva dall’ampolla bensì
dall’esterno, ad esempio con il pulviscolo, la polvere. Pasteur però è riconosciuto proprio
perché a lui viene attribuita la nascita dell’immunologia; nel XX secolo Pasteur stava
studiando il colera nei polli: nella prima fase dell’esperimento somministrò nei polli delle
cellule del “Vibrio Colera”, appartenenti però, secondo lui, ad una coltura un po’ vecchia =>
notò che non vi era manifestazione dei sintomi, per cui alla stessa popolazione di germi
vennero somministrati germi provenienti da una coltura fresca, e evinse che i germi che
anche in precedenza erano venuti a contatto con quella che aveva definito popolazione
vecchia di vibrio colera, non manifestavano la malattia, invece, quelli che non erano venuti
a contatto, manifestavano la malattia; dunque Pasteur dedusse che c’era qualche sistema
che avevano reso immuni quei polli, venuti a contatto con germi che comunque si
trovavano nella forma attenuata quindi si è creata una difesa, per cui anche quando i polli,
animali immunocompetenti, vengono nuovamente a contatto con l’agente eziologico nella
sua piena attività, la malattia non si è mai manifestata.
Alla base del sistema immunitario vi è la capacità di molecole e cellule di riconoscere
sostanze estranee, nei confronti di esse il sistema immunitario deve poter reagire, però
può succedere che l’invasore sia presente in un numero piccolo per cui il mio sistema
immunitario riesce subito ad opporsi a tale invasione, invece, qualora l’invasore sia
presente in un numero molto elevato, il sistema immunitario non riesce subito a debellarlo
oppure non lo distrugge proprio (->situazione cronica). Il grosso vantaggio del sistema
immunitario è che tutte le informazioni di questa “battaglia” attraverso cui si cerca di
difendersi dall’invasore, persistono e sono utili dal momento in cui si viene nuovamente a
contatto con l’invasore (memoria del primo contatto).
I tre principali sistemi di protezione sono:
1. INVOLUCRO -> costituite da cute (strato più esterno) e mucose (rivestono tutte le
cavità interne) che rappresentano la prima linea di difesa. Come i germi superano la
barriera della cute? Attraverso la ferita, questo perché la cute è formata da uno strato
di epidermide e da uno di derma; l’epidermide è costituito da cellule che sono
continuamente rinnovate (il processo di rinnovamento avviene ogni 15-30 giorni) e tali
cellule, che si moltiplicano a livello dello strato basale, vanno a sostituire lo strato
epiteliale più esterno; inoltre le cellule epiteliali sono ricche di cheratina, per cui
conferisce elasticità e resistenza alla struttura.
2. IMMUNITÀ INNATA -> così definita perché presente in tutti i viventi, dalla nascita; è
costituita da determinate molecole, che sono le prime ad agire, e cellule.
3. IMMUNITÀ ADATTATIVA -> abbiamo una risposta cellulare ed anticorpale altamente
specifica perché vengono differenziate cellule specifiche per quel determinato agente
eziologico.
Nel caso dell’immunità innata le molecole che entrano in gioco si definiscono aspecifiche,
nel senso che indipendentemente dal tipo di patogeno, funzionano sempre allo stesso
modo, non riescono a distinguere che tipo di patogeno sia (es. queste molecole si
accorgono della sostanza estranea grazie alla presenza sulla propria struttura di recettori, i
quali riconoscono ad esempio il mannosio e il lipopolisaccaride batterico e quando si
legano a una delle due, non sanno che tipo di patogeno è o che sostanza è per cui
indistintamente lo attacca e lo elimina, cioè tutto ciò che riconosce come non self). Al
contrario la risposta immunitaria adattativa è specifica per cui va a riconoscere una
determinata struttura o patogeno che è definita antigene. Le cellule dell’immunità innata
non conservano le informazioni del primo contatto avvenuto; è una risposta molto rapida
(pochi secondi); è rivolta verso i pattern, nel senso che non riconosce specifiche strutture
ma interagisce direttamente con la sostanza riconosciuta come estranea; un esempio di
cellule sono i fagociti che riconosce una sostanza, la ingloba e la digerisce.
L’immunità adattativa è anche detta specifica e acquisita: “acquisita” perché è una
conseguenza dell’interazione del sistema con l’agente eziologico, quindi l’acquisisce ma
solo in caso di penetrazione di una sostanza estranea e a sua volta tale penetrazione
induce la differenziazione delle cellule; è “specifica” verso quel particolare germe perché
ne riconosce le strutture, tipiche di quel germe; è detta “adattativa” perché adattata a un
determinato germe. Il grande vantaggio della risposta adattativa è che conserva in
memoria l’incontro con l’agente eziologico, però richiede diversi giorni (1-2 settimane)
poiché le cellule si moltiplicano, che raggiungono una fase esponenziale della loro
divisione; riconosce particolari frammenti della struttura, gli antigeni, e un esempio sono gli
anticorpi (antigene-anticorpo = immunocomplesso).
Inoltre, la risposta adattativa è ulteriormente distinta in:
· Risposta UMORALE: formata dai linfociti B, che portano a produrre gli anticorpi,
precisamente si differenziano, dopo il riconoscimento dell’antigene, in cellule della
memoria e plasmacellule, quest’ultime daranno origine agli anticorpi (un tempo
venivano chiamati “umori”, da qui il termine umorale).
· Risposta CELLULO- MEDIATA: costituita dai linfociti T che si distinguono in
citotossici, helper e cellule natural killer; a coordinare tutta questa popolazione di
cellule sono le citochine che sono dei messaggeri.
Il sistema immunitario si basa sull’equilibrio tra la sua stimolazione e la sua risposta, nel
senso che in seguito ad una reazione c’è l’eliminazione di quello che l’organismo ha
riconosciuto come non self; tuttavia, il sistema immunitario si attiva fortemente anche
contro una sostanza estranea oppure che lo è ma non è nociva, quindi va a scatenare una
reazione negativa per l’organismo (es. sono le allergie o il trapianto d’organo -> rigetto).