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Corso di Laurea: LETTERATURA, MUSICA E SPETTACOLO (2010

Insegnamento: STORIA DELLA MUSICA DELL'OTTOCENTO E DEL NOVECENTO


Lezione n°: 26
Titolo: Opera francese del secondo Ottocento: Offenbach
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

01. L’operetta: Offenbach


Questa lezione è dedicata ad un genere di spettacolo teatrale di tipo misto poiché riassume in sé
sia i caratteri del teatro parlato (nella fattispecie la commedia) sia quelli del teatro musicale
(cioè l’opera). Si tratta infatti dell’operetta (per i cui caratteri principali si rimanda al manuale),
un genere che alterna momenti parlati a momenti cantati, sul modello del Singspiel tedesco o
dell’Opéra-comique francese, anche se non sono – questi ultimi – da considerarsi come veri
antecedenti. L’operetta sceglie di solito temi molto leggeri, semplici, puntando invece tutto sulla
musica e sull’aspetto scenico e coreografico, che è di solito piuttosto sfarzoso. «L’operetta si
fonda sull’elemento musicale: una musica gaia, leggera, aggraziata, spassosa, di immediata
godibilità, perfettamente aderente alla natura farsesco-parodistica o patetico-sentimentale della
vicenda teatrale. […] Non intende, in generale, comunicare messaggi ideologici e rifugge da
intenti didascalici. Suo scopo precipuo è di offrire un’occasione di distensione e di divertimento,
grazie alla linearità dell’intreccio drammatico e all’anticerebralismo della partitura musicale.»
(Evangelos Mazarakis, Operetta (sub vocem), DEUMM, Torino, EdT, 1984, vol. III, Il lessico, p.
415)

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Corso di Laurea: LETTERATURA, MUSICA E SPETTACOLO (2010
Insegnamento: STORIA DELLA MUSICA DELL'OTTOCENTO E DEL NOVECENTO
Lezione n°: 26
Titolo: Opera francese del secondo Ottocento: Offenbach
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

01. L’operetta: Offenbach


La Francia è considerata a tutti gli effetti la patria dell’operetta, soprattutto per la presenza del
compositore che maggiormente portò al successo questo genere, cioè Jacques Offenbach
(1819-1880: era in realtà tedesco, ma naturalizzato francese); ma l’operetta ebbe grande
impulso anche in altri stati europei, soprattutto l’Austria (e Vienna in particolare) e la Germania
(Berlino). «Il periodo classico dell’Operetta copre un arco di tempo che va all’incirca dalla metà
del secolo XIX alla Prima Guerra Mondiale. Esso coincide, dunque, con l’epoca che vede
l’affermazione in Europa dei ceti borghesi, i quali dell’Operetta furono i fruitori d’elezione. Come
fenomeno socio-culturale l’Operetta allora, in polemica antitesi col grande teatro dell’opera
seria, va vista – come difatti fu – quale luogo naturale d’incontro dei ceti borghesi affaristici e
arrivisti, politicamente miopi e culturalmente poco esigenti, avidi di facili sollazzi e di ancor più
facili e gratuite emozioni. Impastata d’un musicalismo leggero, brioso, epidermico, effervescente
e immediatamente fruibile, l’Operetta divenne […] la panacea dei gusti effimeri di una società
che della gioia di vivere e del far quattrini con tutti i mezzi aveva fatto il suo credo etico e civile.
Ciò non le impedì tuttavia di ottenere e di conservare una sua notevole dignità come genere
teatrale e artistico.» (Mazarakis, cit., p. 416).

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Laurea: STORIA DELLA MUSICA DELL'OTTOCENTO E DEL NOVECENTO
I nsegnam ento: 26/S1
Lezione n °: Opera francese del secondo Ottocento: Offenbach
Titolo: 1
Attività n °:

Facoltà di Lettere

02. L’operetta: Offenbach


Nativo di Colonia, Offenbach si avvicinò alla musica fin da bambino grazie al padre, che gli diede
lezioni di violino; trasferitosi a Parigi nel 1833, cominciò a studiare invece violoncello – suonò in
diverse orchestre, anche ad ottimo livello – e composizione. Negli anni Cinquanta prese in
gestione un proprio teatro, il Theatre des Bouffes, nel quale metteva in scena le proprie
numerosissime operette: «Si tratta per la maggior parte di lavori in un solo atto, con un numero
ridotto di personaggi (talvolta due in tutto) e con organico ridotto al minimo (in molti casi
l’orchestrazione non ci è pervenuta); tuttavia il successo crescente indusse l’autore a tentare
imprese più ambiziose, dando vita a spettacoli che per dimensioni e impianto drammatico-
musicale emulavano i generi maggiori: Orphée aux enfers, 1858; La belle Hélène, 1864; La vie
parisienne, 1866; La Grande-Duchesse de Gérolstein, 1867; La Périchole, 1868. Con questi
lavori Offenbach fece dell’operetta un genere di richiamo internazionale; i suoi spettacoli parigini
attiravano i più illustri viaggiatori, ivi comprese le teste coronate.» (Della Seta, Italia e Francia
nell’Ottocento, Torino, EdT, p. 263) Nell’ultima parte della sua vita, Offenbach si dedicò anche
all’opera vera e propria componendo Les contes d’Hoffmann (rimasta incompiuta), nel tentativo
di

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I nsegnam ento: 26/S1
Lezione n °: Opera francese del secondo Ottocento: Offenbach
Titolo: 1
Attività n °:

Facoltà di Lettere

02. L’operetta: Offenbach


dimostrare il suo valore anche in un genere ‘superiore’ rispetto all’operetta. Infatti «l’operetta
costituì per Offenbach una sorta di condanna, che gli vietò di acquisire notorietà come autore di
opéras-comiques e di inserirsi nell’establishment dei musicisti francesi, inducendolo a una sorta
di isolamento, rappresentato in pratica dall’esigenza di essere l’impresario di se stesso, in teatri
fondati e diretti di persona.» (Claudio Casini, Jacques Offenbach, in DEUMM, p. 436)
L’operetta, che i francesi chiamavano anche opéra bouffe proprio dal nome del teatro diretto da
Offenbach, era un genere certamente funzionale all’epoca storica del Secondo Impero (1852-
1870), il periodo tra la Seconda e la Terza repubblica francese, guidato da Napoleone III, e ad
esso questo genere era intimamente connesso. Certi riferimenti di tipo satirico, legati ad eventi
o personaggi della politica e del costume francesi di quel particolare frangente storico, che
spesso venivano inseriti nelle operette, le rendevano di conseguenza legate a doppio filo con la
contemporaneità. Quando si arrivò alla Terza Repubblica, nel 1870, alcune di esse mostrarono
inesorabilmente un precoce invecchiamento, tanto che lo stesso Offenbach dovette intervenire
per renderle più neutre.

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Lezione n°: 26/S2
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Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

03. Offenbach
Tra le varie operette di Offenbach si propone l’ascolto de La Périchole, opéra-bouffe
in due atti su libretto di Ludovic Halévy e Henri Meilhac (gli stessi librettisti di
Carmen) che andò in scena per la prima volta il 6 ottobre 1868 al Theatre des
Variétés (sei anni dopo Offenbach ne fece una nuova versione in tre atti); è tratta
dalla commedia La carrosse du Saint-Sacrement (1828) di Prospér Merimée.
Trama - Piquillo e La Périchole sono due cantanti molto poveri che arrivano a Lima il
giorno del compleanno del viceré. In quel giorno si festeggia con bevande gratuite e
con il cabaret alla locanda delle "Tre Cugine". Il Governatore di Lima e il conte
Panatellas, sotto mentite spoglie, sono tra la folla, per vedere l’allegria del popolo.
Piquillo e La Périchole (che sono devotamente attaccati l'uno all'altro, ma troppo
poveri per sposarsi) stanno quasi morendo di fame. Dopo aver fatto un piccolo
spettacolo in piazza, Piquillo si allontana per cercare di guadagnare qualcosa,
mentre lei si mette a dormire su una delle panchine vicino alla locanda. Il Viceré che
la vede viene colpito dalla sua bellezza. Al suo risveglio, lui la invita a seguirlo al
palazzo, dove sarà la favorita del viceré. Non potendo rifiutare, lei finge di
acconsentire volentieri, almeno per ottenere una buona cena, di cui ha disperato
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Lezione n°: 26/S2
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03. Offenbach
bisogno. Invia una nota di spiegazione a Piquillo poi va a cenare con il viceré. Esiste
però una vecchia legge, che dice che solo le donne sposate possono abitare in
quell’ala del palazzo; e per eludere questa legge comanda a suoi ministri di trovare
subito un povero disgraziato che sposi e lasci la Périchole. Compare proprio Piquillo
che, ricevuta la lettera della sua amante, al colmo della gelosia, vorrebbe impiccarsi.
Viene salvato da Panatellas che, per mezzo di una buona cena e molti bicchieri di
vino, lo convince a sposarsi. Anche la Périchole nel frattempo ha bevuto un bel po’
di vino, e viene fatta uscire con il velo in faccia. La Périchole riconosce subito
Piquillo e accetta quindi di farsi sposare davanti a un paio di notai ubriachi. Sfumati
gli effetti del vino, al mattino Piquillo capisce, con molto stupore, di essere sposato
con la Périchole, che però è la favorita del re. Non avendo capito il piano della
ragazza, la maltratta e viene gettato in prigione, nella cella dei ‘mariti recalcitranti’.
Qui viene a visitarlo la Périchole che, con grande fatica, gli spiega il suo piano di
fuga. Finalmente riescono a evadere e a tornare sulla pubblica piazza, dove il viceré
e i suoi seguaci li incontrano; facendo appello alla sua natura migliore, il viceré li
lascia liberi di partire riempiendoli d’oro.

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04. Offenbach
Ascolto: Offenbach, La Périchole, atto I, Duetto (I traccia) – Dialogo (II traccia) – Seguidilla (III
traccia) [la traduzione in italiano è al termine del brano]
I
Piquillo
Le conquérant dit à la jeune Indienne:
«Tu vois, Fatma, que je suis ton vainqueur
Mais ma vertu doit respecter la tienne,
Et ce respect arrête mon ardeur.
Va dire, enfant, à la tribu sauvage,
Que l’étranger qui foule ici son sol,
A pour devise: Abstinence et courage!
On sait aimer, quand on est Espagnol!»
La Périchole et Piquillo
On sait aimer, quand on est Espagnol!

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Lezione n°: 26/S3
Titolo: Opera francese del secondo Ottocento: Offenbach
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

04. Offenbach
II
La Périchole
A ce discours, la jeune Indienne, émue,
Sur son vainqueur soulève ses beaux yeux;
Elle pâlit et chancelle à sa vue,
Car il lui plaît, ce soldat généreux.
Un an plus tard, gage de leur tendresse,
Un jeune enfant dort sous un parasol...
Et ses parents chantent avec ivresse:
«Il grandira, car il est Espagnol!»
Piquillo et la Périchole
Il grandira, car il est Espagnol!

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Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

04. Offenbach
Prima di proseguire l’ascolto con il successivo dialogo parlato, analizziamo questa
prima traccia che presenta una struttura assai diffusa nell’operetta, cioè il couplet.
La forma a couplet prevede la stroficità del brano che di solito è suddiviso in:
I couplet
Refrain
II couplet
Refrain
Ogni couplet prevede la medesima melodia su testo diverso; il refrain invece ha
stessa melodia per stesso testo (o, come nel nostro caso, testo molto simile).
Applicato a questo brano, tale struttura viene così distinta:
I couplet (a 0’54’’): Le conquérant dit à la jeune Indienne etc. (strofa di Piquillo)
Refrain (a 1’28’’): On sait aimer, quand on est Espagnol (prima solo Piquillo poi
insieme)
II couplet (a 1’55’’): A ce discours, la jeune Indienne, émue (Périchole)
Refrain (a 2’29’’): Il grandira, car il est Espagnol (prima solo Périchole poi insieme).

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