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SECONDO CAPITOLO

GIUDA? CHI TRADISCE… CHI?

Ma questi fratelli di Gesù, facevano parte


del suo più stretto seguito? Credevano, si o no,
nella sua opera, nel suo messaggio? E perché nei
Vangeli la loro posizione al riguardo non è
sempre così chiara e netta?
Per scoprirlo, per poter dare una risposta a tali
domande, proviamo adesso a seguire una traccia
particolare che parte proprio da una ricerca
intrapresa nei confronti di quell’Apostolo che più
di tutti, nel nostro pensare di bravi e fedeli
cattolici cristiani, ha avuto un ruolo determinante,
anche se in senso negativo, nella vita del maestro
Gesù e che, secondo la dottrina di Santa Romana
Chiesa, lo ha condannato con il suo tradimento,
alla pena della crocifissione: Giuda iscariota.
Siamo al via di un’altra tappa del nostro
viaggiare, che, come vedremo, non mancherà di
stupirci con le sue intriganti tesi, basate su un
continuo confronto tra la storia, così come è
raccontata dagli storici del periodo nel quale si
susseguono gli avvenimenti in questione, o storici
vissuti poco tempo dopo ed i vari racconti di
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

coloro, che a quella stessa storia, ne hanno voluto


dare un’impronta apologetica.
Analizzando gli elenchi dei nomi degli
Apostoli di Gesù, inseriti nei Vangeli sinottici
(Matteo, Marco e Luca), così definiti, in quanto
l’esposizione dei fatti presenta uno svolgimento
in gran parte parallelo, a differenza del Vangelo
di Giovanni, noteremo subito, che l’Apostolo
chiamato Taddeo, non compare affatto nel solo
Vangelo di Luca; in esso infatti, al suo posto,
troviamo che il nominativo usato per indicare
detto Apostolo, è quello di Giuda di Giacomo.
Spingendo più a fondo la nostra attenzione e
riflessione ed allargando la nostra comparazione
con l’elenco contenuto in un’altra opera attribuita
a Luca, ovvero gli Atti degli Apostoli, scopriremo
che L’Apostolo denominato Giuda di Giacomo,
compare esattamente al posto che occupa colui
che viene chiamato Giuda Iscariota nei suddetti
Vangeli sinottici e precisamente cioè, di seguito
al nome di colui che è indicato come Simone il
cananeo, in Matteo e Marco, oppure Simone,
soprannominato lo zelota, nello stesso Vangelo di
Luca; ma questo identico Simone, è nei succitati
Atti, definito semplicemente lo zelota.
Sarà altresì facile notare, che in effetti, negli
elenchi in cui compare, ossia quelli di Marco e
Matteo, quest’Apostolo Taddeo precede sempre
l’Apostolo chiamato Simone, il quale, a sua volta,
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

è sempre seguito da colui che ha il nome Giuda


Iscariota.
Lo so bene! Tutto questo alternarsi di nomi
potrebbe crearci una iniziale confusione; ma se
una volta messe da parte concezioni e dogmi
precostituiti ed impostici, riuscissimo ad andare
oltre, a guardare bene ed a fondo ed a capire cosa
si nasconde, quali personaggi, quali storie ed
avvenimenti, dietro i vari appellativi Taddeo,
Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, tutto ci
risulterà molto più semplice e chiaro da
inquadrare, scoprendo magari, che la totalità di
questi vari nomi, nasconde sempre una stessa
persona, sempre lo stesso Apostolo; cosa che
ormai, in molti credono sia effettivamente così e
di cui adesso noi tenteremo di darne una prova,
come si è già in qualche modo superficialmente
notato nel capitolo precedente, dove per Papia, il
fratello di Gesù chiamato Giuda, altri non era che
l’Apostolo Taddeo.
Soffermiamoci allora ad analizzare la figura di
questo personaggio chiamato Giuda e cerchiamo
di capire come ci viene presentato nel Vangelo di
Giovanni.
Bisogna tener presente, che in questo Vangelo
non esiste alcun elenco dei dodici Apostoli, ma
che soprattutto, Giuda viene indicato come “di
Simone Iscariota”. Anzi… A volte, è presentato,
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

proprio come figlio di costui1, altre volte invece,


è appunto indicato, come già detto, solo con “di2”
Simone Iscariota e noi sappiamo bene che molto
spesso quel “di”, nelle tradizioni, sta anche ad
indicare la dicitura “fratello di”3.
Ora, poniamo la nostra attenzione in particolar
modo sui capitoli XIII e XIV del Vangelo di
Giovanni. Si tratta di alcuni dei capitoli più
importanti di questo scritto; passi in cui Gesù
discorre coi suoi discepoli del “mistero” della sua
venuta e della sua opera, dell’amore e dell’umiltà
verso Dio, verso gli uomini e verso se stessi, con
cui loro dovranno dar seguito alla Sua missione;
dove dà ad essi il comandamento più importante
del Suo insegnamento, oltre infine a svelare il
tradimento che subirà ad opera proprio di uno di
loro; di uno dei dodici.
In effetti, scrutando a fondo e bene nel racconto,
già lo svolgersi dell’annuncio di chi sarà il
traditore ha qualcosa di non tanto chiaro. Infatti,
sebbene alcuni dei suoi discepoli gli chiedano
esplicitamente di indicare chi di loro sarà il Suo
traditore, Gesù non ne pronuncia il nome, ma si
limita a dire che sarà colui a cui porgerà il
boccone che si appresta ad intingere. Boccone,

1
Giovanni 6, 71 e 13, 26
2
Giovanni 13, 3
3
Cfr. gli iniziali saluti contenuti nella Lettera di Giuda del N.T.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

che come tutti sappiamo, verrà dato a Giuda


Iscariota.
E, nonostante la precisazione e puntualizzazione
su chi sarà il traditore, che a sua volta, appena
ricevuto il pezzo di pane si allontana, dietro
anche una certa insistenza di Gesù stesso,
nessuno degli altri commensali riesce a capire che
è proprio Giuda, dato che Giovanni, nel suo
scrivere, non registra nessuna reazione degli altri
Apostoli a tale riguardo.
Tutto molto strano, visto che Gesù ha intinto il
boccone proprio per indicare, a coloro che glielo
avevano chiesto, chi fosse il traditore.
Strano davvero…
Ma soprassediamo e concentriamoci sul punto
importante; su ciò che ci interessa di più. Sul
fatto cioè, che in questo preciso istante, ovvero
subito dopo aver ricevuto il pezzo di pane intinto,
Giuda Iscariota si allontana dalla sala in cui si
tiene la cena4.
E tutto questo accade nel capitolo XIII.
Nel capitolo seguente, il XIV, l’evangelista però,
tra gli Apostoli rimasti e che nel bel mezzo della
cena vengono descritti nell’atto di porre una serie
di domande al Maestro, nomina di nuovo Giuda.
Ma questo Giuda, viene qui ora definito “NON
L’ISCARIOTA”5, per ben distinguerlo dal Giuda
4
Giovanni 13, 30
5
Giovanni 14, 22
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

traditore, che ormai, come detto, è già andato via


per portare a termine la sua nefanda azione.
A noi sembra davvero strana, ancora una volta,
questa confusione e sovrapposizione di nomi e
azioni collegati a svariati personaggi chiamati
Giuda, in particolar modo nella descrizione, così
dettagliata, precisa ,di quello che dovrebbe essere
il momento più alto dell’insegnamento di Gesù.
Ci sembra, la puntualizzazione “non l’Iscariota”,
più che altro un’aggiunta successiva di qualche
traduttore, un’interpolazione di qualche copista;
non per niente, nelle edizioni meno recenti della
Bibbia, tale precisazione è trascritta tra parentesi
e non è, quindi, una parte del discorso, che,
oltretutto, sembra quasi avulsa dal contesto del
versetto; secondo noi il copista, o traduttore,
rendendosi conto dell’impossibilità dell’evento, e
cioè, ripetendomi, che tale Giuda possa essere
descritto nell’atto di porre una domanda a Gesù,
anche se ormai assente, essendosi allontanato
precedentemente per tradirlo, ha ben pensato di
risolvere così la faccenda; la confusione creata
dall’evangelista stesso, o da qualche precedente
altro traduttore.
Non sarebbe più lecito pensare che l’annuncio di
un traditore, proprio tra i dodici e proprio quella
sera, non si è mai effettivamente verificato,
piuttosto che incorrere nel paradosso di due
Apostoli con lo stesso nome?
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

E che dire dell’incapacità degli altri commensali,


di capire come stavano effettivamente le cose?
Ripeto… Tutto molto strano; tanto da sembrare
essere costruito ad arte, per porre in una luce
negativa questo Giuda.
Ma andiamo ancora oltre alle nostre domande e ai
nostri dubbi, puntando dritti su questo particolare
che spicca nella narrazione dell’evento, più che
sull’evento stesso.
Ed il particolare è proprio quell’aggiunta al nome
Giuda; quella precisazione che lo definisce “non
l’Iscariota”.
Prendendola per buona, accettando il racconto
così com’è scritto, analizziamo proprio questa
definizione; ovvero l’uso del termine Iscariota,
preceduto però da un articolo: Giuda, detto non
“l’Iscariota”.
Ed è proprio l’uso dell’articolo, in questo passo,
che rende chiara l’idea, che il termine Iscariota
non sta ad indicare né un nome, né un cognome,
ma lo rende molto simile all’espressione “lo
Zelota”, termine con cui viene designato
l’Apostolo Simone, già identificato come padre o
fratello, dello stesso Giuda Iscariota.
In effetti, il termine “ISCARIOTA” starebbe ad
indicare più che altro un soprannome.
Tralasciamo, anche se solo per un attimo Giuda e
concentriamoci sulla figura di questo Simone e di
come viene indicato nei vari elenchi dei dodici.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Questo SIMONE, è definito il cananeo in Marco


e Matteo. Ma è lo stesso Simone, soprannominato
lo zelota presente in Luca, o detto semplicemente
Simone lo zelota negli Atti degli Apostoli, per
altro dello stesso autore, che confluirà poi in quel
Simone l’Iscariota nominato da Giovanni e
presentato appunto come padre o fratello di
Giuda l’ Iscariota.
Apro una piccola parentesi: secondo lo
scrittore Marcello Craveri, il termine “cananeo”
non significherebbe “di Cana”, che si direbbe
CANANITA, ma piuttosto è un termine che deriva
dall’aramaico “QAN’ANA” che vuol dire proprio
ZELOTA, nome con cui erano designati i
“patrioti galilei” che, nel ‘6 d.C., avevano tentato
un’insurrezione contro i romani sotto la guida di
GIUDA di Gamala (o Giuda il Galileo, di cui
parleremo ancora più avanti). I romani li
chiamavano SICARII perché armati di un piccolo
pugnale ricurvo chiamato SICA.6
La stessa spiegazione al significato di tale
termine ci dà anche il Ricciotti nella sua già citata
opera “Vita di Gesù Cristo”7. Ma nel palese
successivo tentativo di allontanare i seguaci di
Gesù dal movimento nazionalista sorto con le
gesta di Giuda il Galileo, l’autore precisa che tale
termine va inteso solamente nel suo significato
6
Marcello Craveri : I Vangeli apocrifi
7
Vedi Giuseppe Ricciotti: Vita di Gesù Cristo, par. 43
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

etimologico originale e non in quello storico e


tardivo che successivamente gli si è voluto
attribuire e che indica l’appartenenza del suddetto
apostolo a tali movimenti di ispirazione ribelle al
potere romano; fino a giungere,alla conclusione
del suo ragionamento di giustificazione di tale
soprannome, che il sopracitato Simone, detto il
Cananeo o lo zelota, non facesse parte di tali
frange estremiste della popolazione ebraica di
quel tempo e adducendo ulteriormente, come
motivazione a tale affermazione, che questi
movimenti intensificarono la loro operosità solo
in seguito8.
A ciò mi permetto di controbattere asserendo a
mia volta, che se anche l’opera degli zeloti e dei
sicari sia andata intensificandosi e aumentando di
interesse e importanza successivamente, ciò non
fa altro che indicare, nel preciso utilizzo di tale
appellativo nel nome dell’apostolo, che questi
possa essere benissimo, in realtà, uno dei primi
aderenti e sostenitori di tale movimenti, se non
proprio, volendo esagerare, esserne addirittura
uno degli ispiratori e fondatori.
Quindi, per ritornare a Giuda, come Simone,
soprannominato lo zelota, così Giuda,
soprannominato l’iscariota.

8
Vedi Giuseppe Ricciotti: Vita di Gesù Cristo, par. 312
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Già! Perché molto probabilmente, il termine


usato, ISCARIOTA, deriva dal ben più famoso
appellativo SICARIO, nel quale la sigma e lo iota
della parola dal quale è stato tradotto, sono a loro
volta state semplicemente invertite! Quindi si è
passati da SICARIUS ad ISCARIUS, ovvero
ISCARIOTA. E, per tutto il nostro discorrere
precedente, di conseguenza abbiamo: GIUDA IL
SICARIO come SIMONE LO ZELOTA.
Va sottolineato, come del resto già accennato
nella precedente nota del Craveri, che termini
quali sicario e zelota hanno una certa rilevanza
nel periodo in cui vivono i personaggi di cui
stiamo discorrendo e che li colloca, oltretutto, in
una determinata e precisa corrente di pensiero e
di azione.
Facciamo un’ulteriore piccola precisazione al fine
di inquadrare meglio i cosiddetti sicari e zeloti,
lasciandoci poi in seguito, l’onere di collocarli
nel preciso contesto storico in cui si muovevano.
Non sembri assolutamente strano che degli zeloti,
ovvero delle persone che, come già detto sopra,
combattevano realmente con armi e strategie,
possano far parte del gruppo dei seguaci più
vicini a Gesù.
Ricordiamoci infatti, che negli stessi Atti degli
Apostoli, i primi aderenti alla nascente comunità
o Chiesa di Gerusalemme, nonché riconosciuti
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

dallo stesso scritto come i primi cristiani9, retta


per inciso da Giacomo, definito da S. Paolo come
una delle colonne di questa comunità10 nonché da
egli stesso indicato come fratello di Gesù, questi
seguaci dicevamo, vengono definiti Zelanti della
legge11. Non si dimentichi inoltre, dello stesso
zelo a cui si fa riferimento nell’episodio della
cacciata dei mercanti dal Tempio da parte di
Gesù, in cui si allude “allo zelo per la casa del
Padre che mi divora”12 (citazione tra l’altro, del
Salmo 68, che avremo presto occasione di
incontrare di nuovo, in un altro importantissimo
passo del nostro discorso). O dell’episodio,
narrato dai Vangeli, in cui Gesù chiede ai suoi di
munirsi di una spada.13
Ecco allora come Ippolito Romano,
scrittore ecclesiastico di lingua greca, autore di
molti scritti che abbracciano quasi tutti i generi
della letteratura cristiana antica, nella sua più
importante opera, CONFUTAZIONE DI TUTTE
LE ERESIE14, ai propri lettori descrive gli zeloti e
sicari: “… Altri, ( intendendo gli Esseni, di cui sta
9
Atti degli Apostoli 11, 26
10
Lettera ai Galati 2, 9
11
Atti degli Apostoli 2, 46
12
Giovanni 2, 13-17
13
Luca 22, 36
14
opera oltretutto significativa per le notizie e le citazioni che fornisce degli
scritti gnostici, intenta soprsttutto a dimostrare il carattere anticristiano delle
eresie raccolte e dove ne elenca almeno 33. Citazione di Eugenio Corsini e
Clementina Mezzucci
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

parlando ed elencando le diversità dei vari gruppi


di questa particolare “setta”), udendo qualcuno
discorrere di Dio e delle Sue leggi,si accertano se
è incirconciso, attendono che stia solo e poi lo
minacciano di morte se non si lascia
circoncidere; qualora non accettasse essi non lo
risparmiano e lo assassinano; è appunto da
questo che hanno preso il nome di ZELOTI e da
altri di SICARI…”15.
Dopo aver inquadrato brevemente il
significato di termini quali sicario (iscariota) e
zelota, continuiamo la nostra ricerca su
quest’Apostolo chiamato Giuda, provando a
vedere come compare in altri antichi testi.
In una sorta di Vangelo apocrifo del II secolo
d.C. chiamato EPISTULA APOSTOLORUM,
questo Apostolo detto Giuda, viene propriamente
definito “zelota” e la cosa non può sorprenderci
più di tanto ormai, in ragione proprio di ciò che
abbiamo precedentemente detto ed occupa la
stessa posizione, in un elenco in questo scritto
contenuto16, che occupa Taddeo (altrimenti
chiamato Lebbeo, soprannominato Taddeo in

15
Ippolito Romano: Refutatio, libro 9 cap. 26
16
Gli Apostoli nell’Epistula Apostolrorum:
Giovanni,Tommaso,Pietro,Andrea, Giacomo,Filippo,Bartolomeo,Matteo,
Natanaele,Giuda Zelota, Cefa. Da notare, che in questo elenco, l’Apostolo
chiamato Cefa non corrisponde all’Apostolo riconosciuto come Pietro e
che, oltretutto,occupa la stessa posizione di Simone,detto lo zelota oppure
cananeo, nei sinottici.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

alcune antiche versioni di Matteo) nei sinottici di


Matteo e Marco; ma abbiamo visto che in Luca
questo Taddeo diventa Giuda di Giacomo, dove
per inciso, quel “di” sta per “fratello di”; quindi,
in questo caso, abbiamo proprio “Giuda, fratello
di Giacomo”, che a sua volta è detto “fratello di
Gesù”.
Ancora un altro testo apocrifo, denominato
COSTITUZIONI APOSTOLICHE, probabilmente
di origine siriana e risalente al III o IV secolo
d.C., ma basato su documenti anteriori, che se
non derivati direttamente dagli Apostoli ne
riflettono almeno in gran parte ancora l’originario
insegnamento17, nel punto in cui dovrebbe essere
citato Taddeo o Lebbeo, soprannominato Taddeo,
viene invece riportato il nome di “Giuda lo
zelota”.
In particolare, in capitolo di un manoscritto di
questa opera, viene anche riportato (pregherei una
forte attenzione su ciò) quanto segue: “Taddeo,
chiamato anche Lebbeo e soprannominato Giuda
lo zelota, predicò la verità egli edesseni ed ai
popoli della Mesopotamia, quando Abgar
regnava su Edessa”18. Successivamente, segue
un’ulteriore annotazione dove raccogliamo tale e
precisa informazione: Taddeo fu sepolto a Berito
(Beirut), in Fenicia”.
17
Nota di Antonio Maria Buzzone
18
Robert Eisenman: Giacomo, il fratello di Gesù
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Va notato però, che esiste anche un’altra versione


di questa “conversione” del re Agbar, o Abgar, ed
è quella raccontataci da Eusebio nella sua storia
della Chiesa19.
In tale versione, Eusebio ci informa a sua volta
che, “dopo l’ascensione di Gesù, Giuda, DETTO
PURE TOMMASO, gli mandò l’Apostolo Taddeo,
uno dei settanta…”.20
Prima di appuntare le nostre considerazioni, va
inoltre ricordato ed annotato, che di un’altra
conversione simile, anche se al giudaismo e non
al cristianesimo, ne esiste un’ulteriore differente
narrazione negli scritti di Giuseppe Flavio21; ma
ne parleremo in seguito, limitandoci ad annotare
qui che a questa conversione al giudaismo,
secondo lo storico ebreo, aderirono anche una
delle mogli del re Abgar, Elena, ed i suoi figli
IZATES E MONOBAZO. Elena ed Izates, sempre
secondo lo storico, in virtù proprio di questa
adesione, inviarono ingenti aiuti a Gerusalemme,
in occasione della terribile carestia del ’46 –’48
d.C. che colpì la Giudea ed il popolo tutto (anche
questo è un particolare da tenere bene in mente in
un successivo momento del nostro discorrere).
19
Eusebio: Historia Ecclesistica 1, 13 15
20
Ancora il professor R. Eisenman, ci fa notare che Eusebio, riporta solo il
nome Tommaso, mentre in realtà, è il documento dal quale egli traduce il
tutto, che riporta la dicitura “Giuda Tommaso” e che la cosa, rafforza così
l’affidabilità e attendibilità della notizia.
21
Giuseppe Flavio: Antichità Giudaiche, Libro XX, par: 17 e segg.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Ma ora torniamo al racconto di Eusebio.


Nella sua versione (al cristianesimo,ricordiamolo)
l’autore, ci indica che questo Giuda, che in molti
scritti abbiamo già identificato col nome di Giuda
lo zelota, o di Taddeo o Lebbeo, soprannominato
Taddeo, viene ora qui definito Giuda Tommaso.
La cosa non deve sembrarci strana, considerando,
come visto, le numerose sovrapposizioni di nomi,
incontrate al riguardo di questo Apostolo.
Infatti, anche in quella che possiamo considerare
una specie di introduzione contenuta nello stesso
apocrifo “VANGELO di TOMMASO”, rinvenuto
a Nag Hammadi, c’è la seguente, diciamo così,
precisa presentazione: “Questi sono i detti segreti
pronunciati da Gesù, il Vivente, e scritti da
DIDIMO GIUDA TOMASO…”22.
Consideriamo anche ,che sempre, nelle tradizioni
siriache, il nome di quest’Apostolo Tommaso è
accompagnato anche dal nome Giuda: GIUDA
TOMMASO.
In più, sappiamo anche che egli era il gemello
(DIDIMO, dal greco DIDYMUS e TOMMASO,
dall’aramaico THOMA, che sono termini che
appunto significano “gemello”) di qualcheduno;
e comunemente, per la tradizione, Tommaso è
identificato precisamente, come il “gemello di
Gesù”.

22
I Vangeli gnostici; a cura di Luigi Moraldi.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Va notato inoltre, che Edessa, capitale del regno


di Abgar,riveste un ruolo importante nella storia
riguardante la Sacra Sindone, ovvero di quello
che viene definito il lenzuolo di lino che avrebbe
avvolto il corpo, ormai senza vita, di Gesù, dopo
la deposizione dalla croce e la sua successiva
chiusura nel sepolcro; lenzuolo, sul quale, per
chissà quale propizio e divino intervento, sarebbe
rimasta impressa la Sua immagine di “uomo
morto per crocifissione”23.
Immagine, che proprio in questa forma, sarebbe
poi giunta ad Edessa.
E se… Proviamo a chiedercelo…
E se l’immagine di Gesù, invece, fosse giunta ad
Edessa sotto forma di persona “reale”? In carne
ed ossa?
Ossia, che fosse stata riscontrata e riconosciuta
nella somiglianza perfetta e “carnale” con un Suo
“fratello gemello”?
Pensiamo alle varie succitate narrazioni…
Chiudiamo questa parentesi dubitativa su Edessa
e la leggenda della Sacra Sindone e continuiamo
le nostre ricerche su questo Apostolo Giuda.

23
I test di datazione al carbonio 14 effettuati nel 1988, farebbero però
risalire la S. Sindone al Medioevo (1260-1390),il che confermerebbe i
dubbi sulla stessa autenticità storica del telo. Naturalmente i cattolici,
hanno pronta una risposta ai dubbi sollevati dai vari test; risposta che
vorrebbe,come volutamente effettuati e falsati detti test, per evitare un
attentato imminente alla Sacra reliquia:
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Ancora Ippolito Romano, nell’elencare i dodici


Apostoli di Gesù, quando giunge a nominare
proprio Giuda, dichiara: “Giuda, chiamato anche
Lebbeo, predicò ai popoli di Edessa e di tutta la
Mesopotamia e si addormentò a Berito, dove fu
sepolto!”24.
Ma ciò è proprio, come da noi già ampiamente
riportato, quel che era scritto in un manoscritto
delle Costituzioni Apostoliche (ecco il perché
della nostra particolare richiesta di una maggiore
attenzione fatta precedentemente) su “Taddeo
chiamato anche Lebbeo e soprannominato Giuda
lo zelota”.
Questa connessione ci toglie ormai ogni dubbio.
Il Taddeo (Lebbeo, soprannominato Taddeo, in
alcuni vecchi testi di Matteo), di Matteo, Marco e
di Papia; il Giuda di (fratello di) Giacomo, che ci
nomina Luca; il Taddeo chiamato Lebbeo e
soprannominato anche Giuda lo zelota, delle
Costituzioni Apostoliche; il Giuda Tommaso, di
Eusebio; e ancora, il Tommaso, detto Didimo,
proprio dell’omonimo Vangelo di Tommaso; il
Tommaso, detto anche Didimo, del Vangelo di
Giovanni; il Giuda zelota citato nell’elenco della
Epistola Apostolorum; e dulcis in fundo, il Giuda
Iscariota (o sicario, zelota), dei Vangeli, non sono
altro che sovrapposizioni di nomi che ci portano
24
Anti-Nicene Christian Library : Ippolito sui dodici Apostoli. (Robert
Eisenman: Giacomo, il fratello di Gesù)
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

ad identificare sempre la stessa persona; ossia


Giuda, fratello di Giacomo (come correttamente
riportato da Luca), autore, tra l’altro, della lettera
che porta il suo nome ed inserita nel canone del
Nuovo Testamento.
Giuda, fratello di Giacomo e di conseguenza
fratello di Gesù; come, tra parentesi, sostenuto
anche da Egesippo e come abbiamo già più volte
sottolineato.
Ma perché tutto questo? Perché tutte queste
sovrapposizioni di nomi nei vari elenchi, che,
come abbiamo visto, con un pò di ragionamento e
possedendo le opere e gli scritti giusti (cosa
ancora oggi non facile), ci conducono tutte al
medesimo personaggio/Apostolo o alle tradizioni
a costui associate?
Non sarebbe stato più semplice, ad esempio,
cancellare, oppure non nominare affatto, i vari
nominativi Taddeo,Lebbeo, Giuda di Giacomo e
tenere viva la tradizione, più che mai malevola,
riguardante Giuda Iscariota ,“il traditore”?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo
innanzitutto tener conto di qualche diverso fattore
importante.
Il primo, per esempio, da esser preso in una certa
considerazione,è che proprio i Vangeli, e noi non
dovremmo dimenticarlo mai, sono narrazioni,
racconti, di eventi precedenti la rivolta giudaica
scatenatasi contro i romani; o per lo meno,
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

ambientati in questo preciso periodo antecedente


la guerra d’indipendenza che il popolo ebraico
intraprese contro l’occupante italico e che si
concluse con la distruzione del Tempio di
Gerusalemme nel ’70 d.C., la sconfitta e
successiva sottomissione ai romani stessi dei
giudei ed il trionfo di Tito, ricordato, tra l’altro,
nel poderoso monumento a costui dedicato e
innalzato nella capitale dell’impero, chiaramente
Roma, di cui ancora oggi possiamo ammirare ciò
che ne rimane.
Di conseguenza, tutto ciò che veniva messo per
iscritto più o meno in quel periodo, o in un tempo
relativamente, di poco successivo, per evitare,
diciamo così, un qualsiasi tipo di “censura”, non
poteva mettere in cattiva luce la forza straniera
dominante ed occupante.
Da ciò, nasce l’esigenza di creare un personaggio
che tradisca il progetto “rivoluzionario” di un
“leader religioso”, un maestro, violento o non
violento che dir si voglia, addossando così la
colpa del tradimento al suo stesso primo gruppo
di seguaci, o per lo meno ad uno solo di loro, fino
a giungere, nell’apoteosi finale delle narrazioni,
ad incolpare un popolo intero come mandante del
tradimento e uccisione del suddetto leader.
Cosa peraltro perfettamente riuscita; basti solo
notare che nei quattro Vangeli, se non ogni volta,
ma di sicuro il più delle volte, quando è citato
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

questo “fantomatico “ Apostolo Iscariota, il suo


nome è sempre accompagnato da allusioni al suo
tradimento, affinché il suo comportamento, venga
da subito ben recepito dagli eventuali lettori ed
infine tacitamente accettato senza se e senza ma.
Ricordiamo, per sommi capi, come la storia
è raccontata in questi scritti…
L’Apostolo Giuda iscariota, tradisce il suo
maestro, il capo del suo movimento, gruppo,
consegnandolo ai Sommi Sacerdoti del tempio.
Sono infatti costoro, massima autorità in un paese
teocratico come la Giudea, che vogliono uccidere
Gesù, per evidentemente non perdere i preziosi
privilegi di cui godono, grazie ad un benevolo
comportamento tenuto nei confronti dei romani,
veri detentori del potere, i quali permettono a loro
volta, ai suddetti sacerdoti, di mantenere le
cariche più alte ed importanti in campo religioso,
a patto però, che sul territorio non nascano rivolte
e che il popolo se ne stia tranquillo. A tutto ciò
aggiungiamo un largo giro di corruzione ed il
gioco è fatto.
Ma Gesù,con un insegnamento “rivoluzionario”,
anche se pacifico, oltre che apolitico, starebbe
minando la loro autorità, raccogliendo sempre più
gente attorno a sé; un numero di persone sempre
più numeroso e cospicuo, disposto a seguire
questo nuovo “profeta”.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

In effetti, si sta creando un movimento troppo


vociante e scalpitante (vedremo poi che la cosa
ha una sua corrispondenza, altrettanto rilevante,
nella vicenda di Giovanni il Battista, che per tali
scritture, ricordiamolo, viene cronologicamente
prima di Gesù). Secondo i Vangeli, tutto questo
agitarsi del popolo a causa delle parole e dei
“miracoli” di Gesù, non è contro i romani, ma
proprio contro le autorità religiose che tengono le
fila della vita sociale molto strette, grazie anche a
rigidi cavilli religiosi che impediscono una vita
tranquilla e giusta, da pio ebreo. Ed è a questo
punto, anche temendo un intervento delle autorità
romane, pronte comunque a sedare nel sangue
qualsiasi rivolta, che questi sacerdoti accusano
Gesù, di aver predicato contro Cesare e contro
Roma.
Ma lo abbiamo già detto: per chi narra tali eventi,
non è proprio così; Gesù non sta predicando
contro l’opprimente potere romano.
Non si dimentichi il famoso detto, pronunciato
“dall’uomo di Nazareth”: “Rendete a Cesare ciò
che è di Cesare ed a Dio ciò che è di Dio!”.
Gesù, per gli autori degli scritti sacri, non predica
contro i romani che con la loro tirannia e le loro
tasse stringono anch’essi nella morsa della
povertà la maggior parte della popolazione. Anzi,
gli stenti da costoro causati, il non possedere
nulla, che fa di tutte queste persone delle vittime
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

dell’ingiustizia sociale (contro cui tuonava anche


il Battista, come vedremo), dei “poveri”, dei
“miseri”…25
Questi “umili”, come affettuosamente li chiama
Gesù, sono i migliori candidati al Regno di Dio,
ora presentato e profetizzato dal Maestro.
Regno che, ovviamente, non è di questo mondo,
dove la legge romana, come dirà poi S. Paolo, è
legge divina26 e che in quanto tale, va rispettata
(anche se produce masse di poveri ed infelici);
ma è un Regno futuro, di là da venire; si mostrerà
nella sua grandezza alla fine dei giorni.
O invece è già venuto?
O, ancora, è prossimo a manifestarsi?
Come si evince dalla lettura dei vari discorsi di
Gesù27 riportati nei Vangeli, gli stessi autori non
hanno una precisa e identica identità di vedute a
tal proposito.
Forse, sarebbe più giusto dire, che per Regno di
Dio, l’uomo, poi chiamato Gesù nei vari scritti,
volesse intendere qualcosa di profondamente
diverso da tutto quel che poi noi, grazie ad una
posteriore “dottrina”, siamo stati impunemente
portati a credere!

25
confronta con il celebre Discorso della montagna: Matteo 5, 1 e segg. –
Luca 6, 17 e segg.
26
Lettera ai Romani: 13, 1-7
27
Matteo 4, 17 e 12, 28; Marco 1, 15; Luca 11, 20;
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Ma anche su questo punto ci soffermeremo in


seguito:
In più, per i quattro evangelisti, i conquistatori
romani, insisterebbero addirittura, nel non voler
uccidere quest’uomo.
Che dire dello sforzarsi inutile del procuratore
Ponzio Pilato, che avrebbe più volte riconosciuto
innocente l’accusato Gesù, arrivando perfino a
considerarlo un “Giusto” (in realtà sarebbe stata
la moglie a definirlo tale28;) e, raggiungendo il
massimo della platealità, allorquando, dopo che il
popolo, messo nella “fantomatica” posizione
privilegiata di poter scegliere, salvare, uno solo,
tra due uomini accusati di cospirare contro Roma
e l’impero, ovvero tra Gesù appunto e Barabba,
sceglie quest’ultimo, egli conclude un pubblico
discorso, col gesto del lavarsi le mani, per così
dichiarare davanti a tutta la popolazione (ed a
tutto il mondo, aggiungeremmo noi), che lui di
quel sangue non ne è responsabile.
Più chiaro tentativo si scagionare Roma non
potrebbe esserci.
Ponzio Pilato… Proprio quel procuratore romano
che, secondo Giuseppe Flavio, non ci penserebbe
su due volte a sedare nel sangue dei rivoltosi
qualsiasi disordine ed insurrezione29; colui che
per primo aveva di notte introdotto nella città
28
Matteo 27, 19
29
Giuseppe Flavio: Antichità Giudaiche- Libro 18, 85
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

santa, ossia Gerusalemme, tenendoli attaccati agli


stendardi militari, i busti dell’imperatore, in barba
alla religione ebraica che vietava e vieta ancora a
tutt’oggi, qualsiasi rappresentazione di un essere
vivente; colui che attinse oro e argento a piene
mani dal tesoro del Tempio (nemmeno sfiorato da
Pompeo, come altrove rileveremo ), per costruire
un acquedotto a Gerusalemme, scatenando così
un’ulteriore sommossa del popolo30
Un uomo, con una ferocia tale, che fu causa, tra
l’altro, del suo richiamo in patria31 e che invece si
tramuta, nei Vangeli, in un’accondiscendenza
totale al volere del popolo e dei suoi sommi
sacerdoti, ma che non ha pari in altre narrazioni
che ugualmente si occupano della sua persona e
del periodo della sua vita trascorso in Giudea.
Infatti, nei suddetti quattro scritti sacri, seppure a
malincuore, Pilato accetta di condannare e infine
far crocifiggere Gesù, proprio dietro l’insistenza
del popolo (… Ma come? Lo stesso popolo che
considerava il “maestro venuto da Nazareth”
come colui che era stato mandato da Dio e che lo
aveva salutato, osannandolo, solo qualche giorno
prima, alla sua entrata in citta?), incalzato dai
sommi sacerdoti e solo per evitare lo scatenarsi di
un’altra rivolta? Per poi alla fine inchiodarlo alla
croce,come un qualsiasi volgare lestofante che si
30
Giuseppe Flavio: Antichità Giudaiche, Libro 18, 55-60
31
Giuseppe Flavio: Antichità Giudaiche, libro 18, 88-89
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

è macchiato del reato di sedizione nei confronti


dell’impero ed essersi dichiarato “ RE DEI
GIUDEI?”.
Inchiodato alla croce tra altri due malfattori,
guarda caso, qui definiti “LESTAI”, volgarmente
tradotto con il termine comune “ladroni”, ma che
sta invece ad indicare la precisa appartenenza di
costoro al movimento degli zeloti32, dei sicari, dei
cananei, tutti altri appellativi con cui in quel
particolare periodo della storia ebraica e come si
è più volte già ripetuto, ci si riferiva a dei gruppi,
ad una determinata categoria di persone che
lottava contro i romani ed a cui, come abbiamo
già dimostrato, sicuramente apparteneva, dato il
soprannome, più di un Apostolo di Gesù.
Ma di tutto questo, la storia, così come è narrata
nei Vangeli è mancante, ovvero, è carente di certe
particolarità, di certe realtà molto importanti, che
a mio avviso non possono essere sottovalutate o
fatte passare sotto silenzio, inerenti a quel preciso
periodo, in cui gli autori, tra l’altro, collocano gli
avvenimenti raccontati.
Ma fortunatamente leggendo tra le righe…
Ah gia! Dimenticavo! Gli autori dei Vangeli
descrivono questi eventi in quanto apologisti e in
32
James D. Tabor :La dinastia di Gesù: “Lestai viene tradizionalmente
tradotto con la parola ladro ed è sempre usato da Giuseppe Flavio per
identificare quei partigiani zeloti che agivano contro Roma[…].
[…]Dal punto di vista di Pilato, tutti e tre,compreso Gesù, erano colpe-
voli del medesimo reato:sedizione […].”.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

quanto tali, il loro interesse è rivolto altrove…


Secondo noi invece, sono scritti molto di parte; la
parte dei romani. Dei potenti. Ovviamente!.
Ma tornando a Giuda Iscariota, in tutto questo
bailamme di narrazioni, riveste, ahimè, i panni
non proprio comodi a portarsi, del “fantomatico”
traditore.
Basti pensare a cosa, ancora oggi, si intenda col
termine Giuda; con la frase: “Sei un Giuda!”. E di
riflesso col termine giudeo. Già perché, è bene
sottolinearlo, alla fine dei conti, sono proprio i
giudei che si sono macchiati del più orrendo
delitto che la storia ricordi: aver assassinato il
“FIGLIO DI DIO”!
E con quali conseguenze per il popolo ebraico lo
sappiamo tutti. Purtroppo è storia…
Anche relativamente recente.
Infatti, la famosa frase “ed il Suo sangue su di noi
e sui nostri figli”, contenuta tra l’altro solo nello
scritto di Matteo33, è stata la causa primaria di un
antisemitismo senza precedenti e che io credo,
ma in tutta sincerità dovremmo ammetterlo tutti
quanti, molto probabilmente non si è ancora
spento; nemmeno ai nostri giorni.
Ma come vedremo, anche questa frase va poi
comparata con quanto sostenuto da Giuseppe
Flavio.

33
Matteo 27, 25
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Riflettiamo in seconda battuta anche su


colui che tra gli Apostoli è annoverato con il
nome di Tommaso, alter ego secondo noi di
Giuda iscariota.
Come viene ricordato quest’ Apostolo?
Come “ l’incredulo” Tommaso; come colui, che
se non riesce a vedere con i propri occhi, non
crede.
Perché non è invece ricordato mai, come l’unico
Apostolo capace di dichiararsi immediatamente
pronto a “morire per la gloria di Gesù”, come ci
racconta l’evangelista Giovanni34?
No! Esiste una malevolenza incredibile,
intenzionalmente e particolarmente incentrata nei
confronti del personaggio Giuda e che non ha
eguali. E la tristezza più profonda, è notare che
sono calunnie che vanno avanti da più di duemila
anni.
Eppure c’è dell’altro sul quale vale la pena porre
la nostra attenzione; su cui riflettere.
Abbiamo visto e continueremo a scoprirlo ancora
di più, che negli scritti canonici sopravvive però
anche una tradizione diversa, più benevola nei
confronti di quest’Apostolo.
Essa sopravvive nei suoi alter ego che abbiamo
potuto riconoscere in Taddeo, Lebbeo, Giuda di
Giacomo; è come se ci fosse stato qualcos’altro;

34
Giovanni 11, 11-16
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

un qualcosa riguardante proprio quest’uomo, che


non si è potuto cancellare, oppure semplicemente
ignorare, tralasciandolo. Forse perché troppo
importante e troppo vicino, come tempo, al
periodo in cui questi avvenimenti furono messi
per iscritto e di cui, un qualsiasi lettore, ne
avrebbe, sicuramente, in seguito, mal sopportato
la cancellazione o omissione?
Tra le righe deve nascondersi qualche evento di
una certa rilevanza che, a distanza d’anni, ha
bisogno di essere tirato fuori, portato di nuovo
alla luce, estrapolato dalla pletora di nomi ed
avvenimenti ad esso collegati e sovrapposti, tutti
riconducibili all’Apostolo Giuda.
Ritorniamo allora alle nostre ricerche per
cercare di trovare il bandolo della matassa.
Ancora nel libro XX delle sue “Antichità”35, lo
storico Giuseppe Flavio nel raccontare gli eventi
disastrosi che portarono alla rivolta contro Roma,
ci parla di “un certo sobillatore di nome TEUDA
(che) persuase la maggior parte della folla a
prendere le proprie sostanze ed a seguirlo fino al
fiume Giordano. Affermava di essere un profeta
al cui comando il fiume si sarebbe diviso aprendo
loro un facile transito. Con questa affermazione
ingannò molti!”.
Qualche piccola riflessione è d’obbligo.

35
Giuseppe Flavio: Antichità Giudaiche, Libro 20, 97
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Il comportarsi di questo “profeta” Teuda, ovvero


lo spingere la gente a seguirlo nel deserto, è più o
meno simile al comportamento adottato dal già
citato “Profeta – Messia”, che noi conosciamo
quindi, molto bene: Gesù; basti pensare ai luoghi
deserti in cui la gente lo segue per ascoltare le sue
parole, la sua nuova dottrina e dove Lui, per
sfamarla, “moltiplica pani e pesci”.
Comportamento questo di Gesù, che a sua volta,
presumibilmente, si rifà proprio all’insegnamento
di Giovanni il Battista, nato tra l’altro, non a
caso, in zone desertiche, ivi cresciuto e fortificato
nello spirito36 e che predicava quanto già aveva
profetizzato ed indicato Isaia: “UNA VOCE
GRIDA: NEL DESERTO PREPARATE LA VIA
AL SIGNORE…”37.
E cioè, come a dire: è nel deserto che deve
iniziare la rinascita; è nel deserto che ci si deve
preparare, con il corpo e con l’anima, a questa
rinascita, per intraprendere poi la strada per
giungere di nuovo al Signore. Strada che deve
essere spianata da quegli ostacoli che si
frappongono fra gli uomini ed il loro unico
Signore, rappresentati dalle corrotte gerarchie
sacerdotali di Gerusalemme.
Ritirarsi nel deserto (torneremo ancora in seguito
su questo punto importantissimo), per purificarsi
36
Luca 1, 80
37
Isaia 40, 3
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

in vista della riconciliazione con il Signore. Quel


Signore, si vendicativo e combattente dell’Antico
Testamento, capace di punire il suo “popolo
santo”, facendolo finire in schiavitù dei pagani,
ma capace altresì, di perdonarlo e così poi
permettergli di riconciliarsi con Lui, in una
“Nuova Alleanza”; Nuova Alleanza che nascerà
appunto nel deserto.
Ed in virtù proprio di questa Nuova Alleanza con
il Signore, gli uomini, così purificati e forti di
nuovo della Potenza di Dio, riconquisteranno la
città corrotta ed il suo sacro tempio.
Lo stesso ritirarsi nel deserto, quindi “un
separarsi” dal culto corrotto del Tempio e dagli
uomini “ingiusti”, che è alla base della dottrina
degli “Esseni”, che già più di un secolo prima del
Battista, si erano ispirati a questo passo di Isaia
per argomentare, giustificare la loro scelta di vita
da “separati nel deserto”. Tutto ciò lo si evince
dal loro documento iniziale (una sorta di atto
costitutivo, diremmo oggi) detto “Regola della
comunità”, dove la terminologia della “via” è
intesa come “studio della Torah” e “dell’ essere
zelante per la Legge” (e per il Tempo del Giorno
di Vendetta38). Un ritornare alla più pura fedeltà
alla Legge, che,per questi intransigenti sostenitori

38
Il senso di tale espressione verrà esposto in seguito, mancando ancora, a
questo punto del nostro discorrere, alcuni elementi primari e fondamentali
per una sua corretta interpretazione.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

della Torah, era stata corrotta da pratiche non


conformi alla stessa. Infatti essi, gli Esseni, sono
molto probabilmente, anche se in varie fasi
diverse, gli autori di quegli scritti conosciuti oggi
come i “rotoli del Mar Morto”, di cui la regola
della comunità fa parte e che una nuova luce ha
gettato sul cosiddetto cristianesimo delle origini e
di conseguenza sui personaggi che, diciamo così,
gli avrebbero dato “vita” e “forma”.
Secondo alcune teorie, anche sullo stesso Fratello
di Gesù,39 Giacomo il Giusto e di conseguenza
proprio su Gesù.
Il che è molto diverso dal: “UNA VOCE GRIDA
NEL DESERTO: PREPARATE LA VIA AL
SIGNORE”, messo in bocca a Giovanni il Battista
nei Vangeli, per farne, in un certo qual modo, una
sorte di“precursore” di Gesù e delle sue opere,
estrapolando, concatenando a proprio piacimento
e solo per assecondarle ai propri scritti, alcuni
passi ed alcune profezie contenute nell’Antico
Testamento,magari ignorandone anche il contesto
nel quale esse furono anticamente formulate.
Dobbiamo tener presente a questo proposito,
riallacciandoci così al nostro discorso, che Isaia è
un profeta molto importante anche nella vita di
Gesù; infatti molto del fare, del muoversi, del
predicare ed insegnare “dell’uomo di Nazareth”,
39
Robert Eisenman: Giacomo, il fratello di Gesù ; Robert Eisenman e
Michael Wise: Manoscritti segreti di Qumran.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

sembra costruito, o prende spunto, ragione di


essere, proprio dalle figure che si intravedono
negli scritti di questo profeta, o dalle profezie in
essi contenute.
Ma qui ci bastava indicare questo passo, dal quale
si trae l’importanza del “gesto” del separarsi dal
resto della comunità, considerata ormai corrotta,
e del ritirarsi nel deserto, come il punto iniziale
della rinascita dell’alleanza con il Signore, dalla
quale poi, potrà prendere il via la riconquista di
Gerusalemme.
Alleanza, o Nuova Alleanza nel deserto, alla cui
causa credeva anche il Battista, che anzi, ne fu
uno dei massimi artefici del suo tempo.
Il vedere o tentare di imporre la figura di questo
Giovanni come quella di un precursore di Gesù,
va inteso come un evidente tentativo degli autori
dei Vangeli, di tirare dalla loro parte, di annettere
alla causa del loro Messia-Gesù, che essi, coi loro
scritti si promettono di divulgare, un personaggio
evidentemente molto importante e centrale, col
suo insegnamento ed il suo predicare, di quel
preciso periodo della storia del popolo ebraico e
nel quale essi collocano le gesta del loro profeta.
Importante e centrale certo, ma che fosse da tutti
riconosciuto reale.
Già! Reale!
Perché la figura di Giovanni il Battista, è quella
di una persona realmente vissuta ed impegnata in
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

determinate azioni a sfondo sociale e di carattere


religioso, che in un paese teocratico quale era la
Giudea di quel I secolo d.C., hanno sempre e
comunque, anche un risvolto politico.
A differenza magari, di altri personaggi, magari
anche di primo piano e che ricoprono ruoli molto
importanti negli accadimenti narrati dagli scritti
sacri compresi nel canone del Nuovo Testamento.
Una persona reale, come si evince, oltretutto,
dagli scritti di Giuseppe Flavio.
Lo storico ebreo infatti,ci informa , nel paragrafo
delle sue “Antichità” in cui ci parla del Battista40,
che la causa principale della morte di costui, non
fu il matrimonio tra Erode Antipa, tetrarca della
Galilea e sua cognata Erodiade, moglie tra l’altro
non di Filippo, come erroneamente riportato dai
Vangeli41, ma di Erode figlio di Marianne, altro
fratellastro del tetrarca42; è invece Salome, nata
per l’appunto da questo precedente matrimonio di
Erodiade, che, per inciso, sposa lo zio Filippo.
Un’ulteriore dimostrazione, ancora una volta, di
come le notizie riportate dai Vangeli siano a volte
inesatte cronologicamente e storicamente.
Fatto derivato, secondo me, visto che gli autori,
per loro stessa ammissione si rifanno ad altre
40
Giuseppe Flavio: Antichità Giudaiche, Libro 18, 109-119
41
Matteo 14, 3; Marco 6, 17;
42
vedi genealogia di Erode il Grande, illustrata a fine capitolo, redatta
dall’’autore di questo scritto, secondo quanto riportato nelle opere, più
volte citate, dello storico ebreo Giuseppe Flavio .
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

fonti, ad una scarsa ed attenta lettura di queste, tra


le quali, come più volte già ripetuto, vanno
annoverate anche le stesse opere di Giuseppe.
Per tornare al matrimonio tra il tetrarca Erode e
sua cognata Erodiade, lo storico annota, che per
far si che queste nozze si potessero realizzare,
Antipa ripudiò la propria moglie, figlia del re
Areta di Petra. Fu cosi, che Areta, aggiungendo a
questo smacco subito, le già esistenti liti con
Antipa stesso , a proposito del distretto di Gabala,
decise di muovergli guerra. L’esercito di Erode
subì una feroce sconfitta e molto probabilmente
avrebbe perso la guerra, se in aiuto non fossero
accorsi soldati disertori dall’esercito di Filippo
(ora si nominato); intervento che fece si che la
lite tra i due contendenti potesse continuare, fin
quando Tiberio non decise di intervenire.
Ed è in questo preciso punto del suo scrivere, che
Giuseppe Flavio ci racconta di un Giovanni,
soprannominato il Battista, narrando che la sua
uccisione per mano di Erode, fosse dovuta alla
capacità del Battista, con la sua predicazione di
“un mondo di Giustizia verso gli uomini e di
Pietà verso Dio”, di smuovere gli animi di una
numerosa quantità di persone, comprese molte fra
le più eminenti personalità di ogni campo. E,
come mossa di prevenzione, temendo il nascere
di una rivolta che potesse porre fine al suo regno,
il tetrarca di Galilea, alla fine decise di far
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

arrestare Giovanni e di deportarlo nella sua


fortezza di Macheronte, dove poi, senza alcuna
pietà, lo fece giustiziare. Ma tutto questo non fu
assolutamente di gradimento al suo popolo, tanto,
che quando l’esercito di Antipa subì la succitata
sconfitta ad opera degli uomini di Areta, gli
imputò, come causa di questa disfatta, una
vendetta divina e giusta proprio per quanto aveva
sacrilegamente compiuto nei riguardi del Battista.
Questo episodio andava raccontato, oltre che per
dimostrare la chiara inesattezza di alcune notizie
a volte riportate dai Vangeli, soprattutto per far
intendere e capire ai lettori, la grandezza del
Battista e l’alta considerazione in cui era tenuto
dai suoi contemporanei; anche dai suoi nemici.
E molto probabilmente, anche da Gesù43, se
consideriamo, come sostenuto ancora una volta
dal biblista J. Tabor, che con la frase “io vi dico
che fra i nati di donna non c’è nessuno più
grande di Giovanni”, lo stesso Gesù, lo sta
dichiarando più grande di Lui, considerandosi
Egli stesso, da pio e giusto ebreo, un uomo nato
normalmente da una donna.
Una frase interpolata da copisti greci con
l’aggiunta spuria “tuttavia il più piccolo nel
regno dei cieli è più grande di lui”.

43
A tal proposito consigliamo la lettura dello stupendo libro di Ernst
Renan: Vita di Gesù.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Il tutto, è tratto da una antica versione in ebraico


del Vangelo di Matteo e che non ha subito alcun
genere di alterazioni.
Nello stesso scritto, nota ancora il biblista, le
testuali parole di Gesù riferite a Giovanni, sono
ancora leggermente diverse dalle traduzioni in
greco giunte fino a noi e che hanno dato vita allo
scritto che fa parte del Nuovo Testamento così
come lo conosciamo e leggiamo oggi.
Piccole differenze, ma che danno adito ad un
sensibile quanto intenso e profondo cambiamento
del significato e dell’interpretazione che si è, di
volta in volta, voluti dare alle parole stesse.
Nell’antica versione di Matteo si legge: “la Legge
e tutti i profeti infatti hanno profetizzato di
Giovanni”, mentre nelle attuali versioni è così
riportato: “la Legge e tutti i profeti infatti hanno
profetizzato FINO a Giovanni”.
Inoltre nella stessa versione ebraica, Gesù, indica
che Giovanni è stato inviato “per salvare il
mondo”, mentre nelle attuali, dice che Giovanni è
stato inviato “a ristabilire ogni cosa”44.
Una visione della persona di Giovanni Battista da
parte di Gesù, completamente differente da quella
presentataci dai Vangeli, libri che oggi tutti noi
abbiamo in casa. E forse, più corrispondente al
vero, anche secondo quanto raccontatoci, come

44
James D. Tabor: La dinastia di Gesù
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

abbiamo visto, sulla figura di questo predicatore


del deserto, da Giuseppe Flavio.
In effetti, molto dell’insegnamento di Gesù
è riconducibile al predicare di Giovanni; basti
pensare, a quando sono gli stessi suoi discepoli a
chiedergli che insegnase loro a pregare, come il
Battista aveva fatto coi suoi. Ed è in questo caso,
che Gesù insegna il “Padre Nostro”45.
D’altronde, la convergenza tra i due personaggi è
rilevante negli stessi Vangeli attuali; nonostante i
vari tentativi di porre la missione di Gesù come
superiore a quella di Giovanni46.
Molto spesso, leggendo attentamente, potremmo
scoprire con nostro sommo stupore, che in fondo
era Gesù a seguire Giovanni e non il contrario;
tant’è vero, che gli stessi scritti pongono come
punto di partenza della missione di Gesù, proprio
il Battesimo ricevuto da quest’ultimo per mano di
Giovanni (tralasciando mirabolanti voci che si
sentono improvvisamente nell’aria, nonché voli
di colombe guidati da mani divine).
La cosa, assume una certa importanza, poi, nel
Vangelo di Giovanni, dove viene inoltre riportata
la notizia, per la verità mai particolarmente ben
presentata da chicchessia, di Gesù che battezza in
Giudea47, mentre proprio il Battista lo fa più a

45
Luca 11, 1-4
46
Luca 7, 19-23
47
Giovanni 3, 22
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

nord, vicino Ennon, in una sorta di campagna


battesimale congiunta e ad ampio raggio.
Nonostante la solita aggiunta spuria48,una nota, ci
tiene a sottolineare, che in realtà erano i discepoli
a battezzare e non direttamente Gesù; in più, i
primi fra i discepoli “del Nazareno”, erano già
discepoli del Battista49 ed il loro seguire adesso il
“Nazareno”, indica, in un certo senso, una precisa
eguaglianza e continuità del messaggio proposto
dai due predicatori.
A tal proposito, ancora lo storico Giuseppe, ci
informa pure in che cosa consistesse il Battesimo
praticato da Giovanni e successivamente praticato
anche da Gesù ed i suoi discepoli.
Non certo un battesimo di remissione dei peccati,
come invece tende a farci credere Matteo50; né
tanto meno, un battesimo che purifichi dal
peccato originale, come lo intendiamo noi oggi.
Quello di Giovanni e Gesù, era un battesimo di
“consacrazione del corpo, insinuando che
l’anima fosse già purificata da una condotta
corretta…”“Essi non dovevano servirsene per

48
Giovanni 4, 2
49
Giovanni 1, 37; Da notare che nei Vangeli sinottici, la scelta dei primi tra
gli Apostoli avviene in un luogo ed in un momento completamente diverso.
Mentre per Giovanni, tutto avviene lungo il fiume Giordano,per i sinottici la
scelta dei primi Apostoli avviene lungo il Mare di Galilea
50
Matteo 3, 6
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

guadagnare il perdono di qualsiasi peccato


commesso.”51.
Quindi, prima una condotta di vita all’insegna,
come detto, di un sentimento di “giustizia verso
gli uomini” e di “pietà verso Dio” e poi il
battesimo, visto come gesto simbolico della
rinascita del corpo.
Ci perdoni il lettore questo, seppur breve,
excursus sugli insegnamenti di Giovanni il
Battista (e probabilmente anche dell’uomo
chiamato Gesù così come ci viene descritto nei
Vangeli, se veramente è esistito).
Si sarebbe potuto continuare per molto ancora,
ma quello che a noi interessava qui, era capire il
perché dell’importanza del deserto come “luogo
reale”, nel quale ritirarsi per una simbolica
rinascita dovuta ad una Nuova alleanza con Dio,
dalla quale poi ripartire per la riconquista della
città santa e della terra promessa.
Una “Nuova Alleanza nel deserto”, che non va
confusa con la “Nuova Alleanza, nel corpo e nel
sangue di Gesù”52, predicata poi da Paolo, come

51
Giuseppe Flavio; Antichità Giudaiche, Libro 18, 117
52
Paolo:Prima lettera ai Corinzi 11 23-25.
Qui, è lo stesso Paolo ad ammettere, che ciò di cui lui parla è frutto di una
istruzione ricevuta direttamente da Gesù. Come riconosce egli stesso,questi
suoi rapporti con il Cristo avvengono quasi sempre per mezzo di estasi e vi-
sioni. A differenza degli altri Apostoli, che hanno vissuto e partecipato fi-
sicamente accanto a Gesù, la sua opera,la sua missione,i suoi insegnamenti,
egli non ha mai incontrato e conosciuto personalmente il Signore.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

vedremo, in contrapposizione a questa predicata


da Giovanni e che era molto probabilmente
seguita, praticata e chiaramente anche predicata
dai primi seguaci del Cristo, Giacomo e Simone,
nonché suoi effettivi successori alla guida della
comunità di Gerusalemme.
Una Nuova Alleanza nel deserto, che spunterà di
nuovo nel nostro viaggiare e di cui parleremo
ancora, in particolare quando ci occuperemo di
un altro avvenimento di primaria importanza
ricollegabile in primis, alla vita di colui che è
chiamato Gesù, ed inoltre anche al movimento al
quale apparteneva e di cui sembrerebbe esserne
stato, per certi versi, diciamo così, il “capo”.
Nuova Alleanza nel deserto, che così riusciremo
ancora meglio ad inquadrare e ad illustrare.

Ma ricolleghiamoci di nuovo a Teuda ed alla sua


pretesa di guidare il popolo oltre il Giordano, nel
deserto, notando come , ancora una volta,questi
eventi ci ricordino molto da vicino, un particolare
della vita di Giosuè.
Giosuè, è colui che guida il popolo “scelto” al di
là del fiume Giordano53, verso la terra promessa;
verso la libertà.
In questo caso, Teuda, si pone sullo stesso piano
di Giosuè; ossia riportare tutto il popolo verso la

53
Giosuè 3
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

libertà, liberandolo dalla schiavitù romana e dalla


corruzione, riattraversando il Giordano, seppure
in senso contrario a quanto fatto dall’eroe biblico.
In effetti, constatando le varie analogie tra Giosuè
e gli svariati profeti sorti in questo periodo in
territorio ebraico, fra i quali vanno annoverati
anche Giovanni il Battista, Gesù e Teuda, si nota
e finalmente ci si rende conto, a chi, questi ultimi,
si ispirassero nelle loro pretese messianiche.
E questo, torniamo a sottolinearlo, è un periodo,
come ci racconta ancora Giuseppe Flavio, in cui
la realtà giornaliera vissuta dal popolo giudeo, è
intrisa da un’esasperante messianismo che sarà,
come vedremo, la causa primaria “della disfatta
di un intero popolo”54, per dirla con le stesse
parole dello storico e riprese poi da Matteo, che
le fa riecheggiare nelle inopinate grida dei giudei
e rivolte insistentemente al “dubitante” Ponzio
Pilato, affinché condannasse Gesù: “il suo sangue
su di noi e sui nostri figli!”.
Tutto torna… come precedentemente fatto
notare55.
Nel suo raccontarci di Teuda, Giuseppe Flavio
registra la dura reazione di Fado, a quel tempo
procuratore della Giudea, che, con l’invio di una
squadra di cavalleria, impedisce al “profeta” ed ai
suoi più agguerriti seguaci, di attuare il proprio
54
Giuseppe Flavio: Antichità giudaiche, libro 18, 10
55
vedi nota 60 pag 86
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

progetto, precisando che molti di questi rivoltosi


furono uccisi e molti altri fatti prigionieri, e che
lo stesso Teuda venne assassinato, mozzandogli
la testa.
Tutto questo, accade, sempre secondo lo storico,
nel periodo in cui una forte carestia imperversò
su tutta la regione (46-48 d.C.).
Teuda, viene definito da Giuseppe un ciarlatano,
un’ ingannatore”; ma è esattamente allo stesso
modo che definisce coloro che chiamerà sicari, i
quali “ commettevano assassini in pieno giorno e
nel bel mezzo della città…”, e “altri individui
falsi e bugiardi che fingendo di essere ispirati da
Dio e macchinando disordini e rivoluzioni
spingevano il popolo al fanatismo religioso e lo
conducevano nel deserto promettendo che ivi Dio
avrebbe mostrato loro segni premonitori della
liberazione”.
Ma soprattutto, dopo aver accennato al falso
“profeta Egiziano” anch’egli definito come un
ciarlatano che raccolse più di trentamila uomini
sul Monte degli Ulivi (ci ricorda qualcosa e
qualcuno?), pronti a piombare su Gerusalemme,
per liberarla dall’occupante romano e della sua
inevitabile sconfitta, l’autore, continuando nel
suo racconto, specifica che tutti costoro (quindi li
accomuna in una sola “banda”, inevitabilmente
oserei affermare, considerandoli egli tutti alla
stessa stregua) “ciarlatani, briganti RIUNITISI
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

INSIEME istigavano molti a ribellarsi e li


incitavano alla libertà minacciando di morte chi
si sottometteva al dominio dei romani e
promettendo che avrebbero fatto fuori con la
violenza chi volontariamente si sottometteva alla
schiavitù…”, e aggiungendo infine, che questi
ciarlatani e briganti, saccheggiavano le case dei
ricchi signori56.
Tutto questo, ci fa chiaramente capire adesso,
cosa intendesse Giuseppe con i termini ciarlatano,
impostore, falso profeta (da notare che la
menzione del saccheggio compiuto ai danni delle
case dei ricchi, sarà molto importante in seguito);
in effetti egli, chiama così chi, non piegandosi
alla dominazione romana, combatte anche contro
i propri connazionali che invece non si ribellano;
uccidendoli addirittura. Essi, nota lo storico,
facevano leva sul popolo affinché non si piegasse
allo straniero, soprattutto grazie ad una forte
matrice religiosa, che vedeva nel Signore, l’unico
padrone, al quale gli ebrei dovevano sottostare,
come scritto ed insegnato nella Legge.
Ed è in quest’ottica che va visto Teuda, sul quale
abbiamo puntato il centro del nostro discorrere;
come un “religioso nazionalista, xenofobo”, che
pur di non sottomettersi al romani, è disposto
anche ad usare la violenza nei confronti dei suoi

56
Giuseppe Flavio: Guerra Giudaica , Libro 2, 254-265
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

stessi connazionali che invece scelgono di non


reagire; chiaramente, chi per un proprio comodo
e vantaggio, chi per vigliaccheria e paura.
Oggi lo definiremmo “un’estremista” di una
particolare corrente politico-religiosa.
Ed in effetti, è proprio così che Ippolito vede un
determinato gruppo di Esseni, quando ce li
descrive e come abbiamo già in parte visto57.
Infatti, nel capoverso che precede quello da noi
già esposto e riportato della sua opera “Refutatio”
(o “Confutazione di tutte le eresie”), egli scrive:
“Sono divisi (gli Esseni; n.d.a.) fin dall’antichità
e non seguono le pratiche nella stessa maniera
essendo ripartiti in quattro categorie. Alcuni
spingono le regole fino all’estremo…”.
Appunto!!!
Ma Teuda, va inoltre sottolineato, compare anche
nello scritto canonico degli Atti degli Apostoli,
sebbene la sua menzione in tale opera, causi un
famoso anacronismo, facilmente rilevabile da
chiunque, con quanto invece afferma Giuseppe
Flavio nella sua opera Antichità Giudaiche.
Gli Atti58 in effetti, fanno precedere l’azione che
vede coinvolto questo Teuda, rispetto a quella
condotta invece, da un certo Giuda il Galileo, al

57
vedi nota 41 pag 48
58
Atti degli Apostoli 5, 36-37: “Qualche tempo fa venne Teuda, dicendo di
essere qualcuno […] […] Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del
censimento…”
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

tempo del censimento di Quirino, ovvero nei


primi anni del I secolo d.C.,più o meno quando
Luca fa nascere Gesù59.
Giuseppe Flavio, afferma proprio ed esattamente
il contrario.
Certo, anche per lui la rivolta guidata da Giuda il
Galileo esplode all’incirca nei primi anni del I
secolo d.C.; è quella capeggiata da Teuda, che
invece, secondo lo storico, si svolge nel periodo
in cui una forte carestia si abbatte sul territorio
giudeo; siamo quindi nel 45, 48 d.C, cioè, più o
meno quarant’anni dopo la rivolta di Giuda il
Galileo.
Chi racconta il vero? E chi, e perché, il falso?
Noi una risposta ce la siamo data…
E con le connessioni che legano questo Teuda
all’Apostolo di nome Giuda, che noi ci stiamo
prendendo la briga di svelare, sbrogliando un
incredibile rompicapo, fatto di sovrapposizioni di
nomi e di eventi, abbiamo dimostrato e ancora di
più dimostreremo, la ferma volontà dell’autore
degli Atti che, servendosi di una bugiarda ed
inesatta successione degli eventi raccontati, ha
volutamente causato questo famoso anacronismo,
al solo scopo di voler allontanare il più possibile
le gesta di questo Teuda, dal periodo storico che
egli stesso analizza nel suo scritto.

59
Luca 2, 1-7
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Ma perché stravolgere la storia?


Continuiamo nella nostra ricerca…
Questo Giuda, è soprannominato il Galileo; ma il
termine Galileo, non va inteso nel senso di nativo
della Galilea, essendo costui nato nella città di
Gamala , nella Gaulanite60, regione oggi chiamata
Golan, ma piuttosto come l’essere appartenente
ad un particolare movimento ideologico, ribelle
ed armato, i galilei61 appunto, come sostenuto
anche da Eusebio di Cesarea, che si rifà a sua
volta ad Egesippo62.
“Giuda il Galileo, (citiamo ora le parole di
Giuseppe Flavio) con l’aiuto di Saddoc si gettò
nel partito della ribellione gridando che questo
censimento non mirava che a mettere in totale
schiavitù e invitava la nazione a fare un tentativo
d’indipendenza…”.
“Il motivo per cui do questo breve resoconto è
soprattutto perché LO ZELO che Giuda e Saddoc
ispirarono nella gioventù fu l’elemento della
rovina della nostra causa…63”.
Così, per lo storico ebreo, Giuda il Galileo, con la
sua azione e con la nascita del suo movimento al
tempo del censimento di Quirino, diventò uno
60
Giuseppe Flavio: Antichità Giudaiche 18, 1 par 4
61
Così denominati, in quanto le loro prime azioni di rivolta ebbero luogo
in questa regione
62
Egesippo riconosce nei Galilei, una delle sette in disaccordo con coloro
che professano Cristo, a causa della famosa questione della circoncisione.
63
Giuseppe Flavio: Antichità Giudaiche, Libro 18, 1 par 10.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

degli ispiratori della rivolta antiromana, facendo,


in particolar modo, presa sulla gioventù ebraica.
La sua politica, il suo pensiero, dette vita ad una
nuova filosofia che. per lo storico. fu la causa
assoluta delle successive disgrazie del popolo.
Nasce così lo zelotismo, dottrina o filosofia che
dir si voglia, che Giuseppe Flavio, nell’ottica
delle altre ideologie del pensiero, nonché delle
tradizioni ebraiche, che in maniera molto più
dettagliata tratteremo nel seguito di questo nostro
narrare,inquadra come molto vicina a quella detta
dei Farisei. Chiaramente, scrivendo egli per un
pubblico principalmente greco romano, essendo
passato, all’epoca della redazione delle sue opere,
dalla parte dei conquistatori, non può far altro che
biasimare le azioni di tali individui, che come
abbiamo visto definisce briganti, imbroglioni e
ciarlatani, che mossi da interessi personali,
facevano leva sul popolo con una forte ideologia
ribelle, che affondava le sue radici in una matrice
religiosa. Arrivando a scaricare tutte le colpe
della disfatta successiva, proprio a costoro.
Ma torniamo a Giuda il Galileo.
Costui è menzionato, ancora dallo storico anche
nell’altra sua opera che descrive, più o meno, gli
stessi avvenimenti succedutisi in quel periodo e
da noi più volte già ricordata, ovvero la GUERRA
GIUDAICA, in cui molti dei personaggi nominati
nelle ANTICHITA’ non compaiono affatto; tra
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

questi Giovanni il Battista, lo stesso Teuda,


Giacomo il Giusto e Gesù (se si vuol considerare
autentico il passaggio contenuto nel libro XVIII
delle Antichità, in cui di Lui si parla; il cosiddetto
TESTIMONIUM FLAVIANUM64).
In quest’opera, Guerra Giudaica, Giuda il Galileo
è indicato come colui che per primo ruba armi
dagli arsenali regi e le fornisce ai suoi uomini;
inoltre, è chiaramente indicato come figlio del
“brigante” Ezechia65 (ed ora noi sappiamo cosa
intendesse Giuseppe con il termine brigante);
Ezechia, che contrario al comportamento
accomodante di Erode il Grande verso i romani,
infestava con disordini la Galilea66.
Questa precisazione sul personaggio di
Giuda il Galileo, era dovuta, in quanto egli è
generalmente considerato, come abbiamo visto e
ripetiamo per l’ennesima volta, l’ispiratore del
movimento degli zeloti; zeloti che, ecco il punto
cruciale di tutto il nostro ragionare, si rivoltarono
contro gli occupanti romani e contro quella parte
di popolazione stessa, che per comodo e proprio
vantaggio, preferiva tenere un atteggiamento di
sottomissione e di collaborazionismo.
Ma ciò, è esattamente ciò che fanno coloro che lo
stesso Giuseppe identifica col nome Teuda, di cui

64
Giuseppe Flavio: Antichità Giudaiche, Libro 18, 63.
65
Giuseppe Flavio: Guerra Giudaica, Libro 2, 56.
66
Giuseppe Flavio: Guerra Giudaica Libro 1, 204 e nota.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

stiamo trattando,o con una specie di soprannome:


l’egiziano
E così, questa precisazione, diventa fondamentale
per precisare la nascita del movimento zelota con
l’avvio delle gesta di questo Giuda il Galileo e
dimostrare che le sue azioni si compiono prima
dell’ avvento di Teuda, contrariamente a quanto
invece fatto sostenere da Gamaliele, negli Atti
degli Apostoli.
Ancora a tal proposito, va ricordato, come nelle
parole di questo dottore della Legge, membro del
Sinedrio di Gerusalemme, riportateci dallo scritto
di Luca, Teuda “diceva di essere qualcuno67”.
E ciò conferma quanto scritto fino ad adesso su
questo personaggio e cioè che egli si considerasse
alla stessa stregua del Giosuè biblico.
Ricapitolando, nel tentativo di condurre nel
deserto la gente che lo seguiva, Teuda la spinge
verso il Giordano, dove, secondo quanto da lui
predetto, il fiume si aprirà per favore divino,
consentendone il superamento a lui ed a tutti i
suoi seguaci.
Ma Fado, prima che ciò possa compiersi, sventa
il suo piano e lo uccide decapitandolo. Il tutto più
o meno al tempo della carestia del 46-48.
Ora consideriamo, come annota ancora una volta
il professor Robert Eisenmann, che i nomi Teuda

67
Vedi nota 83 pag 100
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

e Taddeo sono omofoni; che contraendo il nome


Tomaso Giuda (cosa che si verifica spesso in un
parlarsi giornaliero), si potrebbe facilmente
arrivare ad un diminutivo che suoni proprio come
Teuda o Taddeo.
Ma ancora di più, il che farebbe delle precedenti
considerazioni un superfluo, basti pensare che,
normalmente, il nome Teuda sta per YEHUDA,
ovvero GIUDA; alias Giuda, fratello di Giacomo,
o Giuda Tommaso, detto anche didimo, ovvero
fratello e gemello di Gesù68.
Per capirne il perché, è proprio sulla parola
“fratello”, che ora noi dobbiamo puntare la nostra
attenzione.
Alla fine del capitolo XI degli Atti degli
Apostoli, si racconta di un “profeta”, di nome
Agabo, che predice una carestia69.
Già il nome Agabo, collegato ad un accenno alla
carestia, ci riporta alle già citate tradizioni della
conversione del re Agbar di Edessa, in particolar
modo a quella narrataci da Giuseppe Flavio;
conversione al giudaismo, ricordiamolo, (e non al
cristianesimo come invece sostenuto da Eusebio)
in virtù della quale, la regina Elena, moglie, se
non di più, forse anche sorellastra, di questo re
Abgar (sebbene Giuseppe lo indichi con il nome
Monobazo o Bazeo; Abgar, sarebbe più che altro
68
Robert Eisenman: Giacomo, il fratello di Gesù
69
Atti degli Apostoli 11, 28
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

un titolo, un appellativo, che significherebbe “il


grande”; un titolo come i vari Erode o Cesare.) ed
il loro primogenito Izates70,anche lui convertitosi,
inviarono ingenti aiuti a tutta la regione per far
fronte alla carestia.
Parallelamente negli Atti, dopo l’accenno a
questo “profeta” Agabo ed alla carestia, si parla
degli aiuti portati da Paolo e Barnaba ai fratelli in
Giudea, ma soprattutto, all’inizio del capitolo
XII,si accenna alla morte dell’Apostolo Giacomo,
riconosciuto come un “fratello” di Giovanni, per
mano di un Erode, mediante decapitazione71.
Siamo ancora una volta costretti nostro malgrado,
ad interrompere le nostre ricerche e narrazioni
riguardanti Teuda, per porre ancora delle altre
annotazioni e precisazioni.
Il lettore ce ne scuserà, ma come capirà egli
stesso, ciò va fatto per spiegare il perché, a questo
punto, gli scritti di Giuseppe Flavio e gli eventi
così come in essi narrati, vadano presi in maggior
considerazione e ritenuti da un punto di vista
storico, più corrispondenti alla realtà rispetto agli
avvenimenti, così come sono invece registrati
negli Atti.

70
Liogi Moraldi: Antichità Giudaiche (a cura di) nt 13 libro XX: Il nome
Izate significherebbe “essere divino” in lingua iraniana; titolo dato molto
frequentemente a Mitra.
71
Atti degli Apostoli 12, 1-2
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Come detto, dobbiamo considerare che, suddette


opere,ci descrivono, prendendo in considerazione
lo stesso arco di tempo in cui si verificano, più o
meno pur sempre gli stessi avvenimenti.
Sebbene nei suoi racconti, Giuseppe Flavio tenda,
in un discorso più generale, a porre in evidenza
l’impossibilità di vittoria della causa giudaica
nella guerra contro i romani, poiché ben conscio
della grandezza, dell’imponenza e della forza
dell’impero e del suo esercito, al quale egli stesso
si piega con un “tradimento” compiuto quando
era uno dei generali e comandanti (precisamente
di stanza in Galilea) della stessa resistenza giudea
e come proprio lui ci informa in un’altra sua
opera, “Vita”, è pur sempre teso a raccontare il
susseguirsi degli eventi nella loro autenticità;
anche se, facile intuirlo, alcune volte lasciandosi
andare ad esternazioni di chiara parte giudaica,
che tradiscono, nascondono, un sentimento puro e
sentito di appartenenza al popolo (lui, che era di
stirpe sacerdotale) ed alla sua causa, altre volte
ossequiando l’occupante straniero romano, ed in
particolar modo Vespasiano, a cui deve la vita,
avendogli predetto un futuro da imperatore, con
l’attribuzione del titolo di “principe” liberatore
del popolo, proprio della profezia della stella,
contenuta in Numeri 24, 1772 (la stessa dalla
72
“io lo vedo ma non ora, io lo contemplo ma non da vicino;
una stella spunta da Giacobbe, e uno scettro sorge da Israele…”
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

quale, molto probabilmente, Matteo trae anche


egli, ma successivamente, il suo riferimento alla
“stella” che guida i Magi) e che a suo dire, fu la
causa primaria dell’esasperato messianismo
dell’epoca (da noi riscontrato anche in un passo
del Vangelo di Giovanni73), che spingeva i giudei
e tutto il popolo alla rivolta.
Ma il suo raccontare, è comunque storia; che
piaccia o no a qualcuno; nonostante i numerosi
voltafaccia e le prese di parte.
Gli Atti invece, più che storia, sono narrazioni di
chiaro stampo apologetico, che, pur servendosi
degli stessi eventi storici raccontati anche da
Giuseppe, mirano, specificatamente, a difendere,
esaltare e diffondere la nuova “fede cristiana”;
anzi, a volerla dire proprio tutta, la “fede cristiana
di stampo paolino”. Non a caso la seconda parte
di questi scritti è incentrata quasi esclusivamente
sulla persona e sulla missione di Paolo.
Ma gli stessi eventi narrati negli Atti, sono a volte
clamorosamente smentiti proprio dalle stesse
lettere di Paolo, oltre, che da altri antichi testi.
Ed è per questo, che fra i sopraccitati scritti, sono
da preferire quelli a firma di Giuseppe Flavio.
Negli Atti a volte, la verità, va estrapolata da ciò
che è stato furbescamente tenuto nascosto tra le

73
vedi capitolo precedente
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

righe di narrazioni, in determinati casi, addirittura


“inventate”.
Fatta tale precisazione, annotazione torniamo alle
nostre ricerche.
Negli Atti, la cronologia degli accadimenti, come
detto,è la seguente:
1) conversione dei non giudei ad Antiochia, dove
un profeta di nome Agabo predice una carestia
che colpirà tutta la terra;
2) invio degli aiuti ai fratelli della Giudea per
mezzo di Paolo e Barnaba;
3) persecuzione di Erode contro i membri della
nascente comunità di Gerusalemme;
4)decapitazione di Giacomo,fratello di Giovanni;
5)introduzione di Giacomo,(fratello di Gesù),
nelle parole di Pietro appena fuggito di prigione,
anche se senza spiegare chi effettivamente questo
Giacomo sia.
Nel libro ventesimo delle Antichità Giudaiche, di
Giuseppe Flavio, che qualche autore-traduttore
tende a sminuire nella sua importanza, mentre è
forse uno dei più rilevanti, tra i venti che vanno a
comporre tutta l’intera opera), il susseguirsi degli
eventi è invece il seguente:
1)conversione di Elena ed Izates, moglie (forse
sorellastra) e figlio del re Monobazo, o Bazeo
(altrove Agbar), di Edessa al giudaismo;
2) visita di Elena a Gerusalemme;
3)accenno alla carestia;
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

4)invio da parte della regina degli Osreani, la


stessa Elena, dei suoi attendenti per l’acquisto di
granaglie e datteri in Egitto ed a Cipro, per poi
inviare il tutto a Gerusalemme;
5)morte di Teuda,per decapitazione e per mano
di Erode;
6)accenno alla carestia con menzione dei figli di
Giuda il Galileo, Giacomo e Simone, uccisi da
Tiberio Alessandro mediante crocifissione;
7) nuovo accenno a Giuda il Galileo.
Adesso, possiamo finalmente capire, chi e perché
viene decapitato in questo burrascoso periodo. E
come già indicato, è proprio la parola fratello a
darci l’indizio giusto.
Ma è Teuda, alias Yehuda, alias Giuda, “fratello”
di Giacomo; non Giacomo“fratello” di Giovanni.
Ed in più adesso, potremmo, il condizionale è
d’obbligo e vedremo poi il perché, anche venire a
capo, finalmente, di quell’anacronismo formulato
negli Atti e riguardante proprio l’azione di Teuda
che viene posta come antecedente la rivolta, poi
capeggiata da Giuda il Galileo.
Lo scritto canonico rileva in molte sue parti,
come quella da noi precedentemente riportata, il
suo non essere altro che una banale riscrittura,
seppur maldestramente variata a fini apologistici,
anche delle stesse scritture di Giuseppe Flavio,
come da noi già notato.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

E proprio l’annotazione riguardante questi figli di


Giuda il Galileo, successiva al racconto delle
gesta e morte di Teuda, nonché della successiva
menzione, ancora una volta, di Giuda il Galileo,
contenute nell’opera Antichità Giudaiche, al
disattento autore degli Atti degli Apostoli, nella
sua riscrittura e “scopiazzatura” degli eventi, ha
fatto compiere questo clamoroso, ma evidente
errore, facendogli così narrare del personaggio
Teuda, figurandolo come antecedente a Giuda.
Sempre se di errore vogliamo parlare (ecco il solo
perché del mio condizionale) ed invece non si
vuole prestar fede all’altra nostra teoria, già su
esposta, che vedeva, in questo anacronismo e
nella sua “voluta” formulazione negli Atti, una
valida e più che mai importante ragione, per
tentare di allontanare il più possibile nel tempo, il
personaggio di Teuda, le sue gesta e la sua morte,
da quegli accadimenti, eventi, in cui invece
andrebbe cronologicamente collocato in maniera
esatta, per evitarne così, una facile identificazione
in Giuda, fratello di Giacomo e poter poi dare,
conseguentemente, risalto alla glossa letteraria, a
quel personaggio inventato che corrisponde a
Giacomo, fratello di Giovanni.
D’altronde consideriamo anche che di questo
“famoso” Giacomo, fratello di Giovanni, se ne
parla ben poco anche nella successiva tradizione
della prima “chiesa cristiana”.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Costui infatti, è un personaggio sfuggente (per


non dire, molto, ma molto ironicamente, quasi
“inesistente”), nonostante sia considerato una
delle tre colonne della nascente comunità, ossia
una delle guida di tale “Chiesa”.
A differenza del vero Giacomo, fratello di Gesù
e, se vogliamo, anche di colui che nei Vangeli è
chiamato Simon Pietro (sul quale però, dovremo
in seguito fare dei distinguo), che nei testi dei
Padri della Chiesa, nonché negli scritti canonici,
compaiono mentre svolgono azioni in prima
persona, come, ad esempio, tenere un discorso.
Mentre di questo Giacomo, fratello di Giovanni,
escluso qualche flebile accenno, non c’è traccia.
E che dire poi, della sua morte propizia all’inizio
del capitolo XII degli Atti ( che, come da noi già
ampiamente documentato fa da contraltare alla
decapitazione di quel Teuda, riconosciuto come
Giuda, vero “fratello” di “qualcuno”), proprio nel
momento in cui si dà risalto alla figura del vero
Giacomo, nelle parole di Pietro74?
Ed a proposito di questo Giacomo, detto poi “il
Giusto” e riconosciuto come fratello del Signore,
che potremmo definire inoltre, il vero ed unico
Giacomo, colonna della nascente comunità di
Gerusalemme, sono invece molti gli scritti che ce

74
Atti egli Apostoli 12, 17
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

ne parlano, facendone risaltare la sua veritiera


esistenza, la sua personalità, la sua importanza.
E come, oltretutto, si evince nello stesso Nuovo
Testamento, con la lettera a Lui attribuita, anche
se nelle presentazioni e nelle note a piè pagina di
questo scritto, viene sempre presentato come un
cugino del salvatore Gesù e come successore di
Pietro.
Tirando le somme, questo personaggio, secondo
noi inventato e corrispondente a colui che ha il
nome Giacomo e riconosciuto come un fratello
di Giovanni, altri non è che una glossa letteraria,
“disegnata” dagli autori di questi scritti “sacri”,
per nascondere l’importanza (finche si è potuto)
del vero ed unico Fratello che meriti menzione;
Giacomo, fratello del Signore, ossia di Gesù.
E parimenti, abbiamo scoperto ancora, che Giuda
Iscariota, Taddeo Teuda, Lebbeo, altri non sono
che ulteriori glosse letterarie, anche queste create
per nascondere un altro fratello di Gesù, ovvero
Giuda, da noi riconosciuto come Giuda (fratello)
di Giacomo nonché autore anch’egli di una lettera
facente parte degli scritti del Nuovo Testamento.
Infine, c’è ancora un’ultima, ma non per questo
meno importante, considerazione da fare a tale
proposito: se per Giuseppe Flavio, Teuda è un
“traditore del popolo e della sua causa, così, per
gli autori dei Vangeli, Giuda, immaginato nella
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

persona dell’Iscariota, è un traditore del “Messia”


Gesù e della sua causa.
Ora, che finalmente abbiamo scoperto la
vera identità di Teuda, quale ruolo avesse e quale
azioni compisse nel periodo storico di cui noi
stiamo discorrendo, puntiamo ancora una volta la
nostra attenzione sulla letteratura “apocrifa”, per
tentare di saperne di più su questo personaggio,
da noi considerato un fratello, in carne ed ossa,
di Gesù e di Giacomo: Giuda.
Prima di tutto, cerchiamo di capire che cosa si
intende per “letteratura apocrifa”.
Ed ancora una volta, per poterci chiarire le idee,
ci affidiamo alle spiegazioni forniteci da Marco
Craveri, autore più volte “scomodato”, a causa di
queste nostre ricerche.
Egli cosi scrive, al riguardo di tale argomento:
“l’aggettivo “apocrifo”, attribuito ad uno scritto
di contenuto religioso (Vangelo, Epistola,
Apocalissi ecc.) è considerato sinonimo di non
autentico, erroneo, eretico, in contrapposizione a
canonico che significherebbe invece, autentico,
veritiero, ispirato…”.
E continua: “… Ma il termine greco dal quale
deriva la parola apocrifo vuol dire segreto,
nascosto e nella terminologia religiosa indicava i
libri segreti, rivelatori di verità occulte, non
facilmente assimilabili dalle masse dei fedeli e
destinati perciò all’istruzione superiore degli
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

iniziati,degli adepti di una setta. Nell’ambiente


cristiano l’aggettivo fu primitivamente adoperato
non in corrispondenza del canone, ma per
definire i testi gnostici, che appunto si servivano
di un linguaggio ermetico, ricco di simbolismi e
di criptogrammi.
Rifiutando, in parte, l’interpretazione gnostica
del messaggio di Gesù e della sua persona, fu
allora che i Padri della Chiesa non hanno esitato
ad attribuire al termine apocrifo, con cui gli
stessi gnostici designavano le loro opere, il
concetto di spurio, bastardo, falso.
Poi l’aggettivo venne indiscriminatamente esteso,
con questo valore dispregiativo, a tutti i testi
sospetti di eresia o comunque non conformi alla
“norma” dottrinale ufficialmente riconosciuta, e
cioè a tutti gli scritti religiosi extracanonici,
anche preesistenti alla formazione del canone
stesso. Ma ciò che intendiamo subito chiarire è
che, essendosi il canone formato mediante una
scelta tra un numero di opere, almeno quelle che
esistevano fino a tale data avevano goduto pieno
e legittimo diritto di cittadinanza…”75.
Quindi, quanto scritto da Marcello Craveri, ci
toglie ogni dubbio sul significato del termine
“apocrifo”. Ricollegarsi ad un testo definito tale,
non implica, di conseguenza, basare le proprie

75
Marcello Craveri: I Vangeli apocrifi, nota al testo
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

ricerche su di uno scritto falso, dal contenuto non


corrispondente alla realtà, ma anzi, comporta la
totale legittimità dell’utilizzo di questi testi, che
in origine, per lo meno quelli che hanno visto la
luce prima della costituzione del canone, erano
considerati come libri segreti e rivelatori di verità
occulte e cioè, non per la massa, ma parimenti
accettati e con diritto alla loro esistenza.
Continua ancora il Craveri: “Forse la prima
espressione letteraria delle motivazioni cristiane
è da cercare nelle Apocalissi, che continuavano
un genere diffuso nell’ebraismo…”.
Prima però, di continuare nelle analisi di tali
scritti, cerchiamo di capire cos’è un’Apocalisse e
cosa si intende con letteratura apocalittica.
In realtà, ne sentiamo parlare spesso ai nostri
giorni, specie in relazione allo scritto di Giovanni
contenuto nel Nuovo Testamento e, quasi sempre,
quando si affronta una discussione che ha come
tema di fondo, la fine del mondo.
In effetti, ciò ha una sua esatta ragione d’essere
se, partendo dall’informazione che vuole appunto
il termine Apocalisse derivare dalla parola greca
“Apokalupsis”, che significa rivelazione, proprio
un determinato scritto, contenente profezie sul
destino dell’umanità e sulla fine del mondo, viene
così denominato.
Quando durante l’esilio babilonese,tutti gli ebrei
conoscono l’onta della sopraffazione,vissuta sulla
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

propria pelle ad opera di un conquistatore che ha


tutta la intenzione di cancellare l’identità di quel
popolo, si sviluppa, all’interno del giudaismo,
una corrente letteraria, definita successivamente
dell’ “escatologia biblica”, che ha alla base della
sua letteratura, la visione di un futuro che porterà
salvezza e liberazione da ogni tipo di schiavitù.
Partendo quindi, da tutta una serie di eventi reali,
ossia, nelle varie tappe che hanno contraddistinto
la storia del popolo ebreo, si arriverà al momento
cruciale, al tanto sospirato “giorno del Signore”,
in cui la nazione avrà di nuovo salvezza e felicità
eterna.
Tutto ciò, è espresso per mezzo della possente
voce dei profeti.
Ma gli anni passano e dopo i babilonesi arrivano
altri popoli a dominare su quello ebreo, escluso
un breve periodo, più o meno di centoquaranta
anni, quando il sogno di indipendenza del popolo
ebreo, sembra realizzarsi con gli Asmonei.
A dispetto di un’aristocrazia sacerdotale, di una
casta che forma un governo teocratico, che dà un
ordinamento stabile, in relazione alla Legge ed ai
rapporti da tenere nei confronti degli altri popoli,
anche se sempre occupanti e spadroneggianti, le
fasce più deboli si sentono alquanto scontente, a
causa di una misera vita e dall’impossibilità di
praticare, una tranquilla esistenza da giusto e pio
ebreo devoto alla sola Legge dei padri.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Il sogno paventato dai profeti, in cui il popolo


prediletto di Dio, nel quale si riconosce Israele
come popolazione, dominerà su tutto il mondo, è
sempre più utopistico, in virtù proprio di “un’
ammanettamento” interessato e proficuo dell’elite
sacerdotale col dominatore di turno. Nasce allora
l’attesa di un intervento divino, attraverso un suo
“rappresentante”, il Messia, portatore di salvezza
e libertà; nasce così, il messianismo.
E la visione del momento della liberazione, della
rinascita di Israele, fino al giungere del periodo di
salvezza, assume elementi soprattutto visionari.
Nasce la letteratura apocalittica, nella quale, il
giorno di YHWH, assume i contorni precisi di
una catastrofe di dimensione mondiale; oltre che
terrena, anche cosmica, col suo immaginare folte
schiere di esseri celestiali, guidati dal Signore,
accanto ai quali i “giusti ed i santi di Dio”, gli
eletti, riconciliatisi col Signore stesso, grazie ad
una “nuova alleanza”, sconfiggeranno i malvagi.
E quel giorno, sarà l’alba di un nuovo mondo; di
un nuovo regno, che poggerà i suoi indistruttibili
pilastri, su cui si reggerà, nella giustizia tra gli
uomini e la pietà verso Dio.
Ripercorreremo in seguito le vicende storiche del
popolo ebreo a cui abbiamo fatto cenno in questa
nostra breve analisi sulla sua letteratura.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Letteratura che ne fissa e descrive, le più vive


aspettative, gli ideali di fondo, nonché la loro
attuazione e risultato.
Ora ci interessava inquadrare le apocalissi, come
testi specifici,oltre che importantissimi, nel corpo
di tale letteratura, la parte preponderante che ne
occupa ed il suo intento e significato.
Adesso, possiamo puntare la nostra attenzione,
proprio su due scritti apocrifi identificati come
apocalissi; ed esattamente: la “Prima Apocalisse
di Giacomo” e, successivamente, sulla “Seconda
Apocalisse di Giacomo”, due testi rinvenuti a
Nag Hammadi che, ricordiamolo, proprio perché
scoperti in epoca tarda, non hanno potuto subire
censure, riscritture, o come dir si voglia, da parte
di “interessati” copisti.
Apocalissi di Giacomo, dove Giacomo è proprio
colui che noi abbiamo già imparato a conoscere,
grazie anche a S. Paolo, come fratello di Gesù e,
grazie anche ai numerosissimi testi dei Padri della
Chiesa, come Giacomo, detto il Giusto, visto che
riconoscono, in questo soprannome attribuitogli
dai suoi contemporanei, l’alta considerazione e
“santità” in cui era tenuto da costoro.
Apocalissi a cui è attribuito il suo nome, ma che
probabilmente, furono scritte da qualche seguace
di questo stesso Giacomo, che in questo modo, fu
capace di tramandare nel tempo, gli insegnamenti
e le tradizioni, già trasmesse oralmente, dei suoi
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

discorsi; oltre al raccontarci, come avvenne la sua


morte.
Ma, andiamo nel dettaglio di questi scritti, per
estrapolare le informazioni che ci interessano al
fine del nostro argomentare.
Dalla lettura della Prima apocalisse, scopriamo
che i personaggi più importanti, coloro cioè che
rivestono un ruolo di primario nella narrazione
degli eventi sono: Gesù, chiaramente Giacomo,
ed un certo “Addai”.
Proprio questo Addai, nome che si riconduce
facilmente a Taddeo, Teuda per la sua omofonia,
nelle varie tradizioni orientali viene presentato
sempre, come l’Apostolo che, Giuda Tommaso
inviò a predicare presso il popolo degli edesseni.
In effetti Addai, diventa in questo modo, proprio
l’alter ego di Taddeo, che nella stessa storia della
conversione del re Abgar e degli edesseni, poi
raccontataci da Eusebio di Cesarea, è mandato da
Giuda Tommaso.
Precisamente, secondo quanto narrato in questa
prima Apocalisse, Giacomo, proprio ad Addai
deve rivelare quanto in precedenza ha appreso da
Gesù; ed è Gesù stesso ad “ordinarglielo76”.
76
Le apocalissi gnostiche, a cura di Luigi Moraldi:
“ Tu le devi nascondere in te stesso (queste cose), e devi mantenere il
silenzi. Le devi però manifestare ad Addai[…] […] Ma Addai porterà
queste cose nel suo cuore.Nel decimo anno Addai si siederà e le scriverà
Allorché egli le avrà scritte saranno date e trasmesse a coloro che hanno
la vera conoscenza.”
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Da ciò si desume: per prima cosa, che Giacomo


diventa così il “prescelto custode”, l’interprete
principale dell’insegnamento del Maestro, ma
soprattutto, che lui, questo insegnamento, dovrà
in un secondo momento rivelarlo ad Addai, il
quale, a propria volta, dovrà impararlo e tenerlo
segreto nel cuore, per poi, “solo dopo dieci anni”,
“mettere per iscritto tutte le cose imparate e
trasmetterle”. Ma è esattamente quello che scrive
e poi fa Giuda Tommaso, detto anche Didimo,
nel suo Vangelo; ricordate: “Questi sono i detti
segreti pronunciati da Gesù, il vivente, e scritti
da Didimo Giuda Tomaso”77).
Di conseguenza, nella prima Apocalisse, ne vien
fuori che Addai è presentato proprio come un pio
Apostolo di Gesù ed in seguito, come messaggero
dello stesso Gesù e di Giacomo.
Nella seconda Apocalisse invece, a ricevere gli
insegnamenti contenuti nel discorso di Giacomo,
è un personaggio chiamato guarda caso, proprio
Teuda, che li riceve in quanto “parente” di questo
Giacomo.
Addai,diventa ora Teuda, prendendo quest’ultimo
(Teuda), nel secondo testo, il posto ed il compito,
cioè quello di ascoltare le parole, l’insegnamento
di Giacomo e successivamente trasmetterlo, che

77
Vedi pag 72
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

nel primo scritto, ovvero nella Prima Apicalisse,


era invece appartenuto al primo (ovvero Addai).
Tirando le somme e volendo esporre in un unico
e più semplice pensiero ciò che abbiamo potuto
dedurre dalla lettura di questi due testi apocrifi,
possiamo concludere che è Giacomo, su precisa
indicazione di Gesù, ad inviare Teuda, ovvero il
loro stesso fratello Giuda, ad evangelizzare, o per
meglio dire, usando così le identiche parole della
prima Apocalisse, a trasmettere gli insegnamenti,
a lui rivelati da Gesù stesso.
Ed in effetti, questo invio dell’Apostolo Giuda da
parte di Giacomo ad evangelizzare qualcuno, ha
un riscontro preciso, possiamo cioè collegarlo, ad
un’ulteriore evento narratoci negli Atti.
In particolare a quanto avviene nel capitolo XV
di questo scritto attribuito a Luca, dove, alla fine
di un fantomatico e contrastato concilio svoltosi a
Gerusalemme alla presenza degli Apostoli e degli
anziani della comunità, durante il quale, Paolo e
un tale Barnaba, espongono la loro pura dottrina,
dimostrando così, come siano riusciti a convertire
molti pagani ad Antiochia, non costringendoli a
circoncidersi, ma scatenando, una, oserei dire
veemente protesta, di “alcuni” giudei arrivati in
visita alla comunità di quella città, i quali invece
professavano l’obbligatorietà della circoncisione,
vista come uno dei principali “elementi” per la
salvezza, come sostenuto e scritto nella Legge di
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Mosè; dopo un’ulteriore sermone di Pietro,


successivamente chiamato Simone da Giacomo
(dell’importanza di questa precisa annotazione ne
daremo spiegazione in seguito) che, guarda caso,
proprio in questo modo si allinea alle ragioni di
Paolo e dopo ancora un’ulteriore intervento dello
stesso Paolo e ancora di Barnaba, Giacomo, ora
si, (o sarebbe meglio dire finalmente) anche
dall’autore degli Atti apertamente riconosciuto
nella sua veste di capo della citata comunità di
Gerusalemme, sembra accettare le motivazioni, le
spiegazioni dei due Apostoli (o presunti tali),
concernenti la dottrina da far seguire a dei pagani
convertiti; seppur con qualche distinguo.
Distinguo che, nel suo discorso contenuto negli
Atti degli Apostoli, proprio questo Giacomo,
finalizza nell’astinenza dalle carni immolate agli
idoli, da certi legami matrimoniali, proibiti dalla
Legge (Torah) ed alla proibizione del consumo di
carne contenente ancora il sangue, simbolo della
vita donata dal Signore.
Tutte queste sue raccomandazioni, in apparenza
accettate anche da Paolo, ma come vedremo in
seguito, proprio da lui contestate , vengono poi
raccolte in una “lettera” ed inviate alla succitata
comunità di Antiochia, una delle più importanti
tra quelle fuori dai confini della Giudea e dove,
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

per la prima volta, i seguaci di Gesù (o del Gesù


di Paolo?) furono chiamati “cristiani78”.
Invio di questa lettera, che avviene per mezzo di
colui che, dall’autore dello scritto, è identificato
con il nome Giuda Barsabba, e che, insieme ad un
non ben identificato Sila, accompagna, Paolo e
Barnaba, nel loro viaggio di ritorno verso questa
località79, verso Antiochia.
Tralasciando per un istante i nostri innumerevoli
dubbi, sulla veridicità, per nulla riscontrabile in
altri scritti, delle informazione che Luca ci dà a
proposito di questo concilio, vorremmo ora, porre
l’attenzione del lettore su quanto già segnalato in
precedenza, ovvero, sull’invio di un certo Giuda
Barsabba. O per meglio intenderci, sul fatto che
Giacomo, in qualità di successore di Gesù e come
“reggente della comunità”, assume,ora si in prima
persona, determinate decisioni, proprio in merito
al comportamento, che una comunità di pagani
neo-convertiti, o inclini a convertirsi alla nuova
dottrina, devono seguire; e in tale veste, invia un
Giuda, qui denominato Barsabba, presso queste
comunità, con una lettera contenente le sue chiare
indicazioni.
Pensiamoci bene…
Giacomo invia Giuda… Giuda Barsabba.
Ma il nome Barsabba non ci è nuovo…
78
Atti degli Apostoli 11, 26
79
Atti degli Apostoli 15
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

E altrettanto non è sconosciuto, a chiunque abbia


letto, almeno una volta e con un po’ di attenzione,
gli Atti degli Apostoli.
Questo nome, è infatti collegato ad un’ulteriore
personaggio che compare proprio nei primissimi
capitoli di quest’opera.
Ed è, precisamente, un certo Giuseppe Barsabba,
anche soprannominato “il Giusto, indicato quale
“candidato” sconfitto, in una clamorosa elezione
affidata alla sorte, in cui, costui, era contrapposto
ad un tale Mattia, nella corsa per la sostituzione
del suicida (o presunto tale) Giuda Iscariota, o per
dirla meglio, nella corsa all’incarico previsto dal
Ministero, Episcopato,come con precisione indica
l’autore80, presieduto dall’Apostolo traditore.
Ma noi sappiamo…
E lo abbiamo più volte letto e ripetuto…
Il soprannome, o titolo “il Giusto” (abbiamo già
accennato a chi, nella letteratura apocalittica, ci si
riferisse, intendesse con tale titolo) è chiaramente
collegabile a Giacomo, fratello di Gesù, indicato
(ma torno a ripetermi ancora una volta) proprio
così dai suoi contemporanei e come riportato nei
testi dei Padri della Chiesa.
Stiamo ancora una volta ruotando nell’ambito dei
nomi dei fratelli di Gesù.

80
Atti degli Apostoli 1, 23
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Infatti, richiamiamo alla mente anche quanto è


annotato in uno dei frammenti di Papia e quanto è
tuttora possibile leggere nel Vangelo di Matteo;
Giuseppe è ed era, proprio quel nome di un altro
fratello di Giacomo di Alfeo, che noi abbiamo già
in precedenza identificato con Giacomo, detto il
Giusto e fratello di Gesù. Consideriamo inoltre,
che il “candidato” che sconfigge questo Giuseppe
nella “corsa” al posto lasciato vacante da Giuda
Iscariota, sarebbe un certo Mattia, mai nominato
prima, il quale, a sua volta, verrà poi identificato,
nelle pseudoclementine, anche col nome preciso
di Barnaba.81
Allora è d’obbligo fermarci ancora una volta, per
meglio analizzare così, questi strani “appellativi”,
nomi (?), Barsabba e Barnaba.
Il termine BARSABBA, significherebbe “figlio di
suo padre”, che una volta collegato, in qualità di
nome o soprannome a qualcuno, nel nostro caso
ad una persona chiamata Giuseppe, vorrebbe dire
“figlio di suo padre Giuseppe”82, soprannominato
“il Giusto. Ma il Giusto, figlio di Giuseppe, come
tradizione vuole, altri non è che Giacomo.
Vien quindi da sé, che questo Giuseppe Barsabba,
soprannominato il Giusto, altro non è, che una
nuova sovrapposizione di nome, ancora un’altra

81
Pseudoclementine 1, 60
82
R: Eisenman. Giacomo, fratello di Gesù
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

glossa letteraria, che nasconde sempre Giacomo,


fratello del Signore, ovvero di Gesù.
Passiamo ora al “termine” BARNABA…
A quest’appellativo che, tradotto, significherebbe
più o meno: “figlio del profeta” o “figlio della
profezia”.
Ora,come abbiamo già avuto modo di sottolineare
in precedenza, Barnaba, nelle pseudoclementine,
è un altro nome con cui viene indicato l’Apostolo
Mattia, ovvero colui che prende il posto di Giuda,
dopo il suo “suicidio”.
Ma, considerando che è proprio in questo scritto,
che prende vigorosamente corpo la “dottrina del
vero profeta”83 e chiaramente riferita a Gesù,
possiamo bene intendere cosa volesse significare
tale appellativo. E Infatti, se con il termine figlio
si intendesse proprio “discepolo”, questo Mattia
va riconosciuto come già discepolo di Gesù.
In effetti (ma non è un caso eh), l’elezione di un
valido sostituto di Giuda, prevede come requisito
primario del “candidato” da scegliere, che costui
fosse già annoverato tra i primi seguaci di Gesù,
fin dal tempo del battesimo di Giovanni84; e se
consideriamo inoltre, che tra i dodici Apostoli è
già presente un Matteo, ci risulta alquanto strana
la scelta di un certo Mattia, di cui in seguito non
si parlerà più. Consideriamo ancora l’omofonia
83
Pseudoclementine 1, 16 e segg.; 1, 60 e segg.
84
Atti degli Apostoli 1, 21-22
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

tra questi due nomi e ricordiamoci inoltre, che


questo Matteo è considerato proprio un fratello di
Gesù e di Giacomo negli stessi scritti dei Vangeli,
in quanto è in questi testi precisamente indicato,
soprannominato, come Levi, figlio di Alfeo.
E così ci siamo…
Ecco finalmente svelato chi è nascosto dietro i
vari appellativi Barnaba, Levi, Matteo e Mattia;
proprio il quarto fratello di Gesù, mai nominato e
annoverato tra i dodici Apostoli, ovvero Giuseppe
(o Joses).
E, a riprova del nostro argomentare, va ancora
una volta rilevato che, negli Atti degli Apostoli,
quando questo “appellativo” Barnaba compare, è
chiaramente indicato come il soprannome dato a
qualcuno chiamato Giuseppe, poi definito anche
un levita, ennesima ed ulteriore indicazione che
ci riconduce ancora e sempre di più a Matteo,
detto appunto anche Levi85 e, da adesso, per noi,
riconducibile a Giuseppe, fratello di Gesù
Incredibile l’intreccio di nomi e sovrapposizioni
create ad arte, quando si tratta di nascondere i
“fratelli carnali” di Gesù, specialmente se non si
vuole, volutamente, annoverarli fra coloro che
riconosciamo, da sempre, come i suoi più fedeli
seguaci: i “dodici” Apostoli.

85
Atti degli Apostoli 4, 36. vedi anche capitolo precedente.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

E purtroppo, ma per qualcun altro, sia chiaro, non


certo per noi, che siamo sempre alla ricerca della
più pura verità, cosi come ce la mostra la vera
storia, le menzogne, le bugie che poi confluiranno
nelle subdole e continue sovrapposizioni di nomi
ed eventi, maldestramente inserite nelle “sacre”
narrazioni, per imporre una “nuova” religione, un
nuovo credo, non finiscono certo qui. Anzi…
Ed allora procediamo con le nostre ricerche; con
il nostro viaggio.
Come detto, questi due personaggi, ovvero
Giuseppe Barsabba soprannominato il Giusto e
Mattia, vengono nominati nel momento in cui
deve essere scelto un sostituto di Giuda Iscariota,
così come scritto e narrato all’inizio degli Atti.
Ora, se per il nostro argomentare precedente, un
Apostolo di nome Giuda Iscariota non è esistito
realmente, tantomeno può aver avuto luogo il suo
tradimento; e nemmeno può essersi verificato il
suo suicidio; ed inoltre, per una seria e corretta
contiguità della nostra tesi, nemmeno ha ragione
di essere accettata la narrazione, così come ce la
propone Luca, di una sua sostituzione fra i dodici
Apostoli di Gesù.
Eppure, proprio l’elezione di un nuovo Apostolo,
che deve sostituire Giuda, in quel che deve essere
un prestigioso incarico, è il punto di partenza, il
la, che dà il via alle narrazioni degli Atti e degli
accadimenti in esse descritti.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Vuol dire, allora, che il motivo di fondo di questo


scegliere per forza un “qualcuno”, è qualcosa di
effettivamente molto importante e che Luca, non
potendolo proprio tacere, ha preferito camuffare
con un evento mai verificatosi.
Infatti, il vero motivo di una scelta di “qualcuno”,
ovvero la sua elezione a “capo” di un ministero, o
“episcopato” ( questo è l’esatto termine usato da
Luca, torniamo a ripeterlo, a precisarlo, in seguito
capiremo il perché), ci viene svelato, ancora una
volta, da un’attenta lettura di ciò che si nasconde
tra le righe degli scritti canonici, dove, anche solo
qualche frase, a volte una sola parola, ci aiutano a
capire, a farci desumere una realtà, stravolta con
una falsa narrazione di un evento, tesa, per lo più,
a cancellarne la veridicità di un altro, altrove già
segnalato e come noi, in qualche caso, abbiamo
effettivamente potuto riscontrare.
Vediamo come, in questo episodio, può avvenire
tutto ciò.
Il perché, Luca inventi un evento mai verificatosi,
e lo usi poi, come punto iniziale del suo secondo
scritto, va ricercato proprio nelle narrazioni della
“fantomatica”, “fantastica” ,“immaginaria” morte
di Giuda Iscariota.
Esaminiamo l’evento….
La prima cosa da considerare e forse non tutti lo
sanno, è che del come questa morte avvenga poi,
ne esistono due differenti (sacre) versioni.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Una contenuta in Matteo86 ed un’altra, contenuta


proprio come già detto, all’inizio degli Atti degli
Apostoli87.
Nella versione riportata da Matteo nel suo scritto,
è proprio Giuda Iscariota, che dopo aver gettato
nel tesoro del Tempio le trenta monete d’argento,
ricevute dai sommi sacerdoti in cambio dell’aiuto
offerto da costui,per la consegna ed il successivo,
“logico” arresto di Gesù e dopo aver pronunciato
veloci (ma sentite) parole di pentimento, va ad
impiccarsi; muore dunque per sua stessa mano;
per suicidio (è più o meno la storia come tutti la
conosciamo).
Proporrei qui, una piccola considerazione: trovo a
volte tediose, supponenti,quelle persone, in realtà,
una buona parte di costoro si considera cristiana,
anche se non sempre cattolica e con cui ho avuto
modo di confrontarmi, che insistono fino quasi a
non voler sentire ragione, sulla tesi,da me sempre
sostenuta, che sia sbagliato non considerare un
pentimento di Giuda. Secondo me, partendo dal
presupposto che l’evento narrato da Matteo sia
reale , che tutto si sia compiuto come esattamente
poi ce lo descrive, è invece normale pensare ad
un puro ravvedimento del “traditore”, in quanto,
proprio nelle poche parole che egli esclama e
addotte poi dall’autore come spiegazione ultima
86
Matteo 27, 1-10
87
Atti degli Apostoli 1, 15-25
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

del rifiuto deciso che Giuda Iscariota mostra nel


non voler accettare il pagamento già pattuito per
la sua indegna azione traditrice, riconosce di aver
peccato88.
E chi riconosce di aver commesso un errore,
grande o piccolo che esso possa essere stato, e in
considerazione della sua gravità arriva per questo
addirittura all’atto estremo, ovvero a suicidarsi, si
è ben pentito di ciò che ha fatto, non riuscendo
più, dentro di se, a sostenerne il rimorso, che
nasce proprio da quel convincimento interno, ma
purtroppo tardivo, di aver compiuto un’azione
indegna.
Mi perdoni il lettore, questa mia sentita levata di
scudi, nei confronti di costoro, autoproclamatisi
“inflessibili” sostenitori del perdono…
Il famoso perdono cristiano… Mah!
Ma continuiamo a seguire il racconto di Matteo.
Meglio cercare la verità da noi stessi, che lasciare
che il nostro pensare sia corrotto da intendimenti
partoriti da cervelli contorti.
Il racconto…
Gli stessi sacerdoti che hanno commissionato “il
tradimento” di Giuda, però, chissà se prevedendo
un eventuale suicidio dello stesso Apostolo Giuda
(ricordiamoci, che secondo il racconto di Matteo,
fino a questo momento, il “Messia” non era stato
88
Matteo 27, 4; le parole messe in bocca all’Apostolo traditore daMatteo:
“Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente”.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

ancora condannato), oppure una più che probabile


eliminazione del “nazareno”, non consentono che
le trenta monete d’argento, proprio dal “traditore”
gettate nel sacro tesoro del Tempio, ne rimangano
a far parte, in quanto, anche da essi stessi, sono
considerate frutto di versamento di sangue, quindi
ritenute impure. Decidono così, di utilizzarle per
comperare un terreno: il “Campo del vasaio”.
Tale campo, viene perciò, da allora, denominato
“Campo di sangue” e in più, adibito ad un preciso
e particolare scopo: è destinato alla “sepoltura dei
Forestieri”.
Matteo, nel suo narrare, conclude il tutto, con
delle parole attribuite al profeta Geremia le quali
avrebbero predetto quanto accaduto: “E presero
trenta denari d’argento, il prezzo del venduto che
i figli d’Israele avevano mercanteggiato, e li
diedero per il campo del vasaio, come mi aveva
ordinato il Signore!”.
A dopo i commenti…
Diamo adesso uno sguardo, anche a come viene
descritta la morte di Giuda Iscariota nel capitolo
degli Atti che ce la propone: ovvero, il primo.
Qui l’evento, ci è fatto conoscere attraverso un
discorso tenuto dall’Apostolo Pietro, secondo cui,
quanto accaduto a causa del comportamento di
Giuda, ovvero, di come il suo tradimento e la
successiva consegna di Gesù, abbiano poi portato
alla morte dell’Apostolo ed alla sua conseguente
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

sostituzione; sorte, quella di Giuda, che era stata


predetta, ma, secondo Pietro, dallo Spirito Santo,
per bocca del re Davide.
Andiamo allora, ad analizzare nel dettaglio anche
questa successiva versione dei fatti, concernenti
la morte dell’Apostolo traditore.
Secondo la narrazione di Pietro, l’Iscariota, coi
proventi incassati per la sua malvagia azione,
acquistò un “pezzo di terra” (indeterminato), nel
quale, successivamente, trovò la morte a causa di
una rovinosa caduta, anche se qui non si precisa
se fu una caduta accidentale o voluta; e se voluta,
se causata dallo stesso Apostolo, o per mano di
qualcun’altro.
Dal racconto risulta solo, che la causa di questa
morte fu, quindi, questa terribile caduta in avanti,
un precipitare da qualcosa evidentemente, per
effetto del quale, molto probabilmente, Giuda si
spezzò la colonna vertebrale e che a causa delle
numerose ferite apertesi su tutto il corpo, perse
molto sangue e qualche parte del suo organismo,
probabilmente all’altezza dello stomaco, fuoriuscì
dal corpo, tanto da far sostenere, all’Apostolo che
racconta, che gli uscirono le viscere da fuori. La
cosa suscitò un immenso scalpore nella città e la
diffusione della notizia,fece si, che l’avvenimento
fosse, in questo modo, noto a tutti gli abitanti del
luogo, tanto che, da allora, quel pezzo di terra,
venne chiamato “campo di sangue”.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Ed alla fine, per dimostrare, come detto, che tutto


ciò era stato predetto nelle antiche Scritture,
compresa l’imminente sostituzione dell’Apostolo
nel novero dei dodici, Pietro declama pochi versi
di ben due differenti salmi di Davide89: “La sua
dimora diventi deserta e nessuno vi abiti, e il suo
incarico lo prenda un altro!”; il tutto, sarebbe
riferito proprio a Giuda il “traditore”.
A questo punto, comparando le due diverse
narrazioni, le due diverse versioni dello stesso
evento, è lampante accorgersi che in esse, c’è più
di una discordanza su quanto è effettivamente
accaduto.
La prima che va annotata, è che, se per Matteo la
morte di Giuda avviene per suicidio, per Pietro (o
secondo quanto ne sa Luca, autore dello scritto)
la cosa non è così evidente; anzi, sembrerebbe
un’ipotesi per niente affatto contemplata, nel suo
raccontare.
La seconda discrepanza fra le due narrazioni che
balza subito agli occhi e alla mente di un lettore,
nemmeno così attento, è che, per l’evangelista,
chi utilizza i trenta denari per comprare il campo
del vasaio, sono i sommi sacerdoti, che alla fine
lo destinano alla sepoltura dei “forestieri”, mentre
per Pietro, o Luca, se vogliamo continuare a fare
un riferimento agli evangelisti, è lo stesso Giuda,

89
Salmo 68 e 108
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

prima di morire, ad acquistare questo “pezzo di


terra”, che anzi diventerà proprio il teatro della
sua tragica fine; l’autore degli Atti, tende a non
voler dare nessuna importanza a questo “terreno”,
indicandolo come un comunissimo pezzo di terra,
e non precisandone nome o attribuzione, “campo
del vasaio”, che, come vedremo, ha invece una
certa rilevanza in tutto il racconto; resterebbe da
stabilire se lo abbia fatto per volontà, o per pura
ignoranza, non essendo egli molto probabilmente
un giudeo di nascita e non potendo, quindi, capire
l’importanza di tale denominazione).
C’è infine, una terza discordanza riscontrata tra le
due versioni, anche se di una vera e propria
differenza è difficile parlare, in quanto l’evento
preso in considerazione, non è solo la morte di
Giuda, o il come essa avvenga, ma è la profezia
che fa da collante tra le narrazioni stesse e le
sacre scritture; in effetti, è proprio l’obiettivo
finale, il significato, l’attribuzione differente delle
profezie decantate, che dà quel senso di falso ed
inventato ad entrambi o racconti.
Infatti, se per Matteo è il profeta Geremia ad aver
predetto il tutto, ovvero il tradimento per soldi ed
il successivo acquisto del “campo del vasaio”, per
Pietro, è invece re Davide, visto come strumento
della volontà dello Spirito Santo, a prevedere la
morte di Giuda, nonché la sua sostituzione.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Anche se in effetti, queste due narrazioni dello


stesso evento, non concordano quasi in niente, c’è
però un particolare su cui collimano, anche se con
qualche distinguo; ovvero ,che con i proventi del
tradimento, ossia i famosi trenta denari d’argento,
fosse stato in seguito acquistato un campo; detto
“campo del vasaio”, per il solo scritto di Matteo,
successivamente denominato “campo di sangue”,
per entrambi gli autori, ma, alla fine destinato alla
sepoltura dei “forestieri”, ancora una volta per il
solo Vangelo di Matteo.
E se il punto in comune, se l’unico elemento di
contatto tra le due narrazioni, è proprio l’acquisto
di quel “campo”, è evidente che la sua menzione,
alluda a qualcosa di molto importante, che non
poteva non essere indicato.
Ora, ricordiamolo ancora una volta, tenendolo
sempre presente come considerazione primaria
di tutto il successivo discorso che andremo da qui
in poi a fare, che, se gli Atti iniziano con la finta
elezione di un qualcuno, che dovrà poi sostituire
qualcun altro nel suo incarico, nel suo ministero e
nell’impossibilità, già evidenziata, che tutto ciò
possa riferirsi a Giuda, al suo tradimento, ed alla
sua sostituzione, dobbiamo pensare, per forza di
cose, che dietro questa sorte di elezione si
nasconda qualcos’altro di più importante,da cui
far partire l’intero racconto.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Ed a pensarci bene, la cosa di per sé dovrebbe


essere un naturale svolgersi, secondo l’accaduto,
così com’è narrato dai Vangeli.
E vi spiego il perché.
In effetti, tutti e quattro questi scritti, terminano
con la morte del leader di un gruppo; leader, di
cui si raccontano le gesta: Gesù.
Ed è normale, secondo me, che dopo un iniziale
periodo di smarrimento e di paura, per eventuali
ritorsioni, i fuggitivi seguaci del maestro rimasti
in vita, il suo seguito, decida di riunirsi e chieda
di continuare nell’opera, nell’azione del proprio
vate, nel quale credeva ciecamente.
Tra l’altro, me se ne dia atto,la cosa non avrebbe
ripercussioni alquanto differenti, a seconda se si
voglia credere oppure no ad un “resuscitare” dalla
morte di Gesù, nel nostro specifico caso,ed al suo
apparire di novo, in carne ed ossa (e “buchi”, mi
permetterei di dire), ai suoi discepoli.
D’altronde, anche nelle stesse sue apparizioni da
resuscitato, il “maestro”, invita ulteriormente i
suoi seguaci, i Discepoli, a proseguire con la sua
stessa forza, la sua missione.
Tralasciamo questa parentesi e ricolleghiamoci al
discorso inerente al modo di comportarsi di detto
gruppo di seguaci di Gesù, rapportandolo ad un
qualsiasi altro gruppo di persone, unite tra loro,
con il solo scopo di perseguire un obiettivo, che
sia ideologico oppure no, ma che ha appena perso
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

la sua “guida”, ma abbia ancora una forte volontà


di portarne avanti la missione e l’insegnamento.
E la prima cosa che si fa in casi come questi, è
quella di eleggere, di scegliere, fra i suoi più cari,
ferventi e vicini discepoli e sostenitori, colui che
potrà essere in grado di sostituirlo.
Chi cioè, abbia una personalità così forte e delle
capacità tali, da riuscire a tenere ancora insieme
ed unito tutto l’insieme dei seguaci del maestro e
possa così rimpiazzarlo nel suo ruolo di guida del
gruppo; di capo della comunità.
Ed è proprio questo, l’evento che si nasconde tra
le righe degli scritti canonici; nel loro raccontare
di una improbabile elezione, affidata alla sorte, di
Mattia, alias Barnaba, come sostituto di Giuda
Iscariota.
Non sappiamo, se il nascondere tra le righe tale
avvenimento, sia stato un atto fortemente voluto
dall’autore, oppure, diciamo così, gli sia sfuggito
a causa del suo stesso rimaneggiare tra le varie
fonti, alle quali egli si affida per il suo raccontare
determinati eventi; negli Atti, Luca (ed egli stesso
lo ammette per iscritto90), nel Vangelo, Matteo
(che molto probabilmente, con lo stesso Luca, si
rifà a quella che oggi gli studiosi chiamano fonte
Q91).

90
Luca: 1, 1
91
Abbreviazione del termine tedesco “Quelle, che tradotto, significa
appunto “fonte”
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Il punto da cui partire, per arrivare poi a scoprire


effettivamente, che ciò che si vuol nascondere col
racconto della presunta morte di Giuda e della
sua sostituzione nell’incarico da lui presieduto,
sia in realtà l’elezione del successore di Gesù, è
proprio quell’allusione di Matteo, ai “forestieri”,
che potrebbe, ad una prima lettura, sembrare
alquanto strana, oltre che insignificante, ma che
invece non lo è per niente.
Per meglio intenderci, dobbiamo puntare la nostra
attenzione, a ciò che viene acquistato, comprato,
con i proventi dell’azione di Giuda e cioè, a quel
campo chiamato “campo del vasaio”, rinominato
successivamente, “campo di sangue” ed adibito,
infine dai sacerdoti, proprio alla sepoltura dei
“forestieri”.
Ma chi sono questi forestieri e che senso può
avere in quel preciso contesto della narrazione di
Matteo, un’annotazione del genere?
Da non crederci, eppure è lo stesso Matteo a
svelarcelo, quando attribuisce la profezia da lui
riportata, a Geremia92;
Ma nel libro di Geremia, nel capitolo 35, è
presente il racconto riguardante i RECABITI,
nome derivante da Recab, uno dei capostipiti di
questa “setta”, che pur di rispettare il voto fatto
dal loro antenato Jonabad, che in 2Re dimostra

92
precisamente a Geremia 32, 9-10
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

“ardente zelo” verso il Signore, non bevono vino,


non costruiscono case, non seminano, non
piantano vigne e non ne possiedono, abitano e
abiteranno in tende per tutti i loro giorni che
potranno vivere sulla terra, dove vivranno
(appunto) come Forestieri. E tutto ciò lo fanno
proprio per seguire un voto “secondo quanto ci
ha comandato Jonabad nostro antenato”93.
Ecco dove nasce l’allusione di Matteo, al campo
adibito per la sepoltura dei Forestieri
Segue poi, sempre in Geremia, il racconto di
come il Signore ponga in evidenza e da esempio,
l’osservanza a tale voto mantenuta da questi
“forestieri”, i Recabiti appunto, in confronto
all’inosservanza messa in atto dai giudei, il Suo
popolo eletto, a quanto avevano invece, i loro
antenati, giurato di osservare e seguire, nella loro
“Alleanza con Dio”.
E sarà a questi forestieri, a questi Recabiti, che
non verrà mai meno la presenza del Signore94.
Va notato inoltre, che i Recabiti, nella tradizione
rabbinica, sono definiti proprio i “vasai”95;
termine che dà il nome proprio a quel campo,
acquistato coi trenta denari del tradimento.
Ma il tutto, si rifà chiaramente, anche a quanto,
sempre Geremia, secondo l’ordine ricevuto dal

93
Geremia 35, 6-10
94
Geremia 35, 14-19
95
R. Eisenman: Giacomo, il fratello di Gesù;
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Signore (ed ecco l’ulteriore allusione contenuta


nel finale della profezia citata da Matteo “come il
Signore mi aveva ordinato”) compie, comprando
un campo (per inciso, pagandolo 17 sicli e non 30
denari), i cui contratti d’acquisto saranno riposti
in un “vaso di terra”.
Gesto, che predice, una “Nuova Alleanza” con
Dio ed una futura rinascita della terra di Giuda,
nelle parole del Signore stesso, che promette altri
acquisti, di altri campi, in quella terra96.
La citazione dei trenta denari, sempre contenuta
in Matteo e da costui erroneamente attribuita a
Geremia, è invece desunta da Zaccaria97 e serve
all’autore del Vangelo, per giustificare il valore
ed il numero delle monete ricevute da Giuda per
il tradimento, ma soprattutto, per spiegare il
perché del successivo gesto, ossia la loro gettata
nel sacro tesoro del Tempio.
Ma in Zaccaria, è il Signore che ordina di gettare
nel tesoro i trenta sicli d’argento; ma non perché
sono ritenuti prezzo di sangue, come sostenuto
dai sacerdoti di Matteo, ma perché rappresentano
il segno, il non apprezzamento dell’opera del Suo
profeta e quindi della Sua; gesto che segna la
fine, che rompe l’alleanza col suo popolo.
Quella stessa Alleanza, che in Geremia potrà però
rinascere, seguendo proprio l’esempio dei vasai,
96
Geremia 33, 1-15
97
Zaccaria 1, 12-13
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

dei Recabiti, e della loro assidua osservanza dei


voti dei loro antenati.
Comportamento che avrebbe dovuto tenere tutto
il popolo d’Israele, nell’osservare l’Alleanza
stabilita dal Signore coi propri antenati, ma che
invece non ha avuto.
Un’altra, anche se breve, ma importante
annotazione, a questo punto ci è d’obbligo farla;
anzi più di una, come vedremo.
Ai Recabiti, al loro modo di vivere e comportarsi,
vengono spesso associate altre “sette”, altre
correnti religiose.
Una di queste ha già attirato la nostra attenzione,
ed è quella chiamata dei NAZIREI o NAZARENI,
che mutuano il proprio nome, dal termine ebraico
NAZIR, che significa separato. Separazione che
va intesa come atto libero di auto–allontanamento
dalla società e dalla sua corruzione, in particolar
modo dal Tempio, che secondo quanto asserivano
gli adepti di questa setta, era stato profanato e
reso impuro, in quanto vi si accettavano le offerte
anche dei pagani, dei gentili; di coloro, insomma,
che non seguivano la Legge.
“La loro particolarità, era un voto perenne o
temporaneo, di castità e di costumi (al quale a
volte si accompagnava un voto, quasi sempre
anch’esso temporaneo, di non bere vino o altre
sostanze inebrianti; nda), e dei capelli intonsi.
Per essi Gesù, era un modello di purezza e rigore
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

morale; e ad essi, corrisponde anche il titolo il


Nazareno, dato a Gesù stesso, che così, (per altri
motivi, evidenza già notata da noi in precedenza)
risulta non derivare come comunemente si crede,
(o si tende a far credere; nda) da Nazareth, ma
che determina invece, anche da parte di Gesù,
l’osservanza di un simile voto”98.
C’è, oltretutto e da sottolineare, che nelle lingue
semitiche, con i termini “Nazirei” o “Nazoreo”, si
indicavano proprio i primi “cristiani” e seguaci di
colui che in seguito è definito il Cristo, visto che
proprio la parola Cristo ed il termine derivato
cristiano, sono termini greci, che in Palestina di
quel tempo, non avrebbero potuto avutere alcun
significato.
I voti a cui questi Nazirei o Nazareni si legavano,
vengono per questo definiti “voti di Nazireato”.
Che i primi “cristiani” fossero nazirei, oltre che
dall’appellativo dato allo stesso Gesù, potremmo
desumerlo anche da quanto si narra negli Atti a
proposito di Paolo, che proprio in virtù di un voto
di nazireato, si era fatto tagliare i capelli99, o per
quanto gli viene chiesto di fare100, oltre che per
come è descritta la figura di Giacomo il Giusto,
primo successore di Gesù, secondo anche gli
scritti dei Padri della Chiesa.

98
Marcello Craveri: I Vangeli apocrifi
99
Atti degli Apostoli 18, 18
100
Atti degli Apostoli 21, 23-24
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Oltre ai Nazirei, possiamo associare ai Recabiti


anche gli EBIONITI.
“Gli EBIONITI, il cui nome deriva dal termine
ebraico “ebionim” che significa “i poveri”, “gli
umili”, avevano in comune con i Recabiti ed i
Nazirei, lo stesso stile di vita improntato alla
castità, alla povertà.
Per essi Gesù era un profeta, un uomo giusto, ma
pur sempre un uomo, che si fosse investito di una
missione rivoluzionaria, che era andata fallita,
ma che di Lui aveva fatto un simbolo sacro; ma
soprattutto un uomo superiore agli altri per
santità e virtù, che ispirato da Jahve, aveva
predicato contro i potenti, gli approfittatori,i
ricchi.101
Eusebio, cita anch’egli questi Ebioniti, asserendo,
molto malevolmente, che dovevano il loro nome,
“i poveri”, alla pochezza d’intelletto dimostrata
nel considerare Gesù semplicemente come uomo.
Ma allo stesso tempo però, ci dà altre notizie sul
pensiero e sul comportamento di questa comunità
religiosa e dei suoi adepti.
Ci informa infatti,della loro ferrea, ferma volontà,
di vivere secondo tutto quanto prevede la Legge,
a dimostrazione, quindi, di un preciso sentimento
di profondo “zelo” e devozione per la Torah, che
costoro provano e assumono nella loro religiosità;

101
Marcello Craveri: I Vangeli apocrifi
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

oltre ad asserire ancora, che proprio gli ebioniti


consideravano Paolo “un’apostata”102.
In verità, è una considerazione, quest’ultima,
comune a quasi tutte le varie “sette” religiose, che
daranno poi, “vita” al primo “cristianesimo”.
Come abbiamo visto, queste “sette”, hanno molto
in comune tra di loro, tant’è vero che negli stessi
loro scritti, i Padri della Chiesa tendono a volte a
confonderle.
Parimenti, va dichiarato, che anche oggi, studiosi
ed esperti della materia, tendono ad asserire che,
in effetti, con i vari nominativi, quali Ebioniti,
Nazirei, Recabiti, si deve intendere, riconoscere,
sempre un solo gruppo religioso, una stessa
“setta”; sempre, la stessa comunità.
Comunità, che si autodefiniva proprio così; come
quella degli “umili”, dei “poveri”, dei “separati”,
nonché dei “consacrati” al Signore; sostenendo,
che il loro predicare, operare, fosse contro tutte le
ingiustizie sociali e pieno di ardente “zelo”, verso
la Legge di Mosè e dei Padri.
E con il loro credere, che Gesù, pur se ispirato da
YHWH, fosse comunque solo un uomo, anche se,
per il suo rigore morale, un modello da seguire.
Ecco chi sono, per tornare infine, alla profezia di
Geremia, citata da Matteo, i “forestieri”.

102
Eusebio: Historia Ecclesiastica 3, 27
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Ma i “poveri”, gli “umili”, coloro che dimostrano


zelo profondo per la casa del Signore e per le Sue
leggi; coloro che ingiustamente sono accusati e
perseguitati. Questi “ultimi”, specialmente nella
persona del loro più “pio” rappresentante, ovvero
il “vescovo”, o “ispettore” (la parola vescovo,
deriva proprio dal termine greco EPISKOPOS,
che significa appunto ispettore, sorvegliante), la
loro guida, sono i protagonisti dei Salmi citati da
Pietro, in occasione della sostituzione di Giuda.
Vediamoli, seppur brevemente.
Nel Salmo 68103,“l’innocente”,“il povero”, chiede
la distruzione totale dei propri nemici e la loro
cacciata da quella terra, tanto da far rimanere
vuote, “deserte le sue dimore”, “le sue tende”; si
noti qui, l’uso di termini al plurale, a differenza
del singolare, usato da Pietro, al solo scopo di
poter meglio associare questi versi al “caso del
tradimento” del solo Giuda Iscariota. In questo
Salmo, invece, si chiede la dispersione di tutti i
nemici, non solo di uno.
E, se il tutto lo colleghiamo a quanto propostoci
nella narrazione dei “sacri” scritti canonici, in cui
questo innocente, il povero, il cosiddetto Servo di
Dio è riconosciuto nella persona di Gesù, per la
stessa associazione, i suoi più acerrimi nemici,
vanno riconosciuti nelle autorità religiose del
103
in cui secondo tradizione cristiana, in associazione col Salmo 21,è
inserita la profezia della passione di Gesù Cristo
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

tempo; in quei sacerdoti, che lo hanno consegnato


ai romani.
Ma va anche notato, come, questo scritto, questo
Salmo, sia però un canto che si conclude con una
nuova rinascita di Gerusalemme e delle città di
Giuda,che proprio in virtù di una Nuova Alleanza
stabilita dal Signore con essi, saranno date in
eredità ai “poveri, agli “affranti di cuore”, ovvero
ai seguaci del Servo di Dio. Guarda caso, proprio
coloro a cui Gesù, nel suo celebre discorso della
montagna, consegna l’eredità del Regno di Dio.
Stravolgimento anche qui del vero messaggio?
La Rinascita di Gerusalemme e di tutte le terre di
Giuda e l’eredità offerta ai seguaci del Servo di
Dio, in questo Salmo 68 è vista, presentata come
un qualcosa che avverrà realmente; un qualcosa
di tangibile.
Il Regno di Dio, il Regno dei cieli, decantato nei
Vangeli e nelle parole messe in bocca a Gesù, è
invece qualcosa che avrà la sua realizzazione alla
fine dei giorni.
Non dimentichiamo affatto, il senso, il modo di
esprimersi, nato con la letteratura apocalittica
Anche se per noi, tutto ciò che è contenuto nei
Vangeli, non è altro che un’ulteriore ed ennesima
dimostrazione, di come, gli avvenimenti narrati in
essi, siano lo stravolgimento, magari per scopi
apologetici, di qualcosa in qualcos’altro, a volte,
di significato diametralmente opposto.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Per lo meno, nei confronto dei testi delle antiche


scritture a cui essi si rifanno, ma al solo scopo di
cercare un appiglio ben saldo, contro il quale
sarebbe blasfemo e sacrilego, protestare, nonché
contestare.
Analizziamo brevemente, anche il Salmo 108,
l’altro scritto dal quale è tratto un verso citato da
Pietro, negli Atti, sempre a proposito della morte
di Giuda.
Anche questo Salmo, è un canto contro i nemici
del Servo di Dio, ingiustamente accusato; e da
colui che, impunemente rivestitosi dei sacri panni
del Giudice di Dio, ha tormentato e perseguitato i
“Suoi poveri”; ovvero quegli “eredi” delle terre di
Giuda, come previsto dalla Nuova Alleanza.
Vediamo così, in questi versi, in questa preghiera,
l’innocente chiedere al Signore, che quest’empio,
questo “falso Giudice di Dio”, venga a sua volta
accusato, giudicato e condannato e che il suo
“incarico” ( ricordiamo ancora una volta, che è a
questo proposito che Luca usa il termine, già da
noi sottolineato, EPISKOPOS, Episcopato), passi
a qualcun altro.
Ed ecco svelato a quale incarico si riferisce Luca,
ed il perché metta in bocca a Pietro, i versi, anche
se non precisi, di questo Salmo.
Ed è all’incarico di “Giudice”, di “Vescovo”, di
“guida” di quella comunità. Ovvero di colui che
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

ha un potere di comando e direzione del proprio


gruppo.
Ma va altresì, qui ricordato: a quale gruppo di
persone, a quale comunità, per mezzo della quale
si ristabilirà l’alleanza tra Dio ed il suo popolo
eletto, rotta a causa della corruzione dei Sommi
Sacerdoti del Tempio e dal loro accettare anche i
sacrifici dei gentili, fa riferimento Luca, con la
citazione dei Salmi,in un punto della sua opera, in
cui, apparentemente a sproposito, tali Salmi sono
ricordati da Pietro e solo per giustificare la già
prevista sostituzione di Giuda?
Quale comunità si ritrova , a dover sostituire il
proprio “vescovo”, la propria guida?
Avvenimento, come abbiamo potuto riscontrare,
leggendo attentamente tra le righe delle loro false
narrazioni, che proprio dalle frasi “rubate” alle
antiche scritture, da Luca e Matteo, risulta essere
così, il vero motivo di fondo della declamazione
di detti versi e dette citazioni?
Ma proprio quella comunità autodefinitasi dei
“poveri”, degli “umili”, zelante verso la Legge e
zelante nei suoi voti, riconosciuta da noi (e non
solo),anche nelle “sette” dei Recabiti, dei Nazirei,
degli Ebioniti; e, come vedremo, in particolari e
successive comunità di Esseni, nella cui dottrina,
potremo poi riconoscere il primo “cristianesimo”
delle origini, sorto in Palestina e dagli studiosi
denominato, giudeo-cristianesimo.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Va fatta ancora una precisazione; tale comunità di


Gerusalemme,riconosciuta successivamente come
la prima entità della nascente Chiesa cristiana in
Palestina, non era certo l’unica, di quel tipo, che
esistesse in quel periodo.
Stiamo molto attenti…
Qui, non stiamo parlando solamente del gruppo
che formerà la comunità di Gerusalemme, in un
certo qual modo, riscontrata in quella che poi,
anche gli Atti ci descrivono (anche se, in un
modo non precisamente corretto). No!
Qui stiamo parlando delle svariate comunità di
Recabiti, Nazirei, Ebioniti, Esseni, ovvero di quel
gruppo di persone, che in vari periodi successivi,
si riconoscerà in coloro che stringono con Dio,
una Nuova Alleanza, in vista del “tremendo” e
futuro “giorno di Yhwh, nel quale libereranno
Israele ed il mondo dal paganesimo.
Ed i luoghi in cui costoro si ritiravano, vivendo la
attesa del giorno di vittoria, venivano da essi
stessi definiti “campi”, come ad esempio, proprio
nel periodo in cui vissero Giovanni Battista, Gesù
e particolari comunità di Esseni, che, ritirandosi
nel deserto intorno a Gerusalemme,denominarono
questo patto con Dio, con la nomenclatura Nuova
Alleanza nel deserto, come da noi già rilevato,
quando abbiamo parlato del battista, appunto e
come in seguito, ancora meglio potremo capire.
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Ed i loro territori,ogni luogo da costoro occupato,


ovvero ogni campo,sarà dotato di una guida, di
un sorvegliante, ossia di un Vescovo, visto anche
lo stile di vita tenuto dagli adepti, il quale,
prevede una certa gerarchia, nei vari compiti che
ognuno degli aderenti a tale patto avrà, quando
accetterà di entrare a far parte di tale comunità.
La qual cosa, ci ricorda molto da vicino, le varie
suddivisioni dei poteri, nonché del territorio, in
cui è suddivisa la gerarchia cattolica.
E se la comunità dei “poveri” con sede nella città
santa, Gerusalemme è, per ovvi e chiari motivi,
la più importante, è lapalissiano dedurre che colui
che la presiede, cioè il suo Vescovo, è la guida di
tutto il movimento.
A tutto ciò ci riconduce, l’allusione al “campo del
sangue” adibito alla sepoltura dei forestieri e ci fa
ben intendere, a chi e cosa, si riferiscono le parole
delle profezie introdotte da Matteo e Luca, nel
racconto della morte di Giuda.
Racconto, e lo abbiamo invece appena scoperto,
che sostituisce quello, certamente più calzante, in
relazione alla vita della comunità di cui stiamo
discorrendo, della scelta di un sostituto della vera
“guida”di coloro che, con vari voti di povertà ed
umiltà, con uno stile di vita improntato alla
giustizia sociale ed alla pietà verso Dio (proprio
ciò che guarda caso insegnava il Battista, secondo
Giuseppe Flavio), si consideravano gli eredi della
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

terra Santa, che avrebbero riconquistato in virtù


di una “Nuova Alleanza” con Dio, stabilita nel
deserto, alleanza rotta dai corrotti sacerdoti del
Tempio, compiacenti col potere romano.
Ma stiamo parlando proprio della sostituzione di
Gesù, ovvero di Colui , che secondo le scritture
del Nuovo Testamento, indica in queste categorie
di persone, gli aventi diritto alla futura entrata e
partecipazione del Regno di Dio.
E la scelta di questo sostituto, verrebbe effettuata,
secondo il racconto degli Atti, fra due personaggi
nel quale noi abbiamo individuato, riconosciuto,
proprio due fratelli (nascosti) di Gesù: Giacomo e
Giuseppe.
Scelta che, secondo quanto sostengono lo stesso
Paolo e tutta la successiva tradizione e letteratura
cristiana, negli scritti dei Padri della Chiesa, cade
su Giacomo, fratello di Gesù, detto il Giusto.
Contrariamente a quanto invece sostenuto dallo
autore degli Atti degli Apostoli, cioè Luca.
Scelta, che a volte, come contemplato in alcuni
scritti,sembra dettata proprio da un preciso ordine
del Maestro, mentre, secondo un diverso versante
di letteratura, sembra avvenire, per una decisione
presa in comune, da tutti gli Apostoli di Gesù.
Giacomo, fratello di Gesù…
Giuda, fratello di Giacomo… e di Gesù.
Quanto abbiamo scoperto, sul conto di questi
“dimenticati”, “bistrattati”, fratelli del Maestro…
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Abbiamo appurato, che dietro i vari appellativi


Barnaba e Barsabba, si nascondesse una realtà
completamente diversa da quella a noi proposta
da sempre e riguardante proprio questi parenti
“carnali”.
A questi appellativi,potremmo anche aggiungerne
un altro ancora.
Lo so! Stentate a crederci.
Eppure vi giuro che potrebbe essere proprio così.
Vi invito a seguirmi con molta attenzione…
Per noi, disattenti lettori e conoscitori degli scritti
sacri del Nuovo Testamento, Barabba altri non è
che il nome di un assassino, liberato (ahimè) poi
da Pilato, dopo un’ inopinata (e da vecchio buon
cristiano, oserei dire scellerata) scelta, fra costui e
Gesù.
Ora mi chiedo: Ma siamo così sicuri, che anche
dietro questa strana narrazione, sulla quale, già in
precedenza abbiamo posto le nostre dubbiose
considerazioni, in realtà, non vi sia nascosta una
verità completamente diversa?
Proviamo ad analizzarla!
Non tenendo da parte, la solita questione delle
inesatte, nonché false traduzioni dall’originale dei
vari scritti, in cui questa narrazione ci è riportata
e che fanno di questo Barabba un feroce omicida,
cosa in realtà non attestata mai in modo così
inequivocabile, anzi, è tutt’altro negli antichi testi
dei vari autori dei sacri Vangeli, ma non dei loro
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

“interessati” traduttori, come ampiamente oltre


che esaustivamente, dimostrato dal noto scrittore
Davide Donnini, puntiamo, adesso, tutta la nostra
attenzione, su quanto il solo Matteo sostiene e
scrive: “Avevano in quel tempo un prigioniero
famoso, detto Barabba”104.
La precisazione “detto Barabba”, fa chiaramente
intendere un soprannome. Quindi,anche in questo
caso, ciò che noi abbiamo sempre inteso come il
nome proprio di una persona, è in realtà solo il
suo soprannome. Ed in più, questo Barabba, è
considerato un “personaggio famoso”, benché sia
tenuto in prigione.
La qual cosa, credo,non vuol certamente per forza
significare, che costui fosse un feroce assassino, o
qualcosa del genere. Al massimo, può voler dire,
dimostrare, che quest’uomo, potesse non essere,
in un qualche modo, molto d’accordo con il fare
dei romani. E la storia, amici miei, ci spiega bene,
come i romani (ma per la verità,non solo loro)
trattassero i cittadini, anche inermi, anche i
bambini, che formavano la popolazione dei paesi
da essi conquistati, nelle loro campagne di guerra.
Orde ed orde di persone; ai ricchi, venduti come
schiavi,mentre al popolo della sempre più potente
ed arrogante città eterna, offerti come gladiatori,

104
Matteo 27,16
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

per un puro, ma allo stesso tempo misero, crudele


ed agghiacciante divertimento.
Quindi, questo Barabba, è da considerare solo
una persona famosa; nient’altro.
A tutto questo aggiungiamo, come ci suggerisce
proprio il professor Donnini, che in una nota,
presente in una “vecchia” edizione del Nuovo
Testamento105, proprio Barabba, è precisamente
indicato col nome Gesù; ossia, Gesù Barabba.
E, se l’appellativo Barabba starebbe ad intendere,
se tradotto, un qualcosa che va letto come “Figlio
del padre”, con la successiva aggiunta del nome
Gesù, avremmo precisamente una dicitura che
significherebbe pressappoco: Gesù figlio del
padre.
Ma non è esattamente così, che lo stesso Gesù dei
Vangeli amava definire, chiamare nientemeno
che Dio? Ossia: Il Padre mio (ricordiamoci, che
a noi, secondo le scritture, ci avrebbe insegnato a
chiamarlo, Padre nostro… E ciò, vorrà pur ben
dire qualcosa).
Cosa significa allora tutto questo?
Che dietro l’inventata (ci risiamo!!!) usanza e
descritta nei Vangeli, della liberazione di un
prigioniero, per la festa della Pasqua, da parte dei
romani, usanza che non è riportata in nessun altro
testo, si nasconderebbe la liberazione dello stesso
105
Novum Testamentum graece et latine ( a cura di A. Merk, Istituto
Biblico Pontificio Roma ,1933), nota 16
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

Gesù, o di colui a cui si è poi attribuito tale nome,


avvenuta dopo una pesante e dura punizione?
Per ora, lasciamo sospeso tutto questo discorso,
anche se mi vien da pensare e da dire, che, con i
numerosissimi stravolgimenti di eventi realmente
accaduti, o con una semplice invenzione di alcuni
di essi, a cui ci hanno ben abituato gli autori dei
Vangeli, come abbiamo più volte avuto occasione
di dimostrare, tutto può essere…
Abbiamo però potuto appurare, e possiamo ora
affermarlo, che con i termini Barnaba, Barsabba,
Barabba, si è evidentemente voluto nascondere
qualcosa di molto importante che non si poteva
cancellare dalla storia narrata, ed è stato così
registrato, occultato tra le righe! Un qualcosa
riconducibile, anche se attraverso mille e mille
difficoltà, allo steso Gesù, o chi per lui; alla sua
famiglia ed in particolar modo ai suoi fratelli.
Oggi, possiamo concludere, con una certa
sicurezza, che un Apostolo, un discepolo di nome
Giuda Iscariota, in realtà non sia mai esistito e
che tantomeno si sia potuto verificare, quel suo
“famigerato” e famoso tradimento.
Oggi, sarebbe forse molto molto più opportuno,
chiedersi, se con l’invenzione di eventi narrati e
mai accaduti,o con trascrizioni stravolte di eventi
realmente avvenuti, non si sia tradito invece,
un’ideale che aveva un fine letteralmente diverso
Capitolo II – Giuda? Chi tradisce… Chi?

da quello che, poi effettivamente, gli si è voluto


attribuire.
E chiedersi ancora, se tradendo questi ideali, non
si sia tradito così, chi in esso credeva ciecamente,
fino a pagare la fedeltà a tali convincimenti, con
la propria vita.
Sarebbe l’ora ed il momento giusto, di chiedersi;
“CHI HA TRADITO?… E CHI?”

Ed il nostro viaggiare continua…

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