Sei sulla pagina 1di 2

Catechesi sul Natale: Don Daniele del Prà

L’avvento lo si divide in due parti: nella prima ci invita a riflettere sulla venuta finale; nella seconda parte
(con la novena) sulla venuta imminente del Natale.
Lc.2,1-20: Un racconto, formato da tre parti, ma considerato un racconto unico. Ci parla della nascita di
Gesù a Betlemme, l’annuncio ai pastori e la visita dei pastori al bambino di Betlemme.
Censimento: il brano inizia con dei nomi concreti. Inizia con quello di Cesare Augusto e, subito dopo,
Quirinio, che è colui che lo rappresenta nella Siria. Devono fare un censimento. Se entriamo nella
mentalità biblica, vediamo che il censimento era vietato perché censire il popolo era visto come un peccato
che rubava la gloria a Dio che era l’unico pastore che poteva contare e conoscere le sue pecore. Allora
Luca ci presenta questi personaggi, che erano a capo dell’umanità allora conosciuta, che pensano che
hanno nelle loro mani le sorti totali del popolo che rappresentano e che pensano di essere i pastori
dell’umanità. Per capire questo andiamo al li9bro dell’Esodo, dove c’è scritto che il censimento era
previsto soltanto se si pagava un riscatto: “ciascun Israelita pagherà al Signore il riscatto della sua vita
perché non lo colpisca il flagello”. Infatti noi sappiamo che Davide vuole fare e fa il censimento del suo
popolo e come conseguenza viene su di lui un grande castigo. Dio gli fa scegliere fra tre castighi e lui
sceglie quello della peste che cadrà su lui e su tutto il popolo. Ad indicare che la colpa di colui che si erge
come re e come pastore ricadrà anche sul popolo perché, anticamente, l’aspetto teologico divino e
l’aspetto governativo era difficile da separarsi. Cioè, colui che impersonava l’impero, impersonava anche
la realtà divina di quell’impero. Allora cosa vogliamo comprendere con questi dati? Ci sono due aspetti. In
questo clamore politico e sociale, Gesù nasce avvolto … e posto in una mangiatoria perché non c’era posto
per lui. Cioè, colui che si presenta come re di tutto l’universo, non fa il censimento, ma viene censito.
Assume, cioè, un aspetto completamente contraria a quella che è la sua natura regale e divina; potremmo
dire che è un re che nasce detronizzato, sottomettendosi alla autorità che ha la pretesa, in questo caso, do
sostituirsi alla prerogativa che apparteneva a Dio.
La descrizione dei pastori e l’apparizione dell’angelo: oggi per voi è nato il Salvatore. Il segno: un
bambino avvolto in fasce… andarono … e dopo averlo visto riferirono ciò che del bambino era stato
detto loro.
Qui si parla di un discendente di Davide appena nato a Betlemme. E noi sappiamo chi era Davide: un re
che compie due peccati molti seri per la legge di Israele. Compie il peccato di adulterio e di omicidio. E
noi sentiamo, in questa lettura che il figlio di Dio, incarnato nella storia, viene da una discendenza carnale
che da un punto di vista morale non ha nulla in regola con la morale di Israele.
Mangiatoia: la parola si ripete per tre volte vv. 7 – 12 – 16). Allora dobbiamo prestare attenzione a questa
parola. È una parola che nasconde il mangiare. Luca sottolinea questo per mettere, in luce, fin dall’inizio,
che questo neonato, che è deposto in una mangiatoia, cioè, in una casa del pane, è colui che viene per
essere mangiato, per farsi cibo, a differenza da quel contesto storico “iniziale” che pascevano se tessi. Gesù
viene in maniera diametralmente opposta a come siamo stati abituati, dalla storia, a considerare l’aspetto
della regalità e del potere.
Pastori: noi siamo abituati ad avere una visione bella e pulita di questi personaggi che mettiamo nel
presepe. Anticamente i pastori erano un popolo nomade, di ladri e di briganti e di persone che non
potevano nemmeno andare in tribunale a testimoniare perché la società non li riconosceva come tali. Noi
abbiamo ascoltato che la moltitudine celeste si rivolge a dei pastori e a questi pastori (ladri, briganti) danno
l’annuncio più grande di tutta la storia: oggi per voi è nato il Salvatore; questo è il segno: troverete un
bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia. Questo annuncio li mette in cammino per andare a
verificare la notizia che hanno ricevuto. E sono loro che vanno alla mangiatoia e che sono testimoni di
quanto hanno annunciato. Giuseppe e Maria, nella stalla, non ricevono un angelo, ma gli ultimi della
società, da coloro che non possono testimoniare da un punto di vista legale. Ma questa notizia cambia la
loro vita, il loro modo di essere. Questo è importante perché vuol dire che il Natale non può lasciare noi di
oggi nella stessa situazione di prima. Difatti la gioia che viene annunciata non è solo per loro ma per tutti,
per tutto quel regno che Cesare Augusto e Quirinio e,ora Gesù Cristo, rappresentano. Il Signore viene per
noi e dentro di noi. Ed è importante che il Signore si incontri con i pastori utilizzando il loro stesso
linguaggio: la stalla. Il Signore, come allora, viene per darci la gioia e l speranza e viene nella situazione
concreta in cui ci troviamo, nei problemi che stiamo vivendo. Questo è il Natale, non è consumismo.
Questa è la notizia: oggi è nato per voi il Salvatore.
DEPOSTO IN UNA MANGIATOIA: Il verbo “deposto” lo troviamo anche alla fine della vita di Gesù:
Gesù deposto dalla croce e Gesù deposto nel sepolcro (cfr. icone orientali: la culla a forma di bara). Questo
per dirci che il bambino che viene a noi è la vittoria della morte, è la resurrezione. Difatti Gesù dirà: io
sono il buon pastore che dà la vita per le pecore; io sono il pane della vita; chi mangia di me non morirà in
eterno. Io sono la luce, la luce che illumina il nostro cammino umano.
Pace in terra: anche questa parola la troviamo sulla bocca di Gesù risorto quando appare agli undici. È lo
stesso annuncio dei pastori.
Personaggi: Giuseppe e Maria. Al momento della sepoltura, Luca non nomina né Giuseppe e né la
Madonna. Ma nomina Un Giuseppe, di Arimatea, e due Maria.
Ecco il Natale: il bambino si fa piccolo, si mette alla nostra pari, per camminare con noi.
ORIGINE DEL PRESEPE
Il presepe prende piede nel medioevo. Il termine deriva dal latino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia, ma
anche recinto chiuso dove venivano custoditi ovini e caprini; il termine è composto da prae (innanzi) e saepes
(recinto), ovvero luogo che ha davanti un recinto.  La tradizione del presepe nasce nel 1223 a Greggio grazie
a s. Francesco. Tra i simboli del presepe vediamo:
 La stella: è la luce che conduce alla stalla, alla mangiatoia.
 Animali: profezia di Isaia:”il bue conosce il proprietario e il bue la mangiatoia del padrone, ma Israele
non conosce e il mio, popolo non comprende. (Benedetto XVI: la mangiatoia indica l’arca
dell’alleanza. Il bue e l’asino rappresentano anche i pagani che hanno accesso alla salvezza).
 La famiglia di Nazaret: la nascita avviene in una stalla che, per quanto la pulisce, non si lascia mai
pulire per i troppi strati che si vengono a formare. Rappresentano gli strati dei nostri peccati. Ma è l’
che il Signore vuole nascere. In questa stalla c’è Giuseppe: il padre che non dice una parola ma ascolta
la Parola. Giuseppe ascoltando, ha discernimento, sa quello che deve fare. Anche noi ascoltando la
parola di Dio possiamo essere responsabilmente padri, custodi degli altri. C’è Maria che medita tutte
queste cose nel suo cuore e prega. La preghiera e l’ascolto della parola di Dio sono la realtà nella quale
si può crescere nella verità. La famiglia non può fare a meno di queste due cose.
 Bambino: è la luce che rischiara l’umanità. Una luce incomprensibile per il mondo perché non viene
con la potenza, con l’arroganza, ma con la debolezza della carne. Nessuno di noi è escluso da questa
luce.
 Magi: sapienti. Dicono che anche la scienza ha bisogno della ,luce di Dio.

Le radici storiche e teologiche del Natale: Enzo Bianchi


La religione cattolica è l’unica religione che ha come atto fondante la natività e l’adorazione di un
bambino. Il cristianesimo ha come caratteristica l’adorazione di un Dio che si è fatto uomo. Non è più un
Dio distinto, separato nell’eternità dei cieli.
Il Natale si comincia a festeggiarlo dal 430 e solo nel VI secolo diventa una festività. Ma quando è nato
Gesù? Non abbiamo documenti storici sulla nascita di Gesù. Possiamo presumere che sia nato intorno al 7
d. C. perché il monaco che ha fatto i calcoli intorno al IV secolo ha sbagliato di qualche anno, essendo
morto Erode nel V a.C. (dal momento che i vangeli dicono che Gesù è nato sotto Erode). Nello stesso
tempo i documenti cristiani non ci dicono niente nemmeno del giorno in cui Cristo è nato. Nei primi due
secoli la Chiesa era interessata a dirci come questo bambino era Dio e come questi era stato visibilizzato
con la resurrezione in cui Dio l’aveva chiamato dai morti. Quindi aveva festeggiato solamente la Pasqua.
Ma poi, come avviene per ogni uomo, ha voluto ricordare anche la nascita. E la chiesa ha voluto scegliere
una data significativa per l’impero di Roma, dove nasce il natale. Viene scelto il 25 che, secondo i calcoli
antichi, era il primo giorno in cui il sole comincia a dominare sulla notte.

Potrebbero piacerti anche