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Indice

Presentazione v

Indice vii

Capitolo 1 - Conoscenze preliminari 1


1.1 - Proposizioni e predicati 1
1.2 - Terminologia sugli insiemi 9
1.3 - Funzioni generiche 15
Esercizi relativi al capitolo 1 24

Capitolo 2 - Numeri, angoli, coordinate 27


2.1 - Algebra elementare dei numeri reali 27
2.2 - Equazioni e sistemi 31
2.3 - Disuguaglianze tra numeri reali 33
2.4 - Sistemi lineari di equazioni 37
2:5 - Disequazioni in più variabili 39
2.6 - Potenze e polinomi . 42
2.7 - Equazioni e disequazioni di secondo grado 45
2.8 - Coordinate e angoli 48
2.9 - Trigonometria elementare 55
2.10 - Geometria analitica 57
2.11 - Geometria solida 62
Esercizi relativi al capitolo 2 63
viii

Capitolo 3 - Funzioni elementari 67

3.1 - Funzioni monotone 67

3.2 - Funzioni pari e dispari 72

3.3 - Le potenze 73

3.4 - Il valore assoluto 76

3.5 - La parte intera 81

3.6 - Le funzioni trigonometriche 82

3.7 - L'esponenziale e il logaritmo 86

3.8 - Le funzioni iperholiche 89

Esercizi relativi al capitolo 3 93

Capitolo 4 - Grafici di funzioni reali . 97

4.1 - Informazioni da un grafico e varianti di un grafico 97

4.2 - Grafici delle funzioni elementari 106

Esercizi relativi al capitolo 4 109

Lista dei simboli 112

Indice analitico . 113

Capitolo l

Conoscenze preliminari

Per poter capire a fondo (o anche semplicemente per seguire con un minimo di profitto)
un qualsiasi corso di materie matematiche di una Facoltà universitaria, è indispensabile
che lo studente abbia ben chiare alcune (minime) conoscenze di base. Le elenchiamo qui
di seguito, in modo che il lettore ne possa eventualmente ripassare qualcuna. Gli esercizi
di questo capitolo sono un semplice controllo delle nozioni apprese negli anni delle scuole
superiori, e il loro svolgimento non deve presentare alcun problema.

1.1 - Proposizioni e predicati

Introduciamo il vocabolario essenziale per poter parlare rigorosamente dei concetti che
seguiranno; più che dare definizioni e giustificazioni sofisticate (che sono oggetto di studio
di un ramo apposito della Matematica, la Logica Matematica), procederemo per esempi,
assumendo tacitamente come "primitivi" (cioè intuitivi) svariati concetti.
Gli oggetti su cui operiamo sono le proposizioni: chiameremo proposizione ogni frase
di senso compiuto che dà delle informazioni.

Esempio: "oggi", "se oggi piove", "che ore sono?" non sono delle proposizioni, mentre
"oggi piove" lo è, come pure "Marco è più alto di Carlo e più basso di Giorgio" o "un
triangolo ha sette lati" oppure "il prodotto di due numeri positivi è positivo" (~es. 1.1).
2 Sezione 1.1 : Proposizioni e predicati

Quando, negli esempi che seguono, usiamo frasi tratte dal linguaggio di tutti l
giorni, a volte aggiungeremo fra parentesi quadre alcune parole che abitualmente '"5l­
gono omesse: ad esempio scriveremo "Marco è più alto di Carlo e [Marco è] più basso di
Giorgio" .
Una proposizione (che verrà generalmente indicata con una lettera corsiva maiuscola,
$, , ... ) può essere vera o falsa (non contemporaneamente), e quando si considerano
più proposizioni simultaneamente è utile tracciare la loro tabella di verità, ovvero una
tabella che ha su ogni riga una diversa proposizione, e nelle cui colonne compaiono tutte
le combinazioni di vero/falso che possono verificarsi.

Esempio; la tabella di verità delle due proposizioni ,N, :9J può essere scritta
.!»" V V F F
:9J : V F V F,

cosÌ che alla penultima colonna corrisponde il caso falso, :9J vero"; la tabella delle
tre proposizioni .!4f', :9J, è
V V V V F F F F
V V F F V V F F
V F V F V F V F.

Diremo equivalenti due proposizioni che hanno lo stesso valore di verità, cioè tali
che nella tabella di verità delle due le righe ad esse corrispondenti sono uguali.
Nel linguaggio abituale, formiamo frasi complesse a partire da frasi più semplici.
che vengono legate da opportune parole: ad esempio, "Marco è più alto di Carlo e più
basso di Giorgio" è costituita dalle due frasi "Marco è più alto di Carlo" e "Marco è
più basso di Giorgio" , legate dalla congiunzione "e". Formalizziamo questa osservazione:
vi sono alcuni operatori (connettivi logici) che trasformano una o più proposizioni in
altre proposizioni, i cui valori di verità sono determinati da quelli delle proposizioni di
partenza; essi sono dati dai simboli

non, e , o, ::::}, {=::::}

date due proposizioni .!»" e :9J, definiamo la proposizione non $ mediante la tabella
di verità
$ V F
non.!»" F V,
e le proposizioni ,N e l $ o ::::} :9J ed {=::::} :9J mediante la
seguente tabella di verità:
V V F F
V F V F
non.!»" F F V V
.!4f' e :9J V F F F
$ o :9J V V V F
$::::} V F V V
$ {=::::} V F F V.
Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 3

Ad esempio, la proposizione non $ , negazione di è vera quando $ è falsa, e


viceversa. L'operatore di negazione, applicato due volte, si cancella: in altri termini,
non(non J'ìf) equivale ad $ (~ es. 1.2).

Esempio : la proposizione §I = "non è vero che Marco non è più alto di Carlo" può
essere riscritta "non è vero che (non è vero che (Marco è più alto di Carlo))" o anche,
se poniamo "Marco è più alto di Carlo", come non( non J'ìf) , quindi la
proposizione ha lo stesso valore di verità della proposizione

La proposizione e è vera esclusivamente quando sono vere sia $ che §J,


mentre o è vera quando almeno una tra e è vera: notiamo che non è
esclusa la possibilità che siano vere entrambe, cioè l'operatore o assume uno solo dei
due possibili significati della particella italiana "o", quello corrispondente al latino "vel".

Esempio: se diciamo che "Marco è più alto di Carlo e [Marco è] più basso di Giorgio"
intendiamo che sono contemporaneamente verificate le proposizioni "Marco è più alto
di Carlo" e "Marco è più basso di Giorgio"; se per un certo numero x diciamo che
x > l e x < 7 otteniamo che x è (strettamente) compreso fra l e 7.

Esempio : se per un certo numero x diciamo che x > 2 o x 2 , intendiamo che x


può essere o maggiore di 2 oppure uguale a 2, e quindi x potrebbe ad esempio essere
2,3,2.75,40000, ... , ma non 1,-7,1.33 eccetera. Questo si esprime con il simbolo x 2: 2,
che non va letto in modo erroneo come "x è maggiore di 2 e contemporaneamente
uguale a 2", che chiaramente non può essere mai vero - ma quanto è comune questo
errore!

Il simbolo di implicazione ::::} crea una nuova proposizione, che si legge " $ implica
.!(:jJ" oppure "se allora o anche "§I se $" (intendendo che è sicuramente
vera se $ è vera), o infine solo se §1" (cioè $ può essere vera soltanto se LréJ61 è
vera): .dunque, $::::} significa che se $ è vera, necessariamente anche deve
essere vera, mentre se è falsa può indifferentemente essere vera o falsa. Quando
si ha un'implicazione ::::} si dice anche che "condizione necessaria affinché $
sia vera è che §I sia vera", oppure anche " condizione sufficiente affinché sia vera
è che $ sia vera". Talvolta conviene scrivere un' implicazione da destra a sinistra, e
per fare ciò si rovescia il simbolo: la proposizione $::::} §J si può allora scrivere anche
.!(:jJ ç:: $ .

Esempio: la moglie dice al marito: "se passi davanti al negozio [allora] compera le mele".
Chiaramente, se il marito rientra con le mele la moglie è soddisfatta, però non ha nulla
da recriminare neppure se il marito rientra senza mele ma dice che non è passato davanti
al negozio: l'unico caso in cui si può lamentare è se il marito è passato davanti al negozio
(1' ipotesi è soddisfatta) ma non ha comperato le mele (la tesi non è soddisfatta). Se però
la moglie protesta anche negli altri casi, non fatele una lezione di logica a meno che
non vogliate proprio litigare ...
4 Sezione 1.1 : Proposizioni e predicati

Esempio : se con a e b indichiamo due numeri reali, allora abbiamo la ben nota legge
di annullamento del prodotto:

[a· b O] => [a Oo b OJ.

L'ultimo simbolo che consideriamo è quello di doppia implicazione, {::::::>, e dà


una proposizione che è vera esclusivamente quando ,N e hanno lo stesso valore di
verità (cioè sono entrambe vere o entrambe false), pertanto se è vera sf {::::::> !!:if le
due proposizioni sf e sono equivalenti. La proposizione sf {::::::> equivale
a [(.N => !!:if) e (!!:if => sf)] (~es. L3). Si dice anche "condizione necessaria e
sufficiente affinché sf sia vera è che !!:if sia vera" .

Esempio: la proposizione => §l equivale a (non ,N) o §l es, 1.4).

Come nell'algebra elementare, le parentesi indicano le operazioni da compiersi per


prime; tuttavia, per evitare l'affastellarsi di parentesi, conveniamo che l'operatore non
abbia la precedenza su tutti gli altri: così, non •.w o !!:if sta per (non sf) o
il che non è equivalente a non ( •.w o (~ es. 1.6). Nonostante questa convenzione
(ed altre che seguiranno), nel dubbio è sempre meglio mettere in più una coppia inutile
di parentesi, piuttosto che rischiare di non metterne una coppia indispensabile.
L'operatore e è commutativo, cioè

[sf e {::::::> e sf],

ed è associativo, cioè

[(sf e e {::::::> [..w e ( e )] ;

per questo motivo, l'ultima proposizione potrà essere scritta senza ambiguità c.W e
e '6', omettendo le parentesi. Abitualmente, nel corso di un testo in italiano, in
una lunga lista di "e" la particella viene omessa, e sostituita da una virgola: così faremo
anche noi, e ad esempio troveremo scritto "se x ;::: 1, x2 < 4, cos x > O allora ... "
anziché "se [(x;::: 1) e (X2 < 4) e (cosx > O)] allora ... ".
Delle proprietà commutativa e associativa gode anche l'operatore o. Invece,
(sf e §l) o '6' non è equivalente ad e ( o '6') (~es. L7), anzi vale
una sorta di proprietà distributiva (~ es. L8):

[(.N e !!:if) o {::::::> [( sf o '6') e (§l o )J


(Ll)
[(.N o §l) e {::::::> [(sfe )o( e '6')].

Una proprietà simile vale anche per la negazione: precisamente si ha (~ es. L9)

[non(sf e {::::::> [(non sf) o (non )J


(L2)
[non(sf o !!:if)J {::::::> [(non sf) e (non
Capitolo 1 ; Conoscenze preliminari 5

(per il momento, non facciamo ancora uso della convenzione sulla precedenza di non,
dato che le formule sono ugualmente corte e risultano più chiare). Dalle proprietà elencate
finora segue la traduzione della negazione di un' implicazione:

[non(J>/' =? ~ e (non ~)l.

Infatti, nel precedente esempio si è visto che =? equivale a (non J;i') o &f ,
pertanto non(.JY' =? ) equivale a non[ (non J4f) o che, distribuendo la ne­
gazione mediante le formule appena trovate (e ricordando che una doppia negazione si
cancella), si traduce nella proposizione cercata es. 1.11).

Esempio : se = "Mario è più alto di Carlo e più basso di Giorgio" e ~ = "Carlo


e Giorgio hanno la stessa altezza", allora la proposizione =? è falsa; per dimo­
strarlo, basta osservare che è vera la sua negazione, vale a dire che è vera J>/' e non ~ .
Questa infatti significa "Giorgio è più alto di Marco e Marco è più alto di Carlo e Giorgio
e Carlo hanno altezze diverse" .

Occorre prestare molta attenzione a quanto abbiamo visto sulla negazione di una
implicazione: infatti, molto spesso capita di vedere la negazione di J>/' =? ~ scritta
.JY' =? non ~ , oppure non.N =? , o anche non =? non , che sono tutte
"negazioni" errate.
Possiamo ora provare una proprietà fondamentale:

[J>/' =? ~l ~ [(non =? (non )] . (1.3)

Infatti, la negazione della seconda proposizione è (non e non(non ) , che equi­


vale alla negazione della prima proposizione (~ es. 1.12). La (1.3) non è altro che uno
dei principi della dimostrazione per assurdo: provare che dall'ipotesi segue la tesi
~ è lo stesso che provare che negando la tesi ( ) si ottiene che pure l'ipotesi (J>/') è
falsa.

Esempio : per dimostrare che se a, b, c sono le lunghezze dei lati di un triangolo allora
a '5 b + c , di solito si procede supponendo che il lato a sia invece più lungo di b + c , e
mostrando che allora gli altri due lati non riescono a toccarsi (cioè a, b, c non sono i lati
di un triangolo). È interessante provare in un certo senso il viceversa: dati tre numeri
positivi a,b,c con a < b+c, b < a+c, c < a+b, è possibile costrure un triangolo che
ha i lati di lunghezza a, b, c rispettivamente (provate a fare una costruzione geometrica).

Capita spesso di avere bisogno di usare svariate proposizioni, che differiscono fra loro
per pochi particolari, se non per uno solo. Sprecare una lettera per ciascuna di esse è
poco pratico (se non impossibile, come quando si tratta di infinite proposizioni), pertanto
introduciamo il concetto di predicato: chiameremo predicato ogni frase, contenente una o
più variabili, che diviene una proposizione quando viene specificato il valore delle variabili.

Esempio: sono predicati i seguenti (che useremo come esempi più avanti):
Y(x) = "nel luogo x sta piovendo"
@f (x, y) = "il giorno y nel luogo x piove" (~es. 1.13).
6 Sezione 1.1 : Proposizioni e predicati

Oltre che dando un valore alle variabili, un predicato può essere trasformato in
proposizione anche usando uno dei due quantificatori, quello universale \i (si legge "per
ogni") o quello esistenziale :l (si legge "esiste"). I simboli usati per i due quantificatori
derivano rispettivamente dal capovolgimento della lettera A (dall' inglese "for all") e della
lettera E (dall'inglese "there exists").

Esempio;
Y(Roma) = "a Roma sta piovendo"
[\ix, Y(x)] = "sta piovendo in ogni luogo"
: gJ(x)] = "c'è un luogo dove sta piovendo"
[\ix, X2 ~ O] = "un quadrato è sempre non negativo"
: X2 = 4] = "c'è almeno un numero il cui quadrato è 4" (~ es. 1.14).

La terza frase si legge "esiste un x tale che ", ed è da intendersi nel senso
che esiste almeno un valore di x (non necessariamente uno solo, come mostra l'ultimo
esempio) per cui y(x) è vera. Per indicare invece che esiste un unico tale valore, si
possono usare il simbolo 3! o il simbolo :lI; entrambi si leggono "esiste unico" .

Esempio;
[3!x: .Y'(x)] = "esiste uno ed un solo luogo in cui sta piovendo"
[:l!x : (x> O e X2 = 4)] "esiste un solo numero positivo il cui quadrato è 4".

Osservazione: se la variabile x può assumere solo un numero finito di valori, le propo­


sizioni \ix, ,9o(x) ed 3x: .o/'(x) sono delle abbreviazioni per delle sequenze di e e
di o rispettivamente.

Esempio : se x può assumere solo i valori 1, 2 e 3 allora

\ix, .o/'(x) ~ .0/'(1) e .0/'(2) e ,90(3)


:lx: ,9o(x) ~ ,90(1) o .0/'(2) o ,90(3).

Quando il predicato dipende da più variabili, si possono presentare mescolanze di


più quantificatori, ed eventualmente di indicazioni del valore delle variabili.

Esempio; consideriamo il predicato 9R (x, y) " il giorno y nel luogo x piove"; allora
si può avere
:ly: ,9f (Sahara, y) = "anche nel Sahara qualche giorno piove"
\ix, :ly: 9R (x, y) "in ogni luogo c'è qualche giorno in cui piove".

Notiamo cosa succede invertendo l'ordine di \ix e :ly:


:ly: \ix, (x,y) "c'è un giorno in cui piove dappertutto(!)"(~ es. 1.16).
Dunque, non è possibile in generale invertire due quantificatori adiacenti senza alterare
il significato della proposizione; si può farlo solo se i due quantificatori sono dello stesso
tipo: (3x: 3y : ...) equivale a (3y: :lx : ...) ,e (\ix, \iy, ...) equivale a (\iy, \ix, ...) ,
cosÌ che d'ora in poi scriveremo queste frasi semplicemente (3x,y: ...) e (\ix,y, ...) .
Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 7

Introduciamo un'altra convenzione: la proposizione 3x: [J;j7(x) e (x)] verrà


talvolta scritta per brevità
3J;j7(x) : 91 (x) , (1.4)
mentre la proposizione Vx, [J;j7(x) => (x)J verrà scritta VJ;j7(x), (x) o anche
(x) VJ;j7(x) .

Esempio : anziché 3x : [x > O e x2 2J , che si legge "esiste un numero che contem­


poraneamente è positivo e ha quadrato uguale a 2," scriveremo 3x > O : x2 2 , che
si legge "esiste un numero positivo che ha quadrato uguale a 2 ," mentre scriveremo
Vx > 3, x2 > 9 ("ogni numero maggiore di 3 ha quadrato maggiore di 9") anziché
Vx, [(x> 3) => (X2 > 9)] (~es. 1.17).

Osserviamo come si costruisce la negazione di una proposizione contenente quanti­


ficatori:

non (Vx, J;j7(x)) ~ "non è vero che .~( x) è sempre vera"


~ "c'è almeno un x per cui J;j7(x) è falsa",

cioè
[non (Vx, J;j7(x))] ~ [3x : non J;j7(x)J , (1.5)

e cosÌ pure (~ es. 1.18)

[non(3x : J;j7(x))] ~ [Vx, nonJ;j7(x)J . (1.6)

Esempio: si ha (~ es. 1.19)

[non(3x : Vy, (x,y))] ~ [Vx, non (Vy, (x,y))]


~ [Vx, 3y: non (x,y)]

[non(3x: Vy, .!§1!(x,y))] "non c'è un luogo in cui piove sempre"


= "in ogni luogo c'è almeno un giorno senza pioggia"
= [Vx, 3y: non §f (x, y)] .

Esempio: abbiamo

non[Vx, (X2 6x + 5 < O => x < 5)] ~ 3x : non(x 2 6x + 5 < O => x < 5)
~ 3x: [x2 - 6x +5 < O e non(x < 5)J
~ 3x: (x2 6x + 5 < O e x ~ 5) .

Poiché l'ultima proposizione è falsa (infatti le radici dell'equazione x2 6x + 5 = O sono


1 e 5, dunque x2 -6x+5 < O solo per 1 < x < 5 ), è falsa anche non[Vx, (x2 -6x+5 <
O => x < 5)J , quindi risulta vera la sua negazione, che è Vx, (x2 6x + 5 < O => x < 5) .
8 Sezione 1.2 ; Terminologia sugli insiemi

Esempio: scomponiamo l'enunciato del teorema di Pitagora nelle varie parti che lo co­
stituiscono, ponendo
Y( a, b, c) = "a, b, c sono i lati di un triangolo rettangolo ed a è l'ipotenusa"
.9'(a,b,c) = "a 2 = b2 + C2 "i
allora l'enunciato si scrive

Va,b,c, [Y(a,b, c) =:} Y(a,b,c)].

Il teorema di Pitagora è dunque una proposizione.

Come suggerisce questo esempio, la matematica non è altro che un insieme di pro­
posizioni; per dimostrare che queste sono vere, si usano solo le tre regole logiche fonda­
mentali:
a) VSlf, (.J:1t' o non ) (principio del terzo escluso)
b) VSlf, non( Slf e non Slf) (principio di non contraddizione)
c) VSlf, [ ((.:w =:} e (,91 =:} '6)) =:} (Slf =:} )] (principio di
transitività) .
Tutte e tre sono molto sensate, e in realtà abbiamo già usato le prime due (per introdurre
le tabelle di verità, e dedurne le proprietà dei connettivi logici: infatti in ogni casella ab­
biamo messo o V o F, niente altro e mai entrambi contemporaneamente). Notiamo
che partendo solo da queste regole, non è possibile dimostrare la verità di alcuna proposi­
zione utile: le prime due dicono cose (apparentemente) ovvie su una proposizione Slf, ma
non dicono se è vera, e usando la terza, per dimostrare che è vera =:} abbiamo
bisogno di sapere già che sono vere addirittura due altre proposizioni. Come possiamo
allora dimostrare qualcosa? È evidente, dunque, che è indispensabile partire con un certo
numero di proposizioni la cui verità noi assumiamo come postulato (cioè decidiamo noi
che sono vere): si tratta degli assiomi; ad esempio, l'intera geometria euclidea è basata
sui cinque assiomi di Euclide. L'unica richiesta che facciamo è che gli assiomi scelti ri­
spettino le tre regole fondamentali: ad esempio, non potremmo mettere tra gli assiomi
che 1 + 1 2 , che 1 + 1 3 e che 2 1= 3 , perché troveremmo una contraddizione (dai
primi due si ricava che la proposizione 2 = 3 è vera, dal terzo che è falsa). In questo
senso, la matematica è "vera" soltanto relativamente agli assiomi iniziali; naturalmente,
potremmo costruire una matematica differente, ed altrettanto "vera", modificando (in
modo non contraddittorio) gli assiomi di partenza: pensiamo ad esempio alla geome­
tria iperbolica, che si adatta bene alla teoria della relatività e si ottiene modificando il
postulato delle parallele.
L'utilità della nostra matematica nella vita pratica (dopo tutto, siamo in grado di
inviare razzi su Marte) è una conferma non tanto della "verità" degli assiomi iniziali, ma
piuttosto della ragionevolezza della loro scelta, dato il mondo in cui viviamo. Nel seguito
incontreremo alcune "proprietà" che daremo per "già note" (ad esempio le proprietà dei
numeri reali o quelle dei numeri naturali): in realtà, alcune di queste possono essere
prese come assiomi, oppure esse possono essere dimostrate partendo da altri assiomi o
da costruzioni (definizioni, teoremi, ... ) precedenti.
Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 9

1.2 - Terminologia sugli insiemi

Anche per questa sezione valgono le considerazioni sul carattere euristico della nostra
presentazione già esposte all' inizio della sezione precedente. Talvolta è utile considerare
una pluralità di oggetti diversi come un tutt'uno, come si fa in italiano usando i nomi
collettivi: "gli Italiani", "la classe tale" , oppure con costruzioni del tipo "il contenuto di
quella scatola" e simili. La corrispondente struttura matematica è il concetto di insieme.
Chiameremo insieme una collezione di oggetti, i quali saranno detti elementi dell' insie­
me. Se E è un insieme ed x è un suo elemento, diciamo che x appartiene ad E, e
scriviamo x E E ; per scrivere che x non appartiene ad E si usa il simbolo ~, quindi
(x ~ E) -F> non(x E E) .
Un insieme si può dare elencandone esplicitamente tutti gli elementi (definizione per
enumerazione) oppure descrivendo la proprietà che li individua: nel primo caso si usa la
scrittura

E = { ... lista degli elementi di E, separati da virgole ... } ,

mentre nel secondo si scrive


E = {x: .9{x)} ,
che si legge "E è l'insieme degli x tali che .9(x) ", dove x (o un qualunque altro
simbolo) è una variabile, è un predicato e si intende che gli elementi di E sono quelli
per cui .9 è vero, cosÌ che [x E El -F> .9{x). In questo secondo caso, perché E
risulti un insieme deve essere (teoricamente) possibile per ogni x determinare se x E E
ose x~E.
Anche se le proprietà dei numeri sono nel capitolo 2, useremo spesso negli esempi
degli insiemi numerici; quelli più comuni sono
N l'insieme dei numeri naturali: O, 1, 2, 3, ...
z l'insieme dei numeri interi relativi: O, +1, +2,-2, ...
Q l'insieme dei numeri razionali, cioè quelli che si possono scrivere come p/q con
p, q E Z e q =f. O
R. l'insieme dei numeri reali, che comprendono anche quelli non razionali come
71", e, y'2, ...
c l'insieme dei numeri complessi, che comprendono anche i numeri immaginari,
come l'unità immaginaria, che è il numero complesso i tale che i2 = -1 .

Esempio: E = {1,7,.} è un insieme con tre elementi: 1 E E, 7 E E e • E E j


l'insieme A = {Carlo, Dario, Gabriele, Giovanni, Marco, Sergio} ha sei elementi, men­
tre C = {Milano, Napoli, Roma} ne ha tre; B {x: x è figlio di uno degli au­
tori di questo volume}, D = {z : z è una città italiana con più di 106 abitanti} e
G {x: [x E R. e (x-l)2 ::; Il} sono altri insiemi, descritti tramite le proprietà dei loro
elementi e non enumerandoli (G è l'insieme dei numeri tra O e 2, compresi gli estremi).

Abitualmente, quando il predicato .9(x) è del tipo (x E F) e &'(x) , la scrittura


{x: (x E F) e &'(x)} si contrae in {x E F : &'(x)}. Inoltre, conveniamo che anziché
lO Sezione 1.2 : Terminologia sugli insiemi

("Ix E A, Vy E A, ...), oppure (3x E A : 3y E A : ...) , scriveremo semplicemente


(Vx,yEA, ...) e (3x,YEA: ...).

Esempio: H = {x E lR : x > O e x2 < 4} è 1'insieme dei numeri reali tra zero e due
esclusi gli estremi (~es. 1.20).

Conformemente alla convenzione (1.4), anziché "Ix, [x E E :::} Y(x)] scriveremo


"Ix E E, Y(x), e anziché 3x : [x E E e Y(x)] scriveremo 3x E E: Y(x) . Notiamo
che la negazione si comporta molto bene con queste abbreviazioni: infatti (~ es. 1.22)

non ["Ix E E, Y(x)] {:=:;} [3x E E : non .:9'(x)]


(1.7)
non[3x E E : L'9'(X)] {:=:;} [Vx E non .'9' (x)] .

Definizione : si dice che un insieme F è sottoinsieme di un insieme E se tutti gli


elementi di F appartengono anche ad E, cioè se "Ix E F, x E E ; in tal caso si scrive
F C E , che si legge "F è contenuto in E" o "F è sottoinsieme di E " o "F è incluso
in E ", oppure si scrive E::::> F, che si legge" E contiene F" (ir§' figura 1.1).

Fig. 1.1: F è un sottoinsieme di E, cioè F C E

Osserviamo che non viene escluso il caso in cui due insiemi siano coincidenti:
dunque, per ogni insieme E è vero che E C E.

Esempio: se E è l'insieme dei numeri reali positivi, è E C lR. Nel seguito indicheremo
con l'insieme dei numeri reali positivi (cioè quelli maggiori di zero: in particolare,
O ~ lR+ ), e con lR- quello dei numeri reali negativi; entrambi sono sottoinsiemi di lR.

Esempio : particolari sottoinsiemi di lR sono gli intervalli: si tratta di insiemi (per così
dire) tutti di un pezzo, e si indicano con una notazione particolare:

[a, b] = {x E lR : a ::::: x::::: b}


la, b] = {x E lR : a < x::::: b}
[a, b[ = {x E lR : a ::::: x < b}
la, b[ {x E lR : a < x < b} ,
Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 11

come ad esempio [0,3[= {x E lR : O ~ x < 3} è l'insieme dei numeri fra zero e tre,
compreso zero ma escluso tre. Intervalli particolari sono quelli illimitati, o semirette: ad
esempio,
[-11",+00[= {x E lR: x 2: -11"}
indica tutti i numeri reali da -11" compreso in su.

Notiamo che

=F] {=} [(E C F) e (E:::> F)] :

questa è la strada più comune per provare che due insiemi sono uguali, mostrare che
ciascuno dei due è sottoinsieme dell'altro (a dire il vero, è la definizione del simbolo di
uguaglianza tra insiemi). A prima vista potrebbe sembrare una stortura da matematici,
ma se ci si riflette un attimo si vede che questa è la strada che si segue anche in esempi
concreti: pensate ad esempio di avere due lunghi elenchi di nomi, messi in ordine casuale,
e di dover controllare che contengono esattamente gli stessi nomi; non disponendo di una
matita per spuntare uno degli elenchi, l'unica strada possibile è prendere l'elenco E e
controllare, con pazienza, che tutti i nomi dell'elenco siano presenti nell'elenco F , dopo
di che, per escludere che l'elenco F possa avere qualche nome in più di E , siete costretti
a scambiare gli elenchi e ricominciare. Quel che avete fatto è provare che E C F e poi
che F C E.

Esempio: negli esempi della pagina 9 abbiamo C C D e anche D C C , quindi C D


(anche A = B , ma questo non potevate saperlo); invece abbiamo H C G ma non
G C H (dato che O E G mentre O f/. H ), quindi non è vero che G = H .

Esempio: proviamo che {x E lR: x2 > O} = {x E lR : x"l a} . Detto E il primo insieme


ed F il secondo, dobbiamo anzitutto provare che E cF. Questo significa provare che
"Ix, [(x E E) => (x E F)] .

Prendiamo allora un generico x E E: certamente x è un numero reale, perché tutti

gli elementi di E lo sono; inoltre x "I O, perché altrimenti sarebbe x2 = O, mentre

sappiamo che x2 > O visto che x E E. Allora (x E lR) e (x "I O) , cioè x E F:

abbiamo provato che E cF.

Ora dobbiamo provare che F C E , cioè che preso un generico x E F si ha x E E .

Ancora, x è un numero reale; inoltre, essendo x"l O deve essere x > O (e in tal caso

x2 > O) oppure x < a (e anche in tal caso x2 > O), pertanto è x2 > O, ovvero x E E ,

e questo conclude la dimostrazione.

Oltre al simbolo C si trovano i simboli ç, che noi useremo come sinonimo di


C (e sarà usato solo occasionalmente, per sottolineare che i due insiemi potrebbero
essere uguali), e ç, che si legge "è strettamente contenuto in": si dice che F ç E se
FcEeF"lE.

Definizione : si dicono rispettivamente unione ed intersezione di E ed F gli insiemi


E U F = {x : x E E o x E F} , E n F = {x : x E E e x E F} .
12 Sezione 1.2 : Terminologia sugli insiemi

Dunque, E U F rappresenta gli elementi che appartengono ad almeno uno tra E


ed F (~figura 1.2), mentre E n F rappresenta gli elementi comuni a E ed F (~
figura 1.3).

Esempio : se E = lR+ e F = {x E lR : X2 < 4} allora E U F = {x E lR : x > - 2} ,


mentre E n F {x E lR : x > O e x < 2} . Se P è l'insieme dei cittadini di Piemonte
e Lombardia, e V quello dei cittadini di Lombardia e Veneto, allora P U V è l insieme
dei cittadini di Piemonte, Lombardia e Veneto, mentre P n V quello dei soli cittadini
della Lombardia.

Fig. 1.2: l'unione Eu F Fig. 1.3: l' intersezione E n F

Le operazioni di unione ed intersezione sono distributive una rispetto all'altra, in


modo simile a quanto abbiamo visto per gli operatori logici e e o nelle formule (1.1):

A U (B n C) = (A U B) n (A U C)
(1.8)
A n (B U C) (A n B) U (A n C) ;

la dimostrazione si può svolgere per esercizio, provando che gli elementi dell' insieme al
primo membro appartengono a quello al secondo e viceversa, oppure osservando che

A U (B n C) = {x : (x E A) o [(x E B) e (x E C)]}

ed applicando direttamente (1.1).


Introduciamo un'altra convenzione ben nota: se a, bER, la notazione a < x < b
significa che x> a e x < b (e analogamente per a:=; x < b eccetera).

Definizione : si dice complementare di El' insieme EC degli elementi che non appar­
tengono ad E :
E C {x: X rt. E}.
Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 13

Il complementare di E è perciò "tutto il resto" , tutto ciò che non sta in E; è chiaro
poi che (EC)C = E .
Un particolare insieme, privo di elementi, è l'insieme vuoto, 0 = { }; questo
simbolo si usa specialmente per rendere più leggibili certe notazioni, come nel caso della
formula E n F = 0 che significa che E ed F non hanno punti in comune (in tal caso
si dice che E ed F sono disgiunti).

Esempio: se a > b ,allora {x : a < x < b} = 0 : così, chi scrive 2 < x < -2 intendendo
x > 2 o x < - 2 commette un errore (particolarmente frequente).

In modo per certi versi analogo a quanto accade in (1.2), l'operazione di comple­
mentare agisce sull'unione e sull' intersezione scambiandole tra di loro, cosÌ (leggi di de
Morgan):
(E U F)C = (EC) n (FC) , (E n F)C = (E C ) U (FC) .

Definizione: se E ed F sono due insiemi, si dice differenzafra E ed F l'insieme

E\ F {x E E : x ~ F} .

Fig. 1.4; la differenza E \ F ... Fig. 1.5; .. e la differenza F \ E

La differenza E \ F è costituita dalla parte di E che non sta in F; notiamo


esplicitamente che l'insieme F non è necessariamente un sottoinsieme di E, quindi è
scorretto dire che ad E vengono tolti "tutti" gli elementi di F.

Esempio: 1R+ \ {x E 1R : X2 < 4} = {x E 1R : x 2: 2}, e analogamente 1R \ {O} {x E


R : x i= O} . Nell'esempio visto sopra, P \ V è costituito dai soli cittadini del Piemonte.

Notiamo che E \ F è un sottoinsieme di E, e che gli insiemi E \ F ed F \ E sono


disgiunti, cioè (~ es. 1.23)
(E \ F) n (F \ E) = 0.
14 Sezione 1.3 : Funzioni generiche

Definizione: si dice insieme delle parti di un insieme E l'insieme

Y(E) = {F: F C E}.

L'insieme Y(E) è dunque l'insieme di tutti i sottoinsiemi di E; notiamo che per


ogni insieme E si ha E E ,9(E) e 0 E Y(E).

Esempio:se E={a,b} abbiamo Y(E) = {0,{a},{b},E} es. 1.24).

L'ultima operazione insiemistica che introduciamo è il prodotto cartesiano:

Definizione : se E ed F sono due insiemi, si dice prodotto cartesiano di E per F


l'insieme
ExF {(x,y):xE yEF}.

Gli elementi del prodotto cartesiano E x F sono dunque oggetti della forma: pa­
rentesi - elemento di E- virgola - elemento di F parentesi, e si chiamano coppie
ordinate con il primo termine in E e il secondo in F es. 1.25). Si può definire nello
stesso modo anche il prodotto di più di due insiemi: ad esempio, dati tre insiemi E, F,
G , il loro prodotto è un insieme di terne ordinate:

E xF xG {( x, y, z) : X E E, y E F, z E G} .

Esempio: se JR indica l'insieme dei numeri reali, JR x JR indica il piano cartesiano, cioè
l'insieme delle coppie ordinate di numeri reali il primo dei quali rappresenta l'ascissa, il
secondo l'ordinata.
Il listino quotidiano della borsa di Milano è un insieme di coppie ordinate della forma
(società, quotazione), ed è quindi un sottoinsieme del prodotto cartesiano S x JR+ , se
con S indichiamo l'insieme delle società quotate in borsa. Un listino più raffinato è
costituito da scritture (quaterne ordinate) della forma

(società, quotazione, quotazione precedente, differenza),

ed è quindi un sottoinsieme di S x JR+ X JR+ X JR .

Terminiamo con alcune convenzioni: indicheremo con JR2 il prodotto JR x JR, e


analogamente con JR3 , JR4 eccetera il prodotto di tre, quattro, o più copie dell' insieme
JR. Il generico elemento di JRn è dunque una n-upla (si legge "ennupla") ordinata di
numeri reali. Inoltre se A C JR indicheremo con - A l'insieme degli opposti degli
elementi di A (o, che è lo stesso, il simmetrico di A rispetto all'origine), cioè -A
{x E JR : -x E A} .

Esempio: se A = {-2, 3, 57} allora -A = {-57, 2} .


Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 15

1.3 - Funzioni generiche

Il concetto di funzione che introduciamo è molto generale:

Definizione: si dice funzione (o applicazione) una tema di oggetti, di cui i primi due,
detti rispettivamente dominio e codominio, sono insiemi, e il terzo è una legge che ad
ogni elemento del dominio fa corrispondere uno ed un solo elemento del codominio. Si
scrive f : A ~ B (e si legge" f da A in B") per indicare che A è il dominio,
B il codominio ed f la legge; se a E A, l'unico elemento di B che la legge f fa
corrispondere ad a si indica con f(a) e si dice immagine di a, o valore assunto dalla
funzione f in a.

Dunque, perché f sia una funzione occorre che


'Va E A, 3!b E B : b = f(a)

cioè che per ogni a E A esista un unico bE B tale che b = f(a). Notiamo che una
funzione può far corrispondere lo stesso b a diversi valori di a. A prima vista non è
molto chiaro il ruolo del codominio: sembra una specie di contenitore dei valori assunti
da f e niente più, e sembra che, allargandolo, la funzione non cambi per niente. Non
sono obiezioni prive di senso (si veda la convenzione più oltre), ma capiremo l'utilità del
codominio quando introdurremo la funzione inversa.

Fig. 1.6: una funzione f: A --t B Fig. L 7: questa non è una funzione

. E sempio; in un normale impianto elettrico, è una funzione quella che ad ogni interruttore
fa corrispondere il lampadario che viene acceso (a volte, più interruttori accendono lo
stesso lampadario). Una funzione è quella che associa ad ogni individuo la sua statura
in un certo istante, oppure il suo numero di scarpe.

Esempio : una funzione è quella che ad ogni numero reale associa la somma del suo

.2
quadrato con il triplo del numero stesso; questa si indica abitualmente con la scrittura
f(x) = x2 +3x , oppure f(.) = +3. o usando un qualunque altro simbolo, e significa
"per calcolare il valore di f in un dato numero, indicato per il momento con un certo
16 Sezione 1.3 : Funzioni generiche

simbolo, ad esempio x o . : dovunque nella definizione della funzione si trova questo


simbolo, si deve sostituire con il numero dato". In tal caso, la scrittura 1(5) indica il
valore della funzione 1 nel punto 5, vale a dire 52 + 3 . 5 = 40 : dunque 1(5) = 40 .

Esempio: la somma tra numeri reali è una funzione s: (IR x IR) -+ IR, che ad ogni punto
(x,y) E IR x IR associa il numero s(x,y) x + y; lo stesso si può dire del prodotto.
Non si ha una funzione dicendo" I{a) è la soluzione dell'equazione X2 + 2x + a O":
infatti, se a > 1 l'equazione non ha soluzione, quindi per tali valori di a l'immagine
I{a) non esiste, e per a < 1 l'equazione ha due diverse soluzioni, quindi 1 assocerebbe
a tali a due diverse immagini (~ es. 1.27).

A volte, per evitare di usare troppe lettere, il dominio di una funzione, la cui legge
sia I, viene indicato con il simbolo dom 1 .
N ella prima parte degli usuali corsi di Analisi matematica si considerano pressoché
soltanto funzioni reali di una variabile reale, cioè tali che sia il dominio sia il codominio
sono sottoinsiemi di IR. In tal caso, parleremo di una funzione citandone solo la legge,
e sottintenderemo, salvo diversa esplicita menzione, che il codominio è tutto IR, e che
il dominio è il più grande sottoinsieme A di IR su cui ha senso la legge (il cosiddetto
"dominio naturale").

Esempio: parleremo della funzione I(x) = (2x + c)j(x - 1) , intendendo la funzione


I: IR \ {l} -+ IR che ha come legge I(x) = (2x + c)j(x - 1) .

Per indicare la sola legge, senza assegnarle un simbolo, si usa la notazione

( nome-della-variabile ) I-t ( legge) ,

o anche semplicemente si cita la legge.

Esempio: si può scrivere la funzione dell'esempio precedente come x I-t (2x+c)j(x-1) ,


oppure solo (2x + c)j(x - 1) .

Tuttavia, l'ultima notazione va usata con precauzione: parlando di (2x+c)j(x-1) ,


non si può capire se ci riferiamo alla funzione x I-t (2x+c)j(x-1) ,dove il numero reale
c è fissato, o alla funzione (completamente diversa!) c I-t (2x + c)j(x 1), dove invece
abbiamo fissato iI numero x (~es. 1.28).

Esempio : alcune funzioni interessanti sono:


a) le applicazioni costanti: fissato bE B, la legge Va E A, ICa) b definisce una
funzione che assume sempre il valore b, e la indicheremo con I(a) b;
b) l'identità di A: è l'applicazione iA : A -+ A definita dalla legge iA{a) a, che
ad ogni punto di A associa se stesso;
c) le proiezioni canoniche sui fattori di un prodotto cartesiano: la proiezione sul primo
fattore Ih : E x F -+ E è l'applicazione che alla coppia (x, y) associa la prima
coordinata x; allo stesso modo è definita la proiezione II2 sul secondo fattore (e
quelle sugli altri fattori in un prodotto di più di due insiemi).
Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 17

Definizione : si dice grafico di una funzione f: A --+ B il sottoinsieme di A x B


definito da
Cfll = {(a, b) E A x B : b = f(a)} .

Il grafico di f ha la proprietà che (~ es. 1.29)


Va E A, 3!b E B : (a, b) E 171' (1.9)

B
d ---------~
I

c
b I-----r-----~---- •
I

x y z
A

Fig. 1.8: una funzione f: A -+ B Fig. 1. 9: il grafico della funzione f

Esempio : la circonferenza 'Y {(x, y) : -1 ::; x ::; 1, X2 + y2 = l} non è il grafico di una


funzione da A {x E lR. : -1 ::; x ::; l} ad lR., perché in corrispondenza al punto x O
(e non solo a quello) esistono due valori (1 e -1) di y per i quali (x, y) E 'Y. Invece,
'Y n {(x, y) : x E A, y 2:: O} è un grafico (~ es. 1.30).

Dalla definizione di grafico risulta evidente che un punto P = (x, y) appartiene al


grafico della funzione f se e solo se la sua ordinata, y, è uguale al valore assunto da f
nella sua ascissa, x. Il prossimo esempio è fondamentale.

Esempio: il punto (2, 11) sta sul grafico della funzione f (t) = 3t 2 -1 ,perché 3.2 2 -1 =
11 . Invece, (0,4) non sta sul grafico perché 3.0 2 1:::f 4. Analogamente, se il punto
(2, -3) appartiene al grafico di una certa funzione g, questo ci dice che g(2) = -3.

Definizione : si dice che una funzione f : A --+ B è iniettiva se


Val, a2 E A, [(al:::f a2) =? (J(ad :::f f(a2))] .

Una funzione è dunque iniettiva se presi comunque due punti distinti in A le loro
immagini sono anch'esse distinte. Un modo equivalente per definire l' iniettività (~
es. 1.31) è
Val,a2 E A, [(J(ad f(a2)) =? (al = a2)] . (1.10)
È importante non confondere l'ordine in cui è scritta la formula precedente: infatti, la
proposizione
Val,a2 E A, [(al a2) =? (J(ad = f(a2))]
è una banalità, verificata da ogni funzione (controllatelo).
18 Sezione 1.3 : Funzioni generiche

Fig. 1.10: questa funzione non è iniettiva ... Fig. 1.11: ... mentre questa è iniettiva

Esempio: la funzione f(x) = (2x + l)/(x 1) è iniettiva, perché

2XI +1 2X2 + 1
f(xt} f(X2) => Xl x2 -1
=> 2XIX2 2XI + X2 1 2XIX2 2X2 + XI-1
=> 3XI = 3X2
=> Xl = X2 .
Invece, g(x) = (2x 2 + 1)/(x2 - 1) non è iniettiva (~ es. 1.32), perché ad esempio
g(2) = g( -2) .

Riassumendo, la caratteristica delle funzioni iniettive è che se un certo punto b è


immagine di qualche punto del dominio, allora è immagine di un solo punto (~es. 1.33).
È utile interpretare l'iniettività di una funzione f in maniera grafica: ogni retta oriz­
zontale interseca il grafico di f in al più un punto. Rimandiamo alla fine del presente
volume per un elenco di grafici delle funzioni più comuni; mediante la caratterizzazione
grafica precedente è facile individuare quali di esse sono iniettive. Osserviamo che non
tutti i punti del codominio sono necessariamente immagine di qualche punto del dominio:
ad esempio, la funzione (2x + l)/(x - 1) non assume mai il valore 2 (~es. 1.34).

Definizione: si dice che una funzione f: A -+ B è surgettiva (o suriettiva) se

VbEB,3aEA:b=f(a).

Una funzione è dunque surgettiva se tutti i punti del codominio sono immagine di
qualche punto del dominio.
Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 19

Fig. 1.12: questa funzione non è surgettiva ... Fig. 1.13: ... mentre questa è surgettiva

Esempio: la funzione (2x + l)/(x - 1) non è surgettiva, perché come visto prima
l'equazione (2x + l)/(x - 1) = 2 non ha soluzioni, dunque la funzione non assume
mai il valore 2. Invece la funzione x-l (intesa, come si è detto, con dominio quello
naturale, cioè lR, e codominio lR) è surgettiva, perché per ogni y E lR l'equazione
x 1 y ha soluzione (la soluzione è x = 1 + y ), dunque ogni y E lR è immagine di
qualche punto x E lR. Poiché tale punto x è unico, la funzione x 1 è anche iniettiva
(~ es. 1.36).

Osserviamo che le due nozioni di iniettività e surgettività sono indipendenti: vi


possono essere funzioni iniettive ma non surgettive, cosÌ come vi possono essere funzioni
surgettive ma non iniettive (~ es. 1.37).

Definizione: si dice che una funzione I: A -* B è biunivoca (o biiettiva, o bigettiva)


se è contemporaneamente iniettiva e surgettiva.

Se I: A -* B è biunivoca, si ha:
a) I è surgettiva, quindi per ogni bE B esiste (almeno) un a E A tale che b = I(a)
b) I è iniettiva, quindi tale a è unico,
pertanto I è biunivoca se e solo se

Vb E B, 3la E A : b I(a).

La formula precedente (che è equivalente a dire che I è biunivoca) è una legge che ad
ogni bE B associa uno ed un solo a E A, quello tale che I(a) b: dunque, definisce
una funzione da B in A.

Definizione : se I : A -* B è biunivoca, si dice funzione inversa di I la funzione


l-l : B -* A che all'elemento bE B associa l'unico elemento a E A tale che I(a) = b.
20 Sezione 1.3 : Funzioni generiche

Fig. 1.14: una funzione biunivoca , : A --+ B Fig. 1.15: la sua inversa ,-l :
B --+ A

Esempio: la funzione f: R -t R definita da f(x) 3x + 1 è biunivoca (verificatelo);


da b = f(a) segue a = (b - 1)/3: la funzione inversa è allora f-l(X) = (x - 1)/3 (~
es. 1.39).

Osservazione: è un errore (che si trova molto frequentemente) pensare che l'inversa della
somma di due funzioni a valori reali sia la somma delle due inverse. Questo è falso anche
in casi semplicissimi, come si vede prendendo ad esempio f(x) = g(x) = x: allora
rl(x) g-l(X) = x, (f + g)(x) 2x e (f + g)-l(X) x/2, quindi (f + g)-l(X) ::f
rl(x) + g-l(X) .

Osserviamo che se f :A -t B è biunivoca, il grafico della funzione inversa è (~


es. 1.40)

'fl,-,={(b,a)EBxA:a=rl(b)} {(b,a)EBxA:(a,b)E 'fl,}: (1.11)

questo significa che il grafico dell' inversa è il simmetrico del grafico di f, perché si
ottiene scambiando A con B (se A e B sono sottoinsiemi di R il grafico di f-l è
il simmetrico di quello di f rispetto alla bisettrice del primo e terzo quadrante).
Se f : A -t B è una funzione, ed E è un sottoinsieme del dominio A, indichiamo
con f (E) l'insieme dei valori assunti da f nei punti di E, cioè

f(E) = {b E B : :3a E E : b = f(a)} ,

o più brevemente
f(E) = {f(a) : a E E} :
l'insieme f(E) è dunque l'insieme delle immagini dei punti di E.
In maniera analoga, se invece E è un sottoinsieme del codominio B , e anche se f
non è necessariamente biunivoca, indichiamo con f-I(E) l'insieme dei punti di A la
cui immagine appartiene ad E es. 1.41), cioè

f-I(E) = {a E A : f(a) E E} .
Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 21

Definizione: se f : A -+ B ed E C A, l'insieme f(E) si chiama immagine di E


tramite f ; nel caso particolare in cui E è tutto il dominio A, 1'insieme f(A) si dice
brevemente immagine di f. Invece, se E cB, l'insieme f-l(E) si chiama immagine
in\'ersa di E tramite f .

Fig. 1.16: l'immagine di E tramite f Fig. 1.17: l'immagine inversa di E tramite f

Bisogna prestare attenzione, vista la coincidenza dei simboli, a non confondere la


funzione inversa f-l (che abbiamo visto esistere solo se f è biunivoca) con l'immagine
inversa tramite f (che dà come risultato un insieme, ed ha sempre senso).

Esempio: se f(x) = X2 + 1 , si ha
f({a E ffi.: 1 < a < 2}) = {b E ffi.: 2 < b < 5}

infatti, se 1 < a < 2 si ha 1 < a 2 < 4, quindi 2 < f(a) < 5, ovvero f({a E ffi.:
1 < a < 2}) C {b E ffi. : 2 < b < 5} ; viceversa, se 2 < b < 5 il numero a Vb=!
verifica 1 < a < 2 e f (a) b ,quindi {b E ffi. : 2 < b < 5} C f ({a E ffi. : 1 < a < 2}) e
l'uguaglianza è dimostrata; invece (~ es. 1.42),

f-l({b E ffi.: 2 < b < 5}) {a E ffi.: 1 < a < 2 o -2 < a < -l}. (1.12)

Quando parleremo di certe funzioni inverse, avremo bisogno del concetto di restri­
zione; brevemente, restringere una funzione a un sottoinsieme del proprio dominio signi­
fica "dimenticare" che la funzione esisteva anche al di fuori di questo sottoinsieme.

Definizione : se f : A -+ B ed E C A, si dice restrizione di f ad E la funzione


flE : E -+ B definita da fIE(x) f(x) per ogni x E E .

Esempio : possiamo vedere l'utilizzo del concetto di restrizione in un caso interessante:


posto E {x E ffi. : x 2:: O} , la funzione f : ffi. -+ E definita da f(x) = x2 non è
iniettiva, perché ad esempio f( -1) f(l) ; invece, la restrizione flE risulta iniettiva
(e anche surgettiva), e la sua inversa è Vx (che non è l'inversa di f).
22 Sezione 1.3 : Funzioni generiche

Per calcolare la maggior parte delle funzioni che incontriamo, noi procediamo a passi
successivi: così, ad esempio, per calcolare log (cos( X2) ) prima si calcola il quadrato di
x, poi del risultato si calcola il coseno, poi del nuovo risultato si calcola il logaritmo.
Questo procedimento a catena si formalizza nel concetto di composizione.

Definizione : se f : A -+ B e 9 : B -+ C , si dice funzione composta di 9 ed f la


funzione 9 o f : A -+ C definita dalla legge (g o f) (x) 9 (J (x)) .

Fig. 1.18: f : A -+ B, g: B -+ C e la funzione composta h = go f : A -+ C

Osservazione: più in generale, si può definire la composizione di due funzioni f : A -+ B


e g: B' -+ C, purché vi siano punti x E A in cui si può calcolare g(J(x)) : ciò accade
quando c'è qualche punto del tipo f(x) (cioè nell'immagine di f) in cui possiamo
calcolare 9 (cioè nel dominio di g), vale a dire se

f(A) n B' :f 0 .

Se questa condizione è soddisfatta, la funzione composta gof ha dominio f-l(f(A)nB ' )


(che è l'insieme dei punti di A la cui immagine tramite f sta nel dominio di g).

Esempio: se f(x) = X2 e g(x) cos(x) , allora (g o f)(x) = cos(J(x)) = cos(X2) ,


mentre (f o g)(x) = (cos X)2 . Notiamo in particolare che anche nei casi in cui possiamo
scrivere entrambe le funzioni go f e f o 9 queste possono essere diverse (e lo sono, salvo
casi molto particolari). Se f(x) = x - l e g(x) ...;x, la composizione (g o f)(x) =
ha dominio {x E R. : x ;::: l}, mentre (f o g)(x) = ...;x - l ha dominio
{x E R. : x;::: O} (~es. 1.45).

Esempio: se fez) = Z2 e g(y) = cos(y) , allora (g o f)(x) è ancora uguale a COS(X2).


Questo esempio è proprio banale, ma l'incertezza su questo punto è molto diffusa: nella
legge di una funzione, il simbolo della variabile è muto, quindi la funzione x I---t f(x) è
esattamente la stessa della funzione • I---t f(.) .

Calcolare una composizione non è altro che seguire correttamente le indicazioni di


una ricettaj vediamo qualche esempio meno immediato dei precedenti.
Capitolo l : Conoscenze preliminari 23

Esempio : poniamo

f(x) = {xt l se x <O g(x) x + 2,


x sex~O

e calcoliamo 9 o f: abbiamo

(g o f)(x) g(J(x)) = {g(x + l) se x < O = {x + 3 se x < O


g(x2) se x ~ O x2 + 2 se x ~ O.

La situazione è diversa se vogliamo calcolare f o 9 : in questo caso abbiamo

9(X)+1 seg(x) <O


(f o g) (x) f(g(x)) = { (g(x)) 2 se g(x) ~ O;

notiamo che all'estrema destra va scritto g(x) < O e g(x) ;::: O, e non, come
spessissimo accade, x < O e x ;::: O! Arrivati a questo punto dobbiamo risolvere la
disequazione g(x) ~ O, cioè x + 2 ~ O. La funzione composta risulta allora

X+3 se x < -2
(f o g)(x)
{ (x + 2)2 se x ~ -2.
24 Esercizi relativi al capitolo l

Esercizi relativi al capitolo l

Esercizio 1.1 fornite tre esempi di proposizioni, e tre di frasi che non sono propo­
sizioni.

Esercizio 1.2 dimostrate che [non(non $)] {==::> $ .

Esercizio 1.3 provate che .W {==::> equivale a [( ~ => )e ( =>~)].

Esercizio 1.4 dimostrate che [(non $ ) o {=:::;}[~=>

Esercizio 1.5 costruite con non ed o l'operatore e .

Esercizio 1.6 : dimostrate, scrivendo la tabella di verità, che (non ~W) o :':ff non

è equivalente a non( ~ o !!il).

Esercizio 1. 7 dimostrate che non è vero che [( ~W e o l{==::>[ ~W e


(!!il o @")].

Esercizio 1.8 : provate che [(.W e !!il) o J {=:::;} [( ~ o )e ( o )J

e che [(.W o !!il) e J {==::> [( ~ e ) o (!!il e @")].

Esercizio 1.9 : dimostrate che [non( ~W e )J {==::> [(non.W) o (non )l .


Esercizio 1.10 : dimostrate che [non( ~ o !!il) J {=:::;} [( non ~) e (non )J

senza fare uso di tabelle di verità.

Esercizio 1.11 trovate la negazione di [~W {=:::;}

Esercizio 1.12 dimostrate la formula (1.3) mediante le tabelle di verità.

Esercizio 1.13 date tre esempi di predicati con una o due variabili.

Esercizio 1.14 date tre esempi di proposizioni ottenute con i quantificatori, leggetele

come sono scritte e datene una traduzione intelligibile in italiano.

Esercizio 1.15 : dite quali tra le seguenti proposizioni sono vere:

a) '<ix E IR, x 2 ::::: l c) '<ix E IR, X2 ::::: O


b) 3x E IR : X2 ::::: l d) 3x E 1ft : X2 < O.
Capitolo 1 : Conoscenze preliminari 25

Esercizio 1.16 : scrivete davanti a g; (x, y) tutte le possibili combinazioni di un


quantificatore per la x ed uno per la y , in tutti gli ordini possibili, traducete in italiano
tutte le proposizioni che ne risultano e vedete quali hanno lo stesso significato.
Esercizio 1.17 : scrivete in maniera abbreviata la proposizione '<:Ix, {(x > 1) =>
[3y : ((y > l) e (y2 < x))]} ; scrivete in maniera estesa la proposizione 3x > 2 : '<:Iy ;:::
1, y2 - Y + 3 ;::: xl .
Esercizio 1.18 : dimostrate la formula (1.6), usando la formula (1.5) e le proprietà
della doppia negazione.
Esercizio 1.19 : scrivete, e traducete in italiano, la negazione di ognuna delle propo­
sizioni ottenute nell'esercizio 1.16.
Esercizio 1.20 : determinate gli insiemi {x E IR : X2 :; 1 o X2 ;::: 5} e {x E IR: x2 <
100 e (2x - 1 :; O o x > 7)} .
Esercizio 1.21 : dite quali fra le seguenti uguaglianze sono vere:
a) {x E IR : (x > 2 e x < 6) o x < O} {x E IR : x> 2 e (x < 6 o x < O)}
b) {x E IR : (x < l o x> 3) e x:; 2} {x E IR : x < O o (x < l e x;::: -3)} .
Esercizio 1.22 verificate le formule (1. 7).
Esercizio 1.23 : provate le seguenti formule:
a) [G C El {::::::> [VF, E n (F u G) (E n F) U G]

b) E\F=EnF c

c) [E \ F = 0] {::::::> cF]

d) (E \ F) n (F \ E) = 0 .

Esercizio 1.24 determinate ~?( {a, l,.}) .


Esercizio 1.25 determinate tutti gli elementi di {l, x} x {a, l,.} .
Esercizio 1.26 è vero o falso che E C E x F? E che E C E x {O} ?
Esercizio 1.27 date alcuni esempi di funzioni, ed altri di leggi che non sono funzioni.
Esercizio 1.28 trovate il dominio naturale delle seguenti funzioni (eventualmente

dopo la lettura del capitolo 3):

a) ";x - 2 d) 00g x

b) ~ e) log( v'.--;x2;----:6::-x-+-=5 )

c) .JTXT=2 f) sen(x-
Esercizio 1.29 provate la formula (1.9).
Esercizio 1.30 trovate la funzione di cui è grafico l'insieme {(x, y) -1 < x :;
l, Y ;::: O, X2 + y2 l} .
Esercizio 1.31 dimostrate che una funzione è iniettiva se e solo se vale (1.10).
Esercizio 1.32 scrivete (in formula) la negazione di "f è iniettiva".
Esercizio 1.33 dite quali tra le seguenti funzioni sono iniettive (dimostrando le vo­
stre asserzioni):
26 Esercizi relativi al capitolo l

a) f: lR \ {O} -+1R, f(x) = x + ~ c) f: 1R+ -+1R, f(x) x l


x
b) f: lR -+1R, f(x) = 2 + senx d) f: lR -+1R, f(x) x 3 2.
Esercizio 1.34 provate che la funzione f(x) (2x + 1)/(x l) non assume mai il
valore 2.
Esercizio 1.35 : provate che una funzione f: A -+ B è iniettiva se e solo se per ogni
bE B l'equazione f(x) = b ha al più una soluzione.
Esercizio 1.36 : tra le funzioni dell'esercizio 1.33, dite quali sono surgettive (dimo­
strando le vostre asserzioni; è l'ultima volta che questa frase viene scritta esplicitamente:
"dire" significa sempre "dimostrare").
Esercizio 1.37 : trovate quattro esempi di funzioni: una che non è né iniettiva né
surgettiva, una iniettiva non surgettiva, una surgettiva non iniettiva, ed una iniettiva e
surgettiva.
Esercizio 1.38 : provate che una funzione f : A -+ B è surgettiva se e solo se per
ogni b E B l'equazione f(x) = b ha almeno una soluzione (confrontate il testo con
quello dell'esercizio 1.35).
Esercizio 1.39 : tra le funzioni dell'esercizio 1.33, dite quali sono biunivoche, e tro­
vatene le funzioni inverse.
Esercizio 1.40 : provate che se f : A -+ B è biunivoca si ha Cfjj-l = {(b, a) E
B x A: (a, b) E 'P"f}'
Esercizio 1.41 : sono date le funzioni
x+l sex>O

a) f(x) = { 2 + 2x se x :::; O

X
2
se x > O
b) f(x)= -x-l se-l<x<O
{
2x + l se x:::;
determinatene l'immagine, dite se sono iniettive, se sono surgettive, se sono biunivoche
e in tal caso calcolatene la funzione inversa.
Esercizio 1.42 : dimostrate l'uguaglianza (1.12).
Esercizio 1.43 : è data la funzione f (x) x + ~ ; trovate l'immagine tramite f di
{x E lR : -1 < x < O o O < x < l} e l'immagine inversa tramite f di {x E lR : -4 <
x < 4}.
Esercizio 1.44 : dimostrate che f: A -+ B è surgettiva se e solo se f(A) = B .
Esercizio 1.45 : scrivete, se è possibile farlo, la composizione go f e la composizione
fo 9 , con i rispettivi domini, nei seguenti casi:
a) f(x) = x 2, g(x) 4 3x
b) f(x) = ";X2 - 2x + 3 l, g(x) logx
c) f(x} = senx + cosx, g(x) ";2x - 2
dI f(x) = { x + l se x > O (x) = X2
. 2 - 2x se x < O ' 9

X +l se x:; O

e: f(x) = { 2 2x se x :::; O ' g(x) f(x) .


Capitolo 2

Numeri, angoli, coordinate

Raccogliamo in questo capitolo le conoscenze fondamentali che lo studente deve posse­


dere riguardo ai numeri reali (equazioni, disequazioni, sistemi, potenze), alla misura degli
angoli e alle coordinate in generale (compresi elementi di geometria analitica piana). An­
che le nozioni presentate in questo capitolo vengono generalmente acquisite nelle Scuole
medie inferiori o entro i primi tre anni delle Scuole superiori.

2.1 - Algebra elementare dei numeri reali

Sulle proprietà delle operazioni con i numeri, vogliamo iniziare con l'osservazione (dettata
da una lunga esperienza di correzione di elaborati) che troppo spesso si trovano errori
-'di calcolo" che in realtà sono solo errori dovuti a distrazione o, qualche volta, a vecchie
lacune di preparazione; chi vi fosse particolarmente soggetto, dovrebbe fare una buona
cura di lunghe espressioni da semplificare meticolosamente.
Tra gli insiemi numerici che utilizzeremo in seguito, il ruolo principale è rivestito
dall' insieme lR dei numeri reali. In questa trattazione, presupponiamo che i numeri reali
siano già stati introdotti e utilizzati nei vari corsi di matematica della scuola superiore, e
in particolare che sia chiaro di "quali" numeri si tratti. Come abbiamo già detto, esempi
di numeri reali sono O, 2, -37, 4/5, -1r, 5 +.J2 eccetera. Anche le proprietà
algebriche, quelle cioè relative alle operazioni, dovrebbero essere ben note, tuttavia le
elenchiamo qui di seguito, richiamando di volta in volta l'attenzione sui punti più spesso
trascurati. Iniziamo con le proprietà della somma:
28 Sezione 2.1 : Algebra elementare dei numeri reali

81) la somma è commutativa, cioè a + b = b + a per ogni a, b E lR


82) la somma è associativa, cioè (a + b) + c = a + (b + c) per ogni a, b, c E lR
83) lo zero è l'elemento neutro della somma, cioè a + O= O+ a = a per ogni a E lR
84) ogni numero reale a ha un opposto, cioè un numero che sommato con a dà
zero; generalmente l'opposto di a viene indicato con -a.
La proprietà 81 permette di non badare all'ordine degli addendi nell'eseguire una somma,
e la fondamentale 82 permette di evitare lunghe file di parentesi per dar senso a una
somma, in quanto la somma a + b + c può essere indifferentemente calcolata come
(a + b) + c oppure come a + (b + c) , che per la proprietà 82 danno lo stesso risultato.
Non c'è poi bisogno di introdurre la sottrazione: sottrarre ad un numero a un
numero b significa semplicemente sommare ad a l'opposto di b. D'abitudine, non
scriveremo questa operazione come a + (-b) , che sarebbe peraltro la forma corretta "ad
a sommo l'opposto -b del numero b", ma scriveremo semplicemente a - b. Questa
convenzione non è priva di rischi: infatti va precisato se la scrittura a b c vada intesa
come (a) - (b c) oppure come (a - b) - (c) ; le due possibilità danno risultati ben
diversi, come si può facilmente verificare: 3 - (2 - 1) =1= (3 - 2) 1. 8i conviene che
in una lista di somme e differenze, se non vi sono parentesi (che come è noto spostano
l'ordine), queste vanno eseguite da sinistra a destra, cosÌ: 3 - 2 - 1 (3 - 2) 1.
Alla luce di quel che abbiamo visto, teniamo a sottolineare che il mancato uso di
una coppia di parentesi indispensabili non è un errore veniale, o una semplice mancanza
di eleganza, ma un errore sostanziale (e purtroppo assai frequente) che modifica molto
spesso il risultato di un calcolo. L'attenzione all'uso delle parentesi diventa ancora più
importante quando i calcoli vengono fatti svolgere a una macchina, che si attiene a
regole e convenzioni molto precise e non ha certo l'elasticità di chi corregge un elaborato.
Ricordiamo comunque che scrivere una coppia di parentesi giuste, ma che potremmo
omettere, è solo un appesantimento di stile, ma non un errore in sè (però la pesantezza
a volte genera errori nascondendo all'occhio possibili semplificazioni).
Esaminiamo ora le due uguaglianze
a+b=c e a c - b;
la lettura che ne viene abitualmente data è che "spostando un termine a destra del segno
di uguaglianza lo si deve cambiare di segno," oppure che "si può spostare b a destra del
segno di uguaglianza cambiandone il segno."
Questa osservazione ci deve far riflettere sul significato di "potere" effettuare un'o­
perazione: per noi, questo non deve certo indicare la possibilità materiale ("possiamo"
tranquillamente scrivere 1 = 7 , e ogni genere di assurdità). Ogni volta che si usa la
frase "posso compiere la tale operazione," è sottintesa la frase "e ottengo qualcosa che
è equivalente a quello che avevo prima." In tal senso, effettivamente si "può" spostare
un termine da un lato all'altro di un'uguaglianza cambiandolo di segno: infatti usando
la proprietà 84 abbiamo che
a+b=c :::} (a+b)+(-b}=c+(-b),
ma per 82 possiamo scrivere l'ultima uguaglianza (vale a dire, la precedente è equivalente
alla seguente) come
a + (b - b) = c - b,
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 29

e per 84 (che dice che b bO) ed 83 questa scrittura si riduce a: a = c - b .


L'altra operazione che esiste tra numeri reali è il prodotto, che ha le seguenti pro­
prietà (~ es. 2.1):
Pl) il prodotto è commutativo, cioè a· b = b . a per ogni a, b E lR
P2) il prodotto è associativo, cioè (a· b) . c = a ' (b . c) per ogni a, b, c E lR
P3) l'unità è l'elemento neutro del prodotto, cioè a· l l· a = a per ogni a E lR
P4) ogni numero reale a:f O ha un reciproco, cioè un numero che moltiplicato per
a dà l; generalmente il reciproco di a viene indicato con a-lo con l/a.
C'è poi una proprietà di collegamento fra somma e prodotto:
D) il prodotto è distributivo rispetto alla somma, cioè a· Cb + c) = (a . b) + (a . c)
per ogni a,b,c E lR.
Analogamente a quanto visto per la differenza, non è necessario introdurre la divisione
fra numeri reali: dividere un numero a per un numero b significa semplicemente molti­
plicare a per il reciproco di b. Questo spiega perché "non si può" dividere un numero
per zero: fare ciò significherebbe moltiplicarlo per il reciproco di zero, ma questo non è
definito. Infatti nella proprietà P4 si parla solo dei reciproci dei numeri diversi da zero.
La mancata definizione del reciproco di zero non è una dimenticanza ma qualcosa di più
profondo: infatti è facile dimostrare che se esistesse il reciproco di zero e le proprietà
82,83,84,P3,D continuassero a valere, di numeri reali ce ne sarebbe uno solo, ... lo zero!
Vediamo come si fa (questa parte è un approfondimento, e può essere saltata dai meno
curiosi). 8e O avesse un reciproco 0-1 avremmo che O· O-l = l per definizione di reci­
proco, però da 83 abbiamo 0+0 = O, quindi 0.0- 1 (0+0).0- 1 = (0.0- 1 )+(0.0- 1 ) per
la proprietà Dj ma allora, essendo O· O-l = l , l'uguaglianza precedente ci dà l = l + l .
Prendiamo ora un qualsiasi numero reale x: l'uguaglianza precedente, usando P3, ci dà
x'= x·l = x· (l + l) = (x· l) + (x· l) = x + x,
e sommando ad ambo i membri l'opposto di x abbiamo
O= x + (-x) = (x + x) + (-x) = x + (x + (-x») = x + O= x,
dove abbiamo usato 82,83,84, ed ecco che O = x , come avevamo detto.
Come d'abitudine, conveniamo che le moltiplicazioni hanno la precedenza sulle addi­
zioni, salvo che ci siano parentesi a cambiare l'ordine: quindi a·b+c significa (a·b)+c.
Il discorso fatto a proposito di a - b - c si può poi ripetere per le divisioni, ma con
una aggravante: mentre somme e differenze si scrivono in orizzontale, e la convenzione
prevede di eseguirle da sinistra a destra, le divisioni si scrivono spesso in verticale, usando
le linee di frazione, e non vi è una convenzione che privilegi, ad esempio, l'esecuzione
dall'alto verso il basso. Le scritture 3/2/2 e
3
2
2
sono dunque prive di significato: non è stabilito se esse stanno per (3/2)/2 3/4
oppure 3/(2/2) 3. Questo problema viene usualmente risolto segnalando graficamente
la precedenza delle operazioni mediante l'uso di parentesi, oppure con linee di frazione
di diversa lunghezza, convenendo che le linee di frazione più brevi sono relative alle
operazioni da eseguire per prime.
30 Sezione 2.1 : Algebra elementare dei numeri reali

Esempio: possiamo scrivere correttamente (33: 20) : (2 : 3) , ad esempio, come

33
G~) 33/20
... =~
33

G) ,
20
-2-
:3 2/3 ' -g­

dove nell'ultimo caso la linea di frazione principale è determinata dall'allineamento dei


segni di uguaglianza a volte capita però di vedere "torri" di frazioni con i segni di
uguaglianza su livelli diversi a sinistra e a destra!

Di nuovo, analogamente a quanto visto per la sottrazione, un'azione frequente è


trasformare l'uguaglianza ab c nell'uguaglianza a c/b: l'interpretazione corretta
è quella di usare le proprietà P4 e P3; ricordiamo che in questo caso bisogna accertarsi
che sia b f O.
Una regola ben nota è la cosiddetta legge di annullamento del prodotto: se a, b E lR ,
allora si ha
ab = O -{:::=} [a = O o b OJ. (2.1)
Questa è particolarmente utile ad esempio nella risoluzione di equazioni nella forma
A(x) . B(x) = O , che risultano pertanto equivalenti alle più semplici

A(x) O oppure B(x) O:

trovate le soluzioni di A(x) = O e di B(x) = O basterà farne l'unione. Con frequenza


sorprendente si trovano errori dovuti a una applicazione sbagliata della legge di annulla­
mento del prodotto (2.1), che viene "estesa" anche a

ab c -{:::=} a c o b =c , (l!!)

formula del tutto priva di fondamento (salvo naturalmente che per c = O), come ad
esempio

(X2 + 5)(x - 2) 9 -{:::=} x2 + 5 = 9 o x - 2 == 9 , (!!!)

che produce le inesistenti "soluzioni" x ±2 e x 11.


Vogliamo evidenziare un altro modo di procedere di molti studenti, scorretto ma
purtroppo frequente, riguardante le semplificazioni algebriche relative alle divisioni. Con­
sideriamo ad esempio l'equazione

(x - 3)(x 5 + x2 4) = (x - 3)(x 5 + X- 2) , (2.2)

che ha le soluzioni x = -1, x 2 e x = 3 (verificatelo). Una parte degli studenti


semplifica brutalmente per x - 3 ottenendo come conclusione l'equazione x2 - x - 2 =
O che ha per soluzioni solo x = -1 e x = 2. Come abbiamo visto, questi hanno
moltiplicato ambo i membri per il reciproco di x 3, senza curarsi del fatto che, se
x = 3 , questo reciproco non esiste.
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 31

Un'altra parte degli studenti, conscia di questo fatto, passa ugualmente all'equazione
X2 x - 2 = O , scrivendo però da qualche parte la frase "pongo x - 3 f:; O," che li mette
al riparo dalla divisione per zero. Thttavia, anche questi perdono la soluzione x = 3 ,
perché la eliminano a priori dalle loro considerazioni. Al contrario, la maniera corretta
di procedere non è quella di "porre" x f:; 3 per semplificare a tutti i costi, ma rendersi
conto che se x f:; 3 è possibile semplificare, mentre se x 3 la semplificazione non è
praticabile e bisogna trovare un'altra strada in questo caso si può verificare banalmente
che x = 3 è soluzione, oppure portare tutto al primo membro ottenendo

(x 3)(x 2 - x 2) O,

e applicare la legge di annullamento del prodotto.

2.2 - Equazioni e sistemi

A questo punto, prima di passare alle disuguaglianze, è opportuno ricordare cosa significa
"risolvere un'equazione"; un'equazione è un'uguaglianza fra due espressioni contenenti
un'incognita (o più d'una), che a seconda del valore assegnato all' incognita potrebbe
risultare vera o falsa. Risolverla significa determinare nel modo più leggibile possibile
quale sia l'insieme dei valori dell' incognita (o delle incognite) per i quali l'uguaglianza è
vera: ad esempio, risolvere l'equazione (2.2) significa determinare l'insieme

S {x E lR : (x - 3)(x 5 + x2 - 4) (x 3)(x5 +x 2)}.

Spesso accade che le soluzioni siano in numero finito, perciò l'insieme delle soluzioni si
descrive molto bene elencandole, ma non sempre è cosÌ. Adottando questo punto di vista,
esaminiamo come si può correttamente risolvere l'equazione precedente: osservando che
Se lR ed utilizzando (1.8) abbiamo

S SnlR=sn[{x:xf:;3}U{x:x=3}]
[Sn{x:xf:;3}]U[Sn{x:x 3}]=SIUS2.

Per quanto riguarda S1 abbiamo x f:; 3 , quindi possiamo semplificare per x 3 otte­
nendo

SI {x: (x f:; 3) e (X2 x - 2 = O)}


= {x: (x f:; 3) e [(x = -1) o (x 2)]} = {-I,2},
mentre

S2 {x: (x =.3) e (x - 3)(x 5 + X2 - 4) = (x 3)(x 5 + X - 2)} {3} ,

quindi S S1 U S2 {-I, 2, 3} (~es. 2.4).


32 Sezione 2.2 : Equazioni e sistemi

Esempio: non sempre le soluzioni di un'equazione sono in numero finito; consideriamo


ad esempio l'equazione
2senx 1 O
le cui soluzioni sono date dall' insieme

S {x E lR. : senx 1/2} .


È ben noto che l'insieme S è costituito da tutti e soli i numeri reali x della forma
rr/6 + 2krr oppure della forma 5rr/6 + 2krr con k intero relativo, e dunque S è un
insieme infinito.

Talvolta succede di dover risolvere più equazioni contemporaneamente; in altri ter­


mini, abbiamo un'equazione h(x) = O che, risolta, fornisce le sue soluzioni come un
sottoinsieme SI C lR.; abbiamo poi una seconda equazione h(x) O con il suo insieme
di soluzioni S2 C lR. ; così di seguito, abbiamo l'equazione h(x) = O con le sue soluzioni
S3 C lR. , ... fino all'equazione fn(x) O con le sue soluzioni Sn C lR.. Il numero n E N
è fissato a priori e rappresenta il numero di equazioni che vogliamo risolvere contempo­
raneamente. Siamo interessati a trovare i numeri reali x che risolvono simultaneamente
tutte le equazioni /j(x) = O con j = 1, ... , n ì in altri termini, vogliamo determinare
l'insieme
S= nn

j=1
Sj = SI n S2 n ... n Sn .

Si dice in tal caso che stiamo considerando il sistema di equazioni


h(X)=O
h(x) O

j fn(x) = O .
Dunque, è bene sottolinearlo ancora una volta, risolvere un sistema di equazioni significa
determinare l'insieme intersezione degli insiemi delle soluzioni delle singole equazioni (e
non, come spesso capita di leggere negli elaborati di molti studenti, l'insieme unione, o
peggio ancora l'insieme che risulta da operazioni non del tutto definite!).

Esempio : consideriamo il sistema


x5 5x3 + 4x O
(2.3)
{ X2 - 3x+ 2 = O.
La prima equazione si può scrivere nella forma
X(X2 1)(x2 - 4) = O

e dunque l'insieme SI delle sue soluzioni è dato da SI={O,1,-1,2,-2}. La seconda


equazione si risolve facilmente e si trova S2 = {l, 2} . Dunque l'insieme S delle soluzioni
del sistema (2.3) è dato da
S = SI n S2 = {l, 2} .
Capitolo 2: Numeri, angoli, coordinate 33

Esempio: naturalmente, può succedere che un sistema non abbia alcuna soluzione; questo
accade quando gli insiemi Sj delle soluzioni delle equazioni che compongono il sistema
hanno intersezione vuota. Ad esempio, il sistema
2senx - l = O
{ x 2 -3x+2=O
non ha alcuna soluzione; infatti la prima equazione ha come insieme di soluzioni
SI = {7rj6 + 2k7r : k E Z} U {57rj6 + 2k7r : k E Z}
mentre per la seconda si ha S2 {l, 2}. Risulta allora evidente che SI n S2 = 0, e
pertanto il sistema in questione non ha alcuna soluzione (~ es. 2.6).

2.3 - Disuguaglianze tra numeri reali

Un'ulteriore proprietà fondamentale dei numeri reali è quella di essere ordinati mediante
la relazione ~; questa si legge "minore o uguale," e facciamo notare che la particella
"o" è proprio un connettivo logico o. Dunque, la proposizione a ~ b è vera sia se
a è minore di b, sia se a è uguale ab. Ad esempio, la proposizione 2 ~ 2 è vera
(perché 2 = 2 ), come pure è vera la proposizione 2 ~ 3 (perché 2 < 3 ), mentre è falsa
la proposizione 2 ~ l (~es. 2.7). La relazione ~ verifica le seguenti proprietà:
MI) è antisimmetrica, cioè se contemporaneamente a ~ b e b ~ a allora necessa­
riamente a b
M2) è transitiva, cio,è se contemporaneamente a ~ b e b ~ c allora anche a ~ c
M3) è legata alla somma dal fatto che se a ~ b allora anche a + c ~ b + c , per ogni
a,b,c E IR
M4) è legata al prodotto dal fatto che se a ~ b e c::::: O allora anche a· c ~ b . c .
Un altro simbolo di frequentissimo impiego è la disuguaglianza stretta <. Potete fa­
cilmente vedere che le proprietà M2 e M3 valgono anche con < al posto di ~, la
MI perde di significato (in quanto è impossibile che sia contemporaneamente a < b e
a > b), mentre la M4 continua a valere sostituendo i simboli ~ e ::::: rispettivamente
con < e >.
Ricordiamo poi che "positivo" significa maggiore di zero, quindi zero non è un nu­
mero positivo (e in particolare non è vero che un quadrato è sempre positivo o che un
valore assoluto è sempre positivo): i numeri maggiori o uguali a zero si possono chiamare
"non negativi."
Come per le uguaglianze, vale per le disuguaglianze la regola (conseguenza di M3
e delle proprietà 82,83,84) che un addendo può essere spostato da un membro all'altro
cambiandolo di segno, vale a dire a + b ~ c ~ a ~ c - b: ad esempio,
3x2 - 5 ~ x2 +3 ~ 3x2 - x2 ~ 3 (-5) ~ 2x2 ~ 8 .
34 Sezione 2.3 : Disuguaglianze tra numeri reali

Per quanto riguarda il prodotto la situazione è complicata dalla condizione c 2: O che


compare in M4; dunque

se b> O, ab 2: c {::=;> a>c


- b
c (2.4)
se b < O, ab 2: c {::=;>
a:::; b'

Nella maggior parte dei casi, il termine indicato sopra con b non è un numero con un
segno ben visibile (come ad esempio b = 4 o b -3 ), ma una espressione il cui segno
può dipendere da parametri o da incognite (ad esempio b 3k x). In tal caso, la
scelta fra le due righe di (2.4) va eseguita dividendo il ragionamento nei casi b > O,
b=O, b<O.

' : rISO
E semplO . l'vlamo l a d'lsequazlOne
, < 1 : a bb'lama ch e
X2 -
- 2
- -
x
a) se x > O diventa X2 2 < x , cioè X2 - x 2 < O: poiché quest'ultima ha soluzione
-1 < x < 2 , tenendo conto che x > O otteniamo le soluzioni O < x < 2 ;
b) se x O non è verificata (il primo membro non esiste);
c) se x < O diventa x2 - 2 > x ,cioè x2 - x - 2 > O: poiché quest 'ultima ha soluzione
x < -1 o x > 2 , tenendo conto che x < O otteniamo le soluzioni x < -1 ;
unendo le soluzioni ottenute ricaviamo la soluzione della disequazione di partenza, che è
x < -1 o O < x < 2 (e non" e ", come spesso capita di leggere).

Analogamente a quanto fatto per i sistemi di equazioni, si possono considerare i


sistemi di disequazioni, del tipo
h(x) 2: O

l
h(x) 2: O
(2.5)

fn(x) 2: O
e simili, eventualmente con il simbolo 2: sostituito da un altro dei simboli di disugua­
glianza. Ancora una volta, risolvere il sistema (2.5) significa determinare il sottoinsieme
8 c]l{ i cui elementi x risolvono tutte le disequazioni fJ(x) 2: O con j = 1, ... , n. In
altri termini, detto 8 j l'insieme delle soluzioni della disequazione fJ(x) 2: O, l'insieme
8 delle soluzioni del sistema (2.5) è l'intersezione degli insiemi 8 j :

n8 = 8 n 8 n ... n 8
n
8 j 1 2 n.
j=1

Esempio : consideriamo il sistema di disequazioni

X-vlx>O
{ 1 - log(1 + x2) 2: O

dove, a causa della presenza della radice quadrata, l'incognita x deve essere cercata tra
i numeri reali non negativi. La prima disequazione si può allora scrivere come x2 2: x
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 35

che, tenuto conto che x 2: O, ha come insieme di soluzioni SI = [1, +00[. La seconda
disequazione si può scrivere nella forma log(l +X2) ::::; 1 e fornisce quindi (llir sezione 3.7)
come insieme di soluzioni S2 = [-Ve=-I, Ve=-I l. Poiché e> 2, si ha Ve=-I> 1,
quindi i numeri reali x dell' insieme

8 = 8 1 n 82 [1, v'e=11

saranno le soluzioni cercate del sistema di disequazioni es. 2.13).

In conclusione della sezione, segnaliamo che numerose altre "regolette" algebriche


sulle operazioni fra numeri reali, quali ad esempio "meno per meno fa più" oppure "ogni
numero per zero fa zero," sono dimostrahili a partire dalle proprietà S,P,D,M.
Un altro errore stravagante è commesso da chi ha paura dei numeri negativi, per
cui se in una espressione compare, poniamo, la lettera x, ma sappiamo che x < O , la
povera x viene tramutata in -x! Basta invece pensare che x è il nome assegnato
a quella quantità, e i nomi, si sa, non cambiano a seconda delle situazioni: è come se
chiamaste una data persona con un nome se c'è il sole, ma con un nome diverso se il sole
non c "e ...
Per concludere la lista degli errori comuni anche se incredibili, segnaliamo che molti
studenti non sono in grado di mettere correttamente in ordine crescente i numeri, anche
quelli "facili", e questo è particolarmente deleterio nella soluzione dei sistemi. In questi,
infatti, si usa spesso una grafica a righe continue e tratteggiate, per la quale è necessario
ordinare certi capisaldi. Questo metodo nasconde anche un'altra insidia: bisogna sapere
quello che si sta facendo (cosa utile anche in altre situazioni ... ). Difatti, a volte le
righe-e-tratti vengono usate per esaminare il segno di un prodotto, delle altre per cercare
quando certe condizioni sono vere contemporaneamente, delle altre ancora per vedere
quando è verificata almeno una fra più condizioni, e bisogna non fare confusione, come
si vede nel prossimo esempio.

Esempio: vogliamo risolvere il sistema

(x - l)(x; 2)(3 x) > O disequazione (1)

{ Ix - 31> 2 disequazione (2).

La seconda disequazione (llir sezione 3.4) si traduce in [x - 3 > x/2] o [x - 3 < -x/2] ,
perciò abbiamo tre disequazioni,

(x - l)(x + 2)(3 x) > O disequazione (1)


x-3>x/2 disequazione (2A)
x - 3 < -x/2 disequazione (2B),

e dobbiamo prima trovare le soluzioni di (1), di (2A) e di (2B), poi fare l'unione delle
soluzioni di (2A) e (2B) per trovare le soluzioni della seconda disequazione del sistema di
partenza, infine fare l'intersezione di quanto trovato con le soluzioni di (1). Per risolvere
(1), studiamo il segno dei tre fattori e quindi quello del prodotto:
36 Sezione 2.4 : Sistemi lineari di equazioni

-2 l 3
segno di x - l
segno di x +2
segno di 3 ­ x
segno del prodotto
soluzioni di (l) ~---
Fig. 2.1: il segno di (x - l)(x + 2)(3 - x)

Le soluzioni di (2A) e (2B) sono rispettivamente x > 6 e x < 2, e di queste dobbiamo


fare l'unione:

2 6

soluzioni di (2A) - - - -,- - - - - - - -41--­

soluzioni di (2B) --~~"""------ .... ---­


soluzioni di (2) -----~~------~+-----

Fig. 2.2: unione delle soluzioni di (2A) e (2B)

Infine intersechiamo quanto ora trovato con le soluzioni di (l):

-2 l 2 3 6

soluzioni di (l) -I
soluzioni di (2) -

soluzioni del sistema

Fig. 2.3: intersezione delle soluzioni di (l) e (2)


Capitolo 2: Numeri, angoli, coordinate
37

Come si vede, anche se si usa la stessa grafica si compiono operazioni molto differenti!

2.4 - Sistemi lineari di equazioni

Capita spesso di avere Più di un'incognita da determinare, attraverso un certo numero


di equazioni (o disequazioni). Ad esempio, nel caso di due incognite x ed y, risolvere
un'equazione del tipo
I(x,y) = O
vorrà dire determinare tutte le coppie (x,y) per cui valga l'uguaglianza I(x,y)
O. In generale, può capitare di avere n incognite Xl, X2, .•• , X n , ed m equazioni
Ik(XI, .. " x n) = O dove l'indice k varia tra 1 ed m. Si usa allora scrivere il problema
sotto forma di sistema:
!I(XI, ... ,Xn):o
l2(xI,". ,x n ) - O
{
Im(XI, ... ,xn)=O.
Il caso più semplice è quello dei sistemi lineari, in cui le funzioni Ik dipendono linear­
mente dalle variabili Xi, vale a dire sono della forma

f(XI,X2, ... ,Xn ) alXI + a2x2 + ... + anX n + A,


con ab a2, ... ,an , A costanti opportune. Prendiamo ad esempio il caso in cui n m =
2: il sistema si scrive allora (indicando con X ed y le due variabili in gioco) nella forma

ax + by + e = O
{ ex +dy + I = O (2.6)

sove a, b, c, d, e, I sono numeri reali assegnati (detti coefficienti del sistema).


È subito evidente che non sempre esiste una soluzione; basta ad esempio considerare
il sistema
X+y O
{ x+y+l=O

che è del tipo (2.6) con a = b c d I I , e = O , per rendersi conto che non esiste
alcuna coppia (x, y) che lo risolve. Analogamente può succedere che le soluzioni siano
in numero infinito, come mostra ad esempio il sistema

X+y O

{ 2x + 2y O,

38 Sezione 2.4 : Sistemi lineari di equazioni

che è sempre del tipo (2.6), in cui tutte le coppie (t, con t E lR sono soluzioni.
La maniera più semplice di risolvere un sistema del tipo (2.6) è per sostituzione;
uno dei coefficienti a, b, c, d sarà non nullo (altrimenti il sistema è banale, dato che non
compaiono le incognite!), supponiamo ad esempio che sia a =I O. Si trova allora dalla
prima equazione
by+e
x (2.7)
a
che, sostituito nella seconda equazione, fornisce

c
- - (by
a
+ e) + dy + I = O

che si può scrivere equivalentemente nella forma

(ad - bc)y = ce af. (2.8)

A questo punto è cruciale osservare se il coefficiente ad be è non nullo; infatti se


ad - be =I O si trova subito
ce - al
y=
ad - be
e dunque, sostituendo in (2.7),
bI de
x= '.
ad-bc
Se invece si ha ad bc = O , dalla (2.8) si ricava che:
a) se ce - al =I O non esistono soluzioni;
b) se ce - al == O allora ogni y E lR risolve (2.8) e dunque le soluzioni di (2.6) sono
infinite; più precisamente esse sono tutte e sole le coppie del tipo (- (by + e) I a, y)
con y E lR.
Più avanti, nello sviluppo dei corsi di Matematica, si capirà meglio il significato della
quantità ad bc e più in generale la questione della risolubilità dei sistemi lineari.
Ragionamenti analoghi (ma naturalmente la complessità dei calcoli dovuti alle sosti­
tuzioni aumenta) possono essere applicati a sistemi lineari di tre equazioni in tre variabili,
del tipo
alX + azy + a3Z + A = O
b1x + bzy + b3 z + B == O
{
CIX + czy + C3Z + C = O

o più in generale anche a sistemi con un numero più elevato di equazioni e di variabili.

Esempio : per risolvere il sistema

X+Y-Z=3
y+z=2 (2.9)
{ x+z=l
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 39

possiamo ricavare ad esempio z 1 - x dalla terza equazione e, sostituendo nelle prime


due, trovare il nuovo sistema di due equazioni in due variabili

{~x_:y= l~

Ricavando ora y = 1 + x dalla seconda equazione e sostituendo nella prima si trova


l'equazione 3x = 3 da cui si ottiene x 1 e quindi, risostituendo nelle espressioni di
y e di z trovate in precedenza, si trova y = 2 e z = O. Dunque l'unica soluzione del
sistema (2.9) è data da x l , y 2, z O .

Esempio ; consideriamo il sistema


3X y-z O
6x - 2y - z = O
{
6x - 2y+ z = O,
ricaviamo z = 3x y dalla prima equazione e sostituiamo nelle altre. Si trova il sistema

3X -y = O
{ 9x 3y = O

che è risolto da tutte le infinite coppie del tipo (x, 3x) con x E JR. Risostituendo
nell'espressione di z trovata si ottiene z O e dunque le soluzioni del sistema iniziale
sono infinite e più precisamente sono le teme del tipo (x, 3x, O) con x E JR (~es. 2.14).

2.5 - Disequazioni in più variabili

Diamo in questa sezione un breve cenno sulle disequazioni e sui sistemi di disequazioni
in più variabili. Ci limiteremo a qualche esempio in due variabili, rinviando ai corsi di
Matematica dei primi anni per ulteriori dettagli e approfondimenti. Una disequazione in
due variabili è un'espressione del tipo

f(x,y) ~ O
(dove il segno di disuguaglianza ~ è preso solo come esempio) ed è quindi associata a
un sottoinsieme del piano cartesiano JR2 : più precisamente all' insieme

((x,y) E JR2 : f(x,y) ~ O}

dei punti (x, y) le cui coordinate risolvono la disequazione. Tale insieme può essere
vuoto, come ad esempio nel caso in cui f (x, y) -1 x2 - y2 , oppure può essere
l'intero piano JR;2 , come ad esempio nel caso in cui f (x, y) = 1 + X2 + y2 . Esempi meno
banali, che dovrebbero essere ben noti dalle scuole medie superiori, sono i seguenti.
40 Sezione 2.5 : Disequazioni in più variabili

Esempio: La disequazione
X2 + y2 ::; R2

rappresenta il cerchio (che è "pieno", non va confuso con la circonferenza che è solo la
curva esterna) di centro l'origine e raggio R; se operiamo una traslazione e consideriamo
la disequazione
(x - a)2 + (y - b)2 ::; R 2

otteniamo allora il cerchio di centro (a, b) e raggio R.

Fig. 2.4: l'insieme (;1) 2)2 + (y - 1)2 :S: 5

Esempio : La disequazione
Ixl + Iyl ::; L
rappresenta il quadrato di vertici (O, ±L) e (±L, O) , come si verifica facilmente, ad
esempio considerando i vari casi determinati dai segni di x e di y.

(l,Q)

Fig. 2.5: l'insieme Ixl + lyl :S: 1


Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 41

Nel caso si abbia a che fare con un sistema di disequazioni

h(x,y) ::::: O

h(x, y) ::::: O

fm(x, y) ::::: O

si determineranno dapprima l'insieme Al delle soluzioni della disequazione h (x, y) :::::


O, l'insieme A 2 delle soluzioni della disequazione h(x, y) ::::: O, ... , l'insieme Am
delle soluzioni della disequazione fm(x, y) ::::: O; infine si prenderà la loro intersezione,
cioè l'insieme A = Al n A 2 n ... n Am , che sarà l'insieme delle soluzioni cercato.

Esempio : Consideriamo il sistema

x2 + y2 < 1
{ 31xl + 31yl :-: ; 4.
Basandoci sugli esempi precedenti abbiamo che la prima disequazione ha per soluzioni i
punti che appartengono al cerchio di centro l'origine e raggio 1, mentre la seconda dise­
quazione è risolta dai punti che appartengono al quadrato di vertici (0,4/3), (O, -4/3) ,
(4/3, O), (-4/3, O) . Le soluzioni del sistema sono date quindi dall' intersezione dei due
insiemi (~ es. 2.15).

Fig. 2.6: la regione scura rappresenta le soluzioni del sistema


42 Sezione 2.6 : Potenze e polinomi

2.6 - Potenze e polinomi

Sul significato dell'espressione xm con m intero positivo o negativo non dovrebbero


esserci dubbi; per quanto riguarda l'esponente O, poniamo per definizione xO = 1: in
particolare, 0° = 1 (questa scelta risulta molto comoda in un gran numero di situazioni
algebriche, ma d'altra parte crea dei problemi con le forme indeterminate nei limiti, come
si può vedere durante un successivo corso di matematica).
Se n è un intero dispari, xl/n è l'unico numero che elevato alla potenza n dà
x; se n è un intero pari, xl/n è definito solo per x ~ O, ed è l'unico numero non
negativo che elevato alla potenza n dà x: in particolare, 4 1/ 2 = v4 = 2 , e non ±2.
Con il simbolo x m / n , se m ed n sono entrambi dispari, oppure se solo m è pari,
indichiamo (xm)l/n oppure (xl/n)m, che sono uguali. La stessa definizione vale anche
se n è pari ed m è dispari: in tal caso, (xm)l/n = (xl/n)m se x ~ O, e nessuno dei
due è definito (e pertanto xm/n non è definito) se x < O. La solita definizione, infine,
vale anche se m ed n sono entrambi pari, ma solo se x ~ O ; invece, nel caso x < O
ed m, n entrambi pari, non è vero che (Xm) l/n = (Xl/n)m , e pertanto Xm/n non ha
senso: infatti (xm)l/n esiste, in quanto xm è positivo ed (xm)l/n ha senso, mentre
(xl/n)m non esiste perché xl/n è una radice pari di un numero negativo (ad esempio,
[( _2)2]1/2 = 41/ 2 = 2 ,ma [(_2)1/2]2 non esiste).
Questo deve far riflettere sulla possibilità (che non è sempre garantita!!!) di effettuare
semplificazioni nell'esponente di una potenza, in quanto ad esempio non è certo che X 32 / 16
sia uguale ad X2 : lo è solo se x ~ O ; invece, X6/ 15 = X2/ 5 è sempre vero (~ es. 2.16).
Le principali proprietà delle potenze sono:
a) se x, y ~ O oppure se n è dispari, allora (xy)m/n = xm/n ym/n
b) xm/n x p/ q = x m/ n+p/ q
c) se tutte le potenze hanno senso, (xm/n)P/q = xmp/(nq) = (xp/q)m/n .
Di nuovo, invitiamo a riflettere sul fatto che la prima proprietà non dice semplicemente
che (xy)m/n = xm/n ym/n , ma fa precedere questa formula da una condizione che va
verificata: ad esempio, in generale vxy e Vxy'Y potrebbero non indicare la stessa cosa,
in quanto la radice del prodotto potrebbe avere senso anche se non lo ha il prodotto delle
radici. Bisogna perciò evitare semplificazioni indiscriminate.

Esempio: se x = -3 e y = -27, ha senso la radice vxy = J( -3)( -27) = J8I = 9 ,


ma il prodotto Vxy'Y = AvI-27 non ha significato - perlomeno nell'ambito dei
numeri reali.

Esempio: l'equazione vi4 - X2 = X - 2 , elevando alla cieca al quadrato ambo i membri,


diventa 4 - X2 = X2 - 4x + 4 , cioè 2X2 - 4x = O , che ha soluzioni x = O e x = 2 ;
tuttavia x = O non risolve l'equazione originaria, che diventerebbe v4 = -2. L'errore
qui sta nel fatto che l'equazione a = b non è sempre equivalente ad a 2 = b2 : lo è solo
se a e b sono concordi; nel nostro caso a = vi4 - X2 ~ O , quindi è necessario imporre
che b = x - 2 ~ O per "poter" elevare al quadrato.
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 43

Nel caso particolarmente frequente in cui tutti gli esponenti sono dei numeri interi,
le proprietà precedenti si riducono a:
a') (xy)m = xm ym
b') xm x p = xm+p
c') se x i- O o se m,p 2: O allora (xm)p = x mp .

Esempio:
(x3 y 5)2 . (x2y)3 = x3.2 . y5.2 . x2.3 . yl.3 = x6 x 6y lO y 3 = x12y13
(x3/5 y 2/3)3/7 = x9/35 y 2/7
(x3/5 y 2/3)3/4 = x9/20(y2)1/4 :
in questo caso non si può semplificare oltre, se non si conosce il segno di y.

A partire dalle potenze con esponente intero si costruiscono i polinomi, che sono
somme finite di termini (detti monomi) ciascuno dei quali è prodotto di una costante
per una potenza dell' incognita. Un polinomio P(x) si dice di grado k se la più grande
potenza di x che compare in P(x) con coefficiente diverso da zero è xk: così, 3x 5 ­
2x + X7 ha grado 7, mentre del polinomio 3x 5 - 2x + ax 7 non possiamo dire lo stesso,
dato che il grado è 7 solo se a i- O. Se in un polinomio compare come potenza più
alta xk , ma il coefficiente di xk potrebbe essere nullo, si dice che P è un polinomio
di ordine k; quindi, un polinomio di ordine k non può avere grado superiore a k, ma
può averlo anche inferiore.

Esempio: il polinomio P( x) = 3X2 - 2a 2x +5 ha grado 2 (e ordine 2), mentre il polinomio


P(x) = (a 2 - 4)x2 - (a + 2)x + 4, che ha ordine 2, ha grado che dipende da a; in
particolare, se a i- ±2 il grado è due, se a = 2 il grado è uno, e se a = -2 il grado è
zero.

Esempio: la scrittura 2a3x 2 - 3xa 2 + 5 è certamente un polinomio, ma per dire quale


ne siano il grado e l'ordine dobbiamo prima sapere quale sia la variabile! Infatti se la
variabile è x l'ordine è due, se la variabile è a l'ordine è tre, e se la variabile è qualche
altra (per esempio y) il grado del polinomio è zero.

Le operazioni di somma e prodotto tra polinomi dovrebbero essere ben note: la


somma si esegue termine a termine, mentre per il prodotto si moltiplicano uno per uno i
termini del primo polinomio per ciascuno dei termini del secondo. Benché in teoria la cosa
non presenti alcuna difficoltà, qui si trovano con incredibile frequenza degli errori; gene­
ralmente sono dovuti semplicemente a mancanza di ordine (grafico o mentale) nel portare
avanti i calcoli. Visto che questo è facilmente rimediabile, raccomandiamo di scegliere
un modo di procedere ordinato e attenervisi rigorosamente: ad esempio, nell'eseguire le
somme di polinomi si potrebbe fare un piccolo segno sotto ad ogni monomio che è stato
sommato, e alla fine (molti studenti si dimenticano proprio di questo!) controllare che
tutti i monomi da sommare abbiano il loro segnetto. Nell'eseguire i prodotti, conviene
prendere il primo monomio del primo polinomio e moltiplicarlo via via per tutti gli ad­
dendi del secondo polinomio, poi (terminata la prima parte dell'operazione) passare al
44 Sezione 2.6 : Potenze e polinomi

secondo monomio del primo polinomio, e moltiplicare anche quello per tutti gli addendi
del secondo polinomio, e cosÌ via.

Esempio : calcoliamo
(3ax 2 - 2a 3 x + 5)(2a3 x 3 - 2x + l)

2
= 3ax (2a 3 x 3 - 2x + l) - 2a 3 x(2a 3 x 3 2x + l) + 5(2a3 x 3
2x + l)
= 6a 4 x 5 - 6ax3 + 3ax 2 - [*4a 6 x 4 - 4a 3 x2 + 2a 3 x]* + 10a 3 x 3 - 10x + 5 ;
notate che per non rischiare di fare pasticci con i segni è stato lasciato il segno "meno"
fuori dalle parentesi asteriscate: questa è una buona norma, utile in particolare per chi
non si sente in grado di eseguire diversi passaggi in un colpo solo. CosÌ:
... = 6a 4 x 5 6ax 3 + 3ax2 - 4a6 x 4 + 4a3 x2 - 2a3 x + 10a3 x 3 lOx + 5 .
Infine, esprimiamo il risultato ottenuto come polinomio nella variabile x, raccogliendo i
monomi con lo stesso esponente:
... = 6a 4 x 5 - 4a6 x 4 + (lOa 3 - 6a)x 3 + (4a 3 + 3a)x2 - (2a 3 + lO)x + 5.
Ricordiamo a questo punto che nella divisione fra numeri interi, che prevede un
quoziente e un resto, si ha ad esempio che la divisione di 17 per 3 dà quoziente 5 e resto
2. Come sono determinati questi numeri, e perché ad esempio non è vero che il quoziente
è 7 con resto 4, oppure è 4 con resto 5? Sappiamo bene che la divisione di N per D
ha quoziente Q e resto R se anzitutto
N QD+R
(il che elimina la possibilità che nell'esempio il quoziente fosse 7 e il resto 4, perché
17 i= 7·3 + 4 , ma lascia aperta la possibilità che sia Q = 4 e R = 5 ), e inoltre
O~R<D;

le due condizioni insieme identificano univocamente Q ed R.


La divisione fra polinomi segue un criterio analogo: diremo che la divisione di un .
polinomio N(x) per un polinomio D(x) fornisce quoziente Q(x) e resto R(x) se
a) N(x) Q(x)D(x) + R(x)
b) il grado di R è minore del grado di D.
Se il resto è zero (cioè è il polinomio nullo) si dice che N è divisibile esattamente per D.
La divisione fra polinomi si esegue abitualmente con l'algoritmo di Ruffini, che mostriamo
qui di seguito con un esempio (~ es. 2.17):
2x 5 -4x3 -x2 +3x -5 X2 - x l
2x 5 -2x4 -2x 3
2x 3 + 2x 2 + l
2X4 -2x3 _x 2 +3x -5
2X4 -2x3 _2X2
X2 +3x -5
X2 -x -1
4x -4
Capìtolo 2 : Numerì, angoli, coordìnate 45

pertanto la divisione di 2x 5 x2 + 3x 5 per x2 - x 1 dà quoziente 2x 3 + 2x2 + 1


e resto 4x - 4. Qualora il polinomio divisore sia della forma D(x) x - a , si può usare
per la divisione un algoritmo più semplice: ad esempio la divisione (3x 3 +5x 1): (x-2)
si esegue scrivendo
3 o 5 -1

2 6 12 34
3 6 17 33

e dà quoziente 3x 2 + 6x + 17 e resto 33.


Se P(x) è un polinomio, un numero a si dice radice (o "zero") di P se a è solu­
zione dell'equazione P(x) = O, cioè se P(a) O. In tal caso il polinomio P(x) risulta
essere divisibile per il polino mio (x - a) con resto zero (cioè è divisibile esattamente per
x - a). TI quoziente di questa divisione è un ulteriore polinomio, e talvolta accade che
anche questo abbia a come radice, cosÌ che P risulterebbe divisibile esattamente per
(x - a? . Diciamo che a è una radice del polinomio P con molteplicità m se P(x) è
divisibile esattamente per (x - a)m ma non per (x - a)m+1 .
Osserviamo a questo punto che la frase "la tale equazione ha due (o tre, o altro)
soluzioni coincidenti" non ha molto senso: nessuno, dovendo ricevere 100 €, si acconten­
terebbe di ... due biglietti da 50 € coincidenti! Così, l'equazione (x 3)2 = O ha solo
una soluzione, che è x = 3 ; semmai, trattandosi di un'equazione del tipo P(x) O con
P polinomio, si può dire che questa è una radice con molteplicità due.

Esempio: se P( x) x 4 + 4x3 - 9lx2 - 490x , si ha P( -7) = O ,quindi P è divisibile


per x - ( - 7) = x + 7 e

P(x) = (x + 7)(x 3 - 3x 2 - 70x) (x + 7)x(x2 3x 70) (x + 7)2x(x lO);

allora le radici di P sono x = lO, x O e x = -7 , quest'ultima con molteplicità 2.

2.7 - Equazioni e disequazioni di secondo grado

Vale la pena di rivedere come si dimostra la formula risolutiva per le equazioni di secondo
grado: partiamo dal fatto che sappiamo risolvere l'equazione t 2 k con k :;::: O , dato che
questa ha soluzioni (che vengono chiamate anche "radici," per ovvie ragioni) t = ±v'k ,
e cerchiamo di riportare il caso generale a questo caso particolare noto. Consideriamo
dunque la generica equazione di secondo grado

ax 2 +bx+c=0, (2.10)
46 Sezione 2.7 : Equazioni e disequazioni di secondo grado

dove il primo coefficiente a è non nullo (altrimenti si tratta di una equazione di grado
più basso). Dato che

2 2 b ~ ~ b 2 b2
ax +bx+c=a(x +2 2a x+ 4a2) - 4a +c=a(x+ 2a) 4a +C, (2.11)

l'equazione (2.10) può essere riscritta

b 2 b2
a(x+ 2a) = 4a -c,

ovvero
2
(x + ~)2 = b - 4ac (2.12)
2a .
A questo punto ci siamo ridotti al caso t 2 = k, ma bisogna ancora fare attenzione:
non è detto che il secondo membro della (2.12) sia non negativo, perciò (dato che il
denominatore è 4a 2 ed è quindi certamente positivo) dobbiamo studiare separatamente
tre casi, a seconda del segno di b2 - 4ac: abbiamo cosÌ la ben nota suddivisione

-b ± Vb 2 - 4ac
se b2 4ac> O allora (2.10) ha le due soluzioni x=-----­
2a
-b
se b2 4ac O allora (2.10) ha solo la soluzione x
2a
se b2 4ac < O allora (2.10) non ha soluzioni

(per la precisione, non ha soluzioni reali: chi conosce i numeri complessi sa che anche in
quest'ultimo caso vi sono soluzioni, ma non sono reali). Il numero b2 - 4ac, appunto
perché il suo segno discrimina fra i tra casi, viene detto discriminante dell'equazione e
viene talvolta indicato con il simbolo il.

Esempio: risolviamo l'equazione 5X2 + 2x - 1 O: essendo il = (_2)2 - 4·5· (-1) =


4 + 20 24> O l'equazione ha due radici, che sono

x=
-2±V24
=
-1 V6
2·5 5

Esempio: risolviamo l'equazione 4x - 2 = 4x 2 1: questa può essere riscritta

4x 2 - 4x + 1 O

ed essendo il (-4)2 - 4·4·1 = O l'equazione ha una sola radice, che è x = 1/2.

Esempio: risolviamo l'equazione 3x - 2 = x2 + 2: questa può essere riscritta

x 2 -3x+4 O

ed essendo il = (-3)2 - 4 . 1 ·4 9 16 < O l'equazione non ha soluzioni (~ es. 2.19).


Capitolo 2: Numeri, angoli, coordinate 47

Più interessante è la discussione relativa alle disequazioni di secondo grado: partiamo


come prima dal caso modello, e studiamo il segno di t 2 k ; dato che t 2 > O per ogni
t i= O e che t 2 = O per t O , se k < O vediamo subito che t 2 k > O per ogni valore
di t, mentre se k = O abbiamo di nuovo t 2 - k > O , ma solo per ogni valore di t i= O .
Il caso k > O è differente: infatti allora possiamo scrivere

t2- k t2 (Jk)2 = (t + Jk)(t Jk);


allora è evidente che il segno è positivo quandi i due fattori sono concordi, vale a dire
quando t è minore di -Vk (e allora i due fattori sono entrambi negativi) e quando t
è maggiore di Vk (e allora sono entrambi positivi).
Il caso generale è complicato dalla presenza del coefficiente a; partendo da (2.11) e
scrivendo 1). = b2 - 4ac , abbiamo che

ax
2+ bx + c a [ (X + 2~ r 4~2]'
Dalla discussione fatta poco fa si deduce allora che
a) se 1). < O la quantità fra parentesi quadre è sempre positiva, dunque tenendo conto
anche del termine a il trinomio ax 2 + bx + c ha sempre il segno del coefficiente a;
b) se 1). = O la quantità fra parentesi quadre è sempre positiva salvo quando x =
-b/2a, dunque tenendo conto anche del termine a il trinomio ax 2 + bx + c ha
sempre il segno del coefficiente a, salvo che per x = -b/2a , caso in cui il trinomio
si annulla;
c) se 1). > O l'equazione ax 2 + bx + c = O ha due radici distinte Xl e X2, diciamo
con Xl < X2 ; allora la quantità fra parentesi quadre è positiva se X è al di fuori
dell' intervallo [Xl, X2l , nulla per X = Xl e X = X2 , negativa se X è all'interno
dell' intervallo ]Xl, X2 [. Tenendo conto del termine a,
cl) per X esterno all' intervallo [Xl, x2l , la quantità ax 2 + bx + c ha il segno del
coefficiente a;
c2) per X = Xl e per X = X2 , la quantità ax 2 + bx + c si annulla;
c3) per X interno all' intervallo JXI, X2[, la quantità ax 2 +bx+c ha segno opposto
a quello del coefficiente a.

Esempio : risolviamo la disequazione 5x 2 + 2x - 1 S; O: abbiamo visto sopra che


l'equazione ha le due radici X = (-1 ± y'6) /5; dato che il coefficiente di X2 è po­
sitivo, il trinomio è positivo all'esterno dell' intervallo delle radici, negativo all'interno,
dunque la soluzione della disequazione è

-1-v'6 -1+v'6
5 S;xS; 5 .

Esempio : risolviamo la disequazione 4x 2 < 4x 2 - 1 : questa può essere riscritta


4x 2 -4x+1>O
e dato che 1). O e che il coefficiente di X2 è positivo, il trinomio è sempre positivo,
tranne che per X 1/2 in cui si annulla. La soluzione della disequazione è allora
X i= 1/2 .
48 Sezione 2.8 : Coordinate e angoli

Esempio ; risolviamo la disequazione 3x - 2 ~ x2 + 2 : questa può essere riscritta

X2 - 3x + 4 :s; O
ed essendo Ll < O il trinomio ha sempre il segno del coefficiente di x2, cioè è positivo:
allora la disequazione non ha soluzioni (~ es. 2.20).

Possiamo avere una interpretazione grafica (1& sezione 4.1) delle disequazioni di
secondo grado, che forse facilita il compito di ricordarsi la casistica: il grafico di un
polinomio di secondo grado è una parabola, e nella figura che segue sono riportati i
grafici delle tre funzioni 5x 2 + 2x - 1, 4X2 - 4x + 1 e X2 - 3x + 4 rispettivamente, dai
quali risulta evidente dove queste sono positive e dove sono negative.

I -T~ __ M _ _ _-

Fig. 2.7: y = 5x2 + 2x - l Fig. 2.8: y = 4x 2 - 4x +l Fig. 2.9: y = x2 3x +4

2.8 - Coordinate e angoli

Un "sistema di coordinate" è in generale un metodo codificato per associare dei valori (in
generale numerici, ma anche alfabetici o altro) a certe proprietà degli oggetti, in modo
tale che trasmettendo solo questi valori ad un'altra persona lei possa capire in modo
univoco le proprietà in questione.

Esempio ; se si parla di lunghezza di una sbarra e decidiamo di usare come sistema


di coordinate la misura in metri, il numero 2.73 identifica univocamente una sbarra
di lunghezza, appunto, 2.73 metri. Osserviamo che se non avessimo specificato che la
misura riguarda una lunghezza ed è espressa in metri, ci sarebbe potuta ben essere una
incomprensione (chi riceve l'informazione avrebbe potuto pensare che si riferisse a una
lunghezza in pollici, o a un peso, ... ).
Capitolo 2: Numeri, angoli, coordinate 49

Esempio : nel gioco degli scacchi, "b5" è una valida coordinata; VB996785 indica, per
un militare italiano, un ben preciso punto del territorio nazionale (al centro del cratere
dell'Etna).

Esempio : stabilito che il riferimento principale è dato dall'equatore e dal meridiano di


Greenwich, latitudine e longitudine identificano univocamente un punto sulla superficie
terrestre. Naturalmente le due coordinate non bastano più se vogliamo indicare la po­
sizione di un aereo o di un sommergibile: dovremo evidentemente aggiungere una terza
coordinata, che può essere la quota rispetto alla superficie terrestre, o al livello medio
del mare, o la distanza dal centro della terra, ... i anche la scelta di questa terza coor­
dinata deve essere codificata: ad esempio, misurando le quote dal livello medio del mare
il monte più alto del mondo è l'Everest (8850 m s.l.m.), mentre misurandole dal centro
della Terra (che come è noto non è sferica) il più alto è il Chimborazo (6310 m s.l.m.), che
dista dal centro del pianeta 6384.45 km, contro 6382.25 km dell'Everest (fonte: National
Geographic).

Esempio: l'abituale sistema di coordinate su una retta consiste nel fissare sulla retta
stessa un punto O che viene detto origine, ed un altro punto A diverso dal primo. In
tal modo risultano individuati sia l'unità di misura (la distanza OA) sia il verso (detto
"canonico") di percorrenza, quello da O verso A. Ad un punto P della retta associamo
come coordinata il numero OP/OA se p e A sono dalla stessa parte rispetto a O, il
numero -OP/OA altrimenti.

o A

P1 O A P2

Fig. 2.10: la coordinata di Pl è -0.5, quella di P2 è 2

Esempio: il sistema più comune di coordinate nel piano è quello cartesiano ortogonale,
i cui assi sono due rette ortogonali, ciascuna dotata di coordinate e aventi le origini
coincidenti. Spesso anche le unità di misura sulle due rette coincidono, anche se questo
non è sempre il caSOi ad esempio, nel profilo altimetrico di una tappa del Giro d'Italia la
coordinata verticale è molto esagerata (trenta volte quella orizzontale, nella figura 2.11):
infatti l'escursione verticale è di qualche centinaio di metri, quella orizzontale di un paio
di centinaia di chilometri. Se si dovesse usare la stessa unità di misura in orizzontale e
in verticale (figura 2.12) il profilo di una tappa dolomitica risulterebbe quasi piatto.
50 Sezione 2.8 : Coordinate e angoli

km

2,057

1,45
F Malga Ciapela I IP.sso Fedaia
km
Conegliano Corvara
111,9 117,2

Fig. 2.11: la tappa dolomitica del 2002 Fig. 2.12: la sua parte più ripida

Esempio: l'utilizzo di due assi cartesiani ortogonali è molto utile se si vuole rappresen­
tare graficamente un evento in cui vi siano due quantità tra loro collegate. Ad esempio,
l'andamento dell' indice MIBTEL durante una giornata alla Borsa di Milano può essere
descritto dal grafico della figura 2.13, dove sull'asse orizzontale delle ascisse viene rap­
presentato il tempo (tra le 9.30 e le 17.30 che, come è noto, sono gli orari di apertura e
chiusura della Borsa di Milano) e su quello verticale delle ordinate il valore dell' indice. È
da notare che, per rendere più eloquente la rappresentazione grafica, l'origine degli assi,
cioè il punto dove questi si intersecano, è stata scelta in corrispondenza dell'ora 9.30 e
dell' indice 18000, anziché dell'ora O e dell' indice O.

19000

16105

Fig. 2.13: un giorno di MIBTEL

Per misurare gli angoli sono disponibili svariati sistemi di coordinate, alcuni più
pratici e altri meno. Diamo per noto il sistema di misurazione in gradi sessagesimali,
che consiste nel dividere l'angolo retto in 90 parti uguali a ciascuna delle quali viene
assegnata la misura di un grado; per inciso, questo metodo è estremamente poco pratico:
vi siete mai chiesti, ad esempio, come fareste a costruire un goniometro senza possederne
già uno?
In Analisi matematica e in generale in tutta la matematica, per motivi molto validi,
il sistema usato è quello della misurazione in radianti. Questa consiste nel considerare un
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 51

angolo (cioè una porzione di piano delimitata da due semirette uscenti dallo stesso punto),
tracciare una circonferenza di centro quel punto e raggio R qualunque, e misurare la
lunghezza L dell'arco di circonferenza compreso entro l'angolo dato. TI rapporto LIR
(che non dipende quindi dal raggio R scelto, visto che al raddoppiare di R raddoppia
anche L) è la misura in radianti dell'angolo dato.

R'

L'

Fig. 2.14: per similitudine, LIR L' IR'

In tal modo, come si verifica facilmente, l'angolo retto risulta avere misura pari a rr 12 ;
una corrispondenza fra le misure in gradi e radianti per alcuni angoli comuni è riportata
qui di seguito (~ es. 2.21).

Una circonferenza di particolare utilità per la misurazione degli angoli è quella (detta
goniometrica) avente raggio 1: in tal modo la misura di un angolo si ha semplicemente
prendendo la lunghezza dell'arco di circonferenza corripondente; tale misura risulta com­
presa (come si vede nella tabella) fra zero, per l'angolo nullo, e 2rr per l'intero angolo
giro.
Immaginiamo di essere un osservatore posto al centro di uno stadio intorno al quale
si snoda una pista da atletica leggera. Volendo individuare la posizione di un corridore,
si potrebbe pensare di fissare la coordinata zero al punto di partenza, e determinare la
posizione mediante l'angolo di cui è ruotato il nostro sguardo. Questo sistema funziona
bene per competizioni di lunghezza inferiore a un giro di pista, dopo di che ci troviamo
nella situazione in cui il nostro sguardo è ruotato per più di un giro: dunque, esiste nella
pratica la necessità di misurare angoli (che non sono più necessariamente porzioni di
piano) superiori a un giro. In modo analogo a quanto fatto per le coordinate su una retta,
introduciamo un sistema di coordinate angolari sulla circonferenza goniometrica: diciamo
O il suo centro, e fissiamo su di essa un punto di partenza A. Ad un numero reale non
negativo a associamo un angolo nel seguente modo: se O::; a < 2rr l'angolo è quello
che si ottiene facendo ruotare il segmento OA intorno ad O in senso antiorario, fino
52 Sezione 2.8 : Coordinate e angoli

a coprire un angolo (inteso ora come porzione di piano) avente misura a (in radianti).
Se 27r ~ a < 27r + 27r = 47r associamo ad a l'angolo formato da un intero giro, a cui
si somma l'angolo a 27r (notiamo che a e a 27r individuano due angoli delimitati
dalla stessa coppia di semirette OA e OP).

27r 27r 87r


Fig. 2.15: l'angolo 3 Fig. 2.16: l'angolo 211" + 3"
3

In generale, se sarà k· 27r ~ a < (k + l) ·27r associamo ad a l'angolo formato da


k giri, a cui si somma l'angolo a 2k7r .
Per i numeri reali negativi si procede rovesciando il verso di percorrenza (come già
visto sulla retta).

211"
Fig. 2.17: l'angolo
3

Abbiamo cosÌ stabilito una corrispondenza, che ad ogni numero reale associa un
angolo, e quindi a questo un punto della circonferenza goniometrica; tuttavia, come
abbiamo visto, a più numeri reali distinti può risultare associato lo stesso punto della
circonferenza goniometrica: ad esempio, ai numeri

7r 37r _ ~ + (-27r) , 257r _ ~ + 6 . 27r


2' -2- 2 2-2
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 53

è associato lo stesso punto. I diversi numeri (ce ne sono infiniti) a cui è associato lo stesso
punto differiscono fra loro per multipli interi di 2rr.
Le coordinate cartesiane non sono sempre le più vantaggiose: se, chiedendo a un
passante dov'è un certo ristorante, quello vi rispondesse "7810 metri a est e 2358 metri
a nord dell'obelisco di piazza San Pietro", sareste ben sconcertati, anche se la risposta
è molto precisa. Avreste certo preferito un'indicazione del tipo "è a 300 metri in quella
direzione" t Questa situazione si riproduce in artiglieria, dove sì vengono ricevute le
coordinate del bersaglio, ma poi l'artigliere deve fare un piccolo calcolo per sapere quel
che davvero gli interessa, e cioè in che direzione è il bersaglio, e a che distanza.
Questa è l'essenza delle coordinate polari nel piano: fissate un'origine O ed una
semiretta di riferimento che esce da O (abitualmente questa semiretta coincide con il
semiasse positivo delle ascisse), ad ogni punto P del piano vengono associati due numeri.
Il primo è la distanza di P da O, e viene solitamente indicato con la lettera greca fl,
"rho"; il secondo è la misura in radianti dell'angolo di cui la semiretta di riferimento deve
ruotare, muovendosi in senso antiorario, per sovrapporsi alla semÌretta da O passante per
p (oppure un qualsiasi numero qualora O e P coincidano): questo viene solitamente
indicato con f), "theta".

P 1,.j3)

Fig. 2.18: per P = (-1, v'3) è t? = 2, {} 2rr/3 Fig. 2.19: tanti angoli per una direzione

È chiaro che f) non è individuato in modo univoco: ad esempio, per sovrapporre il


semiasse positivo delle ascisse al semiasse positivo delle ordinate (s- figura 2.19) possiamo
fare nel solito senso antiorario 1/4 di giro (f) = rr/2) oppure un giro e 1/4 (f) = 5rr/2),
oppure 3/4 di giro muovendo ci in senso orario ( f) -3rr/2), ...
Il legame che dà le coordinate cartesiane a partire da quelle polari si ricava facilmente,
ed abbiamo (s- sezione 2.9)

x flCOS f) , Y = flsenf). (2.13)


54 Sezione 2.9 : Trigonometria elementare

p y
e
x

Fig. 2.20: coordinate cartesiane e polari

Viceversa, per ricavare le coordinate polari da quelle cartesiane, osserviamo che, per
il teorema di Pitagora, abbiamo

{} Jx2 + y2 .

Per ricavare {) in funzione di x e di y osserviamo che, dalle uguaglianze (2.13), divi­


dendo y per x (e supponendo x #- O ) si ottiene

'Il = tan {)
x

da cui si ricava (Iii" sezione 3.6)

{) = arctan(y/x) se x > O
{) = ][ + arctan(y/x) se x < O.

Se x = O ed y > O si ha poi {) ][ /2 , mentre se x O ed y < O si ha {) = -][/2 .


È infine evidente che {) non è definito per x = y O ; ricordiamo che queste formule
danno solo uno degli infiniti possibili valori corretti di {), che differiscono tutti per
multipli interi di 2][ (~es. 2.23).

Esempio: il punto di coordinate cartesiane (1,1) ha coordinate polari (! v'2, {) =


][/4 ; il punto di coordinate po'lari (! 3, {) = ][ /2 ha coordinate cartesiane (O, 3) .
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 55

2.9 - Trigonometria elementare

Ricordiamo brevemente le principali nozioni di trigonometria, rimandando per uno studio


più dettagliato ad uno dei tanti manuali in uso nelle scuole medie superiori. Fissato un
sistema cartesiano ortogonale e tracciata la circonferenza goniometrica avente il centro
nell'origine degli assi, e la semiretta fondamentale coincidente con il semi asse positivo
delle ascisse, per ogni angolo a misurato in radianti (1& sezione 2.8) introduciamo ri­
spettivamente il seno e il coseno come l'ascissa e l'ordinata (1& sezione 2.10) del punto
sulla circonferenza goniometrica individuato dall'angolo a.

(1, O)

Fig. 2.21: angoli e coordinate sulla circonferenza goniometrica

Geometricamente il coseno (risp. il seno) di un angolo compreso fra zero e 7f/2 è


il rapporto fra le lunghezze del cateto adiacente (risp. opposto) e l'ipotenusa di un
triangolo rettangolo avente un angolo di misura a.

o H

Fig. 2.22: sena = PH/OP, cosa = OH/OP

Per quanto detto in precedenza sugli angoli, ad a e ad a + 2k7f (con k intero) corri­
sponde lo stesso punto sulla circonferenza goniometrica. Pertanto si avrà per ogni numero
intero k
cosa = cos(a + 2k7f) , sena = sen(a + 2k7f) .
56 Sezione 2.9 : Trigonometria elementare

In particolare osserviamo che si ha sen a = O per ogni a multiplo di 7f, mentre si ha


cosa = O per ogni a della forma (7f/2) + k7f con k intero.
A partire da seno e coseno si definisce la tangente di un angolo come il rapporto
(quando questo ha senso) fra seno e coseno dell'angolo: in particolare quindi la tangente
non è definita per gli angoli del tipo (7f/2) + k7f con k intero, in quanto il coseno di tali
angoli è nullo. Riportiamo una tabella dei valori di seno, coseno e tangente degli angoli
più comuni es. 2.25).

Riportiamo qui i grafici di queste funzioni.

Fig. 2.23 : y sena: Fig. 2.24 : y = cosa: Fig. 2.25 : y = tana:

La prossima figura, invece, mostra come sarebbe il grafico della funzione seno, in scala,
se usassimo per misurare gli angoli i gradi sessagesimali.

l 5 lO
-1

Fig. 2.26 : l'inizio del grafico del seno, misurando a: in gradi


Capitolo 2: Numeri, angoli, coordinate 57

Questa è una (anche se forse è la meno importante) delle ragioni per privilegiare i radianti
rispetto ai gradi.
Supporremo poi note le usuali formule di trigonometria, e in particolare
a) sen 2 x + cos 2 X l
b) le formule di addizione:

sen(x + y) = senxcosy + cosxseny,


cos(x + y) cos x cos y sen x sen y,

con le conseguenti formule di duplicazione per il seno e il coseno di 2x:

sen(2x) = 2senxcosx
cos(2x) cos 2 x - sen 2 x

c) le formule parametriche: se t = tan(x/2) allora


2t
senx =
1+
1- t 2
cosx= --2
l+t
2t
tanx = l

Naturalmente, non guasta conoscere qualche altra formula di uso più raro, tipo quelle di
bisezione

2sen 2 (x/2} = 1- cosx


2
2cos (x/2) = l +cosx
e quelle di prostaferesi

senx + seny = 2 sen(x/2 + y/2} cos(x/2 - y/2)


senx - seny 2cos(x/2 + y/2}sen(x/2 - y/2)
cosx + cosy = 2cos(x/2 + y/2) cos(x/2 - y/2)
cosx cosy = -2sen(x/2 + y/2)sen(x/2 y/2}.

2.10 - Geometria analitica

Abbiamo già richiamato le coordinate cartesiane; dati due punti P1 = (Xl, YI) e P2 =
(X2, Y2) , la loro distanza si ricava mediante il teorema di Pitagora ed è data dalla relazione
(PI P2 )2 = (PIH)2 + (HP2)2 .
58 Sezione 2.10 : Geometria analitica

~p,
H
p

Fig. 2.27: distanza fra due punti Fig. 2.28: perimetro di un triangolo

A seconda che l'ascissa di P 1 sia maggiore o minore di quella di P2 , la lunghezza


PIH è data da Xl X2 o da X2 - Xl rispettivamente, ma (Xl X2)2 = (X2 - XJ)2 , e
dato che lo stesso vale per le ordinate abbiamo in ogni caso

d(Pl,P2 ) = V(XI X2)2 + (YI - Y2)2 . (2.14)

Esempio: la distanza fra (1,1) e (5, -2) è

/(1- 5)2 + (1- (_2»)2 = V(-4)2 + 32 v'25 5.

Il perimetro del triangolo di vertici O = (O, O), P (1,1) e Q = (5, -2) è dato dalla
somma delle lunghezze dei tre lati: poiché (IEF figura 2.28)

OP= h, OQ V25 + 4 = J29 , y16+9 = 5,

il perimetro è uguale a 5 + ..J2 + J29 (~es. 2.30).

Una retta r nel piano è un particolare sottoinsieme del piano stesso; ci proponiamo
di descriverla mediante un'equazione: questo vuoI dire trovare un'espressione !(x, y) ,
contenente le variabili X e y, tale che i punti della retta siano tutti e soli i punti P
(x, y) le cui coordinate soddisfano l'equazione !(x, y) = O. Dunque stiamo descrivendo
una retta r come un insieme, tramite le proprietà che ne caratterizzano i punti:

r {(x, y) : !(x, y) O}.

È noto che per una retta del piano l'espressione di ! (che si ricava facilmente dal
teorema di Talete) è del tipo ! (x, y) ax + by + c per opportuni valori di a, b, c ,
dunque l"'equazione della retta" è

ax+by+c O; (2.15)
Capitolo 2 ; Numeri, angoli, coordinate 59

a seconda dei valori di a, b, c si ottengono tutte le rette del piano, eccezion fatta per due
casi. Infatti è immediato constatare che se a b = c = O tutti i punti (x, y) del piano
soddisfano l'equazione ax + by + c O , mentre se a = b = O e c =I O questa non è
soddisfatta da alcun punto (x, y). Escluse queste situazioni, il caso particolare b O
dà l'equazione ax + c = O, che (essendo a =I O perché abbiamo già parlato dei casi
in cui a e b sono contemporaneamente nulli) diventa x = -e/a: dunque è assegnata
solo l'ascissa, mentre l'ordinata è qualsiasi, ed r è la retta verticale formata dai punti
di ascissa -c/a (1rF figura 2.29).

Fig. 2.29: x-l = O Fig. 2.30 : 2x - y +1 = O : qui, m tan a = 2

In tutti gli altri casi l'equazione (2.15) equivale a

a c
y= -x- ­
b b'

ed è quindi del tipo


y=mx+q. (2.16)

Questa (1rF figura 2.30) rappresenta una retta r che interseca l'asse delle ordinate nel
punto (O, q) , e il numero m si chiama coefficiente angolare della retta: ciò significa che
se r l è una retta parallela ad r e passante per l'origine, l'angolo fra il semiasse positivo
delle ascisse ed r l ha tangente uguale ad m.
Facciamo notare che è importante mantenere concettualmente distinte tre cose, che
spesso vengono confuse dagli studenti: la prima è la retta r come sottoinsieme del piano,
ad esempio r = {(x, y) E J!!:2 : y = 2x + 1} ; la seconda è l'equazione della retta stessa,
ad esempio y = 2x + 1: questo non è un sottoinsieme del piano, ma un predicato nelle
variabili x e y; la terza, infine, è la parte che nel nostro esempio è rappresentata da
2x + 1 : questa non è un insieme né un predicato, ma semmai una funzione di x, il cui
grafico è la retta r.
Riportiamo alcune proprietà e formule elementari:
a) una retta nella forma (2.16) è orizzontale se e solo se m O;
b) due rette nella forma (2.16) sono parallele se e solo se hanno lo stesso coefficiente
angolare;
60 Sezione 2.10 : Geometria analitica

c) due rette di equazioni ax + by + c = O e a' x + b' y + c' = O sono parallele se e solo


se ab' = a'b;
d) due rette nella forma (2.16) sono perpendicolari se e solo se il prodotto dei loro
coefficienti angolari vale -1;
e) due rette di equazioni ax + by + c O e a' x + biY + c' = O sono perpendicolari se
e solo se aa' + bb' O;
f) le rette non verticali passanti per un punto assegnato (Xl, YI) hanno tutte equazione
Y YI = m( X xI);
g) la retta passante per i due punti distinti (Xl, YI) e (X2, Y2) ha equazione Y = YI se
YI e Y2 sono uguali, ha equazione X Xl se Xl e X2 sono uguali, e ha equazione
X - Xl
Y2 - YI X2 Xl
in tutti gli altri casi (~ es. 2.31).
È anche talvolta utile conoscere la distanza di un punto P (Xl, YI) da una retta r di
equazione ax + by + c = O : questa è data dalla formula

d(P, r) laxi + bYI + cl


v'a'l. + b2
Passiamo ora dalle rette ai cerchi: dalla formula (2.14) della distanza fra due punti
si ricava immediatamente l'equazione della circonferenza di centro C = (xo, Yo) e raggio
r > O: dato che questa è l'insieme dei punti P = (x, y) tali che PC r, o che è lo
stesso (PC)2 r 2 , tale equazione è
(x - xO)2 + (y - Yo)2 r 2 .
Questa può essere riscritta
x 2 + y2 2xox - 2yoY + (x5 + Y5 - r 2 ) O, (2.17)
ed è quindi del tipo
X2 + y2 + o'x + ,8y + , O. (2.18)
Data un'equazione della forma (2.18), per vedere se essa rappresenta una circonferenza
(e quale) occorre determinarne il centro (xo,Yo) e il raggio r: dal confronto fra (2.17)
e (2.18), il candidato centro deve soddisfare le relazioni -2xo = a e -2yo = ,8 , da cui
a ,8
Xo = - 2 Yo = -2'
Inoltre il numero positivo r deve soddisfare x5 + Y6 r2 = "( , cioè usando i valori di
Xo e Yo appena trovati deve essere
0'2 + ,82
r 2 = -------'­
4
Questo non è possibile sempre, ma soltanto se 0'2 +,82 - 4, > O: in tal caso possiamo rica­
vare r e determinare la circonferenza, mentre negli altri casi l'equazione (2.18) non rap­
presenta una circonferenza - per la precisione, rappresenta il solo punto (-0'/2, -,8/2)
se 0'2 +,82 - 4, = O , rappresenta l'insieme vuoto se 0'2 + ,82 4, < O (~es. 2.39).
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 61

Fig. 2.31 : Fig. 2.32 : Fig. 2.33 :

Altri luoghi geometrici le cui equazioni canoniche dovrebbero essere note sono l'el­
lisse, l' iperbole e la parabola. Rimandando alle figure per l'interpretazione geometrica
dei coefficienti, l'ellisse (w figura 2.31) ha equazione canonica (~ es. 2.45)
X2 y2
a2 + b2 = 1
mentre 1'iperbole, a seconda dei casi (w figure 2.32 e 2.33), ha equazione canonica
X2 y2 x2 y2
b2 =1 oppure + b2 1.

Fig. 2.34; Y 3x 2 2x - 1 Fig. 2.35: y _x 2 + 3x + 2


Per la parabola, l'equazione canonica è y = ax 2 con a "1= O , che corrisponde a una
parabola con vertice nell'origine e asse di simmetria verticale; tuttavia, anche tutte le
equazioni della forma
y ax 2 + bx + c
con a "1= O rappresentano delle parabole con asse di simmetria verticale e vertice nel
punto ( b/(2a), c b2 /(4a)); queste hanno la concavità rivolta verso l'alto (e vengono
dette "convesse") se a > O , rivolta verso il basso (e vengono dette "concave") se a < O
(~ es. 2.48).
62 Sezione 2.11 : Geometria solida

2.11 - Geometria solida

Ricordiamo qui di seguito alcune formule relative a superfici e volumi di solidi (~es. 2.51).
Il parallelepipedo di dimensioni a, b, c ha:

volume super
abe 2(ab + be + ae)

Il cono circolare retto (cioè a base circolare e con il vertice sulla verticale del centro della
base) di raggio di base r e altezza h ha:

volume superficie laterale superficie totale


1
-1fr 2 h
3
1fT'\lr2 + h2 1fr
2
+ 1frv'r 2 + h 2 •

Per la piramide di altezza h il volume è dato da !Ah, dove A è l'area della base (non
importa quale ne sia la forma); invece, per la sfera di raggio r si ha

Volumi e superfici di altri solidi possono essere calcolati con i metodi che vengono svi­
luppati nei corsi di Analisi matematica per funzioni di più di una variabile, attraverso lo
studio degli integrali multipli e degli integrali superficiali.
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 63

Esercizi relativi al capitolo 2

Esercizio 2.1 dite quali sono le proprietà del prodotto in N e in ;;Z.


Esercizio 2.2 dite quali fra le seguenti operazioni sono corrette:

x 2x 2+x l+x v'3(1 + a2 ) _ ~ ::: = 1.


2" 3' 2y y 3 - +a, x
3

Esercizio 2.3 semplificate l'espressione

(a + b)2
+ 2bc
a b- c

Esercizio 2.4 : risolvete le seguenti equazioni:


a) (a+l)x-7a 2a 3x c) x2 5x+7 1
b) x2 - X - 6 = O d) x 6 - 3x3 + 2 = O .
Esercizio 2.5 : risolvete· l'equazione

O.
X(X2 1)(x2-4)

Esercizio 2.6 : risolvete i seguenti sistemi di equazioni:


2x + 1 O c) {x 2 - 3x + 2 = O
a) { X2 2x + 1 = O x2 - 5x + 6 = O
2 2
b) {(X + 4x - 5)(x2 - 3ax + 2a ) O d) {x 4 3X2 + 2 = O
X2 2ax = x 2a x 4 - 5X2 + 6 O .
64 Esercizi relativi al capitolo 2

Esercizio 2.7 : dite (senza servirvi della calcolatrice, naturalmente) quali fra le se­
guenti disuguaglianze sono vere:

2 3 1 1 2 1
-<-
3 2' -5 < -1, -<-
2 - 4 ' 112':1.
3+"2

Esercizio 2.8 se a < O < b < c, dite quali fra le seguenti disuguaglianze sono vere:

ab < ac, ab 2': ac , ab::; ac , ab> O.

Esercizio 2.9 : usando le proprietà delle disuguaglianze (1& sezione 2.3), provate che
se a::; b e c::; d allora a + c ::; b + d .
Esercizio 2.10 è vero che se a::; b e c::; d allora ac::; bd ?

Esercizio 2.11 : risolvete le seguenti disequazioni:

a) x2 - l5x - 16 > O c) (x2 + X - 2)(x 2 - X - 6) 2': O

b) (x + 2)(x - 2)(x - 3) < O d) 2x 3 + 3x2 - 2x - 3> O.

Esercizio 2.12 . l vete l a d·IsequazlOne


rISO
. x-l
- x +-1
-- - < 2.
x+l x-l
Esercizio 2.13 risolvete i seguenti sistemi di disequazioni:
a) { x >
2
­ x b) {l < x2 ::; 4
x+3<9-x x2 - 5x + 6 2': O .
Esercizio 2.14 : risolvete i seguenti sistemi lineari:
X+Y=l ax+y=l
a) { 3x + 2y = 2 c) { 2x + ay = 2
2x+ y = O x+y+Z=O
b) x - 3y = 7 d) x + 2y = 1
{ {
x+y=l 2x + Z = 2.
Esercizio 2.15 : disegnate nel piano cartesiano l'insieme soluzione di ciascuna riga
del sistema, quindi risolvete il sistema, nei casi seguenti:
Ixl < 2 {x> 1
a) O::;y::;2 c) x-y<O
{ y2':x+l y<l
X +y > 2 - 2x
b) x <
- y
+.1 d) Y < Ixl
2 2

{ X + 2y - 4 ::; O { 2 ::; x + y ::; 8 .

2 ~ , 2 2
Esercizio 2.16 è vero che ((1+a 2)3)4 = v'1+a 2 ? E vero che ((1+a)3)4
v'f+(i ?
Esercizio 2.17 : dite se x = 2 è radice del polinomio 2x 3 - X2 - 4x - 4 , e in caso
affermativo dividete il polino mio per x - 2 .
Esercizio 2.18 dividete il polinomio P(x) per il polinomio D(x) nei casi seguenti:
Capitolo 2 : Numeri, angoli, coordinate 65

a) P(x) = 6x 3 - 2ax + a2 x 2 1, D(x) a 2x


b) P(x)=x 4 +1, D(x)=x 2 -x.J2+1
c) P(x)=ax 4 -3a2 x, D(x)=x+a.
Esercizio 2.19 risolvete le seguenti equazioni di secondo grado:

a) X2 = 4 d) X2 + 8 x

b) 2X2 +x = 1 e) bX2 + ex + a O

c) X2 - 6x + 9 = O f) ax 2 + (a 2 2b)x 2ab2 = O .

Esercizio 2.20 risolvete le seguenti disequazioni di secondo grado:

a) X2 > 8 c) X2 + 5x + 1 ~ O

b) X2 - 3x < O d) X2 3ax + 2a2 :$ O .

Esercizio 2.21 traducete in radianti la misura degli angoli la cui ampiezza, espressa

in gradi, è pari a 1800 , 60 0 , -45 0 , 1050



Esercizio 2.22 : traducete in gradi la misura degli angoli la cui ampiezza, espressa in
· t" . .". 7.". 3.". .".
r adlan 1, e pan a -"6' 2""' 4"' 12'
Esercizio 2.23 : determinate le coordinate polari dei punti che hanno coordinate car­
tesiane (0,2), (1,-1), (-7V3,7), (-5,0).
Esercizio 2.24 : determinate le coordinate cartesiane dei punti che hanno coordinate
polari (e,f}) uguali a (2,11"/3), (3,-311"), (1,511"/4), (6,2311"/6).
Esercizio 2.25 : trovate la legge per ottenere seno e coseno degli angoli -x, x + 11" ,
X e ~ - x sapendo seno e coseno di x.
11" -

Esercizio 2.26 : determinate seno, coseno e tangente degli angoli di ampiezza


7.". .". +.". .". .". .".
'3'43'3-4'8'
Esercizio 2.27 : determinate i valori di x per cui si ha:
a) senx = V3/2 c) V3senx + cosx = 2
b) cosx:$ 1/2 d) senx cosx > 1 .
Esercizio 2.28 determinate la tangente di x, dove x risolve l'equazione sen 2 x
2
6 cos X - senxcosx = O .
Esercizio 2.29 : determinate la tangente di x/2, dove x risolve l'equazione senx+
7cosx + 5 = O.
Esercizio 2.30 trovate la distanza fra i punti (1,2) e (-2,3).
Esercizio 2.31 scrivete l'equazione della retta passante per i punti (2, 1) e (-1,0).
Esercizio 2.32 scrivete l'equazione della retta passante per i punti (-2, l) e ( - 2, 3).
Esercizio 2.33 scrivete l'equazione della retta passante per i punti (1,2) e (-1, -l),
e trovatene il punto di intersezione con la retta dell'esercizio 2.31.
Esercizio 2.34 : scrivete l'equazione della retta passante per il punto (2, -1) ed
avente coefficiente angolare -1; tracciate inoltre tale retta.
66 Esercizi relativi al capitolo 2

Esercizio 2.35 tracciate la retta di equazione y -3x +5 e quella di equazione


3x - 4y - 9 = O.

Esercizio 2.36 : scrivete l'equazione della retta passante per il punto (1,2) e parallela

alla retta dell'esercizio 2.31.

Esercizio 2.37 : scrivete l'equazione della retta passante per il punto (1,2) ed orta­

gonale alla retta dell'esercizio precedente.

Esercizio 2.38 : trovate la distanza del punto (1,1) dalla retta dell'esercizio 2.32, e

quella dalla retta dell'esercizio 2.34.

Esercizio 2.39 scrivete l'equazione della circonferenza centrata nell'origine ed aven­


te raggio 2.

Esercizio 2.40 : scrivete l'equazione della circonferenza centrata nel punto (-1,2)

ed avente raggio 1.

Esercizio 2.41 : trovate centro e raggio della circonferenza di equazione x2 + y2

6x + 2y + 6 = O , e tracciate tale circonferenza.

Esercizio 2.42 : trovate i punti di intersezione della retta di equazione x - y +2 O

con la circonferenza centrata in (1,2) ed avente raggio 1.

Esercizio 2.43 : scrivete l'equazione della circonferenza centrata nel punto (1,1) e

tangente alla retta di equazione 3x 4y - 9 = O .

Esercizio 2.44 : trovate i valori di k per cui la retta di equazione x - y + k O

risulta esterna alla circonferenza di equazione x2 + y2 - 2x O , quelli per cui è secante,

e quelli per cui è tangente; in quest 'ultimo caso, determinate le coordinate del punto di

tangenza.

Esercizio 2.45 scrivete l'equazione canonica dell'ellisse di semiassi a = 2 e b = 7,


e disegnatela.

Esercizio 2.46 : determinate l'equazione canonica dell'ellisse che passa per i punti

(0,2) e (1,1); riuscite a risolvere lo stesso esercizio per i punti (1,1) e (2, -l)?

Esercizio 2.47 determinate l'equazione canonica dell' iperbole che passa per i punti

(1,1) e (3, -2) .

Esercizio 2.48 : disegnate la parabola di equazione y = 3x2 x + 1 , e determinate

i punti di intersezione della parabola con la retta di equazione y x+ 1.

Esercizio 2.49 : determinate i valori di k per cui la parabola di equazione y =

x2 - 4x + k interseca la retta di equazione 2x + y = O in due punti (badate che due

punti significa due punti distinti, e non "due punti coincidenti").

Esercizio 2.50 : determinate l'equazione della parabola avente l'asse parallelo all'asse

y e passante per i punti (O, O), (1,3) e (4, O) .

Esercizio 2.51 : determinate il volume e la superficie totale del solido che si ottiene

unendo una semisfera di raggio 2 alla base di un cono di altezza 7 e raggio di base 3.

Esercizio 2.52 : determinate il volume e la superficie totale del tronco di cono di

altezza 2 e raggi di base 3 e 2.

Capitolo 3

Funzioni elementari

Questo capitolo è dedicato ad alcune proprietà qualitative delle funzioni reali di variabile
reale, ed alle principali proprietà delle funzioni elementari, i mattoni fondamentali che
permettono di costruire la maggior parte delle funzioni più frequenti. Le proprietà quali­
tative sono usate per indicare il comportamento di una funzione prescindendo dal valore
quantitativo che essa assume in determinati punti e per effettuare quello che si chiama
"studio qualitativo" di una funzione.

3.1 - FUnzioni monotone

Una prima importante classe di funzioni è quella delle funzioni monotòne.

Definizione : se A C lR ed f: A -+ lR , si dice che f è crescente se

'<Ix, y E A, [x < y :::} f(x) < f(y)] ;

si dice che f è debolmente crescente (o non decrescente) se

'<Ix, y E A, [x < y:::} f(x) ~ f(y)] ;

si dice che f è debolmente decrescente (o non crescente) se

'<Ix,y E A, [x < y:::} f(x) ~ f(y)] ;


68 Sezione 3.1 : Funzioni monotone

infine, si dice che I è decrescente se

Vx,y E A, [x < y::::} I(x) > I(y)].

Se I verifica una delle quattro proprietà precedenti, si dice che I è monotòna; se I è


crescente o se I è decrescente si dice che I è strettamente monotòna.

Dunque una funzione crescente è una funzione che conserva l'ordine: se due punti
x ed y sono in un certo ordine, le loro immagini sono nello stesso ordine; invece, una
funzione decrescente inverte l'ordine. Osserviamo che una funzione crescente è anche
debolmente crescente, e una funzione decrescente è anche debolmente decrescente; a volte
si parla di funzioni strettamente crescenti anziché semplicemente di funzioni crescenti (e
lo stesso per le decrescenti), per sottolineare ancora di più la disuguaglianza stretta.

Esempio: la funzione I(x) 2x 1 è crescente, perché

x<y ::::} 2x < 2y ::::} 2x - 1 < 2y - 1 ;

la funzione I(x) = è decrescente (~ es. 3.1); la funzione

se x::; 2
I(x) {~ x sex>2

è debolmente decrescente (~ es. 3.2). Non bisogna pensare che tutte le funzioni siano
monotone; ad esempio la funzione I(x) senx non è monotona: infatti (S' figura 3.1)
essa non è debolmente crescente (e quindi neppure crescente) perché 1r /2 < 1r ma
sen(1r/2) > sen(1r) , e (S' figura 3.2) non è neppure debolmente decrescente (quindi
neppure decrescente) perché O < 1r/2 ma sen(O) < sen(1r/2). Vale la pena di osser­
vare che qui abbiamo usato il fatto che la negazione della proposizione" I è debolmente
crescente" è (~ es. 3.3)

3x,y E A: [x < y e I(x) > I(y)].

Fig. 3.1: sen x non è debolmente crescente ... Fig. 3.2: ... né debolmente decrescente
Capitolo 3 : Funzioni elementari 69

Il prossimo esempio è particolarmente importante.

Esempio: la funzione I(x) l/x è decrescente su lR+ , in quanto da (2.4)


1 1 1
O<x<y ::} x· - < 1 - < _.
y y x

È decrescente anche su lR- , perché sempre da (2.4)

1 1 1
x<y<O ::} x· >1 -<
y Y x

~I
Fig. 3.3: l/x non è monotona

Però I non è una funzione decrescente (questo significa che la funzione I: lR- UlR+ --+ lR
non è decrescente), e neppure debolmente decrescente, perché ad esempio l < l e
I (-1) < I (1) , che è il contrario della disuguaglianza di decrescenza. Dunque una
funzione può essere decrescente su due insiemi A e B e non esserlo sull'unione.

Esempio: la funzione I(x) che associa ad ogni reddito x 2: O la sua tassazione totale
è monotona debolmente crescente (non sempre è strettamente crescente, perché in certi
Paesi la tassazione vale zero per tutti i redditi inferiori a una certa soglia). Nel 2002 le
aliquote fiscali in Italia sono state del 18% fino a 10.000 €, poi del 24% fino a 15.000,
del 32% fino a 30.000, del 39% fino a 70.000 e del 45% da lì in poi, quindi la funzione I
ha l'espressione seguente:

0.18 x se x :::;: lO
1.8 + 0.24(x lO) se lO < x:::;: 15
I(x) 3 + 0.32(x 15) se 15 < x:::;: 30
7.8 + 0.39(x - 30) se 30 < x:::;: 70
23.4 + 0.45(x - 70) se x> 70,

dove sia il reddito x che la sua tassazione totale I(x) sono misurati in migliaia di €.
Il grafico di I è il seguente.
70 Sezione 3.1 : Funzioni monotone

40
30
20

10

50 100

Fig. 3.4: la tassazione in Italia nel 2002 (sottile con aliquota fissa al 30%)

Non è difficile calcolare per esercizio (fatelo) quali redditi trarrebbero un beneficio
fiscale dall' introduzione di un'aliquota fissa, uguale per ogni reddito e pari al 30%.

Esempio: un'auto percorre l'autostrada del Sole, da Milano a Roma; se mettiamo sulle
ascisse il tempo trascorso dalla partenza (misurato in ore) e sulle ordinate la distanza per­
corsa (misurata in chilometri) otteniamo il grafico di una funzione monotona debolmente
crescente, del tipo seguente:

Fig. 3.5: un viaggio da Milano a Roma

Dal grafico risulta subito evidente che l'auto ha effettuato due soste (o forse due code) e
che il tratto percorso più lentamente è quello centrale (probabilmente corrispondente al
ben noto tratto appenninico Bologna-Firenze).

È facile rendersi conto che per le funzioni monotone valgono le proprietà seguenti
(la verifica è particolarmente facile se si ricorda il legame fra monotonia e conservazione
dell' ordine):
a) se f è monotona dello stesso tipo sugli intervalli (a, b] e [b, c) allora è monotona
su tutto l'intervallo (a, c) ;
Capitolo 3 : Funzioni elementari 71

b) la somma di due funzioni crescenti è ancora una funzione crescente;


c) un multiplo positivo di una funzione crescente è crescente, mentre un multiplo ne­
gativo di una funzione crescente è decrescente;
d) la composizione di due funzioni monotone è monotona; se sono entrambe stret­
tamente monotone, la composizione è strettamente monotona; se sono entrambe
debolmente crescenti o entrambe debolmente decrescenti, la composizione è debol­
mente crescente; se una è debolmente crescente e l'altra debolmente decrescente, la
composizione è debolmente decrescente (~ es. 3.5).
Osserviamo che le proprietà b) e c) valgono, con le dovute modifiche, anche per gli altri
tre tipi di monotonia (la somma di due debolmente crescenti è anch'essa debolmente
crescente, eccetera). È fondamentale notare le parentesi che compaiono nella proprietà
a): questa spesso viene usata male asserendo che se f è monotona dello stesso tipo su
(a,b) e su (b,c) allora lo è anche su (a, b) U (b,c). In generale ciò è falso come si vede
dall'esempio di f(x) l/x.
Le proprietà precedenti ci permettono di dimostrare la monotonia di un gran numero
di funzioni.

Esempio: la funzione (3x 5 + x 3 + 2x + 1)7 è strettamente crescente, perché le potenze


dispari di x sono crescenti (~ proposizione 3.3), cosÌ lo è la quantità tra parentesi
(somma di funzioni crescenti), e la nostra funzione è composizione della potenza settima
(che è crescente) con questa funzione crescente.

Il prossimo risultato, molto facile ed intuitivo, ha vaste applicazioni es. 3.6),


perché generalmente non è semplice provare direttamente che una funzione è iniettiva
(come siamo riusciti a fare nell'esempio di pago 18).

Proposizione 3.1 : una funzione strettamente monotona è iniettiva.

Osserviamo che il risultato non è vero in generale se f è debolmente crescente (o de­


bolmente decrescente): basti pensare che le funzioni costanti sono monotone debolmente
crescenti e anche debolmente decrescenti es. 3.8).

Esempio: la funzione x 3 + (3x 5 + x 3 + 2x + 1)1 è iniettiva (notiamo che provarlo


direttamente a partire dalla definizione di iniettività sarebbe estremamente complicato).

Non bisogna però credere che le uniche funzioni iniettive siano quelle strettamente
monotone (qualcosa del genere è vero per le funzioni continue come potrà essere visto in
seguito, durante lo sviluppo di un corso di Analisi matematica).

Esempio: la funzione l/x è iniettiva, anche se non è monotona.

Un'altra proposizione interessante, simile alla precedente, riguarda l'inversa di una


funzione monotona (~ es. 3.9).

Proposizione 3.2 : se f : A C lR -+ lR è monotona e invertibile allora f-1 : f(A) -+ lR


è monotona dello stesso tipo.
72 Sezione 3.2 : Funzioni pari e dispari

Esempio: abbiamo visto in un esempio precedente che la funzione I(x) = x 3 + (3x 5 +


x 3 + 2x + 1) 7 è iniettiva; si può anche vedere (ma solo dopo aver appreso le proprietà delle
funzioni continue) che la sua immagine è tutto 1R. Dunque esiste la funzione inversa
l-l : lR -+ 1R; anche se non riusciamo a scriverne l'espressione esplicita, in base alla
proposizione 3.2 possiamo comunque affermare che si tratta di una funzione crescente.

3.2 - Funzioni pari e dispari

Una proprietà interessante di alcune funzioni è la simmetria. Ricordiamo che un insieme


A C lR si dice simmetrico (rispetto all'origine) se A = -A, cioè se per ogni x E A si
ha anche -x E A (!Iii'" sezione 1.2, alla fine).

Esempio: l'insieme [-1, 2J non è simmetrico, l'insieme [-2, -1[UJl, 2J è simmetrico.

Definizione : sia A C lR un insieme simmetrico, e sia I: A -+ lR ; si dice che I è una


funzione pari se
Vx E A, f(-x) = I(x) ,

mentre si dice che I è una funzione dispari se

Vx E A, I(-x) = -/(x).

Il nome è dovuto al fatto (~ es. 3.10) che le potenze pari di x sono funzioni pari,
le potenze dispari sono funzioni dispari.

Esempio: la funzione I (x) = 3x2 1 è pari, perché I (-x) = 3 . ( _x)2 1 = 3x2 1


I(x) ; invece la funzione I(x) = (x 3 - 2x)5 è dispari, perché

I(-x) = ((_x)3 - 2· (_x))5 (_x 3 + 2X)5 = [_(x 3 - 2x)J5 = _(x 3 2x)5 = - I(x).

Dire che una funzione è pari equivale a dire che il suo grafico è simmetrico rispetto
all'asse delle ordinate: infatti se I è pari e (a,b) E Cflf allora b = I(a) , ma allora
è anche b = I( -a) ,dunque (-a, b) E , ma questo punto è proprio il simmetrico
di (a,b) rispetto all'asse delle ordinate. Analogamente, dire che una funzione è dispari
equivale a dire che il suo grafico è simmetrico rispetto all'origine degli assi (~ es. 3.11).
In particolare, se I: A -+ lR è una funzione pari o dispari, basta conoscerla sull' insieme
A n [O, +oo[ per determinarla su tutto il suo dominio A.
Capitolo 3 ; Funzioni elementari 73

Fig. 3.6; x2 Ixl + l è pari Fig. 3.7 ; x3 - x è dispari

Come è facile vedere dai grafici della sezione 4.2, non tutte le funzioni sono pari o
dispari. Facili proprietà delle funzioni pari e dispari sono le seguenti:
a) la somma di due funzioni pari definite sullo stesso insieme è una funzione pari;
b) un multiplo di una funzione pari è una funzione pari;
c) la somma di due funzioni dispari definite sullo stesso insieme è una funzione dispari;
d) un multiplo di una funzione dispari è una funzione dispari;
e) ogni funzione dispari, definita per x = O , si annulla nell'origine;
f) il prodotto di due funzioni pari o di due funzioni dispari, definite sullo stesso insieme,
è una funzione pari;
g) il prodotto di una funzione pari e una funzione dispari, definite sullo stesso insieme,
è una funzione dispari.
Osserviamo che la somma di una funzione pari e una dispari non è in generale né pari
né dispari, anzi può essere qualunque funzione: se A è simmetrico, data una qualsiasi
funzione f: A -+ JR( , le funzioni

fp(x) = f(x) + f( -x) fd(X) = f(x) - f( -x)


2 2

sono una pari e una dispari (~ es. 3.14), e la loro somma è f.

3.3 - Le potenze

Iniziamo lo studio delle funzioni elementari partendo dalle più facili, le potenze intere
positive di x.
74 Sezione 3.3 : Le potenze

Proposizione 3.3 : sia n un numero intero positivo; se n è pari la funzione xn è


positiva su lR \ {O} , è crescente su lR+ e decrescente su lR- ; se n è dispari la funzione
xn è crescente su lR, è positiva su lR+ e negativa su lR- .

Da questa proposizione si ricava in particolare che per ogni intero positivo n la


funzione xn : [O, +00[-+ [O, +oo[ è iniettiva, e se n è dispari la funzione xn : lR -+ lR è
iniettiva. Per quanto riguarda la surgettività si ha poi il seguente risultato.

Proposizione 3.4 : per ogni intero positivo n la funzione xn : [O, +00[-+ [O, +oo[ è
surgettiva; se poi n è dispari la funzione xn : lR -+ lR è surgettiva.

Una conseguenza fondamentale delle proposizioni precedenti è l'esistenza delle radici


(che non avremmo se usassimo solo Q).

Proposizione 3.5 : sia n un numero intero positivo; se n è pari esiste la funzione


inversa della funzione xn : [O, +00[-+ [O, +00[, che si chiama radice n-esima, y'x:
[O, +00[-+ [O, +00[. La radice n-esima (pari) di un numero non negativo x è l'unico
numero non negativo la cui potenza n-esima vale x.
Se invece n è dispari, esiste l'inversa di xn : lR -+ lR, che è y'x: lR -+ lR, e la
radice n-esima (dispari) di un numero x è l'unico numero reale la cui potenza n-esima
vale x.

È importante ricordare che la radice quadrata non è l'inversa della funzione x2,
che non è neppure iniettiva, bensÌ l'inversa della restrizione di x2 a [O, +oo[ , pensata
come funzione a valori in [O, +00[; infatti, non è vero che x = H, e neppure che
x = (JX)2: basta provare con x = -1; queste uguaglianze sono vere se e solo se
x 2: O. Dopu aver introdotto il valore assoluto (nella prossima sezione) potremo scrivere
qualcosa di più ('0:. es. 3.21).
Dalle proprietà viste finora segue in particolare che le potenze razionali positive di x
sono crescenti e positive su lR+ , le potenze razionali negative sono decrescenti e positive
su lR+ ; per le potenze razionali con esponente a denominatore dispari, la monotonia
su lR- dipende dalla parità del numeratore. Di queste proprietà bisogna tenere conto
quando si risolvono equazioni o disequazioni che contengono radici o potenze ('0:. es. 3.15).
L'equazione J f(x) = g(x) ,dove f e 9 sono due funzioni reali, equivale al sistema

x E domf per l'esistenza di f(x)


f(x) 2: O per l'esistenza di J f(x)

x E domg per l'esistenza di g(x)

g(x) 2: O perché Jf(x) 2: O dalle condizioni precedenti

f(x) = [g(x)]2

in quanto le prime quattro condizioni assicurano che sia Jf(x) sia g(x) sono due
numeri non negativi, e su [O, +oo[ la funzione quadrato è biunivoca, ovvero

g(x) = Jf(x) ~ [g(xW = [Jf(x)]2 = f(x).


Capitolo 3 ; Funzioni elementari 75

Possiamo osservare che in realtà l'ultima condizione contiene già la seconda, perché im­
plica che I(x) è uguale a un quadrato, che è sempre non negativo (tuttavia, è meglio
mettere una condizione ridondante piuttosto che rischiare di ometterne una necessaria:
se siete in dubbio su quale tra le condizioni I(x) ~ O e g(x) ~ O è inutile, scrivetele
entrambe). Condizioni analoghe valgono per l'equazione vrJ 9 se n è pari. Invece se
n è dispari la situazione è più semplice, dato che la potenza n-esima risulta biunivoca
da lR a lR, quindi ad esempio

X E domi
x E domg
{ 3
I(x) [g(x)] .

Esempio: l'equazione y'2x - 1 x +3 equivale al sistema

2x -1 ~ O (inutile)
x+3>O
{
2x - 1 = (x + 3)2 ,

che non ha soluzione; l'equazione ~3x - 1 x 1 equivale all'equazione 3x - 1 =


3
(x 1)3, cioè x - 3X2 = O , che ha soluzioni x O e x = 3 (~es. 3.16).

Per quanto riguarda le disequazioni che contengono radici quadrate, ci limitiamo ai


due casi modello: JI(x)::; g(x) e JI(x) ~ g(x). La disequazione J/(x) ::; g(x)
equivale al sistema

x E domi

I(x) ~ O

x E domg

g(x) ~ O perché g(x) ~ J I(x) ~ O dalle condizioni precedenti


I(x) ::; [g(x}F

in quanto le prime quattro condizioni assicurano che sia J


I (x) sia g( x) sono due
numeri non negativi, e su [O, +oo[ la funzione quadrato è crescente, ovvero I(x) ::; J
g(x) :::} I(x) ::; [g(x)J2. Poiché la funzione radice quadrata è anch'essa crescente, dalle
prime quattro condizioni segue che I(x)::; [g(x}F:::} JI(x) ::; g(x), e questo completa
l'equivalenza. Qui, la seconda condizione non è già contenuta nell'ultima, e non può
quindi essere omessa.
Invece, la disequazione JI(x) ~ g(x) va scissa in due casi: a parte l'esistenza di
I, di 9 e della radice, la disequazione è certamente verificata dove g(x) ::; O, perché
una radice quadrata è sempre maggiore o uguale a zero; invece, dove g(x) > O si possono
elevare al quadrato ambo i membri senza perdere né aggiungere soluzioni, per la crescenza
della funzione quadrato su [O, +oo[ .
76 Sezione 3.4 : Il valore assoluto

In definitiva, la disequazione J !(x) 2" g(x) equivale es. 3.18) a

x E domi
!(x) 2" O
x E domg
g(x) > O
[g(x) :5 O] o { !(x) 2" [g(x)F .

3.4 - Il valore assoluto

In questa sezione introduciamo la funzione valore assoluto, sulla quale si concentra una
buona fetta degli errori più frequenti.

Definizione : la funzione valore assoluto (che ha dominio e codominio uguali ad 1Ft) è


definita come quella legge che a ogni numero a E 1Ft associa lal = max{ a, -a} .

Esempio: si ha 12.51 = 2.5, 101 = O, I- 31 =3.


Dalla definizione otteniamo le principali proprietà del valore assoluto (~ es. 3.20).

Proposizione 3.6 : per ogni a E 1Ft ,


1) a:5 lal
2) lal a se a 2" O , mentre lal -a se a:5 O
3) lal 2" O
4) lal = O {:::=:} a = O
5) lal = 1- al
6) -lal:5 a :5 lal ;
inoltre per ogni a, b E 1Ft
7) lal :5 b {:::=:} -b:5 a :5 b (3.1)
8) lal 2" b {:::=:} [(a 2" b) o (a:5 -b)]
9) lal < b {:::=:} -b < a < b
lO) lal > b {:::=:} [(a> b) o (a < -b)] .

Spesso è la 2) ad essere presa come definizione di valore assoluto, ma osserviamo che


con la nostra definizione è chiaro che il valore assoluto è una funzione, cioè assume un
solo valore. Un errore che si trova molto frequentemente è ritenere che il valore assoluto
di un numero x sia "più o meno x", cosÌ che 121 = ±2, lal ±a, ... ; così, sembra
che lal possa essere indifferentemente +a o -a, oppure che non si possa mai decidere
quale sia tra +a e -a, o addirittura che sia entrambi contemporaneamente! Un altro
Capitolo 3 ; Funzioni elementari 77

errore frequente è scrivere che I al = +a: questo è vero se a ~ O , ma è falso se a < O;


questo errore è legato alla misteriosa credenza che il valore assoluto di un numero sia
"quel numero senza il segno," si veda anche il commento alla fine della sezione 2.3.
Le proprietà seguenti sono di grande utilità nel trattare disuguaglianze in cui è pre­
sente la funzione valore assoluto. Come si potrà vedere durante i corsi in cui verranno
introdotti gli spazi euclidei ad n dimensioni, tali proprietà avranno un'importante in­
terpretazione geometrica.

Proposizione (disuguaglianze triangolari) 3.7 : se a, b E lR ,


1) la + bi ::; lal + Ibl

2) Ilal-lbll::; la - bi·

Se decidiamo di prendere come distanza tra due numeri reali a e b la differenza


tra il più grande e il più piccolo, notiamo subito che tale differenza è la bi, indipen­
dentemente da quale dei due fosse il maggiore: dunque, possiamo usare il valore assoluto
della differenza come definizione di distanza fra numeri reali.

Osservazione : la prima disuguaglianza triangolare (il valore assoluto della somma è


minore o uguale della somma dei valori assoluti) si generalizza al caso di un numero
finito di addendi: se al, ... , an E lR

Itail ::;
i=l
t
i=l
lail·

Esempio: risolvere l'equazione 12x + 11 5 - 4x equivale a determinare l'insieme


s = {x E lR : 12x + 11 = 5 4x}; poiché
lR = {x E lR : [2x + 1 ~ O] o [2x + 1 < OJ}
= {x E lR : 2x + 1 ~ O} U {x E lR : 2x + 1 < O} = TI U

per le formule (1.8) abbiamo

(3.2)

ovvero
s= {x E lR : [2x + 1 ~ O] e [12x + 11 = 5 - 4xJ}
U {x E lR : [2x + 1 < O] e [l2x + 11 5 4xJ}.
L'equazione di partenza equivale allora a
2X+1>0 2x + 1 <O
{ o {
12x+11 5 4x 12x + 11 = 5 - 4x ;

dato che se 2x + 1 ~ O è 12x + 11 = 2x + 1 mentre se 2x + 1 < O è 12x + 11 -2x-1


(questo è il motivo della scelta degli insiemi TI e T 2 ), questi sistemi equivalgono a

2x + 1> O 2x + 1 < O
{ 2x + 1 = 5 - 4x o { -(2x + 1) = 5 - 4x ,
78 Sezione 3.4 : Il valore assoluto

cioè a
2x + 1 2:: O o { 2x +1<O
{ x 2/3 x = 3.
Il secondo sistema non ha soluzione, mentre il primo ha soluzione x 2/3; come visto in
(3.2), la soluzione dell'equazione di partenza è l'unione delle soluzioni dei sistemi, quindi
l'unica soluzione dell'equazione di partenza è x 2/3 (~es. 3.24).

A differenza di quanto accade per le equazioni lineari, non bisogna credere che
un'equazione contenente valori assoluti nella quale compare solo la prima potenza dell' in­
cognita abbia sempre una e una sola soluzione: ad esempio, le equazioni Ixl = -1 e
Ixl = x hanno rispettivamente zero e infinite soluzioni.
Un errore molto frequente è scrivere qualcosa del tipo

2x+ 1 sex2::0
12x+ 11 { -(2x + 1) (!!!!)
se x < O

mentre la scrittura corretta è

2x+ 1 se 2x + 1 2:: O
12x + 11 = { -(2x + 1) se 2x + 1 < O.

Probabilmente, un errore del genere ci è passato sotto gli occhi centinaia di volte, quindi
questa osservazione non va sottovalutata.
Nella risoluzione delle disequazioni contenenti valori assoluti tornano spesso utili la
proprietà (3.1) e quella successiva.

Esempio: risolviamo in tre modi diversi la disequazione 12x - Ix2 - 311 < 1: prima
proviamo a scindere in casi il valore assoluto più esterno, cosÌ la disequazione diventa
equivalente a
2x - Ix2 - 31 2:: O o 2x Ix2 31 < O
{ 2x - Ix2 - 31 < 1 { Ix2 - 31 - 2x < 1

che, scindendo ancora in casi a seconda del segno di X2 3 , risulta equivalente a

X2 - 3> O X2 3<O
X2 2x - 3::; O o
{
X2 + 2x 32::0
{
X2 2x - 2 > O x2 +2x - 4 <O
X
2
3>0 X2 - 3 <O
o
{
x2 2x - 3> O o X2 + 2x 3 <O
{
x2 - 2x 4 < O X2 + 2x - 2> O,
con notevoli rischi di confusioni. In totale, si devono studiare dodici disequazioni di
secondo grado, di cui solo sette sostanzialmente diverse tra loro, con ulteriori pericoli.
Provando invece a scindere il valore assoluto più interno, si arriva allo stesso punto,
ma un po' più rapidamente e quindi con minori possibilità di errore.
Capitolo 3 : Funzioni elementari 79

Proviamo infine a non spezzare mai in casi, e a usare sistematicamente la proprietà


(3.1) e quella successiva:
-1 < 2x -lx2 - 31 < 1
Ix2 - 31 < 2x + 1
{ IX2 - 31> 2x 1
- 2x 1 < x2 - 3 < 2x + 1
{ [x2 3>2x-l] o [x2 3<-2x+1]

quattro sole disequazioni, e pochissimi passaggi (~ es. 3.25).

A partire dal valore assoluto, possiamo costruire altre due funzioni interessanti.

Definizione: la parte positiva x+ e la parte negativa x- del numero x sono date da

Esempio: la parte positiva di 3 è 3, la parte positiva di -1.5 è O, la parte negativa


di 3 è O e la parte negativa di -1.5 è 1.5 (~es. 3.26).

Osserviamo che per le proprietà 1) e 5) della proposizione 3.6, tanto la parte positiva
che la parte negativa di ogni numero reale x sono numeri non negativi; abbiamo poi due
uguaglianze immediate (~ es. 3.27):

Ixl = x=
Dalla definizione di valore assoluto si ricava facilmente
sex>O X
= max{x,O} = {­
O altrimenti
(3.3)
x
_= .
-mm{x,O} =
{-X
se x < O
­
O altrimenti.
Notiamo infine che x- = (-x)+ .
I grafici delle funzioni e x- sono riportati qui di seguito.

Fig. 3.8: parte positiva di x Fig. 3.9: parte negativa di x


80 Sezione 3.5 : La parte intera

Esempio: l'equazione (2x+l)+ 3 X equivale a [12x+ll+(2x+l)l/2=3-x,cioèa


12x+ll = 5-4x, che abbiamo risolto poco soprai in alternativa, vista la caratterizzazione
(3.3), l'equazione di partenza equivale a

2x + 1 < O 2x+ 1> O


{ 3-x=O o { 2x+13-x.

Il valore assoluto di x è definito come il massimo fra x e -x; più in generale,


date due funzioni I e g, possiamo definire le funzioni massimo fra I e 9 e minimo
fra I e 9 ponendo per ogni x per cui ha senso (cioè nell' intersezione dei domini)

(f V g)(x) max{/(x),g(x)}, (f A g)(x) = min{!(x),g(x)} .

Valgono le seguenti caratterizzazioni:

IVg=g+max{(f g),O}=g+(f-g)+=g+(f g)+11 gl


2
(3.4)
_ (f + g) + Il - gl
2

e analogamente (~ es. 3.30)

I A 9 = (f + g) Il - gl (3.5)
2

La parte positiva e la parte negativa sono casi particolari di questo (basta prendere
gO).
È interessante osservare che, dati i grafici delle funzioni I e g, è molto facile
ottenere i grafici delle funzioni I V 9 ed I A 9 , come mostrano le figure seguenti.

Fig. 3.lO: f v9 max{J,g} Fig. 3.11: f I\g = min{J,g}


Capitolo 3 : Funzioni elementari 81

3.5 - La parte intera

Alcune funzioni che capita frequentemente di incontrare sono quelle che permettono di
approssimare un numero reale con un numero intero: la parte intera l x J di un numero
reale x è definita come il più grande numero intero non superiore a x, così ad esempio
l2J :::: 2, l1.73J:::: l, l-3J:::: -3, l-3.2J:::: -4 (1I<i' figura 3.12).
Analogamente si definisce la funzione fx l che fornisce, per ogni numero reale x,
il più piccolo numero intero non inferiore a x, così che ad esempio si ha f2l :::: 2,
f1.73l 2, f-3l :::: -3, f-3.2l :::: -3 (1I<i' figura 3.13).

--
1 1

-
Fig. 3.12: la parte intera LxJ Fig. 3.13: la funzione rx l

Infine si definisce l'intero più vicino a x mediante la formula

l l
[x] ::::k k--<x<k+
2 - 2 '

quindi [2.3] [2.5] :::: [1.52] :::: 2 mentre [1.5]:::: l (~es. 3.31).

- -
1

--
Fig. 3.14: l'intero più vicino [xl
82 Sezione 3.6 : Le funzioni trigonometriche

3.6 - Le funzioni trigonometriche

Un'altra classe di funzioni molto importante è quella delle funzioni trigonometriche. Si


potrebbe darne una definizione precisa, che non utilizzi disegni, angoli e intuizione geo­
metrica, dopo aver studiato un po' di equazioni differenziali, o quantomeno (più laborio­
samente) dopo aver introdotto le derivate. Tuttavia, la fatica richiesta è a questo punto
sproporzionata, quindi ci limitiamo ad assumere le definizioni abituale del seno e del
coseno di un angolo (sempre misurato in radianti), nonché della tangente, definita come
rapporto tra seno e coseno.
Se individuiamo sulla circonferenza goniometrica, cioè (1& figura 3.15) la circonfe­
renza centrata nell'origine del piano cartesiano e avente raggio l , il punto P corrispon­
dente ad un angolo x, le coordinate di P sono (cosx,senx). Se P non è sull'asse
delle ordinate (cioè se cosx::j:. O), la retta che passa per P e per l'origine O degli assi
interseca in un punto T la retta tangente alla circonferenza nel punto A di coordinate
(1, O) . Facili proporzioni mostrano che le coordinate di T sono (l, tan x) . Indichiamo
poi con H il punto di coordinate (cos x, O) .

( A

Fig. 3.15: il cerchio goniometrico

Osserviamo che i valori di seno e coseno si ripetono ogni 211": questa è la caratteri­
stica delle funzioni periodiche.

Definizione : se A C lR e T > O , una funzione f : A -+ lR si dice periodica di periodo


T , o T-periodica, se
l) \:Ix, [x E A {:::::;> x + T E Al
2) \:Ix E A, f(x) f(x + T) .

Osserviamo che la funzione seno verifica la condizione precedente con T = 211" , ma


anche con T 411", T 611" eccetera: è facile verificare (~ es. 3.33) che una funzione
periodica di periodo T è anche periodica di periodo nT per ogni n = 2,3,4, ... ; in
particolare, se f è T-periodica allora

f(x) f(x + kT) \:Ix E A, \:Ik E Z.


Capitolo 3 : Funzioni elementari 83

Se T è il minimo tra tutti i possibili valori del periodo di una funzione (però non
sempre iI minimo esiste), diciamo che f ha minimo periodo T (~es. 3.36).

:T

Fig. 3.16: una funzione T-periodica

Se una funzione (che per comodità pensiamo definita su tutto IR.) è T-periodica,
basta conoscerla sull' intervallo [O, T[ per determinarla su tutto IR.: infatti ogni numero
x si può scrivere come x = kT + Y con k E Z e y E [O, T[, quindi f(x) = f(y). Ci
si può anzi rendere facilmente conto che fissato un qualsiasi numero a si può scrivere
x kT + Y con Y E [a, a + T[, dunque per determinare una funzione T-periodica è
sufficiente conoscerla su un qualsiasi intervallo della forma [a, a + T[ .
Ricaviamo immediatamente dalla definizione del seno e del coseno alcune proprietà
che ci saranno utili in seguito: anzitutto, la funzione seno è dispari e la funzione coseno
è pari, cioè
senx -sen(-x), cosx cos(-x);
poi,
-1::; senx ::; 1 Vx
-1::; cosx ::; 1 Vx; (3.6)
in particolare, dato che 1 < 1r /2 ,
1r
senx < x Vx ~ 2 . (3.7)

Per O < x < 1f/2, la lunghezza dell'arco AP è x, e le lunghezze dei segmenti AH


e P H sono rispettivamente 1 - cos x e sen x (quest 'ultima non è vera per tutti gli
x E IR.: per quali è vera?), mentre la lunghezza del segmento AT è tanx. Poiché AT
è un segmento di tangente relativo all'arco AP, è più lungo di esso, dunque
1f
tanx > x VO<x<2; (3.8)

d'altra parte l'arco AP è più lungo della corda AP, che è l'ipotenusa del triangolo
rettangolo AHP ed è a sua volta più lunga dei cateti P H ed AH , cioè
1f
senx < x VO<x< 2 (3.9)
84 Sezione 3.6 : Le funzioni trigonometriche

7r
1 cosx < X VO<X<2' (3.10)

Da (3.7) e (3.9) ricaviamo


senx < x Vx > O. (3.11)

Poiché la funzione seno è dispari, da questa disuguaglianza otteniamo subito (~ es. 3.37)

senx >x Vx < O. (3.12)

Dato che senx > O > -x per O < x < 7r/2, mentre senx :?': -1 > -7r/2 :?': -x per
x :?': 7r/2 , abbiamo anche
senx> -x Vx > O,
quindi da (3.11) e (3.1), usando anche il fatto che il seno è dispari, ricaviamo (~es. 3.38)

Isenxl < Ixl Vx 'i O


Isenxl ~ Ixl Vx. (3.13)

In modo analogo, partendo da (3.6) e (3.10), otteniamo

1 Ixl ~ cosx ~ 1 Vx. (3.14)

Da (3.8) e (3.11) otteniamo anche

7r
O < sen x < x < tan x '110 < x < 2 ' (3.15)

quindi
x 1 7r
1<--<-- '110 < x < 2
senx cosx
e anche
senx 7r
cosx < <1 VO<x<2" (3.16)
x
Poiché il coseno è una funzione pari ed il seno è dispari, otteniamo subito che questa
formula è vera anche per -7r /2 < x < O .
Per quanto riguarda monotonia ed invertibilità, è chiaro che seno, coseno e tangente
non sono monotone, e neppure iniettive (come tutte le funzioni periodiche, ovviamente).
Tuttavia, la funzione seno è strettamente crescente (dunque iniettiva) in tutti gli intervalli
della forma [2k7r - ~,2k7r + ~l al variare di k E Z. Uno di tali intervalli è ad esempio
[-~, ~l ; la restrizione della funzione senx a questo intervallo è iniettiva, ed ha valori
compresi tra -1 ed 1, che sono rispettivamente il suo valore minimo e il suo valore
massimo. Durante lo sviluppo di un corso di Analisi matematica è possibile vedere,
come conseguenza del teorema dei valori intermedi, che la restrizione della funzione seno
all'intervallo [-~,~] assume tutti i valori compresi tra -1 ed 1, cosÌ che

sen I[-11"/2,11'/2] .• [-2'


11" 2
11"]
-+ [ -1,1]
Capitolo 3 : Funzioni elementari 85

risulta essere biunivoca, e come tale ammette inversa. L'inversa di questa funzione
(non l'inversa della funzione seno) si chiama arcoseno; il numero arcsenx indica l'arco,
compreso tra -7r/2 e 7r/2 , il cui seno è x. La funzione arcsen è allora definita su
[-1, 1] , ha immagine [- ~, ~ l e risulta strettamente crescente, perché inversa di una
funzione strettamente crescente (Iri' proposizione 3.2).
Osserviamo che per ogni x E [-1, 1] ci sono infiniti y tali che sen y = x: ad
esempio, per x = O basta scegliere y k7r con k E Z; tuttavia, uno solo di tali
valori è arcsenx, quello compreso tra -7r/2 e 7r/2 (nell'esempio, y = O). La funzione
sen (arcsen x) è definita in [-1, 1] ; per tali x è sempre vero che sen( arcsen x) = x .
Invece, non è sempre vero che arcsen(senx) x: questo accade solo per i numeri x tali
che -7r/2 ~ x ~ 7r/2.

Esempio: l'equazione sen(arcsenx) = 1/2 ha come unica soluzione x = 1/2; invece,


l'equazione sen(arcsen(2x + 1)) = x - 3 non ha soluzioni, perché essa equivale al sistema

-1 ~ 2x + 1 ~ 1
{ 2x+ 1 = x 3

(la prima riga del sistema serve perché sia definito il primo membro dell'equazione), che
non ha soluzioni. L'equazione arcsen(senx) = 2x 1 equivale al sistema

_1!:2 -< 2x -1 -< 1!:2 !_1!:<x<!+1!: !2 1!:<x<l+1!:


2 4- -2 4 4- -2 4
{ senx {
sen(2x -1) { senx = sen(2x - 1) X = 2x 1

(perché sia x sia 2x - 1 sono fra -7r/2 e 7r/2 ), che ha come unica soluzione x = 1.

Osserviamo che l'intervallo [- ~, ~] potrebbe essere sostituito da uno qualsiasi degli


intervalli [k1T - k7r + ~] : in tal caso si otterrebbe l'inversa di un'altra restrizione del
seno, quindi una funzione diversa dalla funzione arcoseno; la scelta fatta è convenzionale,
anche se ci sono oVVI motivi pratici per preferire, tra tutti questi intervalli, proprio quello
utilizzato.

1tI2

Fig. 3.17: y = arcsenx Fig. 3.18: y = arccosx Fig. 3.19: y = arctan x


86 Sezione 3.7 : L'esponenziale e il logaritmo

In modo analogo si può trattare la funzione coseno: essa non è invertibile, ma la sua
restrizione all' intervallo [O, n]
cos I[o,7f] : [D,n] ~ [-1,1]
è strettamente decrescente e biunivoca, quindi ammette inversa
arccos: [-1, 1] ~ [D,n] .
La funzione arcocoseno è strettamente decrescente.
Di nuovo, la funzione tangente è n-periodica, quindi non è iniettiva, ma la sua
restrizione all' intervallo l - i, i [
tan !J-7f/2,.rr/2[ :]- i, i[ ~ lR
è strettamente crescente e biunivoca, quindi ha inversa
arctan : lR ~] ~, ~ [ ,
che è anch'essa strettamente crescente (~ es. 3.40).

3.7 - L'esponenziale e il logaritmo

La funzione esponenziale è tra quelle che si incontrano più spesso nelle applicazioni
della matematica. Si potrebbe dare una definizione precisa di funzione esponenziale in
vari modi, ma conviene a questo punto prendere per nota la definizione generalmente
introdotta alle scuole medie superiori, ed utilizzarla negli esempi. Ci sarà l'occasione in
eventuali corsi successivi di vedere qualche maniera rigorosa di introdurre la funzione e'" .
La funzione a'" è definita se a > O ed x è qualsiasi, e nel caso a = 1 si riduce alla
funzione costante 1. Il caso che si incontra più frequentemente di funzione esponenziale
è quello in cui la base a ha un particolare valore, che si indica con il simbolo e (il
numero e, detto numero di Nepero, è irrazionale, vale circa 2.718... e viene definito
rigorosamente mediante il limite di un'opportuna successione, come si può vedere in un
corso di Analisi matematica). Come per la scelta di misurare gli angoli in radianti, anche
le motivazioni per privilegiare la funzione esponenziale con base e possono essere chiarite
solo in un corso più avanzato. 'fra le proprietà della funzione esponenziale a'" (che,
quando la base a coincide con e, a volte si indica exp(x) , specialmente se l'argomento
è un po' lungo e complicato) abbiamo:
a) aX +Y = a'" aY ;
b) (a"')Y = a"'Y ;
c) a O = 1 ;
d) a'" è una funzione strettamente crescente se a > 1 , costante se a l , strettamente
decrescente se a < 1 ;
e) a'" > O per ogni a > O e per ogni x E lR , e l'immagine della funzione a'" è tutta
la semiretta lR+ .
Capitolo 3 : Funzioni elementari 87

Fig. 3.20 : y eX Fig. 3.21: y = lO'" Fig. 3.22: y 0.5 x

Il logaritmo in base a, che si indica con loga x , è definito per a > O, salvo il caso
a = 1 in cui non è definito, come la funzione inversa dell'esponenziale a X • Notiamo che,

grazie alla stretta monotonia della funzione aX vista nella proprietà d), la funzione a X
è iniettiva se a f 1 e pertanto la sua funzione inversa risulta hen definita. Inoltre, per
la proprietà e), la funzione loga x risulta definita soltanto per x > O. Nel caso a = e
ometteremo l' indice e, e scriveremo soltanto log x anziché loge x ; in alcuni libri però
(specie in quelli di materie tecniche) si usa una convenzione diversa, scrivendo In x per
il logaritmo in base e, e log x per quello in base lO. Poiché questo accade anche sui
tasti di molte calcolatrici, bisogna stare attenti a non confondersi.

Fig. 3.23: y loge x

Tra le principali proprietà del logaritmo, derivate facilmente da quelle dell'esponenziale,


abbiamo:
f) se x > O allora a 10ga x = X ;

g) per tutti x si ha loga (aI) = x ;

h) se x, y > O allora loga(xy) = loga x + loga Y;

i) se x > O allora loga (x Y ) = y loga x ;


88 Sezione 3.7 : L'esponenziale e il logaritmo

j) se x, y > O con y =/:- 1 allora loga x loga y . logy x; in particolare, se a e, si


ricava
logx
logyx --,
logy

cioè conoscendo i logaritmi in base e si possono ricavare i logaritmi in una base y


qualsiasi.
Osserviamo che dalle proprietà precedenti "segue" l'uguaglianza

aX exp(xloga);

le virgolette sono d'obbligo in quanto questa è in realtà la definizione di a X (~es. 3.49).


Dato che l'esponenziale diventa rapidamente molto grande, il logaritmo comprime
molto i numeri grandi (B' figura 3.23): ad esempio il logaritmo in base lO aumenta
soltanto di una unità nel passare da lO a 100 (due numeri che differiscono di 90), e
sempre di una unità nel passare da 1.000.000 a 10.000.000 (qui la differenza è 90 milioni).
Per questo motivo, per rappresentare fenomeni in cui la scala dei valori è molto ampia,
o in cui una delle variabili è molto sbilanciata rispetto all'altra, si usano talvolta i grafici
in scala logaritmica.

Esempio: la popolazione italiana degli ultimi 2400 anni varia fra 3 e 57 milioni (un
fattore 20). Rappresentandola in scala lineare, si perdono i dettagli nei valori bassi
(decadenza dell' impero Romano, pestilenze del '300 e del '600) per far spazio verticale
all'espansione degli ultimi due secoli; invece, se usiamo sulle ordinate il logaritmo in base
2 della popolazione in milioni il grafico è più leggibile.

-400 500 1000 1500 -400 500 1000

Fig. 3.24: popolazione italiana in milioni Fig. 3.25: idem, ordinate in scala logaritmica

Dal grafico del logaritmo si vede che questa funzione ha anche un'altra proprietà,
opposta a quella usata nell'esempio precedente, e cioè dilata molto i numeri vicini a zero.
Allora, usando una scala logaritmica, si riescono a visualizzare delle variazioni fini sui
valori molto piccoli.
Capitolo 3 : Funzioni elementari 89

Esempio: in Chimica, il pH è un indice dell'acidità che misura la concentrazione mo­


lare degli ioni idrogeno in una soluzione; poiché questa concentrazione è molto pic­
cola (nell'acqua è dell'ordine di 10- 7 = 0.0000001) mentre varia molto (di un fattore
10 14 = 100000000000000) fra una soluzione molto acida e una molto alcalina, è meglio
usare come indice non la concentrazione stessa, ma il suo logaritmo, magari cambiato
di segno visto che questo sarà generalmente un numero negativo. Infatti se [H+j è la
concentrazione molare degli ioni idrogeno in una soluzione (il simbolo naturalmente non
c'entra affatto con 1'intero più vicino introdotto a pago 81), il pH di questa è definito
come

3.8 - Le funzioni iperboliche

Anche se non molto frequentemente, capita di incontrare le funzioni iperboliche: queste


sono il seno iperbolico, il coseno iperbolico e la tangente iperbolica, definite su tutto lR
in termini della funzione esponenziale come

eX + e-x senhx
senhx coshx = 2 tanhx
2 coshx .

I grafici di queste tre funzioni iperboliche sono i seguenti:

l
- - - - - - - -::;;.-...--­

--,...,-~----_ ..

Fig. 3.26: y senh x Fig. 3.27 : y cosh x Fig. 3.28: y = tanhx

Si ha (~es. 3.51) che seno iperbolico e tangente iperbolica sono funzioni dispari, mentre
il coseno iperbolico è pari; inoltre, una relazione fondamentale fra le funzioni iperboliche è

cosh 2 x senh 2 x l :
90 Sezione 3.8 : Le funzioni iperboliche

infatti

cosh 2 X - senh 2 x = (coshx + senhx)(coshx senhx) = eX. e-x 1.

Valgono per le funzioni iperboliche altre uguaglianze, in qualche modo simili alle formule
trigonometriche di addizione o altre, per le quali rimandiamo agli esercizi (~ es. 3.53).
Mostriamo che il seno iperbolico è una funzione biunivoca da lR a lR, e ricaviamo
la sua inversa, che si chiama "settore seno iperbolico": occorre risolvere l'equazione
x = senh y in termini di y. Questa equazione si scrive

eY e- Y
x
2

cioè, posto eY t e osservando che deve essere t > O ,

t- t - l 1
x= 2 ~ 2x = t ~ t2 - 2xt 1 O
t

questa equazione di secondo grado è sempre risolubile ( Ll 4x2 + 4 ) e il prodotto delle


sue radici è il terzo coefficiente, cioè -1. Allora una radice è positiva e l'altra è negativa
(ci se ne può accorgere anche dopo averle scritte esplicitamente); dato che ci interessano
solo le soluzioni con t > O dobbiamo scegliere solo la positiva, che è quella maggiore,
vale a dire
t = x+ Vx2 + 1,
da cui finalmente (ricordiamo che t > O )

Y logt = log(x +

abbiamo risolto l'equazione per ogni x E lR, quindi la funzione

settsenhx = log(x +

è definita su tutto lR.


È facile verificare (~ es. 3.54) che le funzioni coshx e tanhx risultano invertibili
rispettivamente da [O, +oo[ a [1, +oo[ e da lR a ]-1, l[ , per cui in tali intervalli sono
definite le loro inverse. In maniera analoga a quanto fatto sopra per sett senh x risulta

sett coshx = log(x + v'x2=1) , x;:::: 1


1 l+x
setttanhx = -21og -1 < x < 1 .
1 x

Tracciamo anche i grafici delle funzioni iperboliche inverse:


Capitolo 3 : Funzioni elementari 91

T
Fig. 3.29: y = sett senh x Fig. 3.30: y = sett cosh x Fig. 3.31: y = sett tanh x

Per capire l'interpretazione geometrica delle funzioni iperboliche, e la giustifica­


zione del loro nome, conviene ricordare alcune proprietà geometriche delle funzioni seno
e coseno. Tali funzioni, che si dicono anche funzioni circolari, forniscono le equazioni pa­
rametriche della circonferenza goniometrica (cioè di raggio unitario e centrata nell'origine
degli assi cartesiani). In altri termini, se il parametro t varia da O a 211", il punto

P(t) = (cost,sent)
percorre la circonferenza unitaria, partendo dal punto A = (1, O) e ritornando sullo
stesso punto dopo un giro completo, percorso in senso antiorario. Inoltre (u:w figura 3.32)
il numero t corrisponde alla lunghezza dell'arco AP, e anche al doppio dell'area del
settore circolare AOP. Dall'arco AP deriva il simbolo "arc" usato per le funzioni
circolari inverse.

Fig. 3.32: parametrizzazione circolare Fig. 3.33: parametrizzazione iperbolica

Invece, se t varia da -00 a +00 il punto

P(t) (cosht,sehht)
92 Sezione 3.8 : Le funzioni iperboliche

percorre dal basso verso l'alto il ramo destro dell' iperbole di equazione X2 y2 =1:
infatti le sue coordinate verificano la relazione

X2 y2 cosh 2 t senh2 t =1.


Se A = (1, O) e H(t) = (O, senh t) , l'area del "settore iperbolico" AOP è data dalla
differenza fra l'area di OAPH e quella del triangolo OPH. Una volta studiati gli
integrali, sarà possibile dire che l'area del "settore iperbolico" AOP è data da

l senh
t J1.+;2 ds coshtsenht
2

e, calcolando l'integrale, si troverà che t è il doppio dell'area del "settore iperbolico"


considerato (1& figura 3.33), da cui il nome dato alle funzioni iperboliche inverse.
Capitolo 3 : Funzioni elementari 93

Esercizi relativi al capitolo 3

Esercizio 3.1 provate che la funzione f(x) = -x 3 è decrescente.


Esercizio 3.2 provate che la funzione

se x ~ 2
se x >2
è debolmente decrescente.
Esercizio 3.3 negate la proposizione "f è decrescente" .

Esercizio 3.4 negate la proposizione "f è strettamente monotona" .

Esercizio 3.5 provate che la composizione di un numero qualsiasi di funzioni mo­


notone risulta debolmente crescente se il numero di funzioni debolmente decrescenti nella
composizione è pari, risulta debolmente decrescente se tale numero è dispari.
Esercizio 3.6 : provate, con degli esempi, che la somma di due funzioni iniettive
non sempre è inietti va, e che lo stesso vale per la somma di due funzioni surgettive o due
biunivoche (questo mostra l'importanza della proposizione 3.1).
Esercizio 3.1 : sapendo che la funzione logaritmo è crescente ed è definita solo su
jR+ , dite se la funzione X2 + log(2x - e) è iniettiva.

Esercizio 3.8 : quali sono le funzioni che sono contemporaneamente debolmente cre­
scenti e debolmente decrescenti?
Esercizio 3.9 : dimostrate che l'inversa di una funzione monotona e invertibile è
anch'essa monotona.
Esercizio 3.10 : provate che le potenze pari di x sono funzioni pari, le potenze dispari
sono funzioni dispari.
Esercizio 3.11 : provate che una funzione è dispari se e solo se il suo grafico è simme­
trico rispetto all'origine. Trovate poi le funzioni pari e dispari tra quelle disegnate nella
sezione 4.2.
94 Esercizi relativi al capitolo 3

Esercizio 3.12 dite se la funzione arctan(2x - x 3 ) è pari o se è dispari.


Esercizio 3.13 dite se la funzione sen(2x + X2) è pari o se è dispari.
Esercizio 3.14 dimostrate che la funzione [J(x) + f( -x))/2 è pari.
Esercizio 3.15 semplificate 1'espressione VX2 - x 4 / ?'x 4 - x 3 , facendo attenzione
ai valori di x.
Esercizio 3.16 : risolvete le seguenti equazioni:
a) V2x - 1 = x + 3 c) .vx=-r + x = 2
b) x+3 d) (x-l);(x+2=x.

Esercizio 3.17 : risolvete le seguenti equazioni:


a) (x 2)yx + 2
b) 2...;x=2=4 x
c) J3x - 2..jX =
Esercizio 3.18 : risolvete le seguenti disequazioni:
a) V2x + 1 ::; x - 3
b) vx+2<x+l
c) + > O.
Esercizio 3.19 : risolvete la disequazione y6x + 2a + vx + 3a > O al va­
riare di a E]]l (errore frequentissimo: chi è più grande tra -a e -3a ?).
Esercizio 3.20 : usando la definizione di valore assoluto, dimostrate i primi sei punti
della proposizione 3.6.
Esercizio 3.21 dimostrate che Ixl per ogni x E ]]l .

Esercizio 3.22 : usando la definizione di valore assoluto, dimostrate gli ultimi tre
punti della proposizione 3.6.
Esercizio 3.23 : dimostrate tutte le proprietà del valore assoluto, prendendo come
definizione quella abituale:
lal = { a se a ~ O
-a se a ::; O
(occorrerà, specialmente per le proprietà (3.1) e seguenti, dividere la dimostrazione in
moltissimi casi, a seconda dei segni di a e b j questo esercizio vuole essere una giustifi­
cazione della definizione che abbiamo dato, con la quale le dimostrazioni riescono enor­
memente più brevi). Dimostrate poi le disuguaglianze triangolari, considerando tutti i
casi che occorrono.
Esercizio 3.24 risolvete le seguenti equazioni:
Ix -21
a) ..jX = 1 c) X2 - 21xl + 1 O
x+ x
b) 12x -11 = Ix + 31 d) X2 + 21xl + 1 O.
Esercizio 3.25 risolvete le seguenti disequazioni:
a) Ixl- x> 2 e) xlxl < 2
Capitolo 3 : Funzioni elementari 95

b) 12x Ix2 311 < 1 f) vixlxl - 2 <1


c) X2 - 21xl +1> O g) x - 2 2: 2

d) Ix 2~ 11 < 1
Esercizio 3.26 : provate che tanto x+ che x- sono numeri non negativi, per qual­

siasi numero reale x.

Esercizio 3.27 provate che Ixl = x+ + x- e che x = x- .

Esercizio 3.28 provate che x- = (-x)+ .

Esercizio 3.29 risolvete la disequazione (X2 - 3)+ - 2x- 2: O .

Esercizio 3.30 dimostrate la formula (3.5).

Esercizio 3.31 calcolate i seguenti numeri: L4/3J, r3/41, L-2/5J, r-7.11, [-2.7],

[22/3].

Esercizio 3.32 determinate tutti i numeri reali x tali che [X]2 + 3[x] + 2 = O .
Esercizio 3.33 provate che ogni funzione T-periodica è anche kT-periodica per ogni

valore di k E N+ .

Esercizio 3.34 provate che una funzione periodica non è mai iniettiva.

Esercizio 3.35 provate che una funzione periodica non costante non può essere mo­
notona.
Esercizio 3.36 : dimostrate che la funzione sen 6x + cos 3x è periodica, e determina­

tene il minimo periodo.

Esercizio 3.37 provate (3.12) partendo da (3.11).

Esercizio 3.38 provate la formula (3.13).

Esercizio 3.39 provate la formula (3.14).

Esercizio 3.40 dite a cosa è uguale arcsen(sen x) se ~ ::::; x ::::; , e a che cosa è

uguale se 311"
2 -
<X <
-
511" •
2

Esercizio 3.41 : dite per quali x è vero che cos( arccos x) x , e per quali è vero
che arccos( cos x) = x .
Esercizio 3.42 : cercate di capire a cosa è uguale arccos( cos x) per angoli non ap­
partenenti all' intervallo [0,7r].
Esercizio 3.43 determinate per quali valori di x si ha arcsen(cos(x 2 - x)) 7r/2.
2
Esercizio 3.44 risolvete l'equazione sen (arcsen "'2 )

Esercizio 3.45 determinate per quali valori di x si ha arcsen (cos( X2 - x)) = ~ .

Esercizio 3.46 risolvete l'equazione arctan(tan(2x)) = 2x + 27r .

96 Esercizi relativi al capitolo 3

Esercizio 3.47 se a cosx e b senx, è vero che arctan(bja) x? Se no, a


cosa è uguale?
Esercizio 3.48 dite se la funzione x 3 + arctan(1 + x) è iniettiva.
Esercizio 3.49 risolvete le seguenti equazioni:
a) lO'" 100 d) 4'" = 2·3'"

b) T" = 1 e) IO" 3"+1

c) 4'" = 3 f) 32", 3" - 5 = O.

Esercizio 3.50 : risolvete le seguenti equazioni:

a) log3 x = 3 d) (log2 x)(log3 x) = 1

b) log3x=log32 log3(x+l) e) 4log 4 x log2(1 + x) = O

c) log2 X + log4 X = 3 f) log" e + log x - 2 O .

Esercizio 3.51 : mostrate che:

a) la funzione seno iperbolico è dispari

b) la funzione coseno iperbolico è pari

c) la funzione tangente iperbolica è dispari (per questa, cercate di usare i due risultati

precedenti) .
Le funzioni iperboliche hanno qualche proprietà di periodicità?
Esercizio 3.52 : osservandone i grafici, dite quali funzioni iperboliche sono monotone.
Esercizio 3.53 : dimostrate le seguenti relazioni:
a) senh( a + b) = senh a cosh b + cosh a senh b
b) cosh(a + b) cosh a coshb + senha senhb
tanh a + tanh b
c) tanh( a+ b)
1 + tanha tanh b

x-y x+y

d) senh x senh y = 2 senh -2- cosh -2­


x- x+
e) cosh x - cosh y 2 senh 2 senh 2
senh(x y)
f) tanh x - tanh y = --'-----'-'­
coshxcoshy
Esercizio 3.54 : dimostrate che la funzione coseno iperbolico è biunivoca tra [O, +oo[
e [1, +oo[ , e calcolatene l'inversa.
Esercizio 3.55 : dimostrate che la funzione tangente iperbolica è biunivoca tra lR e
l-I, 1[ , e calcolatene l'inversa.
Capitolo 4

Grafici di funzioni reali

Trattando di funzioni reali, è doveroso dire qualcosa di più riguardo al grafico (~es. 4.1).
Infatti da questo si può dedurre immediatamente una grande quantità di informazioni;
poi, spesso per tracciare un grafico approssimativo non serve necessariamente ricorrere
ad uno "studio" completo: conoscendo bene i grafici delle funzioni elementari, è sovente
possibile tramite semplici operazioni abbozzare il grafico di funzioni più complesse. Se
abbiamo a disposizione il grafico di una data funzione, possiamo dedurne, con una certa
approssimazione, se la funzione è iniettiva o no, se è monotona o no, e qual è la sua
immagine (quindi se è surgettiva o no). L'approssimazione è dovuta al fatto che i grafici
possono essere non del tutto precisi (ammesso che non siano del tutto errati, come spesso
capita di vedere!), e non possono rappresentare funzioni definite su insiemi illimitati,
ad esempio tutto R.. Le deduzioni che si fanno osservando un grafico vanno prese solo
come base per lo studio delle proprietà della funzione, che va poi condotto con i normali
metodi analitici; se abbiamo già indizi grafici sulla funzione da studiare, anziché procedere
alla cieca imposteremo lo studio in base alle congetture fatte: cosÌ non tenteremo di
dimostrare la monotonia di una funzione, se dal grafico sembra essere non monotona, ma
semmai useremo le informazioni del grafico per dimostrarne la non monotonia, e cosÌ via.

4.1 - Informazioni da un grafico e varianti di un grafico

La proprietà di monotonia dovrebbe essere già chiara dagli esempi fatti: una funzione è
crescente se spostandoci verso destra il punto sul grafico continua a salire, e similmente
per gli altri andamenti.
98 Sezione 4.1 : Informazioni da un grafico e varianti dì un grafico

Dire che un punto b appartiene all'immagine di una funzione f significa che esiste
qualche punto a tale che f(a) b; tradotto in termini di grafico, questo vuoI dire che il
punto del grafico (a, f (a)) coincide con il punto (a, b) , dunque che la retta di equazione
y b interseca il grafico di f nel punto di ascissa a .

..

Fig. 4.1: b sta nell' immagine di f, bi no

Allora, un punto b appartiene all'immagine di f se e solo se la retta di equazione


y b, cioè la retta orizzontale all'altezza b, interseca il grafico di f . L'immagine di f
risulta allora essere l'insieme dei punti di intersezione dell'asse y con le rette orizzontali
che passano per i punti del grafico di f, cioè la proiezione del grafico di f sull'asse y.
Ricordiamo infine (1& esercizio 1.38) che l'immagine di f è l'insieme dei punti b E IR.
tali che l'equazione f(x) b ha soluzioni (~es. 4.6). Da quanto abbiamo visto, è facile
dedurre come si possono determinare graficamente immagini e controimmagini di insiemi
tramite una funzione: basta considerare non tutte le rette orizzontali, ma solo quelle che
passano per punti dell' insieme E (per calcolare l'immagine inversa di E) oppure solo
quelle che intersecano il grafico della restrizione di f ad E (per determinare l'immagine
di E), come mostra la figura seguente.

Fig. 4.2: l'immagine di [a, b] Fig. 4.3: l'immagine inversa di [c, d]


Capitolo 4 : Grafici di funzioni reali 99

Osserviamo che con questo metodo è possibile anche risolvere (approssimativamente)


delle disequazioni: ad esempio, risolvere la disequazione I(x) ::; b significa trovare i punti
x in cui I(x) ::; b, cioè i punti x tali che (x,/(x)) non sta al di sopra della retta di
equazione y = b (~es. 4.7).

Fig. 4.4: in neretto la soluzione della disequazione f(x)::; b

Per quanto riguarda l'iniettività, ricordiamo che una funzione I non è iniettiva
se e solo se esistono due punti distinti nei quali la funzione assume lo stesso valore. In
termini di grafico, questo significa che c'è una retta orizzontale che interseca il grafico
di I in due (o più) punti distinti, pertanto una funzione I risulta iniettiva se e solo
se tutte le rette orizzontali intersecano il grafico di I in al più un punto (cioè o non lo
intersecano per niente, se la quota corrispondente non appartiene all' immagine di I, o
lo intersecano in un solo punto).

Fig. 4.5: una funzione non iniettiva Fig. 4.6: una funzione iniettiva.

Se anche una sola retta orizzontale interseca il grafico di I in più punti, I non è
iniettiva. Ricordiamo che un altro modo per esprimere l'iniettività (w esercizio 1.35) è
dire che per ogni bE 1R l'equazione I(x) = b ha al più una soluzione (~ es. 4.8).
Abbiamo visto come si possano dedurre immediatamente delle congetture se co­
nosciamo iI grafico di una funzione, anche quando non ne abbiamo l'espressione ana­
litica (cioè non sappiamo la formula che definisce la funzione); se possibile, dovremo
100 Sezione 4.1 : Informazioni da un grafico e varianti di un grafico

poi verificare queste congetture con una dimostrazione, ma il grafico convoglia con
un'occhiata molte più informazioni di quante sia possibile ricavarne osservando breve­
mente l'espressione della funzione. Allora, vediamo come dall'espressione analitica di una
funzione si può, in qualche caso, giungere rapidamente a disegnarne un grafico approssi­
mativo; questa è un'operazione importante, anche in vista dell' introduzione, che verrà
fatta in dettaglio durante i corsi universitari, di nuovi strumenti analitici per disegnare
un grafico più preciso. Infatti, questi strumenti si basano su calcoli a volte complicati,
che capita di sbagliare: se siamo riusciti a disegnare in anticipo un'approssimazione del
grafico che ci aspettiamo, e questa non si accorda con il grafico ottenuto mediante i
calcoli, è segno che c'è qualcosa da ricontrollare.
Iniziamo con le traslazioni: dato il grafico di una funzione f, ed un numero reale
h, è facile disegnare i grafici delle funzioni x f-t f(x) ± h e x f-t f(x ± h) . Infatti, se
un punto (x, y) appartiene al grafico di f il valore dell'ordinata y è uguale ad f(x) ,
quindi il punto (x, y + h) appartiene al grafico di x f-t f(x) + h (in questa figura e nelle
prossime il grafico di f è riportato per comodità, con una riga sottile, anche insieme al
grafico della funzione trasformata).

Fig. 4.7: una generica funzione I Fig. 4.8: il grafico di I(x) +2

Ma (x, y + h) si ottiene da (x, y) mediante una traslazione di h verso l'alto, pertanto


il grafico di x f-t f(x) + h si ottiene dal grafico di f traslando quest'ultimo di h verso
l'alto (attenzione: se h è negativo, il movimento risulterà in realtà verso il basso). È
chiaro che anche f(x) h rientra in questo caso, perché basta scriverla f(x) + (-h)
(~ es. 4.10).
In modo analogo vediamo che se g(x) = f(x - h) e il punto (x,y) appartiene al
grafico di g,allora y g(x) f(x h), quindi il punto (x h,y) (x-h,f(x-h))
appartiene al grafico di f. Dunque (w figura 4.9) il grafico di f si ottiene da quello
di 9 traslando quest'ultimo di h verso sinistra, ovvero, che è quello che ci interessa, il
grafico di x f-t f(x - h) si ottiene da quello di f traslando quest'ultimo di h verso
destra (con la solita avvertenza: se h è negativo, il movimento reale sarà verso sinistra).
Occorre quindi fare attenzione al segno di h e di conseguenza al verso della traslazione
associata (w figura 4.10): per disegnare f(x + h) bisogna traslare il grafico di f di
h verso sinistra (cioè in realtà muoverlo verso destra se h è negativo). Per non fare
Capitolo 4 : Grafici dì funzioni reali 101

confusione, basta pensare che nel punto x = O la funzione f(x + h) assume il valore
che la funzione f aveva nel punto h, e traslare il grafico di conseguenza (~ es. 4.11).
Un suggerimento pratico: spostare verso l'alto un grafico è lo stesso che spostare
verso il basso l'asse orizzontale (molto più facile da disegnare ... ), e analogamente per
gli spostamenti a destra o sinistra.

Fig. 4.9: il grafico di f(:c - 1) Fig. 4.10: il grafico di f(:c + 1)

Possiamo disegnare anche le funzioni af(x) e f(ax); cominciamo con un caso


particolare, quello in cui a > O: allora i valori di af(x) , che sono quelli di f molti­
plicati per a, si ottengono cambiando la scala sull'asse verticale: il grafico di f viene
"gonfiato" se a > 1 , "appiattito" se O < a < 1 .

Fig. 4.11: il grafico di 2f(:c) Fig. 4.12: il grafico di f(:c)/2

L'altro caso particolare (.... figura 4.13) è a -1 : in tal caso af = - f ; se (x, y) sta
sul grafico di f, (x, -y) sta su quello di - f , che è dunque il simmetrico di quello di
f rispetto all'asse x. Nel caso a < O generico, basta osservare che a -Ial e che
lal > O: pertanto il grafico di af = -(Ial!) si ottiene dapprima disegnando il grafico
di lalf, e poi ribaltandolo intorno all'asse x. Il caso a = O , poi, è banale (~ es. 4.13).
In genere le trasformazioni di questo tipo, come pure quelle per disegnare f( ax) ,
possono essere eseguite solo in modo un po' approssimativo.
102 Sezione 4.1 : Informazioni da un grafico e varianti di un grafico

/
/

Fig. 4.13: il grafico di - f(x) Fig. 4.14: il grafico di - f(x)/2

A questo punto mostriamo alcuni esempi, lasciando per esercizio il compito di giu­
stificare i disegni stessi: il grafico di f(ax) con a> O si ricava da quello di f con un
riscalamento dell'asse x.

Fig. 4.15: il grafico di f(2x) Fig. 4.16: il grafico di f(x/2)

Fig. 4.17: il grafico di f(-x) Fig. 4.18: il grafico di f (- 2x)

Il grafico di f( -x) si ottiene (9' figura 4.17) ribaltando il grafico di f intorno all'asse
y (~es. 4.16).
Capitolo 4 : Grafici di funzioni reali 103

Il grafico della funzione f+ , la parte positiva di f , si ottiene lasciando invariato il grafico


di f, nei punti dove f(x) > O , e prendendo il valore zero nei restanti punti del dominio
di f; il grafico della parte negativa si può disegnare osservando che f- = (- 1)+ .

l Fig. 4.19: il grafico di 1+ Fig. 4.20: il grafico di r

l
l
Fig. 4.21: il grafico di I/(x)1 Fig. 4.22: il grafico di 1(lxl)

Il grafico del valore assoluto di f, cioè di If(x)l, si ottiene (Q> figura 4.21) ribaltando
intorno all'asse x la parte di grafico che sta al di sotto di esso (~ es. 4.20). Invece, il

Fig. 4.23: 1v 9 max{!, g} Fig. 4.24: 1 I\g = min{!,g}


104 Sezione 4.1 : Informazioni da un grafico e varianti di un grafico

grafico di ! del valore assoluto, cioè di !(Ixl), si ottiene (..... figura 4.22) prendendo
solo la parte di grafico di ! per x 2: O , cioè quella a destra dell'asse y, e riportandola,
ribaltata, anche a sinistra di tale asse (~ es. 4.23).
Non è difficile disegnare i grafici del massimo (..... figura 4.23) e del minimo (.....
figura 4.24) fra due funzioni.
Un po' più delicato è disegnare il grafico della somma di due funzioni, e ancora di più
quello del prodotto: per quest'ultimo è utile trovare i punti dove le funzioni interessate
valgono ±1 (~es. 4.24).

Fig. 4.25: due funzioni e la loro somma Fig. 4.26: due funzioni e il loro prodotto

Torniamo un attimo indietro, e mostriamo fianco a fianco i grafici del valore assoluto
di x, di una funzione generica !(x) e della funzione 1!(x)1 , che è la composizione delle
prime due:

Fig. 4.27: il grafico di Ixl Fig. 4.28: una funzione 1 Fig. 4.29: il grafico di I/(x)1

la parte più complessa del disegnare i grafici senza studiare in dettaglio le funzioni è
proprio il grafico della composizione. Studiando i tre grafici qui riportati, dovrebbe essere
possibile capire come fare a disegnare un'approssimazione del grafico della composizione
di due funzioni generiche (~ es. 4.25).
Capitolo 4 : Grafici di funzioni reali 105

Esempio : riportiamo qui dì seguito i grafici della funzione f usata per gli esempi pre­
cedenti, della funzione ef e della funzione log f (i grafici di eX e log x devono essere
ben noti, comunque sono disegnati alla fine di questo volume).

Fig. 4.30; il grafico di e f ("') Fig. 4.31: il grafico di log(i(x))

Esempio: applichiamo quanto abbiamo appreso per provare a tracciare il grafico della
funzione IIx2 - 2xl 11:
cominciamo con X2 - 2x i potremmo tracciare i grafici di x2
e di -2x, che conosciamo, e sommarli, oppure (in questo caso particolare) possiamo
osservare che x2 - 2x = (x - 1)2 1, quindi tracciamo (w figura 4.32) prima x 2 , poi
con una traslazione a destra (w figura 4.33) tracciamo (x -1)2 , e infine (w figura 4.34)
traslando il grafico di 1 verso il basso otteniamo il grafico di x2 - 2x .

Fig. 4.32; y = x2 Fig. 4.33: y = (x - 1)2 Fig.4.34: y=(x 1)2_1

Poi, dobbiamo ribaltare in alto la parte di grafico sotto l'asse x per avere (w figura 4.35)
il valore assoluto di questa funzione, ottenendo Ix2 - 2xl , a questa (w figura 4.36)
sottrarre 1, che corrisponde a una nuova traslazione, verso il basso, e del risultato
ottenuto (w figura 4.37) prendere il valore assoluto.
106 Sezione 4.2 ; Grafici delle funzioni elementari

Fig. 4.35: y = Ix2 - 2xl Fig. 4.36 ; Y = Ix2 - 2xl- 1 Fig. 4.37: y = IIx 2
2xl-11

Osserviamo che dal grafico è immediato constatare quante sono, ad esempio, le


soluzioni dell'equazione Il
Ix2 2xll k: due per k grande, nessuna per k negativo,
tre per k = O , sei per k piccolo e quattro per un particolare valore di k. Con queste
informazioni, si vede anche cosa si deve fare per trovare questo valore: seguire a ritroso
nella nostra costruzione la provenienza delle due punte del grafico, cosÌ da scoprire che il
valore che divide il caso a sei soluzioni da quello a due soluzioni è k l es. 4.27).

4.2 - Grafici delle funzioni elementari

Riportiamo qui di seguito i grafici di alcune funzioni, che devono essere ben presenti in
mente, perché sono alcuni degli ingredienti fondamentali di ogni corso di matematica.

Fig. 4.38 : y x Fig. 4.39; Y x2 Fig. 4.40 : y = x3


Capitolo 4 : Grafici di funzioni reali 107

Fig. 4.41: y = Vi Fig. 4.42: y =~ Fig. 4.43: y = x3 , x,Vi,~

\1
Fig. 4.44: y Ixl Fig. 4.45 : y = l/x Fig. 4.46: y = 1/x2

1
I:I

Fig. 4.47: y = senx Fig. 4.48 : y cos x Fig. 4.49: y tanx


108 Sezione 4.2 : Grafici delle funzioni elementari

rc/2

Fig. 4.50: y arcsen x Fig. 4.51: y arccos x Fig. 4.52: y = arctan x

Fig. 4.53: y = eX Fig. 4.54: y = e-x Fig. 4.55: y = log x

Capitolo 4 : Grafici di funzioni reali 109

Esercizi relativi al capitolo 4

Esercizio 4.1 : tracciate, senza guardarli sul libro, i grafici delle funzioni x, Ixl,
X2, x S , JX, ?Ix", l/x, 1/x2, senx, cosx, tanx, arcsenx, arccosx, arctanx,
eX, e-x, log x .

Esercizio 4.2 : utilizzando una calcolatrice, tracciate i grafici delle funzioni X2 , x S ,

sen x, e"', calcolando il valore delle funzioni in una decina di punti.

Esercizio 4.3 dite per quali x ha senso calcolare \/i 2 - x4 +1.

Esercizio 4.4 dite per quali x ha senso calcolare sen(2x log(l - x)) .

Esercizio 4.5 dite per quali x ha senso calcolare log(sen x + cos x) eS" .

Esercizio 4.6 determinate graficamente l'immagine della seguente funzione:

,\
Fig. 4.56: un grafico di funzione
110 Esercizi relativi al capitolo 4

Disegnate poi su fogli di carta vari grafici di funzioni a casaccio, note o inventate, e
ripetete l'esercizio per ciascuna di esse.
Esercizio 4.7 : per ogni funzione disegnata nella sezione 4.2, risolvete approssima­
tivamente la disequazione f(x) > O.
Esercizio 4.8 : per ogni grafico dell'esercizio 4.6 dite se la funzione è iniettiva, e
determinate approssimativamente al variare di k il numero di soluzioni dell'equazione
f(x) k.
Esercizio 4.9 : per ogni grafico dell'esercizio 4.6, dopo aver scelto sull'asse delle
ordinate la quota l, determinate approssimativamente la soluzione della disequazione
O ~ f(x) ~ 1.

Esercizio 4.10 per ogni grafico dell'esercizio 4.6 tracciate i grafici di f(x) + l e di

f(x)-2.

Esercizio 4.11 per ogni grafico dell'esercizio 4.6 tracciate i grafici di f(x + l) e di

f(x 2) .

Esercizio 4.12 per un grafico dell'esercizio 4.6 tracciate il grafico di f(x - l) + 2.

Esercizio 4.13 per ogni grafico dell'esercizio 4.6 tracciate i grafici di f(x)/4 e di

-3f(x) .

Esercizio 4.14 per un grafico dell'esercizio 4.6 tracciate il grafico di -3f(x+ 1)+2.

Esercizio 4.15 giustificate quanto asserito nel testo sul grafico di f (ax) .

Esercizio 4.16 per ogni grafico dell'esercizio 4.6 tracciate i grafici di f( -3x) e di

f(x/IO) .
Esercizio 4.17 : per un grafico dell'esercizio 4.6 tracciate il grafico di 2f(2x + l) -l ;

suggerimento: osservate che 2x + l = 2(x + 1/2) ....

Esercizio 4.18 giustificate quanto asserito nel testo sui grafici di f+ , f- e If(x)l.

Esercizio 4.19 tracciate il grafico di (2x + 1)+ .

Esercizio 4.20 per qualcuno dei grafici dell'esercizio 4.6 tracciate i grafici di f+,

f- e If(x)l·

Esercizio 4.21 tracciate il grafico di 12sen(3x) 11.

Esercizio 4.22 giustificate quanto asserito nel testo sul grafico di f(lxl).

Esercizio 4.23 tracciate il grafico di log Ixl .

Esercizio 4.24 provate a tracciare il grafico della somma e del prodotto di due fun­

zioni a caso aventi lo stesso dominio.

Esercizio 4.25 : per un grafico dell'esercizio 4.6 tracciate il grafico di sen(J(x)) e

quello di ef(x) .

Capitolo 4 : Grafici di funzioni reali 111

Esercizio 4.26 : a questo punto siete pronti: prendete un libro delle scuole superiori,
e vedete quanti grafici di funzioni non troppo complicate riuscite a tracciare rapida­
mente con una ragionevole approssimazione (naturalmente, senza prima guardare il gra­
fico vero). Confrontate i risultati con il tempo necessario a uno studio completo, che
peraltro rimane insostituibile per ottenere grafici corretti.
Esercizio 4.27 : risolvete graficamente in modo approssimato nell' intervallo [0,21T]
la disequazione 12sen(3x) 11 < 1 .
Lista dei simboli

Raccogliamo in questa lista i simboli matematici usati in questo volume; il numero indica
la pagina in cui il simbolo è definito, o compare per la prima volta.

Logica e insiemistica Numeri


non, o, e connettivi logici: 2 jR numeri reali: 9
=;.., {=, ~ implicazioni: 2 il numeri interi: 9
V, 3, 3!, 3 1 quantificatori: 5 jR+ , jR- reali positivi e negativi: lO
E, ::1, rt: appartenenza: 9 jRn spazio n-dimensionale: 14
C, :J, ç, ç inclusioni: lO N numeri naturali: 9
U, n unione, intersezione: 11 Q numeri razionali: 9
Ee complementare: 12 :C numeri complessi: 9
o insieme vuoto: 12 unità immaginaria: 9
\ differenza tra insiemi: 13
e numero di Nepero: 86
.9(E) insieme delle parti: 13
A discriminante di un'equazione: 46
E x F prodotto cartesiano: 14
Funzioni generiche Funzioni reali
f : A -+ B, X I-t f(x) funzioni: 15, 16 sen x, cos x, tan x funzioni trigonometriche:
dom f dominio: 16 54,82
identicamente uguale: 16 e'" , exp(x) esponenziale: 86
iA identità: 16 logx, log"x logaritmo: 87
II, proiezione canonica: 16 Lxj parte intera: 80
Cflf grafico: 16 Ixl valore assoluto: 76
f-1 funzione inversa: 19 x , x+ parti positiva e negativa: 79
f(E), f-I(E) immagine, immagine inversa: arcsen x, arccos x, arctan x funzioni trigono­
20 metriche inverse: 84, 86
flE restrizione: 21 senh x, cosh x, tanh x funzioni iperboliche:
9of composizione: 22 89
f V g, f A 9 massimo e minimo tra f e g: sett senh x, sett cosh x, sett tanh x funzioni
80 iperboliche inverse: 90
Indice analitico

Abbiamo cercato di rendere questo indice il più facile possibile da utilizzare, includendo
moltissime voci e citando quelle composte sotto tutte le componenti (ad esempio, "coef­
ficiente angolare" compare sia sotto la voce "coefficiente" che sotto la voce "angolare").
Quando, nella lettura del testo, incontrate una struttura matematica di cui non ricor­
date esattamente definizione e proprietà, vi consigliamo di cercarla immediatamente,
aiutandovi sia con l'indice analitico che con l'indice del libro.

Addizione, formule di: 57 complessi, numeri: 9


algoritmo di Ruffini: 44 composizione: 22
angolare, coefficiente: 59 composta, funzione: 22
annullamento del prodotto, legge di: 30 connettivi logici: 2
antisimmetrica, proprietà: 33 cono, formule relative al: 62
appartenente: 9 contenente, contenuto: lO
applicazione: 15 coordinate
approssimativo, grafico: 99 - cartesiane: 49,57
arcocoseno: 86 - polari: 53
arcoseno: 84 - sistema di: 48
arcotangente: 86 coppia ordinata: 14
ascissa: 14 coseno: 55,82,83,91
assiomi: 8 - iperbolico: 89,91
associativa, proprietà: 27 costante, funzione: 16
assoluto, valore: 76 crescente, funzione: 67
Bisezione, formule di: 57 De Morgan, leggi di: 13
biunivoca, funzione: 19 decrescente, funzione: 67
Cambiamento di scala: 101 differenza fra insiemi: 13
canonica, proiezione: 16 discriminante: 46
cartesiane, coordinate: 49,57 disequazioni: 33
cartesiano, prodotto: 14 - di 2° grado: 46
circonferenza - irrazionali: 74
equazione della: 60 - metodo grafico: 99
- goniometrica: 51,54 - sistema di: 34
codominio: 15 dispari, funzione: 72,73
coefficiente angolare: 59 distanza in lR: 77
commutativa, proprietà: 27 distributiva, proprietà: 29
complementare: 12 disuguaglianza: 33
114 Indice analitico

- triangolare: 77
i(unità immaginaria): 9

- stretta: 33
identità, funzione: 16

divisione fra polinomi: 44


immaginaria, unità: 9

dominio: 15
immagine

naturale: 16
di un punto: 15

doppia implicazione: 4
di una funzione: 20,97

duplicazione, formule di: 57


- inversa tramite una funzione: 20,98

- tramite una funzione: 20,97

e(numero di Nepero): 86
implicazione: 3

elementari, funzioni: 67,106


-doppia: 4

elemento
inclusione: lO

di un insieme: 9
iniettiva, funzione: 17,99

neutro: 27,29
iniettività e monotonia: 71

ellisse, equazione della: 61


insieme: 9

ennupla ordinata: 14
- simmetrico: 14,72

equazione
- vuoto: 12

di 2° grado: 45
intera, parte: 80

di un'ellisse: 61
interi, numeri: 9

di un'iperbole: 61
intersezione: 11

di una circonferenza: 60
intervallo: lO

di una parabola: 61
inversa, funzione: 19,71

- di una retta: 58,60


iperbole, equazione della: 61

- risoluzione di una: 31
iperboliche, funzioni: 89,91

- inverse: 90,90

equazioni, sistema di: 32,37

irrazionali, disequazioni: 74

esistenziale, quantificatore: 5

esponenziale: 86
Legge di annullamento del prodotto: 30

proprietà: 86
leggi di de Morgan: 13

lineare, sistema: 37

Formule
logaritmica, scala: 88

- di addizione: 57
logaritmo: 87

- di bisezione: 57
- proprietà: 87

- di duplicazione: 57
logiche, regole: 8

di prostaferesi: 57

parametriche: 57
Massimo fra due funzioni: 80

relative ai solidi: 62
metodo grafico: 99

frazione: 29
minimo fra due funzioni: 80

funzione: 15
molteplicità di una radice: 45

- composta: 22
monomio: 43

- crescente: 67
monotona, funzione: 67,70

- decrescente: 67
Morgan, leggi di de: 13

dispari: 72,73

Naturali, numeri: 9

elementare: 67,106

negativa, parte: 79,102

immagine inversa tramite: 20,98

negazione di una proposizione: 2,7

immagine tramite: 20,97

Nepero, numero di: 86

- iniettiva: 17,99

neutro, elemento: 27,29

- inversa: 19,71

numeri

- monotona: 67,nLpropfmonot
- complessi: 9

- pari: 72,73
- interi: 9

- surgettiva: 18
- naturali: 9

razionali: 9

Goniometrica, circonferenza: 51,54

reali: 9

gradi sessagesimali: 50

grado di un polinomio: 43
Opposto di un numero: 27

grafico: 16,97
ordinata

- approssimativo: 99
- coppia: 14

- delle funzioni elementari: 106


- di un punto: 14

- metodo: 99
- ennupla: 14

studio qualitativo: 67,99


ordine di un polinomio: 43

Indice analitico 115

Parabola, equazione della: 61


numeri: 9

parallelepipedo, formule relative al: 62


potenze: 42,74

parametriche, formule: 57
reali, numeri: 9

pari, funzione: 72,73


reciproco di un numero: 29

parte
regole logiche: 8

-_. intera: 80
restrizione: 21

negativa: 79,102
retta:58

- positiva: 79,102
equazione della: 58,60

parti di un insieme: 13
riscalamento: 101

periodica, funzione: 82
risoluzione di un'equazione: 31

periodo di una funzione: 82


Ruffini, algoritmo di: 44

piramide, formule relative alla: 62

polari, coordinate: 53
Scala

polinomio: 43
cambiamento di: 101

- divisione: 44,44
logaritmica: 88

- grado: 43
semiretta: lO

- ordine: 43
seno: 55,82,83,91

- radice: 45
iperbolico: 89

positiva, parte: 79,102


sessagesimali, gradi: 50

potenze
settore

- intere: 41,73
circolare: 91

- proprietà delle: 42
coseno iperbolico: 90

- razionali: 42,74
iperbolico: 90,91

predicato: 5
seno iperbolico: 90

prodotto
tangente iperbolica: 90

- cartesiano: 14
sfera, formule relative alla: 62

- legge di annullamento del: 30


simmetrico, insieme: 14,72

- proprietà del: 29
sistema

proiezione canonica: 16
di coordinate: 48

proposizione: 1
di disequazioni: 34

- negazione di una: 2,7


di equazioni: 32,37

proprietà
lineare: 37

- antisimmetrica: 33
somma, proprietà della: 27

- associativa: 27
sottoinsieme: lO

- commutativa: 27
stretta, disuguaglianza: 33

- del prodotto: 29
studio qualitativo: 67

- della somma: 27
surgettiva, funzione: 18

- distributiva: 29

- transitiva: 33
Tabella di verità: 2

prostaferesi, formule di: 57


tangente: 55,82,91

iperbolica: 89

Qualitativo, studio: 67
transitiva, proprietà: 33

quantificatore
traslazione: 100

esistenziale: 5
triangolari, disuguaglianze: 77

- universale: 5
trigonometriche, funzioni: 55,82,83,91

- inverse: 84

Radiante: 50

radice
Unione: 11

di un numero reale: 74
unità immaginaria: 9

- di un polinomio: 45
universale, quantificatore: 5

- ennesima: 74

molteplicità di una: 45
Valore assoluto: 76

razionali
vuoto, insieme: 12

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