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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

‫بسم اهلل الرَّمحن الرَّحيم‬

‫اﻷسُسُ الشرعيَّةلِلعالقات بَني‬

‫املسلمني و غري املسلمني‬


I principi della Legge religiosa relativi
alle relazioni tra musulmani e non
musulmani
Del Shaykh Faisal Maulawì Cancelliere nell'alto
tribunale shara’itico sunnita di Beirut

traduzione a cura di
Sulaymàn Abu Amir La Spina Franco 2012

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Al- Hilàl
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

‫بسم اهلل الرَّمحن الرَّحيم‬

‫سسُ الشَّرعيَّة‬
ُ‫ﻷ‬
ُ‫ا‬
‫لِلعالقات بَين المسلمين و غير المسلمين‬

I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra


musulmani e non musulmani

Dello Shaykh Faisal Mawlawì


Cancelliere nell'alto tribunale shara’itico sunnita di Beirut

-3-
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Nell'impossibilità di reperire gli aventi diritto, l'Editore si dichiara di-


sponibile alla regolarizzazione di ogni pendenza con gli stessi.

Stampato presso:
Traduzione a cura di: Sulaymàn Abù 'Amìr La Spina Franco
Edito da: Al-Hilàl edizioni.
Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e anorma di convenzioni
internazionali. Qualsiasi riproduzione, parziale o totale, anche se a
uso interno o didattico,priva di autorizzazione scritta da parte di Hilàl
edizioni, sarà perseguita a norma di legge.

© 2012 Al-Hilàl edizioni


via Dante Alighieri 32 Castelletto sopra Ticino 28053 Novara.
e-mail: sulaimanabuamir@yahoo.it

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Nel nome di Allàh il Misericordioso il Clementissimo

Prefazione del curatore della traduzione in lingua italiana:

Ringrazio Allàh ‫ ﷻ‬senza del quale nulla possiamo rea-


lizzare, a Lui è dedicato ogni nostro sforzo e verso di Lui indi-
rizziamo le nostre preghiere, che Allàh ‫ ﷻ‬benedica il Profeta
Muhammad, esempio di virtù e guida per tutta l'umanità, la
misericordia di Dio su coloro che seguono la Retta Via.

Saluto con grande soddisfazione la pubblicazione di que-


sto testo, che per troppo tempo è mancato nell'ipotetica biblio-
teca di testi islàmici in lingua italiana. Già tradotto in inglese e
francese, questo è l'adattamento di una conferenza che l'Autore
ha tenuto davanti ad una platea di giovani musulmani francesi
nel 1986 sul tema del rapporto tra musulmani e gli "altri", e
sulla legittimità di vivere in questi paesi.
Premetto che questo testo, nonostante abbia una poten-
zialità notevole nella formazione di una "cultura" islàmica eu-
ropea, non gode del consenso unanime degli eruditi in scienze
islàmiche, infatti, vi fanno riferimento sopratutto coloro i quali
condividono le idee dei Fratelli musulmani , il movimento
transnazionale di vivificazione dell'Islàm, fondato da Hasan al-
Bannà negli anni venti con lo scopo di ridare dignità alla Co-
munità islàmica già colpita dalla colonizzazione e dalla fine
del califfato ad opera dell'apostata Kamel Ataturk. Difatti, ri-
mangono forti gli argomenti di quei sapienti che delegittimano
la residenza di musulmani in territori tradizionalmente non i-
slàmici.
Tuttavia quest'opera mantiene una capacità dimostrativa
intatta, particolarmente nella sua prima parte, ricca di riferi-

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

menti, dove è confutata la pretesa secondo cui i musulmani


non considerino verso l'"altro" diversa relazione che la guerra.
Attraverso le opinioni di una minoranza degli eruditi del pas-
sato di caratura assoluta, l'Autore pone fine a questo pregiudi-
zio, dando materia di riferimento a tutti quei predicatori mu-
sulmani impegnati nella tessitura di un dialogo divenuto diffi-
cile a seguito degli avvenimenti che hanno caratterizzato gli
ultimi venti anni.
Dai fatti d'Algeria all'emirato afgano dei talebani alla dif-
fusione degli attacchi dinamitardi suicidi e l'indimenticabile 11
settembre con conseguenti assurde guerre intraprese dall' A-
merica e dai suoi accoliti, la situazione è molto diversa da
quando il Nostro ha pronunciato questa lezione. Certo rimane
intatta l'argomentazione principale, ma sulla legittimità di vi-
vere in questi territori non credo che si siano analizzate tutte le
fonti, una in particolare, che è poi il riferimento principale di
chi si oppone all'interpretazione dell'Autore, è stata inspiega-
bilmente trascurata, il seguente detto del Profeta ‫ﷺ‬: "Sono e-
sente da responsabilità nei confronti di ogni musulmano che si
stabilisce nei territori degli associatori” autenticato sia da Al-
Albaniy sia da Al-Asqalàniy, che ho tradotto e proposto in ap-
pendice a questo lavoro, non per confutare alcunché ma per
chiarire come il nostro autore abbia avuto il merito di inaugurare
un dibattito interno alla comunità islàmica che vive in Europa e
nel "mondo" occidentale in generale, dibattito non ancora con-
cluso, ma che ha già visto il dispiegarsi di opinioni a volte di-
vergenti all'inverosimile. Ha tratto largamente spunto dall'Auto-
re anche il noto filosofo Tariq Ramadàn, che molte volte ne cita
l'opera, benchè giunga poi a conclusioni sostanzialmente diver-
se.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

La questione principale che dovrebbe essere oggetto di


studio, dal nostro punto di vista, verte sul come vivere in queste
terre, che ruolo assumere e con quale finalità, e fatto non trascu-
rabile, come garantire la tutela della nostra identità islàmica sen-
za cedere ad assimilazioni più o meno evidenti.
Il dibattito è aperto, le posizioni si vanno delineando con
la conseguente frammentazione della presenza islàmica in molti
gruppi ognuno con sue rappresentanze, districarsi dal dedalo di
opinioni non è facile, con questa opera intendiamo portare la
questione all'attenzione dei musulmani in Italia, e offrire quel
che verosimilmente rappresenta ormai un riferimento dottrinale
trasversale alle varie fazioni in gran parte delle sue argomenta-
zioni. Ci auguriamo di poter contribuire con altri lavori dello
stesso tenore e, con l'aiuto di Allàh ‫ ﷻ‬concorrere alla soluzione
dei diversi problemi che affliggono la Comunità islàmica in
termini di teorizzazione e comprensione del contesto attuale e
gestione delle problematiche ivi connesse.

Per una più semplice consultazione abbiamo adottato un


sistema di traslitterazione semplificata. Ci sarebbe piaciuto cor-
redare l'opera con il testo arabo a fronte, ma essendo una lettura
d'interesse anche per i non musulmani e avendolo fornito di un
importante apparato di note non abbiamo ritenuto agevole farlo.
Ringrazio quanti hanno collaborato e contribuito alla rea-
lizzazione di questo lavoro, in particolar modo il fratello Ma-
hmud Najìb, predicatore instancabile, uomo di azione e dalla
grande disponibilità, sempre presente nel bisogno e paziente
nell'attendere la conclusione del lavoro. Ringrazio il gruppo di

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

traduzione alessandrino per avermi facilitato enormemente il la-


voro fornendomi una buona "prima" traduzione.
La traduzione dei Segni coranici è nostra, benchè ci si è ri-
feriti principalmente al Sahih international, ed in misura minore
alla traduzione di Piccardo. Abbiamo preferito lasciare il Nome
di Dio intradotto, trascrivendo la traslitterazione Allàh, che si-
gnifica Iddio, stesso discorso riguardo il nome del Profeta Mu-
hammad, erroneamnete chiamato Maometto.
Alla menzione di Allàh e del Profeta seguono delle eulo-
gie di glorificazione per il primo e di benedizione per il secondo.

Possa Allàh ‫ ﷻ‬concederci la grazia in questo nostro contributo


e perdonarci per i nostri errori.
La pace e le benedizioni siano sul Profeta Muhammad sulla sua
famiglia e su quanti seguono la Retta Via.

Sulaymàn Abu Amir La Spina Franco

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Prefazione dell'autore

La lode spetta ad Allàh ‫ﷻ‬, la benedizione e la pace sul suo


profeta Muhammad ‫ﷺ‬, la sua famiglia e i suoi compagni, dopo
di ciò, il nostro discorso: “I musulmani nella società non mu-
sulmana” è uno degli argomenti più importanti che ci si propon-
ga di discutere in questi paesi, non potremo però capire comple-
tamente questo argomento se non dando alcune delucidazioni
storiche e shara’itiche, si deve altresì argomentare sulle questio-
ni teoriche che sono causa di discordanza tra gli specialisti delle
scienze religiose islàmiche1 di ieri e di oggi. Infine chiariremo le
questioni inerenti alla presenza e la permanenza dei musulmani
in paesi a tradizione non islamica. Sono stato invitato
dall’Unione delle organizzazioni islàmiche in Francia a parteci-
pare alla conferenza annuale del 1986, svoltosi come consuetu-
dine durante le vacanze annuali. Ho tenuto una lezione sul tema
"Il musulmano nella società non musulmana", lasciando poi
spazio alle domande si è evinto quanto i giovani musulmani fos-
sero ardenti di conoscere le disposizioni shara’itiche riguardanti
la loro presenza all’interno di una società non musulmana e co-
me rapportarsi con i suoi abitanti.
La lezione ha illustrato dai riferimenti testuali, i rapporti
tra i musulmani e i non musulmani, nel tentativo di correggere
alcuni concetti inerenti al combattimento, la lotta, la divisione in
terre della pace e terre della guerra; infine dalle risposte alle

1‘ulema, plurale di ‘alim ossia sapiente. Useremo ‘alim, o sapiente e sapienti


discrezionalmente.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

domande degli astanti si è trattata qualche regola shara’itica in


dettaglio.
Concludo, chiedendo ad Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬che questo te-
sto sia di beneficio per chi lo legga, sperando che mi si avverta
di qualsiasi errore, e che non trascuriate di invocare Allàh ‫ ﷻ‬in
mio favore.

La pace e la benedizione sul profeta illetterato Muhammad ‫ﷺ‬,


sulla sua famiglia e su i suoi compagni.
Beirut, 1 Muharram del 1408 H., 26 Agosto del 1987 m.

L’autore

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Introduzione ai principi shara’itici relativi ai


rapporti tra musulmani e non musulmani

Primo principio: la conoscenza e la collaborazione


La base ideale, dei rapporti tra le genti, poggia sulla cono-
scenza reciproca una benevola ed equa convivenza e la collabo-
razione finalizzata al soddisfacimento delle necessità comuni.
1-Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto nel Sublime Corano:

ۚ ۚ

﴾O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e da una


femmina, e vi abbiamo costituiti in popoli e tribù affinché
vi conosciate a vicenda, il più nobile di voi è colui che più
Lo teme. In verità Allàh è sapiente bene informato﴿
XLIX; 131.
Vale a dire che Allàh ‫ ﷻ‬ha creato gli uomini per cono-
scersi reciprocamente e non per competere nelle vanità o preva-
ricarsi a vicenda.
Il professore martire, Saìd Qutub nell’interpretazione di
questa 'ayah dice:
“L’appello di Colui che vi ha creato da un maschio e da una
femmina, v’ informa sul motivo per il quale vi costituì in popoli

1 Tafsir Adua’ Al-Bayn fi-iydah al-Qur’an bi al-Qur'an. Di Shaykh Muham-


mad Amin Ash-Shanqitìy.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

e tribù, che non è combattervi o contendere, ma di conoscervi e


accordarvi, pur nelle differenze di idiomi, etnie, caratteristiche
culturali, dei talenti e delle competenze. Non sia, quindi la di-
versità un motivo di guerra o contrapposizione, ma di coopera-
zione per lo sviluppo nelle svariate opere e per il soddisfacimen-
to delle comuni esigenze. Il colore della pelle, il genere, la lin-
gua, la nazionalità e quant’altro sono caratteristiche senza peso
nella bilancia di Allàh ‫ ;ﷻ‬Presso di Lui ‫ ﷻ‬solo una è la qualità
che possiede autentico valore e ne trasferisce a ognuna di quelle
particolarità, espressa nelle parole: ﴾ … il più nobile di voi è
colui che più Lo teme.﴿ Così tutte le differenze e doti si perdo-
no, e resta nelle bilance quel solo valore a stima degli uomini,
dunque tutti i motivi che son causa di dispute e conflitti svani-
scono facendo apparire evidente il motivo grandioso per il qua-
le si tende alla liberalità e la collaborazione tra gli uomini: il
riconoscimento dell’esclusiva qualità divina di Allàh ‫ ﷻ‬su tutto,
e la nostra comune condizione di creature”.
2- Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto nel Sublime Corano:

﴾Allàh non vi proibisce di essere benevoli e giusti nei con-


fronti di coloro che non vi hanno combattuto per il vostro
credo e non vi hanno cacciato dalle vostre case, Allàh
ama i giusti.﴿ LX; 08.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Lo shaykh1 dei commentatori, Ben Jarir Al Tabary dice di


quest’'ayah2 , menzionando le diverse opinioni degli ‘ulema, gli
P

specialisti delle scienze islamiche:


"Le valutazioni più corrette, relative al Segno summenzio-
nato, affermano che Allàh ‫ ﷻ‬non ha proibito ai credenti di esse-
re buoni e giusti con coloro i quali non vi hanno combattuto, a
qualunque “partito”3 o credo religioso essi appartengano, ma di
avere buone relazioni con loro. Inoltre, Allàh Eccelso ‫ﷻ‬, non ha
inteso limitare tale relazione per appartenenza etnica o religiosa,
ma ha incluso tutti coloro che
﴾… non vi hanno combattuto per il vostro credo e non vi
hanno cacciato dalle vostre case﴿ ".
Quanti tra i mufassirìn4, affermano che trattasi di un’'ayah
abrogata5, a mio parere sbagliano, difatti al credente non può es-
ser proibita la liberalità verso parenti o gente appartenenti ad
Ahl Al-Harb6con la quale vi è un legame di solidarietà, purché

1 Dottore nelle scienze islamiche, ma anche saggio o anziano.


2 Sta per Segno, inteso con il significato di miracolo divino, plurale 'ayat.
Useremo 'ayah o Segno a discrezione.
3 Con la parola “partito” si intende anche ogni “sistema” qualificativo di
P

società umana, lasciando un senso generale com’è fatto intendere nella 'a-
yah commentata.
4 I commentatori del Sublime Corano: .
P
5
La Rivelazione coranica si è manifestata in modo successivo nell’arco di
ventitré anni, regolando sia le relazioni interne alla Comunità islàmica, che
esterne ad essa. Nella successione delle rivelazioni alcuni versetti possono
apparire non congrui tra loro, i sapienti specialisti nel commento del Su-
blime Corano teorizzarono, sulla base del Sacro Corano (II; 106 e XVI; 101) il
principio che alcune rivelazioni ne abroghino altre, l’applicazione di tali
principi ha lasciato spazio a dibattiti tuttora in corso.
P

6 Gente del conflitto.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

in ciò non vi sia rischio per lui o non si tema da parte loro un
tradimento o un’insidia a beni o obiettivi strategici dei musul-
mani o in Dar al-Islàm. O se ciò non significhi in qualche modo
favorire i nemici dei musulmani.
A conferma della veridicità di quanto affermato riferiamo
la vicenda riportata da Ibn al-Zubair su Asma’a, figlia di Abu
Bakr e sua madre trascritto nei due libri autentici1 degli Imam
Al-Bukhary e Muslim. Asma’a racconta:

“Mia madre venne da me, ed era pagana, durante la tre-


gua patteggiata con i Quraish2, al che mi recai dal Profeta
‫ ﷺ‬per informarlo della visita e al quale chiesi: Devo

1 I testi menzionati sono i due Al-Sahih, le raccolte di tradizioni autentiche


riguardanti la vita del Profeta Muhammad ‫ ﷺ‬.
2 La tribù dei Quraish la più influente alla Makkah e postasi a guida

dell’aggressione anti islàmica, addivenne a un patto di non belligeranza con


la Comunità musulmana di Madinah, Il Patto di Hudaybiyah, correva l’anno
628 E.V./6 H.
11 Noto come “Costituzione di Medina” fu il documento fondante la nuova

organizzazione sociale nella città che fu Yatrib, ribattezzata Madinatu al-


Nabi, cioè la Città del Profeta ‫ﷺ‬.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

trattarla bene? Lui mi rispose: Si trattala bene! Abbi un


buon comportamento con lei”!
La stessa storia, l'ha riportata Al-Wahidy nel suo libro "Le
cause delle rivelazioni" indicando che la madre di Asma’a, Qat-
lah figlia di Abdel-‘Uzza, andò de lei con dei doni, che ella non
accettò, impedendogli perfino di entrare nella sua casa. Asma’a
si rivolse a sua sorella ‘Aisha, che chiese spiegazione al Profeta
‫ﷺ‬, al che discese il Segno menzionato, e il Messaggero di Al-
làh ‫ ﷺ‬ordinò ad Asma’a di far entrare la madre in casa, di ac-
cettarne i doni, di essere generosa con lei e di trattarla bene.
Il documento che il Profeta ‫ﷺ‬compilò con gli ebrei di
Madinah1 è da considerarsi come l'esempio più fulgido di pro-
mozione della coesistenza e della collaborazione tra nazioni co-
me principio islàmico fondante. Il documento comprendeva la
libertà di fede, di opinione, di movimento e residenza, conteneva
il rispetto dei diritti delle anime, dei beni, del vicinato e anche il
soccorso all’oppresso, il rifiuto all’oppressione, il sostegno del
bisognoso, e la proibizione della malversazione e della deprava-
zione, escludendo ogni immunità ai prevaricatori e i pervertitori,
implicava anche l’opportunità di concludere dei patti tra musul-
mani e non musulmani.
Da tale documento perveniva agli abitanti di Madinah
l'invito alla collaborazione nella promozione della virtù e oppo-
sizione al vizio, e a divenire una mano forte contro ogni nemico
della neo Città-Stato e dei suoi abitanti.
Fu la violazione dei patti da parte delle tribù israelite nei
confronti della comunità musulmana che ne provocò l’ordine del

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Profeta ‫ ﷺ‬di punizione ed espulsione da Madinah .1 In conclu- P

sione, il primo principio che regola i rapporti tra i musulmani e i


non musulmani, è la conoscenza reciproca, la coesistenza, e la
collaborazione sulla base della munificenza e della giustizia,
mentre il conflitto è da ritenersi un'eccezione circostanziata, al
termine della quale le genti tornano a vivere in pace.

Il secondo principio: L'invito2 ad Allàh Altissimo ‫ﷻ‬


La base del rapporto tra il musulmano e il miscredente
consiste nell'invito ad Allàh Altissimo ‫ﷻ‬. Poiché Egli ha inviato
Muhammad ‫ ﷺ‬quale ultimo profeta a tutte le nazioni, affer-
mando nel Sublime Corano:

﴾Di' o uomini, in verità sono il messaggero di Allàh per


voi tutti, inviato da Colui al Quale appartiene la sovranità
dei cieli e della terra.﴿ VII; 158.
Anche:

1La vicenda è correttamente trattata nella Sirah Ibn Hisham e nel Kitàb al-
watha’iq as-siyàsiyah lil-‘ahd an-Nabawiy wa al-Khilàfah ar-rashidah del
Professore Muhammad Hamidullah, e comunque in tutti i testi che trattano
la vita del Profeta Muhammad ‫ ﷺ‬e la Storia dell’Islàm. In lingua italiana
segnaliamo il lavoro di Martin Lings “Il Profeta Muhammad” edito da Al-
Hikma.
Tradotto da Sergio Volpe.
2 Ad-Da’uah ( ) L'invito verso Allàh ‫ ﷻ‬e la Sua Religione.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

﴾Non ti abbiamo inviato a l'umanità se non come portato-


re di una buona novella e nunzio ammonitore, ma la mag-
gior parte degli uomini non sanno.﴿ XXXIV; 28.

Affinché il messaggio di Allàh ‫ ﷻ‬arrivi a tutta la gente du-


rante la vita di Muhammad ‫ ﷺ‬e dopo la sua morte, Egli ha in-
caricato la sua nazione di assolvere questo dovere, rivelando nel
Sacro Corano:

ۚ
﴾Sorga da voi una comunità che inviti al bene, ordini le
buone consuetudini e proibisca il riprovevole. Quelli sono
coloro che avranno successo.﴿ III; 104.
Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha fatto di Muhammad ‫ ﷺ‬un testi-
mone della sua Nazione, e la sua Nazione un testimone delle al-
tre nazioni, rivelando:

﴾E così facemmo di voi una comunità equilibrata, affin-


ché siate testimoni di fronte ai popoli e il Messaggero sia
testimone di fronte a voi.﴿ II; 143.

- 07 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Anche:

﴿

﴾Chi mai proferisce parola migliore di colui che invita ad
Allàh, e compie il bene e dice: «Sì, io sono uno dei Mu-
sulmani»?﴿ XLI; 33.

﴾ Egli vi ha scelto e non ha posto nulla di gravoso nella


religione, la stessa del vostro padre Abramo che vi appel-
lò "musulmani" già allora, e ciò affinché il Messaggero
testimoni nei vostri confronti e voi testimoniate nei con-
fronti delle genti.﴿ XXII; 78.
Ed Egli ‫ﷻ‬, ha considerato l'invito a Sé la migliore opera del mu-
sulmano nei Suoi confronti:
Il Profeta ‫ ﷺ‬nel giorno di Khaybar,1 consegnò lo stendardo ad
Ali Bin Abu Talib2 il quale gli chiese:

1 Conquista dell’insediamento israelita ostile correva l’anno 628 E.V./7 H.


2 Cugino e genero del Profeta ‫ ﷺ‬e futuro quarto Khalifa, massima autori-
tà politica del sistema islàmico, significa luogotenente, intendendo del Pro-
feta ‫ﷺ‬.

- 08 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

“O Messaggero di Allàh li combatto finché siano come


noi?” ed egli rispose: “Procedi piano finché arrivi nella
loro zona, poi invitali all’Islam, e informali del diritto di
Allàh, e giuro su Allàh che se Egli ti ha reso causa della
conversione di un uomo, ciò sarebbe meglio per te che
possedere cammelli rossi".1
Rileviamo l’ordine del Profeta ‫ ﷺ‬ad Ali di invitare ad Allàh‫ﷻ‬
durante l’avvicinamento allo scontro, e il premio grandioso che
gli spetterebbe nel caso fosse il motivo della conversione di un
uomo. Si vuole anche ricordare il merito di chi fa il suo possibi-
le nel combattimento, o muore nell'invitare ad Allàh ‫ﷻ‬. Resta la
saggezza del Profeta ‫ ﷺ‬la migliore espressione del fondamen-
to dei rapporti tra musulmani e non musulmani, che si basa
sull'invito e non sul combattimento2.

1Questa tradizione si trova nella raccolta dell’Imam Muslim ed è stato ri-


portato dal compagno del Profeta ‫ ﷺ‬Abu ‘Abbas Sahl ibn Sa’d. (Io ne ho
verificato la trascrizione in Sahih Bukhary n: 3701 e in Riyadhu s-Salihin
dell’Imam an-Nawawy, nel Libro I; 175. N.d.T.)
2 Nonostante il Profeta Muhammad ‫ ﷺ‬sia stato coinvolto in diverse batta-
glie, fu sempre alla ricerca della pace e al raggiungimento d’intese, disse,

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Il terzo principio: Lo stato islamico s’incarica della responsa-


bilità a invitare ad Allàh l’Altissimo ‫ ﷻ‬.
Il terzo principio tratta i criteri adottati dal governo islami-
co nel rapporto con i diversi soggetti non musulmani, siano na-
zioni, individui o comunità. Anche alla base di queste relazioni
v’è l'invito ad Allàh Altissimo ‫ﷻ‬. Difatti questa è la prima ed
essenziale missione dello Stato islàmico, realizzando l'ampio
senso dello sforzo1 per la causa di Allàh ‫ﷻ‬, di cui il combatti-
mento non è che una contingenza alla quale non si ricorre che a
seguito di precise circostanze.
Questo impegno per la causa di Allàh ‫ ﷻ‬nell’accezione
generale si considera come obbligo da adempiere in qualsiasi
circostanza, individualmente o comunitariamente nei rispettivi
ambiti e differenti contesti. Difatti il Profeta ‫ﷺ‬, concentrò il
suo magistero profetico proprio su l'invito all'Islam nel periodo
mekkano2 e, dopo la costituzione della città-stato di Madinah,
cioè di una realtà politicamente e territorialmente ben definita,
inaugurò un nuovo corso volgendo la sua missione di diffusione
del Messaggio verso i confini della penisola araba e fuori da es-
sa, finché Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬lo chiamò a sé. Il primo atto uffi-

infatti: “ O musulmani! Non desiderate lo scontro con il nemico; chiedete


piuttosto ad Allàh la pace. Ma se siete costretti allo scontro con il nemico,
siate perseveranti. Trascritto dall’Imam Muslim (Kitabu al-Jihad n. 19.)
1 Jihad, ( ) l’autore usa proprio il termine jihad per esprimere l’impegno
o sforzo “diplomatico” che l’ipotetico governo islàmico deve profondere af-
finché la Parola di Allàh ‫ ﷻ‬sia la più alta.
2I primi, durissimi, dieci anni di predicazione alla Makkah. Tesi a promuo-

vere il riconoscimento del Tawhiid, l’unicità divina, ossia il diritto incondi-


viso di Allàh ‫ ﷻ‬ad essere adorato in esclusiva.

- 21 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

ciale in tale direzione fu proprio la stesura del famoso trattato di


convivenza e mutua cooperazione tra i musulmani, nuova auto-
rità regionale, e gli israeliti che da tempo remoto si erano stabili-
ti a Yatrib, e se questi ultimi non avessero violato tale patto, non
sarebbero stati espulsi e puniti.
Attraverso la Rivelazione, fu permesso1 al Profeta ‫ ﷺ‬di
combattere i Quraish, i quali principiarono l’aggressione contro
i musulmani, tuttavia com’è ben noto, Il Messaggero di Allàh
‫ ﷺ‬in Hudaibya2 colse immediatamente l’opportunità di ristabi-
lire la pace tra le parti, accettando le condizioni poste dagli stes-
si Quraish, garantendosi la possibilità di diffondere l'invito
all’Islàm, furono poi alcuni degli affiliati dei Quraish a tradire la
tregua.
Approfittando del periodo di pace conseguente il Patto di
Hudaibiyah, il Profeta ‫ ﷺ‬inviava messi e predicatori in tutte le
zone della penisola araba. Riportiamo, a titolo di esempio delle
aggressioni o violazioni dei patti da parte dei non musulmani,
l’agguato presso al-Raji, quando Muhammad ‫ ﷺ‬mandò sei dei
suoi compagni come delegazione per impartire l’istruzione reli-
giosa ad alcune tribù minori. La delegazione pacifica fu aggredi-
ta e tre di loro uccisi sul posto, gli altri tre furono consegnati
come prigionieri ai Quraish che infine li uccisero. Altro esem-
pio, fu il tradimento al pozzo Bi’r Ma’una, quando il Profeta‫ﷺ‬
inviò settanta dei suoi compagni più istruiti in materia religiosa,
agli abitanti del Najd i quali erano affiliati a ‘Amir Bin Malik,
noto come Abu al-Barà 3 con il quale raggiunse un accordo e dal
PF

1 Nella rivelazione dei Segni: XII; 30/40, II; 217.


2 Vedi “Il Profeta Muhammad” di M.Lings pag.: 253/260.
3 Entrambi della tribù dei Banu ‘Amir

- 20 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

quale ottenne un salvacondotto per la delegazione ma ‘Amir Bin


al-Tufayl capo di una tribù alleata di Abu al-Barà ignorò tale ac-
cordo attaccando il gruppo di musulmani con l’ausilio della tri-
bù dei Banu Sulaym sterminandoli1.
Muhammad‫ﷺ‬, iniziò a scrivere e inviare missive anche
fuori della penisola araba, ne scrisse a Eraclio, a Kosroe re dei
persiani, al Muqawqis di Egitto, al Nagashi d’Etiopia, al Mun-
dhir ben Sawy del Bahrein, a Hudha Ben Ali del Yamama e al
Harith Ben Aby Shamr Al Ghassany dello Sham, in tutti quei
messaggi l’appello a corrispondere alla religione di Allàh ‫ﷻ‬, o
portarne il peso del rifiuto loro e di quanti li avrebbero seguiti.
Per quanto riguarda le guerre e le battaglie che i musul-
mani intrapresero contro i loro nemici tra gli israeliti e pagani,
mirarono sempre a garantire il diritto di invitare all’Islàm le gen-
ti e le nazioni, affinché avessero la possibilità di accogliere o ri-
fiutarne il messaggio, come chiariremo più avanti. L’attività es-
senziale del governo islàmico nel suo rapporto con “l’altro” è,
in definitiva l'invito a riconoscere e accettare il Diritto di Allàh
‫ﷻ‬, liberando chi lo vuole dal culto dei servi di Allàh ‫ ﷻ‬per gui-
darlo al culto del Signore dei servi, l’Unico, l'Onnipotente, come
disse Rubeay Bin’Amir a Rustum, il sovrano dei persiani.

Il quarto principio: l'invito ad Allàh ‫ ﷻ‬attraverso la buona pa-


rola.

1 In appendice a questa vicenda va notata la reazione del Profeta ‫ ﷺ‬che


nonostante lo sgomento alla notizia del tradimento e del massacro, rimpro-
verò l’unico sopravvissuto, ‘Amr figlio di Umayyah, di aver a sua volta ucci-
so, sulla strada del ritorno, i due delegati della tribù dei Banù ‘Amir, ai quali
Muhammad‫ ﷺ‬aveva garantito l’immunità con un salvacondotto.

- 22 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Il cardine principale nel chiamare ad Allàh‫ ﷻ‬è la saggezza


e il buon ammonimento, Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto nel Subli-
me Corano:

ۖ
ۚ
ۖ
﴾Chiama al sentiero del tuo Signore con la saggezza e la
buona parola e discuti con loro nella maniera migliore. In
verità il tuo Signore conosce meglio [di ogni altro] chi si
allontana dal Suo sentiero e conosce meglio [di ogni al-
tro] coloro che sono ben guidati.﴿ XVI; 125.

Il presupposto della saggezza sta proprio nella parola buona:

‫۝‬

ۗ
﴾Non vedi come Allàh ha paragonato la buona parola ad
un buon albero, la cui radice è salda e i cui rami [sono]
nel cielo? ۞ che continuamente dà frutti, col permesso del
suo Signore. Allàh propone metafore agli uomini, affinché
riflettano.﴿ XIV; 24/25.

- 23 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

La saggezza richiede che ogni dibattito o confronto dialet-


tico sia condotto con precisione linguistica e chiarezza concettu-
ale1, dice difatti Allàh ‫ﷻ‬, nel Sublime Corano:

﴾Dialogate con belle maniere con la gente della Scrittura,


eccetto con quelli di loro che sono iniqui.﴿ XXIX;46.
Poiché la parola buona e l’ammonimento sincero costitui-
scono le basi principali della predicazione, Allàh ‫ ﷻ‬ne ha fatto
chiare direttive nel patto stipulato con i figli d'Israele:

﴾Quando accettammo il patto con i Figli di Israele "Non


adorerete altri che Allàh, con i genitori sarete benevoli e
con i parenti, gli orfani e i poveri; con la gente userete
buone parole, eseguirete il rito di adorazione e pagherete

1Il termine ‘ahsan ( ) rende precisione e perfezione, per mantenere en-


trambi i significati ho utilizzato una nota formula coniata da Abdur-
Rahman Pasquini, co-fondatore del Centro Islamico di Milano e Lombardia,
e primo italiano a tenere il Sermone del Rito congregazionale del venerdì in
lingua araba.

- 24 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

la tassa purificatoria!". Poi voltaste le spalle, tranne po-


chi di voi, e vi siete sottratti.﴿ II; 83.
Così come i profeti predicarono il medesimo1 messaggio,
identico fu il loro modo di operare attraverso la parola buona, lo
stesso che Allàh ‫ ﷻ‬ordina ai musulmani di adottare nel dibatte-
re, anche nel caso di confronto aspro così come avveniva tra
Muhammad ‫ ﷺ‬e i pagani, e come menzionato nella Surah2
Al-Isra’, chiosata con le Sue parole:
ۚ
ۚ
﴾Di' ai Miei servi che parlino nel modo migliore, in veri-
tà Satana s’intromette tra loro. In verità Satana, per l'uo-
mo, è un nemico manifesto.﴿ XVII; 53.

Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ci informa come le genti rifiutino il


messaggio se colui il quale lo porge è rozzo o crudele, anche
trattandosi dell'invito all'Islam, nel quale sta il successo dell'uo-
mo in questa vita e nell’Altra. Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha rivelato,
parlando del Suo Profeta ‫ﷺ‬:

1 Infatti, tutti i profeti hanno invitato all’Unico Dio, il Creatore e Reggente


dell’universo, ammonendo della punizione nella Vita futura per i dimenti-
chi dell’ordine di Allàh‫ ﷻ‬e del diritto al riconoscimento della Sua Incondi-
visa qualità divina.
2 Capitolo del Sublime Corano, suddiviso in versetti, o meglio dire 'ayat.

- 25 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

﴾E' per misericordia da parte di Allàh che sei dolce nei


loro confronti! Se fossi stato duro di cuore, si sarebbero
allontanati da te.﴿ III; 159.
I credenti stessi si sarebbero allontanati dal Profeta‫ ﷺ‬nel
caso che egli fosse stato gretto o insensibile, e quindi, come po-
tremmo sperare che le genti accettino il nostro invito se lo pre-
sentassimo con alterigia o rudezza? L'invito ad Allàh Altissi-
mo‫ ﷻ‬sarà compreso dalle genti ed entrerà nei cuori solo attra-
verso la saggezza, la buona parola e il retto carattere.
Tornando ai primordi della nostra storia, troveremo che la
più indicativa ragione che spinse i popoli ad abbracciare l’Islam
fu l’esempio comportamentale dei musulmani e la loro elevatez-
za etica e morale, al punto tale che tanti popoli aderirono alla
pratica dell’Islàm nelle mani dei mercanti1, cioè prima che i pre-
dicatori e gli eruditi giungessero loro2.

1 Locuzione usatissima dai predicatori musulmani.


2 Contrariamente al luogo comune che vuole una diffusione dell’Islàm sulla
punta delle spade, alle conquiste musulmane non seguirono conversioni
forzate, in quanto proibito da Allàh Altissimo e dall’esempio del Messagge-
ro‫ ﷺ‬vedi nel Sublime Corano sura Al-Baqara 'ayah 256. Al di fuori della
penisola Araba fu sempre garantito ai popoli soggetti all’autorità musulma-
na il mantenimento della propria pratica religiosa con la concessione di ve-
re autonomie giuridiche. Nelle vaste aree dell’Africa sub sahariana, dell’Asia
e del sud-est asiatico furono i rapporti commerciali con i mercanti o le pre-
dicazioni a vincere i cuori all’Islàm.

- 26 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

CAPITOLO 1

La pace è la condizione migliore per la diffusione


dell'invito alla retta Via

Essendo, il rapporto tra i musulmani e i non musulmani,


basato principalmente sull'invito ad Allàh‫ﷻ‬, la pace è senza
dubbio la migliore circostanza per il suo successo e la sua diffu-
sione. Poiché sotto i suoi auspici, le menti sono aperte, gli animi
stabili, e i cuori tranquilli. Se il musulmano vuole piantare il
seme dell'invito con la buona parola, troverà che le genti saran-
no pronte ad ascoltarlo, come pure quelli che dispongono di una
natura scevra di pregiudizi saranno inclini al Messaggio. Diver-
samente, durante i conflitti le coscienze si chiudono, si serrano i
cuori e l’uomo è pervaso da sentimenti di diffidenza e autodife-
sa. In questo clima l'invito non sarà capace di penetrare nei cuori
delle genti o accolto dagli intelletti, benché corroborato da solidi
argomenti e posto con buone parole. Quanto esposto è confer-
mato ed esemplificato nella Sirah (biografia) del Profeta Mu-
hammad ‫ﷺ‬, e precisamente nella vicenda del trattato di Hu-
daibya, che stipulò con gli associatori Mekkani nell’anno sesto
dopo l’Hijrah1. Il Messaggero ‫ ﷺ‬uscì da Madinah verso Mak-
.

kah per compiervi i riti del ‘umra2, invitando tutti i credenti a

1 LaHijrah, italianizzato in Egira, è la migrazione della comunità musulma-


na Makkahna verso Yatrib, oasi a nord di Makkah, dove furono accolti dai
neoconvertiti abitanti della oasi che divennero musulmani. Da questa mi-
grazione epocale inizia il computo del tempo della comunità islàmica.
2 Pellegrinaggio minore, si compie in qualsiasi momento dell’anno, mante-

nendo alcuni dei riti del Hajj, il pellegrinaggio maggiore, da svolgersi ne-

- 27 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

compierli con lui, lo seguirono in millequattrocento, rimanendo


a Madinah solo pochi tra i credenti, oltre che gli ipocriti.
Notiamo che dopo i diciannove anni di magistero profeti-
co, di cui tredici anni a Makkah e sei a Madinah, ad accogliere
l'invito fu un numero di persone relativamente contenuto, ma a
seguito del trattato di pace con i Quraish e le tribù loro alleate,
fu possibile ai musulmani diffondere l'invito in uno stato di si-
curtà.
Gli arabi ebbero l’occasione di conoscere il messaggio i-
slàmico al di fuori del contesto di belligeranza, e tanti incerti ac-
colsero la religione di Allàh ‫ﷻ‬. Molti si trasferirono a Madinah
in quanto prima non avrebbero potuto farlo. E quando al mo-
mento della violazione della tregua da parte della tribù dei Banu
Bakr 1 , un anno e mezzo dopo Hudaibya, il Messaggero di Allàh
P P

‫ ﷺ‬si risolse di porre fine a ogni indugio e aprire Makkah alle


forze musulmane, riunì al suo seguito un esercito non inferiore
alle diecimila unità! Ciò significa che in quell’anno e mezzo di
tregua si è avuto un incremento di adesioni all’Islàm sei volte
superiore al periodo di belligeranza, in conclusione
dall’esperienza storica si deduce che certamente la pace è la
condizione migliore per la diffusione dell'invito, mentre nel con-
flitto v’è la peggiore circostanza che si possa verificare a questo
fine.
Dalla veloce riesamina della storia del conflitto tra i mu-
sulmani e i pagani possiamo scorgere due importanti elementi:

cessariamente a cavallo della prima decade del mese di Dhul-Hijja, undice-


simo del calendario lunare
1 Alleati dei Quraish colpevoli dell’assassinio di alcuni appartenenti al clan

dei Banu Khazà’ha fedeli invece al Profeta ‫ﷺ‬.

- 28 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Primo: Quando gli idolatri mekkani furono la potenza re-


gionale principale, profusero ogni loro sforzo per contrastare e
ostacolare sistematicamente coloro i quali avessero voluto dive-
nire musulmani, obbligandoli persino ad abiurare l’Islàm.

Secondo: Nel momento in cui i musulmani divennero la


potenza regionale, dedicarono i loro sforzi bellici alla liberazio-
ne dei popoli dalla tirannia del paganesimo, senza aggredire le
popolazioni vinte ma lasciandole libere tra accogliere l’Islàm o
declinare, senza prevaricazione né costrizione.

Analizzeremo il primo punto rimandando la spiegazione


del secondo più avanti.
Nel periodo mekkano della predicazione, prima della mi-
grazione dei musulmani verso Madinah, i Quraish si accanirono
ossessivamente nel perseguitare con ogni mezzo oppressivo
quali la tortura o l’uccisione coloro i quali manifestavano la vo-
lontà di accogliere la Religione di Allàh ‫ﷻ‬. I musulmani dal
canto loro miravano a un confronto più dialettico1, ma i pagani,
consapevoli della propria debolezza sul tema, maliziosamente
volsero la controversia sul piano del confronto violento. Allàh
l’Altissimo ‫ﷻ‬, al contrario precluse ai musulmani di replicare
alla violenza2 invitandoli invece alla perseveranza e alla pazien-

1 Avendo come riferimento altro che la Rivelazione e la ragione. Numerose


sono le 'ayaht che rimandano al ragionare sulle affermazioni coraniche e
sulla creazione.
2 Che avrebbe significato scatenare una sanguinosa guerra civile, la qual

cosa è proibita nell’ Islàm.

- 29 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

za, nella pratica del culto e nell’esercizio della carità con le se-
guenti Parole:

...
﴾Non hai visto coloro ai quali fu detto: abbassate le mani,
adempite i riti di adorazione quotidiana e rimettete la Za-
kah1﴿ IV; 77.
Ciò non fece che aumentare l’ostinazione dei pagani nel perse-
guitare violentemente chiunque ascoltasse con manifesta predi-
sposizione il richiamo alla Verità o accettasse il Codice di vita
proposto da Allàh ‫ﷻ‬, così la contesa divenne violenta fino alla
dichiarazione unilaterale di guerra.
Dopo la hijrah, quando i musulmani si stabilirono a Madi-
nah, Allàh ‫ ﷻ‬permise loro di combattere. L’Inviato ‫ ﷺ‬emigrò
a causa delle persecuzioni quraishite e del loro proposito omici-
da nei suoi confronti, e dopo che diversi sahaba2 furono costretti
a chiedere asilo in Etiopia e infine appunto a Madinah, sfuggen-
do così al tormento posto dai Quraish. Divenne assolutamente
necessario permettere ai musulmani di rispondere alla guerra, a
causa della violenta persecuzione che li costrinse a lasciare
Makkah e che certamente li avrebbe braccati in qualunque altro
luogo, fino alla distruzione definitiva della nascente realtà poli-
tica islàmica in Madinah. Il diritto di proteggersi fu concesso

1 L’Imposta purificatoria stabilita nel Sublime Corano sui diversi cespiti pa-
trimoniali quali oro argento e soldi.
2 Sono i compagni del Profeta ‫ﷺ‬, coloro che lo videro almeno una volta

durante il suo magistero apostolico-profetico.

- 31 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

verso la fine del primo anno dalla hijrah con le seguenti Parole
Rivelate:

ۚ
‫۝‬

ۗ
ۗ
ۗ
﴾È permesso [combattere]a coloro che sono stati aggredi-
ti, poiché essi sono stati oppressi, in verità Allàh ha la po-
tenza di soccorrerli ۞ A coloro che sono stati scacciati
dalle loro case, senza giusto motivo se non perché diceva-
no: " Il nostro è Signore Allàh". Se Allàh non respingesse
gli uni per mezzo degli altri, sarebbero ora distrutti mona-
steri e chiese, sinagoghe e moschee nelle quali è molto
menzionato il Nome di Allàh. Certamente Allàh verrà in
aiuto di coloro che lo sostengono. In verità Allàh è forte e
possente.﴿ XXII; 39/40.
La possibilità di rispondere alla guerra venne dopo ben
quattordici anni di paziente sopportazione da parte dei credenti,
il conflitto che seguì va verosimilmente ascritto a debito della
dichiarazione di guerra da parte delle tribù quraishite. Nono-
stante ciò, quando il Profeta ‫ ﷺ‬ebbe l’occasione di stabilire la

- 30 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

pace con un trattato, si affrettò ad accettarlo. Il trattato di Hu-


daibya.
Come consuetudine, ogni atto pattizio dovrebbe contenere
in modo equilibrato vantaggi o concessioni per i contraenti,
tranne che a seguito di una battaglia con vincitore, il quale, in-
fatti, imporrebbe le condizioni di un'eventuale accordo. Nel
giorno di Hudaibya i musulmani non erano sconfitti1, cionono-
stante non ottennero a loro favore condizioni di particolare inte-
resse, qui di seguito trascriviamo i termini del trattato:
- Armistizio decennale, tempo nel quale gli uomini non si
combatteranno né si faranno violenza. Il ripristino della pace è
evidentemente un vantaggio per entrambe le parti, considerando
che il più importante tentativo di distruggere Madinah da parte
della coalizione anti islàmica, arabo/israelita, fallì.
- Muhammad ‫ ﷺ‬è vincolato a rimandare i quraishiti che
volessero divenire musulmani senza il consenso dei loro custodi,
mentre i Quraish non restituirebbero i musulmani che stornano
da Muhammad ‫ﷺ‬. Questa è una condizione evidentemente fa-
vorevole ai Quraish, (ai quali è concesso dare asilo a eventuali
traditori o criminali fuggiaschi da Madinah.)
- E’ concesso agli individui, clan o tribù aderire al patto
affiliandosi o con Muhammad ‫ ﷺ‬o con i Quraish. Questa è
una condizione neutra, se ne avvantaggiano entrambi.

- Muhammad ‫ﷺ‬, e i suoi compagni, tornano senza com-


piere la ‘umra, con il permesso di compierla invece l’anno se-

1 Non vi fu battaglia, ma un distaccamento a cavallo quraishita si fece mi-


nacciosamente incontro alla carovana dei pellegrini musulmani. Non vi fu
scontro, si ebbe invece l’importante accordo.

- 32 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

guente per la durata di tre giorni, e portando le sole armi del


viaggiatore. Questa è la clausola principale richiesta dai Qu-
raish ed è quindi a loro favore.
Riassumendo, sono due clausole a favore dei Mekkani e
due ad entrambi, nessuna condizione è specificatamente a favore
dei musulmani. Malgrado la disapprovazione della maggioranza
dei sahaba, l’Inviato ‫ ﷺ‬sottoscrisse il trattato in grazia di una
ispirazione divina ordinando di eseguire comunque i sacrifici a-
nimali prescritti per la conclusione della ‘umra, essi esitarono
fin quando il Profeta ‫ﷺ‬, ritiratosi nell’alloggio della moglie
Umm Salama le disse che ciò segnava la degenerazione dei mu-
sulmani, ella le suggerì invece di eseguire lui per primo i rituali
finali della ‘umra, comprensivi della rasatura del capo e del sa-
crificio animale, egli ‫ ﷺ‬accolse il consiglio, a quel punto i sa-
haba, vedendo la determinazione del Messaggero ‫ ﷺ‬si risolse-
ro di eseguire anch’essi i riti. Come accertato dalle tradizioni au-
tentiche tramandateci.
L’unico vantaggio reale, conseguito dai musulmani a se-
guito del trattato, fu la pace, che li liberò dalla gravità della
guerra. Astenendosi dal compiere in quell’anno i riti del pelle-
grinaggio minore, rinunciarono a un diritto consuetudinario ri-
conosciuto a ogni arabo, il che significava vedere lesa la propria
dignità, così come dovettero rinunciare alla prerogativa,
(anch’essa riconosciuta a ogni arabo secondo le consuetudini)
di accogliere e proteggere gli affiliati, in questo caso i neo mu-
sulmani provenienti dai Quraish, lasciandoli consapevolmente al
tormento e oppressione di quelli. Inoltre non si videro ricono-

- 33 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

sciuta la possibilità di perseguire chi avesse abiurato1 per tornare


dai Quraish. Tutte quelle rinunce in cambio della sicurtà, poiché
è in tempo di pace che la gente avrà migliore occasione per a-
scoltare il messaggio della Verità rivelata.
Nella via del ritorno da Hudaibya i musulmani rimasero
tuttavia ancora perplessi, si persuasero solo dopo la discesa di
Surah Al-Fatah (La Vittoria) e furono soddisfatti del decreto di
Allàh ‫ﷻ‬. Dirà poi Al-Barra’ ibn ‘Azib a riguardo:

.
“Voi ritenete che vittoria fosse la conquista di Makkah,
ed essa fu effettivamente una vittoria, mentre noi conside-
riamo che la conquista avvenne quando abbiamo reso
omaggio di fedeltà a Hudaibya.”2 Il Profeta ‫ ﷺ‬mostrò a

1 Il sistema politico islàmico si fonda sulla fede nell’Unico Dio ‫ﷻ‬, sulla ob-
bedienza ai Suoi precetti, i quali consentono una reale prospettiva di vita
equa e giusta, nell’ottica del credente. Allo stesso modo si è cittadini di que-
sto Stato quando se ne accettano i principi fondanti, il primo dei quali è ap-
punto la fede in Allàh ‫ ﷻ‬e l’obbedienza ai Suoi precetti. L’abiura, o aposta-
sia, corrisponde al reato di lesa maestà, la maestà di Allàh Altissimo‫ﷻ‬, per il
reato del quale prescrive la punizione capitale.
2 Il Messaggero di Allàh ‫ ﷺ‬nell’affrontare la trattativa chiese che li venisse

confermata la fedeltà e dedizione da parte dei credenti, i quali resero


l’omaggio di fedeltà noto come il “Patto del Ridwan” , in quanto per quello
fu promesso il Paradiso noto proprio con il nome Ridwan. La vicenda è ri-

- 34 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

‘Umar Ibn al-Khattab1 i Segni discesi in quella occasione,


il quale chiese: “Significa la conquista?” l’Inviato rispo-
se: “Si”2.
La parola al-fath3 è presente molte volte nel Sublime Co-
rano, ma in nessun caso è descritta come “evidente” come per il
caso del trattato di Hudaibya, il Segno recita infatti:

﴾In verità ti abbiamo concesso una vittoria evidente ﴿


XLVIII; 1.
Si trattò certamente di una chiara conquista, poiché servì
per aprire i cuori e predisporre le menti al messaggio di Allàh
‫ﷻ‬, introdusse alla vittoria finale, l’apertura della Makkah e di
tutta la penisola araba all’Islàm. In seguito furono i Quraish a
violare il patto di Hudaibya, in risposta a ciò il Messaggero ‫ﷺ‬
ruppe ogni indugio ordinando la marcia verso Makkah, centro
strategico dell’intera Arabia, rimettendola nella mani dei mu-
sulmani (senza colpo ferire), da lì la liberazione dell’intera peni-
sola e la riunificazione al vincolo dell’ordine di Allàh ‫ﷻ‬, dive-
nendo l’epicentro della diffusione del Messaggio divino e
dell'invito a Lui in tutto il mondo. L’applicazione dei precetti
shara’itici relativi al combattimento prevede altre motivazioni e
circostanze, delle quali parleremo di seguito.

portata nel libro Al-Mughazi dell’Imam al-Bukhari nella Raccolta Autenti-


ca. Cor: XLVIII; 4/5-18-27
1 Grande personalità islàmica e secondo Khalifa.
2 Detto riportato nel Sahih dell’Imam Muslim.
3 Sta per conquista, apertura, vittoria.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

CAPITOLO 2

Le ayàt del combattimento


e la progressività della loro applicazione

Le norme riguardanti il combattimento rivelate nel Su-


blime Corano variano da quelle ayàt che lo impediscono a quelle
che lo permettono e a quelle che infine lo impongono per difen-
dersi dalle altrui aggressioni o contro i miscredenti affinché ces-
si ogni loro eventuale minaccia e sia affermata la legittima con-
siderazione della Religione di Allàh ‫ﷻ‬. Diversa gente ritenendo
questi versetti antitetici ha tentato di darne un'interpretazione
accomodante, alcuni considerando particolari Segni come la
condanna sharà’itica al combattimento, rimandando ad altre ayàt
a conferma di tale opinione. Altri hanno ritenuto che le ultime
rivelazioni, più esplicitamente bellicose, avessero abrogato le
precedenti, e così via.
Ora esamineremo i versetti inerenti al combattimento, va-
lutandoli sulla base del contesto della loro rivelazione, così da
mostrare la gradualità con la quale ai musulmani è stato ordinato
di combattere effettivamente secondo le circostanze nelle quali
vennero a trovarsi. L'Imam Ibn al-Qayyim1 scrive in Zàd al-

1 Ibn al-Qayyim al-Jawzìy, epigone della scuola giuridico-religiosa (Ma-


dhhab) che fa riferimento agli insegnamenti dell’Imam Ahmad Ibn Hanbal,
caratterizzati dal rifiuto di ogni intellettualismo teologico e dalla considera-

- 36 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

M'àd: "L'inviato di Allàh ‫ ﷺ‬restò più di dieci anni a Makkah


predicando senza mai combattere. Poi gli è stato concesso di
compiere l’Hijrah, e successivamente di combattere “coloro che
vi combattono”, e infine fu ordinato di combattere gli associato-
ri finché la religione fosse tutta rivolta ad Allàh".
Spiegheremo le fasi su esposte attraverso l’analisi delle Rivela-
zioni.

La prima fase: Portare l'invito ad Allàh ‫ ﷻ‬senza combattere.


Iniziato con l’investitura della missione profetica di Mu-
hammad ‫ ﷺ‬e terminato con l’Hijrah, ricordato come periodo
meccano, è durato tredici anni. L’azione del Profeta ‫ ﷺ‬e dei
musulmani si limitava soltanto alla predicazione e all'invito ad
Allàh. Mentre gli associatori di Makkah li contrastarono violen-
temente. Ai sahaba, che per le violenze e le percosse subite se
ne lamentavano con il Profeta ‫ﷺ‬, egli rispondeva: "Abbiate
pazienza poiché non ho ancora ricevuto l’ordine di combatter-
li". Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha fatto riferimento a questa fase nel Glo-
rioso Corano con le parole:

...
﴾Non hai visto coloro ai quali fu detto: abbassate le mani,
adempite i riti di adorazione quotidiana e rimettete la Za-
kah﴿ IV; 77.
Ordinò ai musulmani di sopportare pazientemente:

zione che solo il Corano e la tradizione del Profeta ‫ ﷺ‬siano le legittime


fonti normative per la vita del musulmano, fu discepolo di Ibnu Taimiyya.

- 37 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

﴾Pazienta (Muhammad)! La tua pazienza non proviene


che da Allàh. Non ti rattristare per loro e non farti ango-
sciare dalle loro trame.﴿ XVI: 127.

﴾Coloro che perseverano nella ricerca del Volto del loro


Signore, eseguono il Rito di adorazione, elargiscono in
segreto e pubblicamente di ciò di cui li abbiamo provvisti
e respingono con il bene il male. Quelli riceveranno il
premio nella Dimora Ultima.﴿ XIII: 22.
Nella notte di ‘Aqaba1, quando gli Ansar omaggiarono il Profeta
‫ ﷺ‬con l'Atto di riconoscimento di autorità, noto come "Al
Bà’ia Al Kubra", o “Al-Bà'ia al-Harb” Patto di alleanza milita-
re, dissero all'inviato di Allàh:

.
1Località a nord di Makkah, fu il luogo dove i medinesi, stipularono il patto
con il Profeta ‫ ﷺ‬al quale diedero protezione e che nominarono loro guida.
Furono rinominati Ansar, cioè ausiliari.

- 38 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

“Oh Messaggero di Allàh, per Colui che ti ha mandato


con la Verità, se tu lo volessi noi saremmo disposti a com-
battere contro la gente di Minà con le nostre spade doma-
ni stesso”, ma il Profeta ‫ ﷺ‬rispose: “Non ci è stato ordi-
nato di combattere”1.
Il combattimento, in quella fase, fu interdetto anche fosse stato
per la difesa della propria vita2.

La seconda fase: Il permesso di combattere coloro che combat-


tono i musulmani.
La hijrah è compiuta. In pochi mesi il Profeta ‫ ﷺ‬si curò
di organizzare il foro interno della Comunità, costruì la mo-
schea3 affiliò i musulmani immigrati, i Muhajirùn, con i credenti
di Madinah, gli Ansar4 e compilò il documento per la conviven-
za con gli israeliti.
Dopo di ciò fu permesso ai credenti di combattere coloro
che li aggredirono ed esiliarono:
ۗ
ۚ ‫۝‬

‫۝‬

1 Vedi questo particolare nella sirah di Ibn Hishàm ed in altri testi sulla
biografia del Profeta.
2 Per la comprensione di questa proibizione rimando alla spiegazione del

Dott. Sayd Qutb che da nel suo Commentario “Ath-Thilaal” della 'ayah
numero 88 di Surah An-Nisa’.
3 Oltre ad essere il luogo di culto, la moschea funge da centro socio-politico

in quei primi anni della Città-Stato di Medina.


4 Lett. sostenitori.

- 39 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

ۗ
ۗ
‫۝‬ ۗ

﴾In verità Allàh difende coloro che credono. In verità Al-


làh non ama il traditore ingrato.۞ È permesso [combatte-
re]a coloro che sono stati aggrediti, poiché essi sono stati
oppressi, in verità Allàh ha la potenza di soccorrerli ۞ A
coloro che sono stati scacciati dalle loro case, senza giu-
sto motivo se non perché dicevano: " Il nostro è Signore
Allàh". Se Allàh non respingesse gli uni per mezzo degli
altri, sarebbero ora distrutti monasteri e chiese, sinago-
ghe e moschee nelle quali è molto menzionato il Nome di
Allàh. Certamente Allàh verrà in aiuto di coloro che lo so-
stengono. In verità Allàh è forte e possente۞ coloro ai
quali se diamo autorità sulla terra, stabiliscono il Rito di
adorazione, pagano l’imposta coranica, ordinano la retti-
tudine e proibiscono il riprovevole. Appartiene ad Allàh
l'esito di tutte le cose.﴿ XXII; 38; 41.

Queste sono le prime ayàt con le quali Allàh ‫ ﷻ‬a permes-


so ai musulmani di combattere per la prima volta, e non vi fu

- 41 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

precetto analogo alla Makkah1, e dalle quali si evince che tale


Rivelazione avvenne necessariamente dopo che i musulmani fu-
rono costretti a fuggire da Makkah per compiere l’Hijrah, infatti,
esse discesero negli ultimi mesi del primo anno dopo
l’emigrazione.
In seguito il Profeta ‫ ﷺ‬organizzò un primo manipolo
armato, sotto il comando di suo zio Hamza Ibn Abd al-Muttalib,
con trenta uomini dei Muhajirùn, durante il mese di Ramadan ad
intercettare una carovana quraishita proveniente dalla Siria2,
guidata da Abu Jahl3, i due gruppi s’incontrarono sulla costa ma
nessun combattimento avvenne poiché s’interpose tra loro Majdi
Ibn Amru Al-Juhany che era un capo neutrale. Seguirono altre
spedizioni e ghazawàt4, nelle quali partecipò il Profeta ‫ ﷺ‬stes-
so. Si suppone che la liceità al combattimento fu poco antece-
dente all’inizio delle spedizioni, quindi prima di Ramadan del
primo anno dopo la hijrah. Questo periodo durò un anno, cioè
fino allo stesso mese dell’anno dopo, quando si combatté al-
ghazwàh di Badr al-Kubra5. In questa situazione ai musulmani

1 Vedere in “Zaad Al-Ma’ad” di Ibnu Al-Qayym al Jawzìy il quale rifuita


questa ipotesi confermando che il permesso di combattere fu promulgato in
Madinah, dopo la Hijrah.
2 Antichi percorsi delle carovane mercantili che dalla Siria arrivavano fino

allo Yemen passando proprio vicino a Medina e Makkah. Muhammad ‫ﷺ‬,


bloccandoli intendeva ledere gli interessi economici dei quraishiti.
3 Uno degli acerrimi nemici dell’Islàm.

4 Spedizione traduce il termine e sono quelle battaglie al quale il Profe-


ta ‫ ﷺ‬non partecipava dando autorità ad uno dei Compagni, invece al-
Ghazuah ( ) erano quelle battaglie al quale il Profeta ‫ ﷺ‬prendeva parte
in qualità di comandante in capo.
5 La grande battaglia di Badr, dal nome dell’oasi nel quale avvenne l’epico

scontro, dove un manipolo di circa trecento musulmani si batté contro un

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

fu concesso di combattere, ma non come precetto obbligatorio,


ciò è confermato dall’assenza a Badr, degli Ansar medinesi che
non parteciparono alle prime spedizioni militari, poiché il patto
tra essi e il Profeta ‫ ﷺ‬prevedeva difatti la sua protezione (come
avessero fatto per le loro donne o i loro figli), nel caso in cui e-
gli ‫ ﷺ‬fosse stato attaccato a Madinah.

La terza fase: L'ordine di combattere coloro che combattono i


musulmani.
Dopo il clamoroso successo conseguito dai musulmani
contro i Quraish a Badr, i tratti del conflitto nella penisola araba
cambiarono notevolmente.
I musulmani divennero una forza militare preminente ri-
spetto i Quraish. La loro vita a Madinah si stabilizzò, i Muhaji-
run si ambientarono, i problemi iniziali conseguenti all'immi-
grazione trovarono la via della soluzione.
Il permesso di combattere per la sola difesa della vita era
insufficiente. La mutazione della situazione necessitava il com-
battere i nemici, almeno fino a che avessero desistito dal preten-
dere la resa o capitolazione della nuova realtà politica islàmica.
La nuova situazione fu inaugurata proprio dalla vittoria a
Badr, perdurando fino alla conquista di Tabuk1, nell'anno nono

esercito mekkano, forte di milleduecento uomini, accorso in difesa di una


carovana quraishita diretta in Siria ed allestita con le proprietà confiscate ai
musulmani emigrati a Madinah. L’esito della battaglia fu sorprendentemen-
te a favore dei musulmani, i quali furono sostenuti, secondo la tradizione,
da un esercito di angeli combattenti inviati da Allàh Altissimo ‫ﷻ‬. Correva
l’anno 624/2 durante Ramadan.
1 Località a metà strada tra Medina e Damasco.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

dell'Hijrah. Quelle che seguono sono le Rivelazioni istitutive il


codice di guerra in questa fase:

﴾Combatteteli finché non vi sia fitnah1, e sia la devozione


tutta per Allàh. Se poi desistono, invero Allàh di quel che
operano è attento osservatore.﴿VIII; 39.
Le ayàt precedenti a questa mostrano come i pagani trama-
rono l’uccisione del Profeta ‫ﷺ‬e come impiegarono i loro beni
per contrastare la causa di Allàh ‫ ﷻ‬e combattere i musulmani. A
causa di ciò Allàh ‫ ﷻ‬ordina di combatterli a loro volta, affinché

1 -Paganesimo, secondo il celebre commentario di Ibn Kathir che riporta


diversi ‘hadith autentici, tra gli altri il seguente trasmesso da Ayuub ibn Ab-
dAllàh Allkhamy che dice: “Ero presso AbdAllàh ibnu-‘Umar, che Allàh sia
soddisfatto di entrambi, e giunse un uomo che disse: Allàh ‫ ﷻ‬ha detto:
Combatteteli finché non vi sia fitnah, e sia la devozione tutta per Allàh.
riprese AbdAllàh: Ho combattuto insieme con i Compagni del Profeta ‫ﷺ‬
finché la devozione fu tutta verso Allàh ‫ ﷻ‬ed eliminato il paganesimo non
vi fu più fitnah, però tu e i tuoi sodali combattete affinché ci sia la fitnah ed
il culto sia rivolto ad altri che Allàh.” Trascritto da Mardawiyah.
- Sedizione all’ordine di Allàh ‫ﷻ‬, oltreché paganesimo, secondo altre opi-
nioni, riportiamo quella del Shaykh ‘Abdur-Rahmàn ibn Nasìr As-Sa’dy dal
suo commentario al Sublime Corano “Taysir al karìm ar-Rahmàn” (ed. Dar
al-Hadith, il Cairo 2002): “Con la seguente 'ayah: Combatteteli finché non
vi sia fitnah…﴿ si intende l’associare qualcuno o qualcosa nel culto, contra-
stare la causa di Allàh e l’affermazione dei principi dell’Islàm. … e sia la
devozione tutta per Allàh. , a ciò difatti tende il combattimento e la lotta
contro il nemico della Fede, a respingere le loro iniquità in materia religiosa
e per la difesa della Religione di Allàh ‫ﷻ‬, il quale ha creato ogni cosa e a Lui
spetta la supremazia sulle altre fedi.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

cessi simile aggressione e volgano alla pace verso i musulmani e


si riconcilino:

﴾Se inclinano alla pace, inclina anche tu a essa e riponi la


tua fiducia in Allàh. In verità Egli è L’Onniaudiente e
L’Onnisciente.﴿ VIII; 61.

ۖ
ۗ ۖ

﴾Vi è stato prescritto il combattimento, e ciò lo detestate,


può darsi che detestiate qualcosa che è un bene per voi, e
può darsi che amiate una cosa che è un male per voi, Al-
làh sa e voi non sapete.﴿ II; 216.

ۚ
‫۝‬

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

ۚ ۚ
ۗ ۖ
‫۝‬ ‫۝‬

﴾Combattete per la causa di Allàh coloro che vi combat-


tono, ma non siate aggressori, ché Allàh non ama coloro
che aggrediscono. ۞ Uccideteli ovunque li incontriate, e
scacciateli da dove vi hanno scacciati, la fitnah1 è peggio-
re dell'uccisione. Non combatteteli presso la Moschea Sa-
cra, fintanto che essi non vi combattano lì. Se vi aggredi-
scono, uccideteli, questa è la ricompensa dei miscreden-
ti.۞ Ma se desistono, in verità Allàh è Perdonatore mise-

1 Dice Abu Màlik: “La vostra condizione attuale (dei credenti al tempo della
rivelazione)è peggiore che l’uccisione, secondo le parole di Abu Al’Alyah,
Mujahid, Sa’id ibn Jabiyr, ‘Ikrima, Al-Hasan, Qatadah, Al-Dhahàk e Al-
Rabi’ ibn Anas le parole …la fitnah è peggiore dell'uccisione… intendono
che il paganesimo è peggiore dell’uccisione”. Tafsir Al-Qur’an al-‘Azhiim.
Ibnu Kathir (Dar al-Hadith, Il Cairo, 2003).
“Il distogliere dalla via di Allàh, e l’aggressione che vi è posta dai miscre-
denti è peggiore dell’ucciderli. Quando qualcuno uccide, ciò può essere se-
condo il diritto o contro di esso, nel primo caso non v’è biasimo, nel secon-
do caso invece diviene fitnah dalla quale consegue la diffusione della corru-
zione a detrimento generale della società…Invero distogliere gli uomini
dalla religione è peggio che l’uccisione, poiché nel primo caso è perduta
questa vita e l’Altra, mentre la morte pone fine solo a questa. ” Ahkàm min
al-Qur’an al-Karìm, Muhammad ibn Sàlis al-‘Uthaymiyn, pagine 9 e02 se-
condo tomo,edito da Madàru al-Watn lil-Nashir, Riyadh.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

ricordioso. ۞ Combatteteli finché non ci sia più fitnah e


il culto sia rivolto tutto ad Allàh. Se desistono, non ci sia
inimicizia, se non contro gli iniqui ﴿. II; 190- 193.
Il precetto di combattere in questa fase si può sintetizzare
in due punti:
- Il dovere di combattere coloro che combattono i musulmani.
- il dovere di riconciliarsi con quegli avversari che avessero ac-
cettato la pace.

La quarta fase: Il permesso di iniziare il combattimento contro


i nemici.
Dopo la conquista di Tabuk discesero1 i versi della surah
"Il pentimento", gli ultimi inerenti al combattimento, compren-
dono precetti derimenti il rapporto tra i musulmani, i pagani nel-
la penisola araba e gli ahl-al-Kitab2 in generale. Esaminiamo
questi principi nei punti seguenti:
I- I pagani nella penisola araba

1 La parola discendere è utilizzata con il senso di rivelazione, s’intende, in-


fatti, che i Segni discendono dai cieli sul Profeta ‫ﷺ‬.
2 Ahl al-Kitàb. Con questa definizione si intendono le genti che religiosa-

mente fanno riferimento ai testi rivelati precedentemente da Allàh agli uo-


mini, ed in particolare ai figli di Israele, e sono menzionati nel Sublime Co-
rano: Il Pentateuco (Torà) i Salmi (Zabur) e il Vangelo (al-ingil). In base ad
una tradizione risalente al Profeta ‫ ﷺ‬i Messaggeri di Allàh furono
124.000 di cui ben 313 latori di Libri. Dall’autorità di Abu Dharr, compa-
gno del Profeta ‫ﷺ‬, che quando lo interrogò in proposito, egli rispose: “So-
no stati centoventiquattromila (i Profeti)di cui trecentotredici latori di Libri,
un numero abbondante”. Trascritto da Ahmad Ibn Hanbal, Musnad VIII,
302 n. 22351.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

A seguito della conquista di Makkah Al-Mukarramah1,


nell'anno ottavo dopo la hijrah, i pagani iniziarono a entrare nel-
la religione di Allàh ‫ ﷻ‬in gran numero, così le delegazioni delle
tribù si recavano a Madinah per dichiarare il proprio Islàm, ma
ancora alcuni di loro, mantenendo le antiche tradizioni preisla-
miche, recandosi al pellegrinaggio alla Sacra Casa di Allàh ‫ﷻ‬,
Al-Ka’ba, compivano rituali sconvenienti, completamente sve-
stiti, tradendo la sacralità del luogo e il senso profondo della de-
vozione.
Quei pagani si dividevano in: Coloro che hanno stipulato
un trattato con i musulmani per un periodo determinato, altri per
un periodo indeterminato, e altri senza nessun trattato con i mu-
sulmani. Il Profeta ‫ ﷺ‬volle compiere l'ultimo atto per purifica-
re sia Al- Ka’ba sia la penisola araba dai culti idolatrici. Ri-
mandò il proprio pellegrinaggio, all’anno successivo, il decimo
dopo la hijrah, aborrendo il Profeta ‫ ﷺ‬compierlo in compa-
gnia di adoratori di falsi dei, inviando il fedele compagno Abu
Bakr a guidare il pellegrinaggio in sua vece. Incaricò il genero e
cugino Alì ibn Abù Tàlib di annunciare alle genti i primi versetti
di surah Al-Bara’a (Il Pentimento), i suoi precetti e i cambia-
menti che ne sarebbero conseguiti:

1-La proibizione per i pagani di compiere il pellegrinaggio dopo


quell'anno.
2-La proibizione a compiere la circoambulazione della Ka’ba
svestiti.

3-Non sarebbero entrati in Paradiso se non i musulmani.

1 Nobile.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

4- Coloro che vantavano un trattato con i musulmani, per un pe-


riodo superiore ai quattro mesi avrebbero atteso lo scadere dello
stesso, dopo del quale non avrebbero altra scelta che l’Islàm, il
combattimento o l’esilio fuori dalla penisola araba.
5- Per gli altri avrebbero atteso lo scadere dei quattro mesi. Do-
po dei quali non avrebbero altra scelta che l’Islàm, il combatti-
mento o l’esilio fuori dalla penisola araba.

Chi avesse scelto di errare per la terra, il Signore dei mon-


di ‫ ﷻ‬lo informa che non potrà sottrarsi e che non lo salverà il
fuggire, e Allàh ‫ ﷻ‬umilierà coloro che non credono. Mentre chi
avrebbe scelto l'Islam, osservato i riti di adorazione, rimesso la
Zakah 1, sarebbe divenuto fratello dei musulmani. Coloro che ri-
F

fiutano entrambe non gli rimarrebbe che il combattimento, e per


i musulmani divenne obbligo annientare gli associatori ucciden-
doli sul posto ovunque li avessero trovati, o ridurli
all’impotenza, impedendo loro la frequentazione della Sacra Ca-
sa.
Nel caso i pagani avessero chiesto asilo, i musulmani lo
avrebbero concesso affinché ascoltassero le parole di Allàh ‫ﷻ‬,
dopo del quale sarebbero stati tradotti al sicuro fuori dai confini.
Questa è una sintesi della spiegazione dei primi versetti di
surah al-Bara'ah o "Il Pentimento"2:

1Imposta coranica sui diversi cespiti patrimoniali quali: oro, argento, pietre
preziose ma anche bestiame e prodotti agricoli. Terzo Pilastro cultuale islà-
mico.
2 Rimando ai vari commentari più noti, di At-Tabary, Al-Qurtuby e nel no-

to Dhilàl di Saìd Qutub.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

‫۝‬

‫۝‬ ۙ
ۚ ۙ
ۖ
‫۝‬ ۗ

ۚ
‫۝‬

ۚ
ۚ
‫۝‬

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

﴾Annuncio di dissociazione1 da parte di Allàh e del Suo


Messaggero nei confronti di coloro quali, di tra i pagani,
siglaste un patto. ۞ Per quattro mesi potrete viag-
giare sulla terra e sappiate che non ridurre te Al-

1 : Il Vocabolario arabo-italiano (I.P.O.) rende: immunità, esenzione da


colpa; innocenza; assoluzione.
Dal Mu’jim al-madrisiyyu (Muhammad Khayr Abu-Harb edito dal ministe-
ro dell’Istruzione siriano, 0985) il significato del termine è così reso:
annuncio di discolpa- . Facendo riferimento proprio alla 'ayah in
esame.
L' interpretazione di questa parola è stata motivo di disaccordo tra i tradut-
tori, Blachère da “immunità”, mentre il Bell traduce con “renonciacion”
corrispondente a “dichiarazione di rottura” data dall’italiano Mario Marti-
no Moreno ( Il Corano,U.T.E.T.), H.Piccardo ( Il Corano, ed.Newton)traduce
“disapprovazione” mentre anche Bausani (Il Corano, BUR) rende “immuni-
tà”, Abdullah Yusuf Aly (The Holy Qur’an, Dar al-Arabia) traduce “immu-
nity”.
La traduzione del Moreno è motivata dal senso di un’altra costruzione se-
mantica composta dalla V forma del verbo creare e dalla particella da,
quindi : , che però non è presente nel testo, ma è lo stesso Ibnu Kathir
che interpreta allo stesso modo, infatti spiega: Nessuna responsabilità da
parte Allàh ed il Suo Profeta … menzionando la 'ayah.
Dal commentario ‘Dwa’i al-Bayàn- tafsiyr al-Qur’àn bil-Qur’àn, di Al-
Shaykh Muhammad Amìn ash-Shanqity, ed. Dar Al-Hadiy an-Nabawiy, E-
gitto leggiamo: “ Evidenzia questa 'ayah la munificenza generale per tutti i
non credenti coi quali vi fu un patto, concedendo un tempo di quattro mesi
per girare liberamente dopo lo scadere del quale non vi sarebbe però stato
più alcun vincolo pattizio. Su questa 'ayah si sono diversificate le opinioni
dei sapienti, alcuni di loro affermano che una parte dei miscredenti strinse
un patto a tempo indeterminato e non sarebbe scaduto anche dopo il termi-
ne posto da questa 'ayah. Mentre coloro che strinsero un patto temporaneo
questo sarebbe scaduto con lo spirare dei quattro mesi se i termini iniziali
del patto erano inferiori a quelli posti da Allàh, e coloro il cui patto aveva
invece una durata già stabilita più lunga dei quattro mesi, avrebbero co-
munque completato il loro tempo come stabilito”.
Si potrebbe leggere come una dichiarazione di cessata responsabilità da
parte di Allàh e del Suo messaggero nei confronti dei pagani mekkani ri-
guardo la loro incolumità allo scadere dei termini citati.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

làh all'impotenza, invero Allàh umilia i miscreden-


ti. ۞ Annuncio, da parte di Allàh e del Suo Mes-
saggero, alle genti nel giorno del Gran Pellegri-
naggio : « Allàh misconosce i pagani e così fa il
Suo Profeta. Se vi pentiste, questo sarebbe miglio-
re per voi; se volgerete le spalle, sappiate che non
ridurrete Allàh all'impotenza. Annuncia ai miscre-
denti un castigo doloroso. ۞ Eccetto quei pagani
con i quali stringeste un patto, che non ne viola-
rono parte alcuna e non fiancheggiarono alcuno
contro di voi, adempite al vostro patto con loro f i-
no al suo termine. Invero Allàh ama i timorati. ۞
Quando siano trascorsi i mesi sacri, uccidete gli
associatori ovunque li troviate, prendeteli, accer-
chiateli appostatevi in imboscate. Se poi si pento-
no, compiono il rito di adorazione e versano la
zakah, lasciateli per la loro strada. Allàh è Per-
donatore Misericordioso. ۞ Se qualcuno degli asso-
ciatori ti chiede protezione, concedigliela affinché ascolti
la parola di Allàh, poi che giunga in sicurezza. Ciò poi-
ché è gente che non conosce﴿. IX ; 1/6.
I precetti inerenti al combattimento, in questa fase, pos-
siamo riassumerli come segue:
1- La legittimità, da parte dei musulmani, di recidere i pat-
ti, che non siano a tempo determinato, stipulati con i propri av-
versari; per quanto concerne i patti con scadenze stabilite i mu-
sulmani sono tenuti al rispetto degli stessi, fintanto che anche i
nemici ne rispettano i termini. L’eventuale rescissione dei patti

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

implica il dovere della dichiarazione di guerra, poiché i musul-


mani non sono traditori.
2- La legittimità a iniziare la guerra, da parte dei musul-
mani, quando nell’interesse della diffusione della Parola di Al-
làh ‫ﷻ‬, chiariremo sinteticamente questo argomento in due punti
dicendo:
a) L'ordine tassativo di combattere i pagani, dopo che
siano trascorsi i quattro mesi dall'avvertimento, inclusi coloro
che violarono i patti con i musulmani, infrangendo il loro giu-
ramento nel tentativo di annientare il Profeta ‫ﷺ‬, già colpevoli
di aver cominciato le ostilità contro i musulmani. L’esecuzione
di quest'ordine si estendeva anche verso coloro i quali stipularo-
no un patto usufruendo della dilazione fino ai quattro mesi.
Invece, verso coloro coi quali vigeva un trattato con una
durata superiore al termine stabilito (di quattro mesi), i musul-
mani avrebbero dovuto rispettarne la sua conclusione. Dopodi-
ché non sarebbe rimasta ai pagani altra scelta tra l’adesione
all’Islàm, il combattimento, o l’espulsione. Sarebbe divenuto
così legittimo aggredirli anche nel caso avessero rispettato il
patto e non avessero principiato loro lo scontro.
b) Concedere la scelta tra l'Islàm o la guerra, precluden-
do la possibilità di pagare alcun tributo1, particolarità che ri-
guarda i pagani arabi, come afferma la maggioranza degli inter-
preti e dei giuristi2. La ragione di questi ordini stava nella volon-
tà del Profeta ‫ ﷺ‬di purificare la penisola araba da ogni tratto

1 Opzione concessa invece alla Gente del Libro, cristiani e giudei, e occa-
sionalmente anche a pagani, in ogni caso al di fuori della penisola araba.
2 Vedi Athàru al-harb fì al-fiqh al-islàmiy del dott. Wahbah az-Zuhailiy

dove dice esser di questa opinione: “Molti giuristi imàmiya, zahiriti, zaiditi,
‘ibaditi”.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

del paganesimo, e fare dell’Arabia il punto d’irradiazione del


messaggio islàmico in tutto il mondo.
L’ordine non si limitò all'abolizione dei soli culti pagani,
ma comprese anche le religioni facenti riferimento ai libri prima
rivelati. Furono, infatti, le ultime prescrizioni del Profeta ‫ﷺ‬, in
punto di morte che nella penisola araba non coesistano due reli-
gioni1.
Il detto del Profeta ‫ﷺ‬, riportato da ‘Umar Ibn al-
Khattab, afferma:

“Invero espellerò giudei e cristiani dalla penisola araba


finché non ci restino che i soli musulmani”2.
Un’ulteriore minaccia del quale il profeta Muhammad ‫ﷺ‬
dovette tener conto, fu rappresentata dalle due massime potenze

1 La penisola araba, secondo i sapienti comprende soltanto la zona


dell’Hijaz, cioè Makkah, Madinah e Al-Yamama. Rafforza questa opinione
l’operato di ‘Umar ibnu al-Khattab il quale espulse le comunità giudaiche e
cristiane dal Hijaz, intendendo con questo cacciarli dall’arabia.(Riportato da
Bukhariy). In conclusione asseriamo:
a) La regola religiosa inerente ai cristiani e i giudei è di escluderli dalla pe-
nisola senza ucciderli, mentre i pagani andavano annientati o con
l’uccisione o con l’espulsione.
b)La possibilità data ai pagani tra l’accettazione dell'Islàm, il combattimento
o uscire dalla penisola autonomamente, secondo l’opinione di Màlik, Abu
Yusuf e Shafi’i e al-‘Auwza’iy, fu una regola comunque valida solo in quella
situazione temporale, la norma definitiva è invece la possibilità di prendere
il tributo dai pagani arabi. ( vedi ancora in Athàru al-harb fì al-fiqh al-
islàmiy del dott. Wahbah az-Zahiliy)
2 Riportato da Muslim.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

di quei tempi, bizantini e persiani, le quali percepirono


l’affermazione, in terra araba, dell'Islàm come un’insidia ai loro
interessi in quell’area. La prima a reagire fu Costantinopoli, la
quale allestì un esercito per la conquista di Madinah al-
Munawwarah. Questa fu la causa della spedizione di Tabuk,
dell’armata musulmana1. L’atteggiamento persiano fu ferma-
mente avverso al messaggio islàmico, fin dal principio, quando
Cosroe2 stracciò la lettera inviatagli dal Profeta ‫ﷺ‬, rinfaccian-
do: “Mi scrive questo mentre lui è un mio servo?”. Ordinò
quindi, al suo comandante Bàdhàn, di organizzare una sortita
con due dei migliori soldati dallo Yemen, per rapire Muhammad
‫ ﷺ‬da Madinah3. Accertata la minaccia recata dai due imperi, i
musulmani a diritto ritennero di doversi difendere, e predisporre
alla battaglia, per scongiurare le eventuali aggressioni di questi
nemici.
L’universalità del messaggio islàmico investe i musulmani
di una grande responsabilità, per la quale non combattono sol-

1 In realtà le informazioni relative alla preparazione di un contingente bi-


zantino contro Stato islàmico erano esagerate. D’altronde, l’imperatore E-
raclio si mostrò ben disposto verso la nascente Religione fin dal ricevimento
del messaggio di invito all’Islàm inviatagli dal Profeta ‫ﷺ‬. Muhammad ‫ﷺ‬
,con il suo esercito, rimase venti giorni presso Tabuk senza incontrare il ne-
mico, stipulò invece un patto con le comunità cristiane e giudaiche che vive-
vano all’estremità del golfo di ‘Aqaba, garantendogli la protezione dello Sta-
to Islàmico in cambio di un tributo annuo.
2 Cosroe I, ossia Anima Immortale, forse il più noto dei re della dinastia sa-

sanide, regnò dal 531 al 579. Durante il suo regno l'arte e le scienze per-
siane fiorirono e l’impero sasanide raggiunse l’apice della potenza e della
prosperità.
3 L’iniquo piano sfumò per l’improvvisa morte di Cosroe I. Vedi i testi di sto-

ria dei vari Tabariy o Ibn Al-Athir e Ibn Sa’d e altri.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

tanto a difesa della propria anima o del proprio territorio, ma an-


che a difesa di qualunque oppresso, infatti, Allàh Altissimo ‫ﷻ‬
dice nel Sublime Corano:

﴾Che avete che non combattete per la causa di Allàh e dei


più deboli tra gli uomini, donne e bambini i quali implo-
rano dicendo: "Signor nostro, facci uscire da questo paese
di gente iniqua, concedici da parte Tua un patrono, con-
cedici da parte Tua un soccorso"?﴿IV; 75.
Il musulmano ha il dovere di portare l'invito di Allàh ‫ ﷻ‬a
tutte le genti, rimuovendo ogni ostacolo che si oppone alla rea-
lizzazione di ciò, poi gli individui sono liberi di accogliere o ri-
fiutare il messaggio. Poter far fronte agli ostacoli senza combat-
timento corrisponde al criterio ideale, diversamente il combatti-
mento diviene lecito al fine della cessazione di ogni oppressione
sulle genti affinché possano scegliere in tutta libertà:
﴾Combatteteli finché non vi sia più fitnah…﴿
c-La legittimità concessa ai musulmani di stipulare nuovi
accordi con i pagani, dopo la rivelazione delle summenzionate
ayàt.

- 55 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Il Nobile Corano ammonisce i musulmani invitandoli alla


prudenza nello stipulare patti con i pagani i quali già violarono
quelli in precedenza, difatti dice ‫ﷻ‬:

ۖ
ۚ
﴾Come potrebbe esserci un patto degli associatori con
Allàh e il Suo messaggero, eccetto con coloro con i
quali vi accordaste presso la Moschea Sacra? Fintanto
che agiscono rettamente verso voi, anche voi agite ret-
tamente verso di loro, in verità Allàh ama i timorati﴿.
IX; 7.
Nonostante la consuetudine e la quasi naturale tendenza
dei pagani a tradire i patti, non era improbabile il verificarsi di
eccezioni nei loro comportamenti, il musulmano ha il dovere di
reciprocità con chi si sarebbe mostrato rispettoso degli accordi.
Allàh permise ai musulmani, dopo l'annuncio della rescis-
sione unilaterale dei patti stipulati con i politeisti, di garantire
sicurtà a quelli di loro che avessero chiesto protezione ﴾affinché
ascoltino la Parola di Allàh﴿, dopo del quale si rimandino, con
garanzia, a luogo sicuro.
Il patto di protezione è stipulabile sia con gli individui sia
con i gruppi, se in ciò risiede dell’interesse per la diffusione
dell'invito, pur mantenendo le prudenti riserve sulla probabilità
di violazione dei patti da parte dei politeisti come già in prece-
denza.

- 56 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

d-Il precetto militare nella 'ayah:


﴾Uccidete gli associatori ovunque li troviate!﴿
è da considerare non obbligatorio, ma semplicemente permesso,
coerentemente con la scienza del fiqh1, secondo la quale "si ri-
sponde alle questioni religiose" considerando ogni norma obbli-
gatoria fino a che non sia provata una norma alternativa (o va-
rietà nell’applicazione N.d.R.). In questo caso specifico l'ordine
diviene possibile, non obbligatorio, difatti l''ayah prosegue ordi-
nando:
﴾…prendeteli, accerchiateli appostatevi in imb o-
scate…﴿
Significando che il musulmano, in guerra, ha facoltà di
prendere i nemici come prigionieri, giustiziandoli o rilasciandoli
previo riscatto o meno, assediarli o limitarne la mobilità2, nel ca-
so specifico impedendogli di raggiungere la Moschea Santa3.
Valutare come obbligatoria l'uccisione incondizionata dei
nemici, comporta il negare la possibilità di prendere gli associa-
tori come prigionieri, contraddicendo così il valore di un princi-
pio chiaro e complementare dell’intero precetto militare, preten-
dendo un’incongruenza, peraltro chiaramente inesistente, nella
Parola di Allàh Altissimo ‫ﷻ‬, come dimostra l''ayah seguente:
﴾Se qualcuno degli associatori ti chiede protezione, con-
cedigliela affinché ascolti la parola di Allàh, poi che
giunga in sicurezza﴿

1 La scienza che tratta tutta la precettistica cultuale e giuridica.


2 Paradossalmente è lo stesso atteggiamento che Tashal, l’esercito occupante
sionista, attua nei confronti del popolo palestinese.- Limes: Israele-Palestina,
La terra stretta- 2001.
3 La Ka’aba.

- 57 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Il Testo quindi impone al musulmano di concedere asilo


temporaneo a colui il quale ne faccia richiesta, sicché ascolti la
parola di Allàh ‫ﷻ‬. Nell’eventualità di un rifiuto della Religione,
lo si estraderà garantendone la sicurezza sia durante il percorso
sia per il luogo di arrivo. La rivelazione non permette neanche in
questo caso l’uccisione del pagano, confermando la possibilità
di combatterlo e ucciderlo solo come extrema ratio per impedir-
ne la pratica dei riti nella Santa Moschea1 o annullarne la perico-
losità, e se questo può ottenersi esclusivamente attraverso il
combattimento, allora il combattimento sarà ritenuto legittimo.
Sostanzialmente, i precetti analizzati in quelle ayàt di Su-
rah at-Tawba, si riferiscono principalmente ai pagani arabi, isti-
tuendo, di fatto, una regola contestuale e non estendibile al di là
della penisola araba, i cui scopi furono la purificazione della
Ka'ba dai tratti cultuali del paganesimo, e la rottura della conti-
nuità politica degli idolatri entro la penisola. Di là del quale con-
testo si re istituisce la lettura che intrinsecamente prevede la
possibilità di prelevare il tributo da ogni pagano, sia arabo sia
non arabo, il quale abbia contratto il patto di protezione.
II-Riguardo gli ahl al-Kitab Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto:

1 Va considerato che nella organizzazione di una società secondo i principi


confessionali, e specificatamente nel caso islàmico, il tributare culto ad altri
che Allàh è il massimo peccato e di conseguenza diviene il massimo crimi-
ne.

- 58 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

﴾Combattete coloro che non credono in Allàh e nel Gior-


no Ultimo, che non vietano quel che ha vietato Allàh e il
Suo Messaggero, e non optano per la religione della Veri-
tà, di tra Quelli del Libro, affinché paghino la jiziah1, re-
missivi.﴿IX; 29.
La maggioranza delle opinioni tende a collocare questi
Segni come rivelati prima della spedizione di Tabuk, avvenuta
proprio a seguito degli ordini divini ivi espressi, motivati dai
preparativi dell’esercito imperiale romano per un’incursione
verso Madinah. Inoltre, è noto come le tribù arabe stanziate nel-
lo Sham2 fossero sotto la sfera d'influenza romana, alcune di
quelle convertitesi al cristianesimo, si resero colpevoli di spedi-
zioni militari contro i musulmani, attaccandone le carovane
commerciali e uccidendo uno dei messaggeri del Profeta ‫ﷺ‬. Da
ciò l'ordine divino di combattere quei cristiani, non specificata-
mente per la loro diversa fede, ma fondamentalmente per la loro

1 Imposta di "compensazione": gravante su ogni suddito non-musulmano,


detto dhimmi, "protetto" tuttavia dalla umma islamica. Trattasi dei cristiani,
giudei, e per estensione anche zoroastriani, sabei, induisti e ogni altro se-
guace di culti basati su testi sacri considerati dall'Islam d'origine divina ( Tō-
rāh, Injīl - ovvero Vangeli - Avesta, Veda, ecc.) e che facevano pertanto
parte degli Ahl al-Kitàb (Genti del Libro). L'imposta riguardava i sudditi
maschi puberi in grado di produrre reddito, ne erano esentati i clericali.
2 Damasco e i sobborghi, in pratica l’attuale Siria.

- 59 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

aggressività nei confronti dei musulmani. Nondimeno il precetto


di questa nobile 'ayah è rivolto, in generale, a tutti coloro che
possiedono libri ispirati, ordinando ai musulmani di combatterli
finché, soggiogati, versino la jizyah.
Argomento, quest’ultimo, che affronteremo più avanti.
Ci interessa adesso porre la nostra attenzione sulle diffe-
renze tra le parole di Allàh ‫ ﷻ‬riguardo agli associatori:
﴾uccidete gli associatori ovunque li troviate﴿
Riguardo alle Genti del Libro:
﴾combattete...le Genti del Libro﴿
poiché agli Associatori arabi non è concesso altro che scegliere
tra l'Islam, il combattimento o l’abbandonare la penisola araba.
Viceversa i cristiani e i giudei potrebbero esser combattuti, per
motivi che menzioneremo in seguito, al fine di assoggettarli con
l’obbligo di pagare la jizyah.
Va precisato, inoltre, che l’ordine di guerreggiare va co-
munque inteso come atto lecito non obbligatorio, giacché il me-
rito del musulmano, nei rapporti con i non credenti, sta nel con-
durli alla Verità e non nel combatterli, e ciò rappresenta il modo
ideale di relazionarsi, secondo l’opinione degli shafi’iti1.
Lo stereotipo del musulmano pronto ad assassinare ogni
non credente con il quale ha a che fare altro non è, che la male-
vola pretesa di taluni orientalisti, diffusa con fine denigratorio
dell’immagine dell'Islam e di ogni suo principio.

1 Una delle quattro “scuole” giuridiche ortodosse, fondata dall’ Imam pale-
stinese Muhammad Ibn Idris Shafi’i Ibn Said al-Quraishi, discendente dalla
tribù dei Quraish. (767-820 m. /105-204 H.)

- 61 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

3- Quali ayàt, riguardanti la guerra, sono abrogate e quali


le abroganti?1. Ibn al-Bàriziy2 spiega (nel libro “Abrogati e A-
broganti nel Corano”): “Che il Segno della sciabola, cioè le pa-
role di Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬nella Surah At-Tawba:
﴾E quando son trascorsi i mesi sacri, allora uccidete gli asso-
ciatori ovunque li troviate, catturateli, braccateli﴿ abroghi cen-
toquattordici disposizioni nel Sublime Corano, come dice Ibn
Hazm, e che Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha abrogato parte del precetto
del Segno della sciabola rivelando:
﴾Se qualcuno degli associatori ti chiede protezione, concediglie-
la affinché ascolti la parola di Allàh, poi che giunga in sicurez-
za﴿ a sua volta abrogando il Segno, in generale, con la seguente
Rivelazione:
﴾E se si pentono, celebrano il rito di adorazione quoti-
diano e versano l’imposta purificatrice, lascateli andare﴿
Mentre quella del combattimento, cioè le parole di Allàh Eccel-
so ‫ ﷻ‬in surah At-Tawba, che recita:
﴾Combattete coloro non credono in Allàh nel Giorno Ul-
timo...﴿ ha abrogato otto disposizioni...

1 La scienza che studia le Rivelazioni abrogate ed abroganti avrebbe fon-


damento nello Stesso Sublime Corano: ﴾Non abroghiamo un versetto né te
lo facciamo dimenticare, senza dartene uno migliore o uguale. Non lo sai
che Allàh è Onnipotente?﴿ II; 106
﴾Quando sostituiamo un versetto con un altro e Allàh ben conosce quello
che fa scendere dicono: "Non sei che un impostore". La maggior parte di lo-
ro nulla conosce﴿. XVI; 101

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Non v’è dubbio riguardo alla esagerazione, di tali pretese


abrogazioni, infatti, molti eruditi musulmani si mostrano assai
prudenti nel valutare abroganti delle ayàt quando sono in con-
flitto con una norma shara’itica esplicita, specialmente se ne ri-
sulta un precetto non chiaro ed incongruo con la codificazione di
Allàh L’Altissimo‫ﷻ‬.
Auspico di poter chiarire il pericolo e l'errore di tali ec-
cessi interpretativi, menzionando alcune di quelle Rivelazioni,
che gli scienziati hanno preteso essere abrogate dal Segno della
sciabola, o del Segno del combattimento:
1- Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto:
... ...
﴾…userete buone parole con la gente…﴿ II;109.
Taluni ritengono che con l''ayah della sciabola si debba
costringere gli associatori alla pratica e accettazione dell'I-
slam, così quel versetto è stato abrogato da quello della
sciabola ma tale opinione, secondo Ibn Al-Jawzìy è lonta-
na dall’essere corretta.
2- Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬dice:

... ...
﴾Perdonate e condonate finché giunge Allàh con il Suo
ordine﴿II; 109.
Qatada e altri eruditi affermano che il perdono e il con-
dono sono stati abrogati dal Segno del combattimento e
quello della sciabola ma Ibn Al-Jawzìy ribatte che
quest''ayah non è abrogata.
3- Allàh Altissimo ha detto:

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

...
﴾A noi le nostre opere e voi le vostre…﴿II; 139.
Ibn Al-Jawzìy dice che alcuni interpreti pretendono che
queste parole di tolleranza nei confronti dei miscredenti
fossero valide solo per un determinato periodo, e che poi
furono abrogate dal Segno della sciabola. Ibn Al-Jawzìy
rispose che la pretesa di tale abrogazione non è esatta,
spiegandone le motivazioni in quattro punti nel suo libro
"Gli abroganti nel Corano" al quale vi rimandiamo.
4- Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto:
ۚ

﴾Combattete sulla via di Allàh quelli che vi combattono,


non siate aggressori, Allàh non ama gli aggressori﴿ II;
190.
Ibn Al-Jawzìy riflette riguardo controversa interpretazione
di questa 'ayah, è norma esplicita o abrogata? Nel caso sia
abrogata, lo è completamente o solo in parte? E quali sono
le Ayàt che l’hanno abrogata? Egli dopo aver analizzato
ogni elemento giunse alla conclusione che tutta la 'ayah è
normativa.
5- Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto:
ۖ
﴾Non v'è coercizione nella Religione, la retta via ben si
distingue dall'errore﴿ II; 256.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Al-Dahak, As-Suddiy, e Ibn Zaid ritengono questo pas-


so della Rivelazione sia abrogato dalla 'ayah della sciabo-
la. Invece non c'è nessun contrasto tra il dovere del com-
battimento e la non obbligatorietà a entrare nella Religione
di Allàh ‫ﷻ‬.
6- Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto:

ۗ ...
﴾Se volgono le spalle, a te compete solo trasmettere﴿
III; 20.
Alcuni interpreti affermano che questa Rivelazione è stata
abrogata dalla 'ayah della sciabola, ribatte Ibn Al-Jawzìy
che non c'è nessuna abrogazione in questo caso.
7- Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto :

﴾Quelli son coloro di cui Allàh bene conosce ciò che han-
no nei cuori. Discostati da essi, ammoniscili e usa con lo-
ro, per i loro animi, parole eloquenti﴿. IV; 63.
Diversi esegeti hanno evidenziato come questa 'ayah pre-
ceda quelle del combattimento e della sciabola, che quindi
l’avrebbero abrogata, nonostante il precetto non esprima
chiaramente la possibilità di combattere ad ogni circostan-
za, ma piuttosto l'evitare i miscredenti. Principio che resta
sempre valido nel caso essi rifiutino l'invito e se le condi-
zioni di combatterli non sussistano.
8- Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto:

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

﴾Chi obbedisce al Messaggero e come se obbedisse ad Al-


làh, riguardo chi volge le spalle (al Messaggio), certo non
ti abbiamo inviato come loro custode!﴿ IV; 80.
Secondo alcune opinioni, e tra queste quella di Abd ar-
Rahman Bin Zaid, ritengono tale 'ayah sia stata abrogata
da quella della sciabola. Ibn Al-Jawziy ribatte: “Questa
opinione è errata poiché il senso del non esser inviato, da
parte di Allàh ‫ ﷻ‬come guardiano o custode di alcuno, non
la rende soggetta ad abrogazione da parte dell’'ayah in
questione”.
9- Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto:
... ...
﴾Discostati da loro e riponi ogni tua fiducia in Allàh ‫﴿ﷻ‬
IV; 81.
Alcuni interpreti ritengono che anche il solo “discostarsi
da loro” sia annullato dalla 'ayah della sciabola, ma nei
fatti non c'è nessuna contraddizione tra questo e il dovere
di combattere.
10-Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto:
... ...
﴾Sii indulgente con loro e condona.﴿ V;13.
Diversi eruditi nella esegesi considerano che il perdono e
il condono qui e in altri Segni rivelati sono aboliti da quel-

- 65 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

li della sciabola e del combattimento. Ibn Al-Jawzìy rispo-


se a tale pretesa rievocando l’opinione dello shaykh degli
esegeti Ibn Jarir al-Tabary il quale disse: “Il perdono è
permesso se non si preparano per la guerra, o non smet-
tono di pagare il tributo”.
11- Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha rivelato:
...
﴾Nient’altro spetta al Messaggero che la comunicazione
del messaggio.﴿ V; 99.
Ibn Al-Jawzìy ha ricordato quanto gli interpreti siano di-
scordi sul ritenere questo Segno un precetto confermato o
se sia stato abrogato da quello della sciabola, egli disse:
La prima opinione è più corretta.
12- Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto:
ۚ
﴾Il tuo popolo smentisce ciò che è verità. Dì: non sono il
vostro difensore﴿ VI; 66.
Anche in questo caso le opinioni interpretative dei sapienti
sono discordanti sul valore di questa 'ayah, se abrogata o
norma confermata. Shaykh Ibn Al-Jawzìy la considera
norma confermata, poiché è un'informazione, e in quanto
tale non soggetta ad abrogazione.
13- Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto:

﴾Allontanati da coloro che prendono la loro religione

- 66 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

a giuoco e diletto e sono ingannati dalla vita terrena﴿


VI; 70.
Qatada e As-Suddiy affermano a riguardo che esprimendo
indulgenza e indifferenza nei confronti dei miscredenti,
questa 'ayah è stata abrogata da quella della sciabola,
mentre Mujahid la ritiene estranea alla dialettica intimida-
toria e considerandola precetto confermato. Anche Ibn Al-
Jawzìy propende per quest'opinione.
14- Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha rivelato:
... ...
﴾Dì: «Allàh » e scansali ...﴿ VI; 91.

﴾Chi discerne è a suo vantaggio e chi diviene cieco è a


suo danno ed io non sono il vostro custode﴿ VI; 104.
E anche:

﴾Segui ciò che ti è stato ispirato dal tuo Signore. Non c'è
altra divinità se non Lui, allontanati dagli associatori﴿
VI; 106.
ۖ
﴾Non ti abbiamo designato loro custode e non sei il loro
difensore﴿ VI; 107.

- 67 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Tutte queste 'ayat sono considerate abrogate, da diversi e-


segeti ma Ibn Al-Jawzìy ribatte che sono disposizioni co-
raniche confermate.
15-Come i seguenti esempi:

﴾Abbandonali con le loro ideazioni﴿ VI; 112.

ۗ
﴾Dì: Oh! Popolo agite a vantaggio della vostra condizio-
ne! Anch'io agisco, e poi saprete a chi toccherà la Dimora
elevata, invero gli iniqui non trionferanno﴿ VI; 135.

﴾Attendete!, Invero noi siamo quelli che attendono﴿ VI;


158.

﴾In verità coloro che hanno procurato scismi nella reli-


gione e sono settari, nulla hai da spartire con loro﴿ VI;
159.

Ibn Al-Jawzìy confutò le pretese tesi abrogative di questi


casi, mostrando la persistenze validità di quelle 'ayat.
16- Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha detto:

- 68 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

﴾Non bestemmiare coloro i quali invocano all'infuori di


Allàh. Ché non bestemmino Allàh per inimicizia e igno-
ranza﴿ VI; 108.
Gli esegeti ritengono questa 'ayah abrogata, da quella del-
la sciabola, in quanto è implicito l'ordine di ucciderli, e
l'uccisione è più brutale e forte dell'insulto. Ibn Al-Jawzìy
risponde che il versetto non è abrogato.

Ci bastano questi esempi a dimostrazione evidente dell'er-


rore che commettono alcuni interpreti. Volendo investire la 'a-
yah della sciabola e quella del combattimento di un valore giu-
ridico superiore a quanto gli è proprio. Poiché l’opportunità di
iniziare il combattimento non può inficiare la possibilità di di-
spensare il perdono e l'amnistia, o anche l'evitare i rapporti con i
miscredenti quando non c'è necessità del combattimento.

Ne deduciamo:

Il Segno della sciabola e quello del combattimento non a-


brogano qualsiasi precetto di Allàh ‫ ﷻ‬inerente le relazioni con i
miscredenti, come la “opportunità” di combatterli, che diviene
indispensabile in caso di difesa da essi, e per altre specifiche
cause:
1- Invero la 'ayah della sciabola e l’'ayah del combattimento
confermano la possibilità di iniziare il combattimento da par-

- 69 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

te dei musulmani in certe circostanze necessarie o utili,


nell’interesse dell'invito all’Islam. Ciononostante non negano
la possibilità di combattere per difendersi, e non negano la
possibilità di pazientare nell'impossibilità di intraprendere il
conflitto armato da parte dei musulmani.
2- Invero entrambe le rivelazioni ordinano di combattere, tutta-
via il precetto militare è una cosa, l’applicazione pratica
un’altra, deve tenere conto dell’insuccesso, per cui se succede
il combattimento, i versetti del perdono e della pazienza sono
sospesi, mentre se lo scontro non avviene, per circostanze
stimate dal governatore, ci si deve impegnare nella pazienza e
nella tolleranza, eludendo ogni attrito e oltraggio alle divinità
della miscredenza affinché essi non insultino Allàh Altissimo
‫ﷻ‬, tutte queste rimangono scelte permesse.
3- Una 'ayah abrogativa, rende assolutamente inapplicabile la
norma sulla quale agisce. Il codice militare islàmico si com-
pose interamente a fasi successive relativamente alle circo-
stanze nel quale si trovarono i musulmani. Nel caso di un ri-
torno delle condizioni antecedenti le Rivelazioni abrogative,
nelle quali per i musulmani risulta pregiudizievole il conflit-
to, sussiste la necessità di non combattere. Viceversa nel caso
di un cambiamento favorevole delle circostanze il combatti-
mento diviene lecito. Rimane sempre legittimo, per i musul-
mani combattere per difendersi. L’espansione dell'Islàm va
in "stallo" quando non si comprende a pieno la condizione
nella quale ci si trova.
L’opinione che pretende l'abrogazione delle rivelazioni
precedenti a quelle della sciabola e del combattimento è scorret-
ta poiché implicherebbe che:

- 71 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

- I musulmani dovrebbero garantire a ogni circostanza una


forza almeno analoga a quella in essere al momento della Ri-
velazione delle 'ayat della sciabola e del combattimento, es-
sendo vincolati all'applicazione di quei significati. Cosa non
verosimile nella realtà pratica.
- Viceversa nel caso di un deterioramento delle forze islàmi-
che, come da centinaia di anni a questa parte, il rispetto inde-
rogabile e imprescindibile delle norme più combattive diver-
rebbe impossibile, con il rischio di ottenere un risultato esat-
tamente opposto.

Il parere degli imam As-Suyuty e Ar-Raghib Al-Asfahany:


Il dottore Kàmìl Ad-Duqs, nel suo libro “Le 'ayat del
combattimento nel Sublime Corano1”, conferma la nostra opi-
nione, asserendo che le rivelazioni prescrittive delle varie opzio-
ni del conflitto non sono abrogate, tanto da non potervi mai più
fare riferimento. Considerando per di più le mutate capacità del-
la Umma2 musulmana, avvenute successivamente al momento
della rivelazione di Surah At-Tawba (Il Pentimento).
L’imam As-Suyuty ha suddiviso i principi abrogativi in tre
tipi.
Il terzo, che ci riguarda nello specifico, ammette l’applicazione
di un precetto, conseguentemente e coerentemente allo stato di
cose sopravvenuto alla Umma, come il caso della pochezza e
della debolezza dei musulmani, per il quale consegue il dovere
di pazientare e tollerare. In seguito, cessata tale condizione, il

1Pubblicato da Dàr al-Bayàn. Quwaìt- 1972.


2Sta per: nazione, extraterritoriale ed extraetnica. Ogni musulmano, a rigo-
re, è da considerarsi appartenente alla grande nazione islàmica.

- 70 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

precetto cambia, in questo senso si può dire abrogato dal dovere


di combattere. Effettivamente non si tratta di autentica abroga-
zione, ma piuttosto di “dimenticanza” come dice Allàh
l’Altissimo: ﴾…O ne obliamo qualche cosa﴿. Obliato è proprio
l’ordine di combattere fintanto che perdura la condizione di de-
bolezza dei musulmani, momento nel quale è doveroso pazienta-
re tollerare e porre l'invito
Ciò indebolisce le pretese di molti che ritengono l'abroga-
zione delle 'ayat della pazienza e tolleranza da parte di quelle
della sciabola e del combattimento, piuttosto diciamo che è
“dimenticata” e non abrogata, poiché l'abrogazione annullerebbe
la regola completamente e non è questo il caso.
Il Dottor Ad-Duqs ha riportato un discorso simile, ma
sull'autorità di Al-Raghìb Al Asfahany1, mostrando la gradualità
delle regole del combattimento ricorda: “Il Messaggero ‫ ﷺ‬ha
ordinato di essere indulgenti, e di limitarsi al consiglio, e alla
buona polemica, poi gli è stato dato il permesso di combattere e
infine giunse l’ordine di combattere coloro che respingevano
l'invito con la violenza, fu una disposizione che seguiva l'altra a
secondo delle circostanze contingenti”.

1 Al-Bahr al-Muhiyt al-‘Abi Hiyàn.

- 72 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

CAPITOLO 3

Gli ‘ahàdith1 inerenti al combattimento


e la loro interpretazione

Il primo detto, dall’autorità di Al-Bukhàrì2 e Muslim3 ri-


porta che Abu Huraira -Allàh sia soddisfatto di lui- sentì il Pro-
feta ‫ ﷺ‬dire :

1 Plurale di hadith, sono le testimonianze di quel che il Profeta Muham-


mad ‫ ﷺ‬disse o fece. Gli hadit sono il riferimento giuridico di base della
shari’a, insieme con il Sublime Corano.
2 Muhammad Ibn Ismà’ìl Al-Bukhàrì (194/256 H. -810/870 d.C.) origi-

nario di Bukhara, nell’attuale Uzbekistan. Autore de “La giustissima sintesi”


o Sahih, raccolta di hadaith considerata unanimemente come la più certifi-
cata di autenticità dalla Umma musulmana, insieme con quella di Muslim.
3 Abū l-Husayn Muslim Ibn al-Hajjāj Ibn Muslim al-Qushayrī al-Nìsàbùrì,

(201/256 H. -817/870 d.C.) nato in Khorāsān, autore de “La sana raccol-


ta” o al-Jami’ as-Sahih, l’altra fondamentale opera di riferimento degli ha-
daith del Profeta Muhammad ‫ﷺ‬. Le altre opere di riferimento riguardo i
fatti e i detti della vita del Profeta ‫ﷺ‬, sono degli 'aimma Ibn Mājah, al-
Nasā'ī, al-Tirmidhī e Abū Dāwūd al-Sījistānī, tutte insieme costituiscono il
corpus della Sunna.

- 73 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

“Mi è stato ordinato di combattere gli uomini fino a ché


attestino che non c'e` altra divinità all’infuori di Allàh ‫ ﷻ‬,
con questa affermazione proteggono il loro sangue e i loro
beni da me, eccetto ciò sul quale v’è diritto, e il loro conto
sarà presso Allàh.”
Con la parola “uomini” intende specificatamente gli asso-
ciatori arabi, come da opinione unanime dei sapienti1, la prova
che si tratti solo di una parte degli uomini, cioè gli arabi associa-
tori e non tutta l’umanità, si deduce dal fatto che dalla Gente del
Libro è regola riscuotere la jizyah, in ottemperanza al precetto
coranico. Il tributo di capitazione, la jizyah, si preleva anche dal-
le comunità non arabe, come da opinione concorde della mag-
gioranza dei giurisperiti. Nel detto trascritto da Nasài, è confer-
mata tale opinione dal senso figurato delle parole del Profeta
‫ﷺ‬: “Mi è stato ordinato di combattere gli uomini”, infatti, è
familiare nella lingua araba usare una parola generale limitan-
done il riferimento alla particolarità di un insieme, già Allàh Al-
tissimo ‫ ﷻ‬ha detto:

﴾Coloro dei quali, tra il popolo, dissero loro: "Già si sono


radunati gli uomini contro di voi, temeteli!". Ciò gli au-
mentò la loro fede e dissero: "Allah ci basterà, è il Miglio-
re dei protettori" ﴿. III; 175.

1Vedi Fath al-bariy del Qastallaniy. Opera di interpretazione di Sahih al-


Bukharìy

- 74 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Le parole: “dissero loro” , si intende alcuni uomini, non


tutti, anche quelli che si sono riuniti contro i musulmani erano
solo alcuni uomini , e non tutti gli uomini, anzi , secondo alcune
letture interpretative, con: “gli uomini” si è inteso identificare
Naym Ibn Masoud Al-Ashjaiy , mentre: “quelli che si sono riu-
niti” , si riferirebbe a Abu Sufian Ibn Harb.
Il secondo detto del Profeta ‫ﷺ‬: da AbdAllàh Ibn ‘Umar
Ibn al-Khattab1, l'Inviato di Allàh ha detto :
‫ﷺ‬

.
“Sono stato inviato con la sciabola, in vista dell’Ora2 af-
finché Allàh sia adorato senza associati, il mio sostenta-

1 Figlio del celebre ‘Umar, il Principe dei credenti (‘Amir al-mu’minin) dopo
esser stato uno dei più strenui avversari dell’Islàm, ne divenne poi un cam-
pione, fu secondo Khalifa (luogotenente) del Profeta ‫ﷺ‬.
2 Sinonimo di Ultimo Giorno, momento nel quale Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬resu-

sciterà gli uomini per il resoconto delle azioni commesse. Detto Ultimo
Giorno poiché non ci sarà alcun giorno dopo di esso a scandire il tempo,
che diverrà eternità, e la gente del Paradiso e dell'Inferno si stabilirà ognu-
no nella propria dimora.

- 75 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

mento è posto all’ombra della mia lancia, ed è reso umile


e rassegnato colui il quale si oppone al mio ordine".1
Questo hadith va compreso alla luce dell'ordinamento del-
la Legge Sacra nel suo complesso. Il significato delle parole:
“Sono stato inviato con la sciabola, in vista dell'Ora” prescrive
l'opportunità, durante il magistero apostolico profetico di Mu-
hammad ‫ﷺ‬, di impugnare le armi, sin dall’esordio della sua
missione, fino l'Ora, poiché egli fu l'ultimo Profeta ‫ﷺ‬. Vice-
versa il combattimento non fu concesso durante il magistero di
‘Isa Ibnu Maryam2, la missione del quale consistette nella rifor-
ma etica, nell'invito ad Allàh ‫ ﷻ‬. Riguardo al nostro Profeta
Muhammad ‫ﷺ‬, fu suscitato da Allàh Altissimo‫ ﷻ‬quale latore
del messaggio universale rivolto a tutti gli uomini di ogni epoca
e luogo, per trarli dalle tenebre alla luce e per dichiarare loro le
norme divine. Ben presto i nemici dell'islam, tra i jinn3 e gli uo-
mini, per avversione, misero in atto una veemente opposizione
alla diffusione della Religione, ricorrendo ad ogni mezzo, com-
presa la violenza, per annientarla e sterminarne i seguaci.
Conseguentemente i musulmani dovettero ricorrere alle
armi, e ciò si rese necessario per sostenere la missione profetica,

1 Trascritto sul Musnad di Ahmad Ibn Hanbal -5,2,653 [4868]. Abu Ya’là
nel suo Musnad, Tabaràniy nel Al-Kabiyr . Anche l’Imam al-Bukhari: al-
gihād wa al-sayr, 87 [2698].
2 Il Messia Gesù figlio di Maria, profeta amato e rispettato da tutti i mu-

sulmani al quale, però, non riconoscono alcuna qualità divina. Diversa-


mente dai cristiani che lo ritengono, a vario titolo, Dio o anche solo figlio
generato di Dio.
3 Creature che vivono su questa terra, in una dimensione a noi nascosta.

Anch’essi ritenuti responsabili delle proprie azioni, e quindi saranno sotto-


posti al Giudizio divino. Furono creati da fuoco senza fumo, come l’uomo lo
fu dalla terra.

- 76 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

per proteggere i musulmani da qualsiasi aggressione e persecu-


zione, liberarli dal giogo che ne impediva il ritorno all'Islàm, e
infine per mostrare agli associatori la loro limitatezza. L'hadith
ammette quindi la possibilità del ricorso alle armi, ma la que-
stione interessante, verte nell'individuazione del momento legit-
timante, e sulle sue le condizioni di applicazione generale. Que-
ste, sono spiegate in altri 'hadaith e 'ayat.
Infatti, con le parole “Sono stato inviato con la spada in
vista dell'Ora, affinché Allàh sia adorato senza associati” non
s'intende obbligare le genti di adorare Allàh ‫ﷻ‬in esclusiva pre-
via minaccia armata, tale idea non è accettata, ed è anche in con-
traddizione con il testo chiaro del Corano:

﴾Non c'e` costrizione nella religione﴿ II; 256.


Anche:
ۚ

﴾Se il tuo Signore avesse voluto avrebbero creduto tutti


sulla terra, forse che tu puoi costringere gli uomini affin-
ché credano?﴿ X;99.
Mentre l’interpretazione corretta dell'hadith significa che
il combattimento e il conflitto dureranno tra i musulmani e i loro
nemici, e avrà fine quando sarà riconosciuto universalmente il
primato e il diritto assoluto di Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ad essere ado-
rato in modo esclusivo. Fintantoché vi sarà opposizione a ciò, il

- 77 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

conflitto persisterà, potendo sfociare in combattimento, qualora


se ne realizzino le condizioni.
Se abbiamo ben compreso entrambi i nobili hadaith, come
altri consimili e, le 'ayat di surah Al-Bara’ah e altre consimili,
facendo riferimento ai principi shara’itici e alla Sira1, possiamo
giungere a una conclusione precisa: I musulmani non iniziano il
combattimento da aggressori, ma combattono per legittima dife-
sa e a precise condizioni, che analizzeremo più avanti, insha'A-
llàh2.
Taluni studiosi, riferendosi alla lettera alle 'ayat del Libro
e agli hadaith, asseriscono che i musulmani sono tenuti a com-
battere gli uomini affinché divengano musulmani, ma questo è
un principio strano e pericoloso, poiché l'adozione del senso let-
terale della 'ayah, contrasta con centinaia di altre 'ayat altrettanto
precise, e la Sunna del Profeta ‫ﷺ‬. Egli ha combattuto gli asso-
ciatori, prima che entrassero nell’Islàm. Ha risparmiato i Qu-
raish, dai quali non ha preso tributo, mentre con gli Ahl al-Kitàb
ha redatto accordi di pace, riscuotendo la jizyah, così come con
i magius3 della penisola araba, risparmiandoli.
Gli scienziati sono concordi nel rendere obbligatorio, all'e-
sercito islàmico, se conquistatore, di concedere ai vinti la scelta
tra l’Islàm e il tributo. Il fine islàmicamente ideale non sta
nell'annientamento degli associatori ma nella loro adesione alla

1 Biografia del Profeta Muhammad ‫ﷺ‬.


2 Se Allàh vuole. Ogni musulmano, ogni nel progettare o intraprendere una
qualsiasi azione, non trascura di ricordare a se stesso quanto essa sia sog-
getta alla Potenza e Volontà vincolante di Allàh Eccelso ‫ ﷻ‬.
3 Mazdei, adepti di una religione dedita al culto del sole, diffusa principal-

mente nella Persia antica.

- 78 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Fede, quindi nell’ambito dello scontro, l'uccisione diviene ne-


cessità per il raggiungimento dell’obiettivo.

- 79 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

CAPITOLO 4

Il motivo che spinge al combattimento i musulmani.

Quando i musulmani entrano in conflitto con i propri ne-


mici e cosa li porta a combatterli? A causa della loro miscreden-
za? Il combattimento è fine a se stesso? Per reazione alla dichia-
razione di guerra dei nemici pagani?
Il dottor Wahba Az-Zuhàly1 dice: La maggioranza degli
scienziati, dei madhaib2 malikita, hanafita e hanbalita, afferma-
no che la guerra ha la sua motivazione nella ostilità e
nell’aggressione dei miscredenti verso di noi, non la loro mi-
scredenza in se stessa, non si può combatte un persona per il fat-
to che questa è miscredente, ma per difendere l'Islàm3. Mentre
non può essere aggredito chi non combatte, anzi nei loro con-
fronti i musulmani s'impegnano alla pace.
Queste opinioni sono dimostrate con la 'ayah del “tribu-
4
to" , la quale pone fine ai combattimenti attraverso la stipula di
trattati. Infatti, se la causa del combattimento fosse stato il paga-
nesimo, e l’adesione all'Islàm l’unica via per la sua cessazione,
storicamente il tributo non sarebbe stato accettato senza ch’essi
avessero cambiato religione.

1 Influssi della guerra nella giurisprudenza islàmica-Dàr al-Fikr. Damasco.


2 Plurale di madhab, sono gli indirizzi dottrinali e giuridici ritenuti orto-
dossi, insieme con lo shafe’ita.
3 Secondo il diritto islàmico, è lecito uccidere per difendere se stesso, i pro-

pri beni e i propri affetti e la propria terra.


4 Sura at-Tawba (Il Pentimento), 'ayah 29.

- 81 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

A ulteriore conferma di ciò, va sottolineato che, se fosse


stata la miscredenza la causa delle guerre, non si sarebbe proibi-
ta l'uccisione delle donne, dei bambini, dei religiosi, e dei non
combattenti.
L’Imam as-Shafi’i1, in uno dei suoi scritti afferma, e con
lui anche alcuni seguaci di Ahmed: La causa del combattere è la
miscredenza, riferendosi alla 'ayah: “uccidete gli associatori”2.
Va risposto che quel versetto ha un senso generale, dove è addi-
rittura specificato di non uccidere le donne, i bambini e coloro i
quali hanno stipulato un patto di protezione con i musulmani.
Difatti gli hadaith autentici su quest'argomento sono molti e ben
noti, coerenti con la 'ayah:
ۚ

﴾Combattete sula via di Allàh gli associatori che vi com-


battono, ma non aggredite ché Allàh non ama gli aggres-
sori﴿. II; 190.
Shaykh Ibn Taymiya3 ha detto: “Il combattimento è un
dovere per i musulmani contro coloro i quali li combattono, e-
scludendo coloro che se ne astengono”.
A chi afferma che quella 'ayah1 è abrogata, noi rispondiamo:

1 Muhammad Ibn Idris Ibn al-Abbas, al-Shafi`i, Imam di riferimento del


madhab che da lui prende il nome. Nacque a Gaza nel 150 H.(767 d.C.), fu
il massimo teorico della sistematizzazione del Fiqh, la giurisprudenza islà-
mica. Morì nel 204 H. (820 d.C.).
2 Sura at-Tawba (Il Pentimento), 'ayah 05.
3 Popolare giurista e teologo, originario di Harran, morto a Damasco (661-

728 ‫ هـ‬1263-1328 m.).

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

1- Non c'è nessuna prova dell'abrogazione, Ibn Taymiya affer-


ma: "Ogni presunta abrogazione ha bisogno di una prova, e nel
Corano non c'è contraddizione a quella 'ayah, anzi vi si trovano
conferme, dov’è l'abrogante" ?
2- La 'ayah in esame comprende dei precetti che non ammettono
abrogazione, come la proibizione di aggredire i nemici, in defi-
nitiva non si può asserire essere norma abrogata. Ibn Abbas,
‘Umar Ibn Abdel-‘Aziz, e Mujahid ritengono questa 'ayah una
norma confermata.
3- Nell’ipotesi di ritenere il combattimento lecito in ragione del-
la miscredenza, la conversione coatta all’Islàm ne sarebbe
un’ovvia conseguenza o unica alternativa, ma ciò è interdetto
poiché l’'ayah 256 di Surah Al-Baqara recita esplicitamente
che﴾Non c'e` costrizione nella religione﴿, il Profeta Muham-
mad ‫ ﷺ‬mai costrinse alcuno ad aderire all’Islàm.
Ibn Taymiya sul precetto del combattimento disse: “Nella
sua condotta, il Messaggero ‫ﷺ‬, non disdegnava alcuna tregua
o patto di non belligeranza, non aggredì mai senza motivo i
propri nemici, siano essi pagani della penisola, o altre comuni-
tà". Tutti i testi di fiqh, hadith, esegesi o resoconti delle spedi-
zioni militari confermano che egli non iniziò mai alcuna guerra
contro chicchessia, e se Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬avesse ordinato di
uccidere ogni miscredente, certamente il Profeta ‫ ﷺ‬avrebbe in-
trapreso una guerra senza tregua, fino allo stermino dei suoi ne-
mici2.Questo è quanto esposto da Wahba Az-Zuhàlì in sintesi1.

1 Sura at-Tawba (Il Pentimento), 'ayah 05.


2 Diversamente il Profeta ‫ ﷺ‬ottenuta la vittoria e la liberazione della città
di Makkah condonò ai suoi nemici, permettendogli in seguito di emigrare
nel caso non avessero voluto divenire musulmani.

- 82 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

La causa scatenante la guerra, secondo l’opinione dei


maggiori scienziati, non è la miscredenza, ma l’avversione dei
nemici e l’aggressione dei miscredenti. Va chiarito, ora, cosa
s'intende per aggressione e ostilità subite, e per le quali diviene
permessa la reazione da parte dei musulmani. Per avversione
violenta, s'intende la persecuzione degli uomini, che è una forma
di combattimento, anzi ne è la peggiore espressione, Allàh ‫ ﷻ‬la
paragona all’uccisione:

﴾La persecuzione è più grave dell'uccisione.﴿ II; 191.


Anche:

﴾Combattetelifinché non ci sia fitnah e la Religione sia


tutta per Allàh﴿. II;193.
Che sia chiaro come la missione dei musulmani consti nel
garantire l’opportunità alle genti, tramite l'invito ad Allàh ‫ ﷻ‬di
scegliere l’Islàm o rifiutarlo, ma se ne è impedita la ricezione, e
quindi la possibilità di scegliere, i musulmani si sentono legitti-
mati ad intraprendere una guerra di liberazione dall'oppressione.
Per quanto riguarda la Sua parola: ﴾La Religione sia tutta
per Allàh﴿, non va intesa come un obbligo a ché gli uomini di-
ventino musulmani, tale concetto contrasta con tante altre 'ayat,
ad esempio:

1 Vedi in: Fath al-qadyr, Risàlah al-qitàl, di Ibnu Taymiyyah.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

﴾Se Allàh avesse voluto, avrebbe fatto di voi una nazione


unica, ma essi non cesserebbero di dissentire﴿ XI;118.

﴾La maggior parte degli uomini, nonostante tu lo desideri,


non è credente ﴿ XII;103.
Viceversa il significato corretto della 'ayah, e la norma che
ne deriva, afferma la libertà di scelta della religione, da parte
degli uomini, e senza nessuna costrizione, nonostante il rifiuto ci
appaia la valutazione sbagliata.
Cessando la persecuzione, alle genti è data facoltà di sce-
gliere la propria religione, senza alcuna costrizione o genere di
pressione, cessa il casus belli. Infatti, il ricorso al conflitto arma-
to è consentito, oltre che per la difesa dei confini e delle perso-
ne, anche per la liberazione dei popoli dalla persecuzione, sia di-
retta, quando rivolta ai musulmani, sia quando è volta a impedi-
re la diffusione del Messaggio islàmico. Viceversa quando non
c'e` persecuzione e gli uomini hanno la libertà di adozione o ri-
fiuto dell’Islàm, le relazioni vertono alla reciprocità.
I sapienti del madhab shafe’ita sostengono: “Il precetto
del combattimento rappresenta il mezzo, non il fine, il quale sta
nella conversione degli uomini o la morte nel porre l'invito. In-
fatti, è più consono alla pratica tradizionale guidarli alla retta
via attraverso la dimostrazione”.

- 84 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

CAPITOLO 5

Le istanze dei musulmani


nei confronti dei nemici in guerra.

Quali sono le richieste dei musulmani ai nemici di guerra?


E` chiara, ormai, la prassi di lasciare agli avversari la scelta tra
l’adesione all'Islàm, pagare il tributo o il conflitto. Conforme-
mente alla pratica del Profeta Muhammad ‫ ﷺ‬e alle disposizio-
ni che egli impartiva ai comandanti delle armate musulmane:

“Se incontri il nemico associatore invitalo a tre! A qua-


lunque accondiscendano, accetta e deponi le armi: Invitali
all'Islàm! Se accettano, accetta anche tu e deponi le armi!
Se rifiutano, domandagli il tributo! Se accettano, accetta

- 85 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

anche tu e deponi le armi! Se rifiutano, chiedi il sostegno


di Allàh e combattili!1..”
Ne consegue che i musulmani pongono fine al conflitto
armato a due sole condizioni:
a) Che accettino l'Islàm, guadagnando così la salvaguardia
dei propri beni, eguali diritti dei musulmani, ed impegnandosi
nel rispetto degli stessi doveri. Evidentemente agli avversari è
riconosciuto il diritto di rifiutare, come si evince dalle parole del
Profeta ‫ﷺ‬: "... domandagli il tributo! Se accettano, accetta
anche tu e deponi le armi ..." rimanendo comunque soggetti alla
richiesta del pagamento del tributo, e ciò conferma la proibizio-
ne di costringerli all'Islàm.
b) Nel caso che essi rifiutino di aderire all’Islàm, i musulma-
ni propongono loro di versare il tributo di capitolazione, attra-
verso il quale si giunge alla tregua anche indeterminata. Qui
vorremmo evidenziare la questione del tributo nei punti seguen-
ti:
1) La richiesta del tributo ai nemici, ha ragion d’essere a
causa della loro aggressione contro i musulmani, che sia
avvenuta con un'esplicita dichiarazione di guerra, per la
malversazione sui musulmani o la persecuzione dei simpa-
tizzanti. I musulmani si garantiscono così dall’inimicizia,
e da ogni eventuale ostilità, offrendo agli avversari un pat-
to di pace senza scadenza, si chiama il patto di protezione.
2) Il patto di protezione include doveri e diritti. Il dovere
principale del protetto consiste nell’evitare ciò che potreb-
be nuocere i musulmani, le loro vite, o i loro beni. L'I-

1Riportato da Muslim e At-Tirmidhiy e Ahmad ibn Hanbal nel Musnad e


Ash-Shàfi'i ne Al-'Umm.

- 86 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

mam Ash-Shafi’i li ha definiti in otto punti: I)Non asso-


ciarsi per combattere i musulmani. II) Non commettere
fornicazione con una musulmana. III) Non sposare una
musulmana. IV) Non perseguitare un musulmano. V) Non
porre ostacolo e insidie per la via. VI) Non proteggere una
spia nemica. VII) Non sostenere i nemici dell’Islàm. VIII)
Non uccidere il musulmano o la musulmana.1
Il protetto s'impegna, inoltre, a evitare ogni espressione
derisoria e oltraggiosa nei confronti di Allàh ‫ ﷻ‬del Suo
Profeta, del Libro Sacro o dei significati sacri dell’Islàm.
c) I diritti del protetto sono: I) La garanzia dei sui beni e le
sue terre. II) L’inviolabilità della sua anima. III) La libertà di
praticare la propria religione. V) Il rispetto e la sicurtà per gli
edifici di culto e quanto è di loro proprietà, poco o molto.
Non si fa ingerenza nella scelta dei loro sacerdoti, o monaci,
non sono danneggiati e non subiscono restrizioni. Nel loro
territorio non entra l’esercito, e nell'amministrazione del dirit-
to è concessa autonomia ai loro giudici, non sono oppressi e
non gli è concesso opprimere. Questi sono i limiti della citta-
dinanza riconosciuti al protetto, che li condivide con il mu-
sulmano, non c'e` altra differenza tra loro che quel che con-
cerne la pratica e osservanza delle regole islamiche da parte
del secondo.
d)Il protetto paga il tributo mostrando di accettare il patto di
pace perpetuo con i musulmani, di rispettare i doveri a fronte dei
diritti riconosciutegli. Al protetto, in caso d'incolpevole incapa-
cità a mantenersi, è riconosciuto l’aiuto dall'erario dello stato

1 Vedi Kitàb al-'Umm di Ash-Shafi'ì e Al-Ahkàm AsSultanìah di Al-Màwardì

- 87 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

musulmano, come dall’esperienza del Khalifa1 ‘Umar Ibn Al-


Khattab, che acconsentì alla pratica di Khalid Ibn Al-Walid, al-
lorché lo informò di concedere agli abitanti di Al-Haìrah il so-
stegno tratto dall'erario dello stato musulmano, nel caso che fos-
sero troppo anziani o ammalati per lavorare o mantenersi da so-
li, siano ricchi impoveriti che poveri, e liberandoli dal pagare il
tributo per tutto il tempo che risiedono nella Terra dell' Islam2.
Il tributo della jizyah va considerato anche il corrispettivo fi-
nanziario che il dhimmi paga per essere esentato dal prestare
servizio militare nell'esercito islamico, poiché esso combatte es-
senzialmente per l'invito all'Islam, il quale è competenza spet-
tante ai credenti, ma se il protetto volesse combattere con i mu-
sulmani, sarebbe esentato dal pagare il tributo, come avvenne
nella vicenda di Suwaìd, uno dei comandanti di ‘Umar Ibn Al-
Khattab, con gli abitanti di Dahestan e altri di Giargan3, o anche
come successe nel patto di Surahka Ibn Amru con gli abitanti di
Arminia nel 22 4‫هـ‬, e ancora, come avvenne sotto il comando di
Habìb Ibn Muslimah Al-Fihrì, il quale stipulò il patto di pace
con gli abitanti di Antakia5. Gli esempi sono molti e vari.
e) Il tributo grava esclusivamente su coloro i quali hanno la
capacità di pagarlo, questa è l’interpretazione della Parola di Al-

1 Letteralmente “luogotenente”, fu il titolo assunto dai successori politici del


Messaggero di Allàh ‫ﷺ‬.
I quattro Khulafà rashidùn (ben diretti) furono Abu Bakr As-Siddiq (632-
634), ‘Umar Ibn al-Khattab al-Farouq (634-644), ‘Uthman Ibn ‘Affan
(644-656), ‘Ali Ibn Abi Talib (656-661). Furono tutti compagni stretti del
Profeta ‫ ﷺ‬, che Allàh sia soddisfatto di loro.
2 Kitàb Al-Kharàj di Abì Yusuf.
3 Vedi il commentario Al-Mannàr di Muhammad Rashìd Ridà.
4 Vedi Tàrikh di At-Tabarì.
5 Vedi Futùha Al-Buldàn di Al-Balàdharì.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

làh ‫ ﷻ‬Altissimo: ﴾finché pagano il tributo﴿ cioè con capacità,


poiché il tributo, secondo l’opinione degli scienziati, non va ri-
chiesto alle donne, ai bambini, agli ermafroditi e neanche agli
insani di mente. Gli scienziati specialisti nel diritto islàmico af-
fermano, inoltre, che il tributo non si impone ai chierici, e se ne
è esentati a causa della cecità, invalidità permanente, malattia
cronica e vecchiaia. Secondo le scuole hanafita e malikita anche
la povertà esime dal dovere di versare il tributo. L’ammontare
della imposta non è determinata con precisione, ma è decisa dal
governante, il quale la stima secondo il rapporto tra capacità del
protetto e contesto socio economico, coerentemente con l'opi-
nione di Abu ‘Ubaid nei suoi scritti di economia, e anche di
Ahmad Ibn Hanbal e Malik, motivando tale decisione a causa
della varietà dei resoconti risalenti al Profeta ‫ ﷺ‬riguardo al va-
lore del tributo. Ciò conferma che la jizyah non corrisponde ad
una sanzione contro la miscredenza, la cui punizione infatti av-
verrà nell'Altra Vita, ma è considerata come contributo alla col-
lettività.
f) Lo stato di umiliazione menzionato nel versetto 29 di Su-
rah At-Tawba Il Pentimento:﴾finché diano il tributo umilmente e
siano soggiogati﴿, esprime la rassegnazione dei miscredenti ai
musulmani, conseguenza naturale, poiché quelli li combatterono
e aggredirono, o vollero perseguitarne i seguaci, perseverando in
ciò finché i musulmani li combatterono, vincendoli, determinan-
done le condizioni di resa nel patto di protezione.
Nel risolvere il pagamento del tributo, i musulmani offro-
no al nemico una fine delle ostilità a tempo illimitato, la qual
cosa non si sarebbe verificata senza l'Islam e il patto di prote-
zione. In concreto, queste sono le condizioni poste dai musul-

- 89 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

mani, ciò non comporta la preclusione a eventuali offerte, da


parte nemica, al fine di interrompere il conflitto.
I negoziati possono portare alla conclusione del combatti-
mento senza che gli associatori diventino musulmani, e senza il
pagamento del tributo, poiché la cessazione delle ostilità e la re-
alizzazione della pace sono lo scopo primcipale dei musulmani,
una volta accertata la non pericolosità degli avversari, e la ga-
ranzia alla libera predicazione dell’Islàm.
Avvenne che i musulmani e gli associatori si accordassero
su una terza soluzione con cui s'interruppe ogni combattimento
senza la conversione nemica né il loro pagamento del tributo, di
seguito alcuni esempi:
1) I Banù Madlij, (i quali erano miscredenti) vennero dal
Messaggero di Allàh ‫ﷺ‬, da non belligeranti, promettendogli di
non appoggiare i nemici (dell’Islàm) contro di lui, come da ac-
cordo con Khàlid ibn Al-Walìd, il Profeta ‫ ﷺ‬accolse questa
proposta, e fu in quest'occasione fu rivelato:
﴾…eccetto coloro che si rifugiano presso gente con la quale a-
vete stabilito un accordo, o che vengono da voi con l'angoscia
di dovervi combattere o combattere la loro gente. Se Allàh aves-
se voluto, avrebbe dato loro potere su di voi e vi avrebbero
combattuto. Pertanto, se rimangono neutrali, non vi combattono
e vi offrono la pace, ebbene, Allàh non vi concede nulla contro
di loro.﴿IV;90.
L’opinione che questa Rivelazione si riferisca ai Banù
Madlijsi, trova nelle parole di Al-Hassan, Ibn Abbas afferma ri-
ferirsi ai Banù Bakr, Ikrimah riporta essere invece per Hilal Ibn
'Umair Al-Aslamì, Suràkhah Ibn Malik e Khuzaima Ben 'Amir,

- 91 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

infine Muqàtìl riporta che questa 'ayah è discesa in riferimento


ai Khzà'ah e ai Banù Madlij.
Siamo dell’opinione che la Rivelazione in oggetto riguardi
tutti quelli menzionati, poiché tutti questi non vollero combatte-
re né i musulmani né la propria gente, rendendosi neutrali. I mu-
sulmani non li combatterono, accettando invece la loro posizio-
ne neutrale.
In verità la maggioranza degli interpreti considera questa
'ayah abrogata da quella della sciabola, ma ricordiamo qui
l’opinione dell'imam As-Suiyutì secondo il quale non c’è abro-
gazione tra le rivelazioni del combattimento, piuttosto v’è una
specie di sospensione. In generale per l’applicazione del princi-
pio contenuto in ogni 'ayah, riguardante il combattimento, ne-
cessita il realizzarsi delle specifiche circostanze, così quando
queste si manifestano, ritorna valida l'esecuzione del relativo
principio. Pongo l'accento inoltre, che l’oggetto proprio dell'a-
brogazione di quella 'ayah (della sciabola) riguarda soltanto gli
associatori della penisola araba, per le motivazioni già menzio-
nate, quindi il principio della 'ayah non è abrogato per gli asso-
ciatori non arabi. Il qàdì Abu Ya'là1 disse: “Quando Allàh, Ec-
celso Glorioso, ha reso potente l'Islàm, ai musulmani fu inter-
detta altra trattativa con gli associatori arabi che non portasse
alla loro accettazione dell'Islàm, unica alternativa, la spada”.
2) L’accordo che il Profeta ‫ ﷺ‬stipulò con i giudei di Ma-
dinah Al-Munawarah, prevedeva delle basi per una coesistenza
pacifica con i musulmani, compreso il sostegno armato contro
qualsiasi nemico, cioè i giudei non sarebbero rimasti neutrali in
caso di invasioni o attacchi contro Madinah, questo era quanto

1 Noto giurista dei primi secoli dell'Islàm.

- 90 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

richiesto dal Profeta ‫ﷺ‬, e non era previsto alcun pagamento di


tributo da parte loro.
3) Il patto di Hudaybiyah, tra il Profeta ‫ ﷺ‬e i Quraish,
prevedeva un decennale armistizio, riconoscendo a ogni tribù il
diritto di affiliarsi nel patto con i musulmani o con i Quraish, ai
quali fu concesso, inoltre, di recuperare quegli individui (prove-
nienti da Makkah) che da quel momento in avanti si fossero uni-
ti ai musulmani, per abbracciare l'Islàm. Viceversa i Quraish
non avrebbero dovuto consegnare eventuali musulmani apostati.
Il Profeta‫ ﷺ‬accettò tali condizioni per via di un'ispirazione di
Allàh ‫ﷻ‬. Nonostante la forza della comunità musulmana, l'ac-
cordata libertà di predicare e diffondere l'Islàm, fu motivo suffi-
ciente per accettare la pace, poiché il combattimento altro scopo
non ebbe che la sicurtà, la quale, una volta raggiunta con
l’accordo, non vi era motivo per proseguire le battaglie.
4) Taluni ritengono che queste regole sono abrogate dalla
'ayah della sciabola o del combattimento, così che non è am-
messo altro rapporto tra musulmani e i loro nemici eccetto il
combattimento o il pagamento del tributo, diciamo a quelli che:
An-Nasà'ì, Al-Baìhakì, At-Tabarànì riportano da 'AbdAllàh Ibn
‘Umar -Allàh sia soddisfatto di entrambi- che il Profeta ‫ ﷺ‬ha
detto:

.
“Non combattete gli abitanti dell'Abissina se non vi com-
battono, poiché non attirerà fuori i tesori della Ka'ba altro
che l'uomo dai gambini venuto dall'Abissina”.

- 92 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Riportano Abù Dàwud, An-Nasà'ì, Al-Baìhakì e Al-Hakìm


che uno dei Compagni disse che Profeta ‫ ﷺ‬ha detto:

“Non combattete gli abitanti dell'Abissina se non vi com-


battono, non combattete i turchi se non vi combattono”.
L’imàm Màlik ha dichiarato esser proibito attaccare l'A-
bissina, nonostante questa non fosse una delle regioni guidate da
l'Islàm, sebbene il re An-Nagashy fosse divenuto musulmano.
Ai musulmani fu dunque ordinato di non attaccare questo popo-
lo, e ne deduciamo esser possibile sostenere la pace tra i musul-
mani e altri popoli attraverso la stipulazione di accordi a deter-
minate condizioni, che non prevedano necessariamente il patto
di protezione.
5) I musulmani, nel tempo di ‘Amr Ibn al-As assediarono la
Nubia senza poterla conquistare a causa della abilità dei suoi a-
bitanti con le armi da lancio, finché AbdAllàh Ibn Abi Sarah eb-
be affari in Misr, dove esponenti della Nubia gli proposero la
pace con un compromesso, si accordarono senza un vero e pro-
prio tributo, ma con il baratto di trecento capi di bestiame che i
nubiani davano ai musulmani in cambio di derrate per un egual
valore. Ibn Lahì'ah riporta: “Uthman Ibn ‘Affan accolse questo
patto che i sovrani ed emiri1 dopo lui, tra i quali ‘Umar Ibn
‘Abdel-‘Aziz2, comprovarono". Quel patto assunse la caratteristi-
ca dello scambio commerciale rinnovabile, implicitamente o e-
splicitamente alla consegna degli omaggi, inoltre ogni fazione
offriva alla controparte doni supplementi fuori dai termini di ac-

1 Sono i capi militari regnanti, da intendersi anche principi.


2 Khalifa della dinastia 'Umaìde, considerato il quinto khalifa ben guidato.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

cordo, questo stato perdurò seicento anni, fino a che in Egitto


assunsero il potere i fatimidi1. Se la vera motivazione di quel
compromesso si fondò nell'incapacità dei musulmani a conqui-
stare la Nubia, quale fu il senso del suo reiterarsi quando le for-
ze islàmiche divennero fortissime? Non si evince altro che i mu-
sulmani riconobbero la fondatezza di quell’accordo, e che la pa-
ce tra i musulmani e i miscredenti può raggiungersi anche senza
il pagamento del tributo, se questi ultimi s'impegnano nel non
appoggiare i nemici dei musulmani, e di non impedire la promo-
zione del Messaggio islàmico.
6) Nel tempo del califfato di ‘Uthman Ibn ‘Affan nel 28 ‫هـ‬
(648 d.c.), l'isola di Cipro era sotto il governo dei bizantini,
quando Mu’awiya Ibn Abi Sufyan2 la attaccò, i suoi abitanti si
accordarono con i musulmani pagando settemila dinari ogni an-
no, stessa somma che riconoscevano ai romani, e informandoli
di eventuali manovre militari degli stessi contro di loro, vicever-
sa mettendo a disposizione l’isola quale appoggio strategico
dell’armata islàmica contro di essi, nonostante ciò ai ciprioti fu
riconosciuta lo stato di neutralità.
In seguito, nel 32 ‫هـ‬, i ciprioti appoggiarono le flotte ro-
mane con alcune loro imbarcazioni, da ciò Mu’awiya reagì con-
quistando Cipro nel 33 ‫( هـ‬654 d.C.) con cinquecento navi, con-

1 La dinastia sciita ismailita più importante di tutta la storia dell'Islam.


2 Rappresentante del ramo principale della famiglia dei Banu 'Umaìa. Suo
padre, Abu Sufyan Ibn Harb, era stato uno degli avversari di Muhammad
‫ ﷺ‬ma si era poi convertito all’Islam assicurando alla famiglia nuovo pre-
stigio e influenza nel quadro del nuovo stato e della nuova organizzazione
sociale dell’Islam. Governò per circa venti anni, dal 661 al 680, gettando le
basi per il potere dinastico e assicurando come suo successore il figlio Ya-
zid. Tre anni dopo, il potere passò a un altro ramo degli 'Umaìadi: i Banu
Marwan.

- 94 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

fermando poi le stesse condizioni del patto precedentemente sti-


pulato tra le parti.
Durante il regno di Abdel-Malik Ibn Sàlah1, alcuni abitanti
dell'isola si ribellarono, il khalifa si appellò ai sapienti della
Umma sulla opportunità di invalidare il patto a causa della sua
violazione da parte cipriota, ma la maggioranza di essi, e tra loro
anche l'imam Màlik, risolse essere meglio confermarlo. Ibn Mù-
sà Ibn 'Aìnia motivò con il fatto che gli abitanti dell'isola non
sottostavano ad un accordo di protezione con i musulmani2, no-
nostante gli riconoscessero un censo, quindi il patto con Cipro
non mutò nonostante la violazione da parte loro. Tale formula
pattizia seguì un interesse ben stimato dai musulmani, che se
non avesse avuto fondamento nella shari’a, i musulmani non l'a-
vrebbero accettato, confermandolo nonostante il susseguirsi di
governatori e dottori della Legge.
7) Al tempo di ‘Umar Ibn al-Khattab, in occasione della
conquista di Damasco, i musulmani si accordarono con gli abi-
tanti della città di Jarjuma, che da loro non si sarebbe richiesto
alcun tributo a patto che essi fungessero da informatori contro i
romani3.Possiamo quindi affermare che, per la cessazione dello
stato di guerra, i musulmani pongono due condizioni: l'Islam o il
tributo, ma, se i miscredenti proponessero altre soluzioni, i primi
sono pronti ad accoglierle a patto di assicurarsi che i secondi
non appoggino i nemici contro di loro, e non perseguitino, o
cessino di farlo, gli uomini contro l'Islam. Queste due condizioni

1 ‘Abd al-Malik (685-705), figlio di Marwan I Ibn al-Hakam (684-685),


capostipite del ramo marwanide della dinastia 'Umaìde.
2 Vedi Futùha Al-Buldàn di Al-Balàdharì.
3 Vedi Futùha Al-Buldàn di Al-Balàdharì.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

si sono sempre trovate nei patti tra musulmani e miscredenti,


implicitamente o esplicitamente. Anche se il patto di protezione
(Dhimma) e il tributo costituiscono la situazione preferibile, essi
possono rinunciarvi accettando un'altra eventuale soluzione che
possa comunque preservare l'interesse dell'Islam e dei credenti.
Allàh Altissimo ha detto:
ۚ

﴾Se inclinano alla pace, inclina anche tu ad essa e fai to-


tale affidamento in Allàh. Egli è l'Onniaudiente e Sapien-
te. Se vogliono ingannarti, ti basti Allàh.﴿VIII; 61
Al musulmano, con questa 'ayah, è ordinato di accettare la pace
quando questa le fosse offerta, anche se sospettasse essere uno
stratagemma ingannevole da parte dei nemici. Poiché in ogni ca-
so gli gli sarebbe sufficient bastevole l’appoggio di Allàh.
Molti interpreti considerano questa 'ayah abrogata da quel-
la della sciabola in Surah Al-Barà' (Il pentimento), ma Ibn Ka-
thir e At-Tabarì hanno risposto alla pretesa dell'abrogazione mo-
strando invece la sua permanente validità. Riporterei quel che
dissero loro e tanti altri scienziati, ma temo di dilungarmi ecces-
sivamente nell'esposizione.

- 96 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

CAPITOLO 6

Dar al-Islàm e Dar al-harb1

La divisione del mondo in casa dell’Islàm e casa della


guerra non ha fondamento in nessuna rivelazione coranica, e in
nessuna tradizione o detto esplicito riferibile al Profeta ‫ﷺ‬, ma
è frutto dello sforzo interpretativo degli scienziati per determina-
re la realtà geopolitica nel quale vivevano i musulmani.
Anche in questo sforzo interpretativo finalizzato alla de-
terminazione delle regole shara’itiche inerenti a tale realtà, ve-
diamo essere prioritario esaminare la questione storicamente e
poi shara’iticamente, e lo esamineremo in breve nei punti se-
guenti:
1) La base dei rapporti tra i musulmani e gli altri sta
nell'Invito, non nel combattimento:
Il Messaggero di Allàh ‫ ﷺ‬inizialmente inviò dei messi ai
re delle terre circostanti la penisola araba, (inviò Duhìah ibn
Khalifah al Cesare dei romani, AbdAllàh ibn Hudhàfah a Ko-
sroe dei persiani, ‘Umar ibn Umaìah al Nagashy re d’Abissinia,
Hàtib ibn Abì Balta'ah al-Muqaùqis, sovrano d' Alessandria,
‘Amr ibn Al-‘As a Jìfar e 'Aìan, figli di Al-Hulandì Al-Azdaìyn
il re del Oman, Sulaìt ibn ‘Amr a Tumàmah ibn Athàl e Hudhah
ibn Ali Al-Hanifìyn i re di Al-Yamàmah, Al-'Alàh ibn Al-
Hadramì a al-Munzir ibn Sàwy Al-'Abdì re di Bahraìni, Shujà'
ibn Wahb a Al-Harth ibn Abì Shamar Al-Ghassànì il re di To-

1 Darr sta per : “casa” o “terra”, quindi terra dell’Islàm, e quindi della pa-
ce, e terra della guerra, ove vivono i non musulmani.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

khùm in Shàm1, Shujà' ibn Wahb a Jiblah ibn Al-Aìhm Al-


Ghassànì, e Al-Mahàjir ibn Abì Umaìah Al-Makhzùmì Al-
Harth ibn 'AbdKalàl Al-Humaìrì il re di Al-Yaman)2.
L’invio di questi messi non avvenne simultaneamente, il Pro-
feta ‫ ﷺ‬iniziò a seguito del patto di pace a Hudaìbìyah, nel sesto
anno dopo la hijra, fino alla sua morte nel decimo anno.

2) I musulmani combatterono i romani e i persiani per libe-


rare i popoli dall'oppressione:
I libri sulla biografia del Profeta ‫ ﷺ‬ricordano che la spedi-
zione di Mu'ta, dove vi fu la prima battaglia tra musulmani e
romani, fu motivata dall’assassinio di Al-Harith ibn ‘Umair, che
era uno degli ambasciatori del Profeta ‫ ﷺ‬al re di Bosra, da par-
te di Sharhabìl ibn 'Amr Al-Ghassànì, uno dei vassalli di Eraclio
in Shàm, il quale dopo essersi sincerato della sua identità lo uc-
cise. Ne seguì la spedizione di un esercito islamico, sotto la gui-
da di Zaìd ibn Hàrithah, per confrontarsi nella prima battaglia
contro i romani a Mu'ta, in quella occasione i musulmani non
vinsero, per la sproporzione numerica delle forze in campo, la
tradizione riporta che fossero infatti in tremila credenti contro
centomila sotto la guida di Teodoro, il fratello di Eraclio.
L’armata islàmica non voleva combattere i romani, bensì Shar-
habìl ibn 'Amr Al-Ghassànì, per il motivo già citato, cionono-
stante i romani appoggiarono i Ghassànidi. Si susseguirono le
battaglie che si conclusero con la conquista, da parte dei mu-
sulmani, di tutto lo Shàm.

1 Oggi Siria
2Vedi Sirah ibn Hishàm e altri testi sulla vita del Profeta Muhammad ‫ﷺ‬.

- 98 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Aggiungiamo a ciò, che Eraclio, inizialmente non rifiutò


l'invito portogli dal Profeta ‫ﷺ‬, e dopo averne verificato le ca-
ratteristiche di profeta dalla testimonianza di Abù Sufyàn1, af-

1 Il resoconto dell’interrogatorio fatto dal Cesare Eraclio ad Abu Sufyan, è


tramandato da Ibn Abbas, il cugino dell’Inviato di Allàh ‫ ﷺ‬."Li chiamò,
chiamò il suo interprete e disse: "Quale di voi è il parente più prossimo di
quell’uomo che afferma di essere profeta?" Narrò Abu Sufyàn. "Risposi: il
parente più prossimo sono io". Disse Eraclio: "Avvicinatelo a me e fate avan-
zare i suoi compagni, disponendoli alle sue spalle". Poi disse all’interprete:
"Di’ loro che interrogheremo costui a proposito di quell’uomo e che se men-
tirà debbono smentirlo. Giuro per Allàh" - raccontava Abù Sufyàn- "che, se
non fosse stato per la vergogna di essere colto in fallo, avrei mentito. La
prima domanda che mi fece su Muhammad fu: A quale tribù appartiene?
Appartiene alla nostra famiglia. E prima di lui vi fu mai qualcuno che abbia
tenuto questi discorsi? No. Lo seguono i nobili o gli umili? Piuttosto gli umi-
li. Aumentano o diminuiscono? Piuttosto aumentano. Qualcuno di voi, do-
po essere entrato nella sua religione , lo ha mai abbandonato detestandolo?.
No. E’ ingannatore? No. Ma noi per un certo tempo non abbiamo saputo
che cosa facesse. E non avete altro da dirmi oltre a questo? Siete forse venuti
a conflitto con lui?. Come andò la vostra controversia?. La guerra tra noi e
lui ebbe le sue vicende: le ha prese da noi e le abbiamo prese da lui. Che co-
sa vi comanda?. Adorate unicamente Allàh, non associate nulla a Lui; ab-
bandonate quel che adoravano i vostri padri. Ci ordina la preghiera, la sin-
cerità, la castità e la solidarietà famigliare". Disse Eraclio all’interprete: "Di-
gli: Ti ho interrogato sulla sua tribù e mi hai detto che appartiene alla vo-
stra famiglia; appunto così gli Inviati vengono mandati ai discendenti della
loro gente. Ti ho domandato se qualcuno di voi ha già tenuto il medesimo
discorso, e hai detto di no. Allora ho pensato: se qualcuno avesse tenuto
questo discorso prima di lui, direi che imita un discorso pronunciato prima
di lui . Ti ho domandato se vi è stato tra i suoi avi un re, ed hai detto di no.
Io ho pensato: se vi fosse stato tra i suoi avi un re, costui potrebbe essere
uno che rivendica il regno di suo padre. Ti ho domandato se l’avevate so-
spettato di mendacio, prima che dicesse quel che ha detto, e avete risposto
di no. Così ho saputo che egli non è capace di diffondere il falso fra gli uo-
mini e di mentire contro Allàh. Ti ho domandato se lo seguono i nobili o gli
umili, e hai detto che gli umili lo seguono: sono questi appunto i seguaci

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

fermò di fronte ai suoi cortigiani: “Sapevo della sua venuta, ma


non pensavo che sarebbe stato suscitato tra voi, se io fossi stato
con lui, avrei lavato i suoi piedi”. Abù Sufyàn disse: “Dopo che
Eraclio ebbe parlato, e finì di leggere il carteggio del Profeta

degli Inviati. Ti ho domandato se aumentano o diminuiscono e mi hai detto


che aumentano; così avviene nella fede: aumenta fino a diventare completa.
Ti ho domandato se qualcuno respinge la sua religione, detestandola, dopo
esservi entrato, ed hai detto di no; tale è la fede quando la sua letizia si fon-
de nei cuori. Ti ho domandato se inganna, hai detto di no; tali sono gli In-
viati, che non ingannano. Ti ho domandato che cosa vi comanda, e hai detto
che vi comanda di adorare Allàh ‫ ﷻ‬e di non associarLo a nessuna cosa, e
che vi ha vietato di adorare gli idoli e vi ha comandato la preghiera rituale,
la sincerità e la castità. Se quel che dici è vero, egli prenderà il possesso del
luogo dove io poso i piedi. Sapevo che era venuto, ma non supponevo che
fosse uno di voi; se sentissi di essergli devoto, mi deciderei ad andargli in-
contro e, giunto davanti a lui, sicuramente gli laverei i piedi." Poi Eraclio
fece recare la lettera dell’lnviato di Allàh, mandata per mezzo di Dihyah fi-
glio di Halfa al sovrano di Bosra, il quale l’aveva consegnata ad Eraclio, che
la lesse. Eccone il testo: "In Nome di Allàh il Compassionevole, il Misericor-
dioso, da Muhammad, Servo di Allàh e Suo Inviato, a Eraclio, sovrano dei
Bizantini: pace sia su chi segue la retta via". E in seguito: "Io ti chiamo con
l’appello dell’lslàm, mettiti al sicuro. Allàh ‫ ﷻ‬ti darà il tuo compenso due
volte. Se Invece ti astieni, sarà su di te la colpa degli Yrias . ﴾"Di’:" O gente
della Scrittura, addivenite ad una dichiarazione comune tra noi e voi: [e
cioè] che non adoreremo altri che Allàh, senza nulla associarGli, e che non
prenderemo alcuni di noi come signori all’infuori di Allàh. Se poi volgono le
spalle allora dite: "Testimoniate che noi siamo musulmani" ﴿Corano III;64".
Continuò Abu Sufyan: "E quando Eraclio, detto questo, terminò di leggere la
lettera, si levò intorno a lui un gran tumulto di voci e noi fummo messi alla
porta. Io allora dissi ai miei compagni: "E’ aumentata l’importanza del figlio
di Abù Kabsa , certo il re dei Bizantini ha paura di lui. E continuai ad essere
convinto che ciò si sarebbe manifestato, finché Allàh fece penetrare in me
l’lslàm".

- 011 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

‫ﷺ‬, la corte rumoreggiò, si alzarono le voci e fummo cacciati


fuori”.
Dalle parole di Abù Sufyàn si percepisce quanta pressione
ricevette Eraclio da parte dei maggiorenti della sua corte, tanto
da tramutare il suo iniziale assenso, nei riguardi dell'invito del
Profeta ‫ﷺ‬, al radunare gli eserciti per combattere i musulmani.
Se il condizionamento su Eraclio giunse a tale livello, che
effetto poté avere sui sudditi? Possiamo capire bene, adesso, il
senso delle parole che il Profeta ‫ ﷺ‬scrisse a Eraclio nella mis-
siva: “Se te ne allontani, sopporterai la colpa del popolo”. Da
ciò comprendiamo come il combattimento dei musulmani contro
i romani avesse come fine la liberazione dei popoli dall'oppres-
sione affinché potessero scegliere in libertà l'Islàm o rifiutarlo.
I libri biografici sul Profeta ‫ ﷺ‬menzionano anche come
Kosroe, re dei persiani, alla lettura della missiva da lui inviata-
gli, reagì strappandola e ingiungendo, con un ordine scritto a
Badhàn, suo governatore in Yemen, di mandare due campioni
per rapire Muhammad ‫ ﷺ‬e condurglielo. Badhàn eseguì l'or-
dine, che ebbe come inaspettato epilogo la conversione dei due
uomini all'Islàm.
La cattiva disposizione dei persiani divenne chiara, sia per
il violento rifiuto al Messaggio, sia per il fallito sequestro della
persona del Profeta‫ﷺ‬, oltraggi sufficienti a giustificare una di-
chiarazione di guerra da parte dell'esercito islàmico.
Considerando inoltre, in quel tempo, la condizione di dif-
fusa prevaricazione esistente in Persia, situazione del tutto simi-
le a quella dei territori sottomessi all'impero romano, e il dispo-
tico autoritarismo che impediva agli uomini di scegliere la reli-
gione che avessero desiderato, possiamo ben comprendere come

- 010 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

i musulmani si sentissero legittimati a combattere sia i romani


sia i persiani, che già misero in atto azioni di guerra contro le
forze islàmiche.
I musulmani non combatterono i popoli, ma i sistemi che
li opprimevano, perciò essi si schierarono a fianco dei musul-
mani, anche quando poi rimanevano fedeli al proprio credo.
Ricordiamo le parole di Sir Thomas Arnold nella sua ope-
ra L'invito all'Islàm, su quel che riporta Abù Yusùf in Al-
Kharàj1, di come Abù Ubaìda, comandante dei musulmani in
Shàm, quando seppe che Eraclio stesse radunando un gran nu-
mero di soldati per combatterli, scrisse ai suoi governatori nei
paesi conquistati, ordinando loro di rendere agli abitanti quanto
preso come tributo, con le seguenti parole: "Noi vi rendiamo il
vostro tributo, giacché siamo stati informati d'ingenti truppe
pronte a combatterci. Abbiamo riscosso da voi a condizione di
garantirvi sicurtà, ma non sappiamo se potremo rispettare que-
sta condizione ora. Nonostante questo ci considereremo ancora
impegnati con voi, alle stesse condizioni, nel caso che Allàh ci
conceda la vittoria".
I cristiani invocarono la benedizione di Allàh sull'esercito
musulmano dicendo: "Che Allàh vi renda vincitori e vi ponga
quali nostri governatori. Poiché se loro fossero stati al vostro
posto non ci avrebbero reso niente, anzi ci avrebbero predato di
quel che ci sarebbe rimasto."
Ancora sir Thomas Arnold ricorda così come i persiani
opprimessero gli ortodossi:
"Nel quinto secolo, Bar Soma il vescovo nestoriano di
Nassibeen, fomentò il re persiano affinché attuasse violente re-

1 Imposta fondiaria stabilita nel Sublime Corano: XXIII;74.

- 012 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

pressioni contro la chiesa ortodossa, causando così la morte di


7800 religiosi e un grande numero di laici. Kosroe II scatenò
ulteriori violenze contro le popolazioni ortodosse, in segno di
rappresaglia dopo che Eraclio ebbe invaso i territori persiani.
Viceversa il principio d'indulgenza e tolleranza islamica
impedì tali eccidi. I musulmani, s'impegnarono nel trattare in-
differentemente i sudditi cristiani con equità e munificenza. Cito
a titolo di esempio il caso in cui, dopo la conquista dell' Egitto, i
giacobiti colsero l'opportunità del vuoto di potere bizantino per
saccheggiare le chiese ortodosse, fu proprio la nuova autorità
musulmana a rendere il maltolto ai legittimi proprietari, dopo
che questi ne provarono l'effettivo diritto"
Ancora sir Thomas Arnold riporta nello stesso libro, le
considerazioni di Michele il Grande, patriarca giacobino di An-
tochia, riguardo all'oppressione di Eraclio:
"Questo è il motivo per cui il Dio della vendetta, Eccelso
per forza e potenza, che regola la condizione degli uomini se-
condo la Sua volontà, suscitando il governatore che vuole,ed e-
levando l'umile, a cagione delle angherie che i romani hanno
violentemente rivolto contro di noi, rapinando le nostre chiese,
forzando le nostre case, tormentandoci senza pietà né compas-
sione, Egli ha mandato i figli di Ismaele per salvarci dall'op-
pressione dei romani ..."
Questi resoconti testimoniano come i popoli fossero so-
vente vittime di oppressione e persecuzione religiosa, e confer-
mano altresì che i musulmani fin dal principio combatterono per
eliminarle, cosa che attuarono laddove ebbero successo, cancel-
lando effettivamente ogni prevaricazione e coercizione, lascian-
do gli uomini liberi di mantenere il proprio credo o cambiarlo.

- 013 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Le successive conversioni di massa all'Islàm, furono la na-


turale conseguenza di ciò che gli uomini vi videro in termini di
valori umani, che li spinsero ad accettarla. Troviamo conferma
di ciò nell'opinione di molti orientalisti, ed esempio calzante è
proprio quello di sir Thomas Arnold e del suo libro: L'invito
all'Islàm, dalla quale riporterei molto altro, se non temessi di di-
lungarmi troppo nel discorso1.
3) La guerra di liberazione dei popoli dall'oppressione,
lanciata dai musulmani, ha portato a una nuova definizione ge-
opolitica, che i giurisperiti hanno identificato in Dàr al-Islàm e
Dàr al-Harb:
Dàr al-Islàm (Terra dell'Islàm): Comprende i territori che
entrano sotto il governo islàmico, dove è applicata la shari'a e
sono istituiti i riti di adorazione islàmica. Detta anche Dàr al-
'Adl (terra dell'equità) o del monoteismo.
Dàr al-harb (Terra della belligeranza): Sono quei territori
in cui non sono applicati i principi dell'Islàm, identificata anche
come Dàr ash-shirk (terra del paganesimo).

1 Sir Thomas Arnold nel suo prezioso libro intitolato: “L'invito all’Islam”
quando parla dei Cristiani sotto il governo musulmano:
“I Cristiani vivevano nella loro società sicuri per la loro vita e la loro pro-
prietà, godendo di tanta tolleranza che permetteva loro la libertà di pensie-
ro religioso; nei primi secoli del califfato musulmano godevano pure, spe-
cialmente nei grandi paesi, di una certa condizione di ricchezza e benesse-
re. Il Califfo Mu’awiya (660-681 d.C.) diede l’opportunità di lavorare nel
suo palazzo ai Cristiani che lo desideravano. Altri califfi suoi discendenti
seguirono il suo comportamento. Troviamo infatti dei Cristiani che occupa-
rono grandi posti nel Palazzo del Califfo; per esempio, Al-Akhtal, un Arabo
cristiano, fu il poeta del palazzo; e il padre di S. Giovanni Damasceno fu
consigliere del Khalifah Abdel-Malik”

- 014 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

L'imàm Ash-Shafi'ì ha aggiunto a queste una nuova realtà geo-


politica:
Dàr al-'ahd (Terra del patto) o Dàr as-sulh (della concilia-
zione), sono quei territori che hanno stipulato un trattato di pace
senza che sia versato alcun tributo ai musulmani. Dove non c'è
l'applicazione delle leggi islàmiche, e quindi non è Dàr al-Islàm,
e allo stesso tempo non v'è conflitto contro i musulmani, e quin-
di non è considerata neanche Dàr al-harb.
Si desume chiaramente, dall'opinione dei sapienti, che la
differenzazione tra questi sistemi è determinata dall'applicazione
o meno della Legge Sacra. Muhammad ibn al-Hassan, uno dei
seguaci di Abù Hanìfah dice: " La valutazione dell'appartenenza
di un territorio si considera: Per l'autorità, la sicurtà, e la li-
bertà di esecuzione dei riti e l'applicazione delle regole shara'it-
iche".
Tutto sommato la divisione del mondo in due o in tre zone
è il frutto di una elaborazione dottrinale, gli eruditi l'hanno de-
sunta dalle fonti, alla luce di un contesto oggettivo: il conflitto
tra i musulmani contro i loro nemici.
Oggi noi dobbiamo attenerci a questa divisione?

Noi diciamo che il tentativo di applicare questa divisione alla


realtà attuale provocherà molti problemi, tra i quali:
1) Qual è il criterio discriminante per considerare un territorio
effettivamente sotto il regime islàmico? L'istituzione dei riti e
l'applicazione della Legge religiosa, intendendo la sua applica-
zione integrale? Questo significherebbe che la preponderanza
dei paesi a maggioranza musulmana adesso non sarebbe consi-
derata Dàr al-Islàm.

- 015 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Oppure è sufficiente l'applicazione della Legge sacra ine-


rente lo statuto personale, tralasciando l'applicazione nel resto
degli altri ambiti? Ne consegue che grandi e importanti nazioni
rimarrebbero comunque tagliate fuori da quello che considere-
remmo Dàr al-Islàm.
O è bastevole che, in un paese, i musulmani siano liberi
di praticare i riti come l'adorazione quotidiana, il digiuno du-
rante il mese di Ramadàn, il pellegrinaggio alla Casa di Allàh e
il pagamento della Zakah, ossia l'imposta coranica per conside-
rare quel paese Dàr all'Islàm? Così stante le cose, la quasi to-
talità dei paesi di tradizione islàmica rientrerebbe in quella de-
finizione territoriale.
Allora come valutiamo quei paesi, non islàmici, in cui i
musulmani godono di un certo grado di sicurezza e sono liberi
di praticare i loro riti, in taluni casi più liberamente che in certi
paesi islàmici? Chiaramente non considereremo questi Dàr al-
Islàm, benché non vi sia differenza con i paesi a maggioranza
musulmana che consente parimenti la pratica dei riti di adora-
zione, senza però applicare la Legge religiosa in tutti gli aspetti
della vita dei suoi abitanti.
Queste problematiche, generate dalla difficile attualità
nella quale si trovano i musulmani, ci impongono una profonda
riflessione sui principi secondo cui stabiliamo quale sia Dàr al-
Islàm, nonostante non sia l'argomento in discussione è co-
munque meritevole di un prossimo approfondimento, essendo
un fatto talmente sensibile e pressante, da non poterne esser
trascurata almeno la menzione.

- 016 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

2) Secondo quale criterio reputiamo un dato paese come fa-


cente parte di Dàr al-Harb? Per il fatto che i suoi abitanti siano
miscredenti?
La risposta è negativa poiché i miscredenti possono sem-
pre stipulare un patto con i musulmani che non li impegni al
pagamento della jiziah, né alla sottomissione alla Legge divina,
e, ciononostante l'imàm Ash-Shafi'ì li catalogherebbe come
appartenenti alla Terra del Patto.
I patti internazionali stipulati oggi dalla maggior parte
dei paesi del mondo, per mezzo dell'O.N.U., e ratificati dai go-
verni islamici, sono idonei a far rientrare quelli di tradizione
non islàmica nel concetto di Terra del patto impegnando in tal
senso i musulmani? Alcuni rispondono a questa domanda asse-
rendo che: " Quei governi di appartenenza ad aree tradizional-
mente islàmiche che non applicando la Legge religiosa perdo-
no legittimità, di conseguenza non impegnano i musulmani nei
loro accordi con terzi".
Invece noi replichiamo:
a) Secondo un principio shara'itico, su cui gli scienziati so-
no unanimemente d'accordo, il governatore traviato impe-
gna i musulmani nelle sue decisioni, eccetto che nella di-
sobbedienza ad Allàh l'Altissimo ‫ﷻ‬, come ad esempio la
conciliazione con Israele a danno dei palestinesi. Quindi se
un governante, anche se corrotto, stipulasse un accordo con
nazioni della miscredenza senza che da ciò ne conseguano
danni agli interessi dei musulmani, ma viceversa, ponesse le
basi per la coesistenza tra i popoli, i musulmani sarebbero
vincolati al rispetto di tali accordi.

- 017 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

b) Noi musulmani che per motivi di lavoro o di studio vi-


viamo nei paesi occidentali, lo dobbiamo proprio a patti si-
mili, per i quali abbiamo ottenuto i permessi necessari.
Oppure è proprio in conformità a questi patti che non
otteniamo quegli stessi documenti, ma di contro non pos-
siamo appellarci a tali accordi in quel che ci favorisce, e ne-
garne la legittimità nel caso ci siano sconvenienti, tale at-
teggiamento non è ragionevole ne tantomeno corretto anzi,
non sarebbe che una forma di tradimento del patto, il quale
atto è espressamente vietato al musulmano. Tuttavia va
ammesso che il musulmano può avere uno dei due atteg-
giamenti espliciti, o accetta il patto nella sua totalità, o lo ri-
fiuta nella sua totalità, con ciò che ne consegue.
c) Supponiamo che quei patti non siano vincolanti per noi,
che in quanto musulmani, non riteniamo legittimi i governi
che li hanno stipulati, cosicché tra noi e quei paesi non vi
sarebbero intese di sorta, ciò detto domandiamo: "Invero
non abbiamo patti con quei paesi, ma chi ha detto che tra
noi e loro ci debba essere uno stato di guerra?".
La dichiarazione di guerra, dal punto di vista legale islà-
mico, è forse una libera decisione individuale di ogni mu-
sulmano o collettiva? O più propriamente è il governatore
musulmano che la decreta in virtù del diritto conferitogli
quale autorità politica dei credenti? Se non riconosciamo ai
nostri governatori il diritto di stipulare i patti, o nell'ipotesi
che non esista una legittima autorità dei musulmani che
possa quindi annunciare una dichiarazione di guerra, o esi-
ste ma non la dichiara, come potrebbe un musulmano, in

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

quanto individuo residente in quei paesi considerarsi in uno


stato di guerra con coloro che lo ospitano?
d) I Segni coranici e le tradizioni profetiche oltre a confer-
mare la legittimità della guerra contro gli associatori la sol-
lecitano, ma tale azione segue a un preciso ordinamento
shara'itico, senza della quale il musulmano non ha, di fatto,
alcun diritto di rivolgere verso quelle popolazioni deliberati
atti di guerra, i quali si configurerebbero più che altro come
una sorta di attacco a tradimento. Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬dice:
﴾Allàh non ama i traditori﴿, in altre parole s'impone la co-
municazione della rescissione dei patti, e la conseguente di-
chiarazione ufficiale di guerra.
3) Da quanto predetto si evince come i musulmani che vivo-
no nei paesi occidentali non devono considerarsi in zona di
guerra:
I) Non sussiste dichiarazione di guerra da parte dei governa-
tori dell'area a tradizione islàmica contro l'occidente.
II) Sono in essere dei patti tra le nostre e loro rappresentanze
nazionali, e noi siamo vincolati al rispetto di questi laddove
non vi sia disobbedienza ad Allàh ‫ﷻ‬.
III) Essendo noi già ospiti in questi territori, in virtù proprio
di quegli accordi, non ci è lecito dichiararci belligeranti né
negare la legittimità dei trattati in questione avendone usu-
fruito per ottenere i visti d'ingresso.
Affermo che non siamo in stato di guerra contro quei pa-
esi, piuttosto, essendo essi Dàr al-'Ahd (Terra del patto) dive-
nendo possibile promuovere l'invito ad Allàh, chiameremo
quei territori Dàr ad-da'wah (Terra dell'invito). Volendo ri-
tornare a una divisione del mondo in aree geopolitiche secon-

- 019 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

do il diritto islamico, abbiamo: la Dimora della pace (Dàr al-


Islàm), la Dimora della guerra (Dàr al-harb) e la Dimora del
patto (Dàr al-'Ahd), ribadiamo che qui in occidente ci trovia-
mo in Dàr al-'Ahd.
Come già accennato, questa divisione non è compatibile
con la realtà odierna, riaffermando come qui siamo in zona
d'invito ad Allàh, come lo fu già il Profeta ‫ ﷺ‬e i musulmani
quando erano in Makkah prima della migrazione verso Madi-
nah, ed anche la penisola araba era zona d'invito secondo l'o-
pinione di tutti i musulmani.
Noi pensiamo che tutto il mondo sia zona d'invito ad Al-
làh Altissimo ‫ﷻ‬, con riferimento alla Sua Parola:

﴾ ﴿
﴾In verità ti abbiamo inviato con la verità di una buona
novella e come nunzio ammonitore﴿ II; 119

﴾ ﴿
﴾Ti abbiamo inviato come misericordia verso i mondi﴿
XXI;107
Così quando una parte degli uomini accettava l'invito del
Messaggero ‫ﷺ‬, e ne praticavano i precetti in congregazio-
ne, il loro territorio diveniva zona dell'Islàm, mentre il resto
del mondo permaneva zona d'invito ad Allàh.
Nel momento in cui una nazione dichiarasse guerra ai
musulmani, o viceversa, quel territorio diverrebbe Dàr al-
harb. Con la fine delle ostilità a seguito di accordi, senza che
vi sia accettazione della supremazia dell'Islàm, i loro territori

- 001 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

tornano a essere Dàr al-'ahd ovvero Terra del patto e del ri-
spetto.
Quando non v'è ostilità né intese di sorta, considereremo
quel territorio sempre come Dàr ad-Da'wah, poiché l'origine
dei rapporti tra musulmani e non musulmani ha fondamento
proprio nella conoscenza reciproca e nell'invito ad Allàh ‫ ﷻ‬.
IV) I musulmani visitano o risiedono in paesi a tradizione
non islàmica in virtù di quello che possiamo paragonare a un
tacito accordo di pace e rispetto reciproco, così vogliamo ri-
cordare come proprio nella divisione dottrinale del mondo in
zona di guerra e zona di Islàm, gli 'ulema permisero al non
musulmano di entrare nei paesi islàmici a simili condizioni,
così come al musulmano di entrare nei paesi degli associatori
con lo stesso impegno. Il non musulmano ospite in Dàr al-
Islàm, poteva vendere, comprare, e possedere beni propri, a-
deguandosi in ciò alle regole shara'itiche fintanto che svolga i
suoi affari per poi tornare in sicurtà, garantita dall'autorità
musulmana e da ogni cittadino, al suo territorio di origine.
Allo stesso modo il musulmano in Dàr al-harb, s'impegna-
va al rispetto delle leggi locali, laddove non vi fosse disobbe-
dienza ad Allàh ‫ﷻ‬, e a un comportamento equo e benevolo
con gli abitanti, e finiti i suoi affari, tornava al proprio territo-
rio.
Questa liberalità reciproca tra musulmani e non musulma-
ni divenne una sorta di prassi legale, così che tanti mercanti
poterono entrare in sicurezza nei paesi di parte avversa. Vale
la pena ricordare come proprio i mercanti furono tra i miglio-
ri divulgatori della Fede, infatti, molti furono i popoli che ac-
cettarono l'Islàm proprio a causa del mirabile modello di virtù

- 000 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

islàmica che ebbero nei mercanti musulmani, e senza alcun


intervento degli eserciti islàmici, a titolo di fulgido esempio
menzioniamo la penetrazione pacifica dell'Islàm in Indonesia
e in parte dei paesi africani.

- 002 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

CAPITOLO 7

I principi fondamentali del comportamento dei musul-


mani nei confronti degli abitanti del Dàr al-'ahd

Considerando che siamo potuti entrare in questi paesi gra-


zie a patti internazionali, siamo obbligati al rispetto dei termini
degli stessi, mentre se non ne riconosciamo la validità, poiché
non ci consideriamo rappresentati da coloro che li hanno ratifi-
cati, non dobbiamo comunque dichiararci in guerra con codesti
paesi, ma piuttosto siamo nella condizione ideale per porre l'in-
vito.
Le regole di comportamento con i non-credenti, in circo-
stanze normali, cioè in assenza di conflitto armato, le riassu-
miamo nei punti seguenti:
a) Allàh ‫ ﷻ‬ha detto:
﴿

ۚ

﴾ Allàh non vi proibisce di essere benevoli e giusti nei


confronti di coloro che non vi hanno combattuto per il vo-
stro credo e non vi hanno cacciato dalle vostre case, Allàh
ama i giusti.﴿ LX; 08.
Pertanto il primo fondamento della relazione è la munifi-
cenza, cioè la più elevata caratteristica della virtù, raccomandata
particolarmente verso i genitori. Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha ordinato

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

che la munificenza stia alla base del rapporto con i non-credenti


che non ci combattono, poiché è la miglior caratteristica espres-
sa dal messaggio islàmico descritta dal nostro Profeta Muham-
mad ‫ ﷺ‬con le parole:
. .
"In verità sono stato inviato per perfezionare la virtù eti-
ca".Riportato da Al-Albànì nella sua raccolta autentica.
La munificenza significa che il musulmano non mente,
non tradisce, non aggredisce, non ruba e non inganna; piuttosto
s'impegna ad avere con la gente il miglior comportamento, evi-
tando quanto è riprovevole o trasgressivo in ogni circostanza e
nei confronti di chiunque indistintamente, eccetto che nello stato
di guerra, il quale impone di assumere atteggiamenti ben deter-
minati.
Il secondo principio fondamentale nel relazionarsi con gli
abitanti dei paesi che ci ospitano è l'equità, poiché in nessuna
circostanza il musulmano ha motivo di prevaricare, anche nel
caso di diatriba con un musulmano o un non musulmano. Il cre-
dente deve sempre parteggiare per la verità, anche a costo di
contrariare un correligionario, questo è l'ordine di Allàh Altis-
simo ‫ﷻ‬, e la corretta interpretazione del detto del Suo Profeta
‫ﷺ‬:

- 004 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

.
"Sostieni il tuo fratello musulmano, che sia oppresso o
oppressore". Un uomo chiese: "O Inviato di Allàh, mi è
chiaro il sostegno all'oppresso, ma riguardo l'oppressore
come dovrei sostenerlo?" L' Inviato di Allàh ‫ ﷺ‬rispose:
"Impediscili di opprimere, questo è il tuo sostegno nella
religione nei suoi confronti". Riportato da Al-Bukhàrì e
At-Tirmidhìy.
b) Nel suo libro Le regole di governo l'imam Al-Màuardìy,
il quale fu luminare in materia, dice: "Il patto tra musul-
mani e associatori ci impegna in tre cose:
I: L'indulgenza nei rapporti, cioè l'assenza di ostilità e i-
nimicizia.
II: Divieto del tradimento da ambo le parti.
III: La cordialità nelle parole e nelle azioni, poiché, gio-
va ricordarlo il fondamento nelle relazioni tra musulmani
e non musulmani poggia nell'apprezzamento dell'altro e
nella cordialità".
L'apprezzamento non deve comunque riferirsi ai loro culti
e credenze religiose. La cordialità è l'opposto della rudezza e
grettezza. Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬ha ammonito il Suo Profeta ‫ﷺ‬
dall'essere rude rivelando:

﴾ ﴿
﴾Se tu fossi stato rude e insensibile, essi si sarebbero allontana-
ti da te﴿ III;159

- 005 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Se i musulmani stessi si sarebbero allontanati da un profe-


ta con tali caratteristiche, che reazione aspettarci da chi non è
credente quando li trattassimo con durezza?
Riguardo l'ordinamento dei rapporti interpersonali tra noi
e gli abitanti di questi paesi così come la rivendicazione dei no-
stri diritti non potranno non fare riferimento alla loro giurisdi-
zione, fatta eccezione di quel che è disobbedienza ad Allàh. Non
è ammesso violarne le leggi in alcun caso, secondo un principio
della scuola giuridica hanafita è lecito per il musulmano in Dàr
al-harb, accettare soldi dai non musulmani con la loro approva-
zione e senza per questo ricorrere a inganni, nonostante non ci
sia concesso prenderne quando siamo in Dàr al-Islàm.
Benché l'opinione della maggioranza dei giurisperiti di-
scordi da quest'opinione, considerando immutata la proibizione
ad accettare denaro da non musulmani sia ci si trovi nei loro ter-
ritori che in Dàr al-Islàm. Sottolineiamo che gli hanafiti non
permettono di prendere soldi dai miscredenti eccetto che con il
loro permesso, nel rispetto delle loro condizioni legali e senza
tentare inganni e raggiri. Su ciò i sapienti sono unanimemente
d'accordo.
Probabilmente a taluni piace pensare: "Quelli sono nemici,
nel passato occuparono i nostri territori derubandoci delle no-
stre ricchezze, ora noi rubiamo le loro ". Certamente è un'opi-
nione illegittima, poiché essi ci hanno effettivamente combattuto
nel passato come anche noi abbiamo fatto lo stesso. Come loro
hanno considerato legittimo appropriarsi delle nostre ricchezze e
spargere il nostro sangue, anche noi l'abbiamo egualmente fatto.
Gli uomini non si combattono per sempre, in questa epoca
noi non siamo in guerra con loro, quindi non abbiamo il diritto

- 006 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

di derubare nessuno dei loro beni, se è vero com'è vero che ci


concedono assistenza medica e sociale, noi non dobbiamo mai
ingannarli per ottenere più di quanto ci riconoscono secondo il
loro diritto, di fatto in quei paesi godiamo di benefici che ci so-
no misconosciuti nei nostri, per questo dobbiamo dimostrare
gratitudine, e Allàh Altissimo ‫ ﷻ‬dice:

﴾Qual altro compenso del bene se non il bene?﴿ LV; 60.


Il terzo fondamento del comportamento con gli abitanti di
quei paesi sancisce il rispetto delle loro leggi, senza che ci sia
disobbedienza ad Allàh, e stabilisce la liceità di usufruire di quei
diritti che essi ci riconoscono secondo le loro giurisdizioni. Da
ciò deriva l'impegno nostro nell'adempimento dei doveri sociali
e la proibizione, in qualunque caso, a ricorrere all'inganno, frode
o tradimento, così saremo musulmani autentici e se Allàh vuole,
saremo veramente modelli esemplari d'invito a questa religione.

- 007 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Appendice:

Il sostegno del Venerato


Spiegazione del Sunàn di Abu Dàwud
Del sapientissimo Abi At-Tayyb Muhammad Shams Al-Haqq Al-
‘Aziym Abidiy, con relazioni del tradizionista Shams Ad-Diyn
ibn Qayyim Al-Jawziyyah (n 2642).
Ci ha riferito Hannàdu ibn As-Sariyya, che Abu Mu'àwiyah, ci disse
che Ismà’iyl, riporta da Qaiys, che ci riferisce sull' autorità di Jariyr
ibn ‘AbdAllàh che disse: Inviò il Messaggero di Dio ‫ ﷺ‬un distac-
camento verso Khath’am, cercarono lì rifugio alcuni prosternandosi e
furono lestamente uccisi. Fu informato di ciò il Profeta ‫ ﷺ‬il quale
prescrisse per loro il pagamento di metà del prezzo di sangue e disse:
“Sono esente da responsabilità nei confronti di ogni musulmano
che si stabilisce nei territori degli associatori”. Gli chiesero: “Oh
Messaggero di Dio, per quale motivo?” Rispose: “Non si vedano i
due fuochi”.
Disse Abu Dàwud: Riportato da Hushaym e Ma’mar e Khàlid
Al-Wàsitiy con una catena di trasmissione che non menziona Jarìr.
"Verso Khath'am": Si tratta di una tribù."Prescrisse per loro metà
del prezzo di sangue": Metà dell'indennità per le lesioni. In Fath al-
wudud spiega: "Poichè essi si sostennero a vicenda, nello stabilirsi tra
i miscredenti, furono come colui che danneggia se stesso e gli altri,
facendo ricadere una parte della responsabilità del crimine su se stes-
so. "In mezzo agli associatori": Tra di loro, palesemente. "Non si ve-
dano i due fuochi" così e trascritto in alcune versioni. In conclusione
è fatto obbligo al musulmano di allontanare la sua dimora dalla dimo-
ra degli associatori; e non si acquartieri presso di loro tanto che ac-
cendendo il suo fuoco domestico, questo illumini anche quelli o sia
visibile agli associatori. Piuttosto viva con i musulmani, e ciò sia mo-
tivo per compiere la Hijrah.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

‫ﷺ‬
‫ﷺ‬

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Il termine si vedano implica una interazione, si dice: Si sono visti, le


genti quando si vedono l'un l'altro; o si vede un qualcosa. Si dice per
una reale visione di qualcosa. In senso lato nel linguaggio comune si
dice: Casa mia è visibile da casa di Fulàn, cioè una di fronte all'altra.
Quindi disse: Sono incompatibili i due fuochi, poichè questo invita
verso Allàh, e quello verso Shaytàn, come potrebbero accordarsi?
L'origine della parola tarà' (vedere) era tatarà', alla quale fu omessa
una ta per alleggerirne la pronuncia. Dice Al-Khatàbì: Esprime tre
possibili significati: Allàh ha fatto differenza tra la Casa dell'Islàm e la
Casa della miscredenza;e non si equivalgono le due concezioni; Non è
permesso al musulmano risiedere con i miscredenti nei loro territori al
punto che quando accende un fuoco domestico quello lo veda. Disse
inoltre: Non sia appellato il musulmano con l'appellativo dell'associa-
tore, non lo imiti nella sua condotta e nei suoi modi". Tratto da Mara-
qàt as-su'ùd. Dice Al-Mandhariy: Lo hanno riportato At-Tirmidhiy e
An-Nasà'iy. Ricorda Abù Dàwud che tutte queste trascrizioni sono ca-
talogate mursàl. At-Tirmidhiy lo considera mursàl considerando esser
più corretto, poichè la maggioranza dei compagni di Isma'il ibn Abì
Khàlid non ricordano nella catena di trasmissione Jarìr, e menzionano
che al-Bukhàriy dice: sahìh mursàl, e non lo riporta An-Nasà'iy altro
che mursàl, e Allàh è il più sapiente. Cita il tradizionista Shams Ad-
Dìn ibn Al-Qayyim (Allàh abbia misericordia di lui): Una parte della
Gente di scienza afferma che il Messaggero ‫ ﷺ‬prescrisse, a loro ri-
guardo, metà del prezzo di sangue che già era a conoscenza del loro
islàm; essi danneggiarono loro stessi stabilendosi presso i miscredenti,
e furono come colui che commette un crimine contro se stesso e con-
tro gli altri. Questo è hasan jiddàn. Il significato esplicito del hadit: Il
fuoco (domestico) indica lo stato di appartenenza al popolo nel quale
questo fuoco viene acceso, ed equivale ad invito ad esso. Il forestiero,
lo straniero, tende a familiarizzare con l'ospite che lo accoglie con ca-
lore, tendendo poi alla conciliazione ed alla pace con questo.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Il fuoco (domestico) degli associatori invita a Shaytàn e al fuoco


nell'Altra vita; mentre il fuoco (domestico) dei credenti invita ad Al-
làh, alla obbedienza a Lui ed al rafforzamento nella Religione, come
potrebbero conciliarsi questi due caratteri? Ciò dalla migliore parola
densa di significati e benefici del degno di ammirazione ‫ﷺ‬, espressa
con una forma sintetica. Già riportato da An-Nasa'ì: Da un racconto di
Bahz Bin Hakìm da suo padre che suo nonno disse: “Dissi: ‘O Profeta
d’Iddio! Non sono venuto a te fino a quando ho giurato questo molte
volte’ – il numero delle dita delle mani – ‘che io non sarei mai venuto
a te e né avrei seguito la tua religione. Io sono un uomo che non sa
nulla se non quello che Iddio ed il Suo Messaggero mi insegnano. Ti
chiedo per il volto d’Iddio, con cosa ti ha mandato il nostro Signore a
noi?’ Disse: ‘Con l’Islâm.’ Dissi: ‘E quali sono i segni dell’ Islâm?’
Disse: ‘Che tu dica: Ho sottomesso il mio volto a Iddio, e a Lui mi
sono rimesso, che esegui il rito di adorazione, e versi l’imposta pu-
rificatoria. Ogni musulmano è sacro ed inviolabile per suo fratello
musulmano; essi si sostengono a vicenda. Iddio non accetta alcun
atto da un idolatra dopo che è divenuto musulmano, fintanto che
non si separa dagli idolatri e si unisce ai musulmani.” Hadith Ha-
san. Abù Dàwud menziona da un hadith riportato da Samarah nel qua-
le il Profeta ‫ ﷺ‬disse che chi si unisce agli associatori e risiede con
loro, realmente è come loro. Nelle lettere di Abù Dàwud trascrive da
Makhùm che riferisce che il Profeta ‫ ﷺ‬disse: "Non lasciate la vo-
stra progenie alla mercé dei vostri nemici!".

Traduzione a cura di Sulaymàn Abu Amir La Spina Franco.

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

‫ﷺ‬

. ‫ﷺ‬

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I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Indice:
Prefazione del curatore della traduzione in lingua italiana. -5-
Prefazione dell'autore. -9-
Introduzione ai principi shara'itici. -11-
Primo principio: La conoscenza e la collaborazione -11-
Secondo principio: L'invito ad Allàh Altissimo ‫ﷻ‬. -16-
Terzo principio: Lo stato islàmico si incarica della
responsabilità di portare l'invito ad Allàh Altissimo ‫ﷻ‬. -22-
Quarto principio: L'invito ad Allàh attraverso
la buona parola. -21-
Capitolo 1- La pace è la condizione migliore
per la diffusione dell'invito alla retta Via. -27-
Capitolo 2- Le 'ayàt del combattimento. -36-
La prima fase: Portare l'invito ad Allàh ‫ﷻ‬
senza combattere. -37-
La seconda fase: Il permesso di combattere
coloro che combattono i musulmani. -39-
La terza fase: L'ordine di combattere coloro che
combattono i musulmani. -42-
Quarta fase: Il permesso di iniziare il combattimento
contro i nemici. -46-
Il parere degli imàm As-Suyuty e Ar-Raghab Al-Asfahany. -71-
Capitolo 3- 'Ahadith inerenti al combattimento. -73-
Capitolo 4- Qual'è il motivo che spinge al combattimento
i musulmani? -80-
Capitolo 5- Quali le istanze dei musulmani
nei confronti dei nemici in guerra? -85-
Capitolo 6- Dàr al-Islàm e Dàr al-harb. -97-

- 024 -
I principi della Legge religiosa relativi alle relazioni tra musulmani e non musulmani

Dàr al-Islàm. -104-


Dàr al-harb. -105-
Dàr al-'ahd. -105-
Capitolo 7- I principi fondamentali del comportamento
dei musulmani nei confronti degli abitanti di Dàr al-'ahd. -113-
Appendice: Traduzione del hadith "Sono esente da res-
ponsabilità...". -118-
Indice. -124-

- 025 -

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