Sei sulla pagina 1di 5

IL DRONE SUL CORTO

Mimmo Niglio
A.C.A.B. All CAts Are BAm
Enrico Astolfi
Dal muretto al Centro SoCiale:
la genesi degli spazi occupati a roma
Duka
DEGAGE, ALL’ASSALTO DEL CIELO
Giuseppe Ranieri
sCup reloAded
ovvero
Fenomenologia di una ricostruzione
Anno VII - Numero 35 - MARZO/APRILE 2016 - Gratis Gaia Benzi

E DI TO R IA LE

Luigi Lorusso
Pasquale tornò da Roma e ci negli anni '90 arrivò potente anche in provincia, fin giù diversissimi tra loro,
parlò del Blitz. Ci fecero im- nelle terre di Capitanata e anche in quel di Cerignola,
pressione i suoi racconti, di dove il 16 dicembre 1992 nasceva il centro sociale au- non inquadrabili più in
come un gruppo di ragazzi era togestito Mouina, in uno scantinato preso in affitto per alcuno stereotipo, indi-
entrato di notte dentro a un 200 mila lire al mese, ripagato con i soldi del bar e dei
posto abbandonato e lo aveva concerti, e andò avanti con diverse persone, fortune e visibili dai quartieri
rimesso a posto, senza autoriz- sedi fino, se non sbaglio, al 1996. di cui sono espressioni,
zazioni né permessi, e anzi era
tutto illegale e più era illegale e meglio era.
quartieri che ne sono

{ }
C'è stato un tempo, in
Alcuni dicevano che si attaccavano alla rappresentati, volenti
corrente, non per risparmiare, o almeno Italia, in cui parlare o nolenti.
non solo, ma per essere autonomi, anche in di cultura alternativa
quello.
Oddio, autonomi, non per tutti, perché come era parlare di centri Questo patrimonio non è difeso da alcuna Unesco, ma
da tutti e tutte coloro che vi hanno trovato un progetto
ci diceva, i centri sociali si dividevano in due, sociali. da portare avanti, un luogo per potersi esprimere, par-
autonomi e anarchici. Una divisione netta e
lare, condividere, socializzare, fare politica, ballare. Ora
senza confusioni, non che ci fosse astio tra In cui, se in un film si voleva essere trasgressivi, si met- questo patrimonio politico, sociale, culturale e umano è
le due parti ma insomma bisognava sce- tevano le scene girate dentro il centro sociale, finto ov- messo in discussione ed è sotto attacco, da anni ormai
gliere. Non capivamo bene la differenza tra viamente, girate con la camera a mano, luci rosse e blu, ma negli ultimi tempi con forza, da quell'amministrazione
centro sociale e occupazione abitativa, per noi chi fumo, persone che ballano in preda all'estasi, punk e che approfitta di Mafia Capitale, delle campagne per la
occupava rimaneva lì a dormire e alla fine aveva fatto una metallari. C'è stata una realtà del centro sociale che an- legalità, per il decoro, per fare piazza pulita di chi ha
scelta radicale e forse senza ritorno: se stavi in un centro dava su un percorso parallelo con quella che era la sua sempre combattuto i traffichini della città, gli speculatori,
sociale avevi tagliato i ponti con il mondo della normalità, mitologia, pian piano i corsi di yoga o gli sportelli legali gli infami che in quartiere ci vedono solo la possibilità
stavi proprio da un'altra parte. E con quel mondo, quindi, andavano a sopravanzare i concerti punk e l'età media di metri cubi, appalti, voti e impicci. Non si contano più
diventava difficile parlare. Con il mondo omologato. Ma si alzava notevolmente, abbassata solo dalla sempre più gli spazi sociali sotto attacco, sgomberati, sotto sgom-
questa difficoltà si rivendicava con orgoglio: il sistema ci visibile presenza di bambini e bambine, in ogni situa- bero, minacciati.
è riuscito con tutti, a indottrinare, a far obbedire, a renderti zione (oltre a quella dei cani, unica presenza rimasta sta-
schiavo, ma con me no. Io non mi sono fatto piegare. Noi

{ }
bile negli anni).
la vedevamo così. Poi i centri sociali sono sembrati una formula forse un Per noi di Laspro gli
Non c'era un'istanza emancipazionista, né si voleva con- po' stanca, e appiattita per alcuni anni, e come non ci- spazi sociali sono casa.
vertire nessuno alla tua causa. Certo davi i volantini e tare i diversi percorsi o per meglio dire gli scazzi, la di-
distribuivi le fanzine, con i tuoi linguaggi e se qualcuno visione, tra chi accettava le delibere comunali di Ci hanno ospitati fin da quando eravamo ragazzetti, in
non li capiva, affari suoi. legalizzazione e chi no, fino alla cosiddetta nuova gene- varie parti dell'Italia, a ora che portiamo le nostre parole
Lì nella comunità regnava l'armonia, immginavamo. E poi razione, almeno a Roma: ancora una sperimentazione scritte e accompagnate con la musica.
Pasquale tirò fuori il colpo finale: il concerto dei Fugazi. di forme di vita e di socialità alternative, ma più inserite Non potevamo non prendere posizione, con la nostra
Non quello del '99, a quello c'ero anch'io, uno prima: il nelle dinamiche territoriali, e con l'attenzione a non rin- gente e contro il commissario Tronca, il prefetto Ga-
gruppo che tutti ci spacciavano come quello che conta, chiudersi dentro il ghetto, tanto per confermare quel brielli, il Partito Democratico, i fascisti, i mafiosi, gli affa-
la leggenda dell'hardcore, idoli per alcuni di noi, era vecchio slogan. risti che governano questa città e che vedono in un
stato in un centro sociale romano, il Forte Prenestino
colpo solo la possibilità di togliere di mezzo questi rom-
forse.
Certo, poi c'era tutta la faccenda dei rapporti coi quar- Comunque la si metta, i piscatole e appropriarsi di grandi terreni e immobili per
costruire, cementificare, “riqualificare”.
tieri, le vertenze, i territori. Ma tutte quelle parole io an- centri sociali a Roma Lo abbiamo fatto con il nostro modo, il racconto, dando
cora non le sapevo. Conoscevo sistema, omologazione,
catene, libertà, alternativo. Autonomia e anarchia ven- sono stati non solo lo la parola a una piccola rappresentanza di questi spazi,
facendo raccontare al Duka come nacque tutto, e ma-
nero dopo. Comunismo c'era già ma non sapevo bene spazio, il contenitore, gari altri racconti verranno, sui prossimi numeri o sul
come infilarcelo. Punk sì, ma senza le creste, almeno
per il momento, grunge no perché era di moda. Ben
ma la forma più vitale di blog. Ma il racconto vero, quello tutto ancora da scri-
vere, è quello che c'è là fuori. Basta aprire la finestra: ci
presto arrivarono autogestione e assemblea. Occupa- cultura espressa in città togliete dai nostri spazi, ci troverete nelle strade.
zione era il sogno e il timore di una cosa più grande
di te. L'ondata dei centri sociali e delle posse
negli ultimi trent'anni, Qui non si arrende nessuno.

Fotografia di Giordano Pennisi

Il verBAle d’AssemBleA
Renato Berretta

Correva un lunedì come tanti, il primo lunedì che dio Era già di sera e non mi va d’inventarmi fantasie per nacca, con una ventilazione inapprezzabile come racconto, periferia che si definirebbe senza ecces-
comandi, anzi facciamo qualcun altro che è meglio, descrivere le posizioni lunari, se c’era la luna piena avrebbe chiosato in una delle sue immortali radio- siva originalità degradata, con palazzi alti e automo-
il giorno che il vecchio Vasco ha confidato urbi et orbi degli innamorati, l’ambigua mezzaluna che non sai cronache il buon Sandro Ciotti. bili ammucchiate a casaccio che tanto che n’ce
di odiare in un suo celebre pezzo, il giorno detestato mai da che parte prenderla o quella negata al fallibile Da pochi minuti erano trascorse le nove esci? Gli effluvi del fiume Tevere detto amichevol-
ben prima che il citato Vasco facesse outing da nu- occhio umano. Tantomeno mi metto a indugiare sulla della sera, nelle case normali si sparec- mente er biondo, profumavano l’aria, e proprio al
trite schiere di dannati della terra costretti a ricomin- posizione delle stelle, non m’interessano gli oroscopi chiava la tavola e si lavavano i piatti, dalle fi- centro di questa periferia così provata dalla dura
ciare la propria settimana lavorativa proprio in questa e non credo alla storia dei desideri che s’avverano di nestre rigorosamente chiuse provenivano esistenza quotidiana, s’imponeva fiera e claudicante
malinconica giornata. Il lunedì, insomma, che si pre- fronte a un astro cadente (mai 'na gioia). fastidiosi rumori di televisioni accese all’ora la mole del centro sociale occupato e autogestito,
senta già di per sé come una delle tante iatture della Si può dire, però, che era d’inverno, il freddo di di massimo ascolto (quindi la peggiore). unico e indissolubile baluardo di resistenza metro-
società capitalistica bisognosa d’intraprendenti pro- gennaio, non troppo freddo però, eravamo dentro Tutto questo dentro una delle tante periferie ro- politana, estremo simbolo della necessità di riscatto
duttori e accaniti consumatori. le medie stagionali come avrebbe sentenziato Ber- mane, teatro di questo breve quanto didascalico sociale per migliaia e migliaia di proletari.

continua a pagina 2
i

ISSN: 2039-7224 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% Roma aut. n. C/RM/14/2011
PA G I N A 2 PA G I N A 3

IL DRONE S U L CORTO
Quel gioco del lotto che faceva sinceramente in- stakanovista precisione da almeno vent’anni, testi-

tiratura
segue dalla prima pagina

i
diario di bordo
furiare un altro costante frequentatore di quelle monianza della sopravvivenza, seppur residuale, di
strepitose assemblee, il filosofo Franco che pro- un modello di produzione fordista.
All’interno del centro so- prio non riusciva a trovare una chiave logica che Di soppiatto e senza far rumore, un po’ come la neve
spiegasse come compagni provvisti di sana co- di quel fascista di Lucio Battisti, fecero ingresso

limitata
ciale una luce sufficiente- scienza rivoluzionaria e padroneggiatori di catego- Marcello e Sara, reduci da un’infinita maratona mu-
Ma siamo già a marzo? Scusate rega’ ma il numero
di gennaio/febbraio ‘ndo sta che in libreria non me mente potente illuminava rie necessarie per l’interpretazione di qualsiasi sicale di band heavy metal, punk e hardcore, giunti Mimmo Niglio
lo trovo? Non l’abbiamo fatto?! Improponibili, dinamica reale si lasciassero indurre in tentazione sul posto dopo tamponamenti a catena e una rissa
siamo proprio improponibili. Facciamo un trime-
la sala destinata a ospitare da questi aridi numeri estratti a sorte, da quest’op- con un tizio con capelli rasati e Scott verde con scu-
strale a ‘sto punto, no? Dite che poi che con la
scusa dei tre mesi ne famo passa’ cinque?
l’assemblea di gestione, pio gettato in faccia a tanti poveri e insipienti indi- detto dell’Italia sulla spalla destra.
vidui che, mai, avevano trovato il coraggio non solo Il loro ingresso ritardato fu notato da Simone fino
Puntualmente ogni anno ci manca un numero, in re- unico e autorevole con- di operarsi al fegato ma anche di leggere qualche a quel momento particolarmente dormiente che, Dino Baldi
altà è capitato pure che ne abbiamo lasciati due
per strada. Però a gennaio e febbraio scorsi non è sesso deputato ad assu- brano di Fichte, Hegel o Kant.
Al semplice udire di quella parola, lotto, il filosofo
come il più intransigente degli emmelle, rimproverò
i due con un perentorio: «Pure stasera sete ari- Ahia! Mamma che botta! tempo a produrre Sedano, Carota… Vite efferate di papi
Quodlibet edizioni, 2015
che ce ne siamo andati in giro per il mondo, siamo
rimasti qui a Roma, sempre presenti sul territorio,
mere tutte le gravi e ultime Franco scatenava tutta la sua temuta e proverbiale vati tardi», dove il sete stava non come sostantivo E pensare che un mio fratello sta in- ma no, quella è un’altra storia.
516 pagine, 19 euro
logorrea dialettica, imponendo ai suoi malcapitati ma come seconda persona plurale dell’indicativo viando immagini dalla Siria, un altro Comunque, visto che siamo in piena
a vedere con i nostri occhi, certo a volte per caso, decisioni per fornire ade- compagni discettazioni approfondite su tutti i filo- presente del verbo essere come correttamente ri- si spia le riunioni delle famiglie ma- no-fly zone io mi riposo a terra. E
il caotico processo di involuzione di questa città, Vite efferate di papi è un libro violento e diver-
che non è più sottocutaneo, ora è tutto in superfi- guata risposta ai problemi sofi dai presocratici all’esame di maturità e sco- portato su tutti i dizionari di dialetto romanesco. fiose in Sicilia, un altro ancora le scruto da vicino le espressioni dei
tente sulle disgraziate vite di alcuni dei primi
modando legittimamente tutti i santi numi da quelli Intanto il fisico Giuseppone continuava a dilungarsi piantagioni di coca in Colombia e “pericolosi militanti”. Espressioni
cie, che mostra i muscoli dell’arroganza e della pre-
potenza. Poco importa se questa brutta
del quartiere e affrancare pagani, passando per l’immancabile Gesù Cristo nella sua analisi scientifica, riportando dettagliata- io... qui! A controllare il nulla e pure che, a dire la verità, suscitano più so- 255 papi, da san Pietro a Pio IX, ultimo papa
sbattuto a terra senza preavviso! E lidarietà che paura. I loro discorsi re. Dino Baldi ha rimestato tra varie fonti anti-
trasformazione non ha volti ben scoperti e poco im- milioni di proletari dall’in- (mannaggia Gesù Cristo) fino agli idoli delle reli- mente tutti i passaggi rivoluzionari nel quartiere. Cir-
già, perché i due prefetti, per il Giu- sono in positivo e riguardano sem- che e contemporanee ai papi e ne ha tirato
porta se oggi più di ieri ci si diletta con il gioco gioni orientali. E dedicando sempre un pensiero a coscrizione occupata, migliaia di proletari pronti a
dello scarica barile. È Tronca, ma no che stai a di’, fame giogo capitalistico. Walter Veltroni, già sindaco di Roma, colpevole mobilitarsi e, magari, a prendere il potere e procla- bileo dei due Papi (ho qualche pro- pre un argomento: risolvere definiti- fuori un librone scritto come una raccolta di
come te permetti, è coso, là, è Gabrielli. Ma no, è blema di circuiti io, o davvero è tutto vamente il problema della racconti popolari che dei racconti popolari rie-
non solo di non essere mai stato comunista ma, mare, finalmente, la nascita di una nuova repubblica voca le superstizioni, i miracoli, le apparizioni.
Barletta, le politiche abitative. E che c’entro io. È Intorno a un tavolo ovale gli intrepidi militanti del doppio?), hanno deciso di imporre ricostruzione e continuare a offrire al
anche, di aver decretato una seconda estrazione popolare autosufficiente a se stessa e in grado di Troviamo la street fight tra san Pietro e Simon
mafiacapitale, è la polizia, è casapound. È Renzi. È centro sociale sfogliavano appunti e quotidiani su Roma la no-fly zone, ma nessuno quartiere quei servizi che oramai tutti
il papa, è il giubileo. È Marino, ancora lui. No. Sono
settimanale del famigerato gioco del lotto. resistere all’inevitabile reazione di eroina, fascisti e Mago, le arti magiche di Silvestro II, i papi e
sparsi, riflettevano confusamente mischiando per- polizia che dai nostri quartieri vi spazzeremo via. ha pensato di avvertirmi! danno per scontati al Lamaro.
i pezzenti il problema. Sono quelli che lottano per gli antipapi imperiali, il magnifico regno del fan-
sonale e politico, i propri destini e quelli dell’uma- Oh, scusate... non mi sono ancora
la casa. Sono i lavoratori e le lavoratrici che da mesi
nità sofferente, ben poggiati su sedie arrugginite, Il comandante Ramingos tomatico prete Gianni, gli intrighi velenosi dei
Queste periferie,
presentato.
non percepiscono lo stipendio. I disoccupati e le
disoccupate. Sono i centri sociali il problema, quei
avanzi di traslochi andati a male o di bar in liquida-
sembrava insolitamente In questo clima di gene- Mi chiamo Parrot... per la precisione, nobili papi rinascimentali, l’intransigenza giu-

posti sporchi, brutti e puzzolenti che ospitano tutta zione rigorosamente coatta.
rale esaltazione si era mi chiamo Parrot AR Drone 2.0 e sempre più ab- ridica di Sisto V, con le sue spie ed esecuzioni
‘sta marmaglia di straccioni che urlano, che sbrai- A osservarli severamente da pericolosi scaffali pe- fiducioso sulle magnifi- sono, appunto, un drone che, a dif- (non solo sue in realtà, essendo i papi comun-
tano, che bevono, fumano e chiedono cose strane. rennemente in procinto di cadere sulle teste di
che e progressive sorti fatta, intanto, una signora ferenza dei più fortunati fratelli, è fi- bandonate, dove que principi di questa terra). Sullo sfondo il
popolo di Roma, particolarmente irascibile,
Giustizia sociale, cultura alternativa, politica dal
basso. Ma che è ‘sta roba.
qualche malcapitato frequentatore o avventore oc-
casionale, c’erano polverose copie del Granma, di del proletariato. ora, le undici e venti sella nito nelle mani di un certo Sedano,
Carota... o non ricordo che altro or-
io rappresento che al minimo scontento e antipatia per que-
E sono proprio i centri sociali e gli spazi culturali au-
togestiti i protagonisti di questo numero. Diretta-
Rosso e di altre storiche riviste, patrimonio univer- sera e delle settantasette taggio (questa la capiscono in l’unica eventuale sto o quel papa, si alterava e li prendeva a sas-
sate, li picchiava, li gettava nel Tevere, tomba
sale, non si pretende dell’umanità ma, almeno, del Riflessione, questa, presumibilmente ingenerata pochi, nda), che mi ha mandato a
mente da loro ci siamo fatti raccontare, con la
movimento antagonista. Tali riviste, unitamente e da sbronze serali mai sopite o da notti in bianco
cose da discute solo tre spiare il Corto Circuito, un Cen- presenza dello di tutti quelli che meritavano l’onta di una man-
dovuta fantasia, cosa fanno, cosa propongono e cata sepoltura, oltre alle pasquinate, primo
come vivono la costante e quotidiana minaccia di
in concorso a volantini, scritti e libri sacri del pen- trascorse a leggere brani dei tre tomi del Capitale, risultavano compiuta- tro Sociale Occupato Autoge-
stato: l’occhio esempio di controinformazione in versi. Que-
siero rivoluzionario, componevano il glorioso archi- testi sui rapporti di genere e fluenti cartelle sul- stito che, lui dice, potrebbe kickboxing hanno vinto addirittura cin- sembra ci sia la volontà e la mano-
sgomberi. Perché per noi di Laspro, citando Luigi
Lorusso nel suo editoriale, gli spazi sociali sono vio del centro sociale, opera incompiuta da anni l’abolizione del lavoro salariato. mente discusse. essere pericoloso. Pericoloso? que titoli mondiali), la mamma o la so- dopera per ricostruire. che spia. sto libro non è una controstoria, i fatti sono
nell’attesa che qualche volenteroso un po’ maso- Boh... io sono due anni che sorvolo quelli, ma una raccolta di racconti, insieme ac-
casa. E proveremo a resistere insieme a chi li vive, A ricondurre il comandante a un’analisi più razio- rella seguono i corsi di danze
chista e resistente a fastidiose forme allergiche, Qualcuno sonnecchiava, altri si perdevano in di- questo posto, ma la cosa più perico- curati e fantasiosi, un incrocio consapevole tra
popolari e un altro segue le lezioni
L’unica cosa che
con i nostri mezzi, che sono la scrittura, i reading, le nale sull’esistente, ci pensò il valoroso Giusep- A dire la verità qui ho anche un “con-
idee di condivisione. La nostra presenza, semplice- potesse dargli definitiva sistemazione. Dalla cima vagazioni escatologiche ed esistenziali, interrogan- losa che ho visto, è stato un ragaz- storia e racconto popolare. Consigliato a cat-
pone, compagno provvisto di una salda della scuola popolare, dove dei veri corrente”. Pare faccia l’avvocato e
manca è l’auto-
mente. Quindi, per chi ci legge, l’appuntamento sarà di questi scaffali Kim Il Sung raccolto nella dosi come Lenin sul che fare (attacchinare, fare zino che si è lanciato dallo scivolo tolici ironici.
formazione scientifica e di un assoluto cinismo. insegnanti supportano gratuitamente preferirebbe avere sotto casa uno
proprio in questi spazi, a breve. Per combattere l’uso sua opera ormai introvabile, osservava acci- Questi, con imprevedibile e britannico aplomb che qualche scritta?). con la testa in avanti (peraltro, subito gli studenti del quartiere nelle materie spazio abbandonato o un parcheg-
ricorrente di questo verbo brutto: sgomberare. gliato, mentre le copie dei vari congressi del faceva da contraltare a latini rutti, invitò tutti e tutte A ridestare tutti dal torpore e ricondurli dentro una redarguito dalla mamma). in cui “zoppicano”. rizzazione a pro- gio di un supermercato, piuttosto
Anto Caruso
partito comunista albanese parevano guar- sana disciplina consona a veri militanti rivoluzionari
Buona lettura.
darsi con sospetto e diffidenza con moli di
a una valutazione più obiettiva dei rapporti di forza
esistenti tra le classi, rammentando che, comun- ci pensò, ancora una volta, il comandante Ramin-
Insomma, chi mi ha mandato qui per
spiare “cose strane”, mi sta facendo
Ma il Corto Circuito, secondo
Sedano, Carota o come cavolo
cedere da parte che un ambiente vivo, sano e utile
forse anche a lui.
Luke Rhinehart
documenti sul rifiuto del lavoro dell’autono- que, la rivoluzione non è un pranzo di gala. gos che, con uno scatto degno del Bruno davvero riposare, ma mi sento fru- si chiama lui, non è un covo di del Comune
l’uomo dei dadi
Pensate che, nella propria miopia
mia romana degli anni settanta. Tale dotta e improvvisa citazione sorprese tutti i pre- Conti dei tempi belli, riaprì la sua famigerata strato. Io sono un Drone! Devo pericolosi militanti che “sfrut- morale (ma forse anche fisica), ha
La situazione non era affatto eccellente nonostante senti che, in cuor loro, si chiesero se il colto riferi- agenda, smarcò puntigliosamente con un sottile spiare e fotografare cose importanti tano” i beni comunali? Questi Marcos y Marcos, 2016
che, invece di dire un semplice sì e scambiato il triste interramento di un
la confusione sotto il cielo quando il comandante mento culinario scaturisse da approfondite letture di tratto di biro i tre argomenti discussi, quindi ri- per la sicurezza. E qui, invece, non non si fanno nemmeno pagare 688 pagine, 12 euro
vedere gratuitamente rinascere ciò cane molto amato al Corto, per un
Ramingos estrasse dal suo capiente zaino sorpren- Mao Tse Tung o di Karl Marx o da recenti inviti a cena chiamò i suoi compagni alla ripresa della discus- c’è niente da controllare! le lezioni! E, in più, gli era stata che non esiste più e che rimarrebbe presunto occultamento di armi, al
dentemente trendy la sua voluminosa agenda. onorati al meglio. Il comandante Ramingos, punto sione rigorosamente orizzontale, antisessista, concessa già una preassegnazione L’autodistruzione di un uomo o la sua rina-
comunque nel patrimonio pubblico, punto da far intervenire quelli che qui
Un’agenda normale solo all’apparenza, con l’ordi- antifascista, antirazzista e pure un po’ vegana.
naria indicazione dei trecentosessantacinque giorni
nell’orgoglio e nella sua coscienza di classe, rispose
piccato, apostrofando il suo compagno di tanti di- «Daje compa', che avemo ancora un sacco de cose Magari ci fossi del posto, quindi anche parlare di
occupazione abusiva potrebbe es-
preferisce lasciare le cose come
stanno. Anzi, manda in giro me, con
chiamano “le guardie”, per verificare
cosa fosse stato sotterrato!
scita? Luke Rhinehart è uno psicologo
bianco, ricco e annoiato che vive con una
n.35 - MARZO/APRILE 2016

DIRETTORE RESPONSABILE Ilario Galati


(non era anno bisesto) e la rubrica telefonica finale battiti e lacrimogeni con un perentorio: «Ma che da discute». Erano le ventitré e trenta, era notte che
più notte non si poteva, e guardando fuori oltre la
stato nella notte sere esagerato. la speranza di trovare qualche ele- Da questo, ho imparato una cosa donna bella «con la faccia da roditore» e due
sulla quale avrebbero volentieri messo le mani so- t’analizzi che sei un fisico!», riferimento un po’ sprez- E poi di comunale qui c’è rimasto mento che metta fine, una volta per dagli esseri umani: quando prendono figli che mai sembrano esistere davvero.
IDEAZIONE Cristian Giodice
lerti agenti e funzionari della Digos. zante alla formazione scientifica del buon Giusep- porta socchiusa pensai alla colonna sonora di un tra il 18 e il 19 ben poco, visto che il 26 giugno tutte, a questa “follia” di persone che, di mira una persona o una situazione, Ibernato in uno stato di depressione latente,
celebre film che faceva così: mi ricordo che poi
REDAZIONE
Alessandro Bernardini, Renato Berretta,
L’agenda del comandante Ramingos, tuttavia, con-
teneva l’elenco degli argomenti che lo stesso inten-
pone ben distante dalla sana preparazione
umanistica di Ramingos che scatenò una surreale venne l’alba e qualcosa di colpo cambiò, il domani maggio 1991, 2012 (anche qui, sarebbe stato utile
che ci fossi io o un mio parente) un
senza guadagnarci nulla, vogliono es- nulla potrà fargli cambiare idea.
A meno che i fatti concreti, o le spie,
inizia la decostruzione della sua identità affi-
dandosi al caso. È proprio il caso – il dado –
sere solidali con i più deboli!
quando un
Emanuele Boccianti, Cristian Giodice, era venuto e la notte era passata. Pensai, dunque,
Luigi Lorusso, Giusi Palomba, deva sottoporre alla discussione assembleare, una diatriba alla quale parteciparono tutti a vario titolo secondo incendio, questa volta di- E dal proprio punto di vista, i gover- non dimostrino il contrario. a diventare il dio a cui con devozione Luke af-
Luca Palumbo, Sabrina Ramacci. lunga lista di questioni decisive per liberare il prole- compreso il sottoscritto che, per qualche secondo, rassegnato che anche quella notte sarebbe tra- cono si sia trattato, ironia della sorte, fida la sua esistenza. Il dado è il suo oracolo e
E, sapete cosa vi dico? Che, a costo
GRAFICA Alessandra Meneghello
tariato da secolari catene e che faceva ragionevol- distolse lo sguardo dal trafiletto del giornale distri- scorsa, che la riunione non sarebbe finita prima dello incendio doloso di un corto circuito, ha distrutto il
nanti hanno ragione: non è possibile
che ciò che non riescono a fare loro di farmi rottamare, io dirò la verità a lancia Rhinehart in situazioni grottesche, pe-
spuntar dell’alba. Poi sarebbe sorto il sole. Avremmo
HANNO COLLABORATO
mente presagire una lunga durata di quella riunione. buito alle fermate della metropolitana che annunciava
che Batistuta aveva ricominciato ad allenarsi meritato un bel sole radioso, avremmo meritato il sol a opera dei fasci- padiglione che conteneva la cu-
cina e la sala per le iniziative ar-
con l’autorità che gli fornisce il man- Carota, Sedano o come si chiama
lui! Non fatemi più annoiare!
ricolose, assurde, rivelandosi l’unico stru-
mento in grado di mantenerlo vivo. E Luke
dato ricevuto dagli elettori e con i
Aladin, Enrico Astolfi, Gaia Benzi,
Anto Caruso, Duka, Mimmo Niglio, Infatti, il buon Ramingos regolarmente, per proporre una cena sociale più dell’avvenir…
sti, distrusse il tistiche, culturali o politiche. soldi pubblici di cui dispongono, diventa Gesù, un senza fissa dimora, un gay,
rispondente alle casse limitate del centro sociale Anche se i miei dubbi sull’incidente un assassino, un idiota capace di esprimersi
padiglione occu- Mandatemi a
Giordano Pennisi, Giuseppe Ranieri. venga invece centrato da chi si basa
Tutte le collaborazioni con Laspro sono a
ruppe gli indugi e diede che, certamente, non potevano consentire lu- fortuito restano, ma sarà solo il clas- solo sulle proprie forze e sul proprio solo a monosillabi, un bugiardo cronico, un
titolo gratuito. La proprietà intellettuale
di ciò che è pubblicato è dei rispettivi
inizio ai lavori (si fa per culliani pranzi di gala. Ciò confidando pato un anno sico pensiero “diffidente” di un sacrificio per fare il vero “welfare” sul spiare altrove e erotomane, un rivoluzionario. Ma Luke decide
sulle qualità del filosofo Franco, pas- drone che per mestiere fa la spia! territorio, accompagnando i giovani di andare oltre: cosa accadrebbe se non un
autori e autrici. Per il loro utilizzo
rivolgersi alla redazione. dire), affermando con la sato dall’ars oratoria a quella culi- prima e provocò Vabbe' sta di fatto che, da questo dallo... scivolo alla pensione (anche gli lasciate in pace singolo individuo, ma la società intera affi-

EDITORE giusta rabbia: «A compà


naria perché primum vivere
deinde philosophare e perché
la morte di un secondo incendio, l’osteria del
Corto è uscita assai penalizzata, ma
anziani trovano i propri spazi al Corto
Circuito), passando per istruzione,
questa gente che dasse le sue regole al dado? Scrive: «Se il
senso di essere qualcuno rappresentasse un
giovane frequen- non nasconde
Luigi Lorusso
lorussoeditore.it c’avemo un sacco de cose consapevole, ben prima che nel tendone tirato su in fretta e furia, sport, alimentazione e cultura, senza errore evolutivo disastroso per il futuro svi-
lo dicesse un tal Giulio Tre- continuano a essere servite pietanze tralasciare le relazioni sociali che, al luppo di una creatura complessa come il gu-
lasprorivistaletteraria@gmail.com
laspro.wordpress.com
da discute». monti, che con la cultura tatore del centro che... vorrei avere un palato per gu- tempo di Whatsapp e Facebook, di- nulla, se non la scio per le lumache o le tartarughe?». Questo
Laspro c/o Lorusso Editore
Via di Settecamini, 99 00131 Roma Un’affermazione che suonava come un inquietante
nun se magna.
La comica querelle ride-
sociale di nome stare, a prezzi popolarissimi. E que-
sto pure sarà pericoloso per l’ordine
ventano sempre più una rarità. voglia di fare romanzo non si limita a raccontare (magistral-
mente) l’epopea di un uomo che si ribella alla
Pensate che qui mi è capitato di
Abbonamento postale per l’Italia
monito, perentorio start di una riunione che si an-
nunciava difficile e, soprattutto, destinata a prolun-
stò anche Mixietto dal Auro Bruni. pubblico? vedere due adolescenti che si politica nel vero società statunitense dei primi anni ’70, ma ri-
suo torpore cibernetico. Be', in effetti... servirebbe qualcuno volge il suo attacco anche alla psicoanalisi
senso della pa-
1 anno / 6 numeri - euro 10 raccontavano le proprie espe-
su ccp 46163366 garsi ben oltre la mezzanotte, come un veglione di Mixietto, pseudo infor- per gestire la fila, soprattutto il ve- come anestetico della realtà e strumento di
intestato a Luigi Maria Lorusso
Auro Bruni... dove ho letto questo rienze dal vivo, uno di fronte
capodanno o un rave del sabato sera.
Via di Settecamini 99
00131 Roma Con la coda dell’occhio andai sulla pagina
matico del centro, una
sorta di hacker de noan-
nome? Ah sì, sul campo da calcetto nerdì sera quando la cena è a base
di pesce, o quando ci sono iniziative,
all’altro! rola. E la gente è controllo sociale. Una falsa autobiografia, un
saggio, un romanzo pornografico, un trattato
a lui intitolato. Bello, illuminato, verde Erano proprio davanti la Cicloffi-
Tariffe pubblicitarie a modulo
dell’agenda che elencava il famigerato or- tri, interruppe brusca- quasi che non riesco a fotografarlo culturali o politiche, che radunano cina. Come cos’è? Avete presente con loro! sulla psiche. L’uomo dei dadi è tutto questo
dine del sacco de cose da discute, e scoprii, mente l’installazione di tanti “pericolosi” affamati! e anche di più, è un’analisi sulla felicità e sul-
(mm 60x60) per quanto risplende. E per giocare, quel mezzo coi pedali e le ruote che
pagine interne euro 20 mio malgrado, che comprendeva ben settan- una copia rigorosamente Spiando nei conti, peraltro, ho visto Ora vi saluto che, saltellando, cerco l’identità come alibi in difesa del crimine più
non si paga perché è a disposizione ogni tanto ha bisogno di manuten-
ultima pagina euro 24 tasette argomenti. Settantasette, numero crakkata dell’ultima versione del quartiere. Quanto si divertono i che dopo l’ultimo incendio c’è stata zione? Ecco, al Corto Circuito ci di nascondermi dalla vista dei cani grande: quello di non aver vissuto veramente.
nient’affatto casuale, numero che al comandante di windows, per esplodere in una gara di solidarietà che ha portato che frequentano questo posto, in at- Dopo averlo letto, ogni volta che prenderemo
Per pubblicità e abbonamenti Birilli, la giovanissima squadra mul- sono tutte le attrezzature per rimet-
ordini@lorussoeditore.it Ramingos ricordava un glorioso anno del movi- una fragorosa risata che rischiò a offrire delle donazioni che consenti- tesa che si possa riprendere a vo- un dado in mano, per gioco o per noia, lo fa-
tietnica più simpatica di Roma! terla a posto. A disposizione di tutti!
mento romano, numero che assumeva un signifi- di seppellire dentro le sue coltri l’in- rebbero, a questa “gente pericolosa”, lare. Non vorrei finire, nel frattempo, remo guardandolo con sospetto, paura, attra-
Registrazione Tribunale di Roma Vengono in tanti, magari mentre un E poi c’è anche l’Orto Circuito, una
n. 104/2009 del 30 marzo 2009 cato storico ma anche cabalistico visto che quilino del secondo piano che ripo- di avviare i lavori per la ricostruzione “shakerato” nella bocca di uno di zione e forse - di nascosto - lasceremo che il
fratello è impegnato a fare sport nella sperimentazione di orto urbano che
Stampato presso spesso se lo giocava al lotto. Solo che, come com- sava le sue stanche membra in attesa del del padiglione incendiato. loro, che poi di Papi e Prefetti rischio caso, almeno una volta, decida per noi. O no?
Arti Grafiche La Moderna snc palestra popolare con qualche sta iniziando a dare soddisfazioni a
mentava talvolta rattristato, non usciva da un bel turno quotidiano delle cinque che copriva con A spiare dalle loro riunioni, inoltre, di vederne molti di più!
Via Enrico Fermi - Guidonia Montecelio (RM) maestro qualificato (dicono che nella tutti quelli che impiegano il proprio
pezzo. Alessandro Bernardini
PA G I N A 4 PA G I N A 5

A.C.A.B. All CAts Are BAm munque» Bandito, si ferma, si mette diritto, tipo sfinge, e continua:
«sgombero è quando le fonti di cibo con le divise mandano via delle
altre fonti di cibo dalle proprie case con la forza».
«E perché?» chiede Orgi.

{ }
Enrico Astolfi «Perché le fonti di cibo son strane,
questo l’avete capito anche voi. La
loro vita si basa su dei pezzi di
carta, se non ne hai praticamente

{ }
Orgi la segue, chiede: «Sei nervosa?». All'interno lo trovano seduto dietro
«No, ma c'è qualcosa di strano». non puoi avere una casa».
«Pensi sempre negativo». a una scrivania intento a parlare al
Baciucina per la seconda volta non abbocca all'amo. «E dove vai?»
Rimane immobile e contemplativa, come sempre.
telefono. Dal vortice di parole che «Per strada».
All'improvviso suona una sveglia, fonte di cibo numero esce dalla bocca ne distinguono tre «E la casa?»
uno muove la testa da destra a sinistra un paio di volte, si rotola «Rimane vuota o ci vanno altre fonti di cibo che hanno più pezzi di
nel materasso, emette un grugnito e si alza. Con andatura incerta e
che vengono ripetute di continuo: carta».
dondolante si avvicina alla porta d’ingresso e la apre leggermente. Digos, Sgombero, Giubileo. «Quindi rimarremo senza casa» sentenzia Baciucina.
Spia fuori. Occhi ancora arrossiti dal sonno cercano qualcosa o qual- «Perché rimarremo?».
cuno all’esterno. La strada è deserta, i primi colori della mattina pren- «Ma cosa sono? Digos, Sgombero? Giubileo?» chiede la pelosetta Le due gatte spiegano la questione al giovane.
dono consistenza, si sente il lieve rumore di una tapparella che si color nocciola. «Ma non possono. E tutti questi libri? E tutte le fonti di cibo
alza, un venticello fresco porta a spasso qualche cartaccia. «Non ne ho idea, dobbiamo chiederlo a Bandito, sicuro sa qualcosa». che vengono qui a mangiare, a parlare, a passare del tempo
Dietro arrivano Orgi e Baciucina che si posizionano vicino ai suoi Così Baciucina e Orgi abbandonano fonte di cibo numero uno e ini- insieme? Voi mi avete raccontato che una volta non c’era nulla, solo
piedi. ziano a cercare il piccolo Bandito, gattino marrone, un felino educato sporcizia, topi, nessuno ci viveva. E fonte di cibo numero uno che
«Ma che fa?» sempre Orgi. e con il vizio, grande fortuna per tutta la famiglia, della lettura. Senza fine farà?»
«Non lo so». indugi le due salgono le scale e, come volevasi dimostrare, lo trovano «E la numero due? Sinceramente la preferisco. Uno mi strapazza
«È impazzito?» chino su un libro di Hegel. troppo, lei è più simpatica» interviene Orgi.
«Non lo so». «Bandito, che fai?» «Dobbiamo fare qualcosa» dice Baciucina. Saggia e con aria decisa.
«Proviamo a strusciarci un poco. Alle fonti di cibo «Leggo» risponde lui serafico. «Ma le fonti di cibo con la divisa son tante e quando arrivano, una
quando son tristi o pensierose, una bella passata di «Vedo. Ma lo sai che quando le fonti di cibo sono in giro non volta ho visto un video, fanno uscire il sangue».
pelo o una leccatina fa bene. Sai come sono fatti». devi farlo, devi comportarti da gatto non da studioso». «Come i cani?» Orgi preoccupata.
«Ok proviamo». Bandito con una zampa chiude il libro, poi si gira, si rannicchia pronto «Peggio».
E così i due gatti iniziano ad agitarsi ai piedi del tipo, con il a saltare giù dalla libreria che contiene volumi di filosofia. «Allora vuol dire che noi chiameremo tutti i nostri amici che in questi
Centocelle, via dei Castani. muso picchettano insistentemente i polpacci, cercano di aggrap- «Aspetta» sentenzia Baciucina, con piglio autoritario. anni sono venuti a trovarci. Le fonti di cibo che vengono qui non gli
Dovete sapere che là dove non c'era nulla, dove un palazzo era ab- parsi ai pantaloni, Orgi, all'apice dell'intento curativo, inizia a rotolarsi Il piccolo si ferma. hanno mai negato niente. O no? Son sempre stati accoglienti. Ca-
bandonato e lasciato nelle grinfie dell'incuria ora c'è una biblioteca per terra mostrando la pancia bianca, agita le zampe verso il soffitto. «Devi aiutarci: sai cosa vuol dire Digos?» rezze, scatolette, non sono mai mancate» sentenzia la più anziana.
abusiva metropolitana. Al suo interno qualche anno fa c'erano solo Più che un gatto sembra una tartaruga rovesciata. «Sono delle fonti di cibo che controllano altre fonti di cibo, ma non «Gli spelacchiati ad esempio. Da quando gli hanno aperto il tunnel
calcinacci, lavandini rotti, marmitte usate, tapparelle divelte, cucchiai Il tipo non le considera, anzi all'improvviso s'irrigidisce, s'acciglia e lo fanno con le divise…» che fa rumore e quel posto dove lasciano per strada avanzi di cibo
bruciati, cagatine di topo, ora ci sono più di diecimila libri, una cucina, inizia a blaterare frasi strane in una lingua incomprensibile. Rimane Orgi: «Cosa sono le divise?». che puzzano, sono qui spesso».
una sala studio e postazioni internet a disposizione. così, pietrificato, nascosto dietro alla porta che sbircia fuori con Bandito fa una smorfia, la gatta color nocciola è proprio vecchio stile, «Vero» dice Bandito che vuole risolvere la questione.
espressione di sfida. Si gratta il mento, ha le mani sporche di vernice, zero interessi, niente di niente, solo croccantini e dormite. Comun- «Sì ma quelli a forza di mangiare quelle cose vomitano sempre, le

{ }
la barba si macchia di rosso. que, visto che lui è nato al B.A.M. è cresciuto in mezzo ai libri, fonti di cibo che mangiano quei cosi non stanno male? Come si
La Biblioteca Abusiva Metropoli- A questo punto anche i due felini s'incuriosiscono e, interrotto il loro s’è appollaiato sulle gambe di varie fonti di cibo che parla- chiama quel cibo?» chiede Orgi che non riesce a starsi zitta.
tana si presenta al quartiere senza agitarsi affettuoso, escono per strada. vano di sfratti, di cortei, di rivolta, di anarchia, fotografia e «Hamburger» risponde il sapientello di casa.
C'è una macchina blu con due fonti di cibo all'interno, guar- letteratura, che ha ascoltato e cercato di capire il complesso Così i tre gatti decidono di andare a recuperare mano d’opera nei
indugi, sincera, con quella sicurezza dano bene, non sono volti noti. Assomigliano a giganteschi mondo non felino, ora deve rispondere. pressi di piazza dei Mirti.
di chi non ha nessuna intenzione e pesce palla, solo che questi non hanno neppure il vanto dei «Le divise servono a differenziare le fonti di cibo, chi le indossa co-

{ }
nessun motivo di nascondersi.
colori, sono vestiti di un blu sbiadito che sa di sporco. Im- manda». Serve una rivolta felina per fermare
mobili dentro alla loro vettura, si passano un bicchiere mentre os- Baciucina gli dà una leccatina di approvazione. Orgi vorrebbe chie-
servano il B.A.M. con sguardo torvo, uno dei due si accende una dere tante cose, ma è pigra e preferisce starsene in silenzio. lo sgombero. Serve un gruppo unito
La facciata principale, infatti, non segue il monocromatismo che sigaretta.
s'estende per tutta la via. Un murales dai colori intensi buca il do- «Sbaglio o son brutti forte?» sostiene Orgi.
«Sgombero?» per evitare che quel palazzo torni
«Qui dentro se ne parla tanto. Possibile che non ab-
minio del grigio e delle insegne delle attività commerciali e lascia «Decisamente» Baciucina sempre risolu- biate mai sentito questa parola? Co- vuoto, senza anima, lasciato man-
uno spiraglio alla vista e, con un linguaggio tutto suo, invita i pas- tiva.
santi, anche quelli più distratti, a fermarsi a sorpassare qualsiasi Fonte di cibo numero uno
giare dal tempo e dal disinteresse.
pregiudizio e a entrare. Certo sarebbe ipocrita negare che dinnanzi fa un cenno e le invita
al palazzo occupato non ci sia qualcuno che borbotta a denti Le fonti di cibo del B.A.M. saranno soddisfatte di loro, non si senti-
a rientrare. Obbe-
stretti o magari storce il naso o ancor peggio che sussurra frasi ranno sole.
discono.
d'amore tipo zecche de merda, anvedi sti puzzoni, je da- Mentre si avvicinano alla piazza, il fetore del ristorante che produce
rebbi fuoco a tutti, ma è sempre meglio dell'indifferenza, del la- hamburger e problemi gastrointestinali ai felini di zona, già si sente.
«Ah Bandito. Un’ultima cosa. Giubileo cosa vuol dire?». Appollaiati sui libri at-
sciare che tutto si sviluppi secondo le solite regole imposte, che
Il piccolo gatto non risponde, scuote la testa come se volesse libe- tendono che la sveglia dia
il noto finale arrivi inesorabile.
rarsi di un pensiero negativo, un’aria di smarrimento lo avvolge al- la carica.
Suona.

{ }
l’istante. Sembra che si debba mettere a piangere. Si sforza nel
I nuovi abitanti dell'ex edificio ab- tentativo di non mostrare la sua debolezza. I due gatti adulti si guar- Fonte di cibo numero uno si alza, arriva anche fonte di cibo numero
due, sembra che non abbia mai dormito nella sua vita, occhi spenti, alcuni si fermano e guardano il gruppo che staziona davanti a quella
bandonato hanno nomi significa- dano. Che gli è preso, si chiedono. Non vogliono indagare, hanno
i capelli spettinati e la schiena curva. Orgi subito va a leccarle un facciata variopinta, la mattina si presenta senza novità, calma e calda
una missione ben più importante da svolgere.
tivi: Squat, Bandito, Cotone, Blu, Una volta in piazza dei Mirti incontrano uno spelacchiato mal messo. piede, lei si abbassa e l’accarezza. come accade spesso negli ultimi mesi.
Dall’ultima volta che l’hanno visto al B.A.M. è peggiorato. Sono le 6. Le due fonti di cibo non fanno altro che guardare fuori Tutto normale quindi.
Baciucina e Orgi e sono gatti. Baciucina: «Ciao, dove sono gli altri?». dalla finestra. Le fonti di cibo sottostanti sembrano essersi rilassate.
Il gatto che perde ciocche di pelo da gran parte del corpo, spiega I gatti scompaiono in silenzio, arrivano sul balcone del primo piano e I felini sopra di loro arrivano alla conclusione che il pericolo è pas-
La storia che vi voglio raccontare parla di loro e inizia con estrema maestria riescono ad accumulare una discreta quantità sato. Istinto.
che sono andati tutti via, che non riuscivano più a vivere tranquilli
in un momento ben preciso: le cinque del mattino di materiale da scagliare sulle fonti di cibo con la divisa. Nella quiete sopraggiunta, solo Orgi ha voglia di parlare: «Ma allora
dopo le ultime evoluzioni. Vomito, perdita di pelo, ansia, crisi di pa-
del Tre Settembre Duemilaequindici. Tutto pronto. cos’è questo Giubileo?».
nico, la colonia di piazza dei Mirti è dovuta emigrare in cerca di una
Baciucina, snella e dal pelo nero, Orgi, legger- Bandito ha un sussulto, si raggomitola come se volesse scomparire
zona in cui vivere degnamente.
mente appesantita dal color caffellatte, ap- e piano piano si va a nascondere dietro un vaso.

{ }
pollaiate su un tavolo, osservano con
«Da voi non ci saremmo stati tutti» conclude il gatto ammalato. Il tempo passa, ma nessuna divisa «Ma che hai? Perché non ce lo vuoi dire?» Baciucina.
Baciucina, Orgi e Bandito spiegano la situazione aggiungendo che la
occhio languido la loro fonte di cibo nu-
mero uno dormire su di un materasso tutto
mattina successiva si sarebbero mossi per sostenere le fonti di cibo a si vede. Arrivano altre fonti di cibo Bandito rimane muto. Abbassa lo sguardo e inizia a singhiozzare.
loro care. Non avevano ancora idea di come aiutarle, ma sicuramente «Smettila adesso. Dicci quello che sai, è così brutto?» La gatta nera
bucato. Per fonte di cibo si intendono gli
più sarebbero stati meglio avrebbero reagito allo sgombero. Con la
amichevoli, sorrisi e abbracci, tutto inizia a innervosirsi.
esseri umani in generale; al soggetto in
questione essendo colui che elargisce più
coda fra le gambe i gatti se ne tornano al B.A.M., senza perdere tempo procede bene. In poche ore si crea «Non lo so».
indicono una riunione per discutere con tutti gli altri della situazione. «Cosa?»
croccantini di tutti va, di conseguenza, la coccarda
«Potremmo metterci al primo piano e far cadere delle cose
un bel capannello di fonti di cibo «Non lo so cosa vuol dire, non l’ho capito. Sono mesi che sento que-
del numero uno.
Baciucina, la più anziana della famiglia felina, scuote la testa, si
se le fonti di cibo con la divisa provano ad avvicinarsi, di si- che sono, evidentemente, pronte a sta parola e non riesco a capire che significato abbia. Ho cercato
curo non possiamo graffiarli» suggerisce Blu, un altro gattino dal ovunque, ho trovato delle risposte, ma non riesco a capire».
lecca una zampa e dice: «Son due giorni che rimane qui tutta la
pelo color grigio brillante.
difendere il B.A.M. Baciucina e Orgi visto il disappunto del piccolo studioso non insi-
notte». stono. Si lanciano uno sguardo d’intesa.
«Non è una cattiva idea» Baciucina sembra convinta.
Orgi: «Forse dorme per terra perché c'è troppo caldo». I gatti si guardano con aria di vittoria, solo Orgi ha da ridire: «Vedete, Gli occhi di Orgi tornano sulla strada dove delle fonti di cibo in divisa
Così i gatti, come niente fosse, passano la serata in compagnia di
Baciucina: «Le fonti di cibo non sono come noi, non usano il pavi- le fonti di cibo sanno essere più gruppo di noi». dovrebbero arrivare per far uscire del sangue ad altre fonti di cibo
fonte di cibo numero uno che ha un’aria distratta, addirittura si di-
mento per rinfrescarsi». Gli altri non rispondono, del resto gli spelacchiati son scappati al- solo perché non hanno dei pezzi di carta e per far tornare quel pa-
mentica di dar loro la meritata cena. Qualcuno, Orgi in primis si la-
Orgi: «Già. Però funziona, o no?». trove per motivi seri, non potevano sapere della loro situazione, altri- lazzo un posto senz’anima, privo di vita, svuotarlo dai libri, chiuderlo,
menta, ma gli altri lo perdonano, del resto ha problemi più seri da
Baciucina non risponde, sa che quando Orgi vuole avere l'ultima pa- menti sarebbero accorsi in aiuto. regalarlo ai topi e alle loro cacchette.
affrontare. Il tempo passa, gli occhi di tutti si chiudono, è ora di an-
rola è meglio desistere, far finta di nulla. Si avvicina al tipo che ronfa E le ore passano, fonti di cibo che entrano nelle loro vetture e se ne Anche questo non è molto chiaro, non ha senso.
dare a dormire.
beatamente e lo osserva sbattendo la coda. Agitata. vanno, altre che passeggiano tranquille alzando la testa verso il sole, «Forse è questo il Giubileo?» si chiede.
illustrazioni di Aladin Al B.A.M. le luci si spengono.
PA G I N A 6 PA G I N A 7

Dal muretto al Centro SoCiale: DEGAGE, ALL'ASSALTO DEL CIELO


la genesi degli spazi occupati a roma Giuseppe Ranieri*

pop-corner
Siamo a Roma nel 2015 e dobbiamo trovare qualcuno che voglia cerà...»
mettersi contro i potenti più potenti che ci siano per dare retta a noi «A Vulcà! Tranquillo pe' Bacco che sta ballando sui tavoli, c'è gente
tre, chi è così incoscien... dei nostri che sa fare anche peggio!»
BOOOOOM!! «No rega', è 'na cosa seria... Dunque, ogni aspetto della vostra vita
«Ma che è stato 'sto rumore? Sembrerebbe quasi un'esplosione! A terrena dipende da noi. Ad esempio: Marte è quello che manovra gli
Duka Roma? D'estate? Ma quelli non sono i soldatini blu di Marte? Sono eserciti e i celerini; Apollo si occupa di telecamere e cimici, tipo que-
loro che provocano questo frastuono con quei lacrimogeni che mi sta...» - SBAM!, e dalla mano del dio partì un raggio di fuoco che in-
aveva chiesto di inventare. Ma con chi ce l'hanno?». cenerì una scatola dalla quale effettivamente caddero, tra lo stupore
Il trio si era imbattuto in un corteo numeroso che andò di fatto a sfi- dei giovani, quelli che erano i resti di una ricetrasmittente.
dare i cordoni della polizia. Il rumore sordo dell'impatto tra le prime «Ve stavo a di' che, ad esempio, quella racchia de Minerva è quella che
linee impressionò anche le tre divinità, che pure nel corso della loro gestisce la polizia e l'università; Giove, che ve lo dico a fare, è quello
esistenza qualche immagine violenta dovevano pure averla vista. che muove tutti i potenti... Come avrete capito io sono, cioè ero, il loro
Solo anni dopo chi si salvò,
Immaginate una città dove non esistevano pub,
Nonostante la generosità messa in campo, il corteo scontava la dif- fabbro, il loro manovale. E in più sono sposato con Venere, che...»
dove le birrerie si contavano su un palmo di mano,
insieme ai vecchi del
ferenza di equipaggiamento, e pur resistendo colpo su colpo, stava «Ma chi, tu? Con Venere? Ahahahhaha» interruppe un po' sfacciata-
senza locali e centri sociali per ascoltare e suo-
cominciando a indietreggiare senza soluzione di continuità. mente uno dei ragazzi.
nare la propria musica. Una città noiosa. Un dor-
mitorio, come si diceva allora. Ebbene questa era comitato di lotta di Val «'Sticazzi di chi sono! Iniziamo a metterci all'opera! E se ad esempio «A Marlon Brando dei poveri e famme parla' che so' serio!» riprese Vul-
'sti lacrimogeni sparassero il gas verso i lanciatori?» cano. «Dunque dicevo che lei, Venere, rappresenta la bellezza, il de-
la Roma dei primi anni ’80, un posto buono per Melaina, riuscirono «A Vulca', e daje, al posto di parlare muoviti che qui l'aria è coro urbano e solo adesso mi rendo conto che mi hanno fatto amare
farsi le pere, scenario – di grande bellezza - vuoto
di sfondo alla dipendenza di una generazione. Il nell’intento dando vita irrespirabile anche per noi!» incalzò Bacco. la bellezza solo per fabbricare armi di difesa del bello e dei potenti...»
Detto fatto, i lacrimogeni cominciarono a risultare difettosi e a essere «Quindi, se quelli mi hanno massacrato con i tonfa in 15 con-
decennio avanza tra repressione poliziesca ed al primo centro sociale controproducenti per chi li sparava e dalla coltre di fumo adesso i tro uno è merito tuo? Ma li mortacci tua!», gridò uno dei pre-
eroina, un periodo sintetizzabile nell’immagine di
un gesto che scandiva il rituale di quei giorni romano nel febbraio del soldatini blu battevano in ritirata. senti visibilmente incazzato.
Dopo il momento di concitazione, i soldatini blu abbandonarono la «Calma tutti» intervenne Discordia «certo che voi di odio e di rabbia
eternamente uguali: il risciacquo.
Un atto che si materializzava a buco appena fatto:
1986, Hai Visto Quinto?, a piazza. Dal corteo si levarono grida festanti e fu in quel momento che ne avete tanto da farmi sentire una pivella in confronto! Tuttavia liti-
per non buttare niente della dose si aspirava con Montesacro (oggi moderno il trio divino si palesò.
«Salve ragazzi, potremmo parlare con voi?»
gare tra di noi non serve a nulla, abbiamo tutti lo stesso obiettivo:
fargliela pagare ai potenti, che come stiamo cercando di spiegarvi
una siringa il sangue, in modo da ripulire la spada
dagli scarti della sostanza rimasta attaccata alle
supermercato), seguita a «E te, che sei, 'na guardia?» da mezz'ora, non sono quelli che pensate voi... I potenti veri stanno
pareti, poi si ristantuffava l’ultima miscela di nuovo marzo dall’occupazione del «A Vulca' lascia fare a me» interruppe prontamente Discordia prima
che la situazione degenerasse. «Bella rega'! Ve volemo conosce...»
molto più in alto, nel mondo di sopra, al Pantheon...».

centro sociale Blitz nel


dentro le vene.
«Sì e mò annamo al Pantheon a
«Ah no, so' giornalisti in cerca dello scoop... ANNATEVENE!»
Rito sacrificale consumato sull’altare di una muta-
zione antropologica appena iniziata che accompa- quartiere di Colli Aniene.
gnerà una intera generazione lungo il decennio del «Veramente noi saremmo tre dei scontracce co' Giove, magari poi de
disincanto.
Se abbandoniamo queste suggestive venature tar-
Intanto da un’altra parte della città, a via dei Volsci,
esiliati dal Pantheon e vogliamo slancio caricamo Odino e Anubi...
nel quartiere San Lorenzo, spopolavano gli Urban
doromantiche, il file dei ricordi e della riflessione Destroy, gang di post-autonomi punk che avevano farla pagare agli altri dei». Ma che state a di'?»
apre una finestra sui giorni lenti e noiosi, trascorsi preso a simbolo un marzianetto, tra loro c’era Lam-
seduti su un muretto, tra una canna e un’altra «Eddaje... Ascoltate Vulcano e ricordatevi che siamo dei anche noi!»
canna ancora. Eravamo comitive formate perlopiù
padina, dj punk di Radio Onda Rossa (poi ribat-
tezzato Lampadread, animatore e fondatore del
«Me' cojoni! No rega' tranquilli, so' solo tre sciroccati a cui 'sto caldo che protestavano per delle condi- chiosò Discordia.
ha dato in testa...»
da soli maschi, pronti a gettarsi in massa - ogni-
qualvolta si presentava la rara occasione - sulla
reggae sound system One Love Hi Power), le cui «Ehm... No, forse non ci siamo capiti, siamo Vulcano, Discordia e zioni di vita più dignitose, così come «Quindi come stavo cercando di dirvi, io conosco tutte le loro armi
selezioni musicali reggevano il confronto con il dj e vi assicuro che hanno fatto un grosso errore: quando mi hanno
malcapitata amica di turno. All’inizio ci parlavamo del Roxy Club di Londra, il giamaicano Don Letts
Bacco».
«Sì, e noi siamo Giove, Marte e Ven...»
siamo stati a fianco dei migranti cacciato, non sapevano che avevo appena ultimato una nuova ap-
addosso del tempo che fu, quello dei movimenti.
Di lì a breve, l’argomento si sarebbe ristretto ai mo-
(in seguito autore del documentario The punk rock
movie e regista dei video dei Clash). Altro
«Fermateve! Non trascendiamo che è meglio, non fatemi venire i cin- che scappavano dalla guerra e parecchiatura che è in grado di aprire ogni serratura e di risigillarla
in men che non si dica... Anche l'intoccabile portone del Pantheon!
que minuti! Non credete a quello che dico? Bene! Adesso vi darò
vimenti di droga. evento cruciale di quegli anni, che dura an- una dimostrazione di chi è Vulcano, il dio del fuoco!». dalla fame; siamo sempre stati Ora, io mi rendo conto che è una missione quasi impossibile, che
cora oggi, è la Festa del Non Lavoro, nel non è detto che riusciamo a cacciarli tutti e che molti di voi potreb-
Tra il 1979 e il 1982, la parco adiacente l’ex forte militare del Prene-
E a un tratto due torce consumate durante la colluttazione, ripresero
vita con una vampata poderosa.
e lo saremo sempre dalla parte bero avere paura...»

stragrande maggioranza
stino, il primo maggio. Questo evento viene
inaugurato nel 1983, tre anni prima dell’occupa-
«Gajardo! Ma che davero sei un dio?» domandò uno dei ragazzi, degli sfruttati, dei discriminati e dei «Ao, che te pensi? Mica stai a parla' coi Papaboys? Noi siamo De-
gage e se le cose non sembrano impossibili, se i potenti non sono
forse quello più soggetto a esperienze esoteriche e psichedeliche.
dei miei conoscenti, zione del centro sociale Forte Prenestino che av- «E perché siete qui?». poveracci! troppi potenti, le cose nun ce piacciono!»
venne nel corso della festa del 1986, che vide – Dopo una sommaria spiegazione di quanto avvenuto su al Pantheon, «Stamoce rega'!» sigillò il discorso la dea. «Domani andremo all'as-
amici e amiche erano nelle prime quattro edizioni – tra i suoi protagonisti spettava a Vulcano e ai suoi soci chiedere chi fossero gli interlocutori. Questa nostra natura ci ha portati a essere odiati dai potenti, dai pa- salto del Pantheon, nel momento in cui meno se lo aspettano!».
Dalla strada ancora affollata, si levarono grida di entusiasmo
diventati tossicodipendenti gruppi come: Bloody Riot, Fun, Cani, Nabat e Dio-
xina. E poi come non ricordare la Curva Sud e i ti-
lazzinari, dai politici, dai fascisti e dalle guardie. E Vulca', fidate, in
questi anni abbiamo messo loro davvero paura; abbiamo partecipato e i cori che da sempre hanno accompagnato e contraddi-
di eroina. fosi giallorossi, che in quel periodo – ante centri «Noi siamo DEGAGE!» agli "Tsunami tour" quando sono stati occupati oltre una ventina di stinto i ragazzi di Degage nei loro cortei.
sociali – erano una delle poche, ma forse la più palazzi. Abbiamo messo in fuga i nostri nemici in piazza più di una «Sì, ma siccome domani non si sa come andrà a finire, oggi per si-
Chi ne era rimasto fuori poteva considerarsi un so- bella, situazione dove poter stare. Mitici ragazzi «Che?» chiese un po' perplesso Vulcano. volta e centimetro dopo centimetro, spinta dopo spinta, abbiamo curezza conviene fare festa come se non ci fosse un domani!» Ri-
un’epoca di acquiescenza, e per questo motivo di- tanamente dall’esperienza dei circoli del proletariato
pravvissuto, ma trovammo ugualmente in altre di- cambiarono e rivoluzionarono il modo di tifare in «DEGAGE!» rispose uno dei ragazzi. conquistato i nostri diritti e rivendicato quelli di tutti i dannati della spuntò Bacco in compagnia dei più "guasconi" tra i ragazzi, e prima
vennero la colonna sonora di chi scelse la resi- giovanile di Milano di settantasettina memoria. Un
pendenze, non meno infami, la nostra via di fuga. Italia. I loro nomi erano Geppo (un agitatore di Villa «E che cazzo de nome è?» chiese il dio. terra. Contro ogni logica, abbiamo sfidato il presente e il nostro de- ancora che arrivasse una risposta ufficiale partirono i brindisi, la mu-
stenza nella metropoli come modello di vita. desiderio alimentato non solo dall’assoluta man-
All’epoca tutti scopavamo con tutti fino a che Ada) per il Commando Ultrà Curva Sud, e Roberto «Ao! Famo a capisse! Te chiami Vulcano, quella se chiama Discordia stino; abbiamo portato il disagio delle periferie davanti agli occhi sica e il divertimento.
canza di spazi del genere, dove allestire sale prove
fummo puniti dalla santa inquisizione che abbatté Rulli dei Fedayn. Questa è la nostra preistoria. e quell'altro che sta vomitando dietro al muretto, Bacco... E adesso delle signore impellicciate del centro che altrimenti si sarebbero ri- La serata trascorse piacevolmente, tra scene indimenticabili (che tut-
contro di noi il flagello divino dell’Aids, così fummo La prima forma inedita di e organizzare concerti, ma anche dalla progressiva
chiusura di cinema di seconda visione nelle perife-
Lunga vita alla cospirazione underground. il nome strano sarebbe Degage? E abbi pazienza, suvvia!» fiutate di vederlo. tavia è meglio non raccontare per tutelare il pudore delle tre divinità)
«Be' diciamo che non avete tutti i torti... Comunque, insomma che e confronti su tutti i temi... Del resto due gruppi così diversi avranno
costretti ancora una volta a imparare a convivere
con la morte.
aggregazione nella città di rie. Più ne parlavamo, più quel posto ideale, il centro
fate, chi siete?»
Ma soprattutto abbiamo creato rapporti umani, siamo diventati amici
e amiche, uomini e donne maturando insieme, abbiamo unito nel no- avuto moltissime cose da raccontarsi.
sociale appariva un luogo esotico. La variegata co-
Storie di tanti anni fa, da ascoltare con in sotto- Roma fu l’esperienza dal munità che animava la TAZ di Villa Ada si diede da
«A Vulca', però nun te mette a fa' la guardia con 'sto tono inquisitorio!». stro interno il pensiero e l'azione, i poeti e i guerrieri, perché noi non Dopo un sonno ristoratore, scoccò l'ora X.
siamo professionisti della violenza! Siamo solo ragazzi come tanti Tutti erano pronti e, nonostante i bagordi del giorno prima, carichi
fondo Closer dei Joy Division, sonorità che segna-
1980 al 1982 di Villa Ada, fare per organizzare due memorabili concerti, il
«Siamo universitari che hanno
rono a pieno il passaggio agli anni ’80. L’apertura altri a cui brucia che qualcuno, dal comodo della sua poltrona, possa per questa giornata campale. Decisero di sparpagliarsi e di arrivare
primo nel maggio ’81 e il secondo lo stesso mese
di alcune discoteche dove poter ballare punk e una TAZ (Zona Tempora- dell’anno seguente. L’ambizione era alta: organiz-
decidere del nostro futuro. alla spicciolata sotto l'ingresso del Pantheon. Ci fu chi prese i mezzi,
new wave fu di fondamentale importanza per le
neamente Autonoma) ante zare un festival rock, nei fatti sembrava di stare alla occupato un posto vuoto da anni Non vogliamo fargliela passare liscia! Non sappiamo restare immobili chi arrivò con gli scooter, chi s'incamminò a piedi e quelli come il
nostre vite e per la nostra formazione. A Roma la davanti alle ingiustizie, siamo i frutti avvelenati di questa metropoli e "trio divino" che semplicemente si materializzò lì.
più frequentata era il Uonna Club su via Cassia, litteram.
sagra dell’incompreso, uno human be in in versione e che hanno dato un tetto a molti fino a quando abbiamo tenuto, ce l'abbiamo fatta. Poi sono comin- L'aria era carica di quella tensione positiva di chi sta andando a ri-
post moderna e demenziale.
dove metteva i dischi Prince Faster, allora il dj di
Radio Proletaria. Finalmente potevamo bal-
Tra i gruppi che si esibirono vale la pena menzio- ragazzi che altrimenti non se lo ciate le denunce, gli arresti, la riscossa delle guardie fino allo sgom-
bero, in cui hanno usato degli strumenti nuovi per scardinare le
scrivere la storia, che è consapevole che se qualcosa fosse andata
male le conseguenze sarebbero state irreparabili...
Una delle collinette di quella residenza signorile pre-
lare quello che ci piaceva e pareva, senza stata a parco pubblico divenne meta quotidiana di
nare i DGA (acronimo di Denti Gialli Ammuffiti), un
gruppo punk in stile New York 1975, che a me al-
sarebbero potuto permettere. nostre difese! Quando il cancello fu a qualche metro di distanza, il gruppo si com-
“komunisti” tra i piedi che in precedenza Ci hanno massacrato coi manganelli anche quando eravamo amma- pattò e vennero accesi i fumogeni, solo che questa volta ci pensò
avevano vietato la disco music imponendoci
centinaia di giovani panchinari provenienti da ogni
zona di Roma nord-est (dalla vicina viale Regina
l’epoca risultava inascoltabile, perché dire che non Abbiamo sostenuto tutte le lotte nettati e ci ridevano in faccia mostrando tutta la cattiveria di cui sono Vulcano. L'assalto al mondo di sopra poteva avere inizio! Gli addetti
sapevano suonare non rende l’idea della loro in-
l’ascolto religioso di De Gregori e Pietran- Margherita fino al profondo Tufello) e di altre tribù capacità. Ad anni di distanza, posso garantire che ci sembravano legittime in portatori; hanno messo telecamere ovunque, controllavano in ogni alla penetrazione cominciarono a bardarsi e...
geli. Grazie all’apertura di questi locali, le band sparse nella città dai codici e linguaggi differenti: dove. E lo sai perché? Non tanto per quello che abbiamo fatto noi,
cittadine ebbero la possibilità di esibirsi, cosa im- freak, punk, autonomi, metallari e ultrà. Lì si comin-
che i DGA furono la più grande band della
storia del punk mondiale. Purtroppo, non
questa città e nel paese: per il ma perché abbiamo fatto vedere a tanta gente, genitori sul lastrico, ADESSO TUTTI VI ASPETTAVATE DI LEGGERE LA FINE
DELLA STORIA, CI DISPIACE DELUDERVI, MA DEGAGE
pensabile prima dell’avvento del punk.
Il gruppo di punta e di riferimento, che più incise
ciò a discutere per la prima volta di occupare avendo inciso neanche un demo durante la loro diritto alla casa, per quello allo precari e studenti, qual è la strada da percorrere, e soprattutto che
si può percorrere!» NON CONOSCE LA PAROLA FINE. LE PARTI MIGLIORI DE-
un posto dove poter fare musica, creare mo- breve ma gloriosa carriera, le tracce della loro esi-
nell’immaginario collettivo dei sopravvissuti ribelli, menti di socialità, allestire una sala cinema- stenza sono andate perse per sempre. studio, per la tutela del nostro Al suono di queste parole, un brivido freddo percorse la schiena di VONO ESSERE ANCORA SCRITTE DA NOI E DA VOI, IN-
SIEME!
si chiamava Bloody Riot. Colpivano forte, con una Vulcano. “Oh cazzo, ma vuoi vedere che si stanno riferendo
violenza inaudita investivano il pubblico durante i
tografica. L’ispirazione ci giungeva dalle
esperienze punk e autonomen del Nord Europa
Da Villa Ada non si arrivò mai all’occupazione per-
ché l’eroina distrusse interamente il tessuto so-
territorio e contro le speculazioni. ai miei regali per i soldatini di Marte e le telecamere che mi
*adattamento per Laspro; versione integrale disponibile a
concerti, mettendolo ko. Con i Bloody Riot si alzò
fragorosa una delle poche voci critiche esistenti in
(Zurigo, Berlino, Amburgo, Amsterdam), e solo lon- ciale di quell’aggregato. Siamo stati a fianco dei facchini ha chiesto quell'eunuco di Apollo?”, pensò il dio tra sé. «Ah
regà, fermateve n'attimo, ve devo di' 'na cosa che forse nun ve pia- breve su opuscoletto illustrato autoprodotto da Degage
PA G I N A 8

sCup reloAded
o v v er o
Fenomeno l o g i a d i u n a r i c o s t r u z i o n e
Gaia Benzi

L'aria è fredda e frizzantina mentre cammino per mostra di sé alle pareti i cartelli che invitano a spa- Negli anni avevamo costruito una palestra con tutti con foto, tutti ascoltano attenti. «Quella è Bianca,
l'Appio Latino. In mano ho il telefono, moderna recchiare da soli, a differenziare i rifiuti, a rispettare i crismi, attrezzature e spogliatoi e docce com- la nostra guida turistica d'eccezione. Con lei orga-
bussola, e cerco di orientarmi in un dedalo di il posto, in primis i suoi valori antifascisti, anti- prese. Lo faremo anche qui, questo è solo il primo nizziamo passeggiate della memoria per il
strade che a me sembrano tutte uguali. Non ho razzisti e antissessisti. E ancora, slogan di Di- passo». Do un'occhiata al dépliant con i corsi attivi. quartiere, raccontiamo storie di edifici e di per-
mai frequentato molto la zona di piazza Ragusa, lo ritto alla Città, bandiere No Tav, bandiere No «Ovviamente, questi sono i corsi standard» conti- sone dagli inizi del Novecento a oggi. Tanti vecchi
confesso. D'altra parte, non è che ci sia mai stato Ombrina, tracce di altre, lunghe battaglie. nua lui, «ma abbiamo organizzato anche tante abitanti partecipano volentieri, per raccogliere in-
granché da frequentare. «Per fortuna che t'ho trovato Sofia, altrimenti mi giornate in piazza. Ad esempio, il 5 ottobre di un sieme i fili di un'eredità che altrimenti andrebbe di-
Via della Stazione Tuscolana, finalmente la im- perdevo» le dico ridendo. anno fa, a piazza Re di Roma, dove dalla mattina spersa».
bocco, è in salita, ed è piena di cacche, di «Ti faccio fare il giro turistico?» mi chiede. Certo, alla sera ci sono state lezioni aperte e dimostra- «Le passeggiate della memoria fanno parte
scritte, di mobili buttati per terra. E tuttavia, ap- come no. «E allora guarda, qui sta il mercato», mi fa zioni sportive offerte da Scup e dalla Castello, del progetto culturale di Scup» aggiunge Fran-
pena mi avvicino a Scup, lo scenario cambia. attraversare un vano, un buco che dovrebbe essere un'altra palestra di zona che rischiava lo sfratto e cesco, un ragazzo alto e pacato che si è aggiunto
Scup, devo dire, non lo conosco quasi per niente. una porta, e mi catapulta in un altro salone, ancora che alla fine è stata sgomberata. Ora rimaniamo al nostro tavolo con un grosso sformato di verza e
Ci sono stato un paio di volte quando era ancora più grande, ancora più bianco, pieno di biscotti e li- noi, e non abbiamo intenzione di mollare». una birra fresca. «Oltre alle presentazioni di
a via Nola, per eventi particolari, inviti rivolti da quori e gioielli artigianali e borse e pacchi regalo, Annuisco mentre mi gusto la lasagna, davvero libri, concerti, spettacoli teatrali e quant'altro,
amici di amici, e non c'ho mai capito granché. Una tutto distribuito lungo tavoli addobbati a festa. buona, e bevo il vino biologico che Sofia continua ovviamente. Il fulcro attorno cui ruotiamo è la bi-
gran caciara mi sembrava, questo centro poli- «È il nostro mercato mensile, Eco-Sol-Pop, a versarmi. «Se ti piace poi puoi comprare una bot- blioteca» e mi indica le librerie in legno. Alcuni dei
funzionale occupato e autogestito, pieno di oggi siamo al gran completo, sai, è quasi Natale» tiglia al banchetto» mi dice tutta contenta, «il pro- libri sembrano essere catalogati, altri no.
atleti che attraversavano l'osteria con i borsoni in continua, e non faccio in tempo a sbirciare i ban- duttore sta qui con noi». «Lo sgombero ha fatto molti danni alla bi-
spalla, gruppi di persone che facevano su e giù chetti che subito mi sento tirare via, dall'altra parte. «Ma scusa, piazza Re di Roma?» insisto. «Non è blioteca, che contava oltre 7000 volumi. Già
per le scale andando a chissà quale riunione, men- «Poi su c'è l'Ora d'Aria, il nostro cortile, ma quello abituata a queste cose... Come ha reagito quando solo portar fuori i libri e salvarli dalla furia delle
tre i cucinieri coi piatti in mano strillavano le ordi- te lo faccio vedere dopo, prima il nostro gioiello, v'ha visto?» ruspe non è stato facile».
nazioni e sciami di ragazzini urlanti ti si infilavano la palestra». «Be', quel giorno eravamo veramente tantissimi, un
tra i piedi correndo verso il cortile. Già, la palestra. La prima lettera di Scup, lo sport sacco di gente s'è fermata incuriosita e molti
popolare. Facendo attenzione a non impattare i ra- hanno iniziato a frequentare i nostri corsi, o hanno
Sì, perché lo sgombero di
Una gran caciara, Scup, gazzini che corrono impazziti fra i tavoli e a non ro- iscritto i loro figli. Il quartiere di solito reagisce Scup ha avuto la partico-
vesciare i cappotti ammassati sulle panche arrivo bene alla nostra presenza... Tu conta che oltre a
una roba che non ti riu- alla cella frigo. «Pensavo fosse vuota» dico, e invece noi c'è poco o niente, da queste parti». larità di essere stato cor-
scivi nemmeno a orientare
no, mi fa lei. «Giuliano, fagli vedere la palestra!» e «In effetti, San Giovanni è famosa solo per i ne- redato dalla distruzione
dà una pacca d'incoraggiamento a un ragazzo gozi».
se ci eri capitato per caso. smilzo che sta appoggiato alla parete. Giuliano apre «Infatti. Per questo abbiamo deciso di fare noi dell'edificio, anzi, dalla
Però quando, a maggio, ho
il grosso portone d'ingresso, accende la luce, e mi qualcosa di diverso, con le manifestazioni sportive, messa fuori agibilità
fa vedere una stanza enorme, bianca come tutto il certo, ma anche con il corteo di Carnevale».
letto che l'avevano sgombe- resto, con un parquet nuovo di zecca. «Carnevale?» dello stabile, per dirla
«Sì, Carnevale!» ride. «Ogni anno c'è Carnevale, con termini da cantiere.
rato, devo dire che mi è di- no? E ogni anno noi organizziamo un corteo per
«Qui abbiamo ripreso le le vie del quartiere, con tanto di carro addobbato
spiaciuto. Una mostra fotografica raccoglie alcune foto di
attività sportive che ave- e musica e maschere e coriandoli e giochi. In- quella giornata, e una ruspa giocattolo ricorda iro-
somma, Carnevale! È il giorno in cui più di tutti ci
Quella caciara, in fondo, mi stava simpatica. Per vamo interrotto con lo dedichiamo ai nostri frequentatori mignon...» e col
nicamente la devastazione subita. Ma anche la bi-
questo sono stato contento che abbia trovato su- blioteca, mi assicura Francesco, è in via di
bito una nuova casa, anche se in un capannone sgombero» mi spiega. dito mi indica un gruppo di dieci ragazzini che, in ricostruzione.
industriale, un posto tanto diverso da via Nola. completa autonomia, sta organizzando un'area «Il lavoro da fare resta tantissimo, ma se pensi che
Mi avvicino all'ingresso, gremito di persone che si «Gli istruttori sono felici della nuova situazione, che giochi in un angolo della sala. «Loro qui si sentono sei mesi fa questo posto era un cumulo di mon-
stringono nei cappotti fumando una sigaretta. Un del resto è molto accogliente. Sai, essendo una a casa, e a noi piace averli intorno. I bambini fanno dezza, e oggi ospita un mercato natalizio, ti rendi
bandone giallo rovinato che recita “Sport e Cul- cella frigo, è fatta di materiale isolante, quindi fa casino, è vero, ma danno anche tanta energia. In conto che il nostro slogan è giusto: Scup non si
tura Popolare” mi indica che sì, è il posto giusto. caldo anche d'inverno». un certo senso, è per loro il mondo migliore che abbatte, i sogni non si possono sgomberare».
Mi faccio coraggio, ed entro. «Un po' ci manca non avere una palestra grande» vogliamo costruire». Sazio e un po' frastornato, mi alzo da tavola e barcollo
Il capannone è un po' come me l'ero immaginato, continua, «dove puoi montare il ring, o fare un tor- «Be', sì...» balbetto impacciato, pensando per un verso l'uscita. Mi giro una sigaretta, mentre accanto
come l'avevo ricostruito nella mia testa dalle foto neo di basket, come ne facevamo a via Nola, ma attimo al mio, di contributo. a me un cuoco dell'osteria in pausa tira fuori un ac-
che girano sui social: un enorme complesso indu- ci stiamo adattando». Nel frattempo Sofia mi mette «Però mica solo i bambini, sai? Questo è un posto cendino dal grembiule e me lo porge, sorridendo.
striale che oggi odora di fresco, di vernice appena in mano un bicchiere di vino e un piatto di lasagna, che va da zero a cent'anni!» ride di nuovo. «La Penso che continua a essere una caciara, questo
stesa, dell'ultima mano di bianco che ancora si sta intimandomi di mangiare. «Lo sport popolare è vedi quella donna laggiù?» Mi giro e vedo una donna Scup, come no. Però sono contento di essere
asciugando. un punto cardine di Scup. In questo quartiere pallida e vestita di nero, con i capelli viola acceso, passato. Quasi quasi resto per il concerto.
«Abbiamo fatto appena in tempo per la riapertura» mancano le strutture che permettano di fare sport intenta a spiegare chissà cosa al gruppetto di per- Anzi, Sofia, tienimi il posto. Torno subito.
mi dice Sofia in un abbraccio. Con un sorriso di qualità a prezzi modici, cosa che per noi è parte sone che la circonda. Tutti sono muniti di cartellina
grande e vitale mi indica un grosso muro che di- integrante del diritto alla salute.
vide l'ambiente in due. «Quello l'abbiamo verni-
ciato la settimana scorsa, prima di montare i
Fotografia di Giordano Pennisi

fornelli. Ti piace il posto?»


«Sì è carino» rispondo io, e nel farlo mi guardo at-
torno, già frastornato dalla confusione.
Lo spazio è grande, illuminato da potenti neon
che, appesi alle travi di metallo, percorrono l'al-
tissimo soffitto. Sulla sinistra una lunga parete
ospita alcune librerie già gonfie di volumi,
mentre a fianco un paio di divanetti e alcune pol-
trone sono messe in circolo a formare un sa-
lotto, una sorta di sala lettura. In fondo c'è
un piccolo palco, le luci colorate puntate
sopra, un paio di ragazzi che si affannano a
montare la tecnica in tempo per il concerto.
Ci sono come sempre i tavoli da osteria, pieni
di gente che ride, che mangia, che chiacchiera.
C'è la cucina, illuminata da due fari giganti, con i
cuochi che impiattano il cibo,
mentre fanno bella

Potrebbero piacerti anche