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Corso Di Elettrotecnica Revisione N 1 Di Piero Scotto PDF
Corso Di Elettrotecnica Revisione N 1 Di Piero Scotto PDF
Capitolo 5 - Elettrostatica
Capitolo 6 - Elettromagnetismo
Tutti i fenomeni elettrici derivano dalle forze che interagiscono fra alcune delle
particelle che sono presenti negli atomi della materia. Tali particelle sono i protoni e gli
elettroni. Esse costituiscono le cariche elettriche elementari, denominate positive
e negative.
Inoltre: tutte le azioni che sono emanate da una carica positiva, sono eguali ed
opposte a quelle che sarebbero prodotte da una carica negativa, considerate nelle stesse
condizioni.
Ne segue che ogni corpo in cui siano compenetrate cariche elettriche positive e
negative in eguale numero non rilevano all'esterno alcuna delle propriet specifiche delle
cariche elementari che lo costituiscono, in pratica si presenta elettricamente neutro.
Quando invece si trovano raggruppate cariche elettriche positive e negative in numero
diverso, il complesso presentano le propriet delle cariche elementari di maggior numero,
e si dice allora che il corpo elettrizzato.
Un atomo pu essere concepito come un minuscolo sistema solare
(modello di Bohr, si veda il fisico danese in foto): nel centro
dell'atomo, al posto del sole, si trova il nucleo; intorno allo stesso
ruotano, a distanze diverse, come i pianeti intorno al sole, gli elettroni.
I materiali conduttori
Si denotano, con il nome di conduttori, quei corpi che si lasciano facilmente
attraversare dalle cariche elettriche e sono capaci di guidarle secondo determinati
percorsi utili.
I materiali conduttori, e in particolare i metalli, sono caratterizzati dalla presenza, al
loro interno, di un certo numero delettroni liberi, in altre parole, totalmente svincolati dai
rispettivi nuclei.
Ci reso possibile dal fatto che nei metalli alcuni elettroni periferici vengono a
trovarsi in zone interatomiche in cui le azioni esercitate su di essi dai nuclei circostanti si
elidono a vicenda: gli elettroni presenti in tali zone possono cos muoversi liberamente e
dare luogo al fenomeno della conduzione.
I materiali isolanti
Si denotano con il nome disolanti quei corpi attraverso cui l'elettricit non pu
trasmettersi e propagarsi, e perci sono impiegati a sostenere i conduttori delle macchine
elettriche, delle linee e degli apparecchi, affinch le stesse cariche che li attraversano non
abbiano a disperdersi.
I materiali semiconduttori
Oltre ai materiali conduttori e agli isolanti, nella tecnica sono ampiamente utilizzati
anche i materiali semiconduttori, cos chiamati per le loro propriet intermedie fra i
conduttori e gli isolanti.
Generatore elettrico
Lungo il circuito interno del generatore hanno sede e si sviluppano delle forze Fe le
quali tendono a dislocare gli elettroni liberi fra i due punti estremi A e B di tale circuito,
chiamati poli o morsetti del generatore.
Sulla superficie esterna del polo B si realizza un addensamento delettroni in eccesso,
mentre sulla superficie del polo A si rende libera uneguale quantit di cariche elementari
positive.
Il dislocamento degli elettroni cessa quando le azioni intrinseche Fe del generatore
sono equilibrate dalle azioni attrattive F che vengono a manifestarsi nel verso opposto,
secondo la legge di Coulomb, fra le cariche positive e negative separate.
L'aspetto pi importante di questo processo rappresentato dal fatto che ad ogni
elettrone che viene spostato dal polo positivo al polo negativo viene conferita una certa
energia potenziale: questenergia equivale al lavoro sviluppato dalle forze Fe del
generatore per dislocare tal elettrone vincendo le forze coulombiane di richiamo.
L'energia potenziale che si rende disponibile ai morsetti del generatore tale da
permettere, agli elettroni che vengono dislocati fra un morsetto e l'altro del circuito
interno, di percorrere poi un circuito esterno che venga direttamente allacciato al
generatore, come in figura 2.
Questo processo continuo di scorrimento delle cariche, reso possibile dal fatto che
quando un certo numero delettroni lascia il morsetto B per attraversare il circuito
esterno e rientrare nel morsetto A, si determina una riduzione delle forze coulombiane di
reazione F (perch cala il numero delle cariche dislocate sui morsetti), con la
conseguenza che le forze intrinseche del generatore Fe tornano a prelevare e a produrre
lo spostamento daltrettanti elettroni nel circuito interno dal morsetto A al morsetto B.
Il movimento delle cariche elettriche attraverso un circuito utilizzatore non pu
avvenire liberamente, ma soltanto a spese di una certa quantit denergia, poich in ogni
apparecchio utilizzatore sempre sottratta una certa energia agli elettroni che lo
attraversano, per essere trasformata in quelle altre forme denergia che caratterizzano lo
specifico modo di funzionare dell'utilizzatore stesso.
Tra il valore dell'energia potenziale W posseduta dalla carica e il valore della carica
stessa.
Secondo la definizione l'unit di misura del potenziale ancora il joule/coulomb e cio
il volt.
Si dir pertanto che: "il potenziale di un assegnato punto P, di un circuito elettrico ha il
valore Vp=120V quando l'energia posseduta dalla carica di 1C concentrata in tale punto P
di 120J"
Il significato di questa grandezza fisica molto importante.
Il potenziale elettrico esprime, infatti, una misura del contenuto energetico di una
carica che si trova dislocata in un determinato punto.
Il contenuto denergia sar maggiore se la carica dislocata in punti a potenziale pi
alto, sar invece minore se i punti in cui la medesima carica si trova a potenziale pi
basso.
Si pu dire quindi che l'energia di una carica elettrica dipende sia dal valore Q di tale
carica, che dal valore del potenziale V che si riscontra nel punto in cui la carica si trova.
La relazione per il calcolo di questenergia si ricava dalla precedente formula ed ha la
forma
Quando i potenziali elettrici VA e VB di due qualsiasi punti A e B sono fra loro diversi,
la differenza
VAB = VA - VB
W = VAB Q
In un generatore l'effetto ultimo delle azioni interne quello di mantenere i due poli a
potenziale di valore diverso, creando fra essi una tensione che equivale al valore della
f.e.m., e cio al valore dellenergia che tali azioni interne forniscono alla carica unitaria.
Ne segue che: "la forza elettromotrice di un generatore misurata dalla differenza di
potenziale che essa determina e mantiene fra i due poli del generatore"
Corrente elettrica
Q
I=
t
Le due relazioni sopra descritte implicano che l'intensit di I resti costante per tutto
l'intervallo t, che si tratti perci di una corrente continua, come quella rappresentata in
figura.
In questa figura facile controllare che l'area delimitata dall'intervallo t fornisce una
rappresentazione della quantit delettricit Q.
Qualora invece la corrente sia di tipo variabile, la sua intensit non assume pi un
valore costante I, ma si presenta diversa da un istante all'altro, come nell'esempio
riportato in figura.
Anche in questo caso l'area sottostante alla curva della corrente i(t) delimitata
dall'intervallo di tempo t rappresenta la quantit di elettricit Q che fluisce durante
questo intervallo entro il circuito.
Se si esegue il rapporto tra tale area e la base t si ottiene la corrente media I relativa
all'intervallo t considerato: il significato che assume la intensit media quello di una
corrente continua e costante che nell'intervallo t capace di trasportare la stessa
quantit di elettricit Q che effettivamente trasportata dalla corrente variabile i(t).
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Nella pratica applicativa, si presenta spesso la necessit di controllare come si
distribuisce il flusso degli elettroni all'interno di un filo conduttore percorso da corrente.
A tal fine presa in considerazione la densit di corrente, definita dal rapporto fra la
corrente I che attraversa la sezione S del conduttore e la sezione stessa.
Fig.1 Versi convenzionali della f.e.m. e della d.d.p. con inserzione del Voltmetro e
dell'Amperometro
Voltmetri ed amperometri
Per quanto riguarda gli amperometri, il collegamento al circuito deve essere realizzato
in modo che lo strumento venga direttamente attraversato dalla corrente I che si vuol
misurare: questo richiede che l'amperometro venga inserito in serie nel circuito, come lo
strumento A della figura, con l'avvertenza che la corrente entri nello strumento
attraverso il morsetto contrassegnato con (+) affinch la deviazione possa avvenire nel
verso progressivo della scala di lettura.
L'esperienza dimostra quindi che crescendo la tensione agli estremi del filo, cresce
nella stessa proporzione la corrente che lo attraversa.
Se la tensione diventa doppia, tripla ecc. si raddoppia, si triplica ecc. la corrente.
Se l'esperienza viene ripetuta variando le dimensioni (lunghezza e sezione) del
conduttore C, D oppure variando la natura del conduttore (adottando successivamente fili
di rame, alluminio, ferro ecc.) si trova ancora che il rapporto fra le diverse tensioni
applicate e le rispettive correnti si conserva costante: ma questo rapporto ha un valore
diverso da un caso all'altro e cio sotto la stessa tensione, due o pi conduttori diversi
vengono attraversati da correnti diverse. Si esprime questo fatto sperimentale
affermando che: "conduttori diversi offrono al passaggio della corrente diversa
resistenza elettrica"
Intendendo, come resistenza elettrica di un conduttore, il rapporto fra il valore della
tensione applicata ai capi del conduttore e il corrispondente valore dell'intensit della
corrente che lo percorre.
Se pertanto, sotto l'azione della tensione V, un filo metallico percorso da una
corrente di intensit I, si dir che esso possiede una resistenza R espressa dal rapporto
R = V/I
Se nota la resistenza R del conduttore, si pu dire che, ogni volta che fra i suoi
estremi si applica una tensione qualunque V, il conduttore sar percorso da una corrente
che ha l'intensit
I = V/R
V=RI
Un materiale che presenti una resistenza elettrica dell'ordine dei megaohm sar
naturalmente un cattivo conduttore, perch anche sotto una tensione relativamente
elevata sar attraversato da una corrente piccola: sotto la tensione di 1V, un conduttore
di resistenza uguale a 1M attraversato da una corrente di 1 A.
Talvolta si preferisce scrivere la legge di Ohm, anzich nella forma V=RI che esprime
la proporzionalit fra tensione e corrente, nell'altra forma
I=GV
G = I/V = 1/R
La seguente relazione
Il fattore
Fino a che il circuito interrotto in K (circuito aperto), non circola alcuna corrente e fra
i due morsetti A e B del generatore si ha una d.d.p.
UAB = VAB = E
VAB = E - Ri I
La somma (R+ Ri) rappresenta la resistenza elettrica complessiva del circuito chiuso.
La relazione sopra indicata esprime la legge di Ohm relativa a tale circuito, la quale
pu essere cos enunciata: "Un circuito chiuso in cui agisce una f.e.m. costante sede di
una corrente continua che ha il verso della f.e.m. e unintensit eguale al rapporto tra la
f.e.m. e la resistenza complessiva del circuito".
La relazione
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VAB = E - Ri I
Mostra che la resistenza interna Ri del generatore determina una diminuzione della
tensione-corrente V(I).
La caratteristica esterna interseca l'asse delle tensioni nel punto VAB=E che
corrisponde alla condizione I=0.
All'aumentare della corrente erogata, in altre parole al diminuire della resistenza
esterna R, la caratteristica discende gradualmente fino al valore
VAB = 0
ICC = E / Ri
I=(E1+E2+...+En)/(R1+R2+...+Rn+Ri1+Ri2+...+Rin)
In altre parole l'intensit della corrente che percorre il circuito uguale alla somma
delle f.e.m. di tutti i generatori agenti, divisa per la resistenza elettrica complessiva del
circuito.
Pu accadere che in uno stesso circuito siano incluse una o pi f.e.m. agenti in un dato
verso e una o pi f.e.m. agenti in verso opposto, nel circuito non circola alcuna corrente.
Diversamente, nel circuito si stabilisce una corrente che circola nel verso delle f.e.m.
prevalenti.
Se si considerano positive le f.e.m. agenti in un dato verso e negative le f.e.m. agenti
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in verso contrario, la legge di Ohm per il circuito chiuso ancora espressa dalla relazione
sopra indicata purch il numeratore venga inteso come la somma algebrica di tutte le
f.e.m. presenti
Si prenda in esame, per esempio, il tratto di circuito A-B come in figura, percorso dalla
corrente IAB e nel quale si trova inserito un generatore di f.e.m. E resistenza interna Ri.
La f.e.m. E sia diretta nello stesso verso della corrente IAB. In base alla relazione
VAB = E - Ri I
Si pu scrivere
VBA = -E + Ri IAB
VAB + E = Ri IAB
Se nel tratto di circuito che si considera, la f.e.m. diretta invece nel verso opposto
alla corrente, come in figura,
In generale, quando nel tratto di circuito sono inserite pi f.e.m. comunque dirette e
un numero qualsiasi di resistenze, la legge di Ohm pu essere enunciata dicendo che: "la
somma algebrica della tensione esistente fra la sezione di ingresso della corrente e quella
di uscita, e di tutte le f.e.m. che sono inserite nel tratto di circuito, uguale alla somma
delle cadute ohmiche nel tratto considerato".
E' questa la legge di Ohm generalizzata la quale pu essere scritta sinteticamente
nella forma
VAB + a E = R IAB
Principi di Kirchhoff
I5 + I6 - I1 - I4 = 0
I5 + I6 = I1 + I4
Si applichi la legge di Ohm ai singoli tratti successivi AB, BC, CD, DA della maglia in
questione, tenendo presenti i versi delle f.e.m. e delle correnti indicate nella figura.
VAB - E1 = R1 I1
VBC + E2 = -R2 I2
VCD + E3 = R3 I3
VDA = - R4 I4
- E1 + E2 + E3 = R1 I1 - R2 I2 + R3 I3 - R4 I4
I1 = I2 + I3 ; I2 + I4 = I5 ; I6 + I5 = I1
E1 - E2 = R1 I1 + R2 I2 + R5 I5
-E2 = R2 I2 - R4 I4 - R3 I3
0 = R5 I5 - R6 I6 + R4 I4
Figura 2
Si hanno dunque sei equazioni indipendenti, quante sono le correnti incognite, che
possono essere determinate, in grandezza e segno, risolvendo il sistema: le correnti che
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risulteranno positive avranno verso opposto a quello indicato.
Due o pi resistenze si dicono collegate in serie fra loro quando sono connesse una di
seguito all'altra in modo da essere attraversate dalla stessa corrente come mostrato in
figura.
4) L'intera serie equivale a un'unica resistenza Req pari alla somma di tutte le
resistenze che la compongono:
Req = V/I = R1 + R2 + ... + Rn
Nel caso particolare di n resistenze uguali di valore R connesse in serie, la resistenza
equivalente risulta:
Req = n R
In questo caso, la tensione esistente ai capi si ciascuna delle n resistenze pari a V/n:
un dispositivo siffatto, costituito in modo da poter prelevare le varie tensioni parziali
prende il nome di divisore ohmico di tensione.
I=I1+I2+..+In=(V/R1)+(V/R2)+..+(V/Rn)=V(1/R1+1/R2+..+1/Rn)
Req=V/I=1/(1/R1+1/R2+...+1/Rn)
Questa resistenza equivalente sempre minore della pi piccola fra tutte le resistenze
del gruppo. In particolare, collegando in parallelo n resistenze uguali di valore R, la
resistenza equivalente del gruppo risulta:
Req=1/(1/R1+1/R2)=(R1R2)/(R1+R2)
In altre parole la resistenza di un arco doppio data dal prodotto delle resistenze dei
due lati diviso la loro somma. Se I la corrente totale la tensione fra i nodi A e B del
parallelo espressa dalla relazione:
VAB=ReqI=I((R1R2)/(R1+R2))
Ne risulta che in questo tipo di collegamento "la conduttanza equivalente data dalla
somma delle conduttanze componenti"
Collegamento a triangolo
R12=(R1R2+R2R3+R3R1)/R3 R1=(R31R12)/(R12+R23+R31)
R23=(R1R2+R2R3+R3R1)/R1 R2=(R12R23)/(R12+R23+R31)
R31=(R1R2+R2R3+R3R1)/R2 R3=(R23R31)/(R12+R23+R31)
Nel caso particolare, molto importante, di resistenze fra loro uguali, tutte le precedenti
relazioni si riassumono nella semplice formula R=3RY la quale indica che una terna di
resistenze a stella di valore RY corrisponde ad una terna di resistenze a triangolo di valore
R tre volte maggiore.
V = E - Ri I
Questa relazione esprime il fatto che: "La tensione disponibile ai morsetti del
generatore data dalla differenza tra la f.e.m. E e la caduta ohmica interna Vi = Ri I"
Affinch a parit di corrente erogata I tale caduta interna sia la pi bassa possibile
necessario che la resistenza interna Ri del generatore risulti sufficientemente piccola: si
perviene cos alla nozione di generatore di tensione ideale per il quale la resistenza
interna ritenuta di valore nullo.
La propriet fondamentale del generatore ideale allora quella di poter fornire una
tensione costante V=E a qualsiasi valore di corrente erogata.
I = IC - Gi V
La quale indica che: "La corrente disponibile all'esterno del generatore data dalla
differenza fra la corrente generata Ic e la corrente derivata interna Ii=GiV"
Affinch a parit di tensione ai morsetti V tale componente interna della corrente sia la
pi bassa possibile, necessario che la conduttanza interna Gi risulti sufficientemente
piccola: si giunge cos alla nozione di generatore di corrente ideale per la quale la
conduttanza interna Gi di valore praticamente nullo, e che pertanto in grado di fornire
al circuito una corrente costante I=Ic a qualunque valore della tensione ai morsetti.
V0 = E = IC/Gi IC = E/Ri
R0 = R1 = 1/Gi Gi = 1/Ri
Per una rete elettrica comunque conformata e comunque estesa valgono le note leggi
o principi di Kirchhoff che rappresentano le leggi fisiche cui obbediscono tensioni e
correnti delle reti.
Primo principio
"In ciascun nodo la somma algebrica delle correnti uguale a zero" a I = 0
Nella somma algebrica, le correnti che entrano nel nodo vanno considerate di segno
opposto a quello delle correnti che nagiscono.
Secondo principio
"In ciascun nodo la somma algebrica delle correnti uguale a zero" a V = 0
Prestabilito un verso di percorrenza della maglia, e assunte inoltre come positive le
cadute ohmiche dovute a correnti concordi col verso di percorrenza e negative le altre,
questenunciato pu essere scritto anche nella seguente forma: a E = a RI la quale
indica che: "In ciascuna maglia la somma algebrica delle f.e.m. uguale alla somma
algebrica delle cadute ohmiche"
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I due principi di Kirchhoff, nelle forme sopra enunciate, consentono di scrivere, per
qualsiasi rete elettrica, un numero n dequazioni fra loro indipendenti, tante quante sono i
lati l della rete. Se le incognite, come normalmente avviene, sono rappresentate dalle
correnti dei vari lati, il sistema dequazioni che pu essere impostato consente quindi di
determinare unicamente, in valore e segno, tali correnti incognite.
Una volta determinate le correnti, si rende possibile il calcolo delle rimanenti incognite
della rete che sono rappresentate, ancora in numero di l, dalle tensioni che si stabiliscono
fra i due terminali di ciascun ramo: chiaro, infatti, che una rete elettrica formata da l
rami si presenta sempre, in generale, con un numero complessivo di incognite pari a 2l;
incognite che sono costituite dall'insieme delle correnti e delle tensioni relative a ciascuno
dei rami della rete.
Note le correnti, per il calcolo delle tensioni si fa ricorso alla legge di Ohm
generalizzata, che fornisce per ciascuno dei bipoli costituenti i vari lati una relazione del
tipo: V+aE=aRI ove come unica incognita sia ha precisamente la tensione V esistente
fra gli estremi del lato. L'applicazione pratica del metodo di Kirchhoff richiede, come
condizione essenziale, l'indipendenza delle equazioni che figurano nel sistema risolvente.
Tale indipendenza assicurata se: nell'applicazione del primo principio si scelgono
tutti e soli i nodi sui quali converge almeno uno dei lati non precedentemente considerato
nellapplicazione del secondo principio si scelgono tutte e sole le maglie che contengono
almeno un lato non precedentemente considerato.
In base a ci nell'applicare il primo principio baster prendere in considerazione (una
sola volta) tutti gli n nodi della rete meno uno, per scrivere (n-1) equazioni ai nodi;
nell'applicare invece il secondo principio per impostare le rimanenti l- (n-1) equazioni
indipendenti, converr di volta in volta contrassegnare i lati utilizzati cos da rendere
direttamente riconoscibili quelle maglie della rete che presentano almeno un lato non
ancora utilizzato: il sistema di equazioni sar completo quando tutti i lati, secondo tale
procedimento, risulteranno contrassegnati.
Teorema di Millman
VAB=(IC1+IC2+...+ICn)/(G1+G2+...+Gn)
Che consente di calcolare direttamente la tensione fra due nodi A e B della rete.
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Naturalmente se, come in figura, i rami derivati sono costituiti da generatori di tensione
la relazione ancora valida purch i termini a numeratore si scrivano nella forma:
avendo indicato con E1, E2, ..., En le f.e.m. inserite nei vari lati, e con R1, R2, ..., Rn le
resistenze dei medesimi. In questo caso conviene quindi porre
VAB=(G1E1+G2E2+...+GnEn)/(G1+G2+...+Gn)
Anche se i metodi d'analisi fin qui esaminati sono del tutto sufficiente per risolvere i
problemi relativi alle reti elettriche, il loro impiego pratico per lo studio di reti complesse
potrebbe rivelarsi alquanto laborioso per l'elevato numero dequazioni del sistema
algebrico risolvente.
Si sono perci sviluppati altri metodi di studio, che consentono di procedere
speditamente, specie se si tiene conto che non sempre richiesta l'analisi completa di
una rete elettrica, ma in molti casi sufficiente unanalisi parziale, finalizzata ad esempio
al calcolo di una sola corrente. Uno di questi metodi basato sul principio di
sovrapposizione degli effetti.
Questo fondamentale principio afferma in generale che: "In un sistema fisico di
caratteristiche lineari, l'effetto prodotto da pi cause concomitanti pari alla somma
algebrica degli effetti prodotti singolarmente da ciascuna causa".
Applicato alle reti elettriche lineari, il principio di sovrapposizione pu essere cos
enunciato: "In una rete elettrica lineare alimentata da pi generatori, la corrente e la
tensione che interessano ciascun lato sono date dalla somma algebrica delle correnti e
delle tensioni che sono prodotte in quel lato da ogni singolo generatore agente da solo"
A titolo desempio si consideri la semplice rete, come in figura, dalla quale si vogliano
determinare la corrente I e la tensione VAB del ramo centrale. In base al principio di
sovrapposizione degli effetti, queste due grandezze sono esprimibili per mezzo delle
seguenti relazioni:
I=I'+I"; VAB=V'AB+V"AB
Ove la corrente I' e la tensione V'AB sono la corrente e la tensione che si hanno nel
ramo considerato quando nella rete agisce soltanto il primo generatore (in pratica il
generatore di corrente) conformemente allo schema in figura a; la corrente I" e la
tensione V"AB sono invece la corrente e la tensione che interessano lo stesso ramo
quando agisce soltanto il secondo generatore, conformemente allo schema della figura B.
Si consideri come in figura A una rete elettrica che fa capo a due morsetti A e B
(attraverso i quali la rete pu essere connessa con un semplice bipolo passivo esterno, o
pi in generale con un'altra porzione di rete qualsiasi).
La rete considerata sia costituita da generatori di tensione, da generatori di corrente e
da resistenze, comunque collegati fra loro: il principio del generatore equivalente
stabilisce che la rete facente capo ai morsetti A e B pu essere sostituita da un
generatore di tensione (di caratteristiche opportune) o da un generatore di corrente,
come schematizzato nelle figure B e C, senza con ci alterare il funzionamento del
circuito che collegato in A e B esternamente ad essa.
La dimostrazione del teorema di Thvenin basata sul concetto dequivalenza fra reti
elettriche a due morsetti: "Due reti si dicono equivalenti, rispetto a due morsetti se l'una
rete pu essere sostituita all'altra senza che cambi il funzionamento di un qualunque
circuito esterno collegato fra gli stessi morsetti".
In un sistema lineare, l'equivalenza di funzionamento cos definita sussiste purch le
due reti abbiano lo stesso comportamento in due sole condizioni di carico, quali ad
esempio il funzionamento a vuoto (I=0; VAB=VAB0) e il funzionamento in cortocircuito
(VAB0=0; I=ICC):
a) con riferimento alla prima condizione, poich in un generatore di tensione la d.d.p.
che si manifesta a vuoto fra i morsetti coincide col valore della sua f.e.m., per
l'equivalenza fra rete e generatore basta che risulti: Eeq=VAB0
b) con riferimento alla seconda condizione, poich nel generatore la corrente di
cortocircuito incontra la sua resistenza interna Req, per l'equivalenza fra rete e
generatore basta che tale resistenza risulti di valore uguale a quello che la stessa
corrente di cortocircuito incontra per attraversare l'interno della rete dal morsetto
A al morsetto B, e cio di valore uguale alla resistenza RAB0 vista fra tali due
morsetti guardando verso l'interno della rete.
Per verificare l'utilit di questo teorema nello studio parziale delle reti baster il
semplice esempio applicativo che segue. Sia data la rete in figura 1 e si voglia
determinare la corrente I che percorre il ramo AB.
Per il circuito A:
Per il circuito B:
Teorema di Norton
Oltre che con un generatore di tensione, una rete elettrica facente capo a due punti
Prof. Piero Scotto - Corso di Elettrotecnica pag. 33
pu essere sostituita anche con un generatore di corrente.
Le caratteristiche, che deve presentare questo tipo di generatore, sono indicate dal
Teorema di Norton che afferma: "Il generatore di corrente equivalente a una rete
collegata a due morsetti A e B caratterizzata da una corrente generata ICeq di valore
pari alla corrente IABcc che si stabilisce in un collegamento di cortocircuito praticato fra A e
B, e da una conduttanza interna Geq di valore pari alla conduttanza vista fra gli stessi
morsetti"
La conduttanza interna Geq quella che appare fra i due morsetti A e B guardando
verso l'interno della rete (resa passiva). Nel caso in esame si ha (da figura B) la seguente
relazione:
Sono esempi denergia potenziale l'energia posseduta dai corpi sospesi soggetti
alla forza di gravit, l'energia dei corpi elastici deformati, e l'energia elettrica
In ogni fenomeno in cui avviene una trasmissione denergia di una data forma, oppure
una trasformazione denergia da una forma ad un'altra si chiama con il nome di potenza:
"La quantit denergia che si trasmette o si trasforma nell'unit di tempo"
Cos se un sistema trasmette a un altro sistema, nell'intervallo di tempo t, una
quantit di energia pari a W, si dir che: il primo sistema sviluppa e trasmette al
secondo, che la assorbe, la potenza
Per poter valutare le potenze, necessario definire la potenza unitaria, ossia quella
che si assume per unit di misura della potenza. Se nella relazione
Si pone W=1J e t=1s risulta P=1J/s, e cio nel Sistema Internazionale (SI) l'unit di
potenza il joule/secondo, unit che viene denominata watt e indicata col simbolo W;
risulta quindi che
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In pratica si usa spesso il multiplo kilowatt (kW) equivalente a 10 W.
Qualche volta si adotta pure, per misure di potenze rilevalnti, il megawatt (MW) che
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equivale a 10 W, e il gigawatt (GW) corrispondente a 10 W e perci a mille megawatt.
Per misure di potenze piccolissime si usa invece il milliwatt (mW) pari a un millesimo
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di watt (10 W), e il microwatt (mW), pari a un milionesimo di watt (10 W).
Quindi si pu dire che la potenza di 1 W compie nell'intervallo di tempo di 1 secondo
(s) il lavoro di 1 Joule (J), il che equivale a dire che 1 J corrisponde al lavoro di 1 Ws
(wattsecondo).
La stessa potenza di 1 W nel tempo di 1 ora (h) compie il lavoro di 3600 J, ossia 3600
Ws: questo lavoro si indica con il nome di wattora (Wh).
Analogamente si usa comunemente l'unit di energia kilowattora (kWh) prendendo
come unit di potenza il kilowatt, e come unit di tempo l'ora (h).
In ogni processo in cui l'energia elettrica (e cio l'energia delle cariche elettriche) si
genera con spesa di energia di altra forma, o si trasmette per trasformarsi a sua volta in
altra energia, si dovr indicare con il nome di potenza elettrica (rispettivamente
generata, trasmessa, assorbita) la quantit di energia elettrica che si mette in gioco
nell'unit di tempo.
Il lavoro elettrico che si mette in gioco nel trasferimento dell'unit di carica tra due
punti qualsiasi corrisponde, per definizione, alla tensione elettrica V che esiste fra questi
due punti.
Dato che in un circuito percorso da corrente accade, in ogni intervallo t, un
trasferimento di cariche Q pari in valore al prodotto dellintensit I di tale corrente per la
durata t, si comprende che la potenza elettrica rester determinata dalle relazioni:
In generale un circuito elettrico che presenta agli estremi una tensione costante V ed
percorso da una corrente costante I, eroga oppure assorbe (a seconda dei casi) la
potenza elettrica espressa, in watt, dal seguente prodotto:
P =V I
Se il circuito rimane in funzione per un assegnato intervallo t, esso eroga oppure
assorbe unenergia che espressa, in joule, dalle seguenti relazioni:
W = P t = V I t = V Q
La potenza che il conduttore assorbe dalla rimanente parte del circuito cui appartiene
data dal prodotto: P=V I
Sostituendo a V il valore di RI fornito dalla legge di Ohm, la potenza assorbita rimane
espressa dalla seguente relazione:
2
P=VI=RII=RI
Si pu osservare subito che questo risultato indipendente dal verso che la corrente
2
ha nel tratto di conduttore considerato, perch il prodotto RI si mantiene in ogni caso
positivo. Inoltre, la potenza P proporzionale alla resistenza R del conduttore e al
quadrato della corrente I che lo percorre.
Come noto, la resistenza elettrica deriva dall'attrito interno che si oppone allo
spostamento degli elettroni nel filo metallico (cio alla corrente): perci evidente che la
potenza elettrica P altro non pu essere se non la potenza che resta impegnata a
produrre lo spostamento degli elettroni contro le resistenze passive che li frenano: tale
potenza si trasforma in calore, ed ci che l'esperienza conferma (effetto joule).
Il fisico Joule (a sinistra), per primo determin con
accurate esperienze la quantit di calore che si sviluppa
quando una corrente attraversa un conduttore di resistenza
nota, e giunse cos a enunciare la seguente legge, nota
appunto sotto il nome di legge di joule: "In un tratto di
circuito di resistenza elettrica R, percorso da una
corrente di intensit costante I, si sviluppa, ad ogni
secondo una quantit di calore equivalente alla
2
potenza elettrica P= RI "
Talvolta conviene esprimere la potenza dissipata per
effetto Joule in funzione della tensione V agente ai capi della
resistenza R come in figura 2.
2
P = V /R
In tutte queste applicazioni la quantit di calore Qc che viene prodotta per effetto
Joule in un tempo t prefissato si calcola immediatamente ricordando che in ogni
trasformazione di energia in calore, la quantit di energia di 1 kWh produce una quantit
di calore pari a 860 kcal: ne consegue che entro un apparecchio elettrotermico che
assorbe una potenza elettrica P (kW), nel tempo di t ore viene generata una quantit di
calore espressa dalla seguente relazione:
Qc (kcal) = 860 x P (kW) x t (h)
Nei circuiti elettrici che hanno tutt'altro scopo che quello di produrre del calore,
l'effetto Joule rappresenta sempre una inevitabile perdita di potenza, che va a detrimento
del rendimento dell'impianto.
Nei circuiti interni delle macchine elettriche, e lungo i fili delle linee di
trasmissione dell'energia, si deve contenere questa perdita di potenza entro
limiti tollerabili, proporzionando adeguatamente la sezione dei conduttori,
anche al fine di contenere le sopraelevazioni di temperatura al disotto di quei
valori oltre i quali sarebbe compromessa la buona conservazione degli
isolamenti.
UAB = VAB = E - Ri I
Il valore della corrente I che erogata dal generatore dipende dal valore della
resistenza esterna R in base alla relazione
Per valori diversi della resistenza R, diverse risultano le condizioni di lavoro del
generatore e, in particolare, diverse sono le perdite interne e il rendimento: se la
resistenza di carico elevata, minore sar la corrente erogata, minori risulteranno le
perdite interne e maggiore sar il rendimento; il contrario avviene se la resistenza R
presenta valori ridotti.
In tal caso la corrente circola nel verso della f.e.m. prevalente, e perci nel verso
opposto all'altra, la quale agisce pertanto come una forza controelettromotrice (f.c.e.m.).
Posto quindi E1>E, nel circuito chiuso formato dai due generatori si costituisce una
corrente I espressa dalla seguente relazione
Pa = VAB I
D'altra parte se la corrente I entra per il morsetto positivo di questo generatore vuol
dire che la tensione VAB vince la f.c.e.m. E che la contrasta e vince in pi la caduta
interna Ri I. Si ha cos
VAB = E + Ri I
Che dissipata in calore per effetto joule nella resistenza interna Ri.
Il primo termine PE=EI esprime invece la potenza elettrica che resta impegnata a
vincere la f.c.e.m. che contrasta la corrente, in altre parole rappresenta la potenza
assorbita da questa f.c.e.m..
Questa potenza elettrica deve trasformarsi in energia d'altra forma, attraverso quello
stesso processo fisico da cui prende origine la f.c.e.m.: ad esempio, nel circuito interno di
un motore elettrico si origina una f.c.e.m. che si oppone alla corrente; l'energia elettrica
che occorre spendere per vincere questa f.c.e.m si trasforma in energia meccanica che
viene trasmessa all'asse del motore.
Sono chiamati fenomeni elettrostatici tutti quei fenomeni elettrici che sono prodotti
nello spazio (e nei corpi che vi sono immersi) dalle cariche elettriche libere, positive o
negative, che si trovano in equilibrio statico (vale a dire ferme) sui corpi comunque
elettrizzati. Se si ricorda che, in base alla legge di Coulomb, le cariche elettriche agiscono
mutuamente le une sulle altre con delle attrazioni e repulsioni reciproche le quali si
esercitano in tutte le direzioni che si irradiano da ciascuna di esse, si intuisce che le
azioni elettriche non si manifestano solo in seno ai corpi nei quali sono contenute, ma si
estendono invece e investono l'intero spazio circostante: l'esperienza prova infatti che
tutte le azioni elettriche si esercitano a distanza anche attraverso lo spazio vuoto senza
l'intervento di nessuna continuit materiale che debba trasmetterle.
Una carica elettrica puntiforme, positiva o negativa, agisce radialmente in tutte le
direzioni su tutte le altre cariche che si trovano immerse nell'intero spazio circostante:
essa respinge tutte le cariche deguale segno e attrae invece le cariche di segno opposto.
Si esprime questo fatto dicendo che ogni carica positiva o negativa, considerata a s
produce, nell'intero spazio circostante in cui immersa, un campo elettrico.
Inversamente ogni carica elettrica, positiva o negativa, si trova sempre soggetta ad
una forza che la risultante delle attrazioni e delle repulsioni che essa risente dalle
singole cariche elementari circostanti. Questo fatto pu essere espresso affermando che
ogni carica elettrica subisce l'azione del campo elettrico risultante dall'azione dei campi
propri di tutte le cariche rimanenti. Generalizzando i concetti esposti, si definisce come
campo elettrico: "Ogni regione dello spazio in cui si manifestano delle forze elettriche, in
pratica ogni regione dello spazio in cui ogni carica elettrica che vi immersa si trova
soggetta ad una forza che tende a muoverla secondo una direzione determinata".
L'esistenza o meno di un campo elettrico in una data regione dello spazio pu essere
rivelata sperimentalmente per mezzo di una carica elettrica di prova che venga posta di
seguito nei vari punti della regione considerata. Nei punti in cui tale carica di prova
soggetta ad una forza, qui esister un campo elettrico, il quale sar considerato tanto pi
intenso quanto pi intensa la forza rilevata.
Per esprimere una misura dellintensit del campo elettrico si fa riferimento alla forza
che agisce sulla carica di prova unitario positivo. Quindi se F il vettore che individua in
ampiezza, direzione e verso la forza che agisce su una carica di prova di valore generico
Q, si sosterr che nel punto in cui tale carica stata collocata esiste un campo la cui
intensit rappresentata dal vettore K definito dalla seguente relazione
L'intensit del campo elettrico pertanto definita in valore e verso dal vettore K che
rappresenta la forza coulombiana che il campo esercita sull'unit di carica positiva
idealmente concentrata nel punto considerato.
L'unit di misura dell'intensit di campo il newton a coulomb (N/C).
Ove sia noto il vettore K nei vari punti del campo elettrico, possibile determinare in
valore e verso le forze meccaniche che agiscono su cariche elettriche di valore Q qualsiasi
supposte concentrate in tali punti. Dette forze F sono date dalla seguente relazione
Gli effetti che sono prodotti dall'azione di queste forze dipendono naturalmente dal
grado di mobilit delle cariche che le risentono: in particolare se una carica positiva o
negativa si trova immersa in un campo elettrico qualunque ed perfettamente libera di
muoversi, essa descrive una traiettoria ben definita rappresentata dalla linea che ha per
tangente nei vari punti la direzione assunta in quei punti dalla forza che la trascina:
questa linea prende il nome di linea di forza del campo.
Ad esempio il campo elettrico prodotto da una sfera elettrizzata isolata nello spazio si
rappresenta rispettivamente come in figura A e B secondo che la sfera porti degli
elettroni in eccesso oppure in difetto, e cio secondo che la sfera sia elettrizzata
negativamente o positivamente: nel primo caso il verso delle linee di forza converge sulla
sfera perch tale il verso in cui essa tende ad attrarre le cariche elementari positive
situate in punti come P nello spazio circostante; nel secondo caso invece il verso delle
linee di forza diverge dalla sfera elettrizzata positivamente perch le cariche elementari
positive dello spazio circostante vengono respinte. In generale si pu dire che le linee di
forza elettriche divergono sempre dai corpi elettrizzati positivamente e convergono sui
corpi elettrizzati negativamente.
Ogni processo delettrizzazione dei corpi avviene sempre per separazione di un certo
numero di cariche elementari positive e negative inizialmente compenetrate fra loro a
costituire lo stato elettricamente neutro.
Ne segue che per produrre nello spazio un campo elettrostatico necessario disporre
di almeno due corpi ad uno dei quali venga sottratto un certo numero di elettroni per
comunicarli in eccesso all'altro.
In generale i corpi interessati a questo trasferimento di cariche sono costituiti da due
(o pi corpi metallici isolati ai quali si da comunemente il nome di armature del campo:
dalla forma e posizione reciproca di tali armature dipende la distribuzione spaziale del
vettore campo elettrico K e cio l'andamento delle linee di forza del campo. Il caso pi
semplice rappresentato dal campo elettrico a geometria piana che si pu ottenere
collegando ai due poli opposti di un generatore elettrico, di f.e.m. E, due armature piane
A e B, destensione illimitata, disposte parallelamente l'una all'altra alla distanza d e
separate fra loro da un qualunque mezzo fisico isolante come in figura.
VAB = k d
Se in luogo di due piatti metallici, si pongono due sfere S1 e S2, le linee di forza del
campo elettrico assumono l'andamento indicato in figura, il quale dalla sovrapposizione
dei due campi radiali relativi ad ogni singola sfera. Un corpuscolo elettrizzato
positivamente posto ad esempio in P, soggetto ad una forza repulsiva F1 da parte della
sfera positiva S1 e ad una forza attrattiva F2 da parte della sfera negativa S2: esso tende
pertanto a muoversi per un piccolo intervallo nella direzione della forza risultante F. Ma
non appena esso giunto in un punto vicino P' le due forze che lo sollecitano mutano di
direzione e di intensit perch variata la distanza del corpuscolo dalle due sfere, e
precisamente la forza F1 diminuisce e assume un nuovo valore F'1 e la F2 aumenta per
assumere il valore F'2; la forza risultante assume cos il valore e la direzione F'.
Prof. Piero Scotto - Corso di Elettrotecnica pag. 43
Procedendo in tal modo punto per punto, si riconosce che se il corpuscolo considerato
inizialmente accostato alla sfera positiva esso condotto dal campo elettrico a cadere
sulla sfera negativa, seguendo precisamente traiettorie del tipo rappresentato in figura
dalle linee di forza del campo.
Da quanto accennato, discende la seguente importante conclusione: le linee di forza di
un campo elettrico sono sempre delle linee limitate che congiungono con i loro estremi,
senza mai intrecciarsi, le superfici dei corpi sui quali sono distribuite le cariche di segno
opposto che producono il campo. Ogni linea di forza parte sempre da un corpo
elettrizzato positivamente e termina su un altro corpo elettrizzato negativamente.
Se si ricorda che ogni campo elettrostatico per definizione riferita a una distribuzione
di cariche elettriche in equilibrio, e cio ferme, ne discende che in ogni conduttore
comunque elettrizzato, il campo elettrico, deve essere necessariamente nullo in tutti i
punti interni alla superficie che lo delimitano. Si supponga, infatti, per assurdo, che ci
non sia vero; in tal caso il campo elettrico agente nella massa del conduttore vi
promuoverebbe senz'altro un certo movimento degli elettroni liberi; ma rimanendo
invece ferme le cariche si deve concludere che nessun campo agisce su di esse.
Inoltre, le cariche di elettrizzazione possono distribuirsi soltanto sulla superficie del
conduttore, e mai possono penetrare all'interno: una carica che potesse penetrare
all'interno del conduttore dovrebbe produrre un campo elettrico nello spazio ad essa
circostante; ma, come si visto, nei punti interni alla superficie dei conduttori elettrizzati
staticamente il campo deve risultare nullo.
Queste considerazioni permettono di affermare che la conformazione dei campi
elettrostatici soddisfa in ogni caso alle quattro condizioni seguenti
Ogni coppia di conduttori isolati, l'uno rispetto all'altro fra il quale esiste o si pu
stabilire un campo elettrico costituisce un sistema il qual denominato condensatore. I
due corpi sui quali si distribuiscono le cariche elementari disgiunte che producono il
campo prendono il nome darmature del condensatore. Le due armature sono separate
l'una dall'altra da un dielettrico che pu essere il vuoto oppure, pi comunemente, l'aria o
un qualunque materiale isolante solido o liquido.
Figura2 - Formazione del campo elettrico fra un corpo isolato ed altri connessi al suolo
In definitiva si pu concludere che ogni campo elettrico si svolge sempre fra le due
armature di un condensatore, sulle quali siniziano e terminano tutte le linee di forza del
campo: la qualit di cariche elementari positive (o negative) complessivamente
distribuite rispettivamente sull'una (o sull'altra) armatura costituisce la carica elettrica Q
del condensatore la quale viene misurata in coulomb.
Evidentemente la carica positiva di una delle armature sempre uguale in valore alla
carica negativa dell'altra: si esprime quanto fatto dicendo che sulle due armature del
condensatore si hanno due cariche elettriche uguali ed opposte. In tali condizioni, fra le
due armature esiste una certa d.d.p. la quale costituisce la tensione elettrica V
corrispondente alla carica Q che si trova addensata sulle due armature del condensatore.
La quantit totale di elettricit Q che un condensatore assume sulle armature, positiva
da una parte e negativa dall'altra, sotto una tensione assegnata e costante, di valore V,
varia da un condensatore a un altro con la forma, l'estensione, e la posizione reciproca
delle armature, e inoltre anche con la natura del dielettrico interposto. In altri termini
due o pi condensatori diversi, caricati tutti alla stessa d.d.p. V, assumono e trattengono
sulle rispettive armature delle quantit di elettricit differenti e cio un diverso numero di
coulomb.
Si esprime brevemente questo fatto dicendo che i diversi condensatori hanno una
capacit diversa, e precisamente una capacit maggiore quelli che per una tensione
assegnata assumono sulle armature una maggiore quantit di cariche elementari, e
capacit minore invece quelli che assumono una quantit di elettricit minore.
I condensatori reali sono normalmente costruiti in modo che due superfici metalliche
sufficientemente estese risultino reciprocamente affacciate e separate da un sottile e
uniforme strato di materiale dielettrico: una simile struttura prende il nome di
condensatore piano, anche se spesso le armature assumono una forma incurvata, come
nei condensatori a nastri arrotolati (come in figura 1).
Q = D S = 0 r (V/d) s
Per mezzo di questa semplice relazione si rende possibile determinare, attraverso sole
misure di capacit il valore della costante dielettrica relativa r della maggior parte dei
materiali dielettrici usati nella tecnica.
Si osserva che la corrente di carica i inizia con la sua massima intensit del valore
I0=E/R
All'atto della chiusura del circuito di carica, avente resistenza R, per poi diminuire fino
a ridursi a zero; mentre la tensione vc fra le due armature del condensatore va
aumentando fino a raggiungere e uguagliare il valore della tensione dalimentazione vale
a dire il valore E della f.e.m. della batteria.
Il tempo che decorre fra l'istante iniziale e l'istante in cui raggiunto l'equilibrio Vc=E
rappresenta la durata del periodo transitorio di carica del condensatore. Si pu dire che la
durata di questo periodo (indicato con T in figura) rappresenta l'intervallo di tempo che
impiegato dalla corrente di carica i a trasportare sulle armature del condensatore la
quantit delettricit Q=C Vc che deve essere assorbita dalle armature del condensatore.
Gli andamenti indicati in figura, dalla corrente di carica i e della tensione ai capi del
condensatore vc, sono delle curve esponenziali espresse analiticamente, in funzione del
tempo t, dalle seguenti relazioni
E' chiaro che la quantit di elettricit che nel periodo di scarica viene trasportata dalla
corrispondente corrente, deve necessariamente coincidere con la quantit di elettricit Q
che era stata comunicata al condensatore durante la carica.
Collegamento in parallelo
- Ciascun elemento soggetto alla stessa d.d.p. VAB, corrispondente alla tensione
che si applica fra i due morsetti A e B;
- Se i condensatori hanno le capacit C1, C2, ..., Cn, essi assumono le cariche
Collegamento in serie
- I condensatori della serie accumulano tutti una egual carica elettrica Q, la quale
coincide anche con la carica totale della batteria;
- Se i condensatori presentano le capacit C1, C2, ..., Cn, fra le armature rispettive si
manifestano le tensioni
V1 = Q/C1 V2 = Q/C2 Vn = Q/Cn
- La tensione totale ai morsetti della batteria corrisponde alla somma delle tensioni
dei condensatori della serie vale a dire
Nel collegamento serie la capacit risultante Ceq dunque l'inversa della somma delle
inverse capacit dei singoli componenti.
La capacit equivalente tanto pi piccola quanto maggiore il numero degli elementi
in serie, ed sempre minore della pi piccola fra le capacit dei singoli condensatori.
In particolare il collegamento in serie di n condensatori uguali di capacit C, fornisce
una capacit equivalente
Q=CV
E' chiaro che, se la tensione fra le armature del condensatore durante il processo di
formazione del campo mantenesse il valore costante V, allo spostamento da un'armatura
all'altra della quantit delettricit Q corrisponderebbe un lavoro espresso dal prodotto
QV. Ma durante la carica del condensatore la tensione fra un'armatura e l'altra va
aumentando gradualmente dal valore iniziale, che nullo, fino a raggiungere il valore
finale dato dal rapporto
V = Q/C
E' facile intuire allora che il lavoro W che si deve spendere per eseguire la carica del
condensatore, e l'energia che in questo si accumula, deve essere espresso dal prodotto
della quantit delettricit Q che partecipa al fenomeno, per il valore medio della tensione
fra le due armature che uguale a V/2. Si ottiene cos l'espressione
W = Q V/2
Essendo Q=CV, la stessa energia W pu essere espressa anche dalle seguenti relazioni
Il verso delle linee di forza cos generate fornito dalla regola di Maxwell:
Il verso delle linee di forza del campo magnetico generato dalla corrente che percorre
un conduttore quello secondo cui deve essere fatto ruotare un cavaturaccioli, coassiale
al conduttore, per farlo avanzare nel verso della corrente
Se il circuito percorso da corrente ha la forma di una spira circolare, il campo
magnetico generato assume l'aspetto rappresentato in figura 2, in cui si ravvisano ancora
tante linee di forza chiuse su se stesse e concatenate con la corrente della spira: il verso
delle linee pu essere determinato applicando la regola di Maxwell, con il cavaturaccioli
disposto tangenzialmente alla spira.
H = NI / l
H=I/2pr
Risulta perci tanto pi debole quanto maggiore la distanza dal filo. Al centro di una
spira circolare (figura 2) si ha invece l'intensit
H=I/2r
Figura 1
C = "C - 'C
Fra il valore finale "C e il valore iniziale 'C del flusso concatenato.
Secondo questa relazione, il segno (e quindi il verso) della f.e.m. indotta sempre
contrario al segno della variazione C del flusso.
Tale variazione da ritenersi positiva se il flusso concatenato in aumento, e negativa
se tale flusso invece decresce.
Ne segue che un valore positivo della f.e.m. indicher che la corrente nel circuito
indotto dovr produrre un flusso concorde col flusso induttore; un valore negativo
indicher invece che la corrente indotta dovr produrre un flusso discorde.
Figura 1
Il numero dei voltsecondi indotti che si ottengono tagliando tutte le linee di forza che
attraversano la superficie considerata fornisce la misura del flusso magnetico (espresso
in weber) che attraversa la superficie stessa.
Se ora simmagina di suddividere la superficie S in tanti quadrati aventi ciascuno l'area
unitaria, chiaro che si pu anche considerare il flusso corrispondente a ciascuno di
questi quadrati: si potr parlare cos di flusso per unit di superficie.
Il flusso riferito all'unit di superficie normale alle linee d'induzione definisce la densit
di flusso del campo: questa densit di flusso denominata semplicemente col nome
dinduzione magnetica e designata col simbolo B.
E' chiaro che, se il flusso totale che attraversa la superficie S, la densit di flusso,
o induzione magnetica B, sar espressa dal rapporto
B = /S
Essa espressa in weber a metro quadrato, unit che prende il nome di tesla (T).
L'esperienza dimostra che l'induzione B direttamente proporzionale all'intensit del
campo magnetico H e si presenta con caratteristiche di grandezza vettoriale avente la
stessa direzione e lo stesso verso del vettore H. Indicando perci con un opportuno
fattore sperimentale, si pu scrivere la relazione di proporzionalit fra B e H nella
seguente forma
B = H
Figura 1
Nel conduttore si genera allora una f.e.m. indotta E che rimane determinata, in valore,
dalla relazione
E = C/t = B l v
Risulta quindi che la f.e.m. proporzionale allinduzione B del campo, alla lunghezza l
del conduttore ed alla velocit v del movimento.
Per quanto riguarda il verso secondo cui agisce questa f.e.m. si pu applicare la
seguente regola (figura 2a).
Figura 2a
Un'altra regola quella della mano destra (figura 2b): Disponendo la mano destra col
pollice aperto nel verso dello spostamento e rivolta in modo che le linee di forza del
campo entrino per il palmo, la f.e.m. diretta nel verso delle dita distese lungo il
conduttore.
Figura 2b
I fatti sopra esposti sono di grande importanza tecnica essendo alla base della
costruzione dei generatori elettrici, nei quali un insieme di conduttori viene appunto fatto
muovere all'interno di un campo magnetico, allo scopo di utilizzare le f.e.m. che vengono
indotte in essi.
Ea = - C / t = - L (I/t)
Il verso secondo il quale la f.e.m. di autoinduzione agisce nel circuito in cui si genera,
definito dal segno negativo che compare, per la legge di Lenz, nella relazione
Ea = - C / t = - L (I/t)
Si immagini ora che, nell'istante t0, venga tolto dal circuito il generatore che lo
alimenta, lasciando tuttavia il circuito chiuso su se stesso come in figura 1
Figura 1
A seguito di questa manovra la corrente deve estinguersi passando dal valore I sopra
definito al valore zero.
In conseguenza della diminuzione di corrente, se il circuito presenta una certa
induttanza L si genera in esso una f.e.m. di autoinduzione ea che agisce nello stesso
verso della corrente, e tende a ritardarne la estinzione: il risultato che nel circuito
continua a circolare ancora per un certo tempo una corrente i che mantenuta dalla
f.e.m. di autoinduzione ea.
Il tempo T durante il quale la corrente pu ancora circolare, per effetto della f.e.m. di
autoinduzione, si chiama periodo transitorio di apertura. In questo intervallo di tempo la
corrente assume valori istantanei rappresentati dalla curva esponenziale i(t) (figura 2).
Figura 2
Figura 3
Come indicato dal diagramma in figura 4, la corrente non raggiunge subito il suo
valore di regime I=V/R ma cresce invece con una certa lentezza secondo la curva
esponenziale i(t) di equazione
Figura 4
Ne segue che il lavoro sviluppato dalla tensione applicata al circuito viene solo in parte
assorbito dalla caduta ohmica e trasformato in calore per effetto Joule, mentre la parte
rimanente viene assorbita dalla f.e.m. di autoinduzione: quest'ultimo lavoro viene speso
per costituire il campo magnetico concatenato al circuito stesso e si accumula nel campo
in questione per costruire l'energia del campo, detta anche energia intrinseca della
corrente. Il valore di questenergia dato dalla relazione
Figura 1
Pertanto, se ad esempio il primo di essi percorso da una certa corrente I1, esso invia
a concatenarsi col secondo circuito un flusso C2 che viene espresso dalla relazione
Questo flusso rimane invariato finch il valore della corrente I1 rimane costante. Ma se
la corrente I1 variabile, varia anche il flusso C2 e di conseguenza, indicando con I1 la
variazione di corrente che si ha nel tempo t, nel secondo circuito generata una f.e.m.
di mutua induzione Em2 il cui valore medio espresso dalla seguente relazione
nella quale si assume il segno positivo quando le correnti I1 e I2 che interessano i due
circuiti tendono a produrre flussi concordi; si assume invece il segno negativo se i flussi
prodotti sono fra loro discordi.
Quando l'accoppiamento magnetico non perfetto, e cio nei casi in cui non tutto il
flusso prodotto da uno dei due circuiti passa a concatenarsi con l'altro, il coefficiente di
mutua induzione M risulta minore del valore fornito dalla precedente relazione, e se con k
si indica un opportuno fattore di riduzione compreso fra 0 e 1 si potr scrivere
Figura 1
Per quanto riguarda il verso secondo cui agisce questa forza si deve osservare che
esso dipende dal verso del campo magnetico e dal verso della corrente nel conduttore.
Tale verso fornito dalla regola delle tre dita della mano sinistra illustrata in figura 2:
Aprendo il pollice, l'indice e il medio della mano sinistra ad angolo retto fra loro e
disponendo l'indice nella direzione del campo e il medio nella direzione della corrente il
pollice segna il verso della forza
Un'altra regola quella della mano sinistra illustrata in figura 3:
Figura 3
Disponendo la mano sinistra distesa lungo un conduttore nel verso della corrente e col
palmo rivolto in modo tale che le linee di forza entrino per il palmo stesso, il verso della
forza elettromagnetica quello indicato dal pollice aperto.
Sulle forze elettromagnetiche sono basati il funzionamento dei motori elettrici e il
funzionamento dei pi importanti strumenti elettrici.
Quando si hanno due circuiti percorsi da corrente, fra loro affacciati, ciascuno di essi
viene a trovarsi immerso nel campo magnetico generato dalla corrente che circola
nell'altro circuito: su ciascuno dei circuiti agisce allora una forza (elettromagnetica) che
prende il nome di forza elettrodinamica.
Il caso pi semplice rappresentato da due conduttori rettilinei paralleli, percorsi nello
stesso verso o in versi contrari da due correnti uguali o diverse.
Nella figura 1 sono rappresentati ad esempio due conduttori paralleli, posti fra loro alla
distanza d e percorsi da due correnti I1 e I2 in versi opposti. Si pu immaginare che il
conduttore I2 si trovi immerso nel campo prodotto dalla corrente I1; questo campo
costituito da linee di forza concentriche al conduttore che lo produce e aventi il verso
fornito dalla regola di Maxwell. In tutti i punti occupati dal secondo conduttore, il campo
magnetico H1 prodotto dal primo diretto normalmente al conduttore I2 nel verso
indicato in figura.
Figura 1
La forza che viene a esercitarsi su questo conduttore sar diretta perci nel verso F2 in
base alla regola della mano sinistra.
F = (l/2d) I1 I2
La permeabilit magnetica gi definita, che presenta nel vuoto e in tutti i mezzi non
magnetici il valore 0=1,257 x 10-6 H/m, ha invece dei valori pi elevati per il ferro,
l'acciaio, la ghisa, vale a dire per i cosiddetti materiali ferromagnetici, largamente
impiegati nella tecnica.
Questi materiali hanno un comportamento del tutto speciale che si rileva mediante
disposizioni sperimentali del tipo di figura.
Si fa circolare una corrente I, misurata mediante un amperometro, nelle N spire di un
solenoide di lunghezza nota l, e mediante la relazione
H=NI/l
Si calcola lintensit del campo H che agisce sul provino del materiale in esame.
Tagliando il flusso generato dal solenoide mediante un opportuno circuito indotto (non
indicato in figura) e misurando il numero dei voltsecondi indotti in questo circuito, si
ottiene il valore del flusso espresso in weber: dividendo questo flusso per la sezione
retta S del provino si ottiene il valore dell'induzione magnetica B corrispondente
all'intensit di campo H prefissata
B=/S
Poich ai diversi punti come P corrispondono rette che formano angoli di valore
diverso, si conclude che la permeabilit non costante ma varia secondo una curva del
tipo (H) di figura. La presenta il suo valore massimo quando il campo H ha l'intensit
che corrisponde al punto di tangenza B0. Il valore minimo quello che corrisponde ad
H=0, e costituisce la permeabilit iniziale in del materiale.
La somma delle perdite per isteresi e delle perdite per correnti parassite costituiscono
la perdita totale del ferro. In pratica le lamiere magnetiche sono caratterizzate
indicandone la cifra di perdita Cp. Questa esprime la perdita totale, riferita a 1 kg di
materiale, con uninduzione BM=1T ed alla frequenza f=50 Hz. La cifra di perdita
dell'ordine di 3,5 W/kg per le lamiere normali da 0,8 mm di spessore, e pu scendere a
meno di 1 W/kg per le lamiere al silicio da 0,5 mm. Noto il valore della cifra di perdita Cp,
il calcolo della perdita totale nel ferro Pf, assorbita da un nucleo di massa m sede di un
flusso magnetico alternativo dinduzione massima BM e frequenza f, si esegue per mezzo
della relazione semiempirica
B = H = 0 r H
= B S = H S
Si ha quindi anche
= / ; l/ = ; =
B=/S ; BT=/ST
= l /0 r S ; T = lT /0 ST
L'energia elettrica necessaria per le applicazioni industriali e civili oggi prelevata, quasi
esclusivamente, dalla rete elettrica nazionale in corrente alternata. Solo in casi particolari (linee di
trasmissione su lunghe distanze, connessioni sottomarine, ferrovie, impianti elettrochimici)
impiegata la corrente continua.
I motivi che hanno determinato questo predominio delle correnti alternate risiedono nella
maggiore semplicit dei generatori di corrente alternata, nella possibilit di eseguire la
trasformazione da bassa ad alta tensione e viceversa per mezzo dei trasformatori, e inoltre nella
maggiore semplicit e robustezza dei motori a corrente alternata, rispetto a quelli a corrente
continua.
La caratteristica essenziale delle correnti alternate quella di non avere un verso costante e
determinato, come le correnti continue, ma di invertirsi continuamente ad intervalli costanti di
tempo variando in ciascun intervallo con valori uguali e di verso opposto.
Precisamente, una corrente alternata, durante un primo intervallo di tempo, cresce da zero fino a
raggiungere un certo valore massimo, dal quale torna poi a diminuire fino a zero; indi sinverte per
aumentare ancora da zero fino a un valore massimo uguale e di verso opposto al precedente, dal
quale ritorna ancora a zero, per invertirsi nuovamente e ripetere indefinitamente le stesse vicende.
Se si conviene di considerare positiva la corrente quando percorre il circuito in un dato verso e
negativa quando lo percorre in verso opposto, si pu rappresentare una corrente alternata
costruendo un diagramma i(t) che ha per ascisse i tempi e per ordinate tutti i valori che la corrente
assume negli istanti successivi; per le correnti alternate universalmente impiegate nelle applicazioni
industriali, tale diagramma assume la forma sinusoidale indicata in figura 1.
Figura 1
L'intervallo di tempo T durante il quale la corrente i assume tutti i valori positivi e negativi, che
poi si ripetono indefinitamente in tutti gli intervalli uguali e successivi, si chiama periodo: si pu dire
allora che nel primo quarto di periodo la corrente cresce da zero fino al valore massimo I, nel
secondo quarto di periodo decresce da I a zero; quindi si inverte per riprendere nell'altro
semiperiodo T/2 gli stessi valori precedenti ma in verso opposto.
Figura 2a
Si segna un segmento OA, di lunghezza pari al valore massimo della corrente I e simmagina che
questo segmento ruoti con velocit angolare attorno al punto fisso O; il suo segmento A viene a
descrivere cos una circonferenza di raggio OA.
Figura 2b
Figura 3
L'ampiezza del vettore rotante I rappresenta il valore massimo I della corrente; l'angolo
che lo stesso vettore forma con l'asse x nell'istante t=0 viene chiamato fase della corrente.
La rappresentazione vettoriale pu essere riferita, oltre che a una corrente, anche a una tensione
o a una f.e.m., purch anch'esse variabili sinusoidalmente nel tempo. In questi diagrammi vettoriali,
l'asse y su cui simmagina di eseguire le proiezioni dei vettori rotanti detto asse dei valori
istantanei; l'asse x invece, al quale sono riferite le rotazioni, costituisce l'asse polare: alcune volte gli
assi sono sottintesi; il verso di rotazione dei vettori quello opposto al movimento delle lancette
dell'orologio.
Poich il vettore rotante deve fare un giro ad ogni periodo, vuol dire che esso descrive l'angolo di
2 rad nel tempo T; perci esso descrive ad ogni secondo un angolo definito dal rapporto
= 2 / T = 2f
Questa grandezza =2f costituisce la velocit angolare del vettore rotante espressa in radianti al
secondo, cui si d il nome di pulsazione. Alla frequenza del valore di 50 Hz corrisponde la pulsazione
Dalla figura 3 si ricava che i valori istantanei della corrente (proiezioni sull'asse y del vettore
rotante) sono espressi matematicamente dalla relazione
i = I sin ( t + )
Infatti la posizione angolare che viene raggiunta dal vettore rotante in un dato tempo t (a partire
dalla sua posizione iniziale) corrisponde al valore t+ , essendo la velocit angolare e la fase
della corrente. L'espressione matematica cos definita costituisce la rappresentazione analitica i(t)
della corrente sinusoidale. Essa consente di determinare, per mezzo del calcolo, i valori che vengono
assunti dalla corrente istante per istante: in particolare, nell'istante iniziale t=0 si ottengono il valore
iniziale iO della corrente e la fase che risultano
i0 = I sin sin = i0/I
Figura 1
Si consideri il conduttore A disposto lungo una generatrice del cilindro che ha l'asse di rotazione in
O: facendo ruotare questo cilindro nel verso della freccia, il conduttore A viene a tagliare le linee di
forza del campo induttore in cui immerso, e perci nel conduttore stesso si genera una f.e.m.
indotta. Con il verso del campo segnato (fig. 1), applicando la regola della mano destra si riconosce
che mentre il conduttore A passa a descrivere il mezzo giro (1)(2)(3), la f.e.m. indotta nel
conduttore ha il verso uscente dal foglio (verso indicato con un punto): successivamente, quando il
conduttore A passa a descrivere il mezzo giro (3)(4)(1), la f.e.m. indotta si inverte e prende il verso
entrante nel foglio (verso rappresentato da una croce). La f.e.m. indotta nel conduttore rotante
dunque una f.e.m. alternata, la quale si inverte ogni volta che il conduttore attraversa il piano yy
(detto piano d'inversione): questa f.e.m. compie un periodo T ad ogni giro del conduttore, ed ha
perci una frequenza f pari al numero di giri al secondo compiuti dal conduttore.
Per quanto riguarda i valori istantanei e(t) che la f.e.m. assume nel corso di un periodo (fig. 1) si
pu osservare quanto segue: essa ha il valore zero quando il conduttore passa per la posizione (1),
perch in tale istante il conduttore si muove per un breve intervallo parallelamente al campo senza
tagliarlo; quindi va aumentando fino a raggiungere il valore massimo nella posizione (2) in cui il
conduttore si sposta normalmente al campo; da questo punto la f.e.m. riprende a decrescere fino ad
annullarsi ancora nella posizione (3). Il valore massimo E della f.e.m. indotta avviene in (2) e in (4)
quando il conduttore si sposta in modo perpendicolare al campo: se B l'induzione del campo, l la
lunghezza del conduttore e v la velocit periferica del conduttore, tale valore massimo dato dalla
relazione E=Blv.
In un generico istante t il conduttore si porta dalla posizione iniziale (1) alla posizione A definita
dall'angolo =t, se la velocit angolare del cilindro. In questa posizione, la velocit v' con cui il
conduttore taglia perpendicolarmente il campo magnetico ha il valore v'=vsin=vsin(t):
corrispondentemente, l'espressione matematica di tale f.e.m. assume la forma:
e=Blv'=Blvsin(t)=Esin(t).
All'atto pratico per generare delle f.e.m. sufficientemente elevate si disporranno pi conduttori
indotti collegati in serie fra loro, secondo disposizioni particolari, che costituiranno l'avvolgimento
indotto dell'alternatore.
Quando si devono considerare insieme due grandezze alternate della stessa frequenza, per
esempio due tensioni oppure due correnti alternate, possono verificarsi due casi.
1) Le due grandezze alternate, nel corso di ciascun periodo, passano insieme per il valore zero,
raggiungono insieme il valore massimo positivo e poi discendono nello stesso istante a zero e
cos via.
Si dice allora che le due grandezze hanno la stessa fase 0 e cio sono in concordanza di fase,
e sono corrispondentemente rappresentate da due sinusoidi che passano insieme per lo zero e
raggiungono insieme i rispettivi massimi positivi e negativi come in figura 1.
Le due sinusoidi possono immaginarsi generate da due vettori A e B che ruotano con la stessa
velocit angolare , mantenendosi sovrapposti e aventi ciascuno una ampiezza pari al valore
massimo della grandezza rappresentata e una fase pari all'angolo 0.
Figura 1
2) Le due grandezze alternate, pur avendo la stessa frequenza, cominciano ciascuna il rispettivo
semiperiodo positivo in due istanti diversi e passano corrispondentemente per il rispettivo
valore massimo positivo una prima dell'altra e cos via.
Si dice allora che le grandezze alternate hanno diversa fase oppure che sono sfasate fra loro:
esse sono in tal caso rappresentate da sinusoidi generate da due vettori A e B i quali ruotano
insieme con la stessa velocit, ma formano fra loro un certo angolo
= A - B
Questo angolo definisce la differenza di fase o, come sol dirsi anche, lo sfasamento fra le due
grandezze (figura 2).
Allo sfasamento angolare corrisponde lo sfasamento temporale t (intervallo che decorre fra
gli inizi dei semiperiodi delle due grandezze) espresso dalle relazioni
t = / = (/2)T
Il vettore che precede nella rotazione si dice in anticipo rispetto all'altro, il qual a sua volta in
ritardo rispetto al primo.
Due grandezze sfasate di un quarto di periodo sono rappresentate da due vettori a 90 fra loro
come in figura 3 e si dicono in quadratura: mentre una di esse ha gi raggiunto il valore massimo, la
seconda ancora a zero e sta per iniziare un semiperiodo positivo.
Figura 3
Due grandezze alternate invece che hanno costantemente segno opposto si dicono in opposizione
di fase e sono rappresentate da due vettori direttamente opposti come in figura 4, e cio sfasati fra
loro di 180, o di mezzo periodo.
Nello studio dei circuiti a corrente alternata, si presenta spesso il problema di eseguire la somma
o la differenza fra due o pi grandezze alternate.
Per somma di due o pi grandezze alternate si intende la grandezza che si ottiene eseguendo la
somma algebrica dei valori istantanei contemporanei delle grandezze componenti. Nella figura 5
indicata l'operazione di somma fra due grandezze sinusoidali y1 e y2 sfasate fra loro di un certo
angolo : la grandezza risultante y=y1+y2 ancora sinusoidale, ed definita dal valore Y=Y1+Y2
che si ottiene, con la regola del parallelogramma, come somma vettoriale dei due vettori che
rappresentano le due sinusoidi componenti. Con la rotazione rigida di questo parallelogramma,
mentre i vettori Y1 e Y2 generano le due sinusoidi componenti y1 e y2, il vettore risultante Y
genera la sinusoide y che rappresenta la somma delle due sinusoidi. Poich le grandezze
componenti sono sfasate fra loro, i due massimi non si verificano nello stesso istante e perci il
valore massimo Y della grandezza risultante minore della somma aritmetica fra i valori massimi
delle componenti. Per il calcolo algebrico del valore massimo Y e della fase del vettore
risultante Y, si ricorre usualmente al metodo simbolico.
Per eseguire la differenza vettoriale D=A-B fra due grandezze sinusoidali A e B, basta costruire la
risultante con la regola del parallelogramma fra il primo vettore A e il vettore (-B) uguale e
opposto al secondo vettore B, come in figura con l'estremo del primo A, (figura 5a).
La stessa differenza anche rappresentata dal vettore D che congiunge l'estremo del secondo
vettore B con l'estremo del primo A (figura 5b).
Figura 5a Figura 5b
Se si considera il calore svolto per effetto Joule da una corrente alternata che attraversa una
determinata resistenza elettrica per un dato tempo, chiaro che trattandosi di una corrente la quale
varia continuamente da zero ad un massimo e da questo a zero nei due versi, l'effetto medio
risultante potr essere equiparato a quello di una corrente costante che abbia un opportuno valore
compreso fra lo zero e il massimo: questo valore che definisce l'equivalenza termica fra una corrente
alternata e una corrente continua detto valore efficace della corrente alternata.
Figura 1
Si consideri la corrente alternata rappresentata dalla sinusoide i (figura 1). Per calcolare l'energia
W dissipata in calore per effetto Joule da questa corrente nell'intervallo di un periodo, quando essa
percorre una data resistenza R, si deve:
1) Dividere l'intervallo di tempo T in tanti piccoli intervalli t in ognuno dei quali corrispondenti
valori della corrente, come i1, i2, ..., in, possono ritenersi approssimativamente costanti;
2) Calcolare l'energia dissipata in ognuno di tali intervalli, moltiplicando la resistenza R per il
quadrato della rispettiva corrente e per il tempo t;
3) Eseguire la somma di tutti i termini elementari cos ottenuti, e porre
L'intensit I della corrente costante termicamente equivalente sar tale da fornire la stessa
energia W per mezzo della relazione
W =RI2 T
Confrontando le due espressioni di W risulta che l'intensit costante cercata, e cio il valore
efficace I della corrente alternata, definito dalle seguenti relazioni:
Per le correnti alternate di forma sinusoidale, facile dimostrare che il valore efficace risulta
uguale semplicemente al valore massimo diviso per 2.
La definizione di valore efficace enunciata per le correnti viene estesa anche a tutte le altre
grandezze elettriche alternate ed in particolare alle tensioni ed alle f.e.m.. Cos se una tensione
alternata sinusoidale raggiunge ad ogni semiperiodo nei due versi opposti un valore massimo V, si
dir che la tensione considerata ha il valore efficace
Si definisce valore medio nel semiperiodo di una corrente alternata il valore I che corrisponde
all'ordinata media di ogni semionda. Con riferimento alla corrente sinusoidale i (figura 2), si osserva
che l'ordinata media definita dall'altezza del rettangolo che ha per base T/2 e che presenta la
stessa area delimitata dalla semionda della corrente i.
Figura 2
Essendo 2I il valore di questa area, eseguendo il confronto con l'area I del rettangolo si trova
che il valore medio I, espresso dalla relazione
Si pu notare che il valore medio I di una corrente sinusoidale minore del valore efficace: il
rapporto fra questo e il primo d il cosiddetto fattore di forma Kf.
Lo studio dei circuiti elettrici in regime sinusoidale viene molto semplificato con la
rappresentazione mediante vettori rotanti.
Figura 1
Nella rappresentazione simbolica questi vettori vengono riferiti a un piano complesso (Re, Im)
come in figura 1, e definiti algebricamente mediante un numero complesso scritto nelle forme
binomie
A = A' + jA" = A cos + jA sin
La forma binomia del tipo A=A'+jA" consente la pi rapida soluzione dei problemi alle somme
vettoriali di pi grandezze, che si risolvono eseguendo separatamente le somme algebriche delle
componenti reali e immaginarie dei singoli vettori, secondo relazioni del tipo
e il cui argomento
semplicemente moltiplicando i due moduli e sommando tra loro i due argomenti: ne risulta un
vettore definito da una relazione del tipo
Si ricordi che i vettori rappresentativi delle grandezze sinusoidali sono dei vettori dampiezza
costante idealmente rotanti nel piano complesso con velocit angolare costante e perci
caratterizzati da un argomento variabile nel tempo secondo la relazione =t+: essi sono
rappresentati nella posizione corrispondente all'istante t=0; a questa posizione compete l'argomento
0= il quale definisce la fase della grandezza rappresentata. Nellesecuzione pratica dei calcoli, e dei
diagrammi vettoriali relativi, sono comunemente assunti come moduli i valori i valori efficaci delle
varie grandezze in luogo dei corrispondenti valori massimi.
Figura 1
La tensione esistente ai capi della resistenza R del circuito espressa, in ciascun istante, dalla
relazione VR=Ri=RI sint =VR sint.
Se dunque la corrente varia secondo il diagramma sinusoidale i, la tensione ai capi del circuito
varia essa pure secondo una sinusoide vR le cui ordinate si ottengono moltiplicando per R le ordinate
rappresentative della corrente: corrispondentemente, se la corrente rappresentata dal vettore
rotante I, la tensione viene rappresentata da un vettore rotante VR di ampiezza VR=RI in fase con I.
Dividendo per 2 si ottiene la relazione fra i valori efficaci VR e I della tensione e della corrente nella
forma VR=RI.
In termini simbolici, in altre parole in termini vettoriali, si scriver invece VR=RI
Si pu dire quindi che in un circuito puramente ohmico la corrente e la tensione si mantengono in
fase fra loro, e fra i rispettivi valori efficaci, a qualsiasi frequenza, vale la legge di Ohm nella stessa
forma che essa avrebbe in corrente continua.
Quando in un circuito avente induttanza L (figura 2) circola una corrente sinusoidale dequazione
i=I sint nel circuito nasce una f.e.m. dautoinduzione espressa da
Questa f.e.m. anch'essa sinusoidale, ma sfasata di 90 in ritardo rispetto alla corrente che la
produce. Il suo valore massimo e il suo valore efficace sono definiti dalla relazione seguente:
E = LI
Poich nel circuito presente la f.e.m. e, ed invece nulla la resistenza, applicando la legge di
ohm si dovr scrivere:
vL = -e = L I sin ( t + 90)
L'ultima relazione viene interpretata dicendo che in un circuito puramente induttivo la tensione vL
in ciascun istante uguale ed opposta alla f.e.m. di autoinduzione e. Infatti la f.e.m. di
autoinduzione si oppone alle variazioni della corrente: affinch la corrente possa effettivamente
permanere nel circuito perci necessario applicare ai capi del circuito stesso una tensione che
faccia equilibrio in ciascun istante alla f.e.m. di autoinduzione. Si esprime questo fatto dicendo che il
fenomeno dell'autoinduzione provoca una caduta induttiva di tensione, uguale e contraria alla f.e.m.
dautoinduzione.
La tensione vL da applicare al circuito risulta cos in opposizione di fase alla f.e.m. e; il
corrispondente vettore rappresentativo vL uguale e opposto al vettore E, e perci risulta sfasato di
90 in anticipo rispetto al vettore I che rappresenta la corrente.
Il valore massimo della tensione vL =LI, pari al valore massimo E della f.e.m. di
autoinduzione; il suo valore efficace risulta perci vL =LI essendo I il valore efficace della corrente.
Il prodotto L viene correntemente indicato con XL ponendo XL=L=2fL per scrivere di
conseguenza vL = XL I
Nella rappresentazione simbolica, per tenere conto del fatto che il vettore vL deve risultare a 90
in anticipo rispetto al vettore I, si dovr scrivere
VL=j XL I = j LI
Il fattore immaginario jXL=jL che tiene il posto di una resistenza, designato col nome di
reattanza induttiva del circuito, ed misurata in ohm.
Inversamente si pu dire che applicando al circuito induttivo una tensione V esso assorbe una
corrente il cui vettore rappresentativo dato dal rapporto I=V/jXL e risulta sfasato di 90 in ritardo
rispetto alla tensione.
In pratica, i circuiti puramente induttivi non esistono ma sono considerati come tali quei circuiti in
cui la resistenza ohmica trascurabile rispetto alla reattanza.
Naturalmente molto dipende dalla frequenza, perch se la frequenza bassa anche una forte
induttanza d luogo a una reattanza modesta, mentre se la frequenza molto alta, anche una
induttanza relativamente piccola presenta una reattanza notevole.
Nel caso pi generale, un circuito elettrico presenta sempre una certa resistenza ohmica R ed una
certa induttanza L, e corrisponde perci allo schema in figura 3.
Sia I il vettore rappresentativo della corrente che attraversa il circuito. La caduta ohmica dovuta
alla resistenza R rappresentata dal vettore VR di ampiezza VR=RI in fase con il vettore I. D'altra
parte, se f la frequenza, l'induttanza L oppone alla corrente una reattanza XL=2fL, la quale
determina una caduta induttiva che rappresentata da un vettore VL di ampiezza VL=XLI e sfasato di
90 in anticipo rispetto al valore I.
Ne segue allora che per mantenere nel circuito la corrente I si dovr applicare al circuito stesso
una tensione definita in ampiezza e fase dal vettore risultante V=VR+VL secondo le costruzioni
grafiche riportate in figura 3.
Questi diagrammi sintetizzano l'intero comportamento del circuito ohmico-induttivo che pu
essere cos riassunto: la tensione V da applicare al circuito per mantenervi una corrente sinusoidale
determinata in ampiezza e fase dall'ipotenusa di un triangolo rettangolo che ha per cateti il vettore
rappresentativo della caduta ohmica VR=RI, in fase con il vettore rappresentativo della corrente I, e
il vettore rappresentativo della caduta induttiva VL=jXLI sfasato rispetto alla corrente di 90 in
anticipo. Questo triangolo costituisce il triangolo delle tensioni del circuito.
Si conclude che la tensione totale ai capi del circuito rappresentata da un vettore V che risulta
sfasato in anticipo rispetto alla corrente I di un certo angolo il cui valore dipende dalla resistenza R
e dalla reattanza XL del circuito.
Per il calcolo di questa tensione basta applicare il teorema di Pitagora al triangolo predetto
Ne risulta l'espressione
Rispetto ai valori della corrente e della tensione, il circuito si comporta quindi come se fosse
dotato di una resistenza apparente definita in ohm dall'espressione
questa resistenza apparente viene designata col nome di impedenza del circuito e indicata con Z;
essa definita dalla relazione
Se si pone
a rappresentare la impedenza simbolica del circuito, la relazione fra tensione e corrente diventa
semplicemente V=ZI.Si pu quindi dire che un circuito ohmico-induttivo presenta unimpedenza
rappresentata da un numero complesso che ha come parte reale la resistenza R e come coefficiente
dell'immaginario la reattanza XL l'argomento =argtan XL/R dellimpedenza esprime l'angolo di
sfasamento fra la tensione e la corrente del circuito.
Figura 1
XC = 1/C = 1/2fC
VC=XCIC
Nel linguaggio tecnico, si dice allora che un condensatore inserito in un circuito percorso da
corrente alternata sinusoidale, provoca una caduta capacitiva VC che ha il valore efficace XCIC ed
sfasata di 90 in ritardo rispetto alla corrente.
Nella rappresentazione simbolica si tiene conto di questo risultato scrivendo la precedente
relazione nella forma
VC = -jXCIC = -j (1/C)IC
b) Circuiti ohmico-capacitivi
All'atto pratico il circuito che si collega alle armature di un condensatore presenta sempre una
certa resistenza ohmica R e assume le caratteristiche corrispondenti allo schema di figura 3.
Figura 3
La tensione totale V ai capi del circuito, si ottiene in tal caso componendo vettorialmente la
caduta ohmica VC=RI (in fase con la corrente) con la caduta capacitiva VC=XCI (a 90 in ritardo). Si
ha cos il triangolo delle tensioni di figura 4.
Per l'effetto combinato dalla resistenza ohmica R e della reattanza capacitiva XC il circuito oppone
cos alla corrente unimpedenza capacitiva
Figura 5
In questo tipo di circuito, la corrente sfasata in anticipo sulla tensione di un certo angolo ,
compreso fra 0 e 90, definito in valore dalla relazione tan =XC/R.
Nella rappresentazione simbolica, allimpedenza capacitiva corrisponde l'espressione complessa
Z = R - jXC = R - j (1/C)
Se si collegano in serie pi impedenze come le Z1, Z2, Z3 di figura 1, le rispettive tensioni V1, V2,
V3 risultano espresse dalle relazioni simboliche essendo I la comune che le attraversa.
Figura 1
In base alla legge di Ohm e al teorema di Steinmetz-Kennelly, la tensione V ai capi della serie
sar espressa dalla relazione simbolica V=V1+V2+V3.
Per eseguire questa somma occorre costruire i triangoli delle tensioni relative alle varie
impedenze uno di seguito all'altro come in figura 2.
Figura 2
La tensione risultante V formata da una componente attiva VR in fase con la corrente, pari alla
somma aritmetica di tutte le cadute ohmiche della serie, e di una componente reattiva VX a 90 in
anticipo o in ritardo, pari alla somma algebrica di tutte le cadute induttive ( o capacitive)
VR = (R1+R2+R3) I ; VX = (X1+X2+X3) I
Con diagramma analogo si esegue la composizione delle impedenze (figura 3): le impedenze in
Prof. Piero Scotto - Corso di Elettrotecnica pag. 96
serie si compongono cio geometricamente, costruendo uno di seguito all'altro i triangoli delle
impedenze singole.
Figura 3
L'intera serie equivalente nel suo complesso a un'unica impedenza avente una resistenza
equivalente pari alla somma di tutte le resistenze e una reattanza equivalente pari alla somma
(algebrica) di tutte le reattanze
R=R1+R2+R3 ; X=X1+X2+X3
Questo valore minore della somma aritmetica delle impedenze componenti, salvo il solo caso in
cui tutte queste impedenze abbiano lo stesso argomento .
Z=Z1+Z2+Z3=(R1+jX1)+(R2+jX2)+(R3+jX3)
Ne risulta
Z=(R1+R2+R3)+j(X1+X2+X3)=R+jX
Figura 1
Queste correnti risultano ordinatamente sfasate in ritardo (o in anticipo) sulla tensione degli
angoli 1, 2, 3 definiti dalle relazioni tan1=X1/R1; tan2=X2/R2; tan3=X3/R3
Ne risulta il diagramma vettoriale indicato nella figura 2. La corrente totale I nel filo di linea si
ottiene costruendo la somma vettoriale dei vettori I1, I2, I3 che rappresentano le diverse correnti
I=I1+I2+I3.
Figura 2
Questo risultato esprime il primo principio di Kirchhoff esteso alle reti in regime sinusoidale.
Si pu anche porre, direttamente I=V/Z ove Z la impedenza equivalente del circuito espressa
dalla relazione
Z = 1 / (1/Z1) + (1/Z2) + (1/Z3)
Si ha dunque una perfetta analogia coi circuiti a corrente continua, purch si considerino, in luogo
delle resistenze, le impedenze espresse per mezzo delle loro notazioni simboliche.
Per due soli rami in parallelo si ha in particolare
Z = Z1Z2 / (Z1+Z2)
Y=1/Z=1/V
Per il calcolo dell'ammettenza basta porre (considerando insieme i circuiti induttivi e capacitivi)
G = R / (R2+X2) ; B = X / (R2+X2)
Esse rappresentano il circuito stesso per mezzo di due rami fra loro in parallelo (figura 3) che
assorbono rispettivamente le due componenti attiva e reattiva della corrente la prima in fase con la
tensione V e la seconda in quadratura.
Figura 3
IG = I cos ; IB = I cos
I = YV = (G jB)V = IG+IB
Quando si hanno circuiti fra loro in parallelo, facile controllare che l'ammettenza equivalente
pari alla somma delle ammettenze componenti
a) Circuito serie
Con riferimento al circuito rappresentato in figura 1, la tensione v ai capi della serie uguale in
ogni istante alla somma algebrica dei valori istantanei contemporanei delle tensioni vR, vL, vC
esistenti ai capi della resistenza, della induttanza e della capacit.
Figura 1
In regime sinusoidale questa somma algebrica fra i valori istantanei si risolve in una somma
vettoriale che ha per lati consecutivi il vettore VR=RI in fase con la corrente I, il vettore VL=jXLI a
90 in anticipo rispetto alla corrente I, il vettore VC=-jXCI a 90 in ritardo rispetto alla corrente I.
Supponendo XL>XC, si ha il diagramma in figura 2.
Figura 2
Si osserva che le tensioni misurate ai capi dell'induttanza e del condensatore sono rappresentate
da due vettori opposti:
Figura 3
la loro somma vettoriale si traduce cos in una differenza aritmetica, come nel diagramma in
figura 3 che rappresenta la composizione vettoriale
V = VR+VL+VC = VR+VX
X = XL-XC = L-1/C
Z = R + jX = R + j(XL -XC)
Le due reattanze induttiva e capacitiva esercitano l'una rispetto all'altra un'azione di compenso
per modo che la reattanza complessiva del circuito pu anche risultare pi piccola delle due
reattanze singole: fra le due reattanze di segno opposto prevale naturalmente quella che ha maggior
valore, e il circuito assume nel suo complesso un carattere induttivo o capacitivo secondo che
prevalga l'una o l'altra reattanza.
Se XL maggiore di XC (cio L>1/C), la reattanza risultante X=XL-XC rimane positiva e il circuito
conserva carattere induttivo: la tensione ai capi della serie risulta in tal caso sfasata in anticipo sulla
corrente dell'angolo .
Se invece XL minore di XC (cio L<1/C), la reattanza risultante X=XL-XC diviene negativa e si
ha nel complesso un circuito a carattere capacitivo. Il diagramma vettoriale prende in tal caso la
forma di figura 4: la tensione totale V risulta sfasata in ritardo sulla corrente dell'angolo .
Figura 4
Se infine si realizza la condizione XL=XC (cio L=1/C), la reattanza risultante X=XL-XC, diventa
nulla e si ha nel complesso un circuito con carattere ohmico. In tal caso il diagramma vettoriale
assume la forma particolare rappresentata in figura 5:
Figura 5
Cio risulta uguale alla resistenza ohmica R: il circuito si comporta come se fosse senza
reattanza, e cio come se avesse solo resistenza ohmica.
In queste condizioni si ha l'esatto compenso fra gli effetti dell'induttanza e della capacit: si dice
perci che il circuito in regime di risonanza. Poich in tal caso si ha l'uguaglianza XL=XC, si pu dire
che in un circuito con induttanza e capacit in serie si verifica la risonanza quando si ha L=1/(C)
cio 2LC=1.
La condizione di risonanza dipende, oltre che dai valori di L e di C, anche dal valore della
frequenza : per una data induttanza L e una data capacit C, il circuito entra in risonanza se la
frequenza soddisfa alla relazione
Spesso, in condizioni di risonanza, pure compensandosi reciprocamente, le due tensioni XLI e XCI
esistenti ai capi dell'induttanza e della capacit possono assumere valori anche molto pi elevati
della tensione V che si ha agli estremi del circuito: queste maggiori tensioni prendono il nome di
sovratensioni di risonanza.
b) Circuito parallelo
Si consideri il circuito (figura 6), costituito da un ramo induttivo (con resistenza ohmica RL e
reattanza XL) in parallelo con un ramo capacitivo (costituito da una resistenza RC e da una reattanza
XC).
Figura 6
Sia V la tensione di frequenza f applicata fra i capi dell'arco doppio. Il lato induttivo assorbe una
corrente IL il cui valore e il cui sfasamento L in ritardo risultino
Nel caso particolare, messo in evidenza nella figura 8, in cui si realizza luguaglianza IBC=IBL la
corrente totale assorbita I=IL+IC pu risultare in fase con la tensione V.
Figura 8
L'arco doppio equivale allora nel suo complesso a un circuito puramente ohmico: si dice che in tal
caso il circuito in regime dantirisonanza.
Se il circuito si riduce a una induttanza pura in parallelo con una capacit pura, come figura 9, la
corrente IL risulter in opposizione di fase rispetto alla corrente IC.
Figura 9
E' noto che se due circuiti sono posti in presenza l'uno dell'altro, pu accadere che il campo
magnetico generato dal primo circuito arrivi tutto o in parte a concentrarsi con il secondo e
viceversa. In regime di correnti variabili i due circuiti sono allora mutuamente dipendenti, perch
ogni variazione di corrente nell'uno fa sorgere una f.e.m. di mutua induzione nell'altro.
L'entit del fenomeno dipende dal valore del coefficiente di mutua induzione M il quale legato a
sua volta ai valori delle induttanze proprie dei due circuiti mediante la relazione
essendo k quel numero, minore o uguale a 1, che costituisce il fattore di accoppiamento fra i due
circuiti. Analogamente a quanto gi visto per la f.e.m. di autoinduzione (espressa da E=LI e sfasata
di 90 in ritardo sulla corrente) nel caso della mutua induzione si trova che se il primo circuito
percorso da una corrente alternata di valore efficace I1, questa induce nel secondo circuito una
f.e.m. che assume il valore efficace E2=MI1, e che risulta sfasata di 90 in ritardo rispetto alla
corrente I1 che la induce. Al prodotto M si attribuisce il nome di reattanza mutua fra i due circuiti e
si pone
M = 2fM = XM
Il valore efficace della f.e.m. di mutua induzione generata nel secondo circuito si esprime con ci
mediante la relazione
E2 = MI1 = XMI1
Figura 1
Reciprocamente se il secondo circuito percorso a sua volta da una corrente I2, si ha nel primo
circuito una f.e.m. di mutua induzione E1 che ha il valore efficace
E1 = MI2 = XMI2
ed sfasata di 90 in ritardo sulla corrente I2. Nella rappresentazione simbolica queste f.e.m.
sono espresse dalle relazioni
E1 = -jXMI2 ; E2 = -jXMI1
Della f.e.m. di mutua induzione si tiene conto allo stesso modo di una qualunque altra f.e.m.
presente in un circuito.
Figura 2
Cos, se ad esempio si considerano i due circuiti accoppiati di figura 2, la legge di Ohm per l'uno e
Prof. Piero Scotto - Corso di Elettrotecnica pag. 105
per l'altro di essi dovr essere scritta ponendo
Figura 3
Sostituendo le espressioni
E1 = -jXMI2 ; E2 = -jXMI1
V1 = R1I1+jX1I1+jXMI2 0 = R2I2+jX2I2+jXMI1
Si vede quindi che l'accoppiamento magnetico fra i due circuiti comporta che in ciascuno di essi si
consideri, in serie alle reattanze X1 e X2 anche la reattanza mutua XM. Le due correnti incognite I1 e
I2. Sul fenomeno della mutua induzione sono basati i trasformatori elettrici. Si denota con il nome di
trasformatore ogni coppia di circuiti elettricamente distinti e magneticamente concatenati,
predisposti col preciso scopo di utilizzare il fenomeno della mutua induzione per realizzare un
trasferimento di potenza da un circuito all'altro. Questi due circuiti sono designati col nome di
primario e secondario del trasformatore.
La potenza elettrica P assorbita da un circuito in corrente continua, alimentato agli estremi da una
tensione V e percorso da una corrente I, espressa in watt dal prodotto
P=VI
La tensione e la corrente sono in tal caso costanti, e anche la potenza P perci rimane costante
nel tempo. Passando invece a considerare un circuito a corrente alternata, si ha che la tensione v e
la corrente i variano continuamente da un istante all'altro con vicenda periodica: di conseguenza la
potenza elettrica data dal prodotto dei valori istantanei
p=vi
In un circuito ohmico, la tensione e la corrente si mantengono in fase fra loro come in figura; in
conseguenza di questo fatto la tensione v e la corrente i sinvertono insieme e perci hanno sempre
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segno concorde.
In tal modo la potenza elettrica p risulter sempre positiva e varier da un istante all'altro come
le ordinate di una curva costruita moltiplicando fra loro le ordinate corrispondenti della tensione e
della corrente:
p = v i = V sin t x I sin t = V I sin2 t
L'andamento della curva quello riportato in figura, ed costituito da una sinusoide p che ha per
asse di simmetria la retta MN tracciata in corrispondenza della met dell'ordinata massima P=VI.
Questa sinusoide della potenza compie un periodo completo per ogni semiperiodo della corrente e
tensione: si esprime brevemente questo fatto dicendo che la potenza elettrica considerata ha
carattere pulsante con frequenza doppia della corrente.
A ogni periodo della corrente e tensione, la potenza varia da zero (quando sono nulle sia la
corrente che la tensione) fino a raggiungere il valore massimo P=VI pari al prodotto dei due valori
massimi della corrente e tensione, per ritornare quindi a zero e ripetere le stesse vicende nel mezzo
periodo successivo.
Il valore medio della potenza corrisponde all'ordinata della retta di compenso MN; poich questa
ordinata la met dell'ordinata massima P=VI, si pu dire senz'altro che il valore medio della
potenza nel corso di un periodo, e cio la potenza attiva P, data dal semiprodotto dei due valori
massimi della tensione e della corrente. Si ha cio P=(VI)/2
Per esprimere questa potenza mediante i valori efficaci V e I basta ricordare che
V= 2V ; I= 2I
P = R I2 = U2 / R
Si consideri il caso in cui la corrente sia sfasata di 90 rispetto alla tensione: questo stato di
regime si verifica in un circuito puramente induttivo (corrente a 90 in ritardo come in figura 2)
oppure in un circuito puramente capacitivo (corrente a 90 in anticipo come in figura 1).
Figura 2
Per costruire le curve che, nei due casi, hanno per ordinate i valori istantanei della potenza p=vi
si devono eseguire i prodotti delle precedenti sinusoidi, che forniscono le relazioni
Si osserva subito che la potenza varia secondo curve che sono ancora delle sinusoidi di frequenza
doppia di quella della corrente come nel caso precedente, ma con la differenza sostanziale che qui
l'asse di simmetria di queste sinusoidi (il cui valore massimo pari al prodotto VI/2=VI) coincide con
l'asse dei tempi t.
A ogni quarto di periodo delle correnti la potenza sinverte assumendo ogni volta una successione
di valori uguali e di segno opposto: la potenza dunque non ha pi carattere pulsante ma ha carattere
alternativo e conseguentemente il suo valore medio nel periodo nullo.
Si pone in rilievo cos il fatto fondamentale seguente: in un circuito in cui la tensione e la corrente
sono sfasate fra loro di 90, la potenza attiva P nulla, qualunque sia il valore efficace della
tensione o della corrente.
Ci vuol affermare che, la corrente non produce in tal caso nessun effetto energetico esterno in
pratica non d luogo a sviluppo di calore ne produce lavoro utile di qualunque forma.
Riepilogando risulta che in un circuito in cui tensione e corrente sono in quadratura fra loro, il
prodotto VI dei valori efficaci della tensione e della corrente non ha pi il significato di rappresentare
una potenza attiva, la quale nulla qualunque sia la tensione o la corrente, ma pu essere invece
assunto a definire l'entit dello scambio di energia che si verifica nel circuito; con questo significato,
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il prodotto del valore efficace della tensione V per il valore efficace della corrente I, e cio il valore
massimo della potenza scambiata fra generatore e circuito, viene definito col nome di potenza
reattiva e indicato con Q ponendo Q=VI. Per ricordare che questa non una potenza attiva, essa
non misurata in watt, ma in voltampere-reattivi (var). A tale potenza sono convenzionalmente
associati segni opposti a seconda che il circuito sia induttivo oppure capacitivo: precisamente si
assume come positiva la potenza reattiva QL che compete ai circuiti induttivi; si assegna invece il
segno negativo alla potenza reattiva QC dei circuiti capacitivi.
Nei casi pi comuni della pratica la corrente e la tensione non sono n in fase fra loro n in
quadratura, ma sono invece sfasate l'una rispetto all'altra di un certo angolo . Per stabilire quale
sar in tal caso la potenza attiva P e la potenza reattiva Q assorbite dal circuito si pu ragionare nel
modo seguente. Si scompone il vettore I nelle due componenti attiva e reattiva IG e IB. Simmagina
con ci di sostituire, alla corrente che effettivamente percorre il circuito, tali due componenti. Di
queste due correnti, la componente IB in quadratura con la tensione e perci determina solo uno
scambio di energia fra il generatore e il circuito; l'effetto utile medio invece compiuto
esclusivamente dalla componente IG in fase con la tensione. Si viene cos a concludere che la
potenza attiva P corrispondente alla corrente I rappresentata semplicemente dal prodotto del
valore efficace della tensione U per il valore efficace della componente attiva IG=Icos .
P = V IG = V I cos
Questa formula mette chiaramente in rilievo che la potenza attiva associata ad una corrente
alternata non dipende solo dai valori della tensione e della corrente, ma dipende altres dal rispettivo
angolo di sfasamento . Misurando la tensione e la corrente relative a qualunque apparecchio o
macchina a corrente alternata non si pu quindi valutarne la potenza se non si conosce anche quale
l'angolo di sfasamento. Il prodotto VI della tensione per la corrente designato semplicemente
come la potenza apparente. Per ottenere la potenza attiva P si deve moltiplicare ancora per il
termine cos , il qual designato perci col nome di fattore di potenza del carico e indicato col
simbolo . Indicando la potenza apparente con S si scrive: S = V I e conseguentemente si ha:
P = S cos = S
Quest'ultima sinterpreta affermando che la potenza attiva di una corrente alternata data dal
prodotto della potenza apparente per il fattore di potenza.
La potenza attiva si esprime in watt; la potenza apparente invece, che corrisponde al prodotto di
una tensione per una corrente senza rappresentare tuttavia una vera potenza, espressa in
voltampere (VA). Il fattore di potenza, definito dalle relazioni
Varia, secondo i valori di R e Z dei circuiti che si considerano, fra i limiti zero e uno: uguale a
zero quando l'angolo di 90, come accade nei circuiti puramente induttivi o capacitivi (in tali
casi la potenza attiva P nulla, qualunque sia la potenza apparente), invece uguale a uno nei
circuiti puramente resistivi. Considerando, in modo analogo, la componente IB della corrente, si
ottiene l'espressione della potenza reattiva che assume la forma
Q = V IB = V I sin
Riassumendo i fatti esposti, si pu dire che in un circuito a corrente alternata, con tensione e
corrente sfasate fra loro di un certo angolo , si ha:
Una potenza attiva P che rappresenta la potenza media che fluisce costantemente dal
generatore elettrico verso il circuito utilizzatore nel quale si trasforma in calore per effetto Joule
o in lavoro;
Una potenza reattiva Q che ha il significato di definire il valore massimo della potenza, che
scambiata alternamente fra il generatore ed il circuito utilizzatore senza produrre nessun
lavoro utile;
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Una potenza apparente S risultante dalla combinazione fra la potenza attiva P e la potenza
reattiva Q.
Fra le potenze indicate, si ha limportante relazione che si ottiene quadrando e sommando le
espressioni delle due potenze e ricordando che sin2 + cos2 =1.
S2=P2+Q2
Questa relazione dimostra che le tre potenze attiva, reattiva e apparente stanno fra loro come i
cateti e l'ipotenusa di un triangolo rettangolo il quale costituisce il triangolo delle potenze del
circuito. Da questo triangolo si rilevano, in particolare, le relazioni
Q = S sin = P tan
V cos = VR = R I ; V sin = VX = X I
P = V I cos = R I2 ; Q = V I sin = X I2
E' facile intuire che, la potenza attiva assorbita da una qualunque rete dutilizzatori deve
corrispondere in ogni caso alla somma aritmetica delle potenze attive che competono ai singoli
utilizzatori di cui essa costituita. Questo risultato, infatti, unimmediata conseguenza del principio
di conservazione dell'energia, ed talvolta designato col nome di principio di conservazione delle
potenze attive.
Per le potenze reattive vale un principio analogo, salvo il fatto che nei circuiti induttivi e capacitivi
accade un'azione di compensazione fra le potenze reattive: ci si esprime affermando che nei circuiti
induttivi e capacitivi le potenze reattive hanno segni contrari. Ne risulta che le potenze reattive nei
circuiti complessi si compongono per somma algebrica, considerando convenzionalmente negative
quelle relative alle reattanze capacitive XC, e positive quelle relative alle reattanze induttive XL.
Come conseguenza del principio di conservazione delle potenze attive e reattive, i problemi della
composizione delle potenze attive, reattive e apparenti, e nel calcolo delle correnti e delle tensioni
nei circuiti complessi trovano una pratica e semplice soluzione nel cosiddetto metodo delle potenze.
Questo metodo consiste nel costruire uno di seguito all'altro i triangoli delle potenze relativi ai
singoli utilizzatori, e calcolando poi, in ciascuna sezione del circuito, la corrente o la tensione
ponendo rispettivamente
I = S/V ; V = S/I
Si supponga che una stessa linea elettrica alimenti due o pi apparecchi utilizzatori 1, 2, 3, ...
allacciati come in figura 1, nella sua sezione terminale T.
Figura 1
Ognuno di questi prelever in generale dalla linea una certa potenza attiva e una certa potenza
reattiva: cos ogni carico caratterizzato nel suo funzionamento da un determinato triangolo delle
potenze.
Considerando ad esempio il carico 1 leggermente induttivo, il carico 2 fortemente capacitivo e il
carico 3 puramente ohmico, i triangoli delle potenze assumono l'aspetto indicato in figura 2.
Figura 2
La composizione di queste potenze si effettua costruendo Questi triangoli uno di seguito all'altro
come in figura 3.
Il triangolo segnato in tratto e punto, rappresenta le potenze risultanti in linea, in conformit alle
seguenti regole che esprimono il teorema di Boucherot.
1. la potenza attiva totale P la somma aritmetica delle potenze attive parziali;
2. la potenza reattiva risultante Q la somma algebrica delle potenze reattive parziali;
3. la potenza apparente risultante S la somma geometrica delle potenze apparenti: essa
rappresentata dall'ipotenusa del triangolo rettangolo che ha per cateti la potenza attiva
totale P e la potenza reattiva totale Q; il suo valore quindi
In base al triangolo cos definito resta anche determinato il fattore di potenza nella sezione
terminale T della linea
Inoltre, essendo noto il valore della tensione V che agisce in questa sezione, possibile calcolare
la corrente totale in linea I, per mezzo delle relazioni
I = S / V = P / (V cos)
Le reti per la distribuzione dell'energia elettrica alle utenze diffuse sono destinate in pratica ad
alimentare i quattro servizi fondamentali dell'illuminazione, del riscaldamento e condizionamento,
della forza motrice ottenuta con l'impiego dei motori elettrici, e dellelaborazione e trasmissione
dell'informazione.
La maggior parte di queste utenze caratterizzata da un consistente assorbimento denergia
reattiva che si assomma allenergia attiva trasferita agli apparecchi utilizzatori. Ne risulta che il
fattore di potenza medio mensile che si registra nelle reti di distribuzione a utenza mista pu variare
entro valori che vanno da 0,5 a 0,9.
Come noto, la potenza reattiva comporta un trasporto ozioso di corrente reattiva lungo la linea
e determinata in queste maggiori perdite; inoltre impegna inutilmente la linea stessa e le macchine
generatrici della centrale, nel senso che se queste non fossero occupate a generare la corrente
reattiva potrebbero invece essere adibite a generare e trasmettere una maggiore potenza attiva.
Indipendentemente dall'entit della potenza reattiva che richiesta da un dato impianto
utilizzatore, si pu evitare che tale potenza reattiva debba essere convogliata dalla linea
dalimentazione dell'impianto, badando a compensarla direttamente, nello stesso luogo dove
richiesta, con una potenza eguale e di segno opposto.
Precisamente, se l'impianto utilizzatore richiede oltre a una certa potenza P anche una potenza
reattiva induttiva Q, si potr ottenere la compensazione voluta allacciando in derivazione sulla linea
una batteria di condensatori la quale prelevi una potenza reattiva capacitiva QC pari in valore alla
potenza reattiva induttiva Q. In ci consiste il problema noto in pratica sotto il nome di rifasamento
dell'impianto, nel senso che si vuol ricondurre la linea a trasmettere solo la potenza attiva e la
corrente attiva in fase con la tensione, senza impegnarla inutilmente a trasmettere potenze e
correnti reattive.
Figura 1
Si consideri un impianto utilizzatore A (figura 1) in ogni modo costituito, che preleva da una linea
alimentazione una corrente I sfasata in ritardo rispetto alla tensione di un certo angolo : ci vuol
sostenere che l'impianto assorbe dalla linea una potenza attiva del valore P=VIcos=VIG e richiede
inoltre la potenza reattiva induttiva
Q = V I sin = V IB
IC = V / XC = C V
P = V I cos = V IG
mentre la potenza reattiva induttiva Q richiesta dall'impianto viene compensata dalla potenza
reattiva capacitiva QC assorbita dal condensatore: in questo senso il condensatore viene a costituire
il generatore dell'intera potenza reattiva Q richiesta dall'impianto utilizzatore, disimpegnando da
questo ufficio le macchine generatrici della centrale le quali devono provvedere a inviare attraverso
la linea non pi l'intera corrente I ma la sola componente attiva: I' = I G = I cos
La capacit C della batteria di condensatori, occorrente per ottenere il rifasamento completo,
rimane determinata dalla relazione che si ottiene uguagliando la potenza reattiva Q richiesta
dall'impianto con l'espressione della potenza reattiva QC della batteria: essendo queste,
rispettivamente
Q = V I sin = P tan QC = V IC = C V2
Figura 2
Figura 3
al nuovo valore