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Edizioni MErcurio
La tematica delladozione e soprattutto del post
adozione accomuna i numerosi contributi pre-
sentati in questo libro. Viene cos offerto al lettore
un panorama delle ricerche pi recenti che si sono
sviluppate in questo ambito, oltre a numerose espe-
rienze pratiche.
Nella prima parte del libro, sono raccolti i contributi,
rivisti ed ampliati per ledizione cartacea e digitale, pre-
sentati al seminario dal titolo Vivere ladozione con il
corpo e con la mente del 24 Maggio 2014, organizza-
to dal Comune di Novara e sostenuto dallOrdine degli
Psicologi, Punto Informativo della Provincia di Novara,
dallquipe sovrazonale per le adozioni nazionali e in-
ternazionali della provincia di Novara di cui il Comune
capofila proprio Novara.
Nella seconda parte del libro, vengono proposti i contri-
buti di altri psicologi e psicoterapeuti afferenti al Punto In-
formativo di Novara che, operanti sul territorio novarese,
in ambito pubblico o privato, hanno potuto offrire nuovi
e originali punti di vista ad integrazione della prima parte.
23,00
Vivere l'Adozione
con il Corpo
e con la Mente
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Edizioni Mercurio
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KOINS
KOINS unassociazione - costituita ai sensi degli articoli 36 e segg. del Codice civile della Costituzione
della Repubblica Italiana - operante nei settori culturale, artistico e cultural-ricreativo.
LAssociazione ha come fine la diffusione della cultura umanistica e scientifica nella societ, sentita come
componente insostituibile di conoscenza e progresso della persona umana, sviluppata attraverso lesperienza
della lettura, della scrittura e del dialogo avendo come riferimento i diversi campi del sapere umano (dalla
letteratura, alla filosofia e alla psicologia, dalla politica alla riflessione storica e a tutte le scienze in generale),
in modo da contribuire ad una possibile crescita di ciascun soggetto umano con un forte senso dei valori e
dellagire per il bene comune in interazione col senso della propria vita.
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Edizioni Mercurio
ISBN 978-88-98269-20-4
e-mail: edizioni.mercurio@em-koinos.it
Sito: www.em-koinos.it
Premessa p. 11
Giuliana Ziliotto
Responsabile Ordine degli Psicologi del Piemonte
Network Professionale della Provincia di Novara
PARTE PRIMA
3. Scuola e adozione p. 55
3.1 Insieme a scuola: costruire appartenenze sicure (R. Pasquale) p. 55
3.2 Le dinamiche emotive sottese al processo di apprendimento/inse-
gnamento (R. Pasquale) p. 57
6
4. Adolescenza e adozione
Anna Stroppa, Marta Casonato p. 73
4.1 Compiti di sviluppo e adolescenza: incontro tra passato e futuro
(A. Stroppa) p. 73
4.2 Nella rete alla ricerca delle origini (M. Casonato) p. 84
SECONDA PARTE
Giuliana Ziliotto
Responsabile Ordine degli Psicologi del Piemonte
Punto informativo della Provincia di Novara - Network professionale
PARTE PRIMA
Capitolo 1
Agire di prevenzione
Strumenti di intervento per rafforzare il legame: dai gruppi
post-adozione ai laboratori espressivi
Donald D. Winnicott
Il tema del rischio di cesura della storia rimasto nel tempo un elemen-
to fondante di molti incontri, infatti chiudere con il contesto relazionale di
provenienza comporta psicologicamente una scissione con la parte del S
legata alla storia fondativa, generando caos e sofferenza, e dallesamina
delle coppie profondamente in crisi, questo elemento rimane costantemen-
te una criticit.
I dati di alcune ricerche nazionali e internazionali sui fallimenti adottivi.
Da un'indagine della Commissione per le Adozioni Internazionali del
2003, risulta che il 2,5% dei bambini vengono restituiti.
Da una ricerca del 2000 della Regione Veneto evidenzia che il 12,3%
dei bambini presenti in comunit sono il risultato di fallimenti adottivi e
nella Regione Campania tale percentuale del 11,5%.
19
nemmeno dal punto di vista della chimica cerebrale, cui conseguir lin-
staurazione della tendenza a rispondere in maniera aggressiva allambien-
te circostante, con una scarsa creazione di connessioni sinaptiche tra il
cervello inferiore che comanda la risposta impulsiva e superiore
ovvero la parte riflessiva.
Questo dimostrerebbe che i bambini cresciuti secondo luno o laltro
stile di attaccamento ed educazionale, non si comportano in maniera ade-
guata (o inadeguata) solo per il fatto di aver direttamente appreso dai geni-
tori particolari modalit comportamentali, ma perch negli anni il loro cer-
vello si strutturato in maniera tale da produrre con maggiore probabilit
stili di risposta di un tipo o di un altro (Massoli, 2014).
BOX 1
BOX 2
infatti tappe del processo evolutivo e sono anche momenti del processo
creativo (Robbins, 1989), che permettono una immersione in ci che si sta
eseguendo, un totale assorbimento, ed una successiva presa di distanza,
quando il prodotto terminato e lo si osserva, ce ne si distanzia, lo si rega-
la. Gli ingredienti del processo creativo aiutano pertanto lo sviluppo delle
due linee parallele dellattaccamento e della separazione, temi fondamen-
tali per il bambino e ancor pi difficili per quello adottato.
di identificarsi con il genitore che accoglie, ma anche con il genitore che ri-
fiuta, che si perde, che non si sente adeguato, che ha bisogno di aiuto, che
non riconosce ci che nasce da lui perch non come me lo immaginavo.
Lesperienza in un gruppo di arte terapia permette quindi di fare esperienza
per rappresentare e simbolizzare aspetti significativi dei propri vissuti e di
rendere cos visibili e riconoscibili nuove sfumature e possibilit latenti, ri-
mandando a quella funzione dellarte come presentificazione di un oggetto
desiderato o temuto.
In particolare se lattivazione della funzione specchio ha a che vedere
con i processi di costruzione e riconoscimento di una propria identit per-
sonale continua nel tempo, la funzione schermo permette lesperienza di
essere visti, rinforzando le possibilit di rispecchiamento di s nellal-
tro e dellaltro in s sollecitando i differenti aspetti del processo di costru-
zione dellidentit personale identificare-essere identificato-identificarsi
(De Mijolla, 2004). Ma soprattutto lattivazione della funzione legame
che permette di sperimentare la possibilit che le relazioni affettive fra s e
ci che da s proviene possono evolversi e modificarsi nel tempo anzich
interrompersi con un lutto abbandonico.
dove c lo spazio per potersi affidare e fidare che nasce il desiderio di sco-
prire le proprie origini e riposizionarsi nel mondo.
Il momento della separazione che promuove la capacit di simbolizza-
zione e la nascita del pensiero, va preparato con cura con i bambini e le
famiglie adottive.
Il simbolo usato non per negare, ma per superare la perdita (Segal 1957).
Recuperare spazi di aggancio al corpo e occasioni di temporanee re-
gressione, garantisce al bambino di percepire concretamente la presenza
della figura di attaccamento, di riceverne il nutrimento necessario per con-
sentire la simbolizzazione e al pensiero di spiccare il volo al momento
della separazione, sicuri di poter atterrare dopo aver fatto esperienza nel
mondo.
La prospettiva che esistano dei fattori che possano funzionare da me-
diatori nel processo di trasmissione dello stile di attaccamento il motore
che ha generato lo studio riportato nellarticolo. La presenza di esperien-
ze di attaccamento successive, il supporto famigliare e sociale, la qualit
della relazione di coppia e le caratteristiche del bambino sono gli indica-
tori che generano speranza nel recupero e nellintegrazione delle espe-
rienze passate per un futuro pi solido e sicuro. Dallesperienza degli in-
contri con le coppie in attesa, promossa sempre dallEquipe Sovrazonale
per le Adozioni Nazionali e Internazionali, emerge chiaramente il biso-
gno di esser accompagnati allincontro e di essere aiutati a sostenere il
tempodellattesa con contributi sia di specialisti che di genitori adot-
tivi, per vivere questo momento come un tempo prezioso per prepararsi
allincontro.
Riflettendo sui tempi di attesa, e pensando a lungo con i genitori tutors,
siamo arrivati alla conclusione che la genitorialit adottiva o biologica ci
impone come adulti a rispettare lattesa dellaltro, durante tutto il corso
della vita. Attendere larrivo solo linizio di un percorso sospeso, che i
figli ci impongono nel loro sviluppo personale e che se rispettato, garantir
la loro crescita sana e armonica.
Con questo concludo ringraziando la dott.ssa Giuliana Ziliotto referen-
te del Punto Informativo dellOrdine degli Psicologi del Piemonte provin-
cia di Novara, per aver accolto e sostenuto lidea di un libro a pi voci.
Per la stesura dellarticolo gli specialisti:Professoressa Mimma Della
Cagnoletta, Professoressa Anna Ogliari, Dott.ssa Angelica Zavettieri
Per questi anni di esperienza: le famiglie dei gruppi post-adozione e in
35
Bibliografia
Belfiore M., Specchio, schermo, legame: tre fasi dellitinerario di un gruppo
di arte terapia, in Tra il corpo e lIo, Pitagora, 1998.
Bowlby J., Attachment and loss, Vol. 3. Loss, New York, Basic Books, 1980
(Trad. it. Attaccamento e perdita. Vol. 3. La perdita della madre, Torino, Bol-
lati Boringhieri, 1983).
Erickson, M.F., Egeland, B., Sroufe, L.A. (1985), The relationship of quality
of attachment and behaviour problems in preschool in a risk sample, in Bre-
therton I., Waters E. (Eds.), Growing points in attachment theory and rese-
arch (pp. 147-186), Monographs of the Society for Research in Child Deve-
lopment, 50, (1-2, Serial N. 209), 1985.
Fonagy P., Leigh T., Steele M., Steele H., Kennedy R., Mattoon G., Target M.,
Gerber A., The relation of attachment status, psychiatric classification, and
response to psychotherapy, in Journal of Consulting and Clinical Psychology,
64 (1996), 22-31.
Greenberg, M.T., Speltz, M.L., De Klyen, M., The role of attachment in the
early development of disruptive behavior problems, in Development and Psy-
chopathology, 5 (1993), 191-213.
Main M., Goldwyn R., Adult Attachment scoring and classification system,
manoscritto non pubblicato, University of California, Berkeley, 1994.
Maltempi A. e Zavettieri A., La creativit che cura, Riza Scienze n.241, 2008.
Dal momento in cui, guardando la sua foto, la mente dei genitori si di-
spone allinclusione di quel bambino come figlio proprio, questo delicato
processo va sostenuto. Occorre, infatti, fornire ai genitori adottivi cono-
scenze utili a favorire quella che si prevede una non facile e scontata sin-
tonizzazione con il figlio.
Diversamente dal passato, nel nostro paese la storia del bambino un
elemento costitutivo fondamentale della scelta adottiva; il doloroso per-
corso alla base della decisione del suo stato di adottabilit, lesito del
progetto di tutela e cura di servizi sociali e sanitari, ed istituzioni giudizia-
rie che, nel tempo, hanno affinato strategie operative e metodiche cliniche.
Le informazioni disponibili possono essere, quindi, particolarmente
dettagliate e devono essere fornite includendo i vissuti del bambino; ma
occorrer anche includere e discutere chiaramente con i futuri genitori,
come sottolineano G.C. Keck e R.M. Kupecky, anche ipotesi sui danni su-
biti anche se, come specificano gli autori, tutto questo non sar sufficiente
a dare previsioni certe circa il futuro del bambino e il suo inserimento o
meno nel nucleo familiare.
La relazione tra terapeuta e genitori si fonda quindi sui presupposti
impliciti al percorso psicoterapeutico (competenza, ascolto empatico, fi-
ducia, trasparenza, flessibilit, ecc.) e su una forte alleanza terapeutica
(coterapeuti). Ed proprio in virt di questo far squadra che i genitori
adottivi potranno reggere, finita la luna di miele, lo sconforto di trovarsi di
fronte ad un figlio spesso incomprensibile ed essere guidati nella progres-
siva decodificazione del suo comportamento, arrivando cos finalmente ai
suoi bisogni reali, nascosti.
Tale percorso necessita, da parte dei nuovi genitori di ulteriori
acquisizioni.
ricordo, sempre monitorato dal decrescere del SUDS sino a 0; questo per-
corso, tuttavia, potr, nelle situazioni pi complesse, non essere cos line-
are, per la presenza di blocchi e/o lemergere di altre memorie traumatiche
che necessiteranno di essere comprese nel piano terapeutico.
Bibliografia
Siegel D. J. (2001), La mente relazionale. Neurobiologia dellesperienza in-
terpersonale, Cortina, Milano.
Leeds A.M. (25-26 febbraio 2012 ), Associazione per EMDR in Italia, Advan-
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Keeck G.C., Kupecky R.M. (1998), Adopting The hurt Child, Pinon Press.
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lo stress e i disturbi di origine traumatica, Astrolabio.
Fernandez I., Maslovaric G., Piola P., Zambon V. (2014), Acute Post-Trauma-
tic Stress Reaction in Children Survivors of a Large Road Traffic Accident:
Epidemiological analysis and Eye Movement Desensitization and Reproces-
sing treatment, Medical Journals.
55
Verardo A., Onofri A. (settembre 2011), Traumi da non ripetere, bambini sin-
tomatici, autobiografia del genitore, approccio EMDR, relazione al Congres-
so EMDR Italia Trauma e Relazione, Roma.
Scuola e adozione
Raffaella Pasquale, Marisa Bono
primaria tra madre e bambino. Questo fatto assume una valenza ancora
pi forte quando si parla di bambini adottati, che quindi si trovano a dover
affrontare un fallimento della relazione primaria. Anche il nostro rappor-
to con il sapere risente dello stile di attaccamento caratterizzante le prime
esperienze di vita. Determina come impariamo, come ricordiamo, come
utilizziamo il nostro sapere. evidente che per poter insegnare necessa-
rio creare una relazione, un contesto narrativo fra soggetti che si ricono-
scono e che si sentono riconosciuti. La costruzione del contesto narrativo
comporta il riconoscimento e laccoglienza della storia biografica dei sog-
getti, per far si che nellincontro si crei un tessuto di relazione vero, che
crei una storia significativa tra i soggetti.
1
Associazione di promozione sociale "Attivalamente... e il corpo" che offre consulenze a
genitori e a scuole sulle tematiche delle difficolt dell'apprendimento, nonch diagnosi
e azioni abilitative e riabilitative per il sostegno scolastico e formativo. Tra i gruppi la-
voro di diagnosi, progettazione, formazione, tutoring da quest'ultimo anno si inserito
il gruppo di lavoro Adozione. Il gruppo costituito da professionisti con formazioni dif-
ferenti: Medici, Psicologi, tutors, logopedisti, psicomotricisti, arte terapeuti che insieme
ai referenti dellarticolo, promuovono la ricerca, la formazione e la cultura delladozio-
ne. Inoltre realizzano interventi integrati, finalizzati al benessere globale e scolastico dei
bambini e delle famiglie. Sito: http://www.ilbandolodellamatassa.org/.Facebook: - pagi-
na: il bandolo della matassa; - gruppo chiuso: iniziative in rete-post adozione novara.
64
che le Matrici di Raven per avere un quadro sia sulle competenze verbali
che non verbali.
Chiaramente quando il bambino in Italia da poco tempo e le cono-
scenze della lingua sono limitate si opta per altre scale cognitive adatte per
bambini di madrelingua diversa dallitaliano come la scala KABC II.
Rispetto alle valutazione degli apprendimenti utilizziamo le classiche
prove per i DSA:
prova AC-MT lettura e comprensione di brano
prova di dettato e composizione del testo della batteria BVSCO
prove 2-3 e 4-5 della batteria DDE
prove di calcolo della AC-MT
Nei bambini adottivi alla base delle difficolt di apprendimento vi anche una
fragilit di molti prerequisiti di base dell apprendimento (anche se frequenta-
no gi gli ultimi anni della scuola primaria o addirittura la scuola medie), che
per vicissitudini legate alla loro storia non hanno avuto modo di svilupparsi
adeguatamente. Sarebbe utile poter somministrare a tutti le prove di prerequi-
sito PRCR II in modo da conoscere subito i punti di forza e debolezza.
Lavorando in unottica di ricerca azione, stiamo raccogliendo dati per
potere fare delle inferenze e correlazioni tra esperienza vissute e difficolt
di apprendimento. Siamo allinizio ma dei dati sono gi significativi. Dall
analisi degli scooring delle prove degli apprendimenti abbiamo rilevato
alcune caratteristiche neuropsicologiche comuni a bambini provenienti da
stesse zone; chiaramente il nostro campione troppo piccolo per risultare
statisticamente significativo ma le osservazione potrebbe meritare una ri-
flessione ed un approfondimento.
Parecchi bambini dei paesi dellest e della Russia, precocemente istitu-
zionalizzati e spesso costretti a passare lungo tempo in luoghi poco illumi-
nati e nella stessa posizione hanno mostrato limitate competenze visuospa-
ziali, mancate prassie fini, scarsa coordinazione occhio-mano ma buone
competenze a livello percettivo uditivo come compensazione delle scarse
stimolazioni visive. In un paio di casi stato necessario richiedere una
consulenza optometrica per importanti difficolt a livello visuo-motorio
e di escursione del campo visivo tali da compromettere la copiatura dalla
lavagna e la velocit esecutiva nella scrittura.
Nei bambini provenienti dal Burkina Faso abbiamo riscontrato frequen-
ti difficolt ad apprendere il meccanismo della letto-scrittura, ad automa-
tizzare la conversione fonema-grafema e difficolt con il calcolo.
Questi bambini hanno spesso alti quozienti intellettivi (in modo parti-
colare le femmine) e in prima istanza possono far pensare a DSA. In realt
si visto che con una adeguata stimolazione dei prerequisiti della letto-
scrittura e con tecniche di insegnamento ad alto valore di immagine e in
67
BOX 1
BOX 2
"Giochiamo a nascondino?"
Incontro M. un pomeriggio di febbraio. Sar la sua tutor a scuola d'ora
in poi, ma prima voglio conoscerlo a casa, protetto dalle mura domesti-
che e dall'affetto di mamma e pap.
Appena mi vede entrare dalla porta si nasconde e si fa attendere prima di
farsi vedere. Capisco fin da subito che bisogna imparare con pazienza ad
"aspettare" e rispettare i suoi ritmi, cosa che mamma e pap fanno ormai
naturalmente.
Dopo qualche minuto spunta una testolina e lo vedo per la pri-
ma volta: due occhi vispi, ma pieni di domande, un ciuffo biondo
oro e un corpicino magro e alto, fragile, ma forte nello stesso tempo.
Lui piano piano si avvicina a me e lentamente provo ad entrare in relazione.
70
Giuse Tiraboschi (referente Anfaa sezione di Novara e Piemonte Orientale - adozione e scuola)
Adolescenza e adozione
Anna Stroppa, Marta Casonato
1
Per motivi espositivi i vari compiti evolutivi in adolescenza verranno brevemente de-
scritti negli aspetti pi salienti. Si rimanda a G. Pietropolli Charmet (2000) e E. Con-
falonieri, I. G. Gavazzi (2002) per una trattazione pi completa.
78
della propria identit. Nell adottato il corpo ricorda, il corpo cera gi pri-
ma di tutto, prima di nascere era nel grembo della donna che lo ha gene-
rato, prima di sentire, pensare, ricordare. Il corpo diventa testimone bio-
logico di unesistenza che deve accettare la non coincidenza tra chi lo ha
messo al mondo e chi lo ha cresciuto ed amato.
Anche la maturazione sessuale pu rappresentare una condizione di
particolare criticit .
piuttosto frequente osservare una precocit nello sviluppo puberale,
soprattutto nelle bambine proveniente da Paesi emergenti, che si presenta
con lo sviluppo del seno, poi con la comparsa del ciclo mestruale ed infi-
ne con il rallentamento della crescita della statura. Questo fenomeno, de-
terminato da un insieme di fattori che concorrono ad un globale migliora-
mento della qualit di vita (non solo nutrizionale ed igienico-sanitaria, ma
soprattutto psicologico) spesso pu provocare sofferenza e tensioni nella
bambina, che deve adattarsi ad una maturazione fisica precoce in mancan-
za di una corrispondente capacit di pensiero e di elaborazione attesa qual-
che anno pi in la. Lo sviluppo fisico anticipato, in questo caso, sembra
rubare del tempo prezioso a genitori e figli: si hanno pochi anni a dispo-
sizione per condividere il periodo dellinfanzia, epoca fondamentale per
la formazione ed il consolidamento del legame di attaccamento. La com-
parsa di questi cambiamenti puberali potrebbe attivare nella bambina il ti-
more dellabbandono, proprio perch sente di non essere pi la piccola
desiderata dai suoi genitori pur avendo ancora immenso bisogno di calore
e contenimento famigliare, mentre per gli adulti si potrebbe verificare una
certa delusione rispetto allidea di aver accolto una bambina e ritrovarsi
nel giro di pochi anni con una figlia adolescente.
La sessualit delladolescente pu diventare tumultuosa, disordinata,
con la ricerca a volte di situazioni pericolose. A seconda delle storie perso-
nali i comportamenti provocatori o disfunzionali possono rivelare la pre-
senza di vissuti disarmonici ed ambivalenti rispetto al proprio corpo, di
nuclei traumatici spesso legati ad abusi subiti nellinfanzia, oppure espri-
mono la ricerca, attraverso lagito, di dimostrazioni damore per negare la
paura di un nuovo abbandono. E poi ci sono le gravidanze precoci che as-
sumono un significato specifico che possiamo collegare non solo al com-
pito evolutivo dellacquisizione dellidentit di genere, ma anche alle te-
matiche delladozione, della procreazione/sterilit, della costruzione del
senso di appartenenza. Per molte ragazze adottate diventare madre pu
rappresentare loccasione di ritrovare una somiglianza in un altro essere
80
umano, rispecchiarsi nel volto del proprio figlio e poter fondare un proprio
nucleo dorigine. La ricerca di identit pu passare dunque anche attraver-
so lesperienza della maternit, dove la possibilit di riconoscersi in una
dimensione chiara, quello di madre, sembra rappresentare inconsapevol-
mente la soluzione per raggiungere un maggiore senso di completezza e
di continuit. Se la gravidanza in adolescenza pu assumere diverse moti-
vazioni (segnale dallarme, rito diniziazione, garanzia di status, bisogno
di identit ed accidentale) come descritto da Le Van (1998)2, sicuramente
rappresenta un evento particolarmente a rischio per il percorso evolutivo
della ragazza se non adeguatamente supportata e gestita.
2
Cit. in E. Confalonieri, I. G. Gavazzi (2002) pag.51.
3
Si fa riferimento allopera di Jean Piaget (1896-1980) come modello pi completo del-
lo sviluppo cognitivo in infanzia ed adolescenza.
81
4
E. Confalonieri, I. G. Gavazzi (2002), pag. 74.
82
lamicizia, perch questi profili sono aperti, ossia visibili ad ogni iscritto
al social network. Altre persone richiedono unamicizia senza voler avvia-
re una comunicazione, ma semplicemente monitorando il profilo altrui.
Altri, infine, avviano uno scambio di e-mail e messaggi che spesso sfocia
nello scambio del numero di telefono, poi in un contatto vocale e infine in
un vero e proprio incontro.
Ma quali informazioni si trovano su internet? Occorre innanzitutto fare
una premessa. In queste pagine si fa riferimento soprattutto a Facebook,
un sito che conta un numero impressionante di iscritti (un miliardo e 500
mila utenti attivi) e di utilizzatori che si connettono quotidianamente per
aggiornare il proprio profilo o per monitorare quelli altrui (solo in Italia,
gli utenti che lo usano ogni giorno sono 16 milioni)5. A differenza di altri
social network, Facebook richiede nome e cognome al momento delli-
scrizione e ci fa s i contenuti condivisi in questa vetrina virtuale sia-
no associati alla propria identit anagrafica, che nelladozione costituisce
uninformazione sensibile. Insomma, il profilo Facebook ci permette di
conoscere una persona a partire dalla foto identificativa, che pu mostrarci
il suo volto e i suoi interessi, ma ci racconta molto altro ancora: dai luo-
ghi frequentati agli amici, dagli interessi alla cadenza con la quale ci si
connette.
Fotografie e pensieri che si possono trovare online costituiscono conte-
nuti potenzialmente delicati e sensibili, e il fatto che siano sotto gli occhi
di tutti pu esporre ladottato alla ricerca delle proprie origini a veri e pro-
pri turbamenti. Le informazioni contenute su di un profilo social, inoltre,
appartengono a quella che lidentit virtuale di una persona, e possono
riflettere unimmagine non proprio reale e veritiera. Accade sovente che
ladottato, posto di fronte a queste immagini, si costruisca una rappresen-
tazione idealizzata dellaltro, non comprendendone o sottovalutandone gli
aspetti di criticit.
Laddove la ricerca sui social network non porta risultati (perch chi si
cerca non raggiungibile, o perch non se ne consoce il nome), si pu co-
munque ricorrere ai siti che pubblicano gli appelli di genitori biologici alla
ricerca dei figli, o viceversa di figli adottivi alla ricerca della propria madre
o dei fratelli di nascita. Questa modalit, utilizzata maggiormente dagli
5
Cfr. www.statista.com.
90
adulti e le parole che si ritrovano in questi appelli rendono lidea del senso
di impotenza e solitudine vissuto da queste persone, come evidenziato da
una recente rassegna esplorativa sul tema (Bertetti, 2013).
4.2.4 Il fenomeno
Purtroppo, in assenza di dati italiani, si pu soltanto ipotizzare la reale
portata di questo fenomeno nel nostro contesto. Gli studi condotti nei pa-
esi anglosassoni ritraggono uno scenario davvero molto esteso: sopra i 13
anni, un ragazzo adottato su 3 stabilisce un contatto online con la famiglia
biologica. Nonostante nel Regno Unito il contatto con la famiglia di origi-
ne venga raramente interrotto (per tramite degli operatori le due famiglie
si scambiano informazioni, di solito su base annuale), molti adolescenti
sentono il bisogno di aggirare gli operatori e di cercare un contatto diretto
attraverso il web (Greenhow, Hackett, Jones, Meins, & Bell, 2014).
Appare dunque evidente che i genitori adottivi devono essere preparati
a questo: fra i loro compiti genitoriali, ormai necessaria la comprensione
degli strumenti tecnologici utilizzati dai figli, e una sufficiente competenza
nel loro utilizzo. Lo studio gi citato ha evidenziato che pi della met dei
genitori adottivi (il 61%) usa internet per cercare informazioni sulla fami-
glia biologica, quasi per anticipare e conoscere quanto potrebbero trova-
re i propri figli. Questi comportamenti potrebbero scaturire dallansia che
molti genitori provano rispetto a queste forme di comunicazione: il 78%
degli adottanti afferma di essere intimorito dai contatti virtuali (Greenhow
et al., 2014) ed un altro studio riporta che i genitori provano disagio e sen-
tono di perdere il controllo quando i figli adottivi accettano contatti non
ricercati con i fratelli biologici (MacDonald & Mcsherry, 2013).
E nel contesto italiano? La diffusione di questo fenomeno evidenziata
dalle crescenti segnalazioni di operatori e famiglie che si trovano a gesti-
re gli effetti di un contatto su internet, che sembra avvenire soprattutto fra
fratelli. Anche ladozione internazionale non immune da questo fenome-
no e si sono registrati casi di ragazzini che si sono messi in contatto con
i membri della propria famiglia di nascita, di quella affidataria, o ancora
con altri compagni di istituto, ma anche casi di madri biologiche che sono
riuscite a risalire allindirizzo della famiglia adottiva. Basandosi sullespe-
rienza di altri paesi si pu affermare che, laddove non prevista alcuna
forma di contatto con la famiglia biologica, la possibilit che i ragazzi cer-
chino online superiore a quella dei contesti in cui vengono accompagnati
91
4.2.5 Conclusioni
Il bisogno di conoscere le proprie origini e di sapere cosa successo alla
propria famiglia di nascita legittimo e molto diffuso, e aiuta ladottato a
costruire la propria identit e a superare il vissuto di separazione. In ado-
lescenza questo bisogno si fa particolarmente pregnante e spinge buona
parte dei ragazzi adottati a soddisfare la propria curiosit attraverso la tec-
nologia informatica, cos diffusa e di facile utilizzo.
Internet costituisce per una complessa combinazione di opportunit e
di rischi, proprio per le caratteristiche comunicative che incarna: imme-
diatezza e rapidit sostengono gli agiti degli adolescenti e lasciano poco
spazio al pensiero e allelaborazione delle emozioni, componenti fonda-
mentali di un percorso di ricerca delle proprie origini. Per queste ragioni i
genitori e gli operatori dovrebbero favorire e rafforzare, fin dallinfanzia,
un clima di apertura comunicativa, per non essere colti alla sprovvista con
lavvento delladolescenza, che inevitabilmente porta con s un desiderio
di agire in autonomia (Casonato, 2016).
Per prima in Italia, lAgenzia Regionale per le Adozioni Internazionali
ha organizzato un convegno sul tema, che ha visto esperti e protagonisti
adottivi di professionalit e provenienze molto variegate confrontarsi su
questi aspetti. Durante il convegno, intitolato Connessioni: leg@mi adot-
tivi ai tempi di internet, stata ribadita da pi voci la necessit un accom-
pagnamento a tutti gli attori di questo percorso (ragazzi, genitori adottivi
e famiglia biologica), che ad oggi non ancora previsto o non sufficien-
temente aggiornato sui rischi e le potenzialit insite nella rete. Genitori e
operatori devono infatti imparare a conoscere i linguaggi comunicativi del
web per poter comprendere cosa pu offrire ai ragazzi e per poterli accom-
pagnare al meglio nel loro percorso, riconoscendone le opportunit e al
contempo limitandone i rischi.
92
Bibliografia
Aime M., Pietropoli Charmet G. (2014), La fatica di diventare grandi, Giulio
Einaudi Editore, Torino.
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Capitolo 5
Quanti rami...
" il mio albero genealogico"
Il raggiungimento dellequilibrio famigliare
allinterno di sistemi e dinamiche complessi
Barbara Di Virgilio
Luca, Luigi e Tommaso, rispettivamente per uno, tre e sei anni, hanno
vissuto con i genitori biologici: padre alcolista e madre obbligata a pro-
stituirsi. Una volta abbandonati hanno vissuto per tre anni in un istituto
peruviano, vivendo in tre settori differenti. Condividevano esclusivamente
il momento dei pasti e nessuno di loro era mai andato a scuola, nemmeno
il maggiore che aveva nove anni quando, nel 2012, sono stati adottati da
ununica famiglia italiana.
Ci che inizialmente ha caratterizzato la vita di questa numerosa fa-
miglia stato il senso di dover essere sempre presenti per tutti e tre, in
maniera totalizzante. Tre et, caratteri e bisogni differenti. Lunione dei
tre fratelli si concretizzava coalizzandosi contro la madre. Nel tempo sono
diventati molto gelosi delle attenzioni di entrambi i genitori, che per loro
non risultavano mai sufficienti.
Questa scelta comporta sia vantaggi che criticit. Abbiamo visto che la
decisione di mantenere uniti i fratelli nella stessa famiglia contiene punti
di forza ma anche punti di debolezza. Dividere la fratria la scelta com-
plementare: si vanno a colmare le difficolt legate al bisogno di attenzioni
specifiche e si agevola in parte il processo di attaccamento, ma la separa-
zione di per s pu andare a costituire un trauma.
Al fine di sfruttare i punti di forza e ridurre al minimo le criticit, quan-
do possibile, viene prescritto alle famiglie dei fratelli di mantenere co-
munque viva la relazione tra loro. Questo aspetto, molto importante per i
ragazzi, costituisce un delicato elemento sia per i fratelli stessi che per la
relazione che si deve inevitabilmente costruire e mantenere tra le due fa-
miglie. Utilizzando alcuni esempi andremo a far luce principalmente su
due aspetti:
Il bisogno dei bambini di avere genitori totalmente per s;
Il coinvolgimento delle famiglie.
Teo e Arianna sono due fratelli e nonostante i tentativi della madre di te-
nerli con s sono stati dati in adozione. Hanno due anni di differenza e
hanno vissuto insieme la relazione con la madre. I ruoli per erano ben di-
stinti: Arianna, un po pi grande, si sobbarcava nonostante la tenera et
parte di responsabilit per s e per il fratello minore, verso il quale aveva
un atteggiamento protettivo.
una relazione importante con sorelle o fratelli, che talvolta riattiva reazioni
emotive e comportamentali appartenenti al passato.
Normalmente ogni famiglia, sulla base di vari elementi, tra cui le pro-
prie caratteristiche, let dei bambini, le richieste e gli stati danimo degli
stessi, gestisce la frequenza, lintensit e la durata delle frequentazioni con
le altre famiglie.
Infatti, anche se sono i fratelli ad avere bisogno di mantenere attiva la
relazione, sono i genitori ad attivarsi per organizzare gli incontri, soprat-
tutto per i figli in tenera et. Non detto per che i nuclei familiari perce-
piscano la stessa necessit di frequentazione. Talvolta gli incontri vengono
vissuti come un dovere o con timore e il tentativo di diradarli potrebbe es-
sere finalizzato a proteggere il figlio.
Nicolas ora ha dieci anni, vive con sua madre e suo padre da quando ne
aveva cinque. Dalla nascita ha vissuto in istituto con la mamma della
pancia e il fratello maggiore Daniel, poi la madre andata via e sono ri-
masti insieme nella struttura fino alla loro adozione. Dalla nascita fino ai
suoi cinque anni, lunica relazione che ha avuto una continuit affettiva
stata quella con suo fratello, il suo fratellone, che ora ha quattordici anni.
La famiglia di Nicolas ha colto fin dallinizio il senso che aveva per il loro
figlio il fratello maggiore: un punto di riferimento, un ragazzo simile a lui
tramite il quale poteva immaginare se stesso qualche anno dopo e, nel tem-
po, lunica fonte di informazione su alcuni aspetti del loro passato, quindi
un potenziale confronto su una ricostruzione importante che pu comin-
ciare ad essere in grado di elaborare. La possibilit di avere un fratello con
cui affrontare ed elaborare aspetti del passato pu costituire un punto di
forza.
La famiglia del fratello di Nicolas, per sembra che non viva nello stes-
so modo questa opportunit. Mantiene una distanza emotiva e rimanda
gli incontri che vengono proposti costantemente dai genitori di Nicolas, i
quali non trovano una spiegazione razionale a questo atteggiamento. Per-
ch evitare di agevolare il legame fraterno che risulta lunico ponte tra il
passato, il presente e un futuro in cui i due fratelli potranno costituire una
risorsa reciproca? Anche alle richieste di confronto sullargomento la re-
azione da parte dellaltra coppia evasiva e non sembra possibile giunge-
re a un accordo comune.
101
Daniel non manifesta emozioni, non parla del suo passato e mantiene un
atteggiamento di indifferenza nei confronti di ci che accade intorno a lui.
Adozione in successione
Si tratta di figli adottati in tempi diversi, in assenza di legami biologi-
ci. In termini procedurali e formali la seconda adozione rappresenta
103
Piero stato adottato a quaranta giorni e dopo due anni in cui regnava
in casa come figlio unico, i genitori lhanno informato dellarrivo di una
sorellina. Seguire da vicino la gravidanza della madre e soprattutto poter
parlare liberamente con i genitori di quanto stava accadendo, facendo
chiari riferimenti anche alla sua nascita, gli ha dato modo di comprendere
e iniziare a elaborare precocemente la sua storia. Questo stato reso pos-
sibile essenzialmente grazie alla disponibilit e allapertura da parte dei
genitori che hanno gestito e soprattutto accettato i primi momenti di crisi.
Giorgia, etiope, stata adottata a cinque anni da una famiglia con due fi-
glie biologiche. Dopo il suo arrivo, nato un altro figlio. Una bella fami-
glia con quattro figli: 2 femmine grandi, studiose ed equilibrate; Giorgia,
ribelle e con la pelle scura; e il pi piccolo, a cui vengono rivolte infinite
attenzioni.
5.3 Conclusioni
Come abbiamo visto le possibili variabili in gioco sono tante e comples-
se. Le considerazioni generali esposte e la disamina di alcuni casi possono
aiutare a meglio orientarsi nel ricco e variegato mondo delle adozioni.
Unultima considerazione riguarda limpatto del mondo esterno sulla
diversit.
Alcune reazioni, nonostante la buona fede di chi le mette in pratica,
potrebbero essere fonte di tensione per la famiglia e, soprattutto, per i
bambini. Per questo motivo ritengo utile spendere due parole su questo
argomento.
Bisogna considerare che il cervello, che programmato per elaborare
le tantissime informazioni in entrata in modo logico e economico, procede
riunendo in categorie le informazioni in arrivo. Categorizzare significa far
rientrare in ununica classe informazioni diverse, accomunate da alcune
variabili. Quindi diventa inevitabile generalizzare rifacendosi a categorie
standard di normalit e linearit.Questo riduce la massa di informazioni
in entrata e permette una lettura della realt pi agevole e dinamica, ma
106
Bibliografia
Bagdadi M. P., Chi la mia vera mamma? Come superare turbamenti e diffi-
colt nella relazione tra genitori e figli adottivi, Franco Angeli, 2002.
Fernandez I., Maslovaric G., Galvagni M. V., Traumi psicologici, ferite della-
nima. Il contributo della terapia con EMDR, Liguori, 2011.
Nardone G., Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Problemi e soluzioni per il ci-
clo di vita. Ponte alle grazie, 2012.
vasca di piccole dimensioni, con lacqua calda, un luogo per crescere in-
sieme ed essere accompagnati alle prime esperienze di gioco interattivo,
con mamma e pap e con il gruppo di coetanei. Offrire ai genitori lop-
portunit di condividere esperienze ludiche con il proprio bambino in un
contesto in cui lacqua facilita la relazione perch consente di comunicare
attraverso il corpo le proprie emozioni e di esprimersi con spontaneit,
consapevolezza, si rivelato un adeguato e importante sostegno alla fa-
miglia adottiva.
Esser stata in acqua qualche giorno prima, senza di lui, sentirmi cullata
mi ha permesso di immaginare come si sta nella pancia della mamma e
come lui, forse, non ha potuto vivere serenamente tale fase della vita; cer-
to sono solo sensazioni, forse nemmeno emozioni, senzaltro non cognizio-
ni, ma Ale se le porta dentro, difficile descrivere cose che non hanno un
nome, che non hanno confini, ma tra mamma e figlio certe cose passano.
Lesperienza in acqua con Ale stata toccante, rilassante, stata une-
sperienza di vicinanza emotiva, di intimit, di serenit e di tranquillit
unesperienza correttiva che mi ha riempito di gioia; ero felice di esse-
re l con lui, di sentirmi la sua mamma e di recuperare un po dellespe-
rienza che non abbiamo potuto vivere insieme lesperienza della pan-
cia. Ci sono stati dei momenti in cui i confini tra me e Ale iniziavano a
svanire, altri momenti, in cui la mia insicurezza ha trovato sostegno dalla
presenza in acqua delloperatrice. Un grazie di cuore per questa esperien-
za che culla la mia relazione con Ale. Mamma di Alessandro (3 anni)
6.4 Conclusioni
C una circolarit virtuosa tra il prendersi cura di s (e della propria vita
emotiva) e laver cura degli altri (e della loro vita emotiva). Forse anche
questo il senso di questo percorso esperienziale e affettivo che chiede ai
genitori di aver cura della vita emotiva. Se impariamo a restare in con-
tatto con la nostra esperienza profonda, anche corporea ed emozionale,
diventeremo progressivamente pi sensibili, pi empatici, pi capaci di
decentramento emotivo (il compito primario delleducatore secondo Win-
nicott), cio capaci di intuire lesperienza vissuta dellaltro e comprender-
la adeguatamente per sintonizzarsi su di essa e agire di conseguenza. Un
grazie a Paola Bossetti che ha creduto a questo progetto attivandosi con i
servizi sociali territoriali di competenza per sostenerne il finanziamento.
La mia riconoscenza va anche ai genitori che danno valore a questo pro-
getto e lo arricchiscono di significati.
Bibliografia
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Terrile P. e Conti P., Figli che trasformano. La nascita della relazione nella
famiglia adottiva. Strumenti di lavoro psico-sociale ed educativo, F. Angeli,
2014.
Nei corsi di formazione predisposti nei diversi anni sia per genitori che
per insegnanti si spesso parlato di autostima in quanto coinvolge gran-
di e piccoli in riferimento al concetto di s. A questo riguardo ci siamo
interrogati sia come genitori adottivi che insegnanti sul linguaggio usa-
to in alcuni contesti che coinvolgono sia la scuola che la societ, come
concorsi per la scuola (es. adotta un bosco) o le iniziative promosse da
Enti pubblici e privati per stimolare linteresse (e i contributi) dei cittadini
verso monumenti e simili (adotta una piazza, un vigneto, una panchina,
ecc). Il linguaggio usato in questi contesti non certamente appropria-
to e non sicuramente di aiuto rispetto allautostima di una bambino nato
in adozione.
Come associazione facciamo un lavoro ad ampio raggio con insegnanti,
educatori, famiglie, per far s che i nostri bambini stiano bene a scuola
oltre che per far loro superare le difficolt ed i vuoti dellambiente in cui
hanno vissuto prima di diventare nostri figli, nati dal cuore. Infatti, lado-
zione latto sociale e giuridico in base al quale i bambini diventano figli
a tutti gli effetti di genitori che non li hanno procreati e, parallelamente, i
genitori diventano padre e madre di un figlio non nato da loro.
Siamo entrati nella loro vita a piccoli passi perch i bambini adottati,
anche quando hanno una piccola storia alle spalle, avvertono lambiente
che sta loro intorno con una grande profondit in quanto avendo vissuto
il trauma dellallontanamento da una situazione particolarmente difficile
non hanno sperimentato il senso di fiducia.
Occorre, infatti, tenere presente che luso di questo o quel vocabolo
pu avere ripercussioni anche devastanti sulla vita delle persone coinvolte.
118
Inoltre, com noto, le parole hanno tutte un significato con profondi ri-
flessi sul piano sociale e istituzionale.
Ecco le proposte, che i lettori sono invitati ad arricchire nei settori di
loro interesse.
Riconoscersi nell'incontro:
dalle ferite traumatiche a nuovi equilibrismi
gli altri funzione dellavere esperito, fin dalla nascita, una figura di at-
taccamento disponibile ad accorrere con prontezza in caso di malessere
fisico o emotivo (Attili, 2010). Il bambino, nel corso della sua vita, ela-
borer aspettative e previsioni su come ladulto reagir nei suoi confronti,
e queste si tradurranno in rappresentazioni mentali (Modelli Operativi
Interni) sulle quali lui costruir le sue credenze e i suoi comportamenti, e
in schemi attraverso cui egli tender a interpretare la realt. Nelle storie di
adozione queste caratteristiche ottimali di accudimento si possono avere
quando i bambini, poco dopo la nascita, giungono nella famiglia adottiva.
In questi casi ladulto base sicura rapidamente accessibile per il bambi-
no, sia fisicamente che emotivamente. Se ladozione avviene oltre lan-
no di et del bambino, le esperienze relazionali avute con gli adulti che
si sono presi cura di lui fino a quel momento hanno gi contribuito alla
formazione di un certo tipo di stile di attaccamento. Le osservazioni nel-
la Strange Situation di Mary Ainsworth negli anni 60 hanno permesso di
identificare differenti tipologie di stile di attaccamento.
Il bambino con attaccamento sicuro certo della possibilit di avere
accanto, in caso di bisogno, una persona in grado di sostenerlo e aiutarlo,
crescer con la certezza di essere degno di essere amato e sar in grado di
esplorare lambiente circostante, di costruire relazioni sane, di comuni-
care le sue emozioni in modo adeguato, e di raggiungere un buon livello
di autostima. Il bambino con attaccamento insicuro-evitante non piange
al momento della separazione e tende ad evitare la figura di attaccamen-
to al momento del ricongiungimento. Questi bambini adottano la strate-
gia di economizzare al massimo lattivit del sistema di attaccamento e di
esprimere poco i propri bisogni per evitare risposte negative o inefficaci
da parte della figura di accudimento. Questo pattern, secondo Ainsworth,
spesso presente allinterno di relazioni ove la figura di accudimento con-
trassegnata da intrusivit, rifiuto e svalutazione delle richieste di accudi-
mento. Quando i bisogni del bambino vengono sistematicamente ignorati,
come pu capitare in contesti di protratta istituzionalizzazione, e gli ven-
gono fatte richieste precoci, anche implicite, di autonomia, il bambino cre-
scer con la sensazione di non essere degno di amore e di dovercela fare
da solo. Le emozioni verranno allontanate e non riconosciute. Saranno
bambini che tenderanno a isolarsi o a essere eccessivamente aggressivi, ad
avere poche amicizie o tante ma superficiali. Il bambino con attaccamento
insicuro ambivalente protesta in modo inconsolabile alla separazione e al
ricongiungimento langoscia non cessa. Inibito nel gioco, il bambino tende
125
presente che pu essere anche una risorsa fisica alla quale ancorarsi per
non essere trascinato totalmente via, offrendo una doppia focalizzazione,
un piede nel passato e uno nel presente. Tra laltro, proprio F. Shapiro uti-
lizza questa espressione nel descrivere lEMDR (Eye Movement Desensi-
tization and Reprocessing), un approccio metodologico per il trattamento
di disagio emotivo e stress legati a eventi traumatici, riconosciuto come
uno tra i pi evidence based.
Arrivare insieme a queste consapevolezze equivale a legittimare il bam-
bino nelle sue emozioni e sensazioni fisiche cos difficili, a normalizzare
il fatto che queste siano ancora presenti in lui anche se ora la situazione
molto diversa, a dargli il tempo di comprendere profondamente quanto
accaduto nella sua esperienza e dare a questo pezzo della sua vita la giusta
collocazione. Solo dopo aver fatto questo il bambino sar veramente libe-
ramente di vivere appieno la sua vita attuale senza avvertire catene che lo
riportano periodicamente nel passato.
La capacit di pensare se stessi e gli altri come dotati di una mente,
la nuova possibilit di sintonizzazione emotiva del caregiver con gli stati
emotivi del bambino potr favorire e supportare la capacit di mentalizza-
zione che potr finalmente consentire di leggere e regolare quelle difficili
emozioni. Dopo averlo rassicurato molte volte, e solo quando il corpo ha
dato dei segnali di rilassamento e di apertura, possibile chiedergli anche
Cosa accade nel tuo corpo adesso in una situazione in cui non sei pi
solo?, per dargli la possibilit di esperire sensazioni nuove e piacevoli, di
collegare quelle sensazioni a uno stato e contesto relazionale favorevole.
P. Ogden, 2010
qualcosa nelle tematiche irrisolte del genitore e che questo sviluppi una
situazione di evitamento: il genitore potrebbe sentirsi molto separato dal
suo bambino e forse scoprire che lo sta anche giudicando un po. Uno
dei due equilibristi (caregiver o bambino) pu far accadere lesperienza
di cui non veramente consapevole allesterno, non comprendendo che
dentro di s, e la evoca nella relazione. Oppure uno dei due equilibristi
(caregiver o bambino) potrebbe trovarsi incastrato in una relazione ambi-
valente nella quale vuole piacere a tutti i costi, per la paura che laltro lo
abbandoni. A volte tutti e due sono impauriti o hanno le loro problemati-
che. I bambini hanno un forte bisogno di connessione e vanno a cercarla
con un alto livello di attivazione con il conseguente crearsi di una situa-
zione complicata.
Dato che il nostro cervello continua ad acquisire nuove informazioni e
a costruire nuove realt finch il nostro corpo si sente al sicuro (Van Der
Kolk, 2003), ovvero finch allinterno della finestra di tolleranza, la pri-
ma regola quella di creare situazioni ambientali che a livello fisiologico
facciano sentire il bambino al sicuro. Il supporto che si pu dare consiste
nellaiutare il bambino a stare abbastanza a lungo nelle esperienze positi-
ve, offrendogli un contenitore sicuro. Il genitore quindi deve prima ancora
sviluppare lui stesso la capacit di essere presente per poter poi accompa-
gnare il figlio attraverso questo processo di integrazione. Alcune ricerche
sostengono che nessuno capace di trasformare lesperienza traumatica
senza avere accanto qualcuno che sia amorevole.
Sarebbe importante avere memoria di qualcuno che stato veramente
amorevole prima dei cinque anni, perch questo potr consentire pi facil-
mente linclusione successiva dellamorevolezza. Purtroppo alcuni bam-
bini hanno vissuto circostanze veramente estreme, nelle quali lesperienza
dellamorevolezza non si radicata adeguatamente. possibile comunque
anche in tempi successivi supportarne lo sviluppo, attraverso lesplora-
zione di immagini creative, probabilmente molto diverse dalle esperienze
reali vissute, ma tali da poter riscrivere la storia affinch il sistema possa
rilassarsi e aprirsi a ricevere qualcosa di diverso.
Ci significa creare nuovi percorsi neuronali perch nel periodo critico
non cera niente di veramente sicuro: il sistema si pu autoregolare acce-
dendo alla creativit che servir a creare nuove vie da percorrere. Non
importante riaprire il quadro esatto di quello che accaduto, ma far emer-
gere linformazione che registrata creando delle pause creative che pos-
sano portare un po di sollievo.
136
Bibliografia
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ruolo dellAttaccamento, in Curare lAdozione, a cura di F. Vadilonga, Raffa-
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fetti sulla mente, sul corpo e sulla societ delle esperienze intollerabili, Magi
Edizioni, 2005.
Capitolo 9
Laura Pisoni
questo uno dei fattori critici relativi alla variabilit delladattamento adot-
tivo per i bambini e per i loro genitori. Fondamentale la possibilit che le-
splorazione dei temi adottivi avvenga tra i membri della famiglia in termini
di processo comunicativo che coinvolga genitori e figli sui temi pregnanti
della storia del bambino. Questo atteggiamento riflessivo molto importan-
te per trasformare la storia avversa del bambino in informazioni che siano
supportive per lautostima e la crescita psicologica (Dallos, 2006, 2007).
Aiutare il figlio adottivo a raccontare le sue esperienze precedenti, ri-
cordare la sua storia, tenendo presente linevitabile dolore che questo com-
porta, non un compito facile per i genitori, ma narrare la propria autobio-
grafia sentendosi compresi e rispecchiati pu portare a un cambiamento
importante. I modelli operativi interni possono riorganizzarsi attraverso la
riattivazione di quelle emozioni che le modalit di accudimento delle fi-
gure di attaccamento avevano bloccato, e attraverso la possibilit di dare
nuovi significati agli eventi del passato (Attili, 2010). Avere la possibilit
di riconoscere dentro di s e di esprimere quelle emozioni di disperazione
o di rabbia, riconoscere il proprio bisogno di accudimento, pu portare a
una regolazione della rabbia, a una modifica delle strategie distorte mes-
se in atto per ottenere attenzione e a una ridefinizione del s. Attraverso
la ricostruzione della propria storia, rispecchiato dai genitori adottivi, il
bambino pu elaborare nuovi schemi e rappresentazioni di s pi adeguati
alla nuova situazione di vita (Attili, 2010). Poter sperimentare che possi-
bile ricordare, esprimere dubbi e paure relative al proprio passato e ancor
di pi sperimentare che queste possono essere comprese ed accolte dagli
adulti di riferimento, costituisce unesperienza estremamente importante
e di grande valenza terapeutica per il figlio adottivo. Da parte della fami-
glia adottiva, accogliere quel frammento di vita del figlio, che seppur non
vissuto insieme costituisce un capitolo fondamentale della sua vita, con-
tribuisce a creare quel senso di appartenenza reciproca che nelladozione
rappresenta un risultato da conseguire nel tempo ed uno degli indicatori
prognostici del positivo adattamento psicosociale del minore.
Nelle famiglie adottive la buona comunicazione, la capacit di spie-
gare, porsi domande e dare risposte, proprie della sicurezza dellattacca-
mento, di vitale importanza per sostenere lelaborazione dei traumi del
bambino e per favorire la progressiva costruzione di unidentit stabile. Le
ricerche sullo stato mentale dellattaccamento negli adulti e sulla funzione
riflessiva dimostrano che gli individui sicuri possiedono tutte queste fon-
damentali competenze (Fonagy, et al., 2002; Fonagy, Steele et al., 1997).
147
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aspetti psicologici, etnici e culturali
delladozione internazionale
Luz Cardenas, Fulvia Pitto
1
Fonte Commissione per le adozioni internazionali citato in Psicologia Sociale vol
IX,n.2,maggio agosto 2014
156
2
Il concetto di etnia un concetto polisemico su cui in atto un vivace dibattito cultura-
le. Nel presente articolo assumeremo questa definizione nella consapevolezza dei limi-
ti delle denominazioni quando si cerca di riferirsi a questioni dinamiche e di multipli
significati. Sebbene il termine venga percepito nel linguaggio comune come indicante
un gruppo omogeneo (per cultura, religione, lingua ecc...) molti antropologi e storici
hanno rilevato il carattere arbitrario e costruito delle appartenenze etniche (Jean-Loup
Amselle Linvenzione delletnia, 2008)
158
oggi facilitata dalle banche dati genetiche e dalla rete internet. Tutto ci ri-
manda alle origini, alla propria storia, ai genitori biologici, alle ragioni del
distacco e/o dell abbandono.
Nelle famiglie adottive spesso con ladolescenza del figlio emergono
problemi relazionali, talvolta anche drammatici. La crisi coinvolge sia il
ragazzo, soprattutto quando in famiglia sono stati accantonati i problemi
relativi alla separazione dai genitori naturali, attraverso mistificazioni del-
la verit e segreti, sia i genitori, che vivono con preoccupazione i naturali
tentativi di allontanamento del figlio. Ladolescenza richiede che la fami-
glia sia in grado di rimettere in discussione i propri modelli educativi.
Il ragazzo quindi deve passare per un successivo processo di ri-accultu-
razione (Ferrari et al., 2014) o di ri-appropriazione (conoscenza e interio-
rizzazione) della sua birth culture, che diventa a posteriori la sua secon-
da cultura. Questa riappropriazione avviene allinterno del contesto in cui
ora vive e fa parte dellintegrazione degli aspetti culturali ed etnici della
sua identit. Ma per introiettare i due modelli di riferimento dovr contare
necessariamente sulla condivisione e mediazione allinterno della realt
familiare. Tale processo, per lo pi scelto, include lincontro e lincastro
di due background e mette in evidenza forme e livelli dintegrazione e di
identificazione con i due riferimenti culturali. Questo aspetto stato rile-
vato in due forme polarizzate in occasioni di incontri professionali perso-
nali da una delle autrici del presente articolo (di origine peruviana) con due
giovane adottate anche loro di origine peruviane; la prima era desiderosa
di stabilire un contatto mostrandosi molto interessata a conoscere partico-
larit culturali, mentre la seconda con cui si doveva lavorare appunto sulla
tematica dellintegrazione dei bambini, ha mantenuto un atteggiamento di-
staccato dicendo che lei di queste questioni non si mai interessata.
Si tratta quindi di educare il figlio ad una cultura che non la loro, che non
gli appartiene. Tutto ci implica anche per i genitori adottivi un processo
di conoscenza, di apprendimento e di condivisione di aspetti nuovi.
Inoltre, questo processo di socializzazione culturale, sviluppando co-
noscenze e consapevolezze rispetto alla differenza culturale, conferisce ai
ragazzi lacquisizione di una forma mentis aperta e cosmopolita, che gli
permette di sviluppare strategie (copying) per contenere, proteggersi e af-
frontare eventuali episodi di intolleranza e di discriminazione.
Un contesto familiare che riconosce limportanza del processo di ri-
acquisizione del bagaglio culturale dorigine del proprio figlio aiuter la
sua ricerca.
Se il ragazzo ha sviluppato una adeguata identificazione nazionale che
si traduce in sentimenti di identificazione e inclusione questa sar la base
solida su cui potr includere per potenza e non per sottrazione la sua ori-
gine culturale altra.
Dagli studi condotti da Ferrari e Rosnati (Ferrari, Rosnati, 2006) risul-
terebbero alcune tipologie di legame tra genitori e figli adottati:
a)Famiglie che hanno sviluppato forme di legame in cui ci sono un ri-
conoscimento e una valorizzazione delle differenze, producendo una
sorta di Integrazione biculturale: i figli crescono in un contesto in cui
sperimentano modelli e atteggiamenti che implicano riconoscimento,
accettazione e valorizzazione di entrambi i background culturali.
b)Famiglie in cui le differenze sono state negate o misconosciute, assi-
milando il figlio solo alla propria cultura e trascurando quella del figlio.
Questo atteggiamento potrebbe portare ladottato a non riconoscere e a
rifiutare la propria origine e tutto quello a ci associato, creando conflit-
ti identitari difficile da risolvere.
c)Famiglie il cui legame caratterizzato da uneccessiva insistenza sul-
la differenza, esaltando i background culturali altri, che a volte pu
sconfinare da parte dei genitori adottivi in un movimento inconscio di
distanziamento dalla propria cultura occidentale: ladottato pu non es-
sere aiutato a differenziare e a riconoscere i modelli positivi della cul-
tura del Paese darrivo.
d) Famiglie il cui legame caratterizzato da ideologie filantropiche,
in cui si valorizza la razza umana o una societ senza colore, sen-
za porre particolare attenzione alle differenze, proponendo modelli
positivi a prescindere, misconoscendo le dinamiche sociali basate su
166
Per iniziare a scoprire questa identit che ora si mostra come un mosai-
co armonioso, ma la cui composizione si percepisce che ha richiesto pa-
zienza, impegno e anche una buona dose di allenamento per saltare oltre
gli imbarazzismi(Kossi, 2002)una parola che la felice sintesi di un
167
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Lingue madri:
lincontro tra la lingua dorigine
e la lingua dadozione
Elena Caniato
sono pienamente competenti nelluso della lingua che il bambino sta ac-
quisendo e quindi lo possono supportare e sostenere nellapprendimento.
Non va dimenticato, inoltre, che il bagaglio linguistico di cui il bambino
adottato in et scolare dispone in L1 pi consistente, soprattutto se egli
ha avuto la possibilit di imparare a leggere e a scrivere nelle scuole del
Paese dorigine. Questa condizione, dal punto di vista linguistico, rappre-
senta una risorsa perch luso della lingua madre, in questo casi, ha discre-
te possibilit di essere mantenuto, seppure in forma latente.
Pur essendo una condizione molto remota si pu contemplare la possi-
bilit che un giovane straniero viva il suo primo inserimento nella famiglia
italiana in et pi matura. In questo caso le sue difficolt nel recuperare le
competenze linguistiche in L2 saranno ancora maggiori ma la consape-
volezza sviluppata nelluso della sua lingua madre lo cautelano maggior-
mente dal rischio di perdita del primo codici linguistico. In questo caso
la scelta di tipo consapevole e volontario: ci che il ragazzo pensa della
sua lingua madre e delle esperienze da lui vissute nel Paese di provenien-
za determineranno la sopravvivenza del vecchio codice e luso che di esso
verr fatto.
Favaro (2002) illustra come impadronirsi di una seconda lingua sia un per-
corso molto pi complesso rispetto allimparare una lingua straniera come
comunemente avviene nel contesto scolastico. Le differenze tra lingua se-
conda e lingua straniera si possono scorgere sia nelle modalit di appren-
dimento che negli obiettivi che lapprendente si prefigge.
Le modalit, i ritmi e le condizioni di apprendimento di una seconda
lingua sono diversi da quelli di un percorso di apprendimento di una lin-
gua straniera. Il bambino non italofono che impara la nuova lingua in Italia
si trova in una situazione di apprendimento misto: impara la seconda lin-
gua a scuola in maniera esplicita e intenzionale, come avviene per le lin-
gue straniere, ma nello stesso tempo, come accaduto per la lingua madre,
attraverso un processo implicito e inconscio, a casa si realizza lacquisi-
zione spontanea del nuovo codice e lappropriazione di input che proven-
gono dallambiente e dagli altri.
Lobiettivo che si prefigge chi apprende una lingua seconda non pu
essere solo quello dello sviluppo di una soddisfacente competenza comu-
nicativa e della conoscenza pi o meno approfondita delle principali strut-
ture linguistiche come avviene nel caso di una qualunque lingua stranie-
ra. Ladottato che apprende la lingua del Paese in cui si inserisce deve
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apprendere ben altro perch essa, dora in poi, sar la lingua in cui avver-
ranno tutte le comunicazioni, sar la lingua della quotidianit, dello studio,
prima, e del lavoro poi e sar, sopra ogni cosa, la lingua degli affetti e delle
emozioni. Il bambino perci dovr abituarsi ad usare la nuova lingua in
molti modi, dovr conoscere le differenze tra la lingua colloquiale e quella
formale, dovr saperla utilizzare in situazioni concrete ma anche per argo-
mentazioni decontestualizzate, dovr imparare a coglierne le sfumature e
a padroneggiare la ricchezza lessicale che pu offrire.
Per tutte queste ragioni il percorso che il bambino adottivo compie allin-
terno del panorama linguistico in cui si sta inoltrando irto di difficolt e
richiede grande attenzione e competenza da parte di chi lo accompagna.
Una lingua, voglio dire la lingua materna in cui siamo nati e abbiamo
imparato a orientarci nel mondo, non un guanto, uno strumento usa e
getta. Essa innerva la nostra vita psicologica, i nostri ricordi, associazio-
ni, schemi mentali. Essa apre le vie al consentire con gli altri e le altre che
la parlano ed dunque la trama della nostra vita sociale e di relazione, la
trama, invisibile e forte, dellidentit personale e di gruppo (De Mauro,
1996)
Bibliografia
Bateson G., Steps to an ecology of mind, San Francisco, Chandler Publishing
Co., 1972.
Favaro G., Insegnare litaliano agli alunni stranieri, Milano, La Nuova Italia,
2002.
Schumann J., The pidginization process: a model for second language acqui-
sition, Rowley Mass., Newbury House, 1978.
scritto molto poeticamente nel Talmud: Una madre come una sorgen-
te di montagna che nutre lalbero alle sue radici, ma una donna che diventa
madre del bimbo partorito da unaltra donna come lacqua che evapora
fino a diventare nuvola e viaggia per lunghe distanze per nutrire un albero
solo nel deserto.
Ma all'incontro quella madre e quel bambino non arrivano soli: ciascu-
no si porta dentro legami sociali, familiari, affettivi, legami solidi o precari
o falliti, vicende di vita che, avendo lasciato una traccia indelebile nellor-
ganizzazione del proprio mondo interno, influenzeranno il nuovo incontro,
la possibilit di nutrire e di essere nutriti.
A quell'incontro ciascuno si porta dentro, una matassa aggrovigliata,
nodi difficili da sbrogliare, complessit disorientanti spesso, queste s, vis-
sute in solitudine.
Un bambino adottato non ha semplicemente dentro di s vuoti di cure
fisiche, vuoti relazionali ed emotivi da riempire. Non una tabula rasa, un
bambino inesistente da ricostruire.
Frequentemente ha dentro di s frammenti di esperienze passate tra-
scorsi in istituti o in famiglie spezzate, esperienze che hanno portato a una
difficolt nella costruzione dei legami di attaccamento.
Una mancanza di fiducia di base, legami di attaccamento insicuri, o di-
sorganizzati, non permettono al bambino di poter assorbire dall'ambien-
te e dalla nuova famiglia quel nutrimento necessario ad una sua crescita
armonica.
Anche un genitore del resto pu aver vissuto profonde frustrazioni che
lo portano, contemporaneamente desiderante e ferito, al nuovo incontro.
Cos dopo il faticoso percorso verso l'adozione, dopo le indecisioni, i
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Anche gli psicologi dunque devono sapersi porre in rete per costruire un
vero e proprio gruppo di lavoro, un team efficiente ed efficace di supporto
a quei gruppi familiari che, con generosit, hanno scelto di aiutare e nutrire
quellalbero solo nel deserto.
Autori
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