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Non e' il primo maggio la festa della mamma o il festival di Sanremo.

E non e' il primo maggio un carnevale nel quale per una volta all'anno sia lecito fare follie.
E non e' il primo maggio il bicchiere di vino per scordarci della nostra oppressione, del nostro
dolore.
Il primo maggio e' giorno di memoria e di incontro e di organizzazione del movimento delle
oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita' da ogni catena e da ogni rogo, da
ogni menzogna e da ogni violenza; per la pace e la giustizia, per il pane e le rose; per la solidarieta'
che nessuna persona abbandona all'abuso, al dolore, alla disperazione, alla morte.
*
Il primo maggio e' un appello: alla rottura della subalternita' ad ogni oppressione, alla rottura della
complicita' con ogni manipolazione; a uscire dal deserto del mondo ridotto a merce, a uscire dal
labirinto delle ideologie e delle prassi alienanti; a prendere coscienza di avere una falsa e una vera
coscienza che l'essere sociale condiziona, a prendere coscienza che e' dei rapporti di proprieta' e di
produzione e riproduzione sociale, e di dominazione e di consumo, e del nesso dialettico e
irriducibile tra umanita' e natura, che dobbiamo insieme ragionare se vogliamo contrastare il
fascismo che il mondo intero divora.
Il primo maggio ci ricorda che dobbiamo scardinare i rapporti di potere e dissolvere le strutture di
dominio se vogliamo aprire la via a una societa' di persone libere ed eguali in diritti, responsabili e
solidali, persuase al bene comune e misericordi, una societa' in cui finalmente a ciascuna persona
sia dato secondo i suoi bisogni e da ciascuna persona sia dato secondo le sue capacita'.
Il primo maggio ci convoca all'azione nonviolenta di solidarieta' e di liberazione comune.
Il primo maggio e' un giorno di colloquio corale, di testimonianza e di lotta.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.

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