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per poter vivere la vita a pieno, ma ciò non comporta necessariamente un epilogo
positivo, anzi il suo suicidio ne è la prova.
Eppure liberarsi dai canoni quando sono stretti o ingiusti, avere il desiderio di
fuggire dalla grigia realtà monotona, riguarda chiunque, perché ognuno vuole vivere
la propria vita con il desiderio che sia così bella, colorata, piena, da essere
memorabile. Ecco allora che per vivere, non per sopravvivere, è necessario andare
oltre alle convenzioni dettate dalle leggi e dalle usanze che da secoli ci portiamo
dietro, legate indissolubilmente all’onore e alla dignità. Se andassimo avanti di
questo passo crederemmo che il modo di affrontare la vita sia univoco, saremmo
spinti ad accettare ogni legge, ogni costume, ogni condizione anche ingiusta nei
nostri confronti. Tuttavia, questo non è possibile perché ognuno nel momento in un
cui viene meno un suo diritto, viene maltrattato o giudicato in maniera errata se
ne rende conto e dunque si reagisce, come Madame Bovary.
Ci si ribella per dare un senso alla vita, perché è un’azione necessaria affinché
il mondo sia un quadro dai colori cangianti, come gli affreschi del Michelangelo, e
non un triste Guernica, il dramma di una cittadina vittima del mutismo del popolo,
che doveva accettare le leggi e il volere del regime respirando a stento, davanti
alla finta cecità del mondo intero. In questo caso era d’obbligo ribellarsi al
regime, alla paura che le conseguenze che avere una voce significava, non curandosi
di ogni sorta di giudizio opinione o arma. Anzi, quando riguarda il bene collettivo
i proiettili non sono a sufficienza, le bombe non possono colpire tutti, qualcuno
ne esce salvo e vittorioso, reagire può essere una soluzione definitiva alla
predominanza di uno ingiusto su tanti. La genesi del ogni cambiamento è nel
rispondere. Quindi se si vuole attuare una riforma un cambiamento sociale, serve
che si riconosca che quelle che un tempo erano delle vivide pennellate, ora sono
ricoperte di patina e sporcizia, solo così possiamo restaurare nel profondo la
società.
Peccato che però se un film commuove è perché ci si sente parte della vicenda, e
che se ha cospicuo botteghino è perché racconta la storia di tante persone e,
allora non rappresenta solo quelle solite categorie svantaggiate. La rivendicazione
dei propri diritti è qualcosa che riguarda tutti perché se tutte le persone
avessero gli stessi diritti i problemi della crisi umanitaria in Afghanistan, Iraq
e Siria, il problema della differenza salariale, di una donna non venga assunta
perché potrebbe rimanere incinta nemmeno esisterebbero.
Pertanto per sconvolgere la nostra società non servono falce e martello, nemmeno
delle armi vere. Ci basta il voto, prendere parte attiva alle decisioni che lo
Stato ci chiama a prendere, votare fieri e fiere per chi, come le suffraggette di
Emily Punkhurst, aveva lottato sulle propria pelle per permetterci di esprimere una
preferenza, per essere rappresentati nel parlamento, per essere sostenitori di
riforme più grandi.