Mi RICORDO
Ricordi scritti in libert, cos,
come mi affiorano alla mente.
Bologna 2013
Marco Bronzi Rusconi
MI RICORDO
Bologna 2013
Dedico Questo lavoro
alla mia
amata famiglia
Mi ricordo
Presentazione
Presentazione 1
Mi ricordo
Avevo gi postato alcuni ricordi sul mio blog (iniziato nel 2007 e
sospeso nel 2010 per mancanza di motivazioni). Non volevo perdere
quel materiale per cui lo ripresi e lo trascrissi aggiungendo i ricordi
che continuavano a emergere.
Pi volte mi fermavo, combattuto da dubbi e incertezze, (ma a
chi vuoi mai che interessino queste vicende.) poi riprendevo, poi di
nuovo mi fermavo. Ormai ero stanco di questo tiremmolla e stavo
per abbandonare.
La Stella, (che mi raffigur cos nel 1990),
non voleva che lasciassi il lavoro e mincit
ad andare avanti:
Caro pap, io penso che ogni vita sia
meritevole di essere raccontata.
Di pi, secondo me le vicende della propria
esistenza non sono meno interessanti e
appassionanti di quelle narrate nei romanzi
cosiddetti impegnati.
Scrivere di s qualcosa che, vedrai, ti aiuter
a stare bene e a superare il timore del giudizio
degli altri.
Pu anche darsi che non ti legga nessuno (non risentirtene!).
So di molti che scrivono, ma non vogliono assolutamente che poi
qualcuno legga le loro vicende.
Scrivere la storia del proprio passato serve, prima di ogni altra cosa,
a chi la scrive, non a chi la legge.
Questo per non conta per noi, la tua famiglia.
Ci far molto piacere leggere, se vorrai, i tuoi ricordi e conoscere
alcune vicende del tuo passato.
Le parole della Stella mi convinsero.
Presentazione 2
Mi ricordo
Mi sono portato dietro, per mesi interi, un quadernino in cui mi
annotavo, in due parole, il ricordo emerso.
In seguito riprendevo
lappunto, lo sistemavo
quel tanto che giudicavo
necessario e lo inserivo in
un capitolo predisposto.
Questo lavoro non lho
realizzato in modo
convenzionale poich
minteressava che fosse,
soprattutto, autentico.
Argomenti, immagini, impostazione tutto composto in modo
artigianale, seguendo ci che mi suggeriva la mia immaginazione.
Sono ricordi che riguardano la mia infanzia e la prima giovinezza,
con qualche salto nel pi recente passato.
Ho riunito il materiale cominciando da alcuni ricordi dei tempi pi
lontani, poi ho aggiunto le memorie che mi legavano alla casa di
campagna e alle varie abitazioni in cui avevo vissuto da bambino e
poi da ragazzo.
In seguito ho introdotto memorie di scuola, ricordi diversi e qualche
curiosit, carpita qua e l, da svariati siti internet, cos, per ridere
insieme.
In molte occasioni mi sono documentato su
per ricercare origini, significati o
aneddoti che riguardassero il gergo
(slang) che si parlava abitualmente
nei tempi andati.
Un viaggio a ritroso nel tempo, di
quando ero un cinno.
Quel cinno sognatore, che, facendo
questo lavoro, mi sono reso conto sia
rimasto dentro di me.
Presentazione 3
Mi ricordo
Presento cos, in ordine sparso,
cosa ricordo dei tempi passati.
Presentazione 4
Mi ricordo
Andavamo a comperare la scarpe nel
calzaturificio Di Varese, sotto il portico del
Pavaglione.
I commessi del negozio ci aprivano zelantemente
la porta ed il proprietario veniva ad ossequiare
mio padre che era un ottimo cliente; a volte
capitava che acquistasse, contemporaneamente, le
scarpe per 4 o 5 fratelli (di sette che siamo!)
Presentazione 5
Mi ricordo
La televisione va messa a
un'altezza alla quale tutti sono
in grado di fissare lo sguardo al
centro dell'apparecchio e un po'
verso il basso.
La distanza dall'apparecchio
deve essere pari a 7 volte la sua
grandezza. Tenendo conto che 1
pollice uguale a 2.54 cm, se
avete un televisore da 28 pollici
dovrete mettere la TV ad una
distanza di circa 5 metri.
Presentazione 6
Mi ricordo
L'ideale un'illuminazione diffusa per rendere meno forte il contrasto tra il buio
della stanza e le luminosit del televisore.
Buona la scelta di una lampada che proietti la luce sul soffitto.
Se pomeriggio, per vedere al meglio la TV consigliabile abbassare le
tapparelle in modo che la luce diventi omogenea.
E sconsigliato guardare la TV durante i pasti.
Se sedete sul divano, assicuratevi che il cuscino non sia troppo morbido, perch
affondando, potreste assumere una posizione sbagliata con la schiena. Se sedete
sulla sedia, assicuratevi di appoggiare la schiena allo schienale e i piedi ben
piantati a terra; questa posizione vi permetter di non sdraiarvi e di mantenere
una stazione eretta.
I bambini: sarebbe meglio che i bambini al di sotto dei 3 anni non vedessero
assolutamente la televisione perch la loro vista ancora molto delicata. Quelli
pi grandi, invece, dovrebbero osservare determinate regole: la TV va guardata
per non pi di un'ora di seguito oppure per due ore ma suddivise durante la
giornata almeno in tre volte.
In ogni caso, la regola fondamentale il buon senso e la limitazione.
Presentazione 7
Mi ricordo
A tavola dovevi mangiare tutto, soprattutto la verdura, altrimenti il
babbo ti lanciava lultimatum: O mangiar quella minestra o saltar dalla
finestra (che poi voleva dire andare a letto senza cena).
Presentazione 8
Mi ricordo
Dopo che erano state prese le misure si andava alla prima prova, poi
alla seconda e finalmente arrivava il gran giorno, in genere un
anniversario o una festa, e si poteva sfoggiare labito nuovo ( o la
camicia).
Non si andava al supermercato perch non cera.
Presentazione 9
Mi ricordo
* (Nella prima met del sec. 18 erano cos chiamati a Bologna gruppi di
malviventi, designati dal nome delle contrade, tra i quali vigeva una stretta
omert; costoro consegnavano quanto riuscivano a rapinare a un capo, il quale
ne disponeva a comune profitto).
Presentazione 10
Mi ricordo
La pistola era di legno e sparava, come il fucile, degli
elastici.
Io avevo, come tanti, una grande passione per e il
cortellino utilizzato per scortecciare il vinchio.
(= salice i cui giovani rami erano detti vinchi o vimini ed erano impiegati in
agricoltura per legare le viti) che utilizzavamo poi per fare i tirini
(fionde).
* (Essere sorteggiati per iniziare un gioco, oppure aver perso e occupare il posto
del vincitore).
Presentazione 11
Mi ricordo
* Una volta non era facile salire sulle montagne e in genere chi ci andava,
poteva anche non far pi ritorno. Oltre i monti (le Alpi) vi si mandavano le genti
cacciate via (in esilio) o vi si nascondevano i ladroni per sfuggire ai gendarmi.
Era un luogo insicuro, pauroso e solitario.
Pertanto dire "mandare a monte" voleva significare mandare via, mandare in
rovina o far crollare un qualcosa di sicuro.
Presentazione 12
Mi ricordo
Come esclamazione di meraviglia e stupore di fronte a un fatto fuori
dal comune si diceva: VANGE! e di rimando i presenti
affermavano: NEGI!.
Quando arrivava la primavera noi, cinni, andavamo in sverzura e ne
strologavamo (inventavamo) una pi del diavolo per incontrare le
belle naturine(ragazzine) che, se facevi poti poti strizzando loro
il seno, perdevano la brocca e ti dicevano: smorzala sai, sei un gran
selvatico, queste cose non le devi fare brisa v.
Presentazione 13
Mi ricordo
Mi ricordo una curiosa filastrocca che ripeteva la mamma.
Pi o meno diceva cos: Sant Al premma al mors e po sammal
(scritto come la ricordo, per dire che prima mor e poi si ammal).
Curiosando nel Web ho trovato queste notizie:
Lagricoltura era scarsa e i terreni, strappati dal bosco, erano ingrassati, per
renderli coltivabili a cereali, attraverso il debbio.
Cio sinterravano le ceneri della bruciatura di macchia, ciocchi e cotiche
infestanti per fertilizzare il terreno.
Presentazione 14
Mi ricordo
Presentazione 15
Mi ricordo
Sfortunati voi,
regaz, non sapete
quello che vi siete
persi!
Presentazione 16
Mi ricordo
Luniversit di Agraria.
1
Mi ricordo
2
Prima parte
Luniversit di Agraria
Prima parte 1
Mi ricordo
Ricordo le sue esibizioni nel teatro del collegio, il Teatro Guardassoni:
cantava, suonava, recitava, era un gran geniaccio.
Veniva a giocare nella casa di via Risorgimento, qualche volta andavo
io a casa sua.
Lucio Dalla:
Tratto da wikipedia
Figlio del bolognese Giuseppe Dalla, direttore in citt del club
di tiro a volo (sar citato in Com profondo il mare: "Babbo,
che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani...") [9], e della
sarta e casalinga Iole Melotti (ritratta nella copertina
dell'album Cambio)[10] Dalla trascorre la prima parte
dell'infanzia nella sua Bologna[11] Quando nel 1950, il padre mor, stroncato da
un tumore, la madre decise di trasferirlo dal Collegio San Luigi che frequentava
dal 1948, al Collegio Vescovile Pio X di Treviso dove termin le scuole
elementari iniziando ad esibirsi nelle varie recite scolastiche [12]. Dalla pi avanti
torner a parlare della morte del padre, in varie interviste rilasciate nei primi
anni ottanta: Avevo sette anni...provai la sensazione struggente di una perdita
che mi consentiva di dire a me stesso con piet e tenerezza: da oggi sei solo come
un cane[13]. Ancora: Cos ho imparato a fare della mia vita un modello di
solitudine, cio a cercarmela, a organizzarmela, a viverla, questa mia solitudine,
come un momento di benessere profondo, necessario per una corretta lettura
dell'esistenza[13]
A quei tempi, anche se piccolo, andavo di solito a
scuola da solo, a piedi, da via Risorgimento; piano
piano, grembiulino nero con collettino bianco, la
pesante cartella in una mano e il cestino con il pranzo
nellaltra (rimanevo a scuola anche il pomeriggio).
Qualche volta veniva con me Nerio, figlio dei
proprietari del panificio-pasticceria Neri.
Prima parte 2
Mi ricordo
Nella gavetta la mamma metteva: nello
scomparto grande la pasta (tagliatelle o
maccheroni col rag), nello scomparto piccolo
sovrastante, il secondo (mmmm.buone
le cotolette!!!!!) e le verdure (che riportavo
regolarmente a casa e la mamma si arrabbiava).
*La gavetta, dal latino gabata, (m), scodella, quel recipiente, in genere di
alluminio, in cui i soldati mangiano il rancio durante le marce o le campagne
militari. Si chiama anche gamella, una parola venuta a noi dal francese gamelle
(bacinella), che risale forse al latino camellu (m) (cammello) per la sua forma
curva che fa pensare alla gobba del cammello. Da queste parole sono nate le frasi
mangiare alla gamella (fare il soldato) e venire dalla gavetta (essere partito dal
nulla). Questa frase, presa dal gergo militare, si riferisce a chi giunge ai pi alti
gradi partendo da soldato semplice, dal marmittone che mangia dalla gavetta. In
senso pi largo, si riferisce pure a quelle persone che, partite dal nulla, hanno
raggiunto prestigiose posizioni professionali e sociali.
Prima parte 3
Mi ricordo
Prima parte 4
Mi ricordo
Quando in classe entrava qualcuno, si scattava in piedi,
contemporaneamente. Avevamo fatto diverse prove per imparare ad
essere sincronizzati!
Da questo privilegio (alzarsi in piedi in segno di saluto e rispetto)
erano esclusi i bidelli e avevamo difficolt a capirne la ragione.
Se si trattava del maestro, ci si alzava in piedi e partiva il coro:
Buon giorno signor maestro!
Ovviamente, ma con pi energia, quando entrava il direttore!
I maestri menavano pure, eccome menavano!
Di frequente erano i genitori stessi che autorizzavano i maestri:
Signor maestro, se mio figlio non si comporta bene, non abbia riguardi,
lo castighi pure .
Ci battevano con un righello sulle nocche, ci mettevano in piedi
dietro la lavagna, io mi presi anche parecchi schiaffoni.
In pi il pap a casa rincarava la dose perch:
Il maestro ha sempre ragione!
Sono passati tanti anni ma ricordo ancora i nomi dei maestri: la
maestra Baroni per i primi tre anni, poi il maestro Zanni, Menetti, che
menava molto e quindi Celerino, al doposcuola. Questo maestro era
molto temuto poich, se vedeva un alunno distratto, gli scagliava,
cercando di centrarlo in testa, la cimosa della lavagna. Di queste
aveva una gran scorta (erano quelle ormai inservibili per la lavagna
ma ancora adatte alluso che ne faceva).
Ricordo il timore che avevo degli esami che, a quei tempi, erano
affrontati due volte, in terza ed in quinta elementare.
Per accedere poi alla scuola media, bisognava superare gli esami di
ammissione.
Tutte le mattine, per arrivare in via DAzeglio, percorrevo via
Capramozza.
Davanti ad una scuola elementare che si trovava in quella strada,
incontravo spesso un bambino dalle gambe muscolose, (era una
grande promessa del calcio), che mi canzonava e trovava sempre un
motivo menarmi.
Potevo cambiare strada ma, per orgoglio, non lo feci e non raccontai
mai nulla ai miei genitori.
Prima parte 5
Mi ricordo
Si chiamava Claudio.
In seguito diventammo grandi amici.
Ricordo le partite di pallone nel cortile
interno della scuola, il corso di scherma che il
babbo mi fece intraprendere, il teatro, i
laboratori, la biblioteca, la sala mensa..
Il cortile interno In terza, ad anno scolastico da poco iniziato,
mi ammalai di nefrite (malattia
infiammatoria delle reni). La malattia mi segn molto, trascorsi molti
mesi a letto, dieta rigorosa senza sale, anche per Natale e Pasqua. Mi
tolsero le tonsille. Ricordo le premurose cure della mamma,
ininterrottamente a fianco del letto.
Mi somministrava le medicine, mincoraggiava, mi raccontava storie,
cercava in tutti i modi di distrarmi.cara mamma! Finalmente
guarito il babbo, verso maggio, mi fece inserire, come uditore nella
scuola di mia sorella Teresa, per rinverdire le conoscenze scolastiche.
Lanno, purtroppo, era irrimediabilmente perso.
Mi riscrissi in terza, sempre al collegio San Luigi. Sfortunatamente
non avevo pi con me i miei vecchi compagni.
Trascorsero cos, senza infamia e senza lode, gli
ultimi tre anni di scuola. Al termine della quinta
classe, andai a vedere i risultati: ero stato
promosso.
Corsi a casa per comunicare la notizia ma, ero ormai arrivato, mi
assal un tremendo dubbio: avr letto bene il tabellone con gli esiti?
Ritornai a scuola, sempre di corsa, per controllare, avevo letto bene.
che stress!
Finalmente la
scuola elementare
era terminata!
Prima parte 6
Mi ricordo
Il Collegio S. Luigi stato eretto nel 1645, in onore del Santo Gesuita, da poco
tempo santificato ed esaltato come patrono dei giovani studenti: pertanto la
pi antica Scuola di Bologna. Il collegio San Luigi, diretto in Bologna dalla
congregazione dei Barnabiti fin dal 1773, scuola libera, paritaria, pubblica.
un istituto comprensivo, poich contiene, al suo interno le scuole elementari,
medie, liceo classico, scientifico e linguistico.
Da http://www.scuoleparitariebologna.com/
Il Teatro Guardassoni
Da:
http://www.comune.bologna.it/quartieresaragozza/presentazione/guardassoni.php
Prima parte 7
Mi ricordo
Questantico teatro da camera situato al piano nobile di Palazzo Montalto,
cos denominato dal paese dorigine del fondatore, papa Sisto V, che alla fine del
XVI secolo lo destina a collegio universitario per i giovani marchigiani.
Tale finalit didattica si mantiene inalterata fino alla rivoluzione francese ed
ripresa nel 1873 dallattuale Collegio San Luigi, gi noto come Collegio dei
Nobili e retto dai padri Barnabiti.
Si presume che nella residenza privata lo spazio ora occupato dal teatro fosse un
elegante salone per balli e ricevimenti dotato di balconata per lorchestra. Nel
1879 viene portato a compimento il progetto di F. Gualandi di adattamento a
sala teatrale. Limpianto rettangolare animato su tre lati da una balconata a
fascia continua sorretta da mensole a voluta. Nel lato prospiciente il
palcoscenico, una galleria si apre a loggia con cinque archi a tutto sesto
sostenuti da esili colonnine.
Una decorazione di gusto eclettico realizzata dal celebre pittore bolognese
Alessandro Guardassoni anima il soffitto ripartito in tre medaglioni ovali con
mazzi di fiori e lallegoria della Fama al centro.
Ma alla sua mano si deve soprattutto il magnifico sipario istoriato oggi
ritrovato, rappresentante lincontro tra Dante e Virgilio; forse lunico sipario
storico ottocentesco ancora presente in Bologna.
Al centro della fascia sovrastante
il palcoscenico campeggia lo
stemma del Collegio (una nave in
tempesta con la scritta in latino
Propere et Prospere) affiancato da
due figure di giovinetti.
Al Guardassoni dedicato questo
magnifico gioiello architettonico
che dal 2006,grazie allassociazione
no profit Progetto Cultura Teatro
Guardassoni e ai patrocini della Regione, Provincia, Comune di Bologna e
Quartieri Saragozza e Santo Stefano propone alla citt una nutrita stagione
musicale e teatrale.
Prima parte 8
Mi ricordo
Nella chiesa del collegio il babbo pass la Cresima (21 giugno 1912).
Prima parte 9
Mi ricordo
Prima parte 10
Mi ricordo
Prima parte 12
Mi ricordo
Prima parte 13
Mi ricordo
Prima parte 14
Mi ricordo
Mi ricordo quando le ginocchia
mi fecero giacomo giacomo
Una volta, in prima elementare, la maestra mi chiam alla lavagna
ma io mi rifiutai. Forse ebbi paura dellinterrogazione, chiss.
La maestra mi sollecit a darle una spiegazione ed io risposi:
Non posso venire perch le gambe mi fanno giacomo giacomo .
Lei non comprese il significato della mia scusante e rifer lepisodio a
mio padre. Lo appresero anche i fratelli che cominciarono a
canzonarmi: Cos hanno le tue gambe, ti fanno Giacomo Giacomo?.
Quellespressione lavevo usata perch la conoscevo, lavevo sentita
in pi occasioni.
Mi convinsi che la giustificazione fosse corretta.
Da: http://answers.yahoo.com/question/index?qid=20080213110219AACfO8U
Qual l'origine della
frase: "Le ginocchia mi fanno giacomo
giacomo" che si usa dire in diverse
parti dItalia?
Durante la Guerra dei Cent'anni, nel 1358
scoppi in Francia una rivolta di contadini
esasperati dal peso delle tasse e dai saccheggi
continui ai quali erano sottoposti.
La rivolta si estese rapidamente e dur
appena due settimane: i contadini furono
sconfitti e duramente puniti.
Negli scontri contro le milizie degli aristocratici, i contadini indossavano la
jacque (giubba in panno irrobustita da fili di ferro). Di qui il contadino francese
fu chiamato con disprezzo jacques bonhomme e questa rivolta, come altre
successive rivolte contadine, fu chiamata jacquerie.
Quindi la parola che indicava inizialmente l'abito, pass ad indicare
genericamente il contadino e assunse quindi il significato di "semplicione" e poi
di "vigliacco".
L'espressione giacomo-giacomo indicherebbe quindi le ginocchia del contadino
che tremano per la paura.
Un'altra interpretazione ritiene che il termine derivi in modo onomatopeico
dallo scricchiolio delle articolazioni delle ginocchia o dallo strascinamento dei
piedi (ciac ciac, giac giac...)
Prima parte 15
Mi ricordo
Ma ci sono anche interpretazioni che legano la frase al cammino di Santiago, se
pure con diversi accenti:
- come implorazione del pellegrino verso San Giacomo, che lo aiuti a superare la
stanchezza.
Prima parte 16
Mi ricordo
Prima parte 17
Mi ricordo
In quella scuola veniva anche mio fratello Andrea, un anno pi
avanti.
Abitavamo ancora in via Risorgimento.
Con mio fratello avevo un singolare rapporto, pur vicini det e
volendoci bene, lui si faceva sempre e solo i fatti suoi. Aveva le sue
amicizie e i suoi giri.
Andavamo s a scuola insieme ma io camminavo lungo il
marciapiede di destra e lui in quello opposto (o viceversa).
Ricordo che la mattina sceglievo un sasso del giardino e spostandolo
con piccoli calci, me lo portavo fino a scuola.
Lo nascondevo bene e lo riprendevo per il ritorno.
A fianco del portone dingresso della scuola, sul muro, erano affissi
dei cartelli che indicavano le varie classi.
Ci si disponeva in fila ben allineati e coperti di fronte al cartello
corrispondente. Le classi, maschili e femminili, erano ben separate!
Lentrata e luscita delle classi dei maschi e delle femmine
avvenivano distintamente, al suono di due campanelle sfalsate di
qualche minuto.
Per me le cose si misero subito male, non studiavo, e non ero in
sintonia con alcun insegnante.
Ero un ribelle, non mi adattavo alle regole, facevo fughino molto
spesso e me ne andavo al cinema matine o ai giardini Margherita.
Ricordo la circostanza in cui il preside, via radio (una volta nelle
classi cerano gli altoparlanti collegati con la presidenza) disse che gli
risultava che nella scuola circolavano immagini indecenti e che
avrebbe provveduto a stroncare lo scandalo.
Il nostro prof. di Ginnastica (mi ricordo ancora il nome, Luminasi),
da persona intelligente, comprese che era pi opportuno che tali
presunte immagini scandalose capitassero nelle sue mani, piuttosto
che in quelle del preside.
Anticipando il piano del preside, mentre le varie classi si
avvicendavano in palestra, il Prof. Luminasi esegu una minuziosa
perquisizione negli spogliatoi, controllando abiti e cartelle.
Prima parte 18
Mi ricordo
Io conservavo, nel portafoglio, un
calendarietto profumato che
raffigurava donne in castigati
costumi interi, regalo del mio
barbiere. Per il preside e
sicuramente per molti insegnanti,
queste innocenti immagini erano
considerate indecenti.
Che tempi, che morale ipocrita!
In seguito scoprii che il calendarietto che custodivo nel portafoglio
non cera pi.
Al suo posto un bigliettino con questa scritta:
Calendarietto requisito; meglio da me che dal preside.
Mitico Luminasi!
Non sempre riuscii a passarla liscia, non tutti gli insegnanti erano
come il prof. di ginnastica!
Avevo un carattere vivace, diciamo.
I professori avevano la sospensione facileanche per delle ragazzate.
Come quella volta che fui sospeso dalle lezioni perch:
Durante le lezioni guardava fuori dalla finestra.
Cavolo! ..ma a quei tempi era veramente cos!
Fui bocciato.
Ripetei lanno ed ebbi la fortuna di avere, come insegnante di lettere,
una persona molto in gamba.
Riusc a coinvolgermi, mincoraggiavainsomma, piano piano, con
lui riuscii ad arrivare in quinta.
Mi ricordo che era una persona che si faceva rispettare, vero, ma
aveva la grande qualit che rispettava gli alunni.
Il suo metodo dinsegnamento era appassionante.
Mi ricordo ancora il quadernetto dellErrata Corrige,
(due colonne, la prima con i termini errati che usavamo nel nostro
linguaggio quotidiano e a fianco il termine corretto).
Prima parte 19
Mi ricordo
Ricordo anche il quaderno intitolato: Ingiurie allarbitro in cui
annotavamo termini educati e garbati da usare quando, in caso di
litigio, singiuriava qualcunoe si prese lesempio dellarbitro.
Quando inizi il quinto anno, vissi una dolorosa sorpresa: il
professore era andato in pensione, sostituito da una prof.ssa con cui
non cera intesa.
Mi sentii perduto. Non mimpegnai abbastanza e non superai gli
esami. Anzich bocciarmi, come sarebbe stato logico, mi spedirono a
ottobre in tutte le materie!
Pazzesco, assurdoma a quei tempi era possibile.
Il babbo, per punirmi, mi obblig a presentarmi agli
esaminaturalmente fui bocciato.
Ripetei lanno svogliatamente.
Non mi bocciarono ma mi mandarono a ottobre in quattro materie!
(le pi importanti).
Il babbo non volle rassegnarsi.
Mi releg in casa.
Quindi assunse una maestra che restava tutto il giorno con noi,
pranzo e cena compresi. Per tutta lestate!
Lavorammo per ore e ore, tutti i giorni, senza una pausa, la maestra
era inflessibile! Ricordo che ero sistemato nella poltrona di pelle nera
del babbo, in un angolo della sala da pranzo, quella della domenica
che, essendo off limits, non era frequentata e quindi silenziosa,
lideale per studiare.
Non dimenticher mai quei giorni, quella fatica, labbattimento, la
paura di non farcela.ma riuscii a superare gli esami anche se
per il rotto della cuffia*come usava dire.
*Uscire per il rotto della cuffia: cavarsela alla meglio, a malapena.
Esiste un'altra interpretazione che conserva comunque il significato di passare
in qualche maniera, passare di straforo, che fa riferimento ad un altro senso
della parola cuffia: 'parte della cinta di una citt', quindi passare per il rotto
della cuffia coinciderebbe a 'passare attraverso una piccola breccia aperta nelle
mura.
Prima parte 20
Mi ricordo
Il babbo tir un sospiro di sollievo ma mi diede un ultimatum:
Se non vuoi pi studiare, visti i penosi risultati scolastici, datti da fare per
trovare un lavoro perch non ti manterr pi a scuola.
Prima parte 21
Mi ricordo
Resistetti poco.solo un giorno!
Lavorare non faceva per me e lo dissi al babbo.
Lui assunse un atteggiamento duro e pronunci queste inappellabili
parole:
Dovrai ricercare un corso di studi, adeguato alle tue capacit, ma sappi che non
dovrai fallire mai pi.
Al primo segnale negativo ti ritiro dalla scuola e non ti finanzier pi.
Te la senti di assumere questimpegno?.
Assunsi limpegno.
Prima parte 22
Mi ricordo
Mi ricordola scuola superiore
*Era una sorta di fascetta, di vari colori e dimensioni, che agganciava libri e
quaderni in un tuttuno, un blocco da rigirare da un braccio allaltro e che
indicava ufficialmente lessere diventati grandi; bastava una occhiata per
strada al blocco di libri lasciati ben visibili dallelastico, per capire che classe si
frequentava.
Prima parte 23
Mi ricordo
Il destino volle che il preside dellIstituto fosse Mario Farina che era
stato compagno di scuola del babbo: la faccenda si fece quindi molto
seria.
Il babbo, infatti, mi ripet che non avrebbe accettato di far una brutta
figura con il Preside e che quindi, come gli avevo promesso, dovevo
studiare col massimo impegno e non commettere alcuna mancanza.
Avevo una gran paura di non farcela.
Accadde per, nei primissimi giorni, un avvenimento straordinario
che non avevo mai provato nella mia carriera scolastica fino a qual
momentopresi subito dei bei voti nelle prove dingresso Levento
mi fece provare una sensazione nuova, sconosciuta, un sentimento
misto di emozione e di soddisfazione ero considerato un buon
alunno.
Io provenivo dalle scuole medie, dove non avevo fornito buone
prove, anzi, ma avevo, oggettivamente, una preparazione superiore a
quella dei compagni che giungevano dalle scuole di avviamento.
Avevo lasciato le scuole medie come un somaro e mi ritrovai alle
superiori che ne sapevo di pi dei miei compagni di classe.
Come detto nelle prime prove ottenni ottimi voti.
Da quel momento ci tenni a mantenere la posizione raggiunta e
mimpegnai molto.
Fui promosso sempre, con buoni voti e superai la maturit con anche
degli otto! Mio padre fu orgoglioso di me, in quei cinque anni non
ebbe mai motivo di lamentarsi del mio comportamento!
La sede scolastica a met del terzo anno, (maggio 1963) si trasfer a
Corticella.
I miei compagni sono tutti ben presenti nella mia mente.
I compagni.quanti ricordi mi legano a loro!
Non potendo esporre le tante memorie che mi legano a quegli anni, a
quella scuola, a quei cari amici, mi limiter a qualche vicenda.
Ricordo un simpatico compagno che era un gran ballista!
Tra le tante: veniva a scuola e al momento di togliersi il cappotto
(gli attaccapanni erano allinterno della classe) faceva cadere della
paglia e, a voce alta, si lamentava del fatto che la sera precedente
aveva avuto unavventura con una ragazza nel fienile e della paglia
Prima parte 24
Mi ricordo
gli era rimasta addosso!!! Mi limito a questo aneddoto perch gli altri
sono pi pesanti e non passerebbero la censura!
Anche dei professori ho ottimi ricordi, erano tutti competenti e
simpatici.
Come, modestamente, bravi eravamo noi. Legammo molto e
sinstaur un clima collaborativo e di stima reciproca.
Allora listruzione era una cosa seria!
Prima parte 25
Mi ricordo
Mi rasarono per met la testa e mi suturarono la ferita con un bel po
di graffette di metallo.
In seguito mi sistemarono in astanteria.
Mi risvegliai poco dopo, non mi ricordavo nulla, neppure il mio
nome e mi spaventai a morte.
Sentivo un lamento: A mor, a mor. (muoio, muoio)
Era un vecchio che gemeva!
Diventai di ghiaccio. Allora, mi dissi, sono in un posto in cui vengono
sistemate persone gravi, quelle che stanno per morire (a mor, a
mor).
Vidi un camice bianco, una faccia giovane: Dimmi la verit, sto
morendo? E lui (giuro!): Non so, sono uno studente di medicina e sono
appena arrivato.
Poco tempo dopo sentii delle voci: le suorine addette allingresso
dellastanteria non volevano far entrare mio fratello Gian Carlo, che,
informato dallospedale, era immediatamente accorso.
Per aprirsi la strada sbarrata ebbe unintuizione geniale: lanci una
fortissima bestemmia che fece scappare le suorine.
(Preciso che mio fratello non un bestemmiatore).
Il fratellone prese in mano la situazione, parl con chi di dovere e
venne a rassicurarmi. Trascorse le ventiquattro ore in osservazione,
fui dimesso con una prognosi di dieci giorni.
Povera mamma, quale spavento le feci passare. Ancora una volta ebbi
bisogno di lei e della sua premurosa assistenza.
Una volta guarito volli farle un regalo. Le mie finanze per non me lo
permettevano. Il babbo venne in mio soccorso e insieme andammo ad
acquistare ci che avevo in mente per la mamma: una seggiola a
dondolo.
Negli anni seguenti guardavo la seggiola e mi commoveva il ricordo
delle amorevoli cure della mamma.
Prima parte 26
Mi ricordo
Che meraviglia!
Data let, ci interessammo poco delle opere darte, pensavamo
soprattutto a divertirci e ad ammirare le bellezze locali.le
ragazze!
In quegli anni la Spagna era un paese povero, il costo della vita
veramente basso, con poche ci potevamo permettere molti lussi.
Ricordo che noleggiavamo il taxi che restava a disposizione per
lintera giornata, spendendo uninezia.
Barcellona era bellissima, enorme con le sue lunghissime e larghe
avenidas .
La zona del porto era spettacolare e piana di fascino.
Sincontravano persone dogni nazionalit che frequentavano le
malfamate, (e anche pericolose),
strettissime strade dette calle.
Stupendo il colle di Tibidabo, (531 mt), il
punto panoramico pi famoso di
Barcellona.
Prima parte 27
Mi ricordo
A Palma di Maiorca vissi una vicenda eccezionale, indimenticabile.
La sera stessa del nostro arrivo andammo a cena, nel ristorante
dellalbergo che ci ospitava.
A un tavolo poco distante vidi una ragazza bellissima.
Pensando di fare un gesto galante e un po
simpatico, presi i fiori che erano sul tavolo e li
diedi al cameriere affinch li portasse alla
ragazza.
Che grad, mi sorrise e rimand il cameriere al
mio tavolo con un messaggio: Seorita
Carmen gust el gesto y esperar en el bar despus
de la cena. Sarebbe a dire: La signorina Carmen ha gradito il gesto e
l'aspetta, dopo cena, al bar. (ho tradotto io, col traduttore del pc,
poich mi ricordavo, pressappoco, il senso della risposta).
Figuriamoci, finita la cena, mi precipitai al bar emozionatissimo per
incontrarla. Era evidente che linvito era rivolto solo a me.
Invece piombarono tutti i compagni, due intere classi circondarono la
bellissima Carmen. La ragazza fu assediata e adulata da tutti.
Raccont che faceva lattrice, che conosceva numerosi attori italiani,
in particolare Marcello Mastroianni.
Disse anche che amava lItalia e gli italiani e che veniva spesso nel
nostro bel paese.
Cercai di spiegare ai compagni che linvito era diretto a me poich
mia era stata lidea dei fiori.niente da fare.
Allora me ne andai risentito!
I ragazzi accolsero la proposta di Carmen, noleggiarono un certo
numero di taxi e la bellissima ragazza li accompagn a visitare tutti i
night della citt in cui era molto conosciuta. Rientrarono allalba.
Sar stato un pirla presuntuoso ma non mi piaceva mischiarmi con
tante persone e ritenevo che il merito di quellinvito derivasse dal mio
gesto.
Ingenuamente avevo sperato che fosse tutta per me.
Fine dellavventura.
Prima parte 28
Mi ricordo
Prima parte 29
Mi ricordo
Io andai dal preside per difendere la causa dellamico convinto di
poterlo persuadere e al termine della filippica dichiarai:
Se non permetter al mio amico di uscire, neppure io andr fuori !.
Cos rimanemmo in albergo in due, a giocare a briscola, come due
salami.
Ricordo che in quel periodo avevo una gran cotta per la bellissima
Anna e pensai di portarle un regalo.
Prima parte 30
Mi ricordo
Ebbene s, nei primi anni sessanta regalai ad Anna un disco dei
Beatles, gi abbastanza famosi in patria, ma ancora praticamente
sconosciuti in Italia ( siamo nel 1963).
Un altro simpatico ricordo legato al compagno (Torri) che noi
avevamo soprannominato Al zio .
Si ostinava a rivolgersi alla gente in una lingua bastarda, un curioso
miscuglio anglo - dialetto bolognese.
Si convinse che i londinesi intendessero la sua parlata perch la
mattina del primo giorno fu capito dal cameriere.
Per la colazione aveva ordinato: Dau ov freti e le avevano portate!
Essendogli andata bene quella prima volta, ritenne che per lui non ci
sarebbero stati problemi di lingua!
Prima parte 31
Mi ricordo
Tempo desami
Prima parte 32
Mi ricordo
Allesame facemmo una bella figura.
COME ERAVAMO
http://www.istitutoserpieri.it/Serp_ALBUM_sto.html
Prima parte 33
Mi ricordo
1B - 1959/1960
Prima parte 34
Mi ricordo
3 B - 1961/1962
Prima parte 35
Mi ricordo
4 B - 1962/ 1963
Prima parte 36
Mi ricordo
5B - 1963/1964
Prima parte 37
Mi ricordo
Prima parte 38
Mi ricordo
E vai di zappa!
Prima parte 39
Mi ricordo
E cos, zappando
zappando..
Prima parte 40
Mi ricordo
Prima parte 41
Mi ricordo
Una volta ebbe unidea folgorante: Andiamo a studiare nella mia casa di
campagna , vedrai, la quiete campestre favorir la necessaria concentrazione .
Altro errore!
Proprio non cera verso, con lui si rideva sempre, trovava mille motivi
per disertare lo studio: andavamo in paese (Medicina), sparavamo
con la carabina, zonzolavamo* nei campi, andavamo, negli orari
giusti, nelle case dei contadini che ci offrivano salame e buon vino.
* (Il significato pare essere un mix tra "andare a zonzo", "perdere tempo", "non
aver di meglio da fare", "cazzeggiare).
Esami? Nessuno! Il babbo, adiratissimo, giustamente, interruppe i
finanziamenti.
Mi pagai io le spese, qualche soldo lo guadagnavo. Lavoravo nei mesi
estivi, come perito grandine, per un gruppo di assicurazioni.
In pratica dovevo, con altri, stimare i danni che la grandine causava
alle colturema questa unaltra storia.
Per ragioni di principio non approfittai dellaria sessantottina per
rapinare esami come fecero in molti.
Nellottobre 1968 avevo cominciato a lavorare nella scuola, nel 1971
mi ero sposato, lanno successivo nacque Nicola.
Mi ostinai a rimanere iscritto; speravo che mi tornasse unadeguata
forza di volont per riprendere lo studio.
Ma soprattutto speravo di finire luniversit per mio padre, per
ripagarlo dei sacrifici che aveva fatto. Mi sentivo in colpa, lo avevo
deluso.
Riuscii a dare qualche esame, studiavo la sera, con Nicola in braccio.
Ma non poteva durare, troppo faticoso (e costoso).
Diedi lultimo esame nel marzo del 1973, un bel trenta, cos, per
chiudere in bellezza una vicenda iniziata male e finita peggio.
In totale avevo sostenuto 20 esami con 25,85 di media, un 15,
un buco , ma anche dei 30.
Prima parte 42
Mi ricordo
Prima parte 43
Mi ricordo
Il papiro
Perch un papiro sia considerato un papiro goliardico regolare deve
essere redatto su carta pergamenata o simile, deve essere consacrato
alle tre divinit goliardiche (Bacco, Tabacco, e Venere: quindi occorre
che sia bagnato con del vino, forato con sigarette e baciato da una
ragazza) e deve recare gli stemmi dellordine che lo ha rilasciato, la
firma di chi lo ha composto e la data goliardica (es. 1969+29 per
indicare il 1998).
Il linguaggio in cui deve essere scritto un papiro un colorito latino
maccheronico condito di termini arcaicizzanti e fantasiosi neologismi.
I loro autori, in alcuni casi dei veri e propri artisti, erano ingaggiati
dagli studenti anziani anche per immortalare le proprie gesta
goliardiche in papiri di laurea, da affiggere in citt una volta terminati
gli studi.
Prima parte 44
Mi ricordo
Il fittone della goliardia bolognese
Da http://tazzone1.blogspot.com/2008/06/il-fittone.html
Prima parte 45
Mi ricordo
Il centro della citt, un intrico di stradine che risalivano al medioevo, nei primi
anni del XX secolo fu sventrato per dare luogo a tre grandi strade che, formando
un disegno a T, diedero origine allattuale viabilit che trasform radicalmente il
vecchio centro, dandogli le dimensioni di una citt grande e moderna.
Via Spaderie fu semplicemente cancellata dalla toponomastica cittadina ma gli
studenti non vollero rinunciare al loro simbolo.
Con in testa il copricapo abituale di allora, la paglietta, il cui nastro variava di
colore secondo la Facolt frequentata, sradicarono il Fittone dalla strada e lo
portarono solennemente in corteo fino in Via Zamboni, dove fu murato allinizio
del portico della sede dellUniversit.
L rimase fino agli anni 60, onorato e venerato da tutti i Goliardi bolognesi: era
uno spettacolo assai frequente vedere una matricola posta a sedere sulla cima
del Fittone, allo scopo di riscaldarlo e procurargli il dovuto gaudio. Il 1912, anno
della traslazione del Fittone, fu da allora ricordato obbligatoriamente in tutti i
papyri che dovevano riportare, accanto alla data di stesura, la dizione "Anno xx
a Fictone traslato".
Giacch il Poeta per antonomasia, nella sua Divina Commedia, aveva
menzionato numerosi nomi di citt e contrade in versi poi riportati dagli
abitanti giustamente orgogliosi su apposite lapidi, fu subito trovato anche il
debito riferimento al Fittone: certo Dante non poteva ignorare un tanto mirabile
monumento
Sulla Porta dellInferno (Canto III, vv. 7/8), Dante trova una scritta (il cui
significato chiede poi a Virgilio), in cui compaiono due versi che la Goliardia
felsinea ritenne memorabili, e ovviamente ispirati dal loro amatissimo
paracarro:
Dinanzi a me non fuor cose create / se non etterne, ed io etterno duro per cui,
nella pi dotta versione in latino, "Aeterno Duro" da sempre il motto che
accompagna il simbolo, sacro e venerabile, dei Goliardi bolognesi.
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, furono compiuti reiterati
tentativi, da parte di ordini Goliardici di altre citt, di impadronirsi del Fittone
(gi restaurato nel 1931): impresa non facile, visto che si trattava di una
colonnina di pietra murata nella pavimentazione.
Prima parte 46
Mi ricordo
Una prima volta un automezzo vi si scaravent contro, spezzandolo in due (e
qualcosa da dire ci sarebbe, sulla "goliardicit" di un atto vandalico): la parte
superiore torn al suo posto, e si dovette unire alla base con un perno di ferro.
Poi avvenne un altro tentativo e, a evitare ulteriori "rapimenti", ma anche allo
scopo di scongiurarne lo sgretolamento, il Fittone fu ricoperto da una gabbia di
ferro.
Tale gabbia fu segata una prima volta, ma il ratto fu sventato: in seguito il colpo
fu ripetuto, e questa volta il Fittone, gi lesionato, sub gravi
Prima parte 47
Mi ricordo
dellantico Fittone: inizialmente protetta da una gabbia di ferro, che poi si
prefer togliere, per affidare giustamente lantico simbolo al rispetto e alla
civilt degli studenti.
Questa, pi o meno, in breve la storia del Fittone materialmente inteso: pi
difficile, almeno per chi scrive, ricostruire con certezza la storia dellOrdine
Goliardico che dal Fittone trasse il proprio nome.
Nel 1945 Umberto Mangini, Barone Vicario del S.V.Q.F.O., redasse, essendo Gran
Maestro dellOrdine Gianni Nazzareno, lo "Statutum et Ordinamentum Sacri
VenerabilisQue Fictonis Ordinis" che, in sole tre pagine, riassume lordinamento
dellOrdine, conservato inalterato da allora.
Queste tre pagine furono poi pubblicate a stampa nel 1947, in calce ai
famosissimi "Statuti Goliardici Civili e Criminali dellInclita Universit di
Bologna, redatti dallindimenticabile Guido Rossi, Dottore in Giurisprudenza,
Barone Vicario e Protonotario del S.V.Q.F.O., che comprende tutto quanto
attiene alla Goliardia bolognese, escluso appunto lordinamento dellOrdine.
Prima parte 48
Mi ricordo
Al termine era rilasciato un codicillo, (vedi sotto) una sorta di
lasciapassare quotidiano che evitava alla matricola altre richieste per
il medesimo motivo.
Anche questa
vicenda, finalmente,
fin.
Prima parte 49
Mi ricordo
Mi ricordo.lIstituto
Agronomico per lOltremare
Prima parte 50
Mi ricordo
Mi piacque lidea cos avventurosa e ricca di prospettive ben
remunerate.
Mi recai immediatamente a Firenze per chiedere se, pur essendo il
corso gi iniziato, potevano ugualmente ammettermi.
Fortunatamente mi accettarono (dicembre 1964, il corso era iniziato a
Ottobre).
Era tutto cos appassionante, le materie di studio (si studiava anche il
francese pur non essendo materia desame), gli insegnanti con
esperienze di altissimo livello internazionale, i compagni di studio, i
laboratori, il giardino botanico ricco di stupende piante mai viste
prima, la raccolta dinsetti molto rari.
Non solo ci fornivano gratuitamente i libri, le dispense scritte dagli
insegnanti e la cancelleria, ma ci davano anche un rimborso spese di
30 mila lire al mese che, per quei tempi, erano parecchi soldi.
Tolte le spese per gli abbonamenti di treno e bus, mi rimanevano
abbastanza quattrini, in pratica il primo stipendio della mia vita!
Ricordo ancora i primi regali che mi feci: un paio di mocassini neri
acquistati da Mantellassi e un orologio col quadrante rettangolare,
una forma insolita per quei tempi. Che soddisfazione!
Studiai con grande impegno e al termine del corso mi classificai
primo fra tutti i partecipanti: noi tre amici di Bologna, due ragazzi di
Firenze e altri alunni che provenivano da varie parti dellAfrica, dalla
Somalia in particolare, per corsi di formazione.
Cera anche un giovane del Madagascar, un principe che, nel suo
paese, una volta acquisita la necessaria esperienza, avrebbe dovuto
assumere incarichi governativi nel settore agricolo.
Con questo ragazzo legammo parecchio e ci frequentammo molto.
Era simpaticissimo, molto in gamba.
Frequentemente veniva a Bologna per partecipare alle mitiche feste
che si svolgevano nella cantinetta di via Guidotti e spesso si
abbigliava con gli abiti del suo paese suscitando grande curiosit.
Frequentare quel corso fu molto impegnativo.
Mi alzavo alle 5, prendevo lautobus numero 21, il primo del mattino,
quello delle 5,30, per andare in stazione (sopra cera gi Carlo che
saliva un paio di fermate prima), poi in treno a Firenze e , l giunti,
Prima parte 51
Mi ricordo
prendevo un altro bus per arrivare, finalmente, in Via Cocchi, sede
dellistituto.
Spesso si rimaneva a mangiare per le lezioni pomeridiane.
Prima parte 52
Mi ricordo
Pasquale, il terzo uomo fremeva, sollecitava con telefonate
lIstituto perch in lui s che ardeva il fuoco dellavventura.
Era smanioso di partire ma, per il momento, bisognava aspettare.
Allora lui, impaziente, prese liniziativa e salp, con una bananiera
che partiva da Venezia, alla volta della Somalia.
Prima parte 53
Mi ricordo
Istituto
Agronomico
Oltremare
Nacque nel 1904 come Istituto Agricolo Coloniale con la finalit di compiere
studi e ricerche a sostegno dei servizi agrari delle colonie (formazione di tecnici,
pubblicazione della rivista Agricoltura Coloniale, consulenze) e aiutare gli
emigranti italiani a inserirsi nelle nuove realt agricole.
Nel 1939 divent Ente di Stato con il nome di Istituto Agricolo per l'Africa
Italiana; i suoi compiti consistevano nel preparare i tecnici e fornire consulenza
agricola ai governi di Eritrea, Somalia, Libia ed Etiopia.
Nel secondo dopoguerra l'Istituto forn assistenza tecnica agli emigranti italiani
in America Latina, mantenendo rapporti di collaborazione con le ex colonie.
Nel 1953 pass sotto il Ministero degli Affari Esteri con la denominazione
attuale e, nel 1962, ne divent l'organo di consulenza nel campo tecnico-
scientifico agrario. Ora i suoi compiti riguardano la cooperazione allo sviluppo,
la formazione, la ricerca, la raccolta di documentazione e l'assistenza tecnica.
Prima parte 54
Mi ricordo
L'Istituto possiede una collezione di piante tropicali e subtropicali, una
collezione entomologica e un Museo Agrario.
I reperti sono stati in gran parte raccolti dagli esperti dell'Istituto nel corso delle
loro missioni.
L'Istituto anche dotato di una raccolta (circa 1.500 reperti) di carte "generali"
(topografiche, geografiche, ecc.) e "tematiche" (pedologiche, fitogeografiche,
climatiche, ecc.), suddivise per aree geografiche e paesi, e di un ricco archivio
fotografico che comprende 70.000 stampe fotografiche (60.000 in album, 10.000
sciolte), 10.000 diapositive e lastre, 65.000 negativi, riguardanti l'agricoltura
tropicale e subtropicale e gli usi e i costumi delle popolazioni locali.
Prima parte 55
Mi ricordo
Infine, il Centro di Documentazione Inedita, nato alla met degli anni
Cinquanta, raccoglie documenti non pubblicati, come rapporti di missione,
corrispondenza, studi, atti di conferenze, originali di articoli.
L'Istituto conserva 4.570 fascicoli, ciascuno dei quali contiene vari documenti
d'archivio.
Prima parte 56
Mi ricordo
Prima parte 57
Mi ricordo
Prima parte 58
Mi ricordo
Prima parte 59
Mi ricordo
Prima parte 60
Seconda parte
In via deMattuiani
In viale Risorgimento
In via Arienti
In via Guidotti
La casa di campagna
Mi ricordo
Ricordi delle case
Seconda parte
1
Mi ricordo
Come avveniva molto frequentemente a quei tempi, ma anche per
una precisa scelta dei genitori, tutti i parti avvennero in casa.
Bisognava dare ascolto alla nonna, la bursa era piena del corredo
della disperata mamma!
Seconda parte
2
Mi ricordo
La sera si ascoltava la radio, preferibilmente le commedie, nella
penombra.
Andrea era nato con la camicia della Madonna, una pellicina
placentare che lo avvolgeva e che nella tradizione popolare ben
augurante.
La mamma la conservava gelosamente in un cassetto, avvolta in una
carta velina azzurra.
Seconda parte
3
Mi ricordo
Il Mosquito era un mezzo prettamente utilitario e alla portata di quasi tutte le
tasche che era venduto in scatola di montaggio.
Si trattava soltanto di fissare il motore con un morsetto e due galletti sotto i
pedali, con l'unica seccatura di dover rinunciare al portapacchi della propria bici
per ospitare al suo posto il serbatoio del carburante. Un rullo si appoggiava
quindi allo pneumatico della bicicletta per trasmettere il moto.
Per quanto riguarda i comandi bisognava applicare sul manubrio l'acceleratore
composto di una piccola leva simile a quella del cambio delle biciclette, da
spingere in avanti per accelerare e rilasciarla per decelerare; l'alzavalvole e
infine la "raganella", ossia un clacson meccanico che non aveva bisogno di
nessun tipo di alimentazione elettrica.
Il motore ausiliario poteva essere disinserito e consentire la marcia come
bicicletta "semplice", non era per di facile gestione in occasione di fermate,
quando era praticamente obbligatorio lo spegnimento del propulsore e il
successivo riavvio.
Seconda parte
4
Mi ricordo
Mi ricordo.viale Risorgimento
Porta
Saragozza.
Nella foto a
fianco una
bellissima
visuale di via
Saragozza
Seconda parte
6
Mi ricordo
Ma un giorno vi becco!.
Seconda parte
7
Mi ricordo
Le cose cambiarono quando ai vigili fu data in dotazione la moto con
la quale raggiungevano il piazzale troppo rapidamente..niente pi
partite di pallone sul nostro, indimenticabile, piazzale.
Negli ampi spazi che circondavano la casa, si potevano allestire le
piste per le gare con le palline o con i coperchini.
Teresa, con le amiche giocava a lunao campana*.
Con un gesso disegnavano sul selciato un rettangolo diviso in dieci
caselle. Ogni casella era numerata.
Le regole:
Ogni giocatore deve avere a disposizione
qualcosa da poter tirare sulle caselle
disegnate. Si pu scegliere fra un sassolino, un
tappetto, una piastrella, o altro. Secondo
loggetto prescelto pu variare la difficolt per
riuscire a farlo fermare proprio nella casella
voluta.
Con una conta si stabilisce l'ordine di gioco.
La linea di tiro viene tracciata ad un paio di metri dalla base della campana.
Da qui si tira l'oggetto nella casella numero 1. Se l'oggetto si ferma entro la
casella, la giocatrice (o giocatore), saltando su di un piede, entrer nella casella,
raccoglier l'oggetto e, senza mai mettere il piede a terra, ritorner sulla linea di
partenza.
Fatto questo dovr tirare di volta in volta l'oggetto nella casella numero 2, 3, 4,
..., 12 adottando la stessa tecnica della prima casella. La casella 8 serve per
riposarsi potendo qui mettere gi il piede sollevato. Invece le caselle 9 e 10
faranno riposare con un piede in ognuna.
Si sbaglia se:
1) si tocca con il piede un segno della campana;
2) si mette gi il piede in una casella;
3) l'oggetto lanciato non cade nel riquadro della casella designata;
4) si dimentica di riposare nelle apposite caselle.
La giocatrice che avr fatto uno di questi sbagli dovr uscire dal gioco per
lasciare il posto a chi segue nell'ordine stabilito in precedenza con la conta.
Quando di nuovo torner, il suo turno dovr riprendere il gioco da dove ha
commesso l'errore. Una volta tirato l'oggetto sulla casella numero 12 inizia la
seconda parte del gioco. Sempre a saltando su di un piede si dovr spingere
l'oggetto in ogni casella (sono ammessi fino a 3 colpi) iniziando dalla 1 e
terminando alla 12, mantenendo ancora i riposi gi prescritti nelle caselle 8, 9 e
10.
Vince chi per prima riuscir a spingere saltando su di un piede l'oggetto nella
casella 12.
Seconda parte
8
Mi ricordo
* Il gioco della campana documentato fin dai tempi dellantica Roma quando
era chiamato gioco del claudus, cio dello zoppo.
Uno schema di campana tuttora presente sul lastricato del foro romano a
Roma.
Secondo alcuni studiosi il gioco originerebbe dallantico Egitto.
Sta di fatto che, attraverso le strade romane, il gioco giunto in tutto il mondo.
In Italia il gioco
conosciuto
con vari nomi:
campana,
mondo,
lumaca, luna,
settimana,
salto in
paradiso,
gamba zoppa,
lasagna, riga
ecc.
Il gioco della campana in un dipinto di fine Ottocento, del pittore
francese Thophile Emmanuel Duverger.
Seconda parte
9
Mi ricordo
Questi carissimi amici passavano le vacanze estive a Miramare, in
una villetta a fianco della pensione Emma, dove anche noi
trascorrevamo la villeggiatura.
Come racconto nella parte dedicata ai ricordi del mare, in quelle
meravigliose estati frequentavo assiduamente la Luciana, detta
Cicci , di cui, come detto, ero infatuato.
Una brutta vicenda mi accadde
quando, disobbedendo alle direttive
dei genitori, andai nella sala da
pranzo della domenica, quella
nella quale era vietato entrare.
(conteneva mobili e arredi di gran
valore).
Ebbi lincoscienza di andarci a
giocare con una palla che fin sopra a un mobile antico, autentico stile
bolognese, pesantissimo.
Era formato da una base con, sovrastante, una vetrina che conteneva
oggetti di grande pregio (economico, ma soprattutto affettivo).
Mi arrampicai per recuperare la palla, stavo per cadere, mi aggrappai
alla vetrinetta.
Con un rumore assordante la vetrinetta precipit a terra.
Un disastro: quasi nulla di quanto era contenuto nella vetrina si era
salvato. Pregiati servizi da t, caff e altri preziosi e fragili manufatti
andarono in frantumi.
Erano i regali di nozze dei miei genitori o oggetti ereditati.
Potevo rimanerci sotto! Forse intervenne langelo custode ad
aiutarmi: mi ritrovai, infatti, senza un graffio, disteso sulla poltrona di
pelle nera del babbo.
I familiari accorsi si controllarono che non mi fossi fatto male.
Accertato che ero sano e salvo, senza una scalfittura, il babbo
allontan tutti, tranne me ovviamente; chiuse la porta e mi diede una
bancata storica! Per i negozianti di via Saragozza la nostra
famiglia era un ottimo cliente.
Seconda parte
10
Mi ricordo
Gli acquisti si facevano annotare nellapposito taccuino (a quei tempi,
per molte famiglie, era una consuetudine).
Alla fine del mese il babbo faceva il giro dei negozi, non solo quelli
alimentari ma anche il cartolaio per i materiali scolastici di tutti, il
fornaio che ci dava la merenda da portate a scuola, il tabaccaio e cos
via. Era un vero salasso per il pap, poveretto.
La nostra casa era sempre aperta a tutti e frequentata da tanti cari
amici.
Natale! Magica atmosfera e ricordi di pranzi memorabili.
I regali non arrivavano per Natale ma, per antica consuetudine, li
portava la Befana.
Noi piccoli preparavamo una calza che trovavamo poi ripiena di
dolciumi, ma anche mandarini, frutta secca e, a volte, carbone se eri
stato cattivo. Ovviamente la Befana lasciava anche dei doni.
Un anno in regalo arriv un tavolo da ping pong che assicur, per
anni, uno straordinario svago.
Si svolgevano combattutissimi tornei singoli o doppi cui
partecipavano i numerosi amici.
La soddisfazione per tutti noi era poca perch vinceva sempre Piero.
Aveva imparato un colpo micidiale: un rovescio con leffetto, alla
cinese! Colpo imprendibile!
A Natale si costruiva il Presepio.
Ancora non cera, almeno in casa
nostra, la tradizione dellalbero.
Lo spazio non ci mancava, la voglia e
il piacere di farlo neppure, gli amici
che venivano a collaborare erano tanti,
si passavano ore liete.
Da sinistra Marco, Maria Teresa, Realizzammo tante belle opere; una in
Filippo e, in primo piano, un
particolare, molto grande, era tanto
amichetto.
ben riuscita che ci procur un ambito
.
riconoscimento: conseguimmo il primo premio nel concorso
organizzato dalla parrocchia di San Giuseppe.
Seconda parte
11
Mi ricordo
A Porta Saragozza cera il ricreatorio Salus
Seconda parte
13
Mi ricordo
Una volta, al cinema
parrocchiale della
SALUS, proiettarono un
film di fantascienza:
Ultimatum alla terra.
Con me e lamico
Claudio era venuta anche
mia sorella Maria Teresa.
Seconda parte
14
Mi ricordo
Della paghetta rimaneva abbastanza per qualche ghiottoneria durante
la settimana, in particolare le stringhe di liquirizia detta
sucamiclezia.
La Paghetta si riscuoteva il sabato, dal babbo, a sua discrezione, in
rapporto allet. Cera tutto un rituale: noi fratelli, disposti in fila
indiana, in ordine det, ci avvicinavamo alla sua poltrona per ritirare
la somma che ci competeva.
Claudio in quel periodo aveva una cottarella per la Teresa e le inviava
bigliettini firmandosi penne nera.
Come ho raccontato
nella parte dei miei
ricordi riguardanti la
scuola elementare, con
Claudio diventammo
amici e percorremmo
insieme un bel tratto
di vita.
Ricordo le estenuanti
lotte ai Tre Pini, lui
pi forte, io pi
rapido, che
terminavano con esiti,
di solito, alla pari.
Una volta il Professore
di ginnastica della
scuola media, il mitico
Luminasi, mi segnal
per sostenere una
prova nei pulcini
del Bologna football club.
Come avversario, mi trovai proprio Claudio, ormai una promessa
della societ che mi Stianc letteralmente; ammazza se correva!
Seconda parte
15
Mi ricordo
Ricordo con nostalgia i bei momenti trascorsi a fare musica, una
comune, grande passione. Claudio suonava la fisarmonica, io
strimpellavo il piano.
Componemmo una musichetta che ricordo ancora benissimo.
Scrivemmo anche il testo:
Dolce visino del mio cuor che con teneri sorrisi damor, mi fai tremare il cuore,
mi fai morir damore, tutto tu sei per meeeeeee.
Quando per capitava che suonassi da solo, cambiavo le parole:
Ti voglio bene Gianna.il mio cuor ti appartiene, tutto tu sei per meeeeee!
Gianna era lamore del momento, amore platonico perch lei non
sapeva neppure che esistessi tanto era presa dal suo muscoloso
ragazzo.
Gianna andava regolarmente in piscina, era unatleta.
Io mi accontentavo di guardarla, era molto bella.
Frequentavo spesso la piscina con lamico Massimo, eccellente
ranista, terzo ai campionati Italiani.
Seconda parte
16
Mi ricordo
Seconda parte
17
Mi ricordo
Seconda parte
18
Mi ricordo
La gelateria da Pino era invece aperta tutto lanno; non solo gelati
squisiti ma anche paste, cioccolato buonissimo ecc.
Fuori dalla porta cera spesso la fila.
Seconda parte
19
Mi ricordo
A Bologna, PINO era un nome che significava molto, legato a chiss
quante domeniche ai giardini, ai dopocena estivi, o alle uscite dalla
scuola.
Negli anni Sessanta Pino diventa unistituzione, ritrovo anche per gli
artisti, gli uomini di cultura e tutta la citt che conta.
Lo frequentavano soprattutto i ragazzi della Bologna bene, quelli che
oggi definiremmo vip. Noi li chiamavamo fighetti, ragazzi che
ostentavano tutto quello che possedevano, vestivano solo firmato e
ritenevano che, per conquistare le ragazze, fossero sufficienti
labbigliamento e i quattrini. Alcuni di questi li ho conosciuti
rimanendole deluso: tutta apparenza e poca sostanza.
Da una ricerca fatta risulta che il nome Pino fu scelto perch su una
parete del primo negozio di via Castiglione, nel 1937, un pittore
sconosciuto aveva dipinto un monte innevato, un cervo e un pino,
diventato poi simbolo della gelateria.
Oggi, nei locali di Pino,
si trova la Sorbetteria
Castiglione che
tramanda la tradizione
del buon gelato
artigianale tanto che ha
contribuito ad
assegnare a Bologna
lappellativo di
Capitale del Gelato.
Gli attuali proprietari, dal 1994, sono Marina e Angelo.
Impararono il mestiere lavorando, per quasi 10 anni, per la famiglia
Negrini, i primi proprietari della mitica gelateria Pino.
Seconda parte
20
Mi ricordo
Seconda parte
21
Mi ricordo
Cera un ampio giardino con fiori e piante, perfino uno splendido
banano.
Lo scantinato era particolare, i locali, infatti, erano riscaldati e forniti
dei servizi igienici.
La villa era appartenuta alla famiglia DUCATI che, ci risultava,
facesse svolgere, in quegli ambienti, alcuni lavori particolari che
richiedevano locali accoglienti.
Il babbo ci lasci utilizzare quegli spazi a nostro piacimento.
Nacque cos:
LA CANTINETTA.
(Vedi terza parte)
Entrate!
Seconda parte
22
Mi ricordo
Mi ricordo..la casa di campagna
Seconda parte
23
Mi ricordo
Era una casa molto grande, anche se molti ambienti erano stati
frazionati e predisposti per accogliere tre famiglie che si erano
rifugiate presso di noi, a causa della guerra, e che vi rimasero anche
in seguito.
Intorno vi erano grandi spazi, moltissimi alberi da frutto, i pi
diversi.
Luogo da noi tanto amato perch vi trascorrevamo le vacanze estive,
a quei tempi duravano quattro mesi, e al quale ci legano ricordi
bellissimi.
Era una delle case di campagna del nonno Rusconi ed era prossima ai
poderi che il babbo eredit.
Durante la guerra un comando tedesco laveva occupata lasciando
ben poco spazio a quei familiari che, con frequenza, lasciavano la citt
per spostarsi in campagna (la nonna, babbo e mamma e i figli che
man mano nascevano).
Gian Carlo in particolare ha molti ricordi (nel 43 aveva 10 anni),
quelli di seguito riferiti sono alcuni dei suoi racconti .
A circa 30 metri dalla casa era stato realizzato un rifugio sotterraneo,
e a ogni attacco aereo tutti sotto, tedeschi e famiglia.
A ridosso della casa era dislocata una postazione antiaerea; le visite
degli alleati erano quindi frequenti.
Nella grande loggia i tedeschi facevano spesso delle feste, erano
eleganti nelle loro divise e i bimbi, non visti, sbirciavano curiosi.
Gian Carlo si ricorda benissimo di uno di loro, Friz, che lo prendeva
spesso in braccio, in Germania aveva un bambino della stessa et che
lo attendeva a casa.
Orribile guerra!
Verso febbraio/marzo 1945 i tedeschi si prepararono ad andarsene e
requisirono tutto il possibile, sia nella casa sia nei poderi.
Ben nascosta, cos almeno credeva il babbo, cera, fin da prima
dellarrivo dei soldati, la sua auto, una Lancia nera.
Ci fu una soffiata di qualcuno (noi sapevamo chi era stato!!) e anche
la nostra bella e preziosissima macchina se ne and con i soldati.
Seconda parte
24
Mi ricordo
A guerra finita e negli anni successivi le spedizioni organizzate dal
fratello maggiore continuavano, con pi aiutanti, Andrea e Marco
completarono la squadra di ricerche.
Si raccoglievano soprattutto bossoli e poi elmetti che diventarono
recipienti per contenere lacqua o il becchime per i polli, i contenitori
delle munizioni da mitragliera, erano ottimi raccoglitori utili a
portare qualunque oggetto.
Nel caso si fosse trovato qualcosa che Gian Carlo giudicava
pericoloso si lasciava sul posto per poi segnalarlo ai carabinieri di San
Martino in Argine..comunque c da rabbrividire al solo ricordo
dei pericoli cui siamo sfuggiti.
Nella casa, sui muri, erano rimaste delle scritte e delle mappe
tracciate col carboncino.
Il babbo doveva necessariamente, negli anni delloccupazione
tedesca, andare avanti e indietro da Bologna alla Prazzina e a
Molinella per curarsi dei familiari e per seguire i suoi interessi.
Per consentirlo gli erano stati rilasciati dei lasciapassare da mostrare
ai vari controlli, quando doveva raggiungere quei luoghi, ovviamente
in bicicletta, con, a volte, un passeggero sul cannone.
Seconda parte
25
Mi ricordo
In quel tempo ci
si spostava col
calesse, trainato
dalla cavallina
Nella.
Seconda parte
26
Mi ricordo
Le castagnole servivano anche per fermare i primi grossi camion a
pi ruote che gi apparivano sulle strade.
Seconda parte
27
Mi ricordo
Le partite a ping pong, in mancanza del tavolo rimasto in citt, erano
giocate sullenorme tavolo da pranzo nella grande loggia.
A quei tempi le uova erano conservate in ottimo stato per vari mesi
(anche 6 /8) in una soluzione di acqua e calce.
Si aggiungeva sale grosso per evitare il sapore della calce.
Le uova dovevano essere fresche, e il guscio privo di difetti.
Seconda parte
28
Mi ricordo
Per utilizzare le uova si doveva rompere la pellicola che la calce
aveva formato ed estrarre le uova con un cucchiaio; guai a utilizzare
le mani (la soda caustica).
Il camino era spesso acceso per fare la brace che era utilizzata per la
cottura di molti cibi.
Noi bambini gettavamo nella brace i semi di granturco che saltavano
in aria e si afferravano al volo erano in sostanza i pop corn !
Seconda parte
29
Mi ricordo
Con le ghiande, modellate e svuotate col coltellino, si facevano delle
pipe.
Un foro, una cannuccia di paglia per il cannello, il tabacco di qualche
cicca arraffata e si fumava.
Seconda parte
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Mi ricordo
Seconda parte
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Mi ricordo
Razzia di meloni e cocomeri .Le spedizioni erano solitamente
notturne.
Andavamo a prendere i meloni o i cocomeri nei campi degli ignari
agricoltori vicini.
Il bottino era messo al frescocio calato nel pozzo dentro la
secchia.
In seguito le angurie o i meloni venivano con grande abilit
recuperati con il medesimo secchio.
Si mangiavano a ganascia, possibilmente con del pane.
I semini , schiacciati tra il pollice e lindice, si schizzavano sul
volto dellamico che avevi di fronte.
Seconda parte
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Mi ricordo
Nella concitazione per non trovammo il pallino e da allora, a ogni
fitta, (Dolore acuto, improvviso in una qualunque parte del corpo) la mia
fantasia immaginava che potesse essere il proiettile che girava nel
corpo e la cosa mi spaventava parecchio.
Seconda parte
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Mi ricordo
La scatola dei bottoni
Un tempo, prima di eliminare un capo di vestiario, si staccavano i
bottoni perch potevano sempre venir buoni .
Seconda parte
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Mi ricordo
La polpa era impregnata dacqua che colava sullasfalto caldo
lasciando una scia che, evaporando, diffondeva un caratteristico
odore.
* (Le barbabietole sono tagliate in strisce, le fettucce, da cui si estrae
lo zucchero).
Le polpe erano essiccate e usate come mangimi per bovini.
*Uno dei tanti mestieri scomparsi ormai da molti decenni quello del
birocciaio (o carrettiere), un lavoro duro, comera dura la vita per molti
lavoratori a quei tempi.
Quella del birocciaio era vita di disagi, di caldi, di freddi , di nottate insonni: ad
ogni stagione si levava ad ore impossibili per caricare il trasporto , per preparare
lattacco delle bestie ,e poi via per il viaggio sulle strade bianche che spesso
durava molte ore da farsi col sole o con la pioggia, con la nebbia e col gelo.
Quando invece il birocciaio faceva trasporti regolari seguendo giorno dopo
giorno lo stesso itinerario e le stesse soste, i cavalli, i muli e i somari del traino
conoscevano anchessi la strada e si fermavano da soli anche senza bisogno di
ordini e questo valeva soprattutto per le fermate alle osterie, tappa obbligata per
un bicchiere di vino.
Di notte, soprattutto, salvo casi eccezionali di qualche viandante o di un medico
condotto chiamato durgenza, le strade erano soltanto dei birocciai.
Procedevano nel buio accompagnati solamente dal chiarore del lume a petrolio
che oscillava legato sotto il carro e cercavano di tenersi svegli fischiando
melodie e motivetti conosciuti e inventati e schioccando la frusta ogni tanto.
Il mestiere di birocciaio o carrettiere era tra i pi disagevoli e pesanti: esposti al
caldo estivo e alle intemperie autunnali e invernali.
Tratto da http://lacampagnappenaieri.blogspot.it/2010/08/i-birocciai-padroni-delle-strade.html
Seconda parte
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Mi ricordo
Nelle calde giornate andavamo nella piscina comunale di Molinella
che raggiungevamo facilmente, solo sette km. in bicicletta.
Imparai a fare dei tuffi, ci divertivamo molto.
Da http://lavitadellalavandaia.splinder.com/
Seconda parte
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Mi ricordo
Sopra i panni si sistemava un telone di canapa o di lino detto cenerone e sopra
questo la cenere.
In un recipiente di rame si scaldava dellacqua che si versava sul cenerone e si
aspettava che riempisse il bucatale. Da notare che lacqua per queste operazioni
era di solito piovana.
I panni restavano nel bucatale una notte intera.
Il mattino si stappava la bocchetta da cui usciva la lisciva (la cenere scaldata
con lacqua) che molto spesso era recuperata per lavare i panni di colore.
Per lavare gli indumenti neri si usava il fiele di bue diluito in acqua tiepida e
siccome lasciava spesso un odore sgradevole, si preparava un infuso di foglie
dedera cos il nero riprendeva anche la sua lucentezza.
Il lavaggio era completato con il risciacquo fatto nelle fontane, nelle torri, nei
torrenti, nei fiumi.
Seconda parte
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Mi ricordo
candele, carbone, attrezzi vari, qualche frutto e ortaggio di stagione, il
venerd il baccal, le merendine di marmellata cotogna , le castagnole,
il cioccolato bicolore che si tagliava a fette..e tanto altro.
E se un articolo non laveva, te la procurava.
Seconda parte
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Mi ricordo
Ricordi della nonna Margherita Dora Bronzi
Seconda parte
39
Mi ricordo
In punto di morte si preoccup della sorte delle sue galline:
Chi si occuper di loro?.
Ricordo che la nonna, quando mangiava il riso in brodo, quasi al
termine, quando vi fossero rimasti solo 2 o 3 cucchiaiate, allungava il
brodo con del vino e diceva : il riso nasce dallacqua e muore nel vino.
Uninterpretazione trovata sul web riferisce:
Risale alla notte dei tempi la consuetudine dei risicoltori della piana vercellese
di acquistare il vino delle colline del vicino Monferrato e pagarlo in riso, ma
forse non tutti sanno che l'unit di misura utilizzata era la stessa, la damigiana.
Da qui il detto: Il riso nasce dall'acqua e muore nel vino.
Era una brava cuoca soprattutto era abile nel preparare piatti
semplici.mmm che bont il suo friggione, le crescentine, le
tagliatelle, gli arrosti.
Era una donna molto osservante.
Si svegliava tutte le mattine allalba e a piedi, raggiungeva la chiesa
di San Martino in Argine, distante circa 2 chilometri, per assistere
alla prima Messa.
Seconda parte
40
Mi ricordo
I poveri che bussavano alla porta ricevevano sempre un piccolo
aiuto.
Negli ultimi anni della sua vita assumeva, per il cuore, un tremendo
intruglio, uninfusione daglio.
Seconda parte
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Mi ricordo
Seconda parte
42
Terza parte
Terza parte 1
Mi ricordo
La presenza di un
pianoforte e una batteria
valorizzavano
notevolmente il locale.
La batteria era stata
noleggiata, a tempo indeterminato, da
Borsari e Sarti.
Terza parte 2
Mi ricordo
Un manufatto originale cui mi affezionai
moltissimo quello che definimmo lopera
astratta.
Lopera astratta nacque dallesigenza di
coprire un antiestetico tubo con un foglio di
legno compensato che poi, via via, fu
arricchito da pezzi di metallo di ogni foggia
(ma disposti ad arte) fino a far nascere la
composizione a fianco rappresentata.
Quando cambiammo casa, la smontai e me
la portai sempre dietro come caro ricordo
della cantinetta.
Ancora adesso la conservo.
La domenica e quando possibile si
organizzavano delle feste.
La pianificazione era perfetta. Ciascuno di
noi simpegnava per la buona riuscita
dellevento: cera lincaricato
allavvicendamento dei dischi che andavano
cambiati di genere secondo latmosfera che
si doveva creare; altri si occupavano di regolare le luci che, al
momento giusto, erano abbassate, altri ancora offrivano il bere;
spesso, quando volevamo rendere la festa speciale, andavamo ad
acquistare, in un negozio del centro: sandwich, paste, salatini.
Il denaro lo mettevamo noi, gli amici pi stretti, dividendoci le spese.
Limportante era che la gente si divertisse e parlasse bene delle feste
nella cantinetta. Era fondamentale che ci fossero tante ragazze. Alcuni
di noi, durante la settimana, sinteressavano a questa necessit
decantando le meraviglie del posto e ricorrendo a lusinghe varie.
Gli amici pi convincenti con le ragazze erano sicuramente Alfredo,
Claudio e Alfonso.
Alfredo era celebre per la sua parlantina, Claudio, detto il bello, per il
suo fascino, Alfonso per la sua simpatia.
Terza parte 3
Mi ricordo
Durante la settimana, facevano vasche su vasche sotto il Pavaglione
per abbordare ragazze e blandirle con argomenti convincenti affinch
venissero alle feste.
Claudio il bello piaceva tanto alle ragazze che non aveva bisogno di
agganciare nessuna, andavano loro da lui.
Alfredo era famoso per la sua parlantina e i suoi ragionamenti
statistici.
Diceva, infatti, che se avesse agganciato un buon numero di ragazze e
se anche solo la loro met si fosse fermata ad ascoltarlo, sicuramente,
di queste, la met si sarebbe interessata a quanto raccontava...e
vuoi mai che tra quelle rimaste non ce ne sarebbero state una o due
disposte ad accettare linvito alla festa?
Un altro caro amico che conduceva parecchie ragazze
era Alfonso, per merito, soprattutto, della sua grande
carica di simpatia.
Era sempre elegante con quel suo originale
strichetto (farfallino cravattino - papillon) che
indossava.
Alfonsino era un gran conversatore ed anche un
barzellettiere straordinario. Divertiva il gruppo e
non si poteva fare a meno di lui.
Era un tipo eclettico, dai mille interessi.
Manifestava uno spirito indipendente e frequentava
altre compagnieinsomma molto gettonato.
Ricordo che, tra le tante passioni aveva quella per la recitazione:
partecipava a rappresentazioni in una compagnia teatrale.
Anche lui allest una cantinetta per fare delle festicciole.
Terza parte 4
Mi ricordo
Il pianoforte era lo strumento fisso e come detto, lo suonava
Giuseppe. Alla batteria si esibiva un amico molto bravo, Alberto
Ronchi.
Terza parte 5
Mi ricordo
*Un poco di storia della Doctor Dixie Jazz Band
Il gruppo fu fondato da Nardo Giardina nel 1952 come band universitaria sotto
il nome di Superior Magistratus Ragtime Band, cambiando poi numerosi
appellativi: Panigal Jazz Band nel 1956, Rheno Dixieland Band nel 1959 (con
questa denominazione partecip, nel 1960 al concorso La coppa del Jazz), e infine
Doctor Dixie dal 1972.
Nella sua lunga storia la Doctor Dixie ha tenuto pi di 700 concerti in Italia e in
Europa, ed ha partecipando a numerosissimi Festival europei.
Fra le file della Doctor Dixie hanno suonato, fra gli altri, Henghel Gualdi, Lucio
Dalla e Pupi Avati.
La Doctor Dixie ha partecipato a ben tre film del regista Pupi Avati: "Jazz
Band", basato sulla storia della Band, "Dancing Paradise" e "Accade a
Bologna", quest'ultimo girato in parte nella "cantina" di via Cesare Battisti .
Terza parte 6
Mi ricordo
Vero record di longevit jazzistica, dal 1972 la Band suona tutti i venerd, da
ottobre a giugno, nella sua "cantina" di Via Cesare Battisti 7b in Bologna, un
luogo oramai mitico perch diventato un vero tempio della musica jazz.
Con il concerto del 16 aprile 2012 la Doctor Dixie Jazz Band, tuttora in
attivit, celebrando il suo 60 compleanno, diventata la BANDA
AMATORIALE PIU LONGEVA DEL MONDO e
OLDEST IN THE WORDL ora il suo motto.
Terza parte 7
Mi ricordo
Terza parte 8
Mi ricordo
Visti
Piaciuti
Innamorati
Sposati
Amore
Figli
Nipoti
Sempre insieme
Ancora insieme
Felici
Fortunati
Terza parte 9
Mi ricordo
Entrate!
Terza parte 10
Mi ricordo
Terza parte 11
Mi ricordo
Terza parte 12
Mi ricordo
Terza parte 13
Mi ricordo
Terza parte 14
Mi ricordo
Terza parte 15
Mi ricordo
Mi ricordo.la ditta che vendeva
illusioni
Da: http://www.animamia.net/
Terza parte 16
Mi ricordo
Pomata per sviluppare i muscoli. Diceva
lannuncio: Uomini mingherlini, i vostri
problemi sono finiti".
Penna-spia = spy-pen che permetteva di
vedere attraverso i muri.
Erano magnificate altre mirabolanti
apparecchiature come quelle per diventare
pi alti, la penna-binocolo, lo spray anti
aggressione, le scarpe alza-statura, microfoni
camuffati e per i pi grandicelli, profumi erotici e creme per
sviluppare il pisello.
Una pacchia, insomma.
La TV a colori a casa vostra a sole L. 1990!
Cos era pubblicizzato laccessorio!
Eravamo negli anni '60, all'incirca, e
questoggetto era fatto passare come
la soluzione per trasformare le
televisioni da bianco e nero a colori.
Tale accessorio era costituito da uno
schermo in plexiglass sul quale erano
applicate tre strisce colorate.
Veniva collocato sul monitor in
bianco e nero trasformando la
visione a colori.
Terza parte 17
Mi ricordo
Mi ricordo..le donne di servizio
Terza parte 18
Mi ricordo
Mi ricordo..la caccia
Terza parte 19
Mi ricordo
valle, la preferita del babbo.
Poi le uscite si diradarono fino a cessare completamente:
let avanzavail babbo si stancava sempre pi.
A Paolo la passione dur ancora molti anni, mentre Gian Carlo ed io
abbandonammo presto.
Ho un bel ricordo dei cani da caccia.
Siamo tutti cresciuti in loro compagnia, Bill, Red, Tac, Dianae tanti
altri.
Il mio maestro di caccia stato Rino, un caro amico di famiglia.
Quando andavamo alle battute, mi prendeva con s e minsegnava
tutti i segreti era bravissimo, un esperto cacciatore, un grande
maestro.
Amavo soprattutto la caccia alle allodole e spesso andavo solo.
Altre volte mi accompagnava Giorgio (Melloni, cugino di Claudio),
un caro amico anche lui grande appassionato.
Meta delle nostre battute era la campagna, nelle propriet che lamico
Dante possedeva vicino a
Medicina.
Terza parte 20
Mi ricordo
Terza parte 21
Mi ricordo
Ricordi del mare
Terza parte 22
Mi ricordo
Con Luciana di
fronte alla villetta
del mare.
Con unamica.
Sotto
lombrellone si
vede Luciana.
La Rotonda
Terza parte 23
Mi ricordo
I proprietari della pensione erano persone affabili e ci trattavano
come figli.
Il loro primogenito, Aldo, che aveva la mia et, era un ragazzo
sorprendente, di una simpatia incredibilema quanta rabbia ci
faceva: sapeva fare di tutto.
Ballava benissimo, raccontava esilaranti barzellette, parlava il tedesco
benissimo e in altre lingue si arrangiava.
Era un gran conquistatore, precocissimo.
Mostrava pi anni di quelli che aveva.
La sera, immancabilmente, andavamo alla
Locanda del Lupo, un bar- ristorante dove si
ballava con tanto di orchestra. Aldo si metteva
subito in mossa ballando da par suo, poi
sostituiva alcuni orchestrali e suonava,
discretamente, svariati strumenti; quindi
raccontava le sue simpatiche barzellette e cos si tiravano le ore
piccole. Mi rodevo il fegato per linvidia!
Naturalmente mangiavamo anche; ricordo i gustosissimi spaghetti
alle vongole e le cozze gratinate. Ne andavo matto.
Spesso facevamo il bagno di notte e verso lalba ci recavamo ad
acquistare i bomboloni ancora caldi.
Terza parte 24
Mi ricordo
Mi ricordo.i giardinetti di Porta
Saragozza
Frequentavo molto spesso i
giardinetti di Porta
Saragozza, vicinissimi alla
casa in cui abitavamo, al
numero 25 del Viale
Risorgimento.
Erano come una seconda casa,
appena riuscivo, spesso
trascurando gli studi, correvo
gi ai giardini.
Era piacevole stare in compagnia, si era formata una balla molto
nutrita e ci divertivamo. Si conversava, si giocava, si faceva la lotta e
si filava con le ragazzine.
Si mangiavano i lupini o i brustolini acquistati dalla vecchietta che
stava allingresso con la cesta delle golosit.
Uno dei passatempi preferiti era la lotta e spesso combinavano guai
poich la facevamo sullerba delle aiuole danneggiando i fiori.
I giardinieri ci sgridavano inutilmente. A volte allora chiamavano le
pulle, i vigili: un gran cazziatone e spesso finiva l.
Quando allingresso appariva qualche ragazzino che non
apparteneva alla nostra compagnia, gli vietavamo dentrare perch
era il nostro territorio. Se proprio ci teneva a far parte del gruppo
doveva sottoporsi al Battesimo.
Accettando ne avrebbe ricavato grandi vantaggi: il libero accesso e
lonore di appartenere alla balla dei giardini di Porta Saragozza.
Se il novizio accoglieva la proposta, si procedeva alla funzione che si
svolgeva cos: in quattro afferravamo il novellino per le braccia e le
gambe e lo portavamo alla fontanella dove, pronunciando parole
magiche, insensate, veniva battezzato.
Da quel momento poteva far parte della nostra balla.
Terza parte 25
Mi ricordo
Terza parte 26
Mi ricordo
Al celebre bar Meletti bevvi per la prima volta la famosissima
anisetta.
Con un taxi raggiunsi la caserma e suonai il campanello:
era la mezzanotte in punto del 13 ottobre 1966!
Il Caff Meletti, annoverato nellelenco dei 150 caff storici dItalia, si affaccia
sulla principale piazza di Ascoli Piceno.
Lapertura dellattivit del locale risale agli inizi del XX secolo e fin da allora
conosciuto per la sua raffinata ricercatezza. Nella cittadina marchigiana
considerato il ritrovo dei personaggi pi illustri, nonch punto dincontro di
cultura e di vita mondana. Ledificio ancora oggi conserva il fascino dello stile
liberty. Il colore dominante, rosa antico, della tinteggiatura esterna lo
contraddistingue e lo differenzia fra tutti i palazzi storici presenti nella citt.
La particolarit dello storico locale ascolano lassaggio dellanisetta con la
mosca ossia del liquore cui si aggiunge dentro il bicchiere un chicco di caff.
Si ricorda la definizione del Trilussa quando scrisse:
Quante favole e sonetti mha ispirato la Meletti.
Lanisetta un liquore a base di anice lavorato secondo la ricetta di casa
Meletti, perfezionata nel 1870 da Silvio Meletti.
Terza parte 27
Mi ricordo
La caserma Emidio Clementi ad Ascoli Piceno
Terza parte 28
Mi ricordo
Terza parte 29
Mi ricordo
Terza parte 30
Mi ricordo
Tra i tanti, il ricordo che pi mi rimasto impresso riguarda il campo
invernale che si svolse in una frazione di Sulmona, denominata Fonte
DAmore.
Ci sistemammo in un vecchio campo di concentramento fatto
costruire per i prigionieri della prima guerra mondiale; durante la
seconda fu utilizzato dalle truppe italo-tedesche per i prigionieri
alleati. Tutta larea era zona militare.
Terza parte 31
Mi ricordo
Terza parte 32
Mi ricordo
Terza parte 33
Mi ricordo
Terza parte 34
Mi ricordo
Di fronte al campo cera unalta montagna in cui era incastonato un
eremo.
Per me era una visione angosciante, da togliere il fiato.
Terza parte 35
Mi ricordo
Sergente AUC alla caserma DUCA
A Montorio Veronese
Finito il Corso A.U.C, nel marzo 1967, ebbi qualche giorno di licenza
in attesa che mi fosse comunicata la destinazione per il sergentato:
ma quanta angoscia!
Si poteva essere inviati in posti lontanissimi e disagiati, ma fui
fortunato: Montorio Veronese.
La caserma, intitolata al Col. Giovanni Duca, eroe della 2^ guerra,
era enorme, una citt - caserma completa di tutto.
Caserma "Duca" Da Wikipedia
Nel territorio di Montorio Veronese presente la Caserma "Duca", una delle pi
grandi installazioni militari in Italia, sia per estensione che per capacit
alloggiative (attualmente circa 2.000 uomini, ma in passato anche oltre 6.000).
La struttura, dal dopoguerra ad oggi, ha ospitato numerosi reparti dell'Esercito
Italiano:
Terza parte 36
Mi ricordo
Per un curioso equivoco il
capitano della mia compagnia
credeva che conoscessi il
Colonnello comandante della
caserma.
Ovviamente non dissi nulla
per fugare nel capitano quella
convinzione, (errata), che
aveva. Mi conveniva!
Terza parte 37
Mi ricordo
Il consiglio pi utile che ci avevano dato alla scuola di Ascoli, una
volta che fossimo diventati comandanti, sergente poi sottotenente, era
quello di mostrarsi risoluti fin da subito altrimenti si sarebbe persa
lautorit indispensabile per esercitare il comando.
Io fui subito messo alla prova: il giorno del mio arrivo mi misero di
servizio per il contrappello. La sera, ai miei comandi di rito, arriv in
risposta una fortissima pernacchia alla quale seguirono le
sghignazzate di tutti.
Naturalmente il responsabile era ben nascosto, proprio in fondo alla
grandissima camerata.
Disposi allora: Si ripete il contrappello fra 5 minuti.
La pernacchia arriv ancora, chiara e forte.
Ordinai allora che tutta la compagnia, entro 10 minuti, si presentasse,
vestita in tenuta da combattimento , nella spiazzo destinato alle
adunate di compagnia.
Quindi portai i soldati al campo sportivo e ordinai di fare due giri, di
corsa.
Al rientro il contrappello si svolse in modo regolare.
I ragazzi avevano capito la lezione e, da allora, filammo in perfetta
armonia.
Mi affezionai ai miei soldati e loro a me. Stavo sempre con loro, anche
la sera poich non avevo interesse a uscire. Anche se potevo usufruire
della mensa sottufficiali quando li accompagnavo in refettorio,
mangiavo con loro. Vorrei sfatare un mito: secondo me i pasti erano
buoni!
Terza parte 38
Mi ricordo
Terza parte 39
Mi ricordo
Sottotenente a Firenze. Caserma Gonzaga
Lupi di Toscana
Terza parte 40
Mi ricordo
Le esercitazioni di allarme erano frequentissime.
Di quei mesi (da luglio a dicembre) ho tenti ricordi.
In particolare ho in mente il campo estivo, fatto in Carpegna.
A Cattolica, che distava solo una cinquantina di chilometri,
trascorreva le vacanze, la Katia che raggiungevo quasi tutte le sere,
con unauto a nolo. Una bella fortuna!
Terminate le numerose esercitazioni, laddestramento si concludeva
con la simulazione di una battaglia vera e propria.
La zona interessata alle esercitazioni militari era immensa e contava
sulla presenza centinaia di soldati delle varie forze e di carri armati.
Un fuoco congiunto fatto di veri bombardamenti con aerei che
provenivano da Rimini, tiri con i cannoni e con i cannoncini senza
rinculo montati sulle campagnole, tiri con mortai, mitragliatrici ed
assalto finale con lancio di bombe a mano.
Insomma una battaglia contro bersagli finti, fatta per con armi e
munizioni vere.
Unesperienza incancellabile.
Rientrammo in caserma, dove assolsi vari incarichi.
Uno in particolare mi rimasto impresso: mi assegnarono una
mansione particolarmente difficile; dovevo comandate un picchetto
funebre.
Ci addestrammo in fretta, avevamo poco tempo. Arrivammo con un
camion davanti alla casa del defunto (un ex ufficiale superiore) e ci
schierammo quindi, con un passo particolare, lento, cadenzato con
ordini a voce molto bassa, accompagnammo il feretro fin dentro la
Chiesa di Santa Croce. Gli ordini al picchetto: attenti, riposo,
baionetta, presentat arm, tromba (con la sordina, al momento
dellElevazione) andavano fatti sottovoce e temevo che i ragazzi non
mi sentisseroma and tutto bene.
Il servizio militare termin e il giorno del congedo si sommarono
mille emozioni: i saluti dei commilitoni, il rinfresco, la medaglia
ricordoe la grande felicit di vedere Katia che, accompagnata da
mia madre, mi era venuta a prendere. Era il 19.12.1967.
Terza parte 41
Mi ricordo
Terza parte 42
Mi ricordo
Terza parte 43
Mi ricordo
Scuola AUC Ascoli Piceno -1966
http://www.youtube.com/watch?v=YkxsR6t_iAQ&sns=em
o Francesco Rossi
Mi chiamo Rossi Francesco ho frequentato il 45 corso AUC nella 1a cp. Bei tempi quelli
forse perch' eravamo giovani . C qualcuno che si ricorda del fumogeno gettato nelle
camerate della 4a Cp. e della bomba a mano SRCM gettata fuori nei pressi della 1a Cp.?
Mi ricordo che al campo invernale a Sulmona non facevi in tempo a lavare la gavetta che
l'acqua si gelava. Di quel periodo ho numerose foto. Saluti e tanti auguri a tutti i
commilitoni del 45 Corso.
tchorongo
Io ero nella 6a compagnia mortaista da 120" , tu probabilmente un fuciliere ,dico bene?
Da sottotenente dividevo la stanza con Giorgio Palazzi, il fratello del capocorso,
lui probabilmente lo ricordi. Comunque ricorderai anche me ,perch fui cazziato dal
tenente colonnello Piazza davanti a tutto il battaglione ,mi beccai 6 giorni di CPR a fine
corso.....
o tchorongo
Posso dire c'ero anch'io? Ed ero di piantone quando ti sei fatto cambiare la
destinazione......sei mica Pareschi per caso?
Tenente Tansella comandante di Compagnia e Sottotenente Marolda e quindi Iurcotta.
Io sono stato meno fortunato. Sergente a Bari e Sottotenente ad Ascoli Piceno
Diego Fracassi
Diego, Allievo scelto, 68 Corso - III^ Compagnia - IX^ Squadra Presidio Opere. Presente
........ sempre Presente ......... nonostante .... Parolisi ....
bastoneanimato
Sesta compagnia 79corso.PRESENTE!
pietro2652
Davvero non si pu dimenticare. Il Colle S. Marco Fosso di Bretta , marce su marce!!
Pietro 63^ corso AUC ,5^ compagnia,4^ plotone fucilieri
pistoloia2
bellissimo video, fa un certo effetto rivedere la caserma negli anni 60,anch io ho fatto il
militare ad Ascoli ero V.F.A del 9/bl/03 effettivo alla compagnia comando e servizi, per
sempre draghi
Terza parte 44
Mi ricordo
Mi ricordo ..insegnante per
caso
Terza parte 45
Mi ricordo
Il primo anno, avendo una sola classe, dovevo svolgere soltanto tre
ore di insegnamento alla settimana.
Affrontai lincarico con impegno e seriet, comera nel mio carattere.
Conobbi la preside e i colleghi destinati a quelle particolari classi.
Eravamo tutti molto giovani e motivati, tra noi nacque subito una
grande intesa associata a simpatia e amicizia. Facevamo riunioni su
riunioni per capire come eseguire al meglio lincarico, per
sperimentare, per innovare.
Mi documentai moltissimo su tutti gli argomenti connessi
allinsegnamento.
Il lavoro inizi ad appassionarmi, mi sentivo portato, cominciarono
ad arrivare i primi riconoscimenti e minnamorai dellattivit che
richiedeva una particolare sensibilit che io sentivo di avere.
Decisi che quella sarebbe stata loccupazione della mia vita.
Alla preside devo tutto, assimilavo ogni parola che dicesse, era una
donna veramente competente e riusc a trascinare il gruppo
coinvolgendolo in molteplici prove.
Presa la decisione, iniziai il lungo percorso per diventare un
insegnante a tutti gli effetti. Mi feci le ossa insegnando in classi
difficili come le differenziali, o in classi sperimentali.
Mimpegnai a svolgere il lavoro con passione, spirito di sacrificio,
umilt; acquisii una buona competenza (cos mi stato sempre
riconosciuto). Mi diedi da fare per svecchiare la scuola proponendo
idee innovative.
Frequentai una miriade di corsi di specializzazione, presi
labilitazione e passai di ruolo.
Una curiosit: Dante mi raccont in seguito che, se non mi avesse
trovato quel particolare giorno, data lurgenza, si sarebbe rivolto al
comune amico Giorgio Bonaga. (imparai in seguito che avrebbe
accettato!).
Tutto sarebbe stato diverso: come?
Non lo sapremo mai.
La vita fatta cos, pu presentarti svolte improvvise che possono
cambiare la tua esistenza.
Terza parte 46
Mi ricordo
Le ricette della nonna Anna
Terza parte 47
Mi ricordo
Terza parte 48
Mi ricordo
Le ricette le ho tratte da vecchi e consunti fogli: erano tutte
rigorosamente scritte a mano dalla mamma.
Una sera, eravamo riuniti per festeggiare il suo compleanno, 91 anni,
le regalammo il ricettario ed una copia a tutti i fratelli
In questo lavoro riporto solo le ricette del men di NATALE.
Il pranzo di Natale
Una magia che cominciava ad aleggiare fin da molti giorni prima
dellevento.
Magia e armonia di profumi inebrianti che dalla cucina, per noi figli
rigidamente off limits, si propagavano per tutta la casa.
Poi ci volle un tavolino per i vari nipoti che, via via, arrivavano.
Terza parte 49
Mi ricordo
Terza parte 50
Mi ricordo
I tortellini
Ingredienti:
lingua di bue, non piccola
salnitro 30 gr. (in farmacia)
sale grosso, un pugno
odori (sedano, carota e cipolla)
Prendete una lingua di bue e strofinatela tutta con il salnitro finch
non labbia assorbito bene.
Terza parte 51
Mi ricordo
Mettetela in una terrina al fresco per 24 ore.
(Data la stagione, siamo a 10 giorni circa prima di Natale, anche fuori
dalla finestra, coperta).
Lavatela molto bene e a lungo con lacqua fredda sotto il rubinetto.
E cos umida sfregate molto bene con un pugno di sale grosso.
Rimetterla nella terrina e di nuovo al fresco per 8, 10 giorni,
ricordando di girare la lingua ogni mattina nella sua salamoia.
Cottura:
Mettete la lingua in una pentola grande con acqua fredda e odori.
(senza sale!!)
Bollite per 4 ore, pelatela ancora calda, lasciate raffreddare in una telo
bianco quindi ponetela in frigorifero.
Tagliatela sottile e guarnite con la gelatina.
Note
Terza parte 52
Mi ricordo
Rifreddo
Ingredienti
Petto di tacchino kg
Prosciutto a fette grosse 200 gr
Lombo di maiale a fette200 gr
Mortadella a fette 200 gr
Vitello a fette 200 gr
Petti di pollo 2
Uova 2/3
Tartufo (potendo.....)
Forma in abbondanza
Sale e pepe
Esecuzione.
Macinate una parte di tacchino e una parte di tutti gli altri ingredienti
per 2 volte.
Mettete in una terrina, aggiungete 1 uovo, met della quantit di
forma e una presa di sale.
Con i pezzi pi belli fate tante strisce ( tacchino, lombo, prosciutto,
vitello, mortadella, petto di pollo) che metterete in una scodella con 2
uova, molta forma, sale e pepe.
Prendete una tela ben pulita (una volta si usava una pelle di pollo
cucita),e stendete uno strato di macinato , uno strato di listarelle ed
uno di macinato, pi il tartufo, un po qua un po la ..a sorpresa!!!
Chiudete la tela e cucitela molto stretta, mettete a bollire per 3/4 ore.
Terza parte 53
Mi ricordo
Note
Rifreddo il nome che il grande Artusi indica per una preparazione
cotta in precedenza e consumata fredda o tiepida.
E' un piatto che si pu preparare anche il giorno prima.
Oggi pi conosciuto come galantina.
Gelatina
Ingredienti:
Esecuzione:
Terza parte 54
Mi ricordo
questo lo metterete nella stessa pentola: saranno entrambi pi buoni!
Se la gelatina non fosse bella chiara aggiungete qualche albume
montato a neve, fate bollire un poco e poi passate al colino.
Note
Ricetta laboriosa, vero, ma una squisitezza!
Ho visto che riprende la ricetta di Pellegrino Artusi.
Ai tempi della mamma lArtusi era come il vangelo dei cuochi, in
cucina non poteva mancare.
Insalata russa
Ingredienti
Patate
Pisellini
Cavolfiore
Carota gialla
Carota rossa
Capperi
Cetriolini
Filetti dacciughe
Peperone rosso
Uova sode
Maionese ( fatta in casa!)
Sale e pepe
Un poco daceto.
Esecuzione
Terza parte 55
Mi ricordo
coprite con altra maionese e guarnite con listarelle di carota,
peperone, cetriolini, capperi e fettine duovo sodo.
Conservate al freddo coperto con la pellicola.
Note
La versione originale (nata alla met del XIX secolo nelle cucine di
uno dei pi importanti ristoranti di Mosca) comprendeva anche della
carne fredda, lingua fredda, salsiccia, prosciutto, tartufo ed era
decorata con capperi e filetti d'acciuga.
La versione originale fu creata da Lucien Olivier nelle cucine del
ristorante Hermitage della capitale russa e divenne molto presto
popolare tra i clienti abituali del locale e probabilmente si trasform
nel suo piatto simbolo: la sua ricetta era talmente importante da
essere tenuta addirittura segreta, e ancor pi quella del condimento
(ma il tutto dipendeva dalla stagione e da ci che poteva offrire il
mercato).
Zuppa inglese
Ingredienti
Alchermes
Rhum o rosolio, a scelta
Crema pasticcera
Cacao in polvere
Panna montata
Savoiardi teneri (18 tagliati in tre parti )
Esecuzione
A una parte di crema unite la polvere di cacao.
Foderate lo stampo con i savoiardi che prima avrete passato
velocemente nel liquore.
(alchermes +rhum).
Terza parte 56
Mi ricordo
Fate un primo strato di crema, poi mettete i savoiardi e un altro strato
di crema al cacao.
Ancora i savoiardi, uno strato di panna montata e chiudete con i
savoiardi.
Fate tutto il giorno prima, lasciate in frigorifero fino allultimo.
Note
Il nome Alchermes deriva dal colorante che lo rende rosso, la
cocciniglia, importata dagli arabi e chiamata al quermez in lingua
araba.
Il rosolio (infuso di fiori) e lalchermes sono liquori di origine
medioevale.
Nonostante il nome, la paternit di quest ottimo dolce tutta
italiana, precisamente emiliana. Anche se pare che sia di lontana
derivazione elisabettiana: infatti, anche se non esiste in questa forma
nella cucina anglosassone, ricorda vagamente la preparazione del
trifle, il tipico dolce al cucchiaio inglese.
Un altro paragone che nasce spontaneo quello con il tiramis, altra
gloria nazionale italiana.
Lorigine della zuppa inglese pare risalga alla corte de' Medici nel
Rinascimento.
Allora sembra che questa golosissima zuppa fosse particolarmente
gradita dagli inglesi che gi nel 1400 amavano risiedere in Toscana, e
quel nome gli rimasto fino ai giorni nostri
Appare poi nella zona di Bologna, Forl, Ferrara e Reggio Emilia
nell'Ottocento, a base di pan di Spagna, imbevuto in liquori quali
l'alchermes e il rosolio, crema pasticcera.
Questa lultima ricetta dei miei ricordi di Natale nella tradizione
culinaria della mia famiglia.
Terza parte 57
Mi ricordo
Terza parte 58
Mi ricordo
Mi ricordo le poesie ingenue dedicate a
Nicola e a Stella
LA FOGLIA SECCA
Bologna 1975
Terza parte 59
Mi ricordo
Bologna 1975
Terza parte
60
Mi ricordo
Terza parte
61
Mi ricordo
Terza parte
62
Mi ricordo
Terza parte
63
Mi ricordo
Tutto passa, ma
questi ricordi mi
sono rimasti nella
mente e nel
cuore.e non se ne
vogliono andare.
Terza parte
64
Quarta parte
Viaggio nella
mia memoria
Mi ricordo.l'Idrolitina
Tappo a macchinetta
Quarta parte 1
Mi ricordo
Quarta parte 2
Mi ricordo
Si doveva rimanere distesi nel letto sul lato destro del corpo per i
primi cinque minuti, altri 5 sul lato sinistro: che dolori! A parere della
nonna bisognava sopportare fino al terzo, forte doloreprima di
scappare in bagno.
Quarta parte 3
Mi ricordo
Il babbo invece era fissato con il vomitevole olio di fegato di
merluzzo:
Non sapeva che ingurgitare quella schifezza per noi era un dramma,
pari, se non peggio, al clistere.
Quarta parte 4
Mi ricordo
Diceva la pubblicit:
Quarta parte 5
Mi ricordo
Mi ricordola coccoina
DA: http://www.architetturaedesign.it/index.php/2008/05/15/coccoina-colla-coccoina-design.htm
Quarta parte 6
Mi ricordo
Mi ricordola cotognata
Da
http://www.animamia.net/
I cubi di marmellata dura incartati nella carta trasparente erano dei
parallelepipedi di circa quattro centimetri di lato, con la consistenza di una
cotognata stagionata e con un gusto abbastanza buono.
Il marchio commerciale pi famoso era "Althea" e il nome del prodotto era
"Cremifrutto" e "Cioccofrutto".
Erano una delle merende pi distribuite nel momento dolce della colonia ma,
data la loro consistenza e dato che non possedevamo un coltello, avevamo grossi
problemi per la stesura sulla fetta di pane. Il modo pi semplice per consumarli
risultava quindi essere un morso al pane e un morso al cubo e impastare
direttamente in bocca".
Quarta parte 7
Mi ricordo
Le stanze del Museo
Quarta parte 8
Mi ricordo
Mi ricordoil formaggino Mio
BRUCEREMO di TUTTO
Quarta parte 9
Mi ricordo
Chi possedeva un solo prete lo usava a turno: si scaldava il letto dei pi piccoli
che per primi andavano a dormire, poi dei giovani e infine quello dei genitori che
lasciavano la cucina (unico ambiente caldo della casa) dopo che tutti gli altri si
erano coricati.
Tra le altre funzioni di questo strano oggetto, c'era anche quella di favorire la
lievitazione del pane. Molte volte, infatti, soprattutto in inverno, il freddo non
permetteva la normale panificazione e rallentava la crescita dei filoni; quindi si
rimediava mettendoli sotto le coperte dove il calore accorciava di alcune ore il
processo di lievitazione.
Quarta parte 10
Mi ricordo
Lo scaldaletto o scaldino
Scaldaletto, detto prete, per un Di solito erano messi nella monaca o nel
letto a due piazze prete.
Quarta parte 11
Mi ricordo
In Italia settentrionale sono chiamati mnega o pre, i nomi comunque
variavano a secondo delle zone. E attrezzo di legno, formato da due coppie di
assicelle ricurve, unite agli estremi, poste lateralmente sopra e sotto a una
"gabbia" cuboidale aperta, avente base quadra centrale ricoperta di lamiera (per
evitare bruciature provocate da eventuali fuoriuscite di faville dal braciere che vi
era posato). Teneva sollevate le coperte e permetteva al calore di diffondersi. In
tal modo si riduceva il tasso di umidit di coltri e di materassi di cui erano
pregne nella stagione invernale le case di campagna.
Si usato nelle case di campagna o delle famiglie
meno abbienti, fino agli anni '60, '70 del 1900.
Nelle abitazioni prive di impianto di
riscaldamento, con altri accorgimenti come la
borsa dell'acqua calda o il mattone riscaldato
nella stufa o nel caminetto, permetteva di
infilarsi in un letto piacevolmente tiepido anche
Quarta parte 12
Mi ricordo
E ora di alzare la testa. Inserisci la Matita Inalante nel naso e fai un respiro
profondo da ciascuna nariceOoooh, che sollievo!.
Medicamento a base di resine, cere etc... che si applica sulla parte malata
Quarta parte 13
Mi ricordo
Mi ricordo..le palline ( biglie)
Giocare con le palline, ci procurava un gran
divertimento.
Uno tirava una pallina e laltro, se col suo tiro si avvicinava ad una
distanza di un palmo della mano, guadagnava un punto; se era tanto
bravo da colpire la pallina (ciccato), i punti erano tree cos via.
DA: http://www.agaverona.it/files/tocati/scuola/piazza_bambini.pdf
Quarta parte 14
Mi ricordo
Quarta parte 15
Mi ricordo
Mi ricordo..i coperchini
I tappi a corona delle bibite potevano ospitare i
ritratti dei campioni di ciclismo tratti dalle
figurine ed erano usati come segnalini in gare
su complicati percorsi disegnati con il gesso lungo i marciapiedi e
all'interno dei cortili.
Il colpo assestato per far procedere il
"corridore" si chiamava cricco e il gioco
avanzava secondo una successione
prestabilita. Ovviamente vinceva chi tagliava
per primo il traguardo.
Da Wikipedia
Quarta parte 16
Mi ricordo
Cricco
Colpo a scatto delle dita (l'indice viene "caricato" prima di
essere rilasciato dal pollice o viceversa), facendo in modo che
il tappo percorra la distanza voluta senza che si capovolga.
Il coperchino arte.
Da normale tappo a corona per chiusura di bibite si trasforma
in velocipede completo di ciclista o in auto da corsa col suo
pilota dentro[...]
Era la primavera che faceva esplodere le gare. L'inverno ci
avviliva di freddo e fumane... Ma appena i primi tepori si
rendevano disponibili erano i coperchini che apparivano, in
gare continue interrotte dai grandi che te le volevan cucar su
o dai Grandi Grandi che con banali scuse di compiti o che ti
immelnettavi ti volevano portar via dall'agone, nel momento
pi tgo che magari eri in fuga. Non capivano la bellezza
epica dello scontro, non ci arrivavano a comprendere che per
dare bene il cricco dovevi metterti quasi sdraiato per terra, in
chinino non bastava neanche, le ginocchia ben piantate nella
smalta o nella polvere, la mano sinistra salda e larga
appoggiata al suolo, il braccio destro che nella spinta
inevitabilmente strisciava per metri di marciapiede
Quarta parte 17
Mi ricordo
Quarta parte 18
Mi ricordo
Detto anche zabaglione, un dolce a base di uova, zucchero e liquore di origine
incerta.
Una versione lo fa risalire al 1500, quando capitano di ventura emiliano
Giovanni Baglioni arriv alle porte della citt di Reggio Emilia e si accamp.
A corto di viveri, invi alcuni soldati a derubare i contadini della zona, che
trovarono solamente uova, zucchero, qualche fiasca di vino e delle erbe
aromatiche.
In mancanza d'altro fece mescolare il tutto e diede questantenato dello zabaione
ai soldati, che ne furono entusiasti.
L'uso popolare chiamava Giovanni Baglione 'Zvn Bajun' e la crema ne prese il
nome diventando prima 'zambajoun', poi zabajone e infine zabaione.
Un'altra versione indica lo zabaione come dolce tipico piemontese, il cui nome,
anticamente sambajon, deriva dal santo Giovanni di Baylon, protettore dei
pasticceri torinesi.
Esiste anche una versione veneziana, la quale fa risalire lo zabaione a una densa
bevanda proveniente dalle coste veneziane dellex Jugoslavia, chiamata
"zabaja.
Quarta parte 19
Mi ricordo
Mi ricordo.Oliviero
Quarta parte 20
Mi ricordo
Aveva una gran memoria e ricordava i nomi di tutti i clienti e ci che
erano soliti ordinare. Non solo, riusciva a memorizzare anche la loro
professione o la scuola che frequentavano.
Astutamente promuoveva tutti sul campo; se uno era al primo
anno di medicina Oliviero diceva: Dottore il solito?
Chi studiava Ingegneria era chiamato Architetto e cos via.
Denominava alcune sue preparazioni con il nome di quei clienti che
gli avevano dato unidea o un suggerimento.
Famoso il caff al duca , (caff con alcune qualit di gelato, in certe
proporzioni). Lidea la forn un Duca, suo cliente, che gradiva il caff
cos assemblato. Oppure metteva in lista gelati con nomi inventati,
come il gelato al fischio.
Incurios tutti! Era uno scherzoso modo di invitare i clienti a fare da
s.
Infatti, quando il gelato ordinato era pronto, Oliviero fischiava e il
cliente doveva andare a prenderlo.
Io ero goloso dei suoi zuccotti una specie di cassata a forma semi -
sferica composta di crema, panna con, al centro, ottimo cioccolato.
Ricordo che spesso mi confidavo con lui e mi dava consigli preziosi.
Un brutto giorno capit che la balla dei giardini di Porta Saragozza
facesse le botte con quella dei giardini di San Giuseppe.
Lo scontro avvenne proprio alla gelateria; ci furono danni e grande
paura per i clienti.
Io facevo parte della balla dei giardini di Porta Saragozza ma in
quella particolare occasione non ero presente, neppure Claudio.
Quando ne fui informato, mi dissociai chiaramente.
Oliviero intim a me e a Claudio, poich ci considerava ragazzi
coscienziosi, di lasciare quella compagnia, altrimenti avremmo perso
la sua amiciziae i suoi gelati.
Claudio ed io acconsentimmo.
Quarta parte 21
Mi ricordo
Mi ricordo..i giardini Margherita
In queste
due foto
originali
sono
riprodotti
la mamma
Anna e il
babbo
Carlo al
laghetto
dei
giardini
Margerita.
Siamo
negli anni
quaranta.
Per qualche anno la famiglia si trasfer in via Arienti, nei pressi del
Tribunale e quindi vicino ai giardini Margherita che cominciai a
frequentare.
Fino ai primi anni '80 nei Giardini Margherita vi era un "piccolo zoo",
una gabbia con due leoni, alcune scimmiette e un grande recinto con
cerbiatti e caprette.
Quarta parte 22
Mi ricordo
Il leone Reno (I, II, III e cos via ...) era
una delle principali attrattive*.
Quarta parte 23
Mi ricordo
Mi ricordo .. la giostra girata a mano
Quarta parte 24
Mi ricordo
I cartelli sono una spia dei difetti e delle intemperanze di una societ.
In certe epoche le pene per i trasgressori erano esemplari: tratti di
corda, fustigazione, detenzione di rigore, dopo, beninteso, il
versamento di cospicue ammende.
Oggi sono scomparsi i cartelli che vietavano di calpestare le aiuole,
di parlare al conducente sugli autobus, di schiamazzare in
prossimit di scuole, ospedali e chiese, di sputare per terra e di
bestemmiare. Non mi pare per che certi vizi e atteggiamenti
ineducati siano scomparsi.
Quarta parte 25
Mi ricordo
Il divieto di sputare per terra il tabacco da masticare aveva la sua
ragion dessere per non fare proliferare delle vecchie malattie quali
tbc e vaiolo.
Quindi, in molti locali pubblici, venivano
collocate le
sputacchiere,
specie nelle
osterie.
Da http://www.castelvetranoselinunte.it/la-sputacchiera-
2/2286/#ixzz2iMgCRSID
Quarta parte 26
Mi ricordo
Quarta parte 27
Mi ricordo
Quarta parte 28
Mi ricordo
Ecco la loro storia tratto da:
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10151537496161848.1073742429.215175476847&
type=3
Una vera istituzione quella dei ''GRILLI' 'dei Giardini Margherita. Generazioni
di piccoli bolognesi ci hanno fatto almeno un giro su questi strani e
inconfondibili veicoli a pedali e a tre ruote. Girano ai Giardini fin dal
dopoguerra quando Vanes Capozzi li present per la prima volta nel piazzale
Jacchia, poi li spost accanto alla gabbia dei leoni, mentre adesso si trovano
accanto alla Cabina Enel a ridosso dei viali e li gestisce il nipote, Davide
Brascaglia. Singolare personaggio: un po' giostraio, un po' atleta, un po'
pedagogo e biciclettaio.
Vive, il caso di dirlo, ai Giardini dove gestisce lattivit che ha ereditato dalla
famiglia: noleggia, appunto i "grilli". Davide cresciuto in questo posto, sua
madre lavorava l e, finita la scuola, ci passava i suoi pomeriggi. Lattivit la
avvia il nonno, Vanes Capozzi al secolo Anselmo, nel 1951. Prima noleggia auto
a pedali e bici alla palazzina Collamarini, poi, con laiuto della figlia Mirella, si
sposta dove c' la piscina vuota, infine all' ingresso di porta Castiglione,
accanto alla cabina Enel, dove il nipote ancora oggi lavora.
I bambini lo conoscono bene; lui impartisce regole e tariffe: 10 minuti sui "grilli"
costano 3,50 euro, il gettone per l' auto costa 1 euro.
Quarta parte 29
Mi ricordo
..zac, morivi.
Quarta parte 30
Mi ricordo
Mi ricordo.i cof
Ne andavo matto.
Nel frattempo io mi
centellinavo il mio, unico,
ghiacciolo.
Fonti varie & Fb group: "Non era estete senza il ghiacciolo COF.
Quarta parte 31
Mi ricordo
Gli anni si susseguirono con successi commerciali via via crescenti e migliorie
alle tecniche di produzione che venivano elaborate durante l'inverno.
Il 1980 richiese un nuovo ampliamento di sede e la produzione di ghiaccioli era
arrivata a 122000 al giorno e occorreva lavorare anche 24 ore su 24.
Verso la fine degli anni '80 anche a causa delle difficolt nel reperimento del
personale stagionale si decise che il 1991 sarebbe stato l'ultimo anno di attivit e
fu anche quella un'estate di grande lavoro portato avanti con la stessa cura e lo
stesso impegno del primo anno.
Questo era il COF: cura, dedizione, qualit, passione... in una parola: amore.
Questa una tra le tante storie veramente esemplari di Bologna e dei bolognesi e
delle qualit migliori della nostra citt e della nostra gente.
Quarta parte 32
Mi ricordo
Mi ricordo.la prima festa da ballo
Il giradischi suonava
ininterrottamente il successo del
momento, Diana cantato da Paul
Anka*.
Quarta parte 33
Mi ricordo
Nella penombra si scrutava il partner per cogliere sul volto il giudizio
riguardante la prestazione.
I baci che andavano per la maggiore erano quelli dati sulla bocca,
alla francese.
Potevano essere LB ( lingua in bocca ) o senza LB se la ragazzina era
timida o inesperta.
Quarta parte 34
Mi ricordo
Quando andavo al negozio io, come tanti altri, pretendevo che fosse
lui a farmi i capelli perch era simpatico, abile e conosceva i tagli
moderni.
Quarta parte 35
Mi ricordo
Quarta parte 36
Mi ricordo
Quando le liquerizie
costavano una lira
Quarta parte 37
Mi ricordo
QUANDO ERA TEMPO DI VENDEMMIA E LODORE DEL MOSTO
ED IL RUMORE DEI TRATTORI DURAVANO PER GIORNI E
GIORNI.
Quarta parte 38
Mi ricordo
QUANDO ANDAVO AL NEGOZIO DI MATERIALE ELETTRICO E
COMPERAVO I TUBI IN PLASTICA E IL NASTRO ISOLANTE DI
TANTI COLORI PER FARCI LE CERBOTTANE E MIO PADRE
OGNI VOLTA ME LE ROMPEVA.
Quarta parte 39
Mi ricordo
QUANDO A NATALE RICEVEVO I REGALI E IL 26 DICEMBRE
ERANO GIA SOPRA L'ARMADIO PERCHE ALTRIMENTI SI
ROMPEVANO.
Quarta parte 40
Mi ricordo
POSTERIORE... PER AVERE UN PO DI CALDO BISOGNAVA
ASPETTARE CHE IL MOTORE SI RISCALDASSE E POI................
QUANTO PUZZAVA!
Quarta parte 41
Mi ricordo
QUANDO CI SI RADUNAVA LA SERA E CI SI RACCONTAVANO
LE STORIE DI FANTASMI, TERRORIZZANDO I PIU' PICCOLI.
Quarta parte 42
Mi ricordo
QUANDO ALLA TV C'ERA SOLO UN CANALE E POI ARRIVO' IL
SECONDO CANALE...
Quarta parte 43
Mi ricordo
QUANDO SI DOVEVA PAGARE IL SUPERBOLLO PER LE
AUTOVETTURE A GASOLIO E IL BOLLO SULLA PATENTE.
Quarta parte 44
Mi ricordo
SOTTOPENTOLE. HO VISTO CHE E' ANCORA UNA MODA IN
USO...............
Quarta parte 45
Mi ricordo
QUANDO ANDAVO A COMPERARE I LIBRI PER LA SCUOLA E
L'ODORE DEL NUOVO MI NAUSEAVA
Quarta parte 46
Mi ricordo
DI LIQUIRIZIA, MENTINE E FAVE ABBRUSTOLITE E LE FUSAJE
(LUPINI) IN CARTOCCIO CON LA SPOLVERATA DI SALE.........
I burdigoni, in
dialetto
bolognese, sono
gli scarafaggi.
Scarrafoni in
campania,
bacarozzi a
Roma
Quarta parte 47
Mi ricordo
Cinni, fangen zoppo galletto, palline, luna, palmo e ciccato, bandessa,
scatola dei bottoni, strega impalata, Cinni, fangen Cinni, fangen
fionlapis,malta,materassaiaCinni, fangen zoppo galletto, palline,
luna, palmo eQUANTE PAROLE
ciccato, bandessa, NEI
scatola dei MIEI
bottoni, strega impalata,
fionda, lapis,malta,materassaia,via santisaia 90, odore di soffritto,
RICORDI
zavaglio acqua di vissi, ambarabciccicocc maisuda, Cinni, fangen
biascianot, piscialetto, castagnole, quadriletti, brusca, Cinni, fangen
bussolotti, cof, hulahoop, calamaio, colla midina, cortellino, crociera,
cannetta, penitenza, spintoni,biscia,discolo, lapis, birichino, paghetta,
dondolo, dottrina,peccati veniali e mortali, bugie, lupini, castagnole,
fontanina, elasticini, burdughoni, o malta, materassaia, via santisaia
90, mangiar quella minestra o saltar dalla finestra malta,
materassaia,via santisaia 90, cof, hulahoop, calamaio, cof, hulahoop,
calamaio, smataflone, clistere, rim, rusticani, maglia pesante, olio di
fegato di merluzzo, giardini,gavetta, cestino, grembiule, Cinni,
bandessa, scatola dei bottoni, strega impalata,malta,materassaia,via
santisaia fangen zoppo galletto, palline, luna, palmo e ciccato,
bandessa, scatola dei bottoni, strega impalata,malta,materassaia,via
santisaia 90, odore di soffritto, zavaglio acqua di vissi, bandessa,
scatola dei bottoni, strega impalata,malta,materassaia,via santisaia
ambarabciccicocc maisuda, biascianot, piscialetto, castagnole,
quadriletti, brusca, bussolotti, cof, hulahoop, calamaio, colla midina,
cortellino, crociera, cannetta, penitenza, spintoni,biscia,discolo, lapis,
birichino, paghetta, dondolo, dottrina,peccati veniali e mortali, bugie,
lupini, castagnole, fontanina, elasticini, burdughoni, o malta,
materassaia, via santisaia 90, mangiar quella minestra o saltar dalla
finestra malta, materassaia,via santisaia 90, cof, hulahoop, calamaio,
cof, hulahoop, calamaio, smataflone, clistere, rim, rusticani, maglia
pesante, olio di fegato di merluzzo, giardini,gavetta, cestino,
grembiule, Cinni, fangen zoppo galletto, palline, luna, palmo e
ciccato, bandessa, scatola dei bottoni, strega bandessa, scatola dei
bottoni, strega impalata,malta,materassaia,via santisaia
dottrina,peccati veniali e mortali dottrina,peccati veniali e mortali
dottrina,peccati veniali e mortali impalata,malta,materassaia,via
santisaia 90, cof, hulahoop, calamaio, cof, hulahoop, calamaio,
Quarta parte 48
Mi ricordo
Quarta parte 49
Mi ricordo
Loro sono di Castel Guelfo, frazione di Medicina (Midgnna), quindi
cugini di noi bolognesi e sono indiscutibilmente competenti in
materia.
Tra laltro mi hanno affibbiato il soprannome di saraffo, in senso
buono sintende, come di persona che non si capisce bene se ci fa o
ci . Dicevano, infatti, che non si capiva mai quando scherzavo o ero
serio.
Graziana soprannominata: La contessa scalza perch annovera
tra i suoi antenati, Maria Francesca Gandolfi che spos, nel 1766, il
nobile Pietro Antonio Rusconi (siamo quindi parenti alla lontana).
Il suo portamento da aristocratica rivela, infatti, la nobilt delle sue
origini.
Ha la singolare abitudine di passeggiare spesso scalza e quando
cammina, sembra che leviti, come sospesa nellaria.alla maniera,
appunto, di una nobildonna.
Rudi una persona speciale e gli sono stati attribuiti diversi
soprannomi: frullino perch in continuo movimento, il signore
del tocco perch alle ore 12 in punto, caschi il mondo, lui si mette a
tavola. Altro soprannome il tuttologo perch, quando si conversa,
qualunque sia largomento, lui ne sa di tutto e di pi.
Una dote di entrambi, di cui beneficiamo di frequente, che sono
valentissimi cuochi.
Quarta parte 50
Mi ricordo
Ho attinto da:
http://dammiltiro.corrieredibologna.corriere.it/2009/12/slang_bolognese_1a_puntata_a-
b.html
Il Codice di Bologna
Ma anche da:
http://www.ariafritta.it/modules.php?name
Quarta parte 51
Mi ricordo
E inoltre da:
http://bulaggna.jimdo.com/
e ancora da:
http://www.bruttastoria.it/
Quarta parte 52
Mi ricordo
Ma pure da FACEBOOK:
http://www.facebook.com/pages/Succede-solo-a-
Bologna/113113938745479
http://www.zonapep.com/slang.pdf
Quarta parte 53
Mi ricordo
Quarta parte 54
Mi ricordo
ALLA CAZZO DI CANE: alla carlona, pressappoco, mal fatto.
La spiegazione dell'espressione "scoprire gli altarini", molto frequente nel nostro lessico,
spesso confusa con un altro modo di dire simile: "Scoprire un altare per ricoprirne un
altro" (equivalente in francese: "Dcouvrir St. Pierre pour couvrir St. Paul") dal
significato di "fare un debito per pagarne un altro, scoprire nel tentativo di nascondere
una magagna, una colpa pi grave o cercare di rimediare a un inconveniente senza
risolvere il problema" che ha origine molto probabilmente dal fatto che abitualmente nelle
chiese si abbellisce un altare a spese di un altro (Lapucci e Diz. della Crusca, 1829, pag.
580). Invece la locuzione proposta dal nostro Cimino, dal significato di rivelare,
manifestare cose che altri vorrebbero tenere nascoste come uno scheletro nell'armadio ha
un'origine molto antica legata al simbolismo di segretezza della rosa. Alcuni fanno
risalire questo simbolismo all'usanza di coronarsi di rose nei culti di Dionisio, dio
dell'ebbrezza, perch si riteneva che avessero la virt di calmare i bollori del vino e
aiutassero gli ubriachi a non rivelare i loro segreti.
Quarta parte 55
Mi ricordo
Altri a Cupido, dio dell'amore, che offr la prima rosa al dio del silenzio Arpocrate che in
cambio gli promise di non rivelare mai il segreto degli amanti.
Pi prosaicamente il simbolo della riservatezza, la rosa lo deve alla sua forma a petali
sovrapposti in modo concentrico raccolti intorno ad un bocciolo centrale che non si
schiude mai del tutto, quasi uno scrigno inviolabile. Questo simbolismo fu assurto dalle
societ segrete, infatti, molte di esse hanno come emblema una rosa: i Templari, la
massoneria, la Santa Vehme, la fraternit dei Rosacroce. L'antica usanza poi di porre un
mazzo di rose dove il contenuto delle conversazioni doveva essere tenuto segreto ha dato
origine al modo di dire: "dcouvrir le pot aux rose", cio "scoprire gli altari o altarini"
(Giuseppe Filippi Barbieri, Petit trsor de la langue franaise et de la langue italienne,
1821, Pag. 132)
Curiosit: Gli antichi romani avevano l'abitudine di mettere una rosa sulla tovaglia per
rammemorare ai convitati che tutto ci che veniva detto durante i pasti doveva rimanere
"sub rosa" sotto il sigillo del silenzio e della discrezione e rose a cinque petali racchiuse in
un nimbo venivano scolpite con il medesimo significato nei confessionali e nelle
decorazioni delle sale.
Quarta parte 56
Mi ricordo
ARRABBIATO: spesso usato come rafforzativo all'interno di una
frase: "Oh, quel ristorante caro arrabbiato.
BADILE/I: dicasi mani grandi. "Oh hai visto Morandi che due badili
che c'ha...non saran mica due mani.."
Quarta parte 57
Mi ricordo
BAIOCCHI: soldi
BALLA: parola con vari significati, da ubriacatura (ha preso una gran
balla), gruppo di persone (quello della balla di porta Saragozza), a
bugia (dai questa una gran balla)
BARCA: amore passeggero, cotta. Mi sono preso una gran barca per
quella squinzietta l (vedi imbarcarsi).
Quarta parte 58
Mi ricordo
BATEDO: letteralmente equivalente alla locuzione "una gran
quantit di botte". Il termine, pur nella sua sinteticit estrema,
esprime con disarmante successo l'immagine onomatopeica del
tamburellare incessante di qualcosa che si abbatte senza concedere
tregua alcuna. "Ho preso un batedo d'acqua!" esclamer
correttamente l'ignaro cicloturista appena rincasato fradicio dopo
l'ennesima bizza metereologica di queste mezze stagioni ritornate
prepotentemente di moda. Alcuni il "batedo" l'hanno invece
riscontrato personalmente nelle risse davanti al famoso locale
notturno bolognese Matis.
"Ho preso un gran batedo", mi hanno picchiato.
Quarta parte 59
Mi ricordo
BELLA VECCHIO!: tipica espressione per salutare un vecchio amico
o amica (VECCHIA) o amici (VEZ).
Quarta parte 60
Mi ricordo
Identifica il prode tiratardi che, non pago dei cinque mohito gi
trangugiati ordina, sul suono della serranda del bar che si chiude,
l'ultimo inevitabile mohito scatenando l'incontenibile gioia del
gestore.
BIGA: bicicletta.
BIGOLO: ombelico.
BIGONZA: pantalone.
BOCCE: tette. Lei l ha due gran bocce. Bottiglie: Dammi una boccia
di vino.
Quarta parte 61
Mi ricordo
quando non si dovrebbe esser scoperti). "Oh regaz l'altro giorno la
mia donna mi ha brozzato mentre mandavo sms ad una tipa".
BOIS: brufolo.
Quarta parte 62
Mi ricordo
BRAGA: derivazione di braghe, pantaloni. Il termine viene usato per
indicare qualsiasi luogo in cui il numero di presenze maschili superi
quello femminile. "Oh regaz ma dove mi avete portato? In questa
discoteca c' solo della braga!" cioe' non ci sono donne.
BRAGHETTE: mutandine.
BRANDA: letto.
Quarta parte 63
Mi ricordo
spia della riserva sul cruscotto della sua auto si accesa, sbotter:
"Vacca boia, prima di arrivare a casa devo ricordarmi di fare broda!".
(in alternativa: Benza). Ma anche il mangiare dei maiali, oppure si
dice di una minestra cattiva (ma una brodaglia!)
BUCCIA: tenacia, coraggio. Hai una gran buccia significa che sei
coraggioso.
BUGNO: brufolo.
Quarta parte 64
Mi ricordo
validit di qualcosa: "Il biglietto ancora buono?". Ma usato anche
come intercalare in una frase come esclamativo: "Come ti andato
l'esame?" "Sta buono, non ci sono mica andato.
BUSSERIA: parola che descrive una rissa o meglio un tafferuglio ... "
Soccia ieri sera allo Sporting dei maragli han fatto una gran busseria..
poi e' arrivata la Madama e ha fatto un gran ripulisti" (vedi)
Quarta parte 65
Mi ricordo
BUZZA: letteralmente "pancia". Con tale termine si vuole indicare la
protuberanza addominale che frequentemente accompagna gi in
tenera et i giovani bolognesi. Un grande classico la cosiddetta
"buzza alcolica", cio quella dovuta al ripetuto e costante abuso di
sostanze alcoliche. "Hai visto che buzza che ha messo insieme a
taffiare come un ninino", cioe' visto che pancia che gli venuta a
forza di mangiare come un maiale..
Quarta parte 66
Mi ricordo
Il detto risale allimperatore Carlo Magno, chiamato Carlone e
raffigurato nei poemi cavallereschi come uomo semplice e bonario
che amava indossare abiti di stoffa rozza.
Quarta parte 67
Mi ricordo
Quarta parte 68
Mi ricordo
CAZZONE: Chi fa il cretino anche se potrebbe, volendo, fare la
persona seria.
Quarta parte 69
Mi ricordo
CICCHETTO: Il cicchetto un giro di sostanza alcolica al bar. In
origine poteva essere il bicchiere di vino, servito nel tradizionale
bicchiere di vetro piccolo e spesso 4 cm, adesso pu anche essere
riferito agli "shorts". Il vero professionista del cicchetto comincia la
sua giornata alle 7 della mattina con appunto un cicchetto di
stravecchio, rigorosamente a stomaco vuoto. Ma anche rimprovero.
CIACARARE: chiacchierare.
Quarta parte 70
Mi ricordo
CIOCCO: cioccato: il ciocco un grosso rumore o un incidente
stradale. Uno cioccato pu essere o uno che le ha prese o uno che
non c tanto con la testa.
CONTADO: Contadino.
COPPINO: nuca.
COTTA : innamoramento.
COVERTO /A: per dire che quella persona o cosa non si conosce; "hai
presente Roberto della Pescarola?", "No, mai coverto".
CRICCA: sporco.
CRICCO: colpo inferto con il dito medio prima piegato e tenuto dal
pollice e poi allentato di scatto. Ti do un cricco v.
Quarta parte 71
Mi ricordo
Con questa modalit si danno dei cricchi ai coperchini per farli
andare lontano nelle gare.
Quarta parte 72
Mi ricordo
andato l'esame? Mi e' andata di lusso, mi han chiesto di parlare di
argomenti che sapevo!"
Nella prima met del sec. 18 erano cos chiamati a Bologna gruppi di
malviventi, designati dal nome delle contrade, tra i quali vigeva una
stretta omert; costoro consegnavano quanto riuscivano a rapinare a
un capo, il quale ne disponeva a comune profitto. Ed in effetti
etimologicamente questa a margine in origine una voce emiliana,
affine a briccone (s. m. [f. -a]
Quarta parte 73
Mi ricordo
per qualcosa. L'oggetto dell'espressione viene immediatamente posto
al di sopra di ogni confronto con oggetti simili ma banalmente e
tristemente pi scadenti. Esempio: "vecchio, sei di un'altra!"
esclamer il giovane all'amico riuscito nell'intento di ottenere il
numero di telefono di una bella ragazza in disco. Esempio:
"Comunque vestito cos sei di ultima!" dir la tipa bolognese al suo
ragazzo il quale si appena messo un paio di Clarke e un vecchio
maglione comprato in piazzola.
FADIGA: fatica
FAGIANARE: fregare
FANALI: Occhiali.
Quarta parte 74
Mi ricordo
FANGA: scarpa. Tendenzialmente schivo e scarsamente esibizionista
il giovane felsineo apostrofer il suo interlocutore appoggiando un
lieve: "ho comprato delle fanghe in centro che sono di un'altra" .
Quarta parte 75
Mi ricordo
Sporting" ipertaroccata i quali diranno:
"Ma dai! Ma che ferro hai?" (notare la finezza della rima...) oppure
"Gran ferro!" oppure "Va m l che ferro che sfoggi stasera!"
FIACCAMARONI: rompiscatole.
FILARINO: corteggiatore.
FONTANIERE: idraulico
Quarta parte 76
Mi ricordo
FORZINA: forchetta.
FRUSTA: consumata.
Quarta parte 77
Mi ricordo
GAROFANO: sbarbine fighette vestite tutte uguali (con ciappi
floreali che tengono fermo il bulbo) chiamate cos da quelle che non si
ritengono fighette.
GERA: = ghiaia
"O regaz l'altra sera siamo andati alla Fiera e ci siam fatti delle gran
ghigne!" Mi son fatto una gran ghignata.
Quarta parte 78
Mi ricordo
GIANDO/GIANDONE/GIANDONAZZO: termine che ha la stessa
valenza di "geppo" (cfr.), ma che a differenza di questo deve essere
usato con persone di notevole statura e stazza.
Anche GIAMBARDONE.
GIUGGIOLONE: rincoglionito.
Quarta parte 79
Mi ricordo
GNOCCA: vagina, e in senso pi ampio ragazza. Soccia, lei l una
gran gnocca
GOMMATA: vomitata.
GOMMINO: preservativo.
Quarta parte 80
Mi ricordo
GUBBIARE: dormire. "Oh regaz, ieri ero a pranzo da mia nonna, ho
cacciato una gran taffiata (Vedi), mi venuta una gran cassa (Vedi)
nel pomeriggio, cos mi son buttato sul letto e mi son fatto una gran
gubbiata".
GUFO: Vigile urbano, polizia municipale... "Oh regi non passate piu'
in via S. Isaia, i Gufi ci han messo il Sirio!".
Quarta parte 81
Mi ricordo
IMBARIAGARSI: ubriacarsi. Oh lul lhe imbariegh. Ubriaco come
una chioccia. (deriva dall'abitudine contadina di ubriacare le chioccie
per non farle covare). Imbariagotto un ubriacone.
IMBRESCARSI: ubriacarsi
Quarta parte 82
Mi ricordo
Ancora: intrattenere una persona (contro voglia) per lungo tempo "Mi
ha inchiodata un'ora al telefono".
Quarta parte 83
Mi ricordo
pratica dell'intorto tipicamente attuata dal giovane di tendenza che,
sfoggiando camicia "di primissima" ed il dodicesimo calice di
frizzantino al dehor del Rosarosae, d prova di prorompente logorrea
alla fanciulla trampolata di turno al fine palese di ottenere favori di
natura sessuale. Il risultato comunque indefinibile! "Lui la' mi ha
fatto un'intorto che non finiva piu', una pezza che la meta' basta!"
LA META' BASTA: se basta la meta' figuriamoci l'intero. "Oh lui li' e'
talmente maraglio che la meta' basta!"
LANDRA: puzza.
Quarta parte 84
Mi ricordo
LEGNO: ragazza che si concede raramente (se non mai) e che quando
lo fa assume una posizione rigida e poco partecipativa & eccitante
(per il partner)
Quarta parte 85
Mi ricordo
A Bologna, alla parola ludro si da il significato di porco, legato per
solo al mangiare molto. Mangiare come un ludro significa mangiare
come un porco. Mangiare a crepapelle.
MAGRA: figuraccia.
MALTA: fango.
Quarta parte 86
Mi ricordo
e cafone. Il giovane della Bologna bene affermer "che gran
maraglio!" indicando platealmente il possessore della Renault 5 turbo
con ruote iperlarghe e adesivi sul genere "turbo", "Rabbit", "O'neill" o
peggio l'alettone dietro all'Alfa. Il contrario avviene quando il
giovane della bologna bene sfoderer il Porsche fiammante dal quale
scender rigorosamente iperabbronzato con camicia bianca e con
occhiali da sole "Rayban" portati anche la sera. In questo caso la
domanda pi comune tra la gente : "Ma che maraglio ...?"
Quarta parte 87
Mi ricordo
MELARANCIA: arancia.
MILORDINO: fighetto.
MORSICOTTO: morso.
MUGLIEGA: albicocca.
Quarta parte 88
Mi ricordo
MUSTA: La faccia. "Lui l c'ha una musta che non mi piace."
NATURINA: ragazzina.
Quarta parte 89
Mi ricordo
NON VOLERNE (PIU') MEZZA: essere saturo di una cosa al punto
di non volerne pi sentire parlare. Appare evidente il superiore
impatto emozionale della locuzione felsinea al confronto del ben pi
prolisso ed inefficace corrispondente italiano. (Vedi anche "scendere
la catena")
Quarta parte 90
Mi ricordo
PACIUGO/PACIUGARE: Paciugo ha diversi significati, paciugo
inteso come pantano, lisciva sull'asfalto, fango. Oppure pastrocchio,
pasticcio o qualcosa che non e' venuta proprio come doveva "Ho fatto
un gran paciugo in casa quando ho imbiancato".
"Maledetta pioggia c'e' un paciugo per le scale!!"
Paciugare paciugato: diversi significati sia in positivo che in negativo:
"Oggi ho paciugato un po' con i pennelli e ho dipinto un bel quadro"
"Quasi quasi mi metto a paciugare con il pc, chissa' che non mi
vengano idee per realizzare qualcosa di bello"..
Quarta parte 91
Mi ricordo
PANTEGANA: topo di fogna di grosse dimensioni
PARSCIUTTO: prosciutto.
Quarta parte 92
Mi ricordo
PATTA (dei pantaloni): dicesi anche fessa; insomma,
l'apertura delle braghe all'altezza del padulo.
PEDRO: omosessuale.
Quarta parte 93
Mi ricordo
PIAZZOLA: Il mercato che si tiene in Piazza VIII Agosto nei giorni di
venerd e di sabato. Alcuni dicono "Vado in Montagnola"
Quarta parte 94
Mi ricordo
propria presunta superiorit ;lui l mi fa una pippa. Per dire che
uno non vale molto: non vale una pippa.
Quarta parte 95
Mi ricordo
POLLEGGIO: relax, riposarsi, stare calmi. Viene utilizzata spesso
anche la forma imperativa del verbo in tono intimidatorio per
raffreddare i bollori del maraglio di turno che spinge per non fare la
coda all'ingresso della disco: "Oh, polleggiati subito!" - "Ieri sera non
sono uscito, mi son polleggiato sul divano."
POLVERE: dare della polvere vuol dire stare davanti in una corsa.
Gli ho dato della povere.
PUNTA: appuntamento.
Quarta parte 96
Mi ricordo
"Soccia, dopo il quarto mi son dovuto fermare perch mi venuto un
prillone
PUFFAROLO: uno che spara delle balle o che tira dei pacchi.
Quarta parte 97
Mi ricordo
RIPULISTI: Sgombero sia di cose che di persone: " Ieri ho fatto un
gran ripulisti nella scarpiera".
RUSCAROLA: pattumiera.
Quarta parte 98
Mi ricordo
SACAGNARE: frantumare, picchiare.
Quarta parte 99
Mi ricordo
una chiazza d'olio si diceva "Cinno sgadezza!" con la segatura si
asciugavano le macchie.
SCAGAZZO: paura.
SCAPUZZARE: inciampare.
SEI FUORI: essere fuori di testa, seguito spesso da: come un balcone,
come un coppertone, di brutto, di cotenna, accrescitivo: fuorissimo.
SGABUZZO/SGABUZZINO: ripostiglio.
SGADIZZA: segatura.
SGUAZZARE: godere.
Ci hanno slegato 5 a 0 .
SMALVINO: mancamento
Il dialetto bolognese ha forti influssi francesi tanto che, si racconta, una volta i
viaggiatori bolognesi che non conoscevano il francese usavano il dialetto e
riuscivano a farsi capire ugualmente.
Si dice che alla fine del 400, primi del 500 Bologna era un centro di passaggio tra
il nord dellItalia e il sud e spesso accadeva che bande di soldati di ventura,
mercenari o orde di sbandati, facessero incursione nella citt depredando,
razziando e violentando la popolazione.
SPANIZZO: persona che si fa notare, che non si tira indietro, che osa
in maniera evidente ma comunque degna di ammirazione.
L'immagine, per quanto possa sembrare somigliante ad una prima
lettura superficiale, differisce sensibilmente da quella dello "sborone"
(cfr.) in quanto non comprende l'accezione negativa caratteristica di
quest'ultimo. "Oh regaz, l'altro giorno Gino ha fatto lo spanizzo e ha
pagato la cena a tutti".
SPATACCATO: spiaccicato.
SPOGLIA: sfoglia.
STRACCO: stanco.
STRIZZA: paura.
STRUMNARE: spargere.
STUFISIA: stanchezza.
TAMARAZZO: materasso.
TANFO: puzzo.
TIRARE GLI ULTIMI: ultimi intesi come respiro. Termine usato per
indicare uno stato di malattia molto avanzato o terminale, dicasi di
persona molto malata o barcollante. "Oh regaz, guarda lui li' sembra
stia tirando gli ultimi". Tirare via: fare le cose in fretta.
TITTO: latte.
TOMANA: divano.
URCIA: orecchio.
Nellattesa, gli dedico questo libro con tanto di prefazione di Duilio Pizzocchi,
Umarells e vita di tutti i giorni, Umarells con le mani dietro la schiena che
osservano i lavori stradali, Umarells e orti, Umarells e bocce, Umarells in bici
con i sacchetti di nylon attaccati al manubrio, Umarells al mare, Umarells in
montagna, Umarells in garage, Umarells sportivi e tantisismi cartelli attaccati
nelle scale del condominio con i pi svariati divieti.
E alla fine, un bel test per scoprire se hai un umarell in famiglia o se sei tu stesso
un umarell.
ZANETTI: testicoli
"... ci che fa pi meraviglia che perfino quelli che risiedono nella stessa citt
mostrano delle differenze, come i bolognesi di Borgo San Felice e quelli della
Strada Maggiore.
Perch esistano tutte queste diversit e variet del parlare apparir chiaro da
questa sola ragione: diciamo che nessun effetto supera la sua causa, in quanto
effetto, e nessuna cosa pu produrre ci che non .
Ed essendo il nostro linguaggio (tranne quello creato da Dio per il primo uomo)
conformato a nostro piacimento dopo quella confusione che non fu altro se non
dimenticanza della lingua precedente, ed essendo l'uomo un animale
instabilissimo e mutevolissimo, questo non pu
essere n durevole n immobile, ma come ogni
altra nostra cosa vedi gli usi e i vestiti
portato a mutare col mutare dei tempi e dei
luoghi"
Pellegrino Artusi
Oh Bulggna, oh Bulggna,
la citta mia piu bella sei tu!
Oh Bulggna, oh Bulggna,
le due Torri, San Luca e non piu,
Oh Bulggna, oh Bulggna,
la citta mia piu bella sei tu!
Oh Bulggna, oh Bulggna,
le due Torri, San Luca e non piu,
Tajadla, tajadl\na
Dio m mma sta bna ch la vn!
Tila lrga, tila f\na
col parst el pandor bn cunz,
se da Napoli vengono a dire
poesie dal zl e dal mr,
io rispondo: "venite a sentire
al poema dal mi tajadl!
Commiato 1
Mi ricordo
Nella mente, si erano ammassati una gran
quantit di ricordi e non potevo certo scriverli
tutti.
Ho fatto una selezione raccontando quelli che
ho giudicato interessanti o originali, o che
avevano suscitato in me, delle emozioni.
Mi auguro che, in qualche modo, sia stato
capace coinvolgervi.
Av salut!
Commiato 2