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TRA SOLLAZZO E MORIGERATEZZA: Studi sulla cultura delle feste alla residenza dei legati

papali a Ferrara e presso la Corte imperiale di Vienna nel Seicento


Author(s): Marko Deisinger
Source: Studien zur Musikwissenschaft, 56. Bd., FESTE Theophil Antonicek zum 70.
Geburtstag (2010), pp. 91-102
Published by: Gesellschaft zur Herausgabe von Denkmalern der Tonkunst in Osterriech
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41472901
Accessed: 10-03-2017 16:37 UTC

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Marko Deisinger (Wien)

TRA SOLLAZZO E MORIGERATEZZA


Studi sulla cultura delle feste alla residen %a dei legati papali a Ferrara
e presso la Corte imperiale di Vienna nel Seicento *

La base del presente contributo costituita da materiale di archivio itali


da cui emerge un quadro ambivalente della cultura barocca delle feste sia
Corte imperiale di Vienna sia alla residenza del legato papale a Ferrara.
intenzione dell'autore illustrare la contrapposizione appena indicata sul
scorta delle citazioni dalle fonti prescelte, inquadrate nel rispettivo cont
storico-culturale, facendo emergere le relazioni culturali esistenti tra le
residenze sovrane e insieme i tratti comuni e le differenze riscontrabil
loro sviluppi storico-culturali. A premessa valgano alcune illustrazioni
carattere generale sulla cultura barocca delle feste alla Corte asburgica.
A seguito dello spostamento della residenza da Praga a Vienna ad ope
dell'imperatore Matteo nell'anno 1612, questa citt divenne nuovament
centro del Sacro romano impero di nazione germanica e, quindi, il barice
del potere politico dell'Europa centrale. Al contempo la Corte imperial
Vienna conobbe un'evoluzione tale da diventare un centro culturale euro
di prim'ordine, in cui il barocco di provenienza italica pot svilupp
appieno. Si rivelano determinanti in vista di tali sviluppi, per un vers
notevole senso dell'arte degli Asburgo e, per l'altro, l'esigenza di a
rappresentazione assolutistica soddisfatta mediante forme di rappresent
di carattere festoso tradizionali, ma anche e soprattutto nuove di
barocco. La Casa regnante si poneva in scena nell'ambito di festivit
ampio respiro al cospetto di un pubblico formato dai dignitari di corte,
nobilt, dalle alte gerarchie ecclesiastiche nonch da ospiti e rappresent
stranieri di rango elevato. L'esigenza di ostentare la grandezza e il pot
entr cos in simbiosi con il desiderio di svago e divertimento e ne con
un fastoso sfoggio di pompa alla Corte imperiale1. Fasto, lusso e stravag

* Il titolo originario con il quale fu esposto il presente contributo il 30 novembre


all'Istituto Storico Austriaco presso il Forum Austriaco di Cultura a Roma era: Dile
moralit, La seicentesca cultura delle feste di corte fra Vienna e Ferrara.
1 Cfr. Andrea Sommer-Mathis, Von denen Divertissements und Lustbarkeiten". Hfische Fe
Zeitalter des Absolutismus , in: Feste feiern. Katalog %ur Obersterreichischen Landesausstellun
Waldhausen 2002 , a cura di Eva Kreissl - Andrea Scheichl - Karl Vocelka. Lin2 2
pp. 161-168.

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ebbero una manifestazione compiuta nell'opera barocca di corte, che fin dai
suoi inizi occup una posizione dominante nelle feste di rappresentanza2.
Il culmine assoluto dello sfarzo festaiolo di corte finalizzato all'auto-
rappresentazione degli Asburgo con l'affermazione del loro potere durante il
Seicento costituito dalle celebrazioni per le prime nozze dell'Imperatore
Leopoldo I con la sua nipote spagnola, l'Infanta Margarita Teresa. Per
dispendio di mezzi, entit e fasto esse superarono tutto quanto offerto fino
allora alla Corte di Vienna. Tra le varie solennit, che andarono dai fuochi
d'artificio allegorici al banchetto accompagnato da musiche vocali e strumen-
tali, spiccano soprattutto il balletto a cavallo La Contesa dell'Aria e dell'Acqua 3 e
l'opera Pomo d'OrxA. Il balletto ebbe la sua prima rappresentazione il 24
gennaio 1667 sul Burgplatz. Lo spettacolo, accompagnato da oltre duecento
cantanti e strumentisti, fu preceduto da un sontuoso corteo trionfale compo-
sto da oltre trecento attori con l'Imperatore in testa. Alla fine Leopoldo I
prese anche parte al balletto a cavallo.
L'opera nuziale Pomo d'Oro , la cui rappresentazione era stata pi volte
rinviata, fu portata in scena il 12 e 14 luglio 1668 nel teatro appositamente
eretto sulla Cortina. A causa della sua durata straordinaria, per la quale la
rappresentazione dovette essere distribuita su due giornate, nonch dei mezzi
scenici richiesti pu considerarsi una rarit. Infatti, si distingueva nettamente
dalle altre opere eseguite allora alla Corte imperiale per il fatto di constare di
ben cinque atti, di richiedere ventidue cambi di scena e l'impiego di un
macchinario teatrale particolarmente complesso. Pare che all'Imperatore
l'opera sia costata oltre 300 mila fiorini5.
Comunque, questi divertimenti, apparentemente sconfinati, offerti in
occasione di varie solennit alla Corte imperiale di Vienna, non mancavano
nemmeno presso le corti dei principi ecclesiastici cattolici che non sfigurava-
no affatto di fronte alle corti dei regnanti secolari nel corso della celebrazione

2 Vedi Guido Bimberg, Die Barockoper als politisches Bhnenfest, in: Und Jedermann erwartet sich
ein Fest ". Fest, Theater, Festspiele , a cura di Peter Csobdi et al. Anif 1996 (Wort und Musik
31), p. 580.
3 La Contesa dell'Aria e dell'Acqua. Festa a cavallo rappresentata nell'augustissime no%%e delle sacre
cesaree reali m. m. dell'Imperatore Leopoldo e dell'Infanta Margherita delle Spagne. Inventata e descritta
da Francesco Sbarra consigliero di sua maest cesarea, Vienna, Matteo Cosmerovio 1667.
4 II Pomo d'Oro. Festa teatrale rappresentata in Vienna per l'augustissime no%%e delle sacre cesaree reali
maest di Leopoldo e Margherita, componimento di Francesco Sbarra [...], Vienna, Matteo Cosme-
rovio 1668.

5 Sulle celebrazioni per le prime nozze dell'Imperatore Leopoldo con Margarita Teresa vedi
Herbert Seifert, Der Sig-prangende Hoch%eit-Gott. Hoch^eitsfeste am Wiener Hof der Habsburger und
ihre Allegorik 1622-1699. Wien 1988 (dramma per musica 2), pp. 23-40 e Id., Die Feste %u
den drei Hochzeiten Kaiser Leopolds /., in: Morgen-Glan % 17 (2007), pp. 165-175.

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di feste mondane. Nella residenza dei cardinali legati a Ferrara, che dalla fine
del XVI secolo si alternavano a cadenza triennale nell'esercizio del governo
della citt su incarico dei papi, erano in voga opere dall'allestimento fastoso
come pure sontuosi spettacoli di ballo e feste in maschera sfrenate. Ad
esempio, il cardinale Giovanni Battista Spada di Santa Susanna, originario di
Lucca, in occasione della sua entrata in carica si fece celebrare con un'opera
sfarzosa6. La produzione venne curata dal nobile ferrarese Marchese Corne-
lio Bentivoglio, che presiedeva Y Accademia dello Spirito Santo , titolo di cui si
fregiava l'ente musicale di Ferrara, mentre colui che aveva suggerito il
soggetto del testo operistico era il vice-legato Monsignor Ludovico Bussi,
proveniente da Viterbo, e il libretto fu scritto da Almerico Passarelli, giure-
consulto e poeta ferrarese celebrato gi in vita, mentre la musica fu composta
dal maestro di cappella di Spada, Giuseppe Tricarico, che allora aveva
assunto anche la direzione dell'accademia musicale appena citata7.
L'opera, dedicata al cardinale Spada, con il titolo L'Endimionfi fu messa in
scena il 3 gennaio 1655 al Teatro della Sala Grande , detto anche Teatro Grande di
Corte , annesso alla residenza del cardinale legato, gi castello ducale degli
Estensi, e - a differenza della Corte imperiale di Vienna - accessibile anche
alla cittadinanza. Il dramma musicale comprendeva un prologo, tre atti, due
balletti e un ringraziamento conclusivo. Come emerge dal libretto stampato,
l'azione mitologica ambientata nell'antica Sparta fu rappresentata da numero-
si interpreti e tre cori. Il numero delle persone ingaggiate fu quindi assai
notevole.
Anche per la realizzazione dello scenario si dovette certamente sostenere
un dispendio notevole, se si considera che il libretto prevede un terremoto e
la distruzione di un palazzo ad opera dei satiri. Nella sua Cronaca di Ferrara dal
1651 al 1673 Giovanni Andrea Ciriani elogia espressamente il macchinario
impiegato per la rappresentazione operistica9, di cui era probabilmente

6 II legato modenese Ludovico Cervelli rifer in anticipo quanto segue intorno a questa
rappresentazione operistica: Si prepara il Theatro di Piatta per recitare nel Carnevale venturo opera
in musica intitolata LEndimione sogetto d MonsS Bussi Vicelegato dato al Dottore Pesarelli, acci
facda la compositione. I-MOs, Camera Ducale, Agenzia di Ferrara, busta 49, Ludovico Cer-
velli a Francesco I d'Este, 24. 11. 1654.
7 Sul compositore originario di Gallipoli vedi in particolare Marko Deisinger, Giuseppe
Tricarico - Ein Kapellmeister auf Reisen. Von Rom ber Ferrara nach Wien , in: Rmische Historische
Mitteilungen 48, a cura di Richard Bsel - Hermann Fillitz. Wien 2006, pp. 359-394.
8 L'Endimione. Drama del dott. Almerico Passarelli. Posta in musica dal signor Giuseppe Tricarico,
mastro di capella nell'Accademia dello Spirito Santo di Ferrara, all'em.m, e . sig. card. Spada di S.
Susanna. Ferrara, Francesco Suzzi 1655.
9 I-FEc, mss. Antonelli 269, Giovanni Andrea Ciriani, Cronaca di Ferrara dal 1651 al 1673 ,
p. 130.

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responsabile l'architetto ferrarese Carlo Pasetti. documentato che Pasetti
ha costruito le macchine per l'opera successiva alla rappresentazione del
dramma musicale L'Endimione al Teatro della Sala Grande, nonch per quella
che la precedette. Quest'ultima opera, dal titolo Antiopa , era dell'anno 1653
ed era dedicata anch'essa a un legato papale: il predecessore dello Spada, il
cardinale Alderano Cybo12. La fama di Pasetti acquisita al Teatro della Sala
Grande si diffuse ben presto anche oltre i confini italiani. Infine, nel 1666
l'architetto fu chiamato alla Corte imperiale di Vienna, dove nell'ambito delle
celebrazioni in onore delle prime nozze dell'Imperatore Leopoldo I progett
l'allestimento del gi citato balletto a cavallo La Contesa dell'Aria e dellAcquau.
Oltre all'opera, nel Teatro della Sala Grande erano allestite anche forme
meno recenti di cultura delle feste. Di queste messe in scena solenni, che si
continuavano a praticare probabilmente in memoria delle cerimonie di corte
degli Estensi, facevano parte tornei, feste sceniche e spettacoli parlati con

10 Oritia. Drama morale del dott. Almerico Passarelli. Alla sacra maest di Christina regna di Svetia nel
di lei passalo, dentato in Ferrara d'ordine del signor marchese Cornelio BentivogH. Con la musica del
Signor D. Andrea Mattioli e machine del signor Carlo Pasetti. Ferrara, Francesco Suzzi 1655.
11 Antiopa. Drama del sig. Frane. Berni. Da rappresentarsi nel teatro di Sala in Ferrara con machine del
j ig. Carlo Vasetti, e musica del sig. D. Andrea Mattioli. AWeminentiss. prindpe il sig. card. Cybo.
Ferrara, Francesco Suzzi 1653.
12 Cfr. Sergio Monaldini, I teatri della commedia dell'arte, Le prime sale, il teatro della Sala Grande,
l'ex Cappella Ducale , in: I teatri di Ferrara. Commedia, opera e ballo nel Sei e Settecento , a cura di
Paolo Fabbri. Lucca 2002 (ConNotazioni 8), pp. 74 e 78-79.
13 In origine insieme a Carlo Pasetti alla corte imperiale viennese era stato anche chiamato il
virtuoso liutista ferrarese Giovanni Pittoni. A causa di una malattia per non fu possibile a
questo intraprendere il viaggio. Su questo Antonio Libanon ci riporta: Invitato anco dal
Conte Valdastain d'ordine della Maest di Leopoldo Regnante per le sue prime No%%e, <& aggiustato il
viaggio dal Marchese Ferdinando con provisioni di cento Ungheri, e riserba del regalo nel petto di S.
M. C. Mentre stava sul partire da Ferrara, assieme con Carlo Pasetti, celebratissimo Architeto, cadette in
una grave infirmit, che gl'imped il viaggio. Ferrara d'oro imbrunito dall'abbate Antonio Libanori.
Parte ter^a. Che contiene gl'elogij de'pi famosi, ed illustri scrittori di questa patria, i quali anno alla
stampa l'opere loro di sagra teologa, leggi, filosofia, mediana, astrologia, matematica, poesia, umanit,
rettorica, storica, musica, architettura, e d'ogn' altra pi erudita, e varia lettione [...] Ferrara 1674, p.
251; e sull'operare di Pasetti a Vienna Libanori scrisse quanto segue: L'Opere poi meraviglio-
se, e stupende di questo ingegnosissimo Soggetto, in materia d'Architettura, se non hanno superato, certa-
mente hanno agguagliato quelle d'Archimede, e d'Archita, tanto famosi Architetti Antichi. Veggansi
quelle, che vengono descritte d Francesco Sbarra, Consiglier Cesareo, nel Libro intitolato : La Contesa
dell'Aria, <& Acqua: Festa Cavallo, rappresentata nell'Augustissime No^e delle Sagre Cesaree, Reali
M. M. dell'Imperatore Leopoldo, e dell'Infanta Margherita, delle Spagne, Stampate in Viena d'Austria
l'anno 1667.' dove l'Autore non solo h minutamente, e con bellissimo stile descritto ogni comparsa
de'Cavalieri, m anco le stupende Machine, fatte dal nostro ingegnosissimo Pasetti, e per maggjor sodisfa-
ttone del Lettore, e gloria dell'Artefice, vi h aggiunto le Figure in Rame, che riescano meraviglia curiose,
e bellissime. L'Autore poi Sbarra in pi luoghi del Libro non resta di dare le dovute lodi al nostro valoroso
Carlo Pasetti, Ferrarese. Ibidem, p. 72.

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numerosi inserti vocali e strumentali14. In questo caso i cardinali legati
successero agli Estensi assumendo il ruolo di governanti secolari. La parteci-
pazione alla vita culturale della citt era per loro un compito ineludibile.
Nelle Memorie rea le a^pjoni del Cardinale Gio : Batta. Spada, trasmesseci in
forma manoscritta15, si legge al riguardo: M perch conveniva al Card.1 Leg.*0 far
figura anche di P[]n[ci]pe temporale, quindi che accomodandosi i tempi, et gl'usi del
Paese, non sdegnava di trovarsi tal* ora alle pub liehe Accademie di belle Lett.", con
l'intervento delle Dame, e nel Carnevale serve l'Accademia d'introduzione al Ballo, cui
per qualche breve spazio suol' assistere il legato, e non facendolo, i ferraresi sene repute-
rebbero offesi. Tuttavia, il cardinale legato non si limitava a partecipare alla
vita culturale della citt in qualit di ospite, ma a sua volta organizzava
rappresentazioni festose, alle quali veniva invitata la cittadinanza. Ne da
notizia il manoscritto Notile suante per un nuovo Cardinale legato di Ferrara
dell'anno 167817, in cui si parla anche di accademie letterarie con musica e
balli sfarzosi presso la residenza del signore della citt18.

14 Riguardo alla commedia dell'arte ai tempi delle legazioni vedi Sergio Monaldini, Teatro del
Principe e del Cardinale. Sulla rilevanza culturale e sodale del teatro dell'arte , in: Cultura nell'et delle
Legazioni. Atti del Convegno Ferrara - mar^p 2003 , a cura di Franco Cazzola - Ranieri Varese.
Firenze 2005 (Quaderni degli Annali dell'Universit di Ferrara - Sezione Storia 1),
pp. 383-390. Nella sua pubblicazione Monaldini cita, come esempio per le aspirazioni dei
cardinali legati di portare a Ferrara compagnie teatrali, un passaggio di una lettera, dalla
quale emerge che il cardinal Giacomo Serra aveva invitato nel 1619 la Compagnia dei Confi-
denti. A questo esempio si aggiunga un passo tratto da uno scritto del legato modenese
Ludovico Cervelli al duca Francesco I d'Este del 13 febbraio 1657, che documenta la
rappresentazione di una commedia nel castello ai tempi di Giovanni Battista Spada. Questa
rappresentazione avvenne in seguito al transito durante un viaggio del fratello del cardinal
Carlo Pio di Savoia, il vescovo di Ferrara: Gioved unse qui di passaggio il Sig.r Principe di S.
Gregorio fratello di questo Em.mo Pio, che s' portato Venetia si dice honorato di carricca per guerra
contro il Turco. Si sono retate da questi CavagHeri due comedie l'una intitolata il Sanzio nel Palalo di
III. Pio dove si fa l'Accademia di belle lettere, e l'altra chiamata il Pasquale in Castello con concorso di
Dame, e Cavaglieri. I-MOs, Camera Ducale, Agenzia di Ferrara, busta 50, 13. 2. 1657. Un
paio di settimane prima, il 3 gennaio 1657, il cardinal Spada, il quale aveva un interesse
palese per la commedia, aveva promulgato un Editto sopra le comedie con diverse prescrizioni
per gli spettatori di teatro. Ferrara, Archivio di Stato, Archivio storico comunale, serie
patrimoniale, busta 154.
15 I-La, Archivio Spada, Memorie rea le anioni del Cardinale Gio: Batta. Spada. Questo mano-
scritto tramandato anonimo, redatto presumibilmente poco dopo la morte di Spada, avve-
nuta nel 1675, non ancora catalogato.
16 Ibidem, p. 163.
17 I-Rli, ms. 34.E.5, Notile succinte per un nuovo Cardinale Legato di Ferrara e tutti Officiali, e
Ministri rimodernate in dicembre 1678 dal Card. Galeasgo Marescotti Legato in detta dtt. Un dupli-
cato di questo manoscritto si trova in I-Rn, Fondo Gesuitico 370.
18 <([- ] Pu fa qualche festa da ballo, Accademia in Castello con invito di dame, per il Carnevale in
occasione di qualche alloggio di Personaggio per dargli trattenimento. Ibidem, c. 33. Informazioni pi

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Allestendo accademie e balli il legato papale veniva incontro in misura
notevole alle esigenze culturali degli abitanti della citt. Per gli abitanti di
Ferrara rivestivano la massima importanza le feste in maschera che si
tenevano durante il carnevale19, il cui inizio veniva celebrato in tutta la citt il
giorno di Santo Stefano con la partecipazione del cardinale legato. Alla fine
del carnevale il governatore ecclesiastico stesso offriva un contributo
sostanziale al mantenimento della mascherata, organizzando una festa di
carnevale che aveva luogo durante una delle sue udienze pubbliche. In questa
conveniva un gran numero di cittadini in maschera, i quali in un primo
momento nel corso dell'udienza si dilettavano all'ascolto di dispute comiche
di vari funzionari pubblici e di un discorso spassoso del procuratore pi
anziano20.

dettagliate intorno ai balli e a simili festivit si apprendono nel capitolo sulle Veste di ballo ,
altro alle dame in Castello'. Volendo fare il Legato qualche festa alle dame, esso ne far l'invito, e
nell'occasione di trovarsi in qualche festa, overo per mevgo di due Cavalieri Giovini, che deputa per far
l'invito, deputando anche due altri ammogliati, che stiano ricevere, et accompagnare le dame, dando anche
questi la cura di disporre il teatro, e la festa, che si potr fare nella Sala grande, in quella del Conse-
glio parate, e finite di sedie dalle bande con il Palco de Sonatori, e Musici ad un capo di essa, e radunate,
che siano le dame, e Gentildonne, Sua f loro la guida, e sono servite da Cavalieri di mano in mano
verso la sala della festa, ponendo in una stanca contigua una longa tavola piena di molti bacali di confettu-
re nobili bianche, e nere, ed un'altra tavola con copiosa BottigHera, facendosi meiga festa dalli Cavalieri
portare alle dame le confetture, l'acque, e sorbetti di molte sorti in quantit, e cioccolate. Ibidem, cc.
29 v.- 30 v.

E nel capitolo sulle accademie viene riportato: Alle Accademie, che si tengono nelle sale del
Magistrato con recitarsi composizioni di belle lettere, e musica, ed anche nel tempo di Carnevale con inter-
vento di Dame, e ballo interviene il Legato in tgmarra, e mantello allorch sar fatto avvisare dagli Acca-
demia esser tutto pronto passando per l'appartamento del vicelegato, che v'interviene in abito lungo
pavona %(p, portando li staeri del Legato le torde, e H Gentiluomini li candelieri sino all'ingresso di detta
sala, ed assistendo la guardia de svisceri in un'altra sala confinante. Ibidem, cc. 33 v- 34 r.
19 Cfr. Lorenzo Paliotto, Ferrara nel Seicento : Quotidianit tra potere legatilo e governo pastorale.
Ferrara 2006, pp. 281-284.
20 Nell'ultima udienza pubblica vidno al fine di Carnevale intervenivano le dame mascherate, e perdo era
solito, che il Procuratore pi anziano proponesse qualche caso granoso, [...]. Si formava dunque uno
steccato con li banconi da un capo all'altro della sala distanti due passi dal muro per dar luogo
all'udienza; sopra detti Banchi per di dentro sedevano Cittadine, et altre donne mascherate; [. . .] Veniva
poi il Procuratore pi anfano, e jr l'altre cause proponeva in fine qualche causa granosa, e ridicola [. . .]
Notile sucdnte per un nuovo Cardinale Legato di Ferrara , vedi nota 17, cc. 31 r. - 32 r.
Maggiori notizie a riguardo le apprendiamo nelle Memorie arca le anioni del Cardinale Gio :
Batta. Spada : Un'altra lautssima colanone in uso darsi alle dame nel penult.0 marted di Carnevale,
temendosi in quella matt.a dai Legati, che non sono di tempra troppo solitaria, et austera l'udienza publi-
ca, che dicesi per le Dame, e praticolla ogn'anno il tf[ost]n? Cardinale; v'intervengono q.te mascherate in
buon numero, e si fermano a sedere, fin tanto, che hanno sodisfatto alla curiosit di sentire i Curiali in
contradittorio, dipoi rizzatesi, e fatta riverenza al Legato, si servono del pretesto di voler rare il Palalo,
m in effetto per gustare della colanone, onde non penano molto rinvenire la stanca, ove gl' apprestata
generosam.te la tavola con una gran coperta di badli di regolatiss.M confetture, alle quali danno il sacco con

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Finita l'udienza, che ovviamente aveva la natura di una riunione di
carnevale, gli ospiti erano attesi a un tavolo imbandito a festa, sui cui erano
disposte delle leccornie. Nella dimora del cardinale ci si sollazzava, e ci si
lasciava trasportare dall'allegria verso ulteriori piaceri dei sensi. La maschera
consentiva, inoltre, qualsiasi sfrenata licenza carnevalesca, permettendo di
oltrepassare certi confini. Al riguardo si legge nelle memorie del cardinale
legato Giovanni Battista Spada: Porta la Mascara in ferrara una quasi incredibile
libbert, poich Donna mascarata non si tien portiera; vanno francami per le stanne del
Legato, e V[ic 'legJ, et entrando d per tutto, [. . ,]>
Sotto la copertura della maschera, che offriva al portatore la protezione
deU'anonimit, dopo la parte ufficiale dell'udienza, la festa si trasformava in
un'orgia collettiva che trasgrediva l'ordine costituito superando le norme
sociali nell'ebbrezza dell'estasi: Finita l'udienza partiva Sua , e cavatosi il
rocchetto nella vitina stanca, facendo lo stesso il vicelegato, ed aspettando con i Cavalieri ivi
concorsi le dame, e Gentildonne, venivano queste guidate per stanca neW appartamento de
Principi guardato da S viveri, dentro del quale era preparata una longa tavola con bacali
di confettura bianca, e nera; Entrate, e rate che avevano le dame, e Gentildonne il detto
apparecchio si commutava in robbe inferiori, et aperta la porta, si permetteva l' ingresso
air altre donne mascherate, che la mettevano sacco, e perch con le donne entravano anche
con furia diversi uomini, e gentaglia, in tal buglia succedevano de scandali, et oscenit jP2
L'esatto opposto di queste feste sfrenate era costituito dalle cerimonie
devote che avevano luogo in ambito religioso, sviluppatesi nel corso
dell'evoluzione del movimento di devozione verso la fine del XVI secolo ed
entrate anche nella residenza del cardinale legato di Ferrara. A tale proposito
occorre indicare in prima linea l'oratorio, composto per lo pi su soggetti
tratti dalla Bibbia e dalle leggende dei santi, introdotto dal cardinale Giovanni
Battista Spada nel proprio castello nel 1656. La musica era stata composta dal
suo maestro di cappella Giuseppe Tricarico che in seguito pass ai servigi
dell'Imperatrice Eleonora II (Gonzaga-Nevers). Le Memorie rea le anioni del
Cardinale Gio: Batta . Spada ne danno conto come segue: Introdusse gl'Oratorj in
Castello nei Venerd di quaresima con sermoni e musiche, salariando queseffetto, e per
sua ricrea. un bravo M[aest] ro di Cappella, che dal suo pass poi al servilo
dell'Imperatrice Eleonora, tre buone vod di soprano, contralto, e tenore, et un perfettiss.mo
sonatore di viola, . [...] Facevansi gl'Oratorj nella sak dell'audience publiche, in faeda di
cui v' la Cappella, e vi concorreva la Nobilt, Religiosi, et altre persone tivili godendo
tutti di passare una sera in si devoto, et erudito trattenimento, jP3

mirabil prestesga, [. . .] Vedi nota 15, pp. 163-164.


21 Memorie rea le anioni del Cardinale Gio: Batta. Spada, vedi nota 15, p. 164.
22 Notile sucnte per un nuovo Cardinale Legato di Ferrara , vedi nota 17, c. 32.
23 Memorie rea le anioni del Cardinale Gio: Batta. Spada, vedi nota 15, pp. 162-163.

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Giuseppe Tricarico fu chiamato a Vienna nel 1657 da Eleonora II, per
assumere la direzione della nuova cappella di corte da lei fondata24. Non sar
stato per puro caso che l'Imperatrice abbia deciso di assumere proprio
questo compositore, che aveva gi fatto esperienza nella composizione di
oratori; fu proprio lei, infatti, a partecipare in modo determinante
all'introduzione di questo genere a Vienna, promuovendone la relativa
produzione con grande impegno25.
Nel 1662 venne chiesto al Conte Ferdinando degli Obizzi di procurare
cinque sei oratori per la cappella dell'Imperatrice. In merito a ci il 16
settembre dello stesso anno si rivolse con uno scritto al Marchese Ippolito
Bentivoglio26, il figlio di Cornelio Bentivoglio, che non solo al pari del padre
promuoveva le arti a Ferrara ma operava persino nelle stesse, componendo
libretti d'opera ed operetta. Nel 1665 documentabile che venne messo in
scena il suo Oratorio del giuditio21 presso la corte viennese di Eleonora II.28

L'introduzione dell'oratorio sar avvenuta probabilmente nel 1656, dato che Spada durante
la quaresima dell'anno precedente, il primo anno del suo periodo di carica, si trovava a
Roma per partecipare al conclave. Nella sua cronaca Giovanni Andrea Ciriani ci riferisce
che nella quaresima del 1656 Spada aveva introdotto alcune divotioni, tra quali v'era un sermone
della Passione detto dal padre Mattioli bolognese gesuita dirtore valente. Cronaca di Ferrara dal 1651 al
1 67 5, vedi nota 9, p. 182.
24 Ulteriori musicisti che erano attivi sia nell'orchestra di corte di Eleonora II, sia a Ferrara
erano Antonio Tricarico, Antonio Draghi, Carlo Cappellini e Pietro Cefallo. Da quanto
emerge da una lista manoscritta di musicisti nella Biblioteca comunale Ariostea a Ferrara
(mss. Classe I 447) tutti insieme prestavano servigio nell' Accademia della Morte , che nella
citt concorreva con l'Accademia dello Spirito Santo . La lista ci fornisce inoltre ancora il se-
guente dettaglio biografico sul cantante Cefallo, che viene annoverato nella rubrica dei
Contralti. : Ss Pietro Ceffallo Acquillano in casa di Giovanni Magagnini Oreffice. Che nel 1659 e
nel 1660 Cefallo rendesse servizio all'Imperatrice, lo si pu evincere dai registri viennesi
degli alloggi di corte. Questa nozione la devo al Prof. univ. Dott. Herbert Seifert, che mi ha
anche fatto pervenire il numero del registro degli alloggi: Wien, Hofkammerarchiv, Hof-
quartierbuch 54.
25 Cfr. Marko Deisinger, Eleonora IL und die Grndung ihrer Hofkapelle. Ein Beitrag %ur Geschichte
des kulturellen Lebens am Wiener Kaiserhof ] in: Frhneu^eit-Info 18 (2007), n. 1+2, pp. 45-54.
26 Ferrara, Archivio di Stato, Archivio Bentivoglio, Lettere sciolte, busta 336, c. 308. Questa
lettera trascritta in Sergio Monaldini, L'Orto dell'Esperidi. Musici, attori e artisti nel patronio
della famiglia bentivoglio 1646-1685. Lucca 2001 (ConNotazioni 5), p. 174.
27 Oratorio del giuditio. Poesia del signor marchese Ippolito Bentivoglio musica di D. Giovanni Legrenzi
nella quaresima cantato nella cappella della sacra maest dell'Imperatrice. Vienna, Matteo Cosmero-
vio 1665.

28 Cfr. Arnaldo Morelli, Legren^ e i suoi rapporti con Ippolito Bentivoglio e l'ambiente ferrarese. Nuovi
documenti , in: Giovanni Legren ^ e la cappella ducale di San Marco , a cura di Francesco Passadore
e Franco Rossi. Firenze 1994 (Quaderni della Rivista Italiana di Musicologia, Societ
Italiana di Musicologia 29), p. 54.

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Un'altra forma di festa spirituale che stava prendendo piede alla Corte
imperiale di Vienna in quello stesso periodo era il cosiddetto sepolcro , che si
era sviluppato a partire dall'opera religiosa in modo particolare a Vienna e
dopo il 1660 veniva messo in scena davanti al Santo Sepolcro, seguendo
regole ben precise. Mentre il sepolcro , composto dal maestro di cappella
dell'Imperatrice, veniva rappresentato ogni anno il gioved santo nella
cappella di Eleonora, quello commesso dall'Imperatore fu portato sul
palcoscenico il venerd santo nella cappella della Hofburg. Analogamente
all y opera morale, anche il sepolcro svolge un compito educativo, essendo volto a
indurre gli spettatori alla devozione e alla penitenza29.
Tuttavia, le tendenze moralizzatrici si fecero avvertire anche nella cultura
delle feste mondane. Comunque la morale, posta in risalto principalmente
nel senso della Controriforma, non era tributaria solo della dottrina della fede
cattolica, ma in genere anche dell'osservanza delle convenzioni sociali.
Perfino la fastosa opera barocca, in quanto proiezione artisticamente esorbi-
tante degli strati sociali superiori, era vincolata a criteri etici e morali che
dovevano essere presentati al pubblico additandoli a modello. Gli eventuali
scostamenti dalle norme prestabilite, corrispondenti ai valori cristiani,
necessitavano di giustificazioni. Vanno intese in questo senso le prese di
distanza dei librettisti d'opera rispetto al contenuto delle parole da loro stessi
impiegate nel contesto poetico e che non si addicono alla concezione
cristiana. Fu cos che Almerico Passarelli nel prologo indirizzato al cortese
lettore nel libretto d'opera UUndimione si sent di dover giustificare l'uso di
concetti pagani e/o politeistici con queste parole: Spero mi compatirai, perche
l'intelletto ben s spirituale, ma non si move in istante : Le parole Deit, Fato, Destino, e
simili le dettesto come Christiano, ne voglio che tu le ammetta da me usate se non in
Poetica superficie : io vivo Catolico, [. . .]
In particolare dato riscontrare presso la Corte imperiale di Vienna un
atteggiamento morale moraleggiante nelle azioni delle opere rappresentate.
Ottemperando alla devozione degli imperatori, nelle rappresentazioni verbali
e sceniche si evitava l'esibizione proterva della lascivia e della violenza30.
Questa moralit, auspicata dalla casa regnante, si applicava ovviamente anche

29 Dimostrabile risulta che Giuseppe Tricarico compose i seguenti Sepolcri: ha Gara della
Misericordia, e Giustitia di Dio. Rappresentata al Santo Sepolcro nella Cappella della Sacra Maest
dell'Imperatrice di Don Camillo Scarano, e musica di Giuseppe Tricarico. 1661 , A-Wn, Musik-
sammlung, Mus. Hs. 18.716 Leopoldina; e La Fede Trionfante. Pia rappresentatone al santissimo
sepolcro. Ketata nella cappella della sac: ces : maest dell'Imperatrice, composizione di Antonio Draghi
musica di Giuseppe Tricarico. Vienna, Matteo Cosmerovio 1662.
30 Cfr. Herbert Seifert, Italienische Uhretti im barocken sterreich , in: sterreichische Oper oder Oper
in sterreich? Die Libretto-Problematik , a cura di Pierre Bhar - Herbert Schneider. Hildes-
heim-Zrich-New York 2005 (Musikwissenschaftliche Publikationen 26), pp. 36-37 e 40.

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alla commedia dell'arte , come dimostra l'esempio seguente: Nel giugno 1659
l'Imperatore Leopoldo I invit alla propria corte a Vienna una compagnia di
teatranti italiani che si trovava al servizio del duca di Parma31 ed era diretta da
Andrea D'Orso32. Oltre ad Andrea D'Orso, noto con il suo nome teatrale di
Fabrizio, appartenevano notoriamente alla compagnia anche sua moglie
Angiola D'Orso nonch l'attrice Isabella Franchini e il di lei figlio Domenico
Biancolelli. Per questa compagnia, che era stata attesa gi nell'autunno del
1659, l'Imperatore fece costruire appositamente un edificio teatrale sul
Rosstummelplatz33, ma i lavori terminarono solo alla fine dello stesso anno.
Alla fine di settembre 1659 la compagnia teatrale di passaggio per Vienna
recit alla Corte di Innsbruck34 e raggiunse la citt della residenza imperiale
all'inizio del 166035. Il 4 di gennaio iniziarono le rappresentazioni nel teatro

31 II fatto che la compagnia teatrale prestasse servizio al Duca di Parma risulta da una
relazione del legato modenese Guglielmo Codeb, che nell'estate del 1659 si trovava a
Vienna: Mostra S. M.t [- Leopold I' nella p'tts]nte et sua Docilit , Ingegno , e disciplina , che
promettono un buon Governo, le sue Inclinazioni per hora sono amare studiosam.u la Cacda, e le Come-
die, [. . .] Quanto poi alla Comedia si vede il suo genio evidentem Je avendo egli qJ anno fatto venire in
Viena la Compag." de Comid Itagliani del Duca di Parma, cui ha fatto pagare mille Ungati solami
perii viaggio. I-MOs Modena, Cancelleria ducale, Ambasciatori Germania, busta 100, Frvtti
Avtvmnali overo "Relatione dAlemagna, All'occasione del Ser.mo di Modana, fatta del Mese dAgosto
questo Anno 1659 - alla Maest dell'Imperi , pp. 148-149.
32 II 28 giugno 1659 il legato modenese Antonio Vicenzi dava notizia dell'invito degli attori.
Vicenzi inform il suo Duca prima di quella Burletta ridicolosa , che fu rappresentata due
giorni prima, quindi il 26 giugno, nella Favorita da musicisti di Leopoldo I, tra cui alcuni
anche di Eleonora II: Hieri l'altro questa Cesarea Maest insieme colla Maest dell'Imperatrice, e
ser.mo Ardduca and fuori a pranso ad un suo luogo di delitia, chiamato la favorita puoco distante dalla
Porta d'Italia e su la sera li fi redtata da musid di sua maest una comedia ridicola in lingua Italiana,
prendendo le loro MM.t gran diletto d simili trattenim ', che perdo s'intende, ch'a tal effetto facdno venire
d'Italia la Compag. a di Fabritio comico, che dovr fermarsi qui tutto il prossimo verno. I-MOs Mode-
na, Cancelleria ducale, Ambasciatori Germania, busta 99. Sulla burletta ridicolosa vedi Her-
bert Seifert, Die Oper am Wiener Kaiserhof im 17. Jahrhundert. Tutzing 1985 (Wiener
Verffentlichungen zur Musikwissenschaft 25), pp. 43 e 444-445.
33 Intorno alla costruzione del teatro ci mette al corrente Giorgio Battamon nel suo scritto
del 18 Ottobre 1659 al Marchese Pietro Giorgio Lampugnano, il segretario di stato par-
mense: Qui in Vienna si fabrica un pallaio di legni per una comedia da farsi questo mese di novembrio,
egli attori si attendono d'Italia, I-PAas, Carteggio Farnesiano, Germania 1616-1670, busta 90.
34 Su ci ci informa Guglielmo Codeb nella sua relazione di legato: a di 28 [settembre 1659]
verso la sera il s.n Amb.n [= Giovanni Battista Montecuccoli] fu levato dalle solite carroe di corte,
[. . .] Visit le tre Altesge di quei Prinripi, e in particolare, l'Arduca Sigismondo fratello dell'Ardduca
Ferdinando, cui recapit la credenziale di S. A. di Mod.a [. ..] E dopo si fi alla Comedia, essendovi in
quel tempo la Compagnia de Comid Ital ' di Parma in occ[2isi]one che passavano all1mp.n. Frvtti
Avtvmnali overo Relatione d'Alemagna , vedi nota 31, pp. 287-288.
35 La circostanza che la compagnia alla fine di dicembre non si trovasse ancora a Vienna si
pu dedurre dal rapporto di entrambi gli ambasciatori della Repubblica di Lucca, Giovanni
Spada e Tolomeo dal Portico, che il penultimo giorno del 1659 si mettevano in viaggio di

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di nuova costruzione. Del repertorio di Vienna sono noti tre titoli:, Sanson ,
UArlichin fu Colombina e II Convitato di Pietre?6.
Dai resoconti contemporanei si sa che l'Imperatore trasse molto piacere
dagli spettacoli, che ebbero luogo tutte le sere tranne il venerd e si protrasse-
ro fino al marted grasso, il 10 di febbraio. Ma nel contempo egli si preoccu-
pava parecchio per l'osservanza delle regole morali durante gli spettacoli,
emanando l'ordine tassativo con comminazione di pene di astenersi da gesti
osceni e parole indecenti sul palcoscenico37.
Ciononostante in scena si produsse evidentemente un accadimento ricco
di conseguenze, a causa del quale l'Imperatore s'indign talmente tanto da
pregiudicare non solo il futuro della compagnia teatrale in questione, ma da
influenzare in generale la storia della commedia dell'arte alla Corte di Vienna.
Due attrici esagerarono decisamente, quando una delle due tocc il seno
dell'altra. L'Imperatore mand immediatamente il direttore del teatro, Conte
Vincenzo Hercolani, dietro il palcoscenico ad ammonire gli attori. Ne
riferisce il gesuita Giorgio Battamon in una lettera inviata il 31 gennaio 1660
al Segretario di stato a Parma: Questa corte, e cavallieri stano occupati con attender
ogni giorno alle comedie dei comi Italiani, tr l'altre persone vi sono due donne non gi
finte, che fano per eccellenza; volse una porre le mani sul petto al altra che visto dal
Imperatore, subito mand il Sig.r conte Arculano che stassero in cervello, e s'astenessero

ritorno: Leopoldo Imperatore Rovine di 19 anni, di ottimo genio, [...] il tempo, che li avanza da i
mgo^j impiega in compuonere Poesie in lingua Toscana, e q'yi'lle mette in musica, prende gran diletto
dall'esercitio delle Caccie, e delle Commedie Italiane facendo venire con molta spesa Compagnie dita lia, che
apunto nel tempo, che d partimmo si stava di gi orno in giorno aspettandone una, I-La, Fondo Anziani
al tempo della Libert, serie Ambascerie 630, Relatione di Gio: Spada, e Tolomeo dal Portico
ritornati da Vienna, Letta ne II* Ecc. mo Cons.0 ti 16 marqv 1660, p. 922.
36 Cfr. Otto G. Schindler, Der erste ,Don Giovanni' in Wien -127 Jahre vor Momart. Das Gastspiel
der Truppe des Herzogs von Parma mit Domenico BiancolelH in Burnacinis Theater am Rosstummelplat^
(1 160 % in: Momart. Experiment Aufklrung im Wien des ausgehenden 18. Jahrhunderts. Wien 2006,
pp. 657-670.
37 II 17 Gennaio 1659 Giorgio Battamon riferisce in una lettera al Marchese Pietro Giorgio
Lampugnano di questo e del grave incidente durante la prima: Li comedianti stati venir da
Bologna esserrtano alla gagliarda la loro professione ogni orno, fuori che il Venerd; dalla prima comedia
puoco h mancato che non sij riusta una Tragedia, essendo gi verso il fine caduto un palcheto, e venuto
batter acanto sua M[aes]/ Ces.a portando basso tre dame di corte delle quali una, come penso d'haver
acenato nell'ultima mia, era restata malamente figurata, per tute si sono riha'v'ute, e ritornate alle
comedie, havendo S. A[aes]t fato dar streto ordine alti comedianti, che non ardichino sotto pena d'esser
scacdati infmente da questa dtt, introdur materie, gesti, parolle che habbino del indecente, come pur
sin 'hora osservano. Battamon informa inoltre riguardo alla presenza dell'ambasciatore turco:
Si st ogni gi orno per spedir l'Ambasiador Turco che pur si va tratenendo sin che il danubio sgiacci per
imbarcarsi. Egli stato queste comedie, non h saputo per dar giudido fuori che d'un balleto et una
cacda del finta, e prodota in palco, [...] I-PAas, Carteggio Farnesiano, Germania 1616-1670,
busta 90.

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d'ogni atto indecente, altrimenti restarebbero castigate, monsigj nuncio che d sent, rest
meravigliato.
Sebbene Battamon il 14 febbraio 1660 facesse sapere a Parma che la
compagnia in occasione del congedo pubblico aveva annunciato il proprio
ritorno per l'anno successivo39, sarebbe stato il suo ultimo spettacolo a
Vienna. Il fatto che non venisse pi invitata a Vienna dall'Imperatore da
ricondursi probabilmente anche all'intervento dei gesuiti morigerati, per i
quali il mancato rispetto dell'ordine imperiale sar stato anche un pretesto
gradito. Come emerge dai resoconti dei contemporanei, i gesuiti non negava-
no la loro ripulsa nei confronti di simili svaghi mondani e si opponevano agli
attori e ai loro spettacoli divertenti. Essi riuscirono ad avere la meglio sulla
passione teatrale dell'Imperatore, contribuendo al fatto che nei tre decenni
successivi non giungessero pi compagnie teatrali italiane alla Corte imperiale
di Vienna40.

38 I-PAas, Carteggio Farnesiano, Germania 1616-1670, busta 90, Battamon a Pietro Giorgio
Lampugnano. Probabilmente una delle due attrici coinvolte nell'accaduto era Isabella
Franchini, che interpretava il ruolo di Colombina. Il 24 Gennaio 1660 l'Imperatrice Eleo-
nora II scrisse quanto segue al duca Carlo II a Mantova: la colombina fa un poco di fatica perche
per altro dicono che sia asai insolenta, [. . .], La lettera dell'Imperatrice trascritta in Herbert
Seifert, vedi nota 32, p. 660.
39 Si sono terminati questi gi orni carnevaleschi con molta pace e quiete in questa citt per la dio gratia, e li
corniti bolognesi hanno presa licenza publica con dire rivedersi anno seguente; v' voce, che il loro
guadagno stij in 15 w[ila] fiorini. I-PAas, Carteggio Farnesiano, Germania 1616-1670, busta
90, Battamon a Lampugnano.
40 Cfr. Herbert Seifert, vedi nota 32, pp. 175-176, e Otto G. Schindler, vedi nota 36,
pp. 666-668.

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