dello spirito del mondo. Diario alla vigilia della catastrofe di Alessandra Iadicicco | 14 Luglio 2014 ore 09:20 da Il Foglio
Ernst Jnger in viaggio sullAtlantico.
Atlantische Fahrt, il taccuino uscito in sordina a Londra nel 1947, viene ora riproposto in Germania in una sontuosa edizione ricca di foto inedite Neanche dopo una schiacciante vittoria sportiva il grande tedesco in villeggiatura a Rio de Janeiro sarebbe stato orgoglioso del suo paese, e lidea di ritornarci gli avrebbe suscitato un tremendo umor nero. Certo, quella degli anni Trenta era unaltra Germania Que diable au-je faire dans cette galre?. Che diavolo ci faccio su questa galera?, si era chiesto verso la fine del viaggio con una battuta di Molire (da Le furberie di Scapino). Ma a stizzirlo era pi che altro la prospettiva del ritorno ormai imminente e la massa dei passeggeri della nave che, dopo pi di sei settimane di crociera, avevano gi giocato tutte le proprie carte di presentazione in societ, avevano esaurito gli argomenti e, in un teatro di futilit, tradito lillusione che puntavano a creare dando in pubblico una certa immagine di s. In quelleffimera messinscena, rispetto ai viaggiatori in vacanza, facevano unimpressione di ben pi robusta sostanza gli stewards che erano l per servirli, a riconferma del fatto che luomo in generale pi sopportabile quando lavora, come dimostra un qualsiasi pomeriggio domenicale a Berlino. Innegabile, Ernst Jnger era piuttosto di malumore tornando a casa in Germania, nel dicembre del 1936, dopo aver trascorso quasi due mesi in Brasile, come si evince dalle ultime pagine del suo Viaggio atlantico: Atlantische Fahrt, il sorprendente taccuino uscito in sordina a Londra nel 1947 come suo primo titolo del secondo Dopoguerra e appena riproposto da Klett-Cotta in una sontuosa edizione commentata, illustrata, ricca di foto inedite e di documenti originali. Ma che diavolo ci faceva Ernst Jnger in Brasile?
Una vacanza. Anche se nei panni del
turista, da intendersi letteralmente nel senso del dress code che contraddistingueva gli europei nel Nuovo mondo, era parecchio riluttante a calarsi. A un certo rigorismo in fatto di abbigliamento aveva scelto di attenersi dallinizio, mettendo piede per la prima volta in terra latinoamericana. Ho indossato un vestito di lino, e messo un cappellino di paglia, annotava il giorno del suo approdo a Belm, alla foce del Rio Par, perch ho notato che una tenuta da esploratori avrebbe fatto scandalo. Particolarmente odiosi riescono qui i pantaloni inglesi alla zuava, per non dire dellelmetto tropicale, che suscita un vero e proprio scalpore. Neanche un cenno alla goffaggine degli eventuali calzoni al ginocchio o del casco con gli occhialoni da Afrikakorps, da parte del perfetto dandy che, al suo impeccabile abito estivo bianco panna, aveva abbinato un piccolo, vezzoso papillon. Sobrio, schivo, elegantissimo, ha unaria rilassata a giudicare dalle foto che lo ritraggono lo Jnger 41enne in viaggio senza la famiglia oltre loceano. La moglie Gretha era rimasta a casa a Goslar con i due ragazzi per preparare il trasloco a berlingen, sul lago di Costanza, dove si sarebbero trasferiti subito dopo il suo ritorno dal Brasile e dove Jnger avrebbe abitato vicino al fratello Friedrich Georg fino allo scoppio del Secondo conflitto mondiale e alla sua trasferta con le truppe di occupazione a Parigi. Ma della guerra, durante la lunga escursione lontano dal Vecchio mondo, non si accenna neanche a parlare. A dispetto della piena consapevolezza del suo inesorabile incombere ben pi che un presagio per lautore che, per pubblicare il suo diario, rielabor gli appunti presi a bordo solo nel 46, dieci anni pi tardi, poco dopo larmistizio e la disfatta, e che inevitabilmente riconsider il suo viaggio con il senno di poi in Brasile alla guerra ormai prossima non si voleva neanche pensare. E anzi, partire da solo, salpare da una Amburgo rivestita, come per una festa daddio, nei colori delle foglie autunnali, puntare dritto su una terra esotica, fare rotta, nel cuore dellinverno tedesco, verso le residenze della primavera, era un modo piuttosto eclatante di lasciarsi portare via.
Belm, Recife, San Paolo, Santos, Rio de
Janeiro, Bahia: erano le tappe che Jnger aspettava di toccare in Sudamerica, dopo una prima sosta nelle Azzorre a Ponta Delgada, sullisola di San Miguel e prima di unultima fermata alle Canarie, a Santa Cruz de la Palma. Imbarcatosi sul piroscafo Monte Rosa con un simile programma, il suo stato danimo era molto diverso dalle cupezze che lo avrebbero assalito sulla via del ritorno. Limbarcazione non era affatto una galera e anzi, seppure un po spartana negli arredi, era tra le pi celebri e fotografate navi da crociera che negli anni Trenta, almeno una volta al mese, collegavano la Germania allAmazzonia, portando migliaia di turisti a visitare le citt della costa atlantica sudamericana. Partito con il favore di Eolo e diretto verso il tepore esperiano, non si sarebbe fatto guastare la festa nemmeno dai pi noiosi compagni di viaggio, incontrati peraltro appena salito a bordo. Del tizio con cui avrebbe dovuto dividere la cabina, un chiacchierone che mi tenne una conferenza di unora sullarte di fare le valigie, si sbarazz alla svelta corrompendo lo steward. Di uno dei suoi vicini a tavola, un tipo dallintelligenza piatta, eppure assai amabile, aveva presto saputo apprezzare le facezie e certi utili consigli, subito riferiti come imperdibili vademecum al fratello Friedrich Georg (Fritz), con il quale da oltre ventanni Ernst, maggiore di tre anni, intratteneva un fitto scambio di pensieri e al quale durante il viaggio brasiliano invi sei lunghe lettere irresistibili. Tale appunto quella spedita a pochi giorni dalla partenza in cui riportava i suggerimenti di quel commensale un po troppo loquace, dal quale per di tanto in tanto c qualcosa di buono da imparare. Per esempio che sarebbe bene non trascurare le donne con gli occhiali, paragonabili a certe isole accanto alle quali i pi tirano via diritti veleggiando oltre, e invece proprio per questo ben degne di una visita. Una rara capacit di gratitudine e un intenso ardore segreto sarebbero le loro caratteristiche. Jnger girava limbeccata al fratellino con una punta di divertito scetticismo: Per quello che riguarda me, gli spiegava, la vista di un paio di occhiali mi ha sempre messo sul chi va l, e questo di sicuro in qualche modo connesso al fatto che lamore ce lo si immagina cieco, e che una donna di solito chiude gli occhi quando il preludio comincia.
Ricordando, non solo per dovere di
cronaca, che quel maestro di saggezza in tema di donne, isole e occhiali era Otto Storch un personaggio che potrebbe entrare in un romanzo di Joseph Conrad, come Jnger avrebbe definito il temporaneo compagno di avventura con il quale, dopo le riserve iniziali, avrebbe stretto amicizia e tenuto una corrispondenza per anni, e il quale, militante in unorganizzazione comunista, per fuggire dal Reich tedesco, abbandon la nave a Santos, vicino a San Paolo, per stabilirsi definitivamente in Brasile ci piace credere che la sua lezione di vita buttata l a tavola tra una portata e laltra, abbia contribuito non poco a determinare la tonalit e lintenzione di tutto il viaggio. Se infatti vero che, come per rispettare i preliminari di un incontro erotico, scendendo oltre lequatore verso il sud del mondo e accostandosi a un paese segnato da una tanto prorompente sensualit Jnger opta decisamente per una cecit amorosa scaglia fuori bordo, tra le onde, il suo nuovo libro (era lultima edizione, fresca di stampa, dei Ludi africani) e lo guarda affondare tra i flutti senza lasciare traccia, rinuncia a ogni forma di intellettualit (mai come durante questo viaggio in vita mia sono rimasto tanto a lungo senza un libro tra le mani) e, vinto dalla seduzione del sole, dallopulenza di una flora lussureggiante, si abbandona con piacere alle delizie di unesistenza puramente vegetativa , pur vero che tiene scrupolosamente un diario e che, nel miglior stile del contemplatore solitario, dallinizio alla fine della sua traversata transatlantica si dedica a quegli esercizi della visione che solo uno straordinario potenziamento dello sguardo, solo la dotazione di un ideale paio di occhiali, eventualmente forniti di lenti microscopiche, o telescopiche, avrebbero potuto favorire. Stregato da una natura magica, sedotto dal suo magnetismo, per non soccombere a quella mala si fa tuttocchi.
Mai come qui ho avuto la coscienza cos
chiara di un incantesimo, scrive, dai tempi della guerra mondiale non percepivo cos lucidamente la realt. E se unaperta antipatia si ritrova a manifestare nei confronti dello strumento ottico come per locchiale, cos per la macchina fotografica, apparecchio per la meccanizzazione dei ricordi di cui la compagnia dei viaggiatori abusa proprio nellattimo in cui dovrebbe celebrarsi il matrimonio della vista con il paesaggio , perch lavverte come un ostacolo, un elemento di disturbo, un filtro dal potere alienante che paradossalmente preclude lattenzione e nuoce a quellarte della descrizione che dai tempi di Alexander von Humboldt si perduta. Cultore di quellarte, fedele al modello del grande viaggiatore settecentesco, Jnger in Brasile allena il suo sguardo entomologico lo sguardo del botanico, del naturalista, del cacciatore sottile o abbraccia in prospettiva astronomica il pi ampio campo visuale per osservare lavvicendarsi delle civilt della terra da una distanza stellare. Cos, impressionato dal celebre ingresso via mare nella citt di Rio de Janeiro, dopo un mese esatto di viaggio, puntando gli occhi da lontano sulla capitale, la scorge come una residenza dello spirito del mondo. E lipotesi che proprio il viaggio brasiliano abbia rovesciato il suo sguardo sul pianeta, stimolato la concezione di uno Stato mondiale, incoraggiato la prospettiva amplissima di una morfologia della storia alla Spengler (da Jnger citato per la prima volta in questo diario), aperto lo scenario di un occidente al tramonto e lo spettacolo dellalba di nuove civilt, nulla toglie alla femminilit della citt del sole come Jnger chiama Rio in una cartolina spedita a Carl Schmitt che sembra messa l, come una dea dal petto di granito, solo per farsi ammirare. Le ricognizioni del filosofo della storia non scalfiscono di un briciolo la sovrana indifferenza di quella conturbante gigantessa, n rendono immune lui dal fascino seducente di quella divinit solare languidamente distesa nella baia di Copacabana.
Ci si deve muovere come metafisico,
non solo come viaggiatore, scriveva Jnger da Rio allamico Schmitt indirizzandogli una veduta del Pan di Zucchero ripresa dalla cima del Corcovado. Ma forse, se non si fosse messo in viaggio, al metafisico sarebbero sfuggite tante intuizioni destinate a maturare nelle sue riflessioni successive. Ci sono filosofemi che vanno letti come descrizioni di viaggio, scrive per esempio Jnger nella seconda versione del Cuore avventuroso redatta nel 1938 allindomani del suo ritorno dal Brasile. Si potrebbe andare a verificare a quali latitudini si sia spinto lautore, lungo quali coste, accanto a quali isole abbia viaggiato.
In effetti, scoperta a ritroso come un
capitolo sconosciuto della biografia jngeriana, narrata in un testo messo completamente in ombra dai suoi titoli usciti nel secondo Dopoguerra dopo la prima edizione inglese del 47, semiclandestina, destinata ai prigionieri di guerra tedeschi, il Viaggio atlantico fu pubblicato a Zurigo nel 48 e in Germania, a Tubinga, solo nel 49, contemporaneamente ai quaderni parigini, il bestseller Irradiazioni, ovvero il diario dellufficiale della Wehrmacht stanziata a Parigi che attrasse in via esclusiva lattenzione del pubblico e la discussione politica lesperienza brasiliana resta sottotraccia nella trama di tanti scritti di Jnger e trapela in filigrana come una vena preziosa che ne nutr i pensieri per anni. Perch, ad esempio, le immagini oniriche che chiudono Il cuore avventuroso recherebbero quelle indicazioni di luogo: A bordo, Ponta Delgada, Rio? Che abbia messo le radici nella giungla tropicale, per Jnger meta di numerose passeggiate solitarie ogni volta che scendeva a terra, limmagine della solitudine boschiva, della grandezza del bosco, del Waldgang fulcro del Trattato del ribelle (1951) e emblema prediletto della libert dellintellettuale outsider? E che dire di quella battuta del Nodo di Gordio (1953) secondo cui quanto al clima etico, Rio si troverebbe ben pi profondamente in occidente che non Praga?
Al di l degli inattesi bottini predati in
Sudamerica e impaginati sottoforma di filosofemi, o di spunti per esercizi di poesia i rarissimi coleotteri catturati e poi, per gratitudine, rimessi in libert, le serpi ctonie osservate al rettilario di Butantan, il fasto araldica della palma reale, la sagoma affiorante sotto il pelo dellacqua delle creature favolose avvistate dalla nave (meduse, cetacei, acrobatici pesci volanti) e immortalate nellincontro prodigioso tra la scoperta e linvenzione, il fenomeno e limmaginazione limpressione pi forte che Jnger riporta dalla sua lunga gita allaltro capo del mondo quella di una grande serenit: sentimento divino, sovrano, nietzschiano gi colto come un motivo tutto da sviluppare nella Gaia scienza di Nietzsche e, una volta gettato a mare il libro di lettura, intravisto in mezzo al mare (elemento nel suo fondo tempestoso) come una promessa di ristoro. Pi volte nel corso della traversata gli appare quel miraggio, in un attimo di potente visione. Sempre al cospetto di unisola: San Miguel, La Palma, Fernando de Noronha, Fogo, Capo Verde, queste ultime allepoca ancora escluse dalle rotte dei visitatori, inavvicinate, come le donne-con-occhiali apprezzate dallamico Otto Storch. La loro vista, come sempre lavvistamento di unisola, gli provoca una struggente nostalgia di casa, come se l, dove gli scogli affiorano dal mare, io abbia vissuto in epoche lontanissime. Rispetto a quei palazzi di Nettuno, abitati da una sublime serenit, tanto pi buia gli riesce la prospettiva del rientro a casa che lo aspetta. Che diavolo ci faceva su quella galera che dalla terra del sole lo riportava alle tetraggini germaniche? Amburgo, che lo aveva salutato vestita dei colori autunnali, lo riaccoglie avvolta in unaria torbida, nebbiosa, battuta da un vento gelato, nelle acque di un canale che sembra il mare dellEdda. E, pi ancora dei lividi cieli teutonici, grava su di lui la minaccia dei tempi che chiaramente si annunciano, le cui fiamme gi lambiscono lorizzonte. Alla vigilia di una catastrofe di cui, guardando indietro alla parentesi felice del suo viaggio, ben poteva valutare lentit, non gli restava che attingere alle riserve di azzurro pescato a piene mani e a occhi spalancati nellaltro emisfero per mantenersi libero sereno attivo, come si augura per i giorni e gli anni a venire, nonostante tutte le bassezze che ci circondano.