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SCENARIOITALIANO(1^PARTE)

ILRUOLODEIDERIVATIFINANZIARI
NELLECONOMIAGLOBALEENELLOSCENARIO
ITALIANO(1^PARTE)
di Giuseppe Angiuli
Prima parte dellarticolo pubblicatosulla rivista Indipendenza n. 35,novembre/dicembre 2013
Cosa sono i derivati
Con lavvento della grave crisi economico-finanziaria di questi ultimi anni, si sentito parlare in modo
ricorrente dei derivati quali strumenti largamente impiegati nei mercati globali di capitali e la cui capillare
diffusione costituisce senzaltro una delle manifestazioni esteriori maggiormente evidenti anche agli occhi
dei profani della stessa crisi.
Ma cosa sono esattamente iderivatifinanziari?
Possono essere individuati quale elemento causale nellavere determinato gli scenari macro-economici di
questa fase storica oppure i derivati sono pi che altro un mero effetto esteriore della crisi sistemica del
capitalismo occidentale?
In quali termini essi hanno avuto incidenza nella produzione dei principali squilibri del sistema economicofinanziario internazionale?
Nellaccingerci a compiere un percorso di approfondimento del mondo dei derivati, necessario muovere da
una sintetica descrizione delle caratteristiche assunte nellultimo trentennio dal sistema economico del
mondo occidentale per poi provare a mettere a fuoco alcune nozioni basilari in ambito finanziario.

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Come si sa, in questi ultimi decenni, le economie dei Paesi integrati nel sistema occidentale, a partire dal loro
baricentro statunitense, sono state interessate da un massiccio spostamento di insediamenti produttivi e
manifatturieri verso alcune aree geografiche (la Cina ed il sud-est asiatico) contraddistinte da condizioni
ritenute largamente pi favorevoli per gli investitori, in primis a causa del fenomeno del cosiddetto dumping
salariale ma, in realt, non soltanto a causa di esso.
In sostanza, quel vasto processo che ha preso il nome di globalizzazione neo-liberista ha tratto origine da
alcuni accordi strategici sottoscritti negli anni 80 del secolo scorso tra i gruppi dirigenti di U.S.A. e Cina ed
ha favorito, oltre alla delocalizzazione produttiva, il transito di grandi flussi di capitali occidentali verso buona
parte dei territori del sud-est asiatico (non solo la Cina ma anche Corea del sud, Tailandia, Filippine,
Indonesia, Malesia, Taiwan, Singapore, ecc.).
La conseguenza di questo fenomeno portentoso, che ha coinvolto larghissimi settori delleconomia di quasi
tutti i Paesi occidentali, stata duplice: in primo luogo, le nostre economie si sono deindustrializzate e
terziarizzate, giacch per i detentori di grandi capitali risultato molto pi redditizio, anzich continuare a
produrre beni da queste parti, decentrare gli insediamenti produttivi nel far east; daltro canto, una parte
consistente di capitali emigrati in estremo oriente, una volta ingrassata per gli alti margini di profitto
conseguiti in quel contesto, progressivamente rientrata nei circuiti finanziari occidentali(1), cercando in
qualche modo di produrre nuovi e ulteriori profitti come nella stessa natura del capitalismo.
Ecco dunque che in occidente venuta a formarsi una immane massa di capitali, di dimensioni mai viste
prima dora e che, non trovando pi sufficienti margini di redditivit nei confini tradizionali delleconomia
produttiva e manifatturiera, si rifugiata giocoforza nei mercati finanziari, dando luogo a quel fenomeno
solitamente conosciuto come la creazione di nuovo denaro dal denaro medesimo (cd. finanziarizzazione
delleconomia).
E in questo inedito contesto economico-finanziario che i derivati hanno potuto trovare larga affermazione
nei mercati di capitale.
Come si evince dal loro stesso etimo, i derivati non sono titoli muniti di un proprio valore intrinseco
bensderivanoil loro valore da altri prodotti finanziari ovvero da beni reali alla cui variazione di prezzo essi
sono agganciati: il titolo o il bene la cui quotazione imprime il valore al derivato assume il nome
disottostante(in inglese:underlying asset).
Ogni derivato, dunque, consiste in una previsione (o, se si vuole, in una scommessa) sullandamento futuro di
un particolare valore, come ad esempio prezzi di merci o di materie prime ovvero quotazioni di titoli, tassi
dinteresse, tassi di cambio tra valute diverse, indici di borsa, ecc.
Loggetto del contratto derivato, pertanto, non il valore del bene in quanto tale bens il differenziale dato
dalla comparazione tra due indici o valori in due o pi tempi prestabiliti (ad esempio, tra il prezzo di un
sottostante al momento della stipula del contratto e quello che esso avr assunto alla sua scadenza).
A ben vedere, i derivati non sono propriamente nati nellepoca contemporanea, atteso che la loro esistenza
pu addirittura essere fatta risalire ancorch in forma rudimentale a certe pratiche commerciali diffusesi
nei mercati anglo-francesi nel periodo tardo-medievale.
In particolare, alcuni studiosi hanno rintracciato in antiche forme di acquisto a termine di derrate alimentari,
stipulate con lo specifico fine di garantire una copertura contro eccessivi rialzi o ribassi della merce
conseguenti ad accadimenti metereologici tali da influenzare il volume e la qualit del raccolto, le
caratteristiche di due archetipi dei contratti derivati moderni: il future e loption(2).
Sembra che la prima esperienza storica di mercato al cui interno si sia sperimentata la libera negoziazione di
contratti options (opzioni) sia quella legata al commercio dei bulbi di tulipano olandese, nel XVI secolo, da cui
avrebbe tratto origine una delle prime bolle finanziarie della storia.
Tradizionalmente, dunque, i derivati sono nati come strumento di negoziazione a termine di beni reali (altro
esempio quello dei metalli preziosi) ma col tempo essi si sono affermati soprattutto in collegamento alla
quotazione di grandezze finanziarie. Pi di recente, non sono mancati i derivati agganciati a elementi pi
impalpabili, come le variabili atmosferiche o le quote di emissioni inquinanti.
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La pi antica borsa di derivati sicuramente il Chicago Board of Trade, fondata nel 1848.
Questo organismo visse il suo primo momento di euforia nel 1865, durante la Guerra di Secessione, quando il
commercio del grano fin sotto il controllo di avidi speculatori (soggetti del tutto estranei alla filiera di
produzione cerealicola) i quali lucrarono somme esorbitanti dalla difficile reperibilit del prodotto agricolo sui
mercati.
Il secondo e pi celebre mercato finanziario ove le primigenie forme di derivato ebbero ad affermarsi fu il
London Metal Exchange, fondato nel 1877.
In tempi a noi pi vicini, una volta esauritosi il lungo ciclo di espansione capitalistica successivo al secondo
conflitto mondiale (cosiddetto periodo fordista-keynesiano), alcune menti fini operanti allinterno dei circoli
finanziari dei Paesi anglo-sassoni (essenzialmente a Wall Street e nella City londinese) hanno pensato bene, a
partire dai primi anni 80 del secolo scorso, di rilanciare alla grande la funzione speculativa dei derivati.
Infatti, per le loro caratteristiche intrinseche, i derivati si sono prestati benissimo ad assolvere alla funzione di
produrre profitti puramente virtuali, ossia di creare denaro da altro denaro attraverso operazioni di mera
speculazione (in inglese: trading): questa la fondamentale ragione per la quale i derivati hanno finito per
acquisire, ai giorni nostri, un ruolo di assoluta centralit nel sistema economico-finanziario globale.

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Il miliardario statunitense Warren Buffet


In fin dei conti, il capitalismo finanziario occidentale, nellepoca che viviamo, ha deciso di fondarsi
strutturalmente sul metodo della scommessa, aprendo le porte di un grande casin dove consentito a
chiunque abbia la voglia e i mezzi per farlo scommettere su qualsiasi entit, senza porsi preoccupazioni di
sorta per le immense ricadute, spesso nefaste, che questo gioco pericoloso pu produrre nella vita di
miliardi di persone.
La descrizione pi cruda e schietta dei derivati finanziari forse quella ascrivibile al miliardario americano
Warren Buffet, il quale, pur avendoci costruito sopra una fortuna tutta personale, non ha avuto remore nel
definirli unarma di distruzione di massa.
La potenzialit distruttiva dei derivati: come e perch tali strumenti moltiplicano in misura esponenziale
gli effetti di una crisi finanziaria
Per cercare di mettere a fuoco il nesso causale tra la funzione dei derivati e la grande crisi di questi anni
potremmo provare ad affermare che, se forse non propriamente corretto attribuire a tali strumenti
finanziari la responsabilit di avere innescato la crisi, senzaltro certo che essi ne abbiano ampliato a
dismisura gli effetti perniciosi.
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Una delle caratteristiche peculiari del derivato quella di essere uno strumento finanziario acquistabile sui
mercati da un numero indefinito di scommettitori che non vantano alcun rapporto diretto col titolo (o col
bene) sottostante e che, in altre parole, non sono direttamente coinvolti nelloperazione economica dal cui
andamento il derivato trae il suo valore.
Ad esempio, chi decide di investire i propri soldi in una operazione in derivati correlata allindice del prezzo
del petrolio pu tranquillamente partecipare a questa scommessa pur non vantando alcun rapporto diretto
con la produzione n con la compravendita del cosiddetto oro nero.
Pi in particolare, linvestitore Tizio, pur non essendo un petroliere, se acquista un derivato future collegato
al prezzo del greggio, decide di scommettere su un ipotetico scenario che vedrebbe la quotazione del
petrolio scendere ovvero salire di una certa intensit in un determinato periodo: cos facendo, lo
scommettitore Tizio, forse anche senza saperlo, si ritagliato un ruolo decisivo nella determinazione del
prezzo del petrolio sui mercati delle materie prime.
Infatti, come si sa, la finanza, al pari di altre attivit umane, dominata da meccanismi di psicologia di
massa.
Se i pi importanti investitori del mercato finanziario occidentale si mettono in testa di scommettere sulla
crescita del prezzo del petrolio, essi finiscono per innescare un fenomeno di emulazione che coinvolger
anche i pi piccoli operatori di Borsa e il cui effetto finale sar quasi sicuramente, gi nel breve periodo,
quello di determinare su scala globale un aumento costante del prezzo del petrolio.

Alla stregua del meccanismo appena descritto, unapprofondita disamina dei movimenti di capitale
finanziario registratisi nellultimo decennio ha indotto gli analisti pi avveduti a contestare la fondatezza delle
spiegazioni pi diffusamente fornite dai principali mezzi di comunicazione di massa e dagli economisti pi
conformisti circa il fenomeno di costante crescita del prezzo del greggio al barile: quante volte si letto sui
giornali del circuito mainstream che laumento del prezzo al barile era legato al costante pericolo di guerre in
vicino oriente ovvero al presunto raggiungimento del picco del petrolio (sensazione, questultima, in qualche
modo corroborata dal silenzio reticente sulla quantit delle stimate riserve di greggio osservato dal Governo
del Paese-produttore che tradizionalmente il pi solido alleato degli U.S.A. nella regione, ossia lArabia
Saudita)?

In realt, oggi sappiamo (o dovremmo sapere) che il sensibile balzo in avanti del prezzo del greggio di questi
ultimi anni, tale da costringerci a mutare in misura significativa alcune nostre abitudini di vita, ha ben poco a
che vedere con la legge del rapporto tra domanda ed offerta fisica di petrolio ed essenzialmente legato alla
pressione speculativa registratasi sui mercati dei derivati futures, ove a fare la parte del leone ci sono i fondi
speculativi petroliferi e le grandi banche dinvestimento come Citigroup, JP Morgan Chase e lonnipresente
Goldman Sachs, agevolate nel loro attivismo dal conciliante atteggiamento storicamente assunto
dallagenzia del Governo degli Stati Uniti preposta alla regolamentazione di questa tipologia di derivati, la
Commodity Futures Trading Corporation (CFTC).

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A rendere oltremodo facile e priva di ostacoli lazione dei fondi speculativi sulle materie prime ci ha pensato
altres la normativa di base adottata in materia dal Governo U.S.A. a partire dallanno 2000: il Commodity
Futures Modernization Act (CFMA), che ha dato il disco verde alla libera negoziazione dei derivati futures
energetici, stato approvato sotto la supervisione del banchiere Timothy Geithner, gi dirigente della sezione
di New York della Federal Reserve e poi assurto alla carica di Segretario al Tesoro nella prima
Amministrazione Obama.
Un altro ambito ove si dimostrato lenorme impatto che i derivati su beni reali (commodities) sono in grado
di avere sulle condizioni di vita di milioni di persone la celebre vicenda dellimpennata del prezzo della
farina di mais in Messico, registratasi negli anni 2007 e 2008, al punto da rendere proibitivi i costi di
produzione delle popolarissime tortillas, lalimento-base nella dieta messicana. In quel caso, la
manipolazione del prezzo dei cereali era anche da collegarsi allo spostamento di massicci investimenti
finanziari verso le colture cerealicole per la grande aspettativa che in quel periodo era stata suscitata dal loro
utilizzo al fine di produrre carburante naturale biodiesel. Ed anche in quella vicenda, lo strumento artificioso
attraverso cui fare aumentare il prezzo del mais e degli altri cereali era stato quello dei derivati futures e
options allinterno della Borsa di Chicago.
Come si vede, gli ambiti di azione in cui i derivati finanziari esplicano la loro pericolosa potenzialit
distruttiva sono molteplici e variegati.
Ma cerchiamo di capire pi nel dettaglio come funzionano tecnicamente i derivati.
Ogni scommessa, per poter vivere, ha bisogno di almeno due soggetti. Anche in questo campo, infatti, ogni
acquirente di un derivato ha sempre come suo contraltare un diverso soggetto che emette sul mercato quel
medesimo prodotto finanziario e dunque, al realizzarsi di un certo scenario X o di un opposto scenario Y sul
cui avveramento gli scommettitori hanno rispettivamente investito i propri fondi, ci sar sempre qualcuno che
ci guadagner e qualcuno che ci perder.
Analogamente a quanto avviene nel campo delle scommesse sportive, anche nel settore dei derivati finanziari
operano alcuni soggetti professionalmente preposti alla attivit di organizzazione e gestione di veri e propri
banchi per le scommesse.
Con lincremento del numero di scommettitori che accorrono al banco-scommesse, naturale che aumenti in
misura esponenziale lopportunit di guadagno ovvero il rischio di perdita a cui va incontro il gestore delle
scommesse.
Limmagine del banco-scommesse nientaffatto aliena rispetto al mercato finanziario dei derivati in quanto,
come abbiamo visto pocanzi, la peculiarit di tale strumento risiede nel fatto che esso pu essere acquistato
da un numero indefinito di investitori/speculatori e dunque, se la scommessa va bene per lorganizzatore del
centro-scommesse (nel nostro caso, la banca o un altro istituto finanziario o assicurativo che emette i
derivati) il suo guadagno sar molto alto ma se gli va male le perdite per tale soggetto potrebbero rivelarsi
esiziali.
Infatti, leffetto di leva del derivato moltiplica il rischio finanziario fino a fargli assumere una portata
sistemica, come in effetti sta accadendo nel corso della grande crisi apertasi a partire dagli anni 2007-2008.

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Il caso di scuola che ha fatto materializzare uno scenario assai vicino a quello appena descritto quello che
ha visto coinvolto il pi grande colosso assicurativo del mondo, la A.I.G. (American International Group),
costretta nel 2008 a rimborsare cifre astronomiche per avere emesso un gran numero di derivati CDS (Credit
Default Swap).

Emettendo tali polizze in numero esorbitante, la grande corporation assicurativa nordamericana si era
impegnata a coprire il rischio di insolvenza legato ai titoli tossici detenuti dalla societ finanziaria Lehman
Brothers che, a sua volta, si era fatta coinvolgere in un vasto affare di cartolarizzazione del debito legato ai
tristemente noti mutui subprime.
Quando, col fallimento della Lehman, i detentori dei suoi titoli tossici (prima tra tutti la Goldman Sachs)
hanno fatto scattare loperativit della clausola di copertura a carico della A.I.G., questultima, costretta a
rimborsare da un minuto allaltro miliardi di dollari di cui non disponeva, si trovata di fronte alla secca
alternativa tra lessere salvata o il dichiarare anchessa fallimento.
Come noto, soltanto lintervento generoso del Tesoro americano e della Federal Reserve, con un prestito
di oltre 200 miliardi di dollari, erogato alla fine del 2008, riuscito infine a scongiurare il fallimento della pi
grossa compagnia assicurativa al mondo.
La vicenda del salvataggio dellA.I.G. costituisce un esempio paradigmatico di come in questi ultimi anni si
stia provvedendo a coprire le falle prodotte dallo scoppio della bolla interna al sistema finanziario
occidentale.
Gli organismi che sovrintendono alla regolamentazione ed alla vigilanza del settore, dopo avere chiuso per un
lungo periodo tutti e due gli occhi, consentendo che si facesse un uso incontrollato della finanza derivata
per conseguire profitti virtuali astronomici e, al contempo, per mascherare le perdite in seno ai grandi colossi
finanziari, sono intervenuti a correre ai ripari soltanto allultimo minuto, con delle imponenti iniezioni di
liquidit giustificate agli occhi dellopinione pubblica internazionale col noto argomento secondo cui non
sarebbe stato salutare per nessuno consentire il default di grossi istituti too big to fail.
Il punto critico di questo ragionamento che le cosiddette iniezioni di liquidit, in fin dei conti, altro non
sono che delle massicce operazioni di prestito, a tasso pi che agevolato, messe in atto da organismi
pubblicistici (analogo discorso pu farsi per la B.C.E.) ma le cui conseguenze finiscono inevitabilmente per
essere pagate dalla collettivit (ad esempio, con linasprimento del prelievo fiscale).
E dunque, i soggetti protagonisti della finanza occidentale, dopo avere lucrato profitti astronomici grazie a
quella enorme massa di denaro virtuale da loro stessi creata, a seguito dello scoppio della grande bolla,
avvenuto tra il 2007 ed il 2008, hanno pensato di scaricare a valle le conseguenze della inevitabile perdita
di valore dei titoli cosiddetti tossici, liberando i propri bilanci da queste patate bollenti.
I derivati tossici hanno finito cos per passare di mano in mano, secondo uno schema Ponzi(3)che ha visto
quali ultime vittime sacrificali i risparmiatori e gli azionisti nonch le altre banche e imprese di Paesi stranieri
politicamente pi deboli, come lItalia.
La cornice politica e giuridica in cui tale strategia finanziaria, ideata dai grossi squali della finanza
occidentale, ha potuto esplicarsi, stata contraddistinta da una spinta costante verso una tendenziale
deregulation dei mercati di capitale.
Infatti, a partire dagli anni 90 del secolo scorso, tanto negli U.S.A. quanto in Europa, sotto linfluenza
dellazione di lobbying delle grandi banche dinvestimento, si favorita una generale liberalizzazione dei
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derivati O.T.C. (over the counter), vale a dire di strumenti negoziati al di fuori dei mercati regolamentati,
senza tenere conto delle ricadute che ci avrebbe prodotto sugli interessi collettivi e senza ladozione delle
necessarie cautele a protezione delleconomia reale.
__________________________________
nota 1:come si ricorder, nel 1997 vi fu una enorme fuga di capitali dai Paesi pi periferici dellarea del
far-east: Tailandia, Malesia, Singapore, Indonesia, Corea del Sud, Filippine. La sola Cina, non avendo mai
aderito ai diktat liberisti imposti dal FMI, riusc a sottrarsi a questo fenomeno. La vicenda ben descritta nel
noto saggio della giornalista canadese Naomi Klein, Shock Economy, lascesa del capitalismo dei disastri,
edizioni BUR, 2008.
nota 2:cfr. Emilio Girino, I contratti derivati, Giuffr editore, 2^ edizione, Milano 2010, p. 31-32.
nota3:loschemaPonziunmodellodivenditatruffaldinochepromettefortiguadagniallevittimeapattochequestereclutino
nuoviinvestitori,alorovoltavittimedellastessatruffa.FuideatoemessoinattoiprimiannidelNovecentonegliStatiUnitidal
celebretruffatoreedemigratoitalianoCharlesPonzi.

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