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ELETTRONICA APPLICATA I
SOMMARIO GENERALE
CAPITOLO 1: Introduzione
1.1 Definizioni di segnale analogico e segnale discreto
1.2 Panoramica sui circuiti analogici pi diffusi
1.3 Panoramica sui circuiti digitali
1.4 Problematiche di progetto
1.5 Considerazioni termiche
CAPITOLO 2: Segnali e circuiti logici - famiglia TTL
2.1 Definizione di segnale logico
2.2 Temporizzazione
2.3 Famiglia TTL e sue derivate
2.4 Osservazioni finali sulla famiglia TTL
Cap. 1- Introduzione
CAPITOLO 1
INTRODUZIONE
Se
Se
Su
Segnale di Entrata
(non elettrico)
Fig 1.1
La pi semplice e banale elaborazione di un segnale elettrico lAMPLIFICATORE (che vedremo in dettaglio durante il
corso).
I segnali possono essere esaminati secondo 2 punti di vista: il punto di vista analogico e il punto di vista digitale. Dello
stesso segnale (che una grandezza comunque e sempre continua) possono interessarci solo certi valori ben definiti,
oppure tutti i valori che esso assume nel tempo.
Prendiamo in considerazione il seguente segnale:
t
Fig 1.2
Cap. 1- Introduzione
1
= d <
N
2
Per esempio, se voglio un errore non superiore all 1%, mi bastano 7 segnali digitali per rappresentare il segnale analogico:
N=7 27 = 128 d = 1 / 128 < = 1/100
Se invece voglo un errore non superiore allun per mille, mi bastano 10 segnali digitali:
N=10 210 = 1024 d = 1 / 1024 < = 1/1000
Nella pratica si utilizzano 12 oppure 16 bit che sono pi che sufficienti per discretizzare qualunque segnale analogico.
I circuiti che manipolanosegnali elettrici devono mantenere la qualit del segnale in uscita pari a quella del segnale in
ingresso. Se allingresso ho un errore dell 1%, alluscita devo ancora avere la stessa precisione. Per i segnali analogici, la
fedelt dipende dalla qualit del circuito; nel caso di segnali digitali non c pi questo problema, perch i valori che il
segnale pu assumere sono noti e definiti, quindi possono essere facilmente riprodotti in uscita. Daltro canto occorrono pi
circuiti digitali per fare lo stesso lavoro di un solo circuito analogico. Inoltre, un circuito analogico , in teoria, istantaneo,
mentre per il circuito digitale occorre del tempo per fare le 2 conversioni di segnale (analogicodigitale,
digitaleanalogico), e in pratica fenomeni con frequenza pi grande del kiloHz sono difficilmente trattabili in digitale.
Riassumendo:
DIGITALE
+ Semplice da realizzare
- Costoso
+ integrazione pi facile
- Veloce
ANALOGICO
- Semplice
+ Costoso
- Integrazione meno facile
+ Veloce
Su
Su = K * Se
con K costante
Fig 1.3
Ad esempio, se in ingresso abbiamo una sinusoide:
Se = A * sen t
Su = KA * sen t
Se su un grafico poniamo in ascissa lampiezza di Se e in ordinata lampiezza di Su, siccome K costante otteniamo una retta,
teoricamente di lunghezza infinita, il cui coefficiente angolare appunto K (fig 1.4).
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
Cap. 1- Introduzione
Su
Se
Fig 1.4
In realt la retta non infinita, perch il circuito limitato sia verso il basso che verso lalto (fig 1.5).
Su
Dinamica di Su
Se
Dinamica di Se
Fig 1.5
Questo significa che un amplificatore reale ha una zona di linearit limitata e definita, allinterno della quale il segnale
amplificato secondo la legge lineare con coefficiente K.
Ovviamente non tutti gli amplificatori hanno una caratteristica lineare. Esistono amplificatori con caratteristica quadrata,
logaritmica (ad es. per compattare un segnale), non lineare (utili per linearizzare un sistema in cui un componente, per es. un
sensore, non lineare).
Finora abbiamo sottinteso che il valore di K fosse indipendente sia dalla pulsazione che dallampiezza A, ma questo non
vero nella realt. Possiamo ottenere che il valore di K sia indipendente da per un campo ristretto di frequenze (quindi ci
troviamo di fronte ad un amplificatore selettivo o Tuned) oppure per un campio molto ampio di frequenze (e quindi abbiamo
gli amplificatori non selettivi o Untuned ).
Il valore di K, che dipende dalla frequenza, lo si pu esprimere come una funzione: K(); questa detta funzione di
trasferimento, e ne studieremo la forma e le caratteristiche. Inoltre, il legame tra K e viene studiato mediante la curva di
risposta in frequenza, che esprime appunto il comportamento di K al variare di .
Visto che gli amplificatori hanno in ingresso un segnale a cui associata una determinata potenza e che in uscita hanno un
segnale a cui associata una potenza maggiore di quella del segnale di ingresso, deve esistere nel circuito una sorgente di
potenza (non posso entrare con 1 W e uscire con 10W!)(fig 1.6).
Val
Fig 1.6
1.2.2. Filtri
Cap. 1- Introduzione
filtri passivi: sono circuiti realizzati solo con elementi passivi (resistori, condensatori, trasformatori, induttori, ....), quindi
non hanno bisogno dellalimentazione.
filtri attivi: hanno al loro interno anche elementi attivi (amplificatori) e questo implica la presenza dellalimentazione.
Con i componenti attivi posso ottenere le stesse leggi di funzionamento dei componenti passivi, ma con il vantaggio di non
utilizzare induttanze e trasformatori, che sono difficili da realizzare e molto imprecisi.
Nei filtri si vuole realizzare un ben preciso legame tra funzione di trasferimento e frequenza, cio si vuole un determinato
valore di amplificazione a una determinata frequenza; ci implica un comportamento in frequenza del filtro estremamente
preciso; mentre negli amplificatori ci non necessario, infatti sufficiente che la frequenza non dia fastidio.
Su
stato 2
stato 1
Se
Fig. 1.7
Esempio tipico il comparatore di soglia, che vedremo nei dettagli pi avanti.
hanno un buon rendimento (consumano poca potenza rispetto a quella prelevata dalla sorgente).
mantengono sufficientemente costante il segnale in uscita, indipendentemente da:
a - le variazioni del carico
b - le variazioni della sorgente primaria
c - le variazioni della temperatura
Cap. 1- Introduzione
+ 15 v
- 15 v
Problemi:
analog
AGND
+5V
digit
DGND
Fig 1.8
Infatti:
V = L (di/dt)
dove
Cap. 1- Introduzione
+ 15 V
+5V
Analogico
Digitale
Digitale
Fig 1.9
Nello schema di fig 1.9 la corrente del 5 V si accoppia con quella del 15 V verso massa.
NOTA: il riferimento di massa deve essere lo stesso per i due circuiti, altrimenti non possono assolutamente comunicare.
Quidni la situazione corretta la seguente, dove le masse convertono in un solo punto:
+ 15 V
AGND
Punto di unione delle masse
DGND
+5V
Fig 1.10
Se i punti di contatto fossero 2 otterrei una maglia (anello di massa), e questa situazione provoca disturbi e occorre evitarla
(anche se in certi casi non possibile agire altrimenti).
ogni componente del circuito un singolo componente elettronico: una resistenza, un condensatore,
un induttore, ecc. collegati tra loro tramite fili e piste; la progettazione di circuiti discreti ancora
utlizzata in due settori: la potenza e liperfrequenza.
Per dare unidea, siamo in zona di potenza quando lavoriamo con correnti di decine e centinaia di
Ampere. Ci troviamo in questa situazione soprattutto nelle zone di interfaccia verso gli attuatori. Nelle
applicazioni per iperfrequenze la lunghezza donda del segnale comparabile alle dimensioni dei
componenti elettronici (il modello a parametri concentrati non vale pi e occorre utilizzare il modello a
parametri distribuiti).
- integrata: su un unico supporto di silicio (ad alte frequenze si utilizza lArseniuro di Gallio: GaAs) sono integrati
moltissimi componenti. Sono presenti solo resistori e piccoli condensatori, pi facili da realizzare e da
integrare. Ovviamente se devo inserire induttanze o trasformatori torno ai circuiti discreti.
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
Cap. 1- Introduzione
Sugli integrati possibile impaccare tantissimi transistor, ma esistono difficolt ad inserire resistenze con valori molto diversi
tra loro, in quanto la tecnologia usata per fare una resistenza di 1K diversa da quella usata per una resistenza di 1M,
perci occorre inserire resistenze tutte dello stesso ordine di grandezza.
Inoltre ci sono grossi problemi nella realizzazione di resistenze di valore preciso e predeterminato; quindi meglio lavorare
sui rapporti tra resistenze perch molto semplice, lavorando sui parametri geometri della resistenze, fare una resistenza di
valore multiplo di unaltra:
R=
l
A
dove la resistivit del materiale, l la lunghezza e A larea. Lavorando su l e A (parametri geometrici) ottengo resistenza
tra loro proporzionali con elevatissima precisione.
Per fare il nostro progetto possiamo utilizzare:
- circuiti standard:
Se sono in corrente continua, la potenza che entra nel circuito sar: P = V I. Per
effetto Joule questa potenza viene convertita in calore, quindi la temperatura del
dispositivo cresce, e le variazioni di temperatura provocano gravi disturbi a
qualunque tipo di circuito.
Il problema particolarmente sentito nei semiconduttori (silicio); gli effetti della
temperatura possono essere di 2 tipi:
Vcc
Fig 1.11
- Arseniuro di Gallio:
- Germanio: 125C
Cap. 1- Introduzione
0C - 70C
RANGE COMMERCIALE:
-55C - 125C
RANGE MILITARE:
range industriale: a met tra i due precedenti (ad es. -20C - +100C)
I primi due sono standard, lultimo no.
Ambiente
pin
Giunzione
Giunzione J
Tj
Contenitore (CASE)
Ambiente A
TA
Sorgente di Potenza P
Fig 1.12
La sorgente di potenza P modella il circuito che si trova dentro il case. La parete omogenea modella la parete del case che
separa i due ambienti.
Ipotizziamo che la distanza tra P, considerata puntiforme, e la parete sia tale che dal punto di vista della sorgente P la parete
sembri infinita; sotto questa ipotesi il legame tra la temperatura di giunzione Tj e la temperatura ambiente TA lineare:
Tj TA = K jA P
dove
jA
1
).
K jA
K jA dipende dalla forma del case e dal metariale di cui costituito; la potenza dissipata dipende dal
circuito posto allinterno del case; in generale, pi piccola K jA e migliore la dissipazione.
La resistenza termica
Tj
P
Modello elettrico:
Potenza Corrente
Temperatura Tensione
Resistenza termica Resistenza elettrica
K jA
TA
Fig 1.13
Cap. 1- Introduzione
Alcune considerazioni:
Siccome i valori TJ e P sono fissi, forniti dal costruttore, noi possiamo fare solo due cose:
1. Utilizzare il valore K jA del dispositivo per calcolare la massima temperatura ambientale TA alla quale il dispositivo stesso
in grado di funzionare (questa deve risultare comunque maggiore di 25 C)
2. Utilizzare la temperatura ambientale alla quale il dispositivo dovr lavorare per calcolare il valore di
avere. In questo secondo caso, se ottengo un valore di
K jA che dovrebbe
necessario introdurre un dissipatore, perch in aria libera il dispositivo non in grado di funzionare.
Per modellare la presenza del dissipatore, si divide il valore di
quindi
K jA = K jC
K CA
K jC
K CA
K jA
Fig 1.14
K jA
e su
K jC
in questa forma:
K jA
maggiore del
Se calcolo un valore di
K jA
maggiore del
Se calcolo un valore di
K jA
minore del
K jA
jA
= 50 C/W]
TA
1.5.1 Esempio
Vediamo ora un esercizio utile per la comprensione ed il calcolo della resistenza termica.
Prendiamo in considerazioni 2 contenitori tipici per dispositivi di potenza:
TO3
K jA
K jC
45C/W
5,5C/W
Cap. 1- Introduzione
TO220
65C/W
5C/W
[Altri esempi:
DIL (plastico)
DIL (ceramico)
100C/W
50C/W
30C/W40C/W
5C/ W - 10C/W]
Supponiamo di avere
150C -
TO220: 150C -
TA = 45C/W
*2W
TA = 65C/W * 2 W
TA = 60C
TA = 20C
Nel primo caso il dispositivo funziona bene in aria libera perch normalmente la temperatura ambiente non arriva a
60 C. Nel secondo caso, invece, la TA ottenuta pi bassa della temperatura ambiente fissata per convenzione a
25 C, quindi il TO220 non va bene per lapplicazione in aria libera, ma necessita di un dissipatore.
2 - Se la specifica mi impone
TA = 90C, calcolare il valore della resistenza termica che deve avere il dissipatore.
K jA
K jA
*2
K jA
K jA
K jA
K jC
30C/W = 5C/W + K d
= 30C/W
K d abbiamo:
K d = 25C/W
K d = 24,5C/W
Kd non pu superare il valore 25C/W nel primo caso e il valore 24,5C/W nel secondo caso, ma pu avere un valore
inferiore, e ci significa utilizzare un dissipatore pi potente.
Per concludere, ricordiamo che la valutazione di quanta potenza utilizza una scheda o un componente di fondamentale
importanza. Infatti:
1. esistono problemi di temperatura: la potenza in qualche modo DEVE essere dissipata
2. lalimentatore deve essere in grado di fornire la potenza necessaria (ho cos dei vincoli sulle dimensioni del Power
Supply)
10
Cap. 1- Introduzione
CAPITOLO 1
SOMMARIO
1.1. Definizioni di segnale analogico e segnale discreto (o digitale)..................................................................................................... 1
1.1.1. Conversione analogico - digitale.................................................................................................................................................. 1
1.2. Panoramica sui circuiti analogici pi diffusi....................................................................................................................................... 2
1.2.1. Amplificatori.................................................................................................................................................................................... 2
1.2.2. Filtri.................................................................................................................................................................................................. 3
1.2.3. Circuiti non lineari.......................................................................................................................................................................... 4
1.2.4. Generatori di forme donda............................................................................................................................................................ 4
1.2.5. Alimentatori (Power Supply)........................................................................................................................................................ 4
1.3. Panoramica sui circuiti digitali.............................................................................................................................................................. 5
1.3.1. Sistemi misti (analogici - digitali).................................................................................................................................................. 5
1.4. Problematiche di progetto..................................................................................................................................................................... 6
1.5. Considerazioni termiche........................................................................................................................................................................ 7
1.5.1 Esempio ............................................................................................................................................................................................. 9
11
CAPITOLO 2
DGND
Fig 2.1
Lunica eccezione la famiglia logica ECL che ha unalimentazione a -5,3 V; questo logica per utilizzata per circuiti
analogici. Pi precisamente, la logica ECL non saturata, mentre la logica che vedremo noi saturata.
DGND
Val
Fig 2.3
ATTENZIONE: non bisogna confondere i termini logica positiva e logica negativa con i termini segnale attivo basso e
segnale attivo alto; infatti quando un segnale attivo basso significa che la funzione che questo svolge viene eseguita se
sulla linea esiste uno 0 logico:
In fig. 2.4 raffigurato un esempio di segnale attivo basso.
Tipicamente i segnali pi importanti sono attivi bassi (Interrupt request,
Bus request, Reset, ..).
RESET
Fig 2.4
2.1.2. Definizione delle fasce e dei margini delluno e dello zero logico
Oltre ai valori di alimentazione importante definire le fasce dell1 e dello 0 logico, in ingresso e in uscita, al fine di
permettere la compatibilit (per la tensione) tra i componenti che devono comunicare. In pratica il valore logico in uscita da
un componente deve essere riconosciuto dal componente che si trova a valle.
Per esempio consideriamo un INVERTER (elemento in grado di fare la funzione NOT), rappresentato in fig 2.5.
A
Fig 2.5
Ora mettiamo in cascata 2 inverter alimentandoli con una tensione Ve ed andiamo a misurare la tensione in uscita dal primo
inverter, cio Vu (fig 2.6).
Vu
VOH
Ve
Vu
V0 L
VIL
VIH
Ve
Fig 2.6
VOH =
VOL =
VIL =
VIH =
VIL
affinch linverter riconosca uno 0 logico, la tensione in ingresso deve essere minore
di VIL
Vi > VIH
Inoltre, affinch i due inverter possano comunicare, occorre rispettare le seguenti condizioni:
la tensione in uscita dal primo inverter corrispondente all1 logico deve essere maggiore della sogli
di riconoscimento dell1 logico da parte del secondo inverter
la tensione in uscita dal primo inverter corrispondente allo 0 logico deve essere minore della soglia
di riconoscimento dello 0 logico da parte del secondo inverter
Vu
VOH
min
Si definiscono:
V0 L
max
Ve
VIL
margine dello 0
VIH
min
fascia di rumo re
VOL MAX
VIL
Fig 2.7
margine dell1
VIH MAX
MIN
max
VOH
MIN
Fig 2.8
VOL
VIL
VOH
VIH
400 mV
400 mV
0,4 V
0,8 V
2,4 V
2V
IOH
IOL
IIH
IIL
Fig 2.9
ATTENZIONE: a prima vista si potrebbe subito dire che , IOH = IIH e , IOL = IIL , ma non cos, perch la definizioni di queste
correnti sono diverse.
IOH : la corrente che il componente in grado di erogare rispettando il margine dell1 logico.
IOL : la corrente che il componente in grado di assorbire rispettando il margine dello 0 logico.
IIH : la corrente che il componente richiede quando ha in ingresso un 1 logico.
IIL : la corrente che il componente fornisce quando ha in ingresso uno 0 logico.
Devono essere rispettate le seguenti condizioni:
| IOH | > | IIH |
in questo modo il componente a monte in grado di pilotare il componente a valle
| IOL | > | IIL |
E possibile calcolare quanti componenti a valle in grado di pilotare il componente a monte:
IOH IOL
,
IIH I IL
NOTA BENE: calcolare il fan out in questo modo ha senso solo in un sistema con componenti della stessa famiglia (e che
quindi hanno gli stessi valori di corrente). Altrimenti occorre vedere caso per caso quali componenti collego tra loro e di che
quantit di corrente hanno bisogno.
2.2. Temporizzazioni
Le caratteristiche di tensione e corrente viste ora sono caratteristiche STATICHE. Altre caratteristiche importanti sono
quelle DINAMICHE, cio relative al tempo, e sono fondamentali per il corretto funzionamento di un circuito.
Fig 2.10
Consideriamo per esempio il circuito di fig. 2.11b.
V1
V1
V2
Fig 2.11a
Fig 2.11b
Lalimentatore V1 eroga una tensione con landamento temporale raffigurato nel grafico di fig 2.11a. Noi vogliamo calcolare
landamento della tensione V2 e il suo tempo di salita. Nel grafico in fig. 2.12 rappresentato landamento di V1 e di V2.
V1
RC
V 2 = A 1 e
A
0.9A
t1
t 1
0.1A = A 1 e RC e RC = 0.9
V2
0.1A
t 2
t 2
RC
0.9 A = A 1 e e RC = 01
.
t2
t1
Fig 2.12
e R C = 9 t r = RC log 9
Se chiamo
f =
1
0.35
ottengo tr
.
2RC
f
Conoscendo R e C possiamo calcolare il tempo di salita e da questo la massima frequenza che il sistema pu sopportare. Per
avere un piccolo tempo di salita occorrono resistenze piccole e basse capacit. Ma resistenze piccole significa avere correnti
elevate, e dunque potenze elevate. Per avere invece capacit piccole occorre migliorare la tecnologia di costruzione.
Su
0.5V
Se
Su
0.5V
tpHL
Fig .2.13
tp =
tpHL + tpLH
.
2
I tempi di di propagazione t pHL e t pLH sono normalmente diversi perch allinterno del componente sono due diversi circuiti a
essere coinvolti (fig 2.14).
Val
swH
U
swL
Fig 2.14
Oltre al semplice tempo di propagazione t p , esistono altri due valori significativi per le famiglie logiche:
S2
t
Fig 2.15a
S1
tSU
tH
t
Fig 2.15b
4
4
x
x
x
x
x
x
N
N
N
N
N
N
...
...
Il primo nome denota la serie commerciale, il secondo la serie militare. Al posto delle x ci sono due o tre lettere che
caratterizzano il tipo di famiglia, mentre al posto delle N c un numero progressivo che indica il modello.
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
nessuna
lettera
L
H
S
LS
AS
ALS
F
L e H: queste famiglie sono uguali al modello base eccetto che nel valore delle resistenze (10 volte pi grandi nel caso della
L, 10 volte pi piccole nel caso della H)
S, LS: si differenziano come prima per il valore delle resistenze, ma in pi compare il diodo Schottky
AS, ALS, F: sono circuiti totalmente riprogettati
Absolute maximum ratings: 7V la massima tensione di alimentazione al di sopra della quale il costruttore non garantisce
lintegrit del circuito.
Vu
VOH =2.4
min
V0 L =0.4
Vi
max
VIL =0.8
VIH =2
Fig 2.16
Nota la presenza di una colonna intitolata test conditions. I risultati dei test dipendono fortemente dalle condizioni in cui
sono stati eseguiti. Quando si fa un progetto occorre mettersi sempre nelle condizioni peggiori possibili.
Il valore di VOH dipende dalla tensione di alimentazione e deve rispettare un valore minimo. Le condizioni di test sono le
peggiori: alimentazione minima e corrente erogata massima.
|IOH | / |IIH |= 0.4 / 0.04 mA = 10
|IOL| / | IIL | = 16 / 1.6 = 10
FANOUT=10
(Se i due valori fossero differenti, si considererebbe il minimo valore tra i due)
II la corrente in ingresso quando la tensione di ingresso la massima possibile, cio 5.5 V.
ICCH la corrente che entra nel piedino dellalimentazione (e che alimenta le 4 porte del dispositivo) quando la tensione in
ingresso VI = 0.
Il valore di Power/gate per questa famiglia circa 10 mW/gate
Caratteristiche dinamiche: il valore che si pu considerare come riferimento di 10 ns.
Di conseguenza il valore del prodotto PtP pari a circa 100 pJ.
FANOUT = 10
Val
swH
U
U
swL
swL
Fig 2.17a
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
Fig 2.17b
8
Le famiglie viste finora presentavano le uscite totem pole (vedi diagrammi sui data sheet); invece le famiglie 5403, 54LS03 e
54S03 presentano un uscita open-collector. Sui diagrammi luscita rappresentata come in figura 2.18.
OUTPUT
Nella terminologia bipolare louput detto collettore (quindi abbiamo gli open
collector), nella terminilogia CMOS chiamato drain (quindi abbiamo gli open
drain).
Fig 2.18
U
swL
Fig 2.19
VCC
Il puntino sopra alla porta una notazione NON STANDARD
che useremo per indicare luscita open-collector (fig . 2.21).
Fig 2.20
Vediamo due applicazioni importanti delluscita open-collector. La prima consiste nel pilotare tramite una porta TTL opencollector un carico che necessita di una tensione maggiore di 5 Volt, ad esempio una bobina di un relais:
VCC=15 V
Fig 2.21
La seconda applicazione consiste nel realizzare il wired-OR. Questo una tecnica per connettere vari componenti a una linea
comune in modo tale che se almeno un componente commuta a 0, la linea va a 0; dal punto di vista logico si comporta come
un OR:
VCC
Fig 2.22a
Fig 2.22b
Un componente logico come quello in fig. 2.22a irrealizzabile, specialmente se il numero di fili ingresso elevato. Con la
struttura raffigurata in fig. 2.22b si realizza invece lOR cablato: sufficiente che una qualunque delle porte commuti a 0
affinch la linea assuma potenziale 0, e rimane tale anche se altre porte commutano a 0. Questo comportamento sarebbe
impossibile con luscita totem pole, perch con una porta a 0 e contemporaneamente una porta a 1 si avrebbe corto circuito.
swH
U
swL
Fig 2.23
Note varie dalla lettura dei data sheet:
Il comportamento a isteresi in ingresso molto importante (lo vedremo meglio) e serve in questo caso per rendere
insensibile il dispositivo ai disturbi sulla linea. In generale, un dispositivo che si comporta come un buffer deve avere in
ingresso un comportamento a isteresi.
Nota che le correnti in uscita hanno valori pi simmetrici: IOH = -12 e IOL = 12 (nella 54). In particolare stato aumentato il
valore di IOH .
IOZH e IOZL sono correnti di perdita che esistono nello stato di alta impedenza. Idealmente in questo stato la porta si
dovrebbe comportare come un circuito aperto, ma in pratica c sempre una corrente di perdita.
Nota che il FANOUT alto: 12 / 0.02 mA = 600 , 12 / 0.2 = 60 FANOUT = 60
I buffer consumano in generale molta corrente appunto perch sono in grado di erogarne molta. ICC = 17-32 mA (nota:
assorbimento dellintero componente, non di ogni singolo gate del componente).
Normalmente il tempo di attacco (t PZL o t PZH) maggiore del tempo di stacco (t PLZ o t PHZ). In questo modo ci si assicura
che in nessun istante due porte siano collegate contemporaneamente alla linea. Invece avere la linea staccata, fluttuante,
un problema che si pu risolvere (lo vediamo tra poco).
Nota che i tempi si commutazione sono piuttosti elevati
Una linea a cui sono collegati vari componenti con uscita tri-state deve essere sempre terminata.
Quando entrambe le porte sono in alta impedenza, la tensione
alla quale si trova la linea ignota e fluttuante, perch raccoglie
moltissimi disturbi (fig 2.24). Per ovviare a questo problema
posso mettere una resistenza di pull-up verso lalimentazione,
oppure, ancora meglio, fare un partitore (fig 2.25).
Fig 2.24
Fig 2.25
10
ingress
o
intermedio
uscita
I primi due stadi sono sempre alimentati, quindi la logica TTL consuma corrente indipendentemente dal suo stato. Lo stadio
di uscita rappresentabile con due interruttori (vedi fig. 2.17a) che si aprono e si chiudono determinando l1 o lo 0 logico.
Durante la commutazione c un istante in cui entrambi gli interruttori sono chiusi; durante questo brevissimo tempo la TTL
assorbe corrente: si tratta si un assorbimento impulsivo (fig 2.26).
corrente
tensione
Fig 2.26
2) Vediamo meglio la caratteristica ingresso-uscita di una porta TTL:
Nel punto indicato dalla freccia (fig 2.27a) avviene un fenomeno
di reazione positiva (in entrambi i sensi). Questo significa che
una volta iniziata la transizione, questa procede rapidamente
alla conclusione senza possibilit di tornare indietro. La
reazione positiva facilita la transizione portando il sistema fuori
dalla linearit. Questo il motivo della notevole velocit di
questa famiglia logica.
1V
Fig 2.27a
Invece per la famiglia CMOS la caratteristica presenta una
zona di linearit (fig. 2.27b). Questo significa che la tensione
di uscita pu mantenere qualunque valore tra l1 e lo 0 logico.
Non avviene nessuna reazione positiva.
Fig 2.27b
11
CAPITOLO 2
SOMMARIO
2.1. Definizione di segnale logico ............................................................................................................................................................... 1
2.1.1. Assegnazioni logiche, logica positiva e negativa ..................................................................................................................... 1
2.1.2. Definizione delle fasce e dei margini delluno e dello zero logico ........................................................................................... 2
2.2. Temporizzazioni...................................................................................................................................................................................... 4
2.2.1. Tempo di salita / tempo di discesa (Rising time, Fall time)....................................................................................................... 4
2.2.2. Tempo di propagazione (Propagation time o Delay time)......................................................................................................... 5
2.2.3. Tempo di setup, tempo di hold ..................................................................................................................................................... 6
2.3. Famiglia TTL e sue derivate ................................................................................................................................................................. 6
2.3.1. Introduzione .................................................................................................................................................................................... 6
2.3.2. I modelli 5400 e 7400....................................................................................................................................................................... 7
2.3.3. I modelli 54LS00 , 74LS00............................................................................................................................................................... 8
2.3.4. I modelli 54S00, 74S00 .................................................................................................................................................................... 8
2.3.5. I modelli 54ALS00, 74ALS00......................................................................................................................................................... 8
2.3.6. I modelli 54AS00, 74AS00.............................................................................................................................................................. 8
2.3.7. I modelli 5403, 54LS03, 54S03: open collector outputs.............................................................................................................. 8
2.3.8. I modelli 54LS240-41-44, 54S240-41-44: octal buffers and line drivers .................................................................................. 10
2.4. Osservazioni finali sulla famiglia TTL............................................................................................................................................... 11
12
CAPITOLO 3
Val
Fig 3.1
P
TTL
f
4-6Mhz
Fig 3.2
CMOS
Fig 3.3
Val
sw1
carica
sw2
scarica
Fig 3.4
Se Q la carica che si accumula sul condensatore in un tempo pari al periodo T di commutazione, la corrente MEDIA :
Im =
Q
T
cio
Im =
CV
T
dove V, la tensione sul condensatore quando ha la massima carica, praticamente uguale alla tensione di alimentazione (le
resistenze del componente sono piccole quindi nel tempo T il condensatore si carica praticamente fino alla sua capacit).
Nota bene: la potenza va calcolata moltiplicando una tensione CONTINUA con una corrente CONTINUA; non posso
moltiplicare tra loro grandezze non omogenee. In questo caso considero la corrente media calcolata prima, perch il valore della
corrente durante la commutazione non costante:
P = Val Im = Val 2 C f
Da qui vediamo come la relazione tra potenza assorbita e frequenza sia LINEARE.
Per quanto riguarda il calcolo del FANOUT, non basta considerare semplicemente il rapporto tra corrente in uscita e in ingresso,
ma occorre considerare anche il carico capacitivo. Staticamente i CMOS hanno un FANOUT infinito, nel senso che, non
consumando corrente, posso collegare un CMOS ad un numero qualunque di CMOS senza problemi. Ma quando commutano le
cose cambiano: siccome il CMOS in ingresso si presenta come una capacit da caricare e scaricare, un dispositivo CMOS che
deve pilotarne un altro deve essere in grado di pilotare delle capacit, e quindi deve essere in grado di erogare sufficiente
corrente e dunque potenza, che abbiamo visto essere proporzionale alla frequenza.
Nei datasheet, come vedremo, viene fornito un valore di capacit equivalente che modellizza il comportamento dellintero
componente (in altre parole lintero componente, ai fini del calcolo della potenza, viene visto come un condensatore). Tale
valore quello da inserire nella formula appena vista per calcolare la potenza assorbita da un CMOS.
Fig 3.5
Nota come il valore di VOH sia molto vicino al valore di VAL e il valore di VOL sia vicino a 0
Il valore CIN la capacit dingresso, cio il valore della capacit che modelizza lintero componente. Pilotare questo
CMOS4000 significa pilotare una capacit pari a 7,5 pF.
Nota come il valore di CIN rimanga costante allaumentare della tensione di alimentazione (5, 10, 15V). Infatti questo valore
dipende solamente dalle caratteristiche geometriche del circuito. In compenso aumentano le correnti in uscita, e questo
comporta una maggiore capacit di caricare/scaricare le capacit dei CMOS a valle, e quindi una maggiore velocit di
commutazione. In conclusione, per aumentare la frequenza occorre aumentare la tensione di alimentazione.
Questo discorso si evidenzia nei grafici che riportano i tempi di propagazione in confronto alla tensione di alimentazione. Si
vede come questi tempi diminuiscano al crescere di VDD. Comunque si possono notare dei tempi abbastanza superiori a
quelli della TTL.
Inoltre si pu notare la relazione esistente tra i tempi di propagazione e la capacit di carico, cio la capacit pilotata.
La figura 7.5 mostra la caratteristica ingresso uscita, e si pu notare come la transizione avvenga sempre alla tensione Val/2
La figura 7.6 importante perch mostra la dissipazione di potenza in relazione alla frequenza. Qui si vede come alla
frequenza di qualche Mhz la potenza dissipata sia pari a 10 mW, paragonabile alla TTL.
Nella globalit, una CMOS4000 ha un valore di Ptp peggiore della TTL.
Nel paragrafo Operating Conditions compare la dicitura: Input Rise or Fall Time; questo il tempo massimo consigliato in cui
deve avvenire la transizione della porta. Durante la transizione, infatti, il dispositivo in linearit, quindi consuma corrente.
Logicamente, al crescere della tensione di ingresso (da 2V a 6 V), il consumo di corrente aumenta e infatti sono indicati dei
tempi di transizione decrescenti.
La tensione VIH pari a 3.5 V, quindi non compatibile cos com con una uscita TTL. Se, tramite una resistenza di pull up,
si alza la tensione di uscita della TTL, allora si pu ottenere la compatibilit con questa CMOS
Sia quando luscita all1 logico che allo 0 logico la corrente in uscita (IOUT) abbastanza elevata, sufficiente per pilotare altri
dispositivi
La simmetria delluscita porta ad avere gli stessi tempi di propagazione da 0 a 1 e da 1 a 0. Inoltre questo tempo (8 ns)
paragonabile a quello delle TTL.
La capacit CPD una capacit equivalente che modellizza lintero dispositivo e tiene conto delle reali capacit interne.
Quindi possiamo calcolare la potenza dissipata dal componente singolo con la formula:
P = f Val 2 CP D
Se lo stesso componente deve pilotarne altri dello stesso tipo, dissipa un ulteriore quantit di potenza, calcolabile con la
stessa formula, ma ponendo la quantit CIN , che la capacit vista dal pilotante:
P = F Val 2 Cin
Quindi, sommando i vari consumi di potenza, e tenendo conto della potenza (trascurabile) assorbita dal CMOS durante lo stato
di riposo, abbiamo:
n
i= 1
I dispositivi HCT, essendo leggermente pi complessi, sono un po pi lenti e presentano un valore CPD un po pi alto.
Caratteristiche principali degli Advanced CMOS:
miglioramento correnti in uscita
La tecnologia BICMOS utilizza sia circuiti bipolari che circuiti CMOS. Per esempio i buffer della Texas Instruments sono realizzati
in tecnologia BICMOS.
Buffer tristate: questi particolari buffer cercano di ovviare al problema della terminazione della linea (vedi pi indietro). Quando
tutti i dispositivi collegati al bus sono in tristate, la linea assume un potenziale non noto. Per evitare il problema, questi buffer
hanno al loro interno la terminazione per il bus, e non occorre pi terminare la linea esternamente (fig 3.6).
BUS
Buffer
Buffer
Fig 3.6
Infine, alcuni modelli hanno un meccanismo interno per cui, allaccensione, vanno nello stato di alta impedenza.
U1
1)
3)
3)
4)
M
0
0
1
1
N
0
1
0
1
U1
1
1
0
memoria
U2
1
0
1
U2
N
Fig 3.7
Nella configurazione M=1, N=1, il flip-flop mantiene le uscite precedenti, in particolare:
se passo dalla configurazione 2 alla 4, U1=1 e U2=0;
se passo dalla configurazione 3 alla 4, U1=0 e U2=1;
ma se passo dalla configurazione 1 alla 4, il risultato impredicibile, perch dipende dalla diversa velocit delle due porte NAND.
Quindi la configurazione 1 quella vietata.
Un applicazione dei flip flop nei circuiti anti-rimbalzo, dove occorre ignorare i rimbalzi di tensione dovuti a interruttori,
switch, deviatori,ecc.
Invece delle porte NAND possibile impiegare anche 2 porte NOR (fig 3.8).
M
U1
1)
2)
3)
4)
U2
M
0
0
1
1
N
0
1
0
1
U1
memoria
1
0
0
U2
0
1
0
N
Fig 3.8
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
R
0
0
1
Q
mem
1
0
Q
Fig 3.9
simbolo del
fronte di salita
simbolo del
fronte di discesa
simbolo di un circuito
attivato da fronti di salita
simbolo di un circuito
attivato da fronti di discesa
In fig. 3.10 vediamo uno schema (puramente didattico) che illustra la struttura master-slave:
U1
UC
U3
3
U2
2
B
U4
D
UD
clock
Fig 3.10
Se CLOCK=0:
nelle porte NAND C e D entra uno 0, quindi UC=1 e UD=1; di conseguenza il flipflop costituito dalle porte 3 e 4 si trova in
configurazione di memoria; nelle porte A e B entra un 1, quindi U1= M e U2= N (vedi tabella di verit del flip flop).
Il primo stadio contiene un informazione che dipende dalle variazioni dellingresso, mentre il secondo stadio bloccato sul
valore memorizzato e dunque insensibile alle variazioni di M e N.
Se CLOCK=1:
nelle porte A e B entra uno 0, quindi U1=1 e U2=1; di conseguenza il flipflop costituito dalle porte 1 e 2 si trova in configurazione
di memoria; nelle porte C e D entra un 1, quindi U3= U1 e U4= U2. Il primo stadio bloccato sul valore presente su M e N al
momento della transizione del clock, mentre il secondo stadio assume il valore che era presente nel primo stadio.
Questo significa che, da un punto di vista esterno, luscita segue lingresso ad ogni fronte di salita del clock (fig 3.11).
clock
ingresso
uscita
Fig 3.11
Il segnale di ingresso deve essere stabile per un certo intervallo prima del fronte di salita (tempo di setup) e per un certo
intervallo di tempo dopo il fronte di salita (temop di hold). In questo modo si evitano problemi dovuti ai ritardi intrinseci dei flip
flop. Infatti, se lingresso M e N cambiasse proprio in corrispondenza del fronte di salita, lo stato finale del flipflop risulterebbe
indeterminato.
Un segnale che attiva i circuiti in corrispondenza dei suoi livelli (e non dei fronti), si chiama ENABLE o STROBE. Il pi semplice
circuito attivato dallenable il latch. Quando il latch abilitato, si comporta come una porta trasparente, nel senso che
luscita segue lingresso in modo continuo; nel momento in cui il latch viene disabilitato, congela il valore presente al suo
ingresso. Lo schema di principio rappresentato in fig. 3.12.
interruttore
enable
Fig 3.12
CK
notQ
R
clear
3.2.3.2 Tipo JK
preset
J
CK
notQ
K
BONAUDO
Alessandro - RICCHIARDI Fausto
clear
MASTER
SLAVE
CK
K
notQ
3.2.3.3. Tipo D
preset
Q
CK
notQ
D
clear
3.2.4 Contatori
Un esempio in cui vengono utilizzati il flipflop D il contatore. Questo componente hanno lo scopo di contare, ad esempio, i
fronti di salita del clock. Allo stesso modo possibile realizzare divisori di frequenza (fig 3.13).
clock
Q
Q
not Q
Fig 3.13
Con questa configurazione realizzo un divisore di frequenza per 2.
Mettendo in cascata i flip flop posso realizzare un divisore di frequenza per 16 (fig. 3.14).
D
not Q
not A
0
1
0
1
0
1
0
not Q
not Q
not B
0
0
1
1
0
0
1
not C
0
0
0
0
1
1
1
D
not Q
D
Fig 3.14
not D
0
0
0
0
0
0
0
contatore
0
1
2
3
4
5
6
7
1
0
...
1
1
0
...
1
1
0
...
1
0
1
...
1
7
8
...
15
Leggendo il contenuto delle celle da destra a sinistra si ottiene il valore crescente del contatore, da 0 a 15. Questo tipo di
contatore di chiama RIPPLE COUNTER, ed asincrono, infatti il clock no n comune a tutti. Occorre modificare questa
configurazione e complicarla un po per ottenere un contatore sincrono.
In commercio esistono contatori chiamati DECADI e contatori ESADECIMALI, realizzati con 4 flip flop collegati in modo
sincrono. Ognuno di questi componenti pu essere collegato in cascata con altri, in modo da realizzare contatori di modulo pi
elevato.
I contatori pi completi possono essere inizializzati con un valore, ne si pu impostare la direzione di conteggio (UP O down) e il
modulo.
Esiste anche il contatore FREE RUNNING della Motorola, che non si ferma mai; possibile impostare il suo modulo tramite uno
schema raffigurato in fig. 3.15.
CONTATORE
FREE RUNNING
COMPARATORE
LATCH
Fig 3.15
Fig 3.16
Ad ogni colpo di clock linformazione presente su un flipflop viene trasferita al flip flop che segue; molto importante che i flip
flop abbiano una struttura master-slave, cio introducano un ritardo noto e determinato, altrimenti, non appena introduciamo
uninformazione nel primo flipflop, tutti gli altri ricevono quellinformazione. I segnali di Preset e Clear servono per inizializzare il
registo con un valore.
Le applicazioni degli shift register sono diverse:
introduce un ritardo noto al propagarsi dellinformazione
pu essere utilizzato come moltiplicatore o divisore per potenze di 2
pu essere utilizzato come memoria veloce di piccole dimensioni (registro interno)
utilizzato per le conversioni parallelo-seriale e viceversa
3.2.5.1. Conversioni seriale-parallelo e parallelo-seriale
La conversione parallelo - seriale (fig 3.17) trova applicazione in quelle situazioni in cui occorre trasferire tramite collegamento
seriale (RS232, coll. Video, via satellite...) informazioni memorizzate alla sorgente in modo parallelo.
Affinch il trasferimento sia possibile, occorre che il clock della sorgente e della destinazione sia il medesimo, in ogni caso deve
essere possibile sincronizzare il trasmettitore con il ricevitore (fig 3.18).
Pi
Si
So
Po
(PiSo)
(SiPo)
(PiPo)
(SiSo)
Fig 3.17
PiSo
clock
SiPo
Fig 3.18
10
CAPITOLO 3
SOMMARIO
3.1. Famiglia logica CMOS e sue derivate ........................................................................................................................................................1
3.1.1. Considerazioni generali sulla famiglia CMOS....................................................................................................................................1
3.1.2. CMOS della serie 4000 ..........................................................................................................................................................................2
3.1.3. CMOS della serie HC, HCT ..................................................................................................................................................................3
3.2. Esempi di circuiti sequenziali.......................................................................................................................................................................4
3.2.1. Flip flop di tipo elementare ...................................................................................................................................................................4
3.2.2. Flip flop sincronizzati con il segnale di clock....................................................................................................................................5
3.2.3 Tipi di flipflop..........................................................................................................................................................................................6
3.2.3.1 Tipo Set/Reset.................................................................................................................................................................................6
3.2.3.2 Tipo JK .............................................................................................................................................................................................6
3.2.3.3. Tipo D..............................................................................................................................................................................................7
3.2.4 Contatori ..................................................................................................................................................................................................7
3.2.5. Shift register...........................................................................................................................................................................................8
3.2.5.1. Conversioni seriale-parallelo e parallelo-seriale ........................................................................................................................8
11
Cap. 4 - Memorie
CAPITOLO 4
MEMORIE
4.1. Classificazione delle memorie elettroniche
Una memoria un insieme strutturato costituito da elementi in grado di conservare uninformazione; nel nostro caso si tratta di
informazioni memorizzate in forma elettrica.
Vediamo alcuni criteri si classificazione delle memorie.
A - In base al supporto
- Elettroniche:
- Magnetiche:
- Ottiche:
- Altro
Cap. 4 - Memorie
Fig 4.1
ADX
DATA
CS
OE
R /W
Fig 4.2
In riferimento alla fig 4.2, i segnali di controllo principali sono il Chip Select (CS), che serve a selezionare il chip di memoria;
lOutput Enable (OE), che abilita i buffer di ingresso e uscita della memoria; il Read/Write (R/W), che controlla la direzione dei
dati.
Le memorie statiche sono organizzate normalmente per 8 bit, mentre le memorie dinamiche sono organizzate per 1 bit.
4.3. Temporizzazioni
tSU
ADD
CS
Fig 4.3
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
Cap. 4 - Memorie
tH
ADD
Il ciclo chiuso dal primo segnale, tra CS e OE, che torna a 1.
Nel momento in cui uno di questi due segnali torna a 1
avviene la lettura del dato.
La linea R/W rimane alta per tutto il ciclo.
CS
OE
DATA
R/W
tempo di accesso
Cap. 4 - Memorie
CAPITOLO 4
SOMMARIO
4.1. Classificazione delle memorie elettroniche ............................................................................................................................................... 1
4.2 Struttura generale di una memoria .............................................................................................................................................................. 2
4.3. Temporizzazioni............................................................................................................................................................................................ 2
4.3.1. Esempio di ciclo di lettura .................................................................................................................................................................... 3
CAPITOLO 5
A sen( )
KA sen( + )
Fig 5.1
Il segnale di ingresso viene riportato in uscita, eventualmente amplificato e/o sfasato, senza che venga introdotta
distorsione.
Come primo esempio didattico vediamo un diodo che, essendo un bipolo, ci permette di disegnare facilmente il piano
tensione-corrente (fig 5.2a e 5.2b).
Id
Id
Vd
Vd
Fig 5.2a
con
I d = IS (e
VD
VT
1)
dove
VT =
Fig 5.2b
KT
25 26mV a temperatura ambiente (T=25C), IS=corrente inversa di
q
Id
Vr
E/R
retta di carico
Id
R
Q
Vd
Vd
E
Fig 5.3b
Fig 5.3a
E = Vr + Vd = IdR + Vd Id =
E Vd
R R
Il punto Q in cui la caratteristica del diodo interseca la retta di carico si chiama punto di polarizzazione o punto di
funzionamento a riposo. A questo punto corrispondono un certo valore di tensione sul diodo e un certo valore di
corrente nel diodo (Vq, Iq).
Possiamo approssimare la curva nel punto Q con la tangente alla curva in Q (derivando la curva esponenziale Id(Vd) nel
punto Q si ottiene il coefficente angolare della retta tangente alla curva in Q). In un certo intorno del punto Q non ce
differenza tra la tangente e la caratteristica reale, pertanto in questo intorno, si pu approssimare la caratteristica del
diodo a una retta. Questa approssimazione sar buona se la tensione Vd non varia troppo.
In generale, se la variazione della tensione nellintorno di Q genera un errore che inferiore ai limiti stabiliti per quella
applicazione, la variazione un piccolo segnale, e la linearizzazione del componente comporta un errore accettabile. In
generale un segnale una qualunque variazione dal punto a riposo.
Il circuito equivalente in condizioni di piccolo segnale sar quello rappresentato in fig. 5.4a.
Id
E/R
caratterist. linearizzata
diodo
R
E
Vd
rd
Vrd
V1
retta di carico
V1
Fig 5.4a
E
Fig 5.4b
Se supponiamo di avere una variazione del generatore (fig 5.5a), otterremo unoscillazione della retta di carico (fig. 5.5b).
Id
Id
E/R
retta di carico
rd
Vd
Id
V1
Vd
-E
+E
Vd
Fig 5.5b
Fig 5.5a
Abbiamo rappresentato un generatore variabile tramite due generatori: uno costante e laltro che rappresenta la
variazione rispetto alla costante. Non importante il valore assoluto di corrente e tensione sul diodo, ma piuttosto la
relazione tra la variazione di Vd e la variazione di E:
Vd
E
Nota che, dopo la linearizzazione del circuito, questo rapporto diventa lineare e quindi, se E tende a 0, si tratta di una
derivata prima.
Come si vede dal grafico sulla destra, la variazione di E porta ad una traslazione della retta di carico, di conseguenza si ha
uno spostamento del punto di funzionamento a riposo e della tangente in quel punto.
Derivando il circuito rispetto al tempo spariscono le componenti costanti E e V1 (fig 5.6).
Id
R
E
rd
rd =
dVd
( Q)
dId
Vd
Vd
VT
dI d
I e
( Q) = S
dVd
VT
( Q) =
I d (Q )
VT
1
rd
Fig 5.6
Avremo che:
Vd = E
rd
R + rd
E importante ricordare ancora che il modello per piccolo segnale di un dispositivo dipende dal punto di funzionamento a
riposo.
In generale, il modello di un bipolo sar sempre una resistenza il cui valore dipende dal punto di funzionamento.
I2
V1
V2
.
I1
I2
Fig 5.7
In generale un doppio bipolo noto se sono note le relazioni tra le 4 grandezze rappresentate, quindi se si pu scrivere
un sistema del tipo:
V1 = R11 I 1 + R12 I 2
V2 = R21 I 1 + R22 I 2
V2 = H11 V1 + H 12 I 1
I 2 = H 21 V1 + H 22 I 1
oppure
V1 = r11 I1 + r12 I 2
V2 = r21 I1 + r22 I 2
Le applicazioni che vedremo in cui compaiono doppi bipoli sono essenzialmente amplificatori; lo scopo quello di
realizzare amplificatori unidirezionali, cio non si vuole che luscita influenzi lingresso.
Ora cerchiamo di trovare un modello per il transistore nelle condizioni di piccolo segnale.
Il transistore pu essere visto come un tripolo (fig 5.8).
C
IC
IB
VCE
VBE
E
Fig 5.8
Il modello del transistore per il piccolo segnale il seguente (le lettere minuscole stanno a indicare che i segnali variano
nel tempo):
v1 = h11 i 1 + h12 v 2
i 2 = h21 i1 + h22 v 2
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
MODELLO del
TRANSISTORE per
PICCOLO SEGNALE
i1
i2
h11
v1
v2h12
1/h22
v2
h21i1
Fig.5.9
Come gi detto, noi vogliamo che luscita non influenzi lingresso, ossia vogliamo che sia trascurabile il generatore
pilotato di tensione v2h12 : nel caso del transistore v 2h 12 dipende dall effetto Early.
Otteniano cos il modello a parametri ibridi (a parametri H), rappresentato in fig. 5.10.
i1
i2
h11
v1
1/h22
v2
h21i1
Fig.5.10
i1
ry
v1
i2
ru
r
gmv
1/rd
v2
Fig.5.11
Il circuito equivalente del transistore a parametri ibridi risulta di facile impiego finch i parametri sono espressi da numeri
reali indipendenti dalla frequenza; a frequenze elevate questa assunzione non accettabile perch gli effetti reattivi
interni del BJT non possono essere ignorati.
Per il funzionamento a frequenze elevate si preferisce pertanto ricorrere ad un circuito equivalente del transistore per
piccoli segnali pi aderente alla struttura fisica, che presenti parametri indipendenti dalla frequenza in un campo molto
esteso. Il modello che si utilizza il modello appena visto. Inoltre il circuito pi adatto a studiare le capacit parassite
(condensatori tratteggiati). Se consideriamo ru un circuito aperto otteniamo un doppio bipolo unidirezionale in cui luscita
non influenza lingresso.
Il modello del transistore indipendente dal fatto che il transistore sia PNP o NPN (come topologia la corrente e la
tensione sono inverse). Il modello pu essere pilotato in tensione o in corrente, ma attenzione: il dispositivo fisico reale
controllato sempre in tensione.
Riprendendo lultimo sistema di equazioni visto, calcoliamo i coefficienti h ij :
h11 =
v1
i 1 v 2 =0
h12 =
v1
v2 i 1=0
h 21 =
i2
i 1 v2 =0
h 22 =
i2
v 2 i 1=0
Attenzione: quando scriviamo v2=0, significa che sul modello, alluscita, c un corto circuito, ma sul dispositivo si ha un
uscita costante: ricorda infatti che le grandezze presenti sul modello (H o ) sono derivate nel tempo, e la derivata di un
valore costante zero.
Calcoliamo h 11 basandoci sul modello , ricordandoci che alluscita c un corto circuito:
v1
rr u
= ry +
ry + r
(infatti ru molto grande, al limite infinita)
i1
r + ru
r
h12 =
(ru molto grande, quindi h 12 risulta molto piccolo, al limite trascurabile)
r + ru
gmv gm ri gm r ru
ru
h 21 =
=
=
i1 = gm r
gmr (infatti ru molto grande, al limite infinita)
i1
i1
i1 r + ru
r + ru
h 21 coincide con il coefficiente del transistore, e visto che ru molto grande, possiamo dire che =gmr .
h 22 rd
Zona di Interdizione
Il transistore non conduce; in pratica si comporta come un circuito aperto
Zona di Saturazione
Il transistore conduce; in pratica si comporta come un corto circuito.
Zona di Linearit
Il transistore pu essere usato come un amplificatore
In realt oltre a queste 3 zone esiste ancora unaltra zona detta di conduzione inversa . In questo caso si considera il
transistore scambiando collettore ed emettitore; ovviamente il comportamento non simmetrico in quanto il drogaggio
diverso. Questa applicazione usato soprattutto con FET e MOS in quanto sono simmetrici.
Come ottenere le tre zone di funzionamento:
Giunzioni
Interdizione
Saturazione
Linerit
Base - Collettore
polarizzazione inversa
polarizzazione diretta
polarizzazione inversa
Base - Emettitore
polarizzazione inversa
polarizzazione diretta
polarizzazione diretta
RC
n
p
n
RB
VBE
es V T
Ie = I e
VB
oppure
VCC
Ic = IB
Ic = FIE
E
Fig 5.12
I E = IC + IB
I C = F ( I C + IB ) = F ( IB + IB )
I B = F ( + 1) IB F =
1+
Il valore di F legato alla geometria del transistore e quindi pu essere controllato con buona accuratezza; nella pratica
un valore molto prossimi a 1.
F
1F
di conseguenza il valore di molto grande ma soprattutto molto incerto, perch piccole variazioni di
F inducono grandi variazioni di . Possiamo solo dire che molto grande ma non possiamo in pratica conoscerne il
valore. Nel modello del transistore per la polarizzazione la corrente IC modellata tramite un generatore di corrente
pilotato dalla corrente IB (fig 5.13a); invece la differenza di tensione VBE praticamente costante (0.6-0.7V), quindi
modellata con un generatore di tensione costante (fig 5.13b).
C
B
VBE
IB
IC E
Fig 5.13a
Fig 5.13b
Sostituiamo il modello del transistore (ricorda: valido per la polarizzazione e quando il transistore in linearit) nel circuito
visto prima, otteniamo il circuito di fig 5.14.
C
IC
IB
IB
RB
RC
IE
VBE
VBB
E
VCC
Fig 5.14
7
5.3.1. Esempio
RC
RA
VCC
VCC
A
C
E
RB
Re q =
RE
Fig 5.15
IB
I E RE = ( I B + I C) RE = ( IB + IB) RE =
= (1 + ) IBRE
RC
VCE
VBE
IC
emett.
VCC
Veq
IE
RB
RA + RB
Siccome:
collet.
base
Ve q = VCC
Req
RARB
RA + RB
RE
Fig.5.16
IB =
Veq VBE
Re q + (1 + ) RE
IC =
Ve q VBE
Re q + (1 + ) RE
Da queste fornule possiamo vedere che, grazie alla presenza di RE, siccome molto grande possiamo scrivere:
IC
V eq VBE
RE
RC
Rs
uscita
ingresso
iE
vs
E
Fig.5.17
ic
ib
Rs
rb
v
gmv
Rc
r
vu
vs
E
Fig 5.18
vs ibRs
= rb + r
ib
vsr
v = i br =
Rs + rb + r
gmvsrRc
vu = gmvRc =
Rs + rb + r
Rout = infinita
Rin =
E
iB
iB + iC = iE
ib
rb
Rs
Rs
vu
gmv
r
v
ingresso
IC
RE
iC
vs
ie
vs
5.19
vu
re
Fig 5.20
nota che limpedenza di ingresso dipende dalla quantit (1+g m r)Re , e che gm r = del transistore che ha un valore
elevato; questo significa che limpedenza di ingresso ha un valore elevato confrontata a quella dello stadio Common
Emitter. Avendo unalta impedenza di ingresso, leffetto della resistenza Rs diventa trascurabile, e questo significa che il
comportamento dellamplificatore (la sua capacit di amplificazione) diventa indipendente dal generatore.
ie = i b + gm(ibr )
In questo caso il guadagno positivo (segnale in uscita in fase), ma sempre minore di 1; al crescere di (1+g m r) il
guadagno si approssima a 1, per questo motivo questo stadio chiamato anche emitter follower.
Calcolo Rout immaginando di applicare un generatore di tensione al posto del carico e annullando il generatore
indipendente (fig 5.21):
ib
Rout =
rb
Rs
gmv
r
v
iE
ie
re
vu
V
I
v =
ib =
V
Rs + rb + r
ic =
g m r V
r
V
r + rb + rs
r + rb + Rs
V
Fig.5.21
10
Quindi:
I = ie ib ic
I =
V
V
r
+
+V
gm
re Rs + r b + r
Rs + rb + r
V V (1 + gmr )
1 + gmr
1
+
=V +
re Rs + rb + r
re Rs + rb + r
Rs + r b + r
Rout = re parallelo con
1 + gmr
I =
Limpedenza di ingresso aumenta della stessa quantit di cui diminuisce luscita : (1+g m r).
Quindi questo stadio ha una bassa impedenza di uscita, e ci significa che lamplificazione indipendente dal carico RL
(fig 5.22).
Rs
Rout
Avendo un valore alto di Rin e un valore basso di Rout si
rende lamplificazione indipendente dal generatore vs e
dal carico RL. Questo il comportamento tipico degli
amplificatori di tensione.
Rin
RL
vi
vu
Av i
vs
Fig 5.22
gmv
iC
iC
Rs
Rs
B
iB
RC
vu
Vs
rc
vu
iB
rb
vs
Fig 5.23
Fig 5.24
ir
(i + g r )
m
v + g m r v = ir v (1 + g m r ) = ir
11
gmir
( r + rb)
(1 + gmr )
( r + rb)
vs
gmr
1
= ( Rs + r + rb ) gmr
= Rs + ( r + rb) 1
= Rs + ( r + rb)
i
1 + gmr
1 + gmr
(1 + gmr )
Rin =
( r + rb )
1 + gmr
vu = gmvRc
v = vs
r
r + rb
vu = gmvs
r
Rc
r + rb
vu
r
= gm
Rc
vs
r + rb
Limpedenza di uscita infinita per gli stessi motivi gi discussi per il Common Emitter. Avere impedenza bassa in
ingresso e alta in uscita tipico degli amplificatori di corrente (fig 5.25).
Rin
Rs
RL
Rout
vi
vu
Aii
Is
Fig 5.25
Si definiscono i 4 tipi di amplificatore (che vedremo in dettaglio) sulla base delle loro impedenze di ingresso e di uscita:
Ingresso
tensione
corrente
corrente
tensione
Uscita
tensione
corrente
tensione
corrente
Rin
0
0
Rout
0
Nome amplificatore
tensione
corrente
trans-resistenza
trans-conduttanza
Vgs
rd
12
5.6. Calcolo di g m e r
Ritornando al transistore bipolare e alla sua polarizzazione, abbiamo gi visto che le correnti e le tensioni nel transistore
sono legate da queste relazioni:
VBE
es V T
Ie = I e
Ic = IB
oppure
Ic = FIE = F IESe
V BE
VT
gmr =
I valori gm e r dipendono singolarmente dal punto di funzionamento fissato, mentre ne dipende molto poco.
Quando abbiamo visto lesempio del diodo, abbiamo calcolato la resistenza differenziale derivando la tensione sul diodo
rispetto alla corrente nel diodo; ora calcoliamo gm come la derivata della corrente di collettore rispetto alla tensione VBE
(in altre parole calcoliamo il coefficiente angolare della tangente alla curva esponenziale IC (VBE) nel punto di
funzionamento):
VBE
gm =
r =
dIc
dVBE
VT
FI ESe
dIc = FIESe
VB E
VT
V BE
VT
1
VT
gm =
FIESe VT
Ic q
=
VT
VT
VT
Icq
In queste relazioni si pu vedere come gm e r dipendano dalla corrente Icq che si ha nel punto di funziomento a riposo
Q.
Esiste un altro parametro importante: la frequenza di transizione del transistore; si indica con il simbolo fT ed legato
alle capacit parassite del transistore (vedi modello ):
C + Cu =
gm
2fT
Il modello del transistore che abbiamo visto a parametri concentrati, e vale solo in un certo campo di (basse) frequenze.
In particolare, la teoria dice che il modello valido per frequenze inferiori a fT/3, anche se in pratica il modello offre buoni
risultati se la frequenza non supera fT/10. Il parametro fT non dipende dal punto di funzionamento, un valore costante
fornito dal costruttore.
13
CAPITOLO 5
SOMMARIO
5.1 Concetto di linerit e non linearit.................................................................................................................................................. 1
5.2. Modello del transistore per piccolo segnale................................................................................................................................ 4
5.3. Polarizzazione del transistore ......................................................................................................................................................... 6
5.3.1. Esempio ...................................................................................................................................................................................... 8
5.4. Possibili configurazioni per il piccolo segnale (transitori bipolari).......................................................................................... 9
5.4.1. Stadio Common Emitter............................................................................................................................................................ 9
5.4.2. Stadio Common Collector...................................................................................................................................................... 10
5. 4.3. Stadio Common Base............................................................................................................................................................ 11
5.5. Possibili configurazioni per il piccolo segnale (transitori CMOS)......................................................................................... 12
5.6. Calcolo di g m e r............................................................................................................................................................................. 13
14
CAPITOLO 6
F(s)
SU(s)
SE(s)
Fig 6.1
La funzione F(s) indipendente dal tipo di segnale applicato, ma dipende solo dalla costituzione del sistema, quindi
siamo in grado di individuare e caratterizzare il comportamento del sistema stesso studiando tale funzione.
Nota: si tratta di una funzione complessa di variabile complessa, in altre parole F(s) un numero complesso x+jy e la
variabile s un numero complesso + j.
Esempio 1
R
1/ sC
VE(s)
VU(s)
1
VU ( s)
1
sC =
F ( s) =
=
VE ( s ) R + 1
1 + sCR
sC
Fig 6.2
La funzione F(s), raffigurata in fig. 6.3,
presenta un polo nel semipiano negativo di
-1/RC
(polo)
Fig 6.3
Esempio 2
F ( s) =
1/ sC
VE(s)
VU ( s)
R
sCR
=
=
VE ( s ) R + 1
1 + sCR
sC
VU(s)
Fig 6.4
-1/RC
(polo)
s=0
(zero)
Fig 6.5
F ( j )
F ( j )
F ( j )
Se in ingresso ho uno stimolo sinusoidale, vista la linearit delle reti che consideriamo, anche in uscita avr la stessa
sinusoide, a meno di differenze sullampiezza e sulla fase:
fe(t)=Asin(t)
RETE
F(j)
fu(t)=|F(j)|Asin(t+)
f e ( t ) = A sen(2 1KHz )
f u ( t ) = F ( j 2 1KHz) A sen(2 1KHz + F ( j 2 1KHz ))
Questi diagrammi si chiamano CURVE DI RISPOSTA e vengono disegnati su diagrammi di Bode; nei diagrammi di Bode,
allasse x applicata una scala logaritmica in base 10, sullasse y applicata una scala in decibel per quanto riguarda il
modulo (fig 6.6), una scala normale per quanto riguarda la fase (fig 6.7).
MODULO:
dB
|F(j)| o
Vu
Ve
scala logaritmica
0 dB
1
10
f [Hz] o [radHz]
100 1000
Fig 6.6
Definizione originale:
ndB = 10 log10
PU
PE
ndB = 20 log 10
VU
VE
Esempi:
se
VU
=1
VE
allora
0 dB
se
VU
= 10
VE
allora
20 dB
se
VU
= 2
VE
allora
3 dB
se
VU
= 100
VE
allora
40 dB
se
VU
= 1
2
VE
allora
-3dB
Se il modulo del rapporto inferiore ad 1 avremo in dB un valore negativo, altrimenti, se il modulo del rapporto maggiore
di 1, avremo in dB un valore positivo. Nota che ad ogni aumento di 20 dB, il modulo si decuplica.
FASE:
rad
fase di F(j)
/2 o 90
/4 o 45
-/4 o 45
scala logaritmica
1
10
100 1000
f [Hz] o [radHz]
3
-/2 o 90
Fig 6.7
F ( s) =
PN
PD
dove il grado del polinomio al numeratore sicuramente inferiore, al pi uguale, al grado del polinomio al denominatore,
quindi il numero di zeri minore o uguale al numero dei poli. Inoltre, per una condizione di fisica realizzabilit, i poli si
devono trovare nel semipiano negativo di .
I polinomi possono essere rappresentati come prodotti di termini di 1 grado, per esempio:
x 2 + 2 x + 1 = ( x 1) ( x + 1)
quindi, in generale, avremo che F(s) si presenta in questa forma:
m
F ( s) = k
(s a )
i
i =0
n
(s
j= 0
con m n.
Le soluzioni ai ed i posssono essere reali o complesse; nel secondo caso, siccome i polinomi sono a coefficienti reali,
queste soluzioni sono complesse coniugate. Per cui potr avere solo poli e zeri del primo o del secondo ordine che si
presenteranno in queste forme:
primo ordine:
secondo ordine:
( s ai )
( s 2 bs + c)
1
1
oppure
; queste
1+ s
s+a
due forme sono equivalenti perch posso passare da una allaltra facilmente:
1
1
1
1
1
1
=a
=
=
s+a 1 s+a a s
1 + s
+1
a
a
F ( s) =
1
1
F ( j ) =
1 + s
1 + j
F ( j ) =
1
1+
2
F ( j ) = arctg( )
dB
|F(j)|
scala logaritmica
1/
0 dB
[rad*Hz]
-3 dB
-[20log()+20log()]
Fig 6.8
Quindi quando >> 1 |F(j)| = -[20log()+20log()], relazione che pu essere vis ta come una retta del tipo:
y=-x+c che incontra lasse y=0 dB quando =1/.
La pendenza della retta a cui tende asintoticamente il modulo di 20dB/decade.
In definitiva lunico valore veramente interessante , perch cos sappiamo dove posizionare la curva; lo si legge
direttamente in F(s).
Passiamo ora tracciare la fase di F(j).
Se = 1 allora la fase sar:
fase di F(j)
/4 o 45
-arctg(1)=-45=-/4.
1/
0 dB
scala logaritmica
rad*Hz
-/4 o 45
-/2 o 90
Fig 6.9
F ( j ) = 1 + 2 2
F ( j ) = arctg( )
|F(j)|
APPUNTI DI ELETTRONICA APPLICATA I
3 dB
scala logaritmica
0 dB
[rad*Hz]
1/
[20log()+20log()]
Fig 6.10
Quindi |F(j)| tende asintoticamente alla retta [20log()+20log()] dB che incontra lasse y=0 dB quando =1/.
La pendenza della retta 20dB/decade.
Anche in questo caso lunico valore intressante , perch cos sappiamo dove posizionare la curva; lo si trova
direttamente in F(s).
Vediamo ora landamento della fase in fig 6.11.
dB
/2 o 90
fase di F(j)
/4 o 45
scala logaritmica
0 dB
rad*Hz
1/
-/4 o 45
Fig 6.11
Come accennato prima, siccome F(s) il prodotto di molti termini, graficamente F(s) pu essere ottenuta sommando i
grafici ottenuti dai singoli termini. Limportante che ogni grafico elementare sia posizionato in modo opportuno.
Vediamo due casi particolari:
F( s ) = k
F( s ) = 1 =
F( s ) =
1
k
F( s ) = 1 = k
Non possiamo posizionare un polo o un zero nello ZERO del diagramma di Bode, perch dovremmo disegnarlo a -; ma
ci significa che qualunque frequenza noi scegliamo, sar sempre molto pi grande della frequenza a cui si trova il polo o
lo zero. Graficamente, quindi, disegnamo solo la parte asintotica del grafico. In fig. 6.12a rappresentato landamento di
F(s)=ks, in fig 6.12b rappresentato landamento di F(s)=k/s.
dB
|F(j)|
dB
POLO
k
0 dB
0 dB
rad*Hz
|F(j)|
ZERO
1/k
rad*Hz
Fig 6.12a
Fig 6.12b
F ( j ) =
sRC
1 + sRC
Con riferimento alla fig 6.13, il contributo dello zero nellorigine consiste nella retta B di pendenza 20dB/decade che taglia
lasse X in (1/RC); il contributo del polo in -1/RC consiste nella curva A. Il risultato di questi due contributi consiste
nella curva segnata in grassetto.
1/RC
A
-3 dB
Fig 6.13
C1
R1
C2
Ve
R2
Vu
Fig 6.14
F ( s) =
Z2
Z1 + Z2
1
sCi
Ri
dove Zi =
=
1
1 + sCi Ri
Ri +
sC i
Ri
F( s ) =
R2
1 + sC 2 R 2
R2
R1
+
1 + sC 2 R 2 1 + sC 1 R 1
F( s ) =
R2
R 2 + R1
R 2 ( 1 + sR 1C1 )
R1 + sR 1R 2 C 2 + R 2 + sR 1 R 2 C1
1 + sC 1 R 1
1 + s ( C1 + C 2 )
= k
R 1R 2
R2 + R1
1 + s
1 + s
Possiamo ora analizzare la posizione relativa del polo rispetto allo zero; si presentano due casi:
|F(j)|
|F(j)|
caso 1
1/
polo
zero
1/
|F(j)|
|F(j)|
caso 2
1/
polo
zero
1/
Le curve disegnate sono puramente qualitative; occorre stabilire con maggior precisione la loro altezza e la loro ampiezza.
Possiamo vedere che in continua (frequenza zero) i condensatori scompaiono, viceversa a frequenza infinita scompare il
contributo delle resistenze:
quando 0
quando
R2
R2 + R1
R2
F ( j ) =
R2 + R1
F ( j ) =
C1 R1
( C1 + C2 )
R2 R1
R2 + R1
C1
C1 + C2
La posizione relativa dello zero rispetto al polo dipende da quale delle seguenti disuguaglianze vera:
R2
C2
<
zero a sinistra del polo
R2 + R1 C2 + C1
R2
C2
2>
zero a destra del polo
R2 + R1 C2 + C1
R2
C2
3=
; sotto questa condizione il polo e lo zero coincidono e il comportamento del partitore diventa
R2 + R1 C2 + C1
1-
|Vu/VS|dB
3 dB {
A0
fL
10
100
fH
Fig 6.15
Se, per semplicit, assumiamo che le 2 rette abbiano pendenza 20dB/decade, la f.d.t. sar:
F ( s) = A0
s
1
s + a 1 + s
fL=a
fH=1/
dove A 0, se espresso in dB, pari allaltezza della zona piatto del diagramma.
Dal grafico possiamo notare che tutte le frequenze centrali sono trattate allo stessso modo mentre allinizio ed alla fine il
guadagno tende a diminuire (diminuisce di un fattore 10 ogni volta che la frequenza aumenta/diminuisce di un fattore 10).
Individuiamo 2 frequenze: fL e fH dette frequenze di taglio, frequenze a cui il guadagno sceso di 3dB rispetto ad A 0 e
dove la fase in anticipo o ritardo di 45 rispetto alla banda passante. Nota: frequenza di taglio non vuol dire che tutte le
frequenze maggiori o minori vengono eliminate, ma solo attenuate.
Un amplificatore per essere non selettivo (untuned) deve avere la banda passante maggiore od uguale a 3 decadi; se la
banda passante pi stretta non posso parlare di amplificatore non selettivo. Se la banda passante strettissima ho un
amplificatore selettivo.
Se mi limito guardare la zona piatta posso dire che il guadagno indipendente dalla frequenza, cio lamplificatore in
questa zona di frequenza si comporta come una rete puramente resistiva, cio che non contiene condensatori (n
induttori) che tagliano le frequenze basse e alte. Per capire meglio possiamo dividere idealmente il diagramma e la
funzione F(s) in due parti, la parte alle basse frequenze (L) e la parte alle alte frequenze (H):
F ( s) = A0 L
F ( s) = A0
s
1
s + a 1 + s
F( s ) = A 0
s
s+a
oppure, pi in generale:
(s
n
FL ( s) = A0
j =1
n
+ bj
+ ai )
(s
i =1
Questa funzione rappresenta il comportamento alle basse frequenze; quando s FL(s) tende ad A 0 (per questo motivo
numeratore e denominatore devono avere lo stesso grado).
F( s ) = A 0
1
1 + s
oppure, pi in generale:
(1 + b s )
m
FH ( s) = A0
j =1
n
(1 + a s )
i i
i =1
Questa funzione rappresenta il comportamento alle alte frequenze; quando s0 FH(s) tende a A 0 (inoltre deve essere m<n
ossia il numero di zeri inferiore al numero di poli, afficnch, quando s, FH (s) tenda a 0, cio dB).
Da un punto di vista circuitale, alle basse frequenze leffetto dei condensatori provoca unattenuazione
dellamplificazione; questa attenuazione va diminuendo al crescere della frequenza, e ci significa che quei condensatori
tendono a comportarsi come corto circuiti, quindi tendono a scomparire dalla rete. A frequenze superiori a fL non
hanno pi influenza. Analogo discorso per le alte frequenze, dove i condensatori esercitano la loro influenza attenuando
lamplificazione; se si scende verso frequenze pi basse questi condensatori tendono a comportarsi come circuiti aperti,
quindi tendono a scomparire dalla rete (si potebbero rifare le stesse considerazioni per gli induttori).
Vediamo ora un amplificatore senza frequenza di taglio inferiore:
F ( s) = A0
1
1 + s
La curva di risposta rappresentata in fig. 2.16 quella degli amplificatori operazionali detti anchi amplificatori per
continua.
|Vu/VS|dB
3 dB {
A0
1
10
100
fH
10
Fig 6.16
A questo punto possibile analizzare il comportamento di un amplificatore che presenta in ingresso un segnale
periodico; in particolare vogliamo calcolare modulo e fase della funzione di trasferimento (nella realt gli amplificatori
servono anche per segnali non periodici, ma a noi basta vedere un esempio).
f (t) = f (t + T )
T = periodo
a0
+ ( ai cos(i t ) + bi sen(i t ))
2
i =1
i =1
T
2
a i = f ( t ) cos( it )dt
T 0
dove
2 T
bi = f ( t ) sen(it ) dt
T 0
2
ricordiamo = 2f =
T
f (t) =
1
;
1+ s
+
0
-
Se derivo lo sviluppo di Fourier (supponendo per semplicit di avere solo termini seno) ottengo:
d
bi sen(it ) i bi cos(i t )
dt
Analizzando la derivata possiamo osservare che:
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
11
Ro
1/sC
Ri
1
R
sC i
1
+ Ri
sC
Vi =
AV1
1
Ri
Ro + sC
1
+ Ri
sC
Vi
AV1
Fig 6.17
Vi
=
AV1
Ri
( Ro + Ri ) (1 + s
[= k
Ri Ro C
)
Ri + Ro
1
]
1 + s
Ru
1/sC
Ri
Vi
AV1
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
12
Fig 6.18
Vi
=
AV1
Ri
Ri + Ru +
1
sC
sRi C
( Ri + Ru ) sC + 1
[=
s
1 + s
1
]
Metto un condensatore in serie al segnale che impedisce il passaggio di frequenze basse (fig 6.18). Se metto uno zero
nellorigine, a basse frequenze il modulo della funzione di trasferimento si abbassa molto.
Questo uno dei metodi pi semplici per accoppiaree 2 stadi separandoli dal punto di vista della polarizzazione.
Sono disaccoppiati in continua o accoppiati in alternata.
Per avere un polo e uno zero, quindi per realizzare lamplificatore ad ampia banda, devo avere 2 condensatori, uno in
parallelo e uno in serie al segnale, ma con costanti di tempo diverse: una deve essere almeno a 3 decadi dallaltra
(condizione minima per parlare di larga banda).
Consideriamo il circuito di fig 6.19.
Ro
R
Vo
Ri
Vi
1/sC
Fig 6.19
1
)
Ri (1 + sCR)
sC
Z=
=
1
( Ri + R ) sC + 1
Ri + ( R +
)
sC
Ri ( R +
Nota : se s0 allora ZRi ( il condensatore diventa un circuito aperto); se s allora ZR//Ri (il condensatore
diventa un corto circuito).
A questo punto calcoliamo la f.d.t.:
13
R i ( 1 + sCR )
Vi
Z
1 + sC( R + R i )
R i ( 1 + sCR )
F( s ) =
=
=
=
=
(1 + sRC ) R i
Vo Z + R o
( R o ( 1 + sC ( R + R i )) + ( 1 + sRC) R i
( Ro +
1 + sC( R + R i )
=
R i ( 1 + sCR )
R o + R i + sC( R o R + R o R i + RR i )
ma
RoRi
R o R + R o R i + RR i = R o R i + R( R o + R i ) = ( R o + R i ) R +
Ro + Ri
quindi F( s ) =
R i ( 1 + sCR )
Ro Ri
( R o + R i )1 + sC( R +
Ro + Ri
[= k
1 + s
1 + s
>
1 1
< ]
Considerazioni:
polo
zero
Fig 6.20
Z
I1
I2
A
IA
IB
N
VA
VB
Fig. 6.21
14
GND
Vediamo sotto quali condizioni il circuito di fig. 6.21 equivalente al circuito di fig 6.22:
VA
VB
A
IA
IB
I2
I1
Z
Fig 6.22
GND
Determiniamo quale legame sussiste tra le impedenze della seconda rete e limpedenza della prima. Innanzitutto i due
circuiti sono equivalenti se le tensioni e le correnti di ingresso/uscita della rete N sono uguali; questo implica che I1=I1 e
che I2=I2:
I 1' =
VA
Z'
quindi:
I 2' =
VB
Z ''
quindi:
V A VB
Z
V A VA VB
=
cio
Z'
Z
I1 =
I2 =
Z' = Z
1
V
1 B
VA
VB VA
Z
VB VB V A
=
Z ''
Z
cio
Z '' = Z
VB
VA
VB
1
VA
se
VB
<< 0
VA
otteniamo un valore di Z molto piccolo (impedenza di ingresso del secondo circuito molto piccola); se Z un
condensatore, chiamando G=-(VB/VA), otteniamo:
Z' =
1
sC (1 + G)
Cos si vede chiaramente che se G molto grande, limpedenza di ingresso del secondo circuito diventa un condensatore
di capacit elevata pari a C(1+G). Otteniamo in tal modo che il condensatore visto allingresso molto pi grande di
quello collegato fisicamente; tale trucco si utilizza in tecnologia integrata dove non si possono realizzare grandi capacit.
Sfruttando leffetto Miller possibile introdurre dei poli a basse frequenze; infatti, come visto prima, valori alti di capacit
implicano alti valori delle costante di tempo e quindi poli molto vicini allorigine.
15
Fig 6.23
Il punto di funzionamento a riposo non viene influenzato dallaggiunta dei condensatori, perch questi, per quanto
riguarda la polarizzazione, si comportano come circuiti aperti. Se invece accoppio direttamente un generatore e/o un altro
stadio, il punto di funzionamento cambia, perch tiene conto della presenza del generatore, della sua resistenza interna e
della presenza dellaltro stadio (fig 6.24).
Fig 6.24
Utilizzare i condensatori in questo modo molto utile per disaccoppiare in continua gli stadi; ma questa tecnica taglia la
continua, cio il segnale a frequenza zero, e quindi non va bene se si vuole che questo non accada.
C
B
E
Req
VBE
Veq
La VBE (25 mV / C)
Il (1% / C)
La ICB raddoppia ogni 10C (corrente di 16
saturazione inversa)
Fig 6.25
Le variazioni di temperatura inducono variazioni nella tensione VBE , variazioni che modificano il punto di funzionamento a
riposo e sono indistinguibili dalle variazioni indotte dal generatore Veq. Possiamo infatti rappresentare le variazioni
indotte dalla temperatura con un generatore di tensione posto in serie allemettitore e supporre ideale lemettitore (fig
6.26).
Come posso separare le variazioni indotte dalla temperatura da quelle indotte dal generatore Veq?
La variazione della VBE rispetto alla temperatura un fenomeno lento (< 1Hz). Una soluzione poterebbe essere quella di
inserire una frequenza di taglio inferiore in modo tale da attenuare fortemente i segnali a bassa frequenza, e quindi quelli
dovuti alla temperatura.
Se non possibile mettere la frequenza di taglio inferiore (ossia il segnale che serve ha anche frequenze lente), per
esempio nel caso si debba misurare una temperatura, la nostra unica speranza separare i due segnali in ampiezza; ma
questa soluzione non va bene perch le ampiezze dei due segnali sono del tutto paragonabili (entrambe molto piccole).
emettitore ideale
VBE/T
Req
Veq
Fig 6.26
IC1
IC2
R1
R2
VC1
VC2
IB1
IB2
T1
V1
T2
VBE1
IE1 Fausto
IE2
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI
VBE2
V2
I0
-V
Fig 6.27
IB1
IB2
T1
T2
(1)
V1
VBE1
IE1
IE2
VBE2
V2
V1 = VBE1 VBE 2 + V2
V1 V2 = VBE 1 VBE 2 = Vd
Fig 6.28
Siccome abbiamo supposto identici i due transistori, le variazioni di VBE1 dovute alla temperatura sono identiche alle
variazioni di VBE2 , ma questultime hanno segno opposto, quindi gli effetti dovuti alla temperatura si annullano. In realt,
succede che tanto pi i 2 transistori sono uguali tanto pi leffetto di compensazione marcato.
Facciamo ora lequazione al nodo riportato in fig 6.29.
IE1
Fig 6.29
( 2) I E 1 + I E 2 = I 0
oppure
I C1 + I C 2 = F I 0
IE2
I0
( 3) I E = I ES e
infatti : I c
= FI E
VB E
VT
Se le tensioni V1 e V2 non sono uguali la corrente non si divide pi in modo uguale sui 2 rami; studiamo il legame tra la Vd
e le correnti. Riprendiamo la (2):
I C1 (1 +
I C2
F I0
) = F I 0 IC1 =
I C2
IC1
1+
IC1
I C2 =
e, analogamente
F I0
IC1
1+
I C2
I C1 = F I ES e
VBE 1
VT
I C 2 = F I ES e
V
d
I C1
(VBE 1 VBE 2 )/VT
VT
=e
=e
IC2
VBE 2
VT
d
I C2
(VBE 2 VBE 1 )/ VT
=e
= e VT
IC1
Combinando queste ultime equazioni con quelle trovate poco sopra otteniamo:
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
18
I C1 =
F I0
1+ e
I C2 =
V
d
VT
F I0
Vd
1 + e VT
Landamento delle 2 correnti in funzione della tensione differenziale rappresentato in fig. 6.30.
IC1, IC2
FI0
IC1
FI0/2
Fig 6.30
IC2
-2VT
Vd
2VT
Osservazioni:
Se V1 >> V2 allora tutta la corrente IC1 (tutta la corrente passa nel ramo sinistro)
Se V2 >> V1 allora tutta la corrente IC2 (tutta la corrente passa nel ramo destro)
Questo un comportamento binario dello stadio differenziale che infatti viene sfruttato dalle porte ECL.
A questo punto se R1= R2= RC abbiamo:
VC 1 = VCC I C1 RC
VC 2 = VCC I C 2 RC
se aumento V1 (ossia aumenta Vd) avr:
VC 2
VC 1
in
fase
sfasato 180
Andiamo ora a studiare il tutto per il piccolo segnale; per fare ci dobbiamo prendere un punto di funzionamento a riposo
P, fare la derivata della funzione e calcolarla in P. Sostituiamo cos alla curva le tangenti alla curva nel punto P; come
punto di funzionamento a riposo prendiamo il punto in Vd=0, sul grafico il punto (0, FIO/2):
19
dI C1
g m1 =
dVd
dI
gm = C
dVd
dI C 2
g m2 =
dVd
d
dI C 1
F I0
1
VT
=
e
( )
2
V
dVd
VT
d
1 + e VT
F I0
e
4 VT
g m2 =
F I0
4 VT
I due valori ottenuti sono i coefficienti angolari delle due rette tangenti che linearizzano lo stadio; scriviamo lequazioni
complete di tali tangenti:
F I0 F I 0
F I0
I C1 = g m1 Vd + 2 = 4 V Vd + 2
T
se I C1 = 0 Vd = 2 VT asse Vd
se I = I V = 2 V asse I
C1
F 0
d
T
F 0
F I0
dI C 2
dV = 4 V
T
d
F I0
I
I
= F 0 Vd + F 0
I C 2 = g m2 Vd +
2
4 VT
2
se I C 2 = 0 Vd = 2 VT asse Vd
se I C 2 = F I 0 Vd = 2 VT asse F I 0
In base alle considerazioni svolte, otteniamo il grafico in fig 6.31.
IC1, IC2
FI0
IC1
FI0/2
Fig 6.31
IC2
-2VT
2VT
Vd
Ora possibile calcolare lerrore relativo, nel punto Vd=VT, causato dalla sostituzione della curva con la retta tangente
passante per P:
20
F I0
I
3
VT + F 0 = F I 0
4 VT
2
4
F I0
=
= 0.73 F I 0
Vd
1+ e
VT
VBE
B
Per quanto riguarda le correnti, per studiare leffetto delle derive e degli offset occorre riprendere il circuito dello stadio
differenziale aggiungendo per le resistenze in serie ai generatori V1 e V2; poniamo per semplicit che V1=V2=0 e quindi
nel disegno di fig 6.32 sono scomparsi i due generatori.
VCC
IC1
IC2
R1
R2
VC1
VC2
IB1
IB2
T1
RB1
T2
RB2
VBE1
IE1
IE2
VBE2
I0
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
-VEE
Fig 6.32
21
I B1 R B1 + VBE1 VBE 2 I B2 R B2 = 0
Nellipotesi di idealit, IB1 = IB2 e VBE1 = VBE2 quindi, affinch lequazione sia vera, deve essere RB1 = RB2. Questo significa
che per limitare gli offset, le due resistenze poste agli ingressi devono essere il pi possibile uguali.
Nellipotesi realistica che i due transitori siano leggermente diversi, avr che IB1 IB2 e dunque, pur avendo RB1 = RB2
non riesco ad eliminare lasimmetria. Per ottenere questo risultato dovrei eliminare le resistenze, ma siccome questo non
praticamente possibile, cerco di mettere le resistenze pi piccole possibili. In questo modo
IB1 RB1 IB2RB2
questultimo:
A
diventa trascurabile rispetto a VBE1 VBE2 e posso considerare come unico offset significativo
VBE
22
CAPITOLO 6
SOMMARIO
6.1. Funzioni di trasferimento, modulo e fase...................................................................................................................................... 1
6.1.1 Andamento del modulo e della fase in funzione di (o di f) .............................................................................................. 2
6.1.2 Tracciamento del modulo e della fase..................................................................................................................................... 4
6.2. Un esempio importante: il partitore compensato......................................................................................................................... 7
6.3. Curve di risposta degli amplificatori.............................................................................................................................................. 9
6.4. Introduzione di poli e zeri.............................................................................................................................................................. 12
6.5. Effetto Miller................................................................................................................................................................................... 14
6.6. Esempio di disaccoppiamento in continua................................................................................................................................. 16
6.7. Effetti della temperatura (cenni)................................................................................................................................................... 16
6.8. Stadio differenziale........................................................................................................................................................................ 17
6.9. Derive e offset: prime considerazioni.......................................................................................................................................... 21
23
CAPITOLO 7
AMPLIFICATORI OPERAZIONALI
7.1. Lamplificatore operazionale
Consideriamo un circuito con due ingressi e unuscita (fig 7.1). Supponiamo che questo sistema sia in linearit (se fatto
con transistori allora stato polarizzato). Abbiamo che:
Vu=f (V1,V2)
Definiamo segnale di tipo differenziale la grandezza:
V1
Vu
Vd=V1 V2
V2
e segnale di modo comune la grandezza:
Fig 7.1
Vc =
V1 + V2
2
V1 = Vc +
Vd
2
V2 = Vc
Vd
2
Possiamo rappresentare circuitalmente queste due relazioni tramite dei generatori di tensione opportuni (fig 7.2a).
Vd/2
V1
Vu
Vu
Vd/2
Vc
V2
Fig 7.2b
Fig 7.2a
Nel circuito in fig 7.2b:
se Vc =0 V1 - V2 = Vd : la differenza di tensione tra i due morsetti pari a Vd
se Vd=0 a entrambi i morsetti applicata la tensione Vc
Questi dircorsi valgono per qualsiasi circuito con due ingressi, se presenta una topologia di questo tipo.
Nellipotesi di sistema lineare, possiamo utilizzare la sovrapposizione degli effetti, e quindi scriviamo:
Vu = AdVd + AcVc
dove A d il guadagno differenziale o di modo differenziale, e A c il guadagno di modo comune.
Definiamo inoltre il Common Mode Rejection Ratio:
CMRR =
Ad
Ac
dB
Se un sistema ha due ingressi, possiamo esprimere luscita in funzione della differenza dei due segnali di ingresso e della
loro media aritmetica. Grazie allipotesi di linearit posso dire che luscita esprimibile tramite una combinazione lineare di
Vd e Vc .
Facciamo qualche considerazione sui valori di Ad, A c e CMRR.
Un amplificatore a due ingressi unamplificatore differenziale ideale se A c =0.
Nel caso reale invece deve essere vera la condizione:
A c << A d (non significa necessariamente che A d debba essere grande) ossia CMRR >> 1.
Un amplificatore operazionale :
un amplificatore differenziale
A d >> 1 (A d deve essere elevato, A d 106)
un amplificatore per continua, quindi non presenta frequenza di taglio inferiore
deve possedere basse derive termiche
Nota: un amplificatore che abbia Ad=1 e AC=0 pu essere classificato come amplificatore differenziale ma non come
amplificatore operazionale.
Il simbolo circuitale rappresentato in fig 7.3.
V+
-
Vd
VU=AdVd
Fig 7.3
Ad =
C da notare che lerrore che si introduce approssimando ad il guadagno A minore dellerrore commesso sugli
elementi di contorno, ad esempio la tolleranza sui componenti.
Vd = 0
Questa caratteristica deriva dalla precedente ricordando che la tensione in uscita data dal prodotto del guadagno
per la tensione differenziale. Siccome la tensione in uscita limitata (non pu essere infinita!) ne consegue che Vd
deve essere uguale a zero. Quindi come se allingresso ci fosse un corto circuito.
id = 0
Questo deriva dallaffermazione precedente: se la tensione differenziale nulla, qualunque valore finito abbia
limpedenza di ingresso, ne consegue che la corrente in ingresso nulla. Quindi come se allingresso ci fosse un
circuito aperto.
Date le ultime due caratteristiche si dice che il circuito di ingresso di un amplificatore operazionale ideale un
CORTO CIRCUITO VIRTUALE (o massa virtuale).
Nota: nei morsetti dingresso pu passare una corrente qualunque ma si tratta di corrente di polarizzazione e non di
segnale. E questultima che nulla nei morsetti.
Ri =
Si assume infinita, in tale modo non vi sono effetti di carico sullo stadio precedente.
Ro = 0
Si assume nulla, in tale modo luscita pu pilotare un numero infinito di altri dispositivi.
B=
in modo tale che un segnale di frequenza da 0 ad Hz possa essere amplificato senza subire nessuna attenuazione.
CMRR =
Ad
AC
=
dB
SR =
in modo tale che la tensione di uscita vari con le variazioni della tensione di ingresso senza nessun ritardo.
Lamplificatore operazionale ideale un amplificatore di tensione in quanto limpedenza di ingresso infinita e quella di
uscita nulla.
Lequazione fondamentale di un amplificatore operazionale
VU = AdVd
e pu essere rappresentata graficamente come in fig 7.4.
VU
Vd
Fig 7.4
Tale caratteristica descrive landamento della tensione di uscita in funzione della tensione differenziale di ingresso
quando lamplificatore operazionale lavora ad ANELLO APERTO, vale a dire quando non esiste connessione tra
lingresso e luscita.
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
R2
R1
VU
Vd
V + = VS = V = VU
R1
R1 + R2
VU
R
= 1+ 2
VS
R1
VS
Fig 7.5
Rout = RO / /( R1 + R2 )
la quale, essendo RO=0, sar nulla.
R2
Ri
Vi
RO
R1
Vu
VS
AVi
Fig 7.6
R2
i1 =
R1
VS
i1
Vu
VS
R1
i2 =
VU
R2
visto che i2 = i1
VU
R
= 2
VS
R1
Fig 7.7
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
Per rendersi conto che tale stadio non un amplificatore di tensione sufficiente andare a calcolare le resistenze di
ingresso ed uscita. A tale scopo conveniente utilizzare il circuito di fig.7.8.
equivalente Norton
i2
R2
ii
i1
R1
IS
Vu
Fig 7.8
I S = i1 + i 2 + i i
i1 = 0 perch ai capi di R 1 non c' differenza di tensione
e i i = 0 perch non entra corrente nell' operazionale
per cui VU = i 2 R2 = I S R2
Limpedenza di ingresso risulta essere nulla, cos come limpedenza di uscita:
Ring =
VS Vd
=
=0
IS
IS
Rout = RO / /( R1 + R2 ) = 0
VS
RL
VR
IL
VR = I L R
VS = VR = I L R
IL 1
=
VS
R
Fig 7.9
Possiamo subito notare che lamplificazione non dipende n dallamplificatore n dal carico RL ( indipendente dalla
particolare applicazione). Limpedenza di ingresso elevata (la corrente in ingresso nulla); per quanto riguarda
limpedenza di uscita, per calcolarla occorre considerare lamplificatore operazionale reale (fig 7.10), applicare un
generatore di corrente al posto del carico e calcolare il rapporto (V1-V2) /I. Assumiamo la resistenza Ri di ingresso elevata
(praticamente un circuito aperto) e calcoliamo quanto vale ROUT.
V1 V2
I
se Ri V2 = I R
ROUT =
V1
RO
Ri
Vd
altrimenti V2 = I ( R / / Ri )
V1 = A Vd + I RO
AVd
I
V2
R
Fig 7.10
Vd = V2 = I R
A I R + RO I + I R
ROUT =
=
I
= R (1 + A) + RO
V1
Ri
Vd
V1 = ( I + GV d ) Ro = IR o + GV d Ro
VdG
RO
I
V2
ROUT = R (1 + RO G ) + RO
R
Fig 7.11
In questo modo ci siamo ricondotti in una forma canonica dove limpedenza di uscita data dallimpedenza duscita del
sistema morto, RO, moltiplicata per una quantit, 1+GR, detta guadagno danello o desensitivity.
Le stesse cose le avremmo potute ottenere applicando le regole di un sistema ad anello chiuso in reazione negativa
(vedremo pi avanti cosa significa).
In conclusione la ROUT molto elevata (al limite se A ROUT ), quindi la corrente che passa nel carico viene
mantenuta indipendentemente dal valore del carico.
Il problema di questa configurazione il fatto che il carico fluttuante (ossia la resistenza RL non ha riferimento a massa).
NOTA: I carichi pilotati in corrente sono quelli di tipo induttivo (motori, relais, lettori floppy, ..).
RL
IS
IL
I1 = I L
R1
I1
I S + I1 = 0 IS = I1
R2
IL
R1
= I S
= ( 1 +
)
R1 + R2
IS
R2
R2
Limpedenza di ingresso nulla (perch Vd=0),
mentre limpedenza di uscita elevata (potremmo
rifare lo stesso calcolo gi fatto con lamplificatore di
transconduttanza).
Fig 7.12
Abbiamo cos trovato la f.d.t. di un amplificatore di corrente; come per gli altri amplificatori, la f.d.t. dipende dal rapporto
delle resistenze e non dai loro valori assoluti. Attenzione: bisogna ricordarsi che nella realt lamplificatore non
ideale;questo significa che non possiamo mettere resistenze di valore qualunque, perch esistono:
no corrente
IB1
Vd
Ri
+
Voff
no corrente
+
IB2
IB =
I B1 + I B2
2
Fig 7.13
Per modellare la differenza di corrrente presente ai due terminali di ingresso definiamo la corrente di offset di ingresso
Ioffset come la differenza tra le 2 correnti di polarizzazione:
I offset = I B2 I B1
Possiamo ridisegnare il circuito (fig 7.14) facendo comparire IB e Ioffset.
Ioffset/2
no corrente
IB
Vd
Ri
+
Voff
no corrente
IB
Ioffset/2
Fig 7.14
IB
I offset
I offset
V off
I B
T
Voff
T
Studiamo il comportamento delloperazionale con offset e derive. In fig. 7.15 compare loperazionale con tutti i generatori
che modellano gli offset e le derive.
R2
Ioff/2
R1
IB
Vd
Ri
+
RO
A dVd
Voffset
VU
RS
+
VS
IB
Ioff/2
Fig 7.15
Valuto ora leffetto di tali grandezze sulla tensione di uscita VU considerandoli alla stregua di effetti esterni e
considerando ideale lamplificatore operazionale.
Suppongo di operare in linearit in modo da poter applicare la sovrapposizione degli effetti; analizziamo passo per passo i
contributi sulla tensione di uscita dei vari generatori:
Contributo del generatore VS (in RS non passa corrente, quindi non c caduta di tensione)
R
VU = VS 1 + 2
R1
R
VU = Voff 1 + 2
R1
Infatti come se la tensione Voff fosse applicata nel punto in cui presente VS e quindi si comporta come un ingresso
ad un amplificatore di tensione.
VU = R2 I B
infatti, essendo lamplificatore ideale, la corrente non pu entrare in Ri , e siccome su R1 non c differenza di
tensione, va tutta su R2.
R
VU = I B RS 1 + 2
R1
La corrente IB entra tutta sulla resistenza RS (lamplificatore ideale); la tensione su questa resistenza viene
amplificata al pari di una tensione di ingresso.
VU = R2
I offset
2
VU = RS
I offset
R
1+ 2
2
R1
La corrente fluisce tutta su RS e la tensione che sui crea viene amplificata come se fosse un ingresso dellamplificatore
di tensione.
In conclusione avremo:
R
VU = VS 1 + 2 + Voffset
R1
R
1 + 2 I B R2 + I B RS
R1
I offset
R I offset
1 + 2 +
R2 +
RS
R1
2
2
R
1 + 2
R1
Da questa espresione si pu subito notare che le correnti di polarizzazione IB danno contributi di segno opposto. Per fare
in modo che tali contributi si annullino a vicenda, nellipotesi che le due correnti di polarizzazione siano uguali,
sufficiente porre
R
RR
R2 = RS 1 + 2 RS = R1 / / R2 = 1 2
R1
R1 + R2
In generale per minimizzare gli effetti delle correnti di polarizzazione sufficiente fare in modo che limpedenza vista
dallingresso non invertente (+) coincida con limpedenza vista dallingresso invertente (); in poche parole le impedenze
viste dai due morsetti devono coincidere.
Imponendo tali condizioni si ottiene:
R I offset
VU = (VS + Voffset ) 1 + 2 +
R1
2
R
RS 1 + 2 + R2
R1
R + R2 R1 R2
R I
VU = (VS + Voffset ) 1 + 2 + offset R2 + 1
R1
2
R1 R1 + R2
R
VU = (VS + Voffset ) 1 + 2 + I offset R2
R1
Nel caso peggiore il contributo della corrente di offset si somma al contrinuto di Voff. Comunque, per minimizzare leffetto
di Ioffset bisogna limitare R2. In pratica si sceglie R2 in modo tale che si abbia:
R2 <<
Voffset
T
Daltro canto abbiamo visto che la corrente in uscita dallamplificatore operazionale pu essere 10mA; questo significa
che, se per esempio vogliamo avere in uscita una dinamica di 10V, la resistenza globale vista dalluscita dovr essere di
almeno 1 K. Affinch la maggior parte della corrente vada sul carico, dovremo mettere R2 intorno ai 10 K (ricorda che
R2 e il carico sono in parallelo rispetto alluscita). Ecco che abbiamo una limitazione inferiore al valore delle resistenze R1 e
R2.
10
E necessario quindi raggiungere un compromesso., ricordando sempre che pi le resistenze sono piccole meno le derive
influiscono.
Vd
R
VU = VS 1 + 2
R1
VU
+
ma noi abbiamo supposto R1= e a questo punto il valore di R2
ininfluente, quindi consideriamo R2=0.
VS
Fig 7.16
R1
= Ri (1 + A)
Ring = Ri 1 + A
R1 + R2
VU
=1
VS
ROUT =
RO
1+ A
R1
R1 + R2
RO
( 1 + A)
E un amplificatore di tensione con la massima impedenza di ingresso e la minima impedenza di uscita possibile. E quindi
il buffer ideale o meglio il miglior buffer di tensione che ci sia. Il segnale in uscita segue il segnale di ingresso perch il
guadagno 1.
7.4.2. Integratore
Prendiamo un amplificatore di transresistenza e sostituiamo la resistenza R2 con un condensatore di impedenza Z2 (fig.
7.17).
i2
Z2=1/sC
VU
Z
1
= 2 =
VS
R
sCR
R
VS
i1
Vu
Ci troviamo cos di fronte ad una f.d.t. con un
polo nellorigine.
Vediamo perch questo circuito si comporta da
integratore:
Fig. 7.17
iC = C
dVc
1
VC = idt
dt
C
i=
vS
R
VC =
1
v dt
RC S
11
VC = VU VU =
1
v S dt
RC
Questo circuito cos come labbiamo disegnato non pu funzionare. Infatti lamplificatore operazionale avr sempre la sua
Voff e la sua Ioffset. Questo significa anche queste quantit saranno integrate: anche se VS nulla, la Ioffset pian pianino
carica il condensatore fino a quando VU non raggiunge il valore massimo (o minimo), dopodich il circuito saturo.
Da un altro punto di vista, questo circuito non stabile perch presenta un polo nellorigine, e ci significa che a fronte
di un ingresso limitato, otteniamo unuscita illimitata.
Riusciamo a far funzionare lintegratore se lo inseriamo in un anello.
A volte per evitare lanello si mette in parallelo al condensatore un interruttore, aprendolo solo se necessario integrare il
vero segnale.
NOTA: finora abbiamo sempre visto il collegamento tra ingresso ed uscita sul morsetto negativo, in quanto reazionando
sul morsetto positivo (reazione positiva), il modello del transistore visto perde la sua validita, o meglio, vale solo per un
piccolissimo transitorio.
R
R1
Vu
V2
V1
Fig 7.18
R
R
VU = V1 1 + 2 V2 2
R1
R1
Noi vogliamo ricondurci a una formula del tipo Vu=K(V1
- V2), quindi i fattori che moltiplicano V1 e V2 devono
essere uguali, in modo da poterli raccogliere in ununica
costante.
RB
R
R
VU = V1
1 + 2 V2 2
R1
R A + RB
R1
R1
-
Vu
APPUNTI DI ELETTRONICA
R APPLICATA I
V2
V1
RB
Fig 7.19
R2
R1
-
Vu
V2
R1
+
V1
R2
Fig 7.20
Con questa configurazione, per variare il guadagno K, devo cambiare i valori delle 4 resistenze; esiste per una
configurazione pi comoda (quella che si trova in commercio) rappresentata in fig. 7.21.
R2
+
V2
R1
RA
R
VU
RA VU
Vu
R1
R2
V1
Fig 7.21
La resistenza R modificabile facilmente perch esterna al circuito; nota inoltre come il funzionamento
dellinstrumentation amplifier si basi sul rapporto tra le resistenze e non sui loro valori assoluti.
VU =
R2
''
'
VU VU
R1
13
VU = V2 + IR A
'
VU = V1 IR A
''
VU VU = V1 V2 2 IR A
''
'
V2 V1
R
(V2 V1 )
2RA
= V1 V2 2
RA = (V1 V2 ) 1 +
R
R
V2 V1 = IR I
VU VU
''
'
R
2RA
quindi : VU = 2 (V1 V2 ) 1 +
R
R1
Scegliendo opportunamente valori di R posso variare il guadagno dellamplificatore.
14
7.4.4. Sommatore
Il circuito di fig. 7.22 somma le correnti in
ingresso. Ai capi di ogni resistenza Ri c una
tensione Vi e quindi, per come funziona
lamplificatore, ottengo alluscita la somma
delle tensioni:
R1
R2
Vu
R
R
R
VU = V1 + V2 +... Vn =
R1
R2
Rn
= R
i =1
Fig 7.22
n
Vi
= R GiVi
Ri
i =1
Rn
Come tensione di uscita si ottiene una somma pesata (secondo le
resistenze) delle tensioni di ingresso. Unapplicazione importante del
sommatore il convertitore digitale-analogico, rappresentato in fig.
7.23.
sw0
sw1
sw0 sw1 sw 2
swn
VU = R
+
+
+...+ n VREF
2 R1
R1 2 R1 4 R1
R1
Vu
2R1
VU = RVREF
i =0
swi
2 i R1
swn
Questa soluzione nella pratica irrealizzabile se il numero di bit supera 10,
perch la differenza di valori tra le resistenze che compongono il circuito
troppo elevata.
Si utilizzano allora i cosiddetti ladder o reti R-2R, dove compaiono solo
resistenze di valore R e 2R (fig 7.24). Nota: la rete che vediamo qui
comunque diversa da quella esistente in commercio.
2n R1
+
VREF
R
sw0
2R
R
sw1
2R
sw2
2R
Vu
VU =
RF VREF
R 8
VREF
2R
Fig 7.24
15
In commmercio si trovano convertitori che escono in corrente (composti dalla sola rete ladder) e in tensione (rete
ladder+amplificatore) . Inoltre nei DAC moltiplicativi la VREF fornita esternamente.
La conversione digitaleanalogica praticamente istantanea, invece la conversione inversa ha dei ritardi intrinseci.
R0
R1
R2
Fig 7.25
Rn
R1
V1
R2
Rm
+
V2
V1
V2
Vm
Vn
Sovrapposizione degli effetti:
n
VU =
i= 1
siccome
Vi
/ / n R + R0
R 0 + V + i= 1 n i
[il simbolo // rappresenta il parallelo]
Ri
/ / i=1 R i
1
/ / in=1 R i = n
possiamo scrivere:
Gi
1
+ R0
V
VU = i R 0 + V +
i= 1 R i
V' R '
i
i =1
teorema di Millman: V + =
1
n
G
i =1
i =1
m
1R '
i =1
Vi'
Quindi:
16
1
m
V ' R ' G
1
G0
VU =
i= 1
Vi
R0 +
Ri
i =1
m
1R '
i =1
i =1
G0
i =1
G0
i= 1
VG
i =1
VG
V ' G ' G
i
i=1
G0
G i'
i =1
i =1
+ 1 =
V ' G ' G
i
i =1
G '
i =1
i= 0
G0
m
1 n
Se G i' = G i VU =
G i Vi + G i' Vi'
G 0 i=1
i =1
i= 0
i =1
m
17
CAPITOLO 7
SOMMARIO
7.1. Lamplificatore operazionale........................................................................................................................................................... 1
7.2. I 4 tipi di amplificatore ..................................................................................................................................................................... 4
7.2.1. Amplificatore di tensione ........................................................................................................................................................ 4
7.2.1. Amplificatore di transresistenza ............................................................................................................................................. 4
7.2.3. Amplificatore di transconduttanza......................................................................................................................................... 5
7.2.4. Amplificatore di corrente......................................................................................................................................................... 7
7.3. Derive e offset nellamplificatore operazionale............................................................................................................................ 7
7.4. Esempi di applicazioni dellamplificatore di tensione e di transresistenza ............................................................................ 11
7.4.1. Voltage follower...................................................................................................................................................................... 11
7.4.2. Integratore ............................................................................................................................................................................... 11
7.4.3. Instrumentation amplifier....................................................................................................................................................... 12
7.4.4. Sommatore ............................................................................................................................................................................... 15
7.4.5. Sommatore generico (con segni diversi)............................................................................................................................. 16
18
CAPITOLO 8
Fig 8.1
Se
Si
Su
G
Sf
Fig 8.2
A seconda del segno, valgono queste due relazioni:
Si= Se + Sf
Si = Se - Sf
In prima approssimazione possiamo associare mentalmente la somma al concetto di reazione positiva e la sottrazione al
concetto di reazione negativa.
Definiamo la funzione di trasferimento ad anello chiuso o guadagno di anello chiuso il rapporto tra uscita e ingresso
prima del nodo:
close loop gain GF =
Su
Se
Definiamo guadagno di anello aperto il rapporto tra uscita e ingresso dopo il nodo:
open loop gain =
Su
Si
S u = GSi
Si = Se + Sf
S u ( 1 GH ) = GSe
Su =
S f = HS u
S u = G ( Se + HS u ) = GS e + GHS u
G
S
( 1 GH ) e
Su
G
=
= GF
Se 1 GH
S u = GSi
Si = Se Sf
S u ( 1 + GH ) = GSe
Su =
S f = HS u
S u = G ( Se HS u ) = GS e GHS u
G
S
( 1 + GH ) e
Su
G
=
= GF
Se 1 + GH
Nota bene: come vedremo, nei circuiti non affatto semplice individuare i blocchi G e H, ma esiste un metodo per
calcolare direttamente la quantit GH, che quindi risulta molto pi importante dei singoli G e H.
Il blocco GH viene definito normalmente guadagno di anello.
Il guadagno di anello chiuso GF , nel caso della sottrazione, ha lo stesso segno di G ed minore di G (viste le assunzioni
fatte precedentemente).
Nel caso della somma, abbiamo tre sottocasi:
GH=1: teoricamente il guadagno infinito (utilizzato negli oscillatori)
GH<1: GF > G e concorde in segno con G (utilizzato nei comparatori di soglia)
GH>1: luscita cambia segno ad ogni ciclo (sistema instabile)
Supponiamo ora di ragionare su una reazione con nodo di sottrazione.
Immaginiamo che Se rimanga costante e che ci sia una variazione positiva di Su; di conseguenza si ha una variazione
positiva di Sf e dunque una variazione negativa di Si. Il risultato intuitivo: la reazione negativa si oppone alle
variazioni,cio tende a stabilizzare il sistema perch minimizza i cambiamenti delluscita. La reazione positiva, al contrario,
tende ad esaltare le variazioni, ingigantendole.
Calcoliamo la variazione del guadagno di anello chiuso GF in rapporto alla variazione del guadagno G:
dGF 1 + GH GH
1
G
1
GF
=
=
=
=
2
dG
(1 + GH )(1 + GH ) G (1 + GH )(1 + GH ) G(1 + GH)
(1 + GH )
dGF
GF
=
dG
G(1 + GH )
quindi
dG F dG
1
=
GF
G (1 + GH )
In altre parole, una variazione nel guadagno G induce una variazione di GF , ma divisa per la quantit (1+GH), quantit
chiamata desensitivity. Questo significa che, come abbiamo gi detto, nella reazione negativa una variazione di G ha un
effetto molto trascurabile sul guadagno di anello chiuso (perch la quantit (1+GH) normalmente grande, specialmente
se parliamo di amplificatori).
Per fare un esempio, poniamo che il guadagno G possa variare da x a 10x, cio dG/G=10, che siano G=25000 e H=0,1;
dGF
1
10
= 10
=
0,4%
GF
1 + GH 1 + 2500
Si pu vedere che pi G grande e meglio lanello minimizza la variabilit di G. Quindi se abbiamo incertezza sul valore di
G, ma G abbastanza grande, otteniamo un valore di GF pi piccolo ma ne conosciamo il valore con maggior precisione.
Su
Si
Ga =
Sf
taglio
S$
S
S$
Ga =
Fig 8.3
S
S$
A questo punto siamo in grado di dare la vera definizione di reazione positiva e negativa:
una reazione positiva quando il rapporto S/
Come promesso, vediamo ora il metodo che si adotta per calcolare il guadagno di anello.
Consideriamo ad esempio il circuito di fig 8.4.
R2
Passi:
R1
Vi
AV$i
V$i .
Fig 8.4
R1
R1
V
Vi = AV$i
Ga = $i = A
R1 + R2
Vi
R1 + R2
V
siccome i < 0 reazione negativa
V$i
In questo esempio (amplificatore di tensione), A coincide con il blocco G e la parentesi coincide con il blocco H.
Se noi consideriamo invece lamplificatore di trans-resistenza (identico al precedente ma il generatore di tensione si trova
sul ramo con R1), otteniamo come guadagno di anello lo stesso valore, ma in questo caso non vero che A coincide con
G e la parentesi con H.
Comunque, come gi detto, a noi non interessa individuare sul circuito i blocchi G e H, ma solo il metodo per calcolare Ga .
Se
Si
Sf
Su
Fig 8.5
Supponiamo che i due blocchi siano dei doppi bipoli (fig 8.6).
amplificatore
ZL
carico
generatore
blocco di reazione
ipotesi: i blocchi sono
monodirezionali (nella realt
questo non vero, ma qui ci
semplifica le cose)
Fig 8.6
Nota: i due blocchi disegnati non devono avere per forza come funzioni di trasferimento i valori G e H, perch abbiamo
gi detto che negli amplificatori questi due blocchi sono difficilmente individuabili.
Cosa significa prelevare una tensione o una corrente? Significa misurare la tensione SUL carico e la corrente NEL carico.
Infatti sono importanti queste grandezze solo se relative al carico, e non ad un qualche altro punto della reazione.
Leggere la tensione
ZL
Ri
Fig 8.7
Leggere la corrente
Per prelevare la corrente nel carico metto lingresso
del blocco H in SERIE con il carico (fig 8.8); anche
qui, loperazione valida indipendentemente dal
fatto che il circuito sia rappresentato tramite
Thvenin o tramite Norton.
Iin teoria la resistenza in ingresso al blocco H (Ri)
dovrebbe avere valore nullo, cio presentarsi come
un circuito chiuso, in modo da non alterare la
misura.In pratica occorre che la resistenza abbia un
valore molto piccolo.
ZL
Ri
Fig 8.8
Spostiamo la nostra attenzione sul punto di somma che si trova a sinistra dello schema a blocchi G-H. Circuitalmente,
cosa significa sommare (sottrarre) correnti e tensioni? In linea generale, per sommare due tensioni occorre avere una
maglia e una serie, per sommare due correnti occorre avere un nodo e un parallelo.
Sommare la tensione
Tensione
che pilota G
VS
Tensione in
uscita da H
Ri
Fig 8.9
Sommare la corrente
Abbiamo creato in questo modo un nodo
(uno dei due) in cui si sommano la corrente
proveniente
dallingresso
con
quella
proveniente dal blocco H (fig 8.10). Il risultato
la corrente che entra nel blocco G.
Limpedenza di uscita di H dovrebbe essere
infinita per non influenzare il valore della
corrente in uscita.
VS
Ri
Equivalente Norton
delluscita
Fig 8.10
Abbiamo visto due configurazioni alluscita (prelievo di tensione e di corrente) e due configurazioni allingresso (somma
di tensioni e di correnti); con le 4 configurazioni possibili che otteniamo possiamo realizzare i 4 tipi di amplificatori che
abbiamo gi visto.
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
R1
R2
Vf
Vd
VS
Amplificatore di tensione
Fig 8.11
La prima parte del nome si riferisce alla grandezza prelevata in uscita, la seconda parte alla grandezza sommata in ingresso
(ricorda: somma di tensione=serie, somma di correnti=parallelo).
If
R2
In riferimento alla fig 8.12, in uscita viene prelevata una tensione (vale
il discorso di prima), mentre in ingresso vengono sommate delle
correnti nel nodo indicato.
Questo tipo di reazione si chiama REAZIONE TENSIONEPARALLELO.
Ii=Is-If
Vd
IS
Amplificatore di trans-resistenza
VS
Fig 8.12
Vd
Vf
Amplificatore di trans-conduttanza
Fig 8.13
IS
If
Amplificatore di corrente
Possiamo a questo punto dimostrare che le impedenze di ingresso e di uscita dei 4 amplificatori dipendendono dalla
desensitivity. Per far comparire questo termine nelle equazioni occorre scegliere opportunamente il modello con cui
rappresentiamo lamplificatore di base.
Nei calcoli che seguono supponiamo che il blocco di reazione sia unidirezionale e che abbia impedenze di ingresso ideali
(infinite o nulle a seconda dei casi).
Vi
RL
AVi
Ri
Vf
HVu
Vu
Fig 8.15
Impedenza di ingresso:
RL
+ Vi
VS V f + Vi
HVu + Vi
Ro + R L
Ring =
=
=
=
Vi
Vi
Vi
Ii
Ri
Ri
Ri
RL
quindi Ring = Ri 1 + A ' H
dove A ' = A
Ro + R L
HAVi
Impedenza di uscita:
per calcolarla, come al solito sostituisco il carico con un generatore di tensione V, annullo il generatore indipendente VS e
poi determino il rapporto V/I:
Ii
I
V
Vf = Vi
Vf = HVu = HV
(infatti Vu = V)
V
V AVi
R out = =
I=
(sovrapp. degli effetti)
I
Ro
VR o
VR o
VR o
Ro
R out =
=
=
=
V AVi V + AVf V + AHV 1 + AH
Sia limpedenza di ingresso che quella di uscita dipendono da un fattore 1+AH che la desensitivity.
If
Vi
Ro
AIi
Ri
RL
IL
HIL
Fig 8.16
Impedenza di ingresso:
Vi
I f = HI L
Vi = I i Ri
I S = I f + Ii
IS
IR
I i Ri
I i Ri
Ri
Ro
= i i =
=
=
avendo posto A ' = A
'
Ro
I f + Ii
HI L + I i
HA + 1
Ro + R L
HAIi
+ Ii
Ro + R L
Ring =
Ring
Impedenza di uscita:
per calcolarla, sostituisco il carico con un generatore di corrente e tolgo il generatore di corrente indipendente, poi
calcolo il rapporto V/I:
I
V
V
V = ( I + AIi ) Ro
I f = I i = HI L = HI
I
( I + AIi ) Ro ( I + AHI ) Ro
=
=
= (1 + AH ) Ro
I
I
Rout =
Rout
( I L = I )
Nota: come gi detto prima di iniziare i calcoli, il blocco (1+AH) compare in tutti i risultati non casualmente, ma grazie ad
unopportuna rappresentazione del blocco amplificatore (tramite Thvenin o Norton).
Se provassimo a rifare i calcoli prendendo in esame una reazione positiva, nel caso in cui la quantit AH che compare
nelle impedenze fosse minore di 1, troveremmo risultati analoghi ma opposti; se la quantit AH fosse invece maggiore di
1 otterremmo resistenze negative, e ci significa semplicemente che il sistema sarebbe instabile (i poli si trovano nel
semipiano positivo delle sigma) oppure oscillante.
R2
Vi
R1
R2
V1
V2
VU
Ri
Vi
Ri
Ro
R1
Ro
VS
AVi
VS
AVi
Fig 8.17b
Fig 8.17a
Il circuito di fig 8.17a la solita rappresentazione dellamplificatore di tensione; il circuito di fig 8.17b del tutto
equivalente: stato solo ridisegnato cambiandone solo la forma.
Vi = VS V1
(eq. al nodo 1)
(eq. al nodo 2)
VS V1 V1 V1 V2
=
+
Ri
R1
R2
V1 V2 V2 A(VS V1 )
=
R2
Ro
R
R R
VS = V1 1 + i + i i V2
R1 R2 R2
(1)
R
R
AVS = V1 A o + V2 1 + o
R2
R2
( 2)
Le equazioni (1) e (2) formano un sistema con due incognite: VS e V2 . Utilizziamo il metodo di Kramer per calcolare V2:
V2 =
Ri Ri
R
+ AVS A o VS
1 +
R1 R2
R2
Ro
Ri Ri Ri
+ +
1+
1 +
R2
R1 R2 R2
Ro
A
R2
Ro R1 + ARi ( R1 + R2 )
V2
=
VS
ARi R1 + Ri ( R1 + R2 + Ro ) + R1 ( R2 + Ro )
Siccome V2 coincide con luscita VU , il rapporto trovato rappresenta il guadagno GF dellamplificatore di tensione; ora
modifichiamo un po questa espressione in modo da far comparire una quantit di tipo (1+XY); a questo scopo
modifichiamo il denominatore:
V2
=
VS
Ro R1 + ARi ( R1 + R2 )
[R (R
i
ARi R1
+ R2 + Ro ) + R1 ( R2 + Ro ) 1 +
Ri ( R1 + R2 + Ro ) + R1 ( R2 + Ro )
V2
=
VS
Ro R1 + ARi ( R1 + R2 )
ARi R1
Ri ( R1 + R2 + Ro ) + R1 ( R2 + Ro ) 1 +
Ro ( R1 + Ri ) + R2 ( R1 + Ri ) + R1 Ri
Ro R1 + ARi ( R1 + R2 )
[R (R
i
RR
A i 1
Ri + R1
1+
R1 Ri
( Ro + R2 ) + R + R
i
1
+ R2 + Ro ) + R1 ( R2 + Ro )
Ri R1
Ri + R1
Ga =
RR
( Ro + R2 ) + 1 i
Ri + R1
A
Questa quantit, a parte il segno che dipende dalla definizione scelta, coincide con il guadagno di anello Ga.
Operiamo ancora una trasformazione al denominatore, questa volta sulla parentesi quadra a sinistra:
GF =
=
R o R 1 + AR i ( R 1 + R 2 )
V2
=
=
VS
R i ( R 1 + R 2 + R o ) + R 1 ( R 2 + R o ) (1 + Ga )
R o R 1 + AR i ( R 1 + R 2 )
Ri R1
(1 + Ga )
( R1 + R i ) R 2 + R o +
Ri + R1
AD =
AO =
Ro R1
( Ri + R1 ) Ro + R2 +
Ri R1
Ri + R1
ARi ( R1 + R2 )
( Ri + R1 ) Ro + R2 +
Ri R1
Ri + R1
A D detto guadagno del sistema morto, cio senza amplificatore; come se avessimo messo a zero il generatore
pilotato (Avi=0); in una reazione teorica questo implicherebbe annullare anche luscita, ma in un sistema reale i blocchi
non sono unidirezionali e quindi un contributo di guadagno lo vediamo comunque. Tale contributo tanto pi
trascurabile quanto pi grande il secondo termine A O , che dipende dal valore di A; siccome A negli amplificatori un
valore molto grande, il contributo di A D effettivamente trascurabile rispetto ad A O.
A O rappresenta invece il guadagno dellamplificatore di base (in altre parole il blocco G nello schema a blocchi).
Vale la seguente relazione:
AOL = AD + AO
Il guadagno ad anello aperto (A OL) dato dalla somma del guadagno del sistema morto (senza amplificatore) con il
guadagno intrinseco dellamplificatore. Dividendo A OL per la quantit (1+Ga) si ottiene infine il guadagno ad anello
chiuso.
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
10
GF =
AD + AO
1+ Ga
R1
Ri
Vi
Vo
Ro
$
AVi
variabili dipendenti:
variabili indipendenti:
VS
x$ i ( V$i )
Fig 8.18
x o = t 11 x S + t 12 x$i
x i = k 21 x S + k 22 x$ i
Abbiamo espresso le variabili dipendenti in funzione di quelle indipendenti tramite opportuni coefficienti.
Ora ricaviamo x$ i dalla prima:
x$ i =
xo x S
t 11
t 12 t 12
x o = t 11 x S + t 12 x$i
x i = t 21 x S + t 22 x o
Imponiamo ora lequazione di vincolo:
stesso valore); ora sostituiamo
x o = t 11 x S + t 12 ( t 21 x S + t 22 xo )
x o (1 t 12 t 22 ) = x S (t 11 + t 12t 21 )
x o t 11 + t 12t 21
=
xS
1 t12 t 22
Questultima espressione fornisce il rapporto tra uscita e ingresso, cio il guadagno del sistema; nota la somiglianza di
questa espressione con quella trovata nel caso di studio precedente.
La quantit t 12 t22 il guadagno di anello; invece, nel caso dellamplificatore, la quantit t 12 t 21 il guadagno
dellamplificatore. Infine, t 11 il guadagno del sistema morto.
Calcoliamo i coefficienti t ij :
11
t 11 =
xo
x S x$ = 0
i
t 12 =
xo
x$ i
t 21 =
xi
xS x = 0
o
t 22 =
xi
xo x = 0
S
xS = 0
t11:
R1
Vo
VS $
Vi = 0
Vo
R1
=
VS
R1 + Ri
Ri
Vi
Ro
Vo
Ro
Ro + R2 +
R1 Ri
R1 + Ri
VS
Vo
V$i V = 0
S
R2
R1
RR
A R2 + 1 i
R1 + Ri
Vo
=
RR
V$i
Ro + R2 + 1 i
R1 + Ri
Ri
Vi
Ro
AVi
R2
t21:
Vi
VS
Vo
R1
Vo = 0
Vi
=
VS
Ri
Ri
RR
Ri + 1 2
R1 + R2
Vi
Vo
Ro
AVi
t22:
Vi
Vo V = 0
S
R1 Ri
R1 + Ri
Vi
R1 Ri
=
=
RR
Vo
RR
R2 + 1 i
( R1 + R2 ) Ri + 1 2
R1 + Ri
R1 + R2
R2
R1
Ri
Vi
Ro
Vo
AVi
12
Nota: con questo metodo formale otteniamo gli stessi risultati che possiamo ottenere con i calcoli visti precedentemente.
I
V
I
V
Fig 8.19b
Fig 8.19a
V=ingresso, I=uscita:
I=f(V)
I=ingresso, V=uscita:
V=f(I)
Siccome parliamo di doppi bipoli reazionati, tale funzione avr una forma di questo tipo (trovata precedentemente in via
teorica):
t11 + t 12 t 21
1 t 12 t 22
Basandosi sulle considerazioni precedenti, la formula di Blackman permette di calcolare limpedenza di ingresso:
RI F = R ID
1 TSC
1 TOC
TSC =
S
S$
TOC =
shortcircuit
S
S$ opencircuit
R2
Vi
Ro
R1
AV$i
RIF
RI D = Ri +
R1 ( R2 + Ro )
R1 + ( R2 + Ro )
Fig 8.20
Per calcolare TOC sostituiamo lingresso VS con un circuito aperto (fig 8.21) e calcoliamo:
13
V
TOC = $i = 0
Vi
Ri
R2
Vi
Ro
R1
AV$i
Fig 8.21
Ri
R2
Vi
TSC
Ri R1
V
R1 + Ri
= i = A
$
RR
Vi
Ro + R2 + i 1
R1 + Ri
Ro
R1
quindi possiamo calcolare limpedenza di ingresso:
AV$i
Fig 8.22
R 1 (R 2 + R o )
RiR1
1 + A
=
R IF = R i +
R 1 + R 2 + R o
(R o + R 2 )(R 1 + R i ) + R i R 1
=
+
=
R i (R 1 + R 2 + R o ) + R 1 (R o + R 2 )
R1 + R2 + Ro
R i (R 1 + R 2 + R o ) + R 1 (R o + R 2 )
AR i R 1
=
R1 + R2 + Ro
R i ( R 1 + R 2 + R o ) + R 1( R o + R 2 )
R i (R 1 + R 2 + R o ) + R 1 (R o + R 2 )
R1 + R2 + Ro
= Ri +
R1 ( R o + R 2 )
AR i R1
+
R 1 + R 2 + R o R1 + R 2 + R o
AR i R1
=
R1 + R 2 + R o
Allo stesso risultato si arriva calcolando limpedenza di ingresso con i metodi tradizionali.
2) amplificatore operazionale
3) amplificatore operazionale
compensato
14
Fig 8.23a
Fig 8.23b
Fig 8.23c
G = G0
s
1
s + a 1 + s
dove Go rappresenta laltezza della parte piatta, a il polo a minor frequenza e il polo a maggior frequenza.
Posso studiare leffetto della reazione separando la zona di bassa frequenza e quella di alta frequenza.
Bassa frequenza:
s
G = G0
GF =
s+a
G0 s
s+a
G Hs
1+ 0
s+a
GF =
G0 s
s + a + G 0 Hs
GF =
G0
1 + G0 H
s
s+
a
1 + G0 H
a
Fig 8.24
Alta frequenza:
G0
1
G0
G0
1
G = G0
G F = 1 + s =
=
G H
1 + s
1 + s + G0 H 1 + G0 H
1+ 0
1+ s
1 + s
1 + G0 H
Fig 8.25
Leffetto complessivo consiste in una diminuzione del guadagno e in un allargamento della banda.
15
G0
G=
1
G0
(1 + s ) (1 + s )
1
2
1
1
Fig 8.26
Poniamo che un sistema di questo tipo venga chiuso in un anello di reazione (con blocco di reazione costante):
G0
(1 + s )(1 + s )
G0
G0
1
GF =
=
=
G0 H
(1 + s )(1 + s ) + G0 H 1 + G0 H 1 + s( + ) + s 2
1+
(1 + s )(1 + s )
1 + G0 H 1 + G0 H
Come si pu vedere, la relazione che esprime il guadagno di anello chiuso composta da una prima parte che indica
labbassamento di guadagno per la solita quantit 1+G0H, e da una seconda parte che presenta due poli, che possono
essere complessi coniugati o reali.
Il denominatore di questa seconda parte pu essere scritto in altre due forme:
s2
s 1
+
+1
2
0 0 Q
s2
s
+ 2k
+1
2
0
0
k<
per
per k>1
1
2
1
per
< k < 1 ha due soluzioni complesse e coniugate ma non presenta un massimo
2
Un caso particolare ma molto importante il seguente.
Assumiamo che valga la seguente relazione:
= G 0 H
[ 1
2
]
G OH
cio assumiamo che la distanza tra i due poli coincida con il guadagno di anello in bassa frequenza.
Riprendiamo la formula di prima aggiungendovi questa condizione:
GF =
G0
1 + G0 H
ipotizzando che
1+
1
s (1 + G 0 H )
1 + G0 H
s 2 2 G 0 H
1 + G0 H
16
GF =
dove
G0
1
1 + G0 H 1 + s + s 2 2
0 =
oppure
GF =
G0
1 + G0 H
1
s 1 s2
1+
+
0 Q 20
1
la frequenza di oscillazione non smorzata. Il polo pi a destra ha la stessa pulsazione della frequenza di
oscillazione non smorzata (questo il polo naturale dellamplificatore operazionale, mentre laltro il polo
compensato;(vediamo pi avanti come si compensa).
Risultano:
Q =1
e siccome
k<
k=
1
2
1
2
1,25 dB
Riassumendo, sotto la condizione
= G 0 H , realizziamo un anello chiuso
con Q=1, k=1/2 e 0=1/.
Fig 8.27
Se invece:
>4G0H
>=2G0H
<2G0H
Un sistema del secondo ordine di questo tipo pu essere realizzato anche tramite una rete simile a quella di fig 8.28.
V1
sL
1/sC
R
sC
V2
V2 =
R+
Fig 8.28
sL +
V2
=
V1
R
R
1
1 + sRC =
=
2
R
L
s RLC + sL + R
sL +
s 2 LC + s + 1
1 + sRC
R
1
sC
R
sC
R+
V1
1
sC
17
Abbiamo ottenuto una funzione di trasferimento del secondo ordine, molto simile a quella che abbiamo trovato
precedentemente applicando un anello chiuso allamplificatore compensato. Questo tipo di risultato caratteristico di
una rete LRC oppure di una rete RC chiusa in un anello di reazione.
Questo significa che tramite resistenze e condensatori posso realizzare gli stessi effetti di una rete contenente induttanze;
le induttanze sono molto difficili da realizzare e da utilizzare, quindi questo risultato molto importante.
18
CAPITOLO 8
SOMMARIO
8.1. Alcune definizioni............................................................................................................................................................................ 1
8.1.1. Definizione di guadagno di anello e di reazione positiva/negativa................................................................................... 2
8.2 Amplificatori reazionati.................................................................................................................................................................... 3
8.2.1. Amplificatore di tensione ........................................................................................................................................................ 7
8.2.2. Amplificatore di corrente......................................................................................................................................................... 8
8.3. CASO DI STUDIO: anello di reazione su amplificatore.............................................................................................................. 9
8.3.1. METODO GENERALE PER LA SOLUZIONE DI SISTEMI REAZIONATI CON 1 ANELLO..................................... 11
8.3.2. FORMULA DI BLACKMAN (doppio bipolo reazionato)................................................................................................ 13
8.4. Risposta in frequenza degli amplificatori reazionati.................................................................................................................. 14
8.4.1. Amplificatore larga banda ..................................................................................................................................................... 15
8.4.2. Amplificatore operazionale.................................................................................................................................................... 15
19
CAPITOLO 9
Fig 9.1
GF =
G
G( s)
=
1 + GH 1 + G( s) H( s)
Facciamo lipotesi che i blocchi G e H siano in partenza stabili, in altre parole non abbiano poli per 0.
Questo significa che neanche il denominatore di GF
M ( s) = 1 + G( s) H ( s)
presenta dei poli.
Immaginando di scomporre M(s) in numeratore N(s) e denominatore D(s), abbiamo che, per le ipotesi fatte, D(s) non
presenta poli per 0. Quindi non resta che stabilire se N(s) presenta degli zeri, oppure, equivalentemente, se M(s)
presenta degli zeri.
In conclusione si ha stabilit quando 1+GH non presenta zeri (n poli per ipotesi) per 0.
Per determinare il numero e la posizione dei poli possiamo utilizzare un risultato della teoria delle funzioni analitiche che
mette in relazione il comportamento di F(s) con il numero dei suoi zeri e dei suoi poli.
Im[F(s)]
F(s)
poli
zeri
Re[F(s)]
Fig 9.2a
Fig 9.2b
allorigine (il verso di rotazione dipende da quale delle due quantit maggiore). Se il dominio D scelto non comprende
poli e zeri, oppure se il numero dei poli uguale al numero degli zeri, F(s) non inviluppa lorigine (inviluppare
lorigine=compiere un giro completo intorno allorigine).
Per le considerazioni precedenti, sappiamo che la nostra F(s) non presenta poli per 0; di conseguenza, qualunque
contorno contenuto nel semipiano 0 noi consideriamo, la nostra F(s) non dovrebbe inviluppare lorigine. Se ci accade
significa che esiste almeno uno zero nel semipiano 0 e quindi il sistema instabile. Il contorno pi grande che
possiamo considerare quello che contiene tutto il semipiano 0, quindi:
0; < j < +
D:
In definitiva, noi dobbiamo studiare la quantit 1+G(s)H(s) nellintorno dellorigine; se questa funzione contorna lorigine
il sistema instabile, altrimenti stabile.
Equivalentemente, ed quello che faremo, possiamo studiare la funzione G(s)H(s) nellintorno di 1. Inoltre, siccome
G(s)H(s) a coefficienti reali, simmetrica rispetto allasse reale, quindi possiamo limitare lo studio allintervallo [0,+).
Per fare questo utilizziamo un diagramma polare (fig 9.3b), su cui disegniamo, al variare di j da 0 a +, il modulo e la fase
di GH.
GH(jw)
diagramma polare
=0
GH
fase
|GH|
modulo
1
stabile
instabile
Fig 9.3a
Fig 9.3b
In figura 9.3a compaiono due forme tipiche di GH(j) per gli amplificatori. Vediamo che la curva che passa tra 0 e 1 (non
contorna l1) indica un sistema stabile, mentre la curva che passa oltre l1 indica un sistema instabile.
9.1.1.1. Margine di guadagno e di fase
Il criterio che abbiamo visto teorico. Nella pratica occorre avere un margine maggiore per decidere se un sistema
stabile oppure no.
GH(jw)
1
A
Fig 9.4
-45
-90
-135
-180
-180
-135
Fig 9.4b
Fig 9.4a
-45
-90
Esiste una precisa corrispondenza tra il grafico di fig 9.4a e quello di fig. 9.4b. A destra abbiamo il comportamento
modulo/fase di GH al variare di j, tracciato su un diagramma polare, a sinistra abbiamo il comportamento del modulo di
GH, tracciato su un diagramma di Bode. Al diminuire della fase (da -45 a -180) il modulo diminuisce fino a diventare
minore di 1: questo accade a destra quando la curva interseca la circonferenza unitaria, a sinistra quando la curva passa
al di sotto dellasse X (0 dB).
Il criterio di Nyquist ci dice che una curva di questo tipo (fig 9.4b) indica instabilit del sistema. A sinistra (fig 9.4a)
osserviamo che la curva taglie lasse X con una pendenza di -40dB/decade.
|GH|
-45
-180
-90
-135
Fig 9.5b
-45
-90
In questo secondo caso il criterio di Nyquist ci dice che il sistema stabile, perch la curva non contorna l1. In fig 9.5a
osserviamo che la curva taglia lasse X (cio |GH| diventa minore di 1, o minore di 0dB) quando la sua pendenza pari a 20dB/decade. In fig. 9.5b notiamo che la curva taglia la circonferenza unitaria con un margine di fase maggiore di 45,
viene quindi rispettato la condizione pratica di stabilit.
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
Da queste considerazioni si pu dedurre che la curva del modulo di GH non deve tagliare lasse X con uninclinazione
superiore a -20 dB/decade, altrimenti il sistema (praticamente) instabile. Il caso estremo si ha quando il margine di fase
proprio 45, cio quando la curva a destra taglia la circonferenza unitaria proprio a -135 (cio a 225). Questo caso
rappresentato dai grafici di fig 9.6 a e 9.6b; a sinistra abbiamo che linclinazione della curva cambia proprio nel punto di
intersezione con lasse X.
|GH|
-45
|G0H|
-180
-90
-135
-135
Fig 9.6b
Fig 9.6a
-45
-90
Chiamando il polo a sinistra e il polo a destra, quando si verifica questa condizione abbiamo che la seguente relazione
vera:
= G0 H
Infatti il segmento di curva che unisce i due poli ha uninclinazione di -20dB/decade, cio inclinata di 45 gradi, quindi la
distanza che separa i due poli sullasse X pari alla distanza che li separa sullasse Y, distanza pari a G0H.
Abbiamo visto in precedenza che quando questa relazione soddisfatta il sistema presenta i seguenti valori:
Q=1, k=1/2 e 0=1/.
R2
R1
Ga =
Vi
vi
R1
R1
= A
oppure G a = A
v$i
R1 + R2
R1 + R2
AV$i
Fig 9.7
La curva di risposta in frequenza di un amplificatore operazionale ha il tipico andamento raffigurato in fig. 9.8.
|A|
Guardando la formula che ci fornisce Ga , possiamo vedere che landamento di |Ga | graficamente pari alla somma degli
andamenti di |A| e di
R1
. In fig 9.9 sono rappresentati separatamente i grafici relativi a queste due quantit.
R1 + R2
Nota che:
|A|
R1
< 1 , quindi la retta oizzontale che
R1 + R2
f 0 dB
R1
R1 + R2
Fig 9.9
|G a |
|A|
|Ga |
Fig 9.10
Un modo per stabilizzare lanello quello del polo dominante. In generale occorre inserire un blocco di compensazione C
allinterno dellanello di reazione (fig 9.11)
G
|G a |
Fig 9.11
-20dB/dec
-20dB/dec
G0H
-40db/dec
45
fc
f1
Fig 9.12
f1
= G0 H
fc
Infatti, visto che uninclinazione di 20dB/decade significa uninclinazione di 45, la distanza che separa i due poli pari
allaltezza massima della curva.
Inserendo il polo di compensazione otteniamo un sistema con 4 poli, ma i due poli naturali pi a destra si trovano molto
sotto allasse 0 dB e quindi sono trascurabili (ricorda che a 0dB il guadagno pari a 1).
Riassumendo: labbassamento dovuto al partitore e il polo di compensazione sono due fattori concomitanti che portano il
sistema alla stabilit. Se labbassamento grande, il polo di compensazione pu essere messo a una frequenza pi
grande; se labbassamento piccolo, al limite nullo, il polo di compensazione deve essere messo a una frequenza molto
bassa.
La curva dellamplificatore compensato risultante rappresentata in fig 9.13.
1 Hz
Fig 9.13
Un polo a cos bassa frequenza apparentemente non comporta nessun problema. In realt il guadagno di anello inizia ad
abbassarsi gi a basse frequenze, e tutti vantaggi legati allavere un alto guadagno subiscono una diminuzione: il
comportamento dellanello non pi efficace come prima (insensibilit ai rumori, valore preciso nel guadagno di anello...).
Unaltra soluzione consiste nellintroduzione di una coppia polo-zero. Immaginiamo di avere un sistema instabile avente
la curva di risposta rappresentata in fig. 9.14.
|Ga |
Sul grafico compare anche leventuale polo di
compensazione, ad una frequenza molto bassa.
Proviamo ora ad inserire uno zero alla stessa
frequenza del primo polo naturale (quello a
frequenza minore), annullo quel polo e la curva
si modifica come descritto in fig. 9.15.
fc
Fig 9.14
|Ga |
Otteniamo una curva traslata a destra, dove
quello che era il secondo polo diventato il
primo polo. Se a questo punto vogliamo inserire
il polo di compensazione, possiamo metterlo pi
a destra rispetto alla situazione precedente, in
modo che il guadagno rimanga alto per un
campo di frequenze pi ampio.
dopo
fc
prima
Fig 9.15
Abbiamo gi visto in precedenza che per piazzare una coppia polo-zero occorre inserire in parallelo al segnale una coppia
resistenza - condensatore; la posizione dello zero dipende dai valori di R e C, quindi posso piazzare lo zero con grande
precisione.
Quelle che abbiamo visto sono le uniche due tecniche applicate agli amplificatori operazionali.
Vi
AV$i
V
Ga = i = A
V$
i
sRC
= A
1
1 + sRC
R+
sC
Disegniamo sul diagramma di Bode il grafico dellandamento di |A| (classica curva a tre poli dellamplificatore
operazionale) e dellandamento di
sRC
(fig. 9.17).
1 + sRC
La curva a tratto sottile rappresenta landamento
di |A|, mentre la curva a tratto spesso rappresenta
|A|
landamento di
sRC
.
1 + sRC
1
2RC
Fig 9.17
|Ga |
Fig 9.18
|Ga |
C
R
fc
Fig 9.19
|Ga |
O
C
R
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
fc
Fig 9.20
R
C
Vi
V
1 sC
1
Ga = $i = A
= A
R + 1 sC
1 + sRC
Vi
AV$i
Fig 9.21
Disegniamo
separatamente
la
curva
di
|A|
di
1
(fig 9.22). Componendo i due grafici otteniamo la
1 + sRC
|A|
Fig 9.22
|A|
Fig 9.23
AV$i
Fig 9.24
Ga = A
= A
1 sC
1 sC + Ro
R1
R1 + R2 +
Ro
1 + sRo C
= A
R1(1 + sRo C )
1
=
1 + sRo C ( R1 + R2 )(1 + sRoC ) + Ro
R1
( R1 + R2 )(1 + sRoC ) + Ro
Il guadagno di anello presenta un polo, quindi la curva del sistema (che senza condensatore stabile) si trasforma nel
modo descritto in fig. 9.25.
senza condensatore
instabile
polo
introdotto
Fig 9.25
Vu
zona di linearit
Ve
Vu
Fig 9.26
Ma il problema un altro; abbiamo visto che per attivare loscillazione occorre avere una precisa frequenza che soddisfi
le condizioni di Barkhausen; ma questo significa avere in ingresso una sinusoide pulita, che quella che non abbiamo e
che vogliamo ottenere in uscita.
Nei circuiti reali c sempre del rumore, composto da un gradissimo numero di frequenze, e tra queste ci sara quella
particolare frequenza che innesca locillazione. Per inizialmente il guadagno dovr essere maggiore di 1, in modo da
raggiungere una certa ampiezza; una volta che la sinusoide si creata, occorre rimettere il guadagno a 1, in modo da
stabilizzare la reazione e fissare lampiezza della sinusoide. Questa operazione di controllo svolta da un circuito che si
chiama appunto: circuito di controllo dellampiezza.
10
CAPITOLO 9
SOMMARIO
9.1. Criteri di stabilit .............................................................................................................................................................................. 1
9.1.1. Criterio di Nyquist.................................................................................................................................................................... 1
9.1.1.1. Margine di guadagno e di fase....................................................................................................................................... 2
9.1.2 Criterio di Bode .......................................................................................................................................................................... 3
9.2. Compensazione in frequenza.......................................................................................................................................................... 4
9.2.1 Compensazione dellintegratore .............................................................................................................................................. 6
9.2.2. Compensazione del derivatore................................................................................................................................................ 8
9.2.3. Un altro esempio ....................................................................................................................................................................... 8
9.3. Considerazioni sulloscillazione..................................................................................................................................................... 9
11
CAPITOLO 10
+ xi
s1
xo
xf
s2
Fig 10.1
Nellipotesi che esista ununica frequenza Fo per la quale la fase di GH sia uguale a 0, ovvero che xf e xi siano in fase,
possono aversi i seguenti tre casi:
1. |GH|=1, risulta allora |xf|=|xs|; chiudendo S2 e aprendo simultaneamente S1 lamplificatore si autoeccita, mantenendo in
uscita loscillazione a frequenza Fo, di ampiezza costante.
2. |GH|<1, risulta allora |xf|<|xs|; chiudendo S2 e aprendo simultaneamente S1 loscillazione a frequenza Fo si smorza
gradualmente fino ad esaurirsi.
3. |GH|>1, risulta allora |xf|>|xs|; chiudendo S2 e aprendo simultaneamente S1 loscillazione a frequenza Fo cresce in
ampiezza col passare del tempo, sino a quando non intervengono fenomeni di non linearit nellamplificatore.
Nellultimo caso loscillazione ha carettere autoinnescante e nasce spontaneamente nellanello di reazione al momento
della chiusura del circuito di alimentazione , rendendo superflua la funzione di eccitazione della sorgente xs.
In pratica lautoinnesco reso possibile dallinevitabile presenza di una componente del rumore a frequenza Fo; tale
componente, di valore infinitesimo, viene esaltata in modo esclusivo dallanello di reazione (nel caso 3 ), mutandosi
rapidamente in unoscillazione di grande ampiezza.
Le condizioni di innesco sono pertanto:
|GH|>1 e
fase di GH = 0
Le condizioni necessarie per ottenere in uscita unoscillazione di ampiezza costante sono invece:
|GH|=1 e
fase di GH = 0
dellamplificatore dovuta a fenomeni di non linearit, riporta gradualmente il valore di |GH| a 1, con la conseguente
stabilizzazione dellampiezza, anche se con una certa distorsione.
In fig. 10.2 rappresentato lo schema pi generale di un oscillatore sinusoidale.
G=amplificatore
H=rete di reazione positiva
F=rete di controreazione:ha la funzione di
mantenere stabile il guadagno dellamplificatore
C=controllo automatico dellampiezza:ad innesco
avvenuto riporta |GH| a 1, agendo sulla rete di
controreazione o direttamente sullamplificatore
G
H
FIG 10.2
SF =
d
dF
F = F0
Fo
il cui valore deve risultare elevato per una buona stabilit.
Questo significa che la curva di fase (F) deve tagliare lasse
0 con la massima pendenza possibile (fig 10.3); questo si
ottiene con anelli di reazione particolarmente selettivi.
Fig 10.3
Rb
Vu
Vi
Ga = GH =
R1
AVi
Vf
Vi
V f Vu
Vu Vi
C1
Vf
G=
Vu
R
= 1+ a
Vi
Rb
R2
H=
Fig 10.4
Vf
Vu
Z2
Z1 + Z 2
con:
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
Z1 = R1 +
sR C + 1
1
= 1 1
sC1
sC1
1
sC 2
R2
Z2 =
=
1
sR2 C2 + 1
R+
sC2
R2
quindi:
R2
sR2 C2 + 1
sC1 R2
H=
=
=
sR1C1 + 1
R2
sR
C
+
1
sR
C
+
1
+
sR
C
(
)(
)
1
1
2
2
2
1
+
sC1
sR2 C2 + 1
sC1 R2
= 2
s R1 R2 C1C2 + s( R1C1 + R2 C2 + R2 C1 ) + 1
In conclusione il guadagno di anello :
R
sC1 R2
Ga = GH = 1 + a 2
Rb s R1 R2 C1C2 + s( R1C1 + R2C2 + R2 C1 ) + 1
Bisogna ora verificare lesistenza di una frequenza Fo alla quale siano verificate le condizioni di Barkhausen per
lautomantenimento delloscillazione.
Poniamo per semplicit:
R1=R2=R
C1=C2=C
Si ottiene quindi:
R
sCR
R
G a = GH = 1 + a 2 2 2
= 1 + a
Rb s R C + 3sCR + 1
Rb
1
sRC + 3 +
1
sRC
sostituiamo s=j:
R
G a = GH = 1 + a
Rb
1
j RC + 3 +
1
jRC
Imponendo la condizione di Barkhausen sulla fase abbiamo che devessere GH=0, cio:
j RC +
o =
1
=0
jRC
jRC j
1
=0
RC
j 2 R2C2 1 = 0
1
RC
Imponendo la condizione di Barkhausen sul modulo abbiamo che devessere |GH|=1, cio
R 1
R
1 + a = 1 1 + a = 3
Rb 3
Rb
Ra = 2 Rb
Nel caso pi generale invece avremo queste condizioni:
R
sC1 R2
Ga = GH = 1 + a 2
Rb s R1 R2 C1C2 + s( R1C1 + R2C2 + R2 C1 ) + 1
R
G a = GH = 1 + a
Rb
sR1C2 +
1
( R1C1 + R2 C2 + R2 C1 )
C1 R2
1
sC1 R2
e quindi:
o =
1
R1 R2 C1C2
R
C1 R2
=1
1 + a
Rb R1C1 + R2 C2 + R2 C1
Il circuito visto non pu essere utilizzato in pratica in quanto, non essendo presente la rete per il controllo automatico
dellampiezza, il sistema satura o non oscilla.
Un semplice metodo per controllare automaticamente il guadagno consiste nel sostituire i resistori Ra e Rb con dei
resistori sensibili alla temperatura. In particolare:
Ra ntc, Rb ptc
La prima diminuisce il proprio valore di resistenza allaumentare della temperatura, la seconda aumenta il proprio valore di
resistenza allaumentare della temperatura. Inizialmente il guadagno dellamplificatore tale per cui si ha |GH|>1; in
seguito, la corrente crescente che percorre Ra e Rb provoca un aumento di temperatura, quindi i valori delle resitenze si
modificano come indicato sopra. In conseguenza di tali cambiamento, il guadagno di anello raggiunge il valore unitario.
E necessario che i tempi di risposta non siano troppo lunghi (2-3 periodi della sinusoide).
Vo
Vf
Z1
AVi
Z3
Z2
Nota: lamplificatore
negativo.
Fig 10.5
Ga = GH =
Vf
Vi
AVi
ha
guadagno
V f Vo
Vo Vi
Si ricava:
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
Vo = AVi
G=
ZL
Ro + Z L
Z L = Z 3 / / ( Z1 + Z 2 )
dove
Z 3 / / ( Z1 + Z 2 )
Vo
= A
Vi
Ro + Z3 / /( Z 1 + Z2 )
Z2
Z 1 + Z2
Vf = Vo
H=
Vf
Z2
=
Vo Z1 + Z2
Il guadagno di anello :
Ga = GH = A
= A
Z3 / /( Z1 + Z2 )
Ro + Z 3 / / ( Z1 + Z 2 )
Z3 ( Z2 + Z1 )
Z 3Z 2 + Z 3Z 1
Z2
Z 1 + Z2 + Z 3
Z2
= A
=
Z Z + Z 3 Z1 Z1 + Z 2
Z1 + Z 2
Ro + 3 2
Z1 + Z 2 + Z3
R o ( Z1 + Z2 + Z 3 ) + Z3 ( Z 2 + Z1 )
Z2
Z3Z2
= A
Z1 + Z2
R o ( Z1 + Z 2 + Z3 ) + Z 3 ( Z 2 + Z 1 )
Ipotizziamo che le tre impedenze siano solo reattanze, cio solo la componente immaginaria di Zi sia diversa da 0:
Z1=jX1 Z2=jX2 Z3=jX3
X3 X 2
jRo ( X 1 + X 2 + X 3 ) X 3 ( X 2 + X 1 )
Ga = A
La condizione di Barkhausen sulla fase pu essere verificata solo se Ga reale, cio se:
x1+x2+x3=0
Infatti condizione necessaria per avere fase nulla che la parte immaginaria di Ga sia nulla, ovvero che gli elementi
reattivi non siano tutti e tre dello stesso tipo (ricorda:le induttanze sono positive, le capacit negative).
Sotto questa ipotesi, il guadagno di anello diventa:
Ga = A
X2 X 3
X
=A 2
X 3 ( X 3 )
X3
Ma questa condizione non sufficiente: la parte immaginaria nulla si ottiene anche con una fase di 180; per ottenere una
fase di Ga pari a zero, occorre che Ga sia positivo, cio che x2 e x3 siano concordi, e quindi elementi reattivi dello stesso
tipo. Da questo segue che x1 deve essere discorde con x2 e x3.
La condizione di Barkhausen sul modulo, |GH|=1, impone che:
X2
X
=1 A = 3
X3
X2
Fatte tutte queste premesse, si possono distinguere due tipi fondamentali di oscillatori a tre punti.
10.1.4.1 Oscillatore Hartley
Utilizza due induttori e un condensatore (fig 10.6).
X1 + X 2 + X 3 = 0
1
1
L2 + L3
= 0 2 ( L2 + L3 ) =
C1
C1
1
o =
( L2 + L3 )C1
C1
L3
L2
Fig 10.6
Imponendo che la fase fosse nulla abbiamo ricavato la pulsazione di oscillazione della sinusoide generata. Imponendo la
condizione sul modulo otteniamo:
A=
X3
L
L
A= o 3 = 3
X2
o L2 L2
Loscillatore Hartley consente di variare facilmente o agendo soltanto sul valore della capacit C1 , senza alterare in
alcun modo la condizione di oscillazione a regime che dipende esclusivamente da L2 e L3.
10.1.4.2. Oscillatore
X1 + X2 + X 3 = 0
L1
C3
C2
1
1
+ = 2 L1
C2 C3
1
o =
L1 (C2 / / C3 )
1
1
+ L1 = 0
C2 C3
1
= 2 L1
( C2 / / C3 )
Fig 10.8
Per la condizione sul modulo otteniamo:
1
X3
o C3 C2
A=
A=
=
1
X2
C3
o C2
Sd
analogico
digitale
Sa
soglia
Sa
Sd
Fig 10.9a
Fig 10.9b
6
Ha la funzione di trasformare un segnale analogico in un segnale digitale a 1 bit (ON/OFF). E utilizzato nei termostati, nei
sensori di livello, ecc. Il circuito confronta il segnale analogico con un determinato valore, la soglia, e in uscita mette il
risultato di questo confronto (fig 10.9b). Come vedremo, uno degli elementi di base nella realizzazione dei generatori di
segnale.
Un comparatore di soglia pu essere realizzato con un amplificatore operazionale che confronta il segnale di ingresso VS
con una tensione di riferimento Vref, e produce due livelli di uscita a seconda che il segnale sia maggiore o minore della
soglia (fig 10.10).
Se lamplificatore operazionale ideale, il sue guadagno
molto elevato, e non appena la tensione Vi si discosta da 0
luscita va al valore massimo o al valore minimo.
Vu
+
+
VS
Vref
Fig 10.10
VS
Vu
Vsaturaz
Vref
VS-VRef
Fig 10.11a
-Vinterdiz
Fig 10.11b
VS
Vu
+
+
soglia
t
Vref
Fig 10.12a
Fig 10.12b
Vu
Vsat
VS-VRef
-Vint
Fig 10.12c
Vi
GF =
Fig 10.13
G
1 GH
Come si pu vedere, se GH fosse uguale a 1, avremmo GF. Quindi per far un comparatore di soglia (con una soglia)
occorre chiudere in un anello di reazione positiva lamplificatore operazionale. In questo modo otteniamo una transcaratteristica molto vicina a quella ideale.
Un sistema con un comportamento simile non in pratica utilizzabile. Infatti bisogna tener conto che il segnale di
ingresso sar affetto da rumore: quando la Vi dellamplificatore si trova nellintorno della soglia, le sue oscillazioni casuali
provocano una serie di veloci commutazioni (fig 10.14).
soglia
Fig 10.14
S1
S2
Fig 10.15
Vu
S2
S1
Vi
Fig 10.16
Vu
Vu
GH=1
GH<1
Vi
GH>1
Vi
Fig 10.17b
Fig 10.17a
Nel grafico di fig 10.17a vediamo cosa succede alla trans-caratteristica quando GH passa da un valore minore di 1 al
valore 1. Nel grafico di fig 10.17b vediamo cosa accade quando GH supera il valore di 1: la zona lineare cambia pendenza,
mentre i livelli di saturazione e interdizione rimangono costanti. Ricorda che quando il sistema si trova in saturazione o
interdizione il guadagno di anello nullo.
Vu
Vi
Fig 10.18
R1
V1
+
Vi
V2
Vu
Fig 10.19
Quando lamplificatore operazionale in linearit vale il modello ideale dellamplificatore stesso; con riferimento alle
figure 10.20a e 10.20b, calcoliamo i valori delle due soglie VS1 e VS2.
V+ =
R2
R1
VS +
VU
R1 + R2
R1 + R2
V = Vref
VMAX
R1
Vs
Vi
Vref
Vu
R2
+
Vi
Vu
VS2
Fig 10.20a
VMIN
VS1
Fig 10.20b
R1
R2
R + R VS 1 + R + R V MIN = Vref
1
2
1
2
R2 V + R1 V
= Vref
R1 + R2 S 2 R1 + R2 MAX
R1 + R2
R1
R + R2
Vref
V MIN 1
VS1 = R
R1 + R2
R2
R1 + R2
V = R1 + R2 V R1 V
S2
ref
MAX
R2
R1 + R2
R2
R1 + R2
R
Vref 1 V MIN
VS1 = R
R2
V = R1 + R2 V R1 V
ref
S 2
R2
R2 MAX
Per realizzare un comparatore con certe soglie determinate e gi decise, devo stabilire la Vref e le resistenze R1 e R2
necessarie. Posso diminuire le variabili da 3 a 2 considerando il rapporto R1/R2 invece delle singole resistenze.
Definiamo I (Isteresi) la differenza di tensione tra le due soglie:
I = VS 1 VS 2
I =
R1
R
R
R
I
V MAX 1 V MIN = 1 (VMAX V MIN ) 1 =
R2
R2
R2
R2 V MAX V MIN
Avendo fissato i valori delle soglie, conosciamo anche I, quindi possiamo calcolare il rapporto delle resistenze che ci
serve; sostituiamo R1/R2 in una delle due equazioni che forniscono le soglie, per esempio VS1:
I
I
VS 1 = 1 +
V
Vref
V MAX VMIN MIN
V MAX V MIN
Tramite questa equazione posso ricavare anche la Vref che ci serve:
10
I
V
V MAX V MIN MIN
I
1+
V MAX V MIN
VS 1 +
Vref =
Il rapporto delle resistenze influisce sullampiezza dellisteresi, mentre la Vref regola la posizione dellisteresi relativamente
allorigine.
Anche scambiando i due segnali di ingresso (fig 10.21a, fig 10.21b), quindi ponendo V1=Vref e V2=VS, otteniamo gli stessi
risultati.
Vu
R2
R1
Vref
Vi
Vs
Vi
Vu
VS2
VS1
Fig 10.21a
Fig 10.21b
R2
R1
1
2
1
2
V = R2 V + R1 V
S 2 R1 + R2 ref R1 + R2 MIN
Definiamo
I = VS1 VS 2
I = (V MAX V MIN )
=
1
R1 + R2
R1
I
R2
I
Come al solito, gli offset e le derive vanno a modificare i valori delle soglie; possiamo utilizzare i soliti accorgimenti per
minimizzare questi effetti.
In commercio esistono dei componenti, i voltage comparator, particolarmente adatti per realizzare comparatori di soglia;
questi prodotti hanno le seguenti caratteristiche:
molto veloci
hanno quasi tutti unuscita TTL compatibile
esistono sia con uscita OPEN COLLECTOR che TOTEM POLE
quasi tutti dispongono di due piedini distinti per la massa analogica e quella digitale (aiutano a eliminare certi
disturbi)
11
CAPITOLO 10
SOMMARIO
10.1. Oscillatori ........................................................................................................................................................................................ 1
10.1.2. Principio di funzionamento.................................................................................................................................................... 1
10.1.2. Stabilit in frequenza .............................................................................................................................................................. 2
10.1.3. Oscillatore a ponte di Wien................................................................................................................................................... 2
10.1.4. Oscillatore a tre punti............................................................................................................................................................. 4
10.1.4.2. Oscillatore ........................................................................................................................................................................ 6
10.2. Comparatori di soglia..................................................................................................................................................................... 6
10.2.1. COMPARATORE NON INVERTENTE............................................................................................................................... 7
10.2.2. COMPARATORE INVERTENTE......................................................................................................................................... 7
10.2.3 Comparatori con due soglie ................................................................................................................................................... 8
10.2.4. Trigger Schmitt........................................................................................................................................................................ 9
12
CAPITOLO 11
R2
R1
Vu
soglia sup.
VS1
VS2
soglia inf.
VS
Fig 11.1a
segnale
VMIN
Fig 1.11b
VS =
R1
VU
R1 + R2
R2
R1
Vu
VS
R
CK
Fig 11.2
VU
VMAX
VS1
t
Vs
VS2
VMIN
t0
t1
Fig 11.3
Calcoliamo il tempo t 1-t0 che intercorre tra due scatti; innanzitutto determiniamo lequazione della curva compresa tra t 0 e
t1 (fig. 11.4):
VC = (V MIN + VS 1 )e
VS1+VMIN
Vc
VMIN -VS2
t0
t
R1
VC = VU +
VU e
R1 + R2
t1
Fig 11.4
R1
VC = 1 +
V e
R1 + R2 U
R1
VC (t 0 ) = 1 +
V
R1 + R2 U
t
1
R1
VC (t 1 ) = 1 +
V e = V MIN VS 2
R1 + R2 U
t
1
R1
R1
1 +
VU e = 1
V
R1 + R2
R1 + R2 U
R1
1+
R1 t 1
R1
R1 + R2
Ln1 +
= Ln 1
Ln
R1
R1 + R2
R1 + R2
1
R1 + R2
Il periodo dellonda quadrata generata pari a 2t 1 :
T = 2Ln
= t 1 t = Ln 1 + k
1
1 k
1+ k
1 k
In generale, per fare un oscillatore astabile occorre realizzare una reazione negativa in cui compare un comparatore
invertente e un blocco integratore.
Nota che la tensione VC presente sul condensatore ha una forma pseudo-triangolare; se il blocco integratore fosse
realizzato con un vero integratore, invece degli archi di esponenziale otterremmo delle rette e quindi una vera onda
triangolare.
Lo schema vero del generatore di onde quadre e triangolari presentato in fig. 11.5. Nota che lintegratore inverte il
segnale, quindi utilizzo un comparatore non invertente per mantenere una reazione negativa.
R2
CK
R1
VT
R1
VU
Fig 11.5
VT = VU
R1
R2
Facciamo lipotesi che nel momento in cui alimentiamo VU si porti al valore VMIN. Nel tempo otteniamo il grafico riportato
in fig. 11.6.
VMAX
VS1
VS2
1 t
t
VT =
VU dt =
V
RC 0
RC U
VMIN
Fig 11.6
Nota: lintegratore cos fatto funziona bene solo se messo in un anello chiuso di reazione (come in questultimo caso).
Infatti, immaginiamo che lintegratore integri anche gli offset e le derive, sempre presenti. Le rampe con pendenza positiva
avranno una pendenza maggiore di quella disegnata nel grafico e le rampe con pendenza negativa avranno pendenza
minore (fig 11.7).
VMAX
VS1
VS2
VMIN
Fig 11.7
Per effetto di questa compensazione, mediamente il periodo non viene cambiato e il condensatore non satura.
Daltra parte, abbiamo visto che la compensazione dellintegratore comporta lavere un polo di compensazione a
bassissima frequenza, con relativo abbassamento di guadagno gi a frequenze basse. Minor il guadagno e minore la
desensitivity, quindi meno ideale il comportamento dellanello.
In conclusione questo generatore donda limitato in frequenza, perch al crescere della frequenza lintegratore non si
comporta pi correttamente.
Lo schema riportato in fig. 11.8 uno schema commerciale diffusissimo che non utilizza lintegratore ma comunque un
blocco con la funzione di integratore.
COMPARAT.
Di
SOGLIA
invertente
carica
Vc
scarica
Fig 11.8
Assumiamo che inizialmente lo switch sia
spostato verso lalto; il generatore di corrente
carica il condensatore con una corrente
costante, quindi la tensione sul condensatore
cresce linearmente (fig 11.9); ad un certo punto
tale tensione (riportata dal Voltage Follower al
comparatore di soglia) fa scattare il comparatore
il quale, a sua volta, fa scattare lo switch che si
abbassa; il secondo generatore di corrente
assorbe energia costante dal condensatore,
quindi la tensione sul condensatore diminuisce
linearmente.
VMAX
VS1
VS2
VMIN
Fig 11.9
Con questa soluzione ho eliminato il limite di frequenza, perch lo switch molto veloce.
Lo switch realizzato tramite una porta a diodi, il cui schema presentato in fig. 11.20.
PORTA A
DIODI
D1
D2
VC
VQ
VS 2 VC VS1
D4
D3
In generale, per studiare un circuito con un diodo occorre ipotizzare in partenza che il diodo conduca o non conduca; una
volta risolto il circuito, si verifica se la tensione ai capi del diodo verifica lipotesi di conduzione oppure no. Con 4 diodi ci
sarebbero 16 possibili combinazioni; noi, per brevit, partiamo con le ipotesi che si riveleranno giuste.
Come prima, immaginiamo che luscita del comparatore di soglia sia inizialmente pari a VMAX , quindi VQ=VMAX.
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
Ipotesi: diodo D2=ON (fig 11.11), quindi sostituiamo D2 con un corto circuito. Ci significa che in A c una tensione
pari a VC. Noi abbiamo detto che vale la seguente relazione:
VC < VQ
D1
VC
VQ
D4=ON
D3
B
Fig 11.11
A
D2
D1
VC
VQ
D4
D3
B
Fig 11.12
Facciamo ora lipotesi che D4=ON (che si riveler
sbagliata), esemplificata in fig. 11.13.
A
D2=ON
D1
VC
VQ
D4=ON
D3
B
Fig 11.13
La situazione del circuito presentata in fig. 11.14. Il generatore di corrente in basso assorbe la corrente dal
condensatore, scaricandolo.
Siccome la velocit con cui il condensatore si carica dipende dal generatore I1 e la velocit con cui il condensatore si
scarica dipende dal generatore I2 , noi possiamo regolare con continuit il periodo dellonda generata agendo sui due
generatori (manopola di regolazione fine sul generatore donde).
Se invece cambio condensatore con altri di capacit differente posso variare, a scatti, il periodo dellonda (manopola di
regolazione a potenze di 10).
I1
A
D1
VC
VQ
D3
B
I2
Fig 11.14
Vs
Fig 11.15
Quando VS inizia a crescere in positivo, ad un tratto scatta il diodo che ha sotto di s il generatore pi piccolo; questo
diodo inizia a condurre e luscita diminuisce perch la tensione dingresso si ripartisce sulla resistenza relativa al diodo
scattato. Man mano che lingresso aumenta i vari diodi scattano, facendo entrare in gioco un numero crescente di
resistenze; proporzionalmente luscita diminuisce rispetto allingresso, e si ottiene il grafico di fig. 11.16.
VS
VU
Fig 11.16
11.2 Alimentatori
Tipicamente la tensione fornita ai circuiti continua; tale tensione deve essere il pi possibile costante, altrimenti una
sua variazione pu essere vista dai circuiti come un segnale. Quindi la stabilit la principale caratteristica degli
alimentatori e anche il maggior problema da risolvere.
Con riferimento alla fig. 11.17, luscita dellalimentatore deve essere stabile:
1. nei confronti del carico (il quale stabilisce
lassorbimento di corrente)
2. indipendentemente dalle variazioni della fonte di
energia primaria (la rete di distribuzione elettrica
o una batteria)
3. indipendentemente dalla temperatura
SORGENTE
PRIMARIA
POWER
SUPPLY
Tensione o
corrente costanti
Fig 11.17
PU
Pi
Fig 11.18a
In fig. 11.18b abbiamo un andamento
tipico della tensione fornita dalla rete:
una sinusoide sporca.
Fig 11.18b
In alcune applicazioni, lalimentatore non deve produrre disturbi di natura elettromagnetica; questa considerazione, come
sar chiaro in seguito, limitata agli alimentatori switching, che devono essere low noise.
In generale, possiamo classificare tutti gli alimentatori in due gruppi:
alimentatori lineari (o dissipativi)
alimentatori switching (o a commutazione)
Caratteristiche degli alimentatori lineari:
basso rendimento: < 50%
costo basso (sia per i componenti impiegati che per la facilit di realizzazione)
prestazioni ottime (cio ottima stabilit)
quindi ottimo rapporto costi/prestazioni
costo medio-alto (sia per i componenti impiegati che per la difficolt di realizzazione)
prestazioni buone, ma alti disturbi
generalmente di minori dimensioni rispetto ai lineari
A = sin t
in Italia, la tensione efficace 220 V, quindi
Fig 11.19
Il valor medio di una sinusoide zero, come possiamo ricavarne una tensione continua?
Innanzitutto occorre trasformare la sinusoide in un segnale che abbia valor medio non nullo. Questa prima operazione si
chiama raddrizzamento.
Il blocco di fig. 11.20 evidentemente non lineare, appunto perch
modifica il valor medio del segnale; in altre parole la sua funzione di
trasferimento non lineare; il raddrizzatore, a seconda del tipo,
realizza due funzioni non lineari: il modulo e la rampa.
Raddrizzatore
(rectifier)
Fig 11.20
valor medio=2A/
valore efficace= A /
MODULO
Fig 11.21b
Fig 11.21a
RAMPA
A
valor medio=A/
valore efficace= A / 2
Fig 11.22a
Fig 11.22b
1T
f (t )dt )
T 0
Il blocco che realizza la prima funzione (fig 11.21a) si chiama raddrizzatore a doppia semionda (full wave rectifier), mentre
il blocco che realizza la seconda funzione (fig. 11.22a) si chiama raddrizzatore a singola semionda (half wave rectifier).
Intuitivamente il primo migliore perch mantiene invariato il valore efficace.
Nota che il raddrizzatore a doppia semionda fornisce un segnale con frequenza doppia rispetto al segnale in ingresso,
mentre laltro conserva la frequenza originale (fig. 11.21b e 11.22b).
In ogni caso, il segnale che ottengo contiene la componente continua ma anche altre armoniche superiori, quindi occorre
un filtro passa basso per attenuare il pi possibile tali armoniche (fig. 11.23).
RECTIFIER
FILTRO
PASSA BASSO
Fig 11.23
Il filtro passa basso pi semplice una rete RC, rappresentata in fig. 11.24a, e la cui risposta in frequenza raffigurata in
fig. 11.24b.
1/RC
R
C
Fig 11.24b
Fig 11.24a
Se utilizziamo un raddrizzatore a doppia semionda, la frequenza di taglio necessaria sar doppia rispetto a quella che
dovremmo utilizzare per il raddrizzatore a singola semionda; siccome:
f =
1
2RC
ci significa che a parit di resistenze avremo nel primo caso un condensatore di capacit dimezzata rispetto al secondo
caso; avere condensatori piccoli un vantaggio per la realizzazione pratica. Da un altro punto di vista, a parit di R e C,
nel primo caso avremo prestazioni migliori, perch il filtro sar in grado di attenuare un maggior numero di armoniche.
In conclusione meglio utilizzare raddrizzatori a doppia semionda.
A valle del filtro otteniamo la componente continua pi qualche armonica a bassa frequenza, denominata ripple.
Con i componenti visti finora abbiamo realizzato un alimentatore non stabilizzato.
Dobbiamo per fare un passo indietro, perch abbiamo tralasciato un componente che si trova a monte del raddrizzatore,
subito dopo la sorgente primaria: il trasformatore (fig. 11.25).
TRASFORMATORE
RECTIFIER
FILTRO
PASSA BASSO
Fig 11.25
Lo scopo del trasformatore quello di trasformare una tensione qualunque in una tensione di valore abbastanza vicino
alla tensione duscita del nostro alimentatore. Per esempio, se vogliamo realizzare un alimentatore da 5 Volt, conviene
avere in ingresso al raddrizzatore una tensione efficace di 8 Volt; quindi, se la sorgente primaria la rete, ci servir un
trasformatore che riceva in ingresso una tensione efficace di 220V e fornisca una tensione efficace di 8V.
Per i trasformatori vale la seguente relazione:
V1 n1
=
V2 n 2
dove V1 la tensione di ingresso, V2 la tensione di uscita, n1 il numero di spire sullavvolgimento primario e n2 il
numero di spire sullavvolgimento secondario.
Nel caso dellesempio:
220 n1
=
8
n2
NOTA: limportante che il rapporto spire sia uguale al rapporto tra le tensione, non necessariamente n 1=V1 e n 2=V2.
Il trasformatore ha una caratteristica utile: lisolamento dinamico, cio la separazione fisica tra il primario e il secondario.
carico
corrente
Fig 11.26
Deve essere sufficientemente grande perch percorso da tutta la corrente (e quindi la potenza) assorbita dal carico.
La corrente che percorre il secondario del trasformatore passa nel diodo e poi nel carico (vedi verso della corrente nel
disegno); come gi visto, nel caso del raddrizzatore a una singola semionda, essa ha un valore medio, non nullo, pari a:
valore di picco
Il trasformatore funziona bene quando attraversato da correnti prive di componente continua, quindi a valor medio
nullo; siccome non posso eliminare la continua (perch sul carico voglio ottenere una tensione continua), occorre
utilizzare trasformatori con nuclei pi grandi.
Per quanto riguarda il raddrizzatore a doppia semionda, ne vediamo due implementazioni:
1. a presa centrale
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
10
2. a ponte di diodi
11
V (t ) = Vmax sint
sul carico ho una tensione massima pari a Vmax ; per, sul diodo che interdetto, la tensione pari 2Vmax :
Vmax
Vmax
Vmax
Fig 11.28
D1
D2
carico
D4
D3
Fig 11.29
In serie al trasformatore ci sono sempre due diodi, quindi la caduta di tensione circa 2 V; questo significa che ho un
peggioramento di prestazioni rispetto alla soluzione precedente. Daltro canto ho maggiori vantaggi:
1. il secondario sempre percorso da corrente a valor medio nullo
2. la tensione inversa complessiva sui due diodi interdetti pari a VMAX , quindi nel caso peggiore sul singolo diodo ho
una tensione negativa pari a VMAX
3. la massa del carico non vincolata al secondario
12
VMAX
Fig 11.30
IL
VC
Fig 11.31
VMAX
VC
Fig 11.32
VMAX
VC
Fig 11.33
Con un sistema siffatto non otteniamo la componente continua prevista dallanalisi di Fourier, che dovrebbe essere pari a
V MAX
, ma una componente continua di valore vicino a VMAX. Questo accade perch il sistema non lineare (c il
VDC = V MAX
VR
2
VMAX
Fig 11.34
VR
13
La tensione di ripple (VR ) lampiezza del ripple. La definizione che ne viene data leggermente diversa: assumendo che
la scarica del condensatore duri tutto un periodo, la tensione di ripple la differenza tra VMAX e la tensione VC alla fine
della scarica (fig 11.35).
VMAX
VC
VR
Fig 11.35
VR =
I LT
C
Nota che per il caso della doppia semionda, sufficiente porre T/2 al posto di T.
A parit di tensione di ripple, se metto T/2 al posto di T, posso mettere un condensatore di capacit dimezzata, cio pi
piccolo. Invece, a parit di condensatore, ottengo una tensione di ripple dimezzata, quindi minor disturbo.
VR
2
VDC
=
VMAX
VDC
VDC + 2VD +
VR
2
Lipotesi che abbiamo fatto per calcolare tale rendimento che la corrente che entra nellalimentatore mediamente
uguale a quella che esce, come se percorresse ununica grande maglia.
Come si pu vedere, VR incide sul rendimento, quindi dovrebbe essere mantenuto il pi possibile piccolo; il problema che
ci sono altre considerazioni da fare.
Poniamo, ad esempio, che il carico assorba una corrente di 1 A, che il periodo sia T=2010-3 sec (f=50 Hz, a una semionda),
e che vogliamo ottenere una tensione di ripple di 1 V:
C=
I L T 20 10 3
=
= 20mF
VR
1
Un condensatore di 20mF molto grande; quindi possiamo subito dire che una prima limitazione consiste nella
dimensione della capacit.
La corrente passa nel diodo durante un tempo pari a t c (tempo di conduzione); durante questo tempo il condensatore si
carica; nel tempo che resta prima di completare il periodo il condensatore si scarica (il diodo interdetto).
Vedi fig. 11.36. La quantit di carica che passa nel diodo nel
tempo t c deve essere uguale alla carica che passa nel carico
durante un periodo T:
14
tc
carica
t + tc
Fig 11.36
scarica
dt = I L dt
t + tc
dt = I L T
Anche se sbagliato, assumiamo un momento che la corrente che passa nel diodo sia costante:
id t c = I L T id =
I LT
tc
Per diminuire il ripple posso diminuire t c , ma in questo modo il condensatore si deve caricare in un tempo minore, quindi
occorre maggior corrente. Il diodo per non pu sopportare una quantit arbitrariamente grande di corrente; in
particolare, tra le specifiche del diodo, ce ne sono tre che riguardano questo aspetto:
1. corrente di picco ripetitiva: la massima corrente che pu attraversare il diodo in modo ripetitivo (proprio quella di cui
stiamo parlando)
2. corrente di picco non ripetitiva: la massima corrente che pu attraversare il diodo poche volte (ad esempio
allaccensione del sistema)
11.2.3. Stabilizzazione
Come abbiamo gi detto, gli stadi visti finora realizzano un alimentatore non stabilizzato.
Una delle caratteristiche dellalimentatore lindipendenza dal carico.
Rg
Vg
Load
Fig 11.37
ALIMENTAZIONE
NON
STABILIZZATA
regolatore
ELEMENTO
SERIE
Vref
R1
LOAD
VU
R2
Fig 11.38
Vref
R2
=
VU VU = Vref 1 + 1
R1 + R2
R2
Lalimentazione non stabilizzata, prima di arrivare sul carico, passa attraverso un regolatore, composto da un
amplificatore differenziale, da un elemento serie e da un partitore. La tensione sul carico viene ripartita sulle resistenze e
riportata indietro, dove viene confrontata con una tensione di riferimento.
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
15
Lelemento serie pu essere un transistore che deve lavorare in linearit (ottengo un alimentatore lineare), oppure un
interruttore (ottengo un alimentatore switching ed evito la caduta di tensione sul transistore).
La Vref fornita da un generatore di tensione con una stabilit di almeno 10 ppm/C; questa tensione al di fuori
dellanello, non ne risente gli effetti stabilizzatrici, quindi se varia induce una variazione su VU (e quindi sul carico).
Si pu vedere lalimentatore essenzialmente come qualcosa che amplifica la tensione Vref ed alimentato da una sorgente
non stabilizzata che fornisce la potenza.
I regolatori che si trovano in commercio reggono una corrente massima di 5 A. Un regolatore commerciale il 78xx (fig
11.39).
tensione di
DROP OUT
VIN
78XX
VOUT
ALIMENTAZIONE
NON
STABILIZZATA
LOAD
GND
Fig 11.39
questi componenti richiedono due condensatori in parallelo che sono parte integrante del circuito, ma risiedono fuori
dal componente per motivi di spazio; devono essere collegati il pi vicino possibile allintegrato
una specifica importante e vincolante che la tensione di drop out deve essere superiore ai 2V (tipicamente 2,5V):
VDROPOUT > 2V
In caso contrario allinterno del componente si crea un corto circuito, lalimentazione non stabilizzata arriva sul carico
e provoca danni. Questa tensione deve essere garantita in qualunque condizione.
Il ripple rejection (attenuazione del ripple) di 68dB minimo - 78 dB tipico, cio 1000-2000 volte; ci significa che il
ripple sul carico un millesimo di quello in ingresso allintegrato; in altre parole il valore del ripple massimo desiderato
non affatto vincolante, perch il regolatore lo diminuisce moltissimo
tensione dingresso: dipende dal modello; per esempio: 7-25 V (ottimale se 8-12 V)
corrente minima di funzionamento: 6mA; trascurabile rispetto alla corrente totale che entra nellintegrato, quindi
possiamo dire che tutta la corrente che esce dallalimentazione non stabilizzata finisce nel carico
caratteristiche termiche: TJ=150C, KJC=5C/W, KJA=65C/W
16
Per rispettare le specifiche, sul carico dobbiamo avere sempre almeno 5 V; tenendo conto che la tensione di Dropout
(VDO) tipicamente 2,5V, la tensione VIN dovr essere almeno di 7,5 V.
VDO
VIN
Vpri
Vsec
VOUT
7805
IL
D1
D2
D4
D3
Fig 11.40
Quindi la tensione VIN dovr avere un aspetto a dente di sega tipo quello di fig. 11.41.
VIN
VR
7,5
t
Fig 11.41
In realt non possiamo avere un ripple tanto grande, altrimenti abbiamo grande dinamica sul valore di ingresso al
regolatore; poniamo quindi di volere una tensione di ripple pari a 1 V. Calcoliamo di conseguenza la dimensione del
condensatore C:
VR =
TI
TI
C=
C
VR
T il periodo del segnale che arriva sul condensatore, I la corrente che lo carica e VR la tensione di ripple; nel nostro caso
abbiamo che:
T=
1
1
=
= 10 2 s
f 100Hz
infatti la frequenza della tensione di rete 50 Hz, ma il raddrizzatore a doppia semionda raddoppia la frequenza!
10 2 s 0,5 A
C=
= 5mF
1V
La capacit del condensatore che ci serve un po alta; proviamo a mettere un condensatore con capacit C=3,3mF:
VIN
VR 1,5
VR =
10 2 s 0,5 A
5
=
= 1,51V
3
3,3 10 F
3,3
7,5
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
17
Fig 11.42
Procedendo ancora a ritroso, dobbiamo tenere conto della caduta di tensione sui due diodi del ponte, che come sappiamo
pari a 2 V. Quindi la tensione massima sul secondario sar:
Vsec = 9 + 2 = 11 V
Calcoliamone il valore efficace:
Vsec efficace =
11
= 7,8V
2
Siccome non esiste in commercio un trasformatore con questo valore di uscita, utilizziamo un trasformatore con tensione
di uscita pari a 8 V efficaci; con riferimento alla fig. 11.43, abbiamo:
Vpri
Vsec
n1
Vpri=220 V eff
Vsec=8 V eff
n1 V pri 220 22
=
=
= 25
n2 Vsec
8
n2
Fig 11.43
242
= 9 ,6Vefficaci
25
Quindi la tensione massima sul secondario sar 9,6 2 = 13,6V . Dopo la caduta di tensione sul ponte di diodi,
avremo la che la VIN massima sar pari a 13,6-2=11,6 V (fig 11.44).
VIN
11,6
VR 1,5
10,1
t
Fig 11.44
6 ,6
VR
= 6,6 0,75 = 5,85
2
18
K ja =
T j Ta = K ja P K ja =
T j Ta
P
150 C 70 C
= 27 C / W
3W
Questo valore minore della Kja prevista dalle specifiche termiche del regolatore pari a 65 C/W (vedi pi indietro), ma
superiore al valore Kjc =5 C/W, quindi occorre utilizzare un dissipatore:
Kd = K ja K jc = 27 5 = 22
Calcoliamo il rendimento, approssimando uguali la corrente in uscita dal secondario e quella nel carico:
Vcarico
5
=
38%
Vsec
5 + 5,85 + 2
Con questo calcolo, in cui si evidenzia il basso rendimento di un alimentatore dissipativo, si conclude lesercizio.
Ritorniamo un attimo allo schema di fig. 11.38 in cui compaiono lelemento serie, lamplificatore operazionale e il partitore.
Le due resistenze che formano il partitore non sono interne al componente, vanno inserite allesterno, e quindi sono
regolabili dallutente; in questo modo si pu regolare il guadagno di anello.
Abbiamo detto che negli alimentatori dissipativi lelemento serie composto essenzialmente da un transistore; siccome
questo lavora in linearit, consuma potenza, e questo fa scendere il rendimento. In generale, i sistemi che lavorano in
linearit dissipano di pi di quelli che lavorano fuori linearit.
VS
Vs
V
Fig 11.45b
Fig 11.45a
t1
t2
Il duty cycle dellonda quadra influenza direttamente il valor medio della tensione V:
Vm = VS
t1
t1 + t 2
Al crescere di t 1 rispetto a t 2 , il valor medio Vm aumenta. Se per esempio il duty cycle del 50%, abbiamo che la tensione
media pari a 1/2VS.
Se al posto del transistore, nellelemento serie del regolatore, mettiamo un deviatore, possiamo regolare il valor medio
della tensione sul carico agendo sul duty cycle dellonda quadra che comanda il deviatore. A valle del deviatore
mettiamo un filtro per attenuare le alte frequenze ed estrarre la continua.
BONAUDO Alessandro - RICCHIARDI Fausto
19
nellinterruttore passa tutta la potenza che finir sul carico, e questo significa che avvengono commutazioni veloci di
correnti elevate
la commutazione deve avvenire in modo rapido, perch cos pi facile realizzare il filtro (avremo armoniche a
frequenze pi elevate); in commercio, le frequenze comuni vanno dai 20 ai 100 kHz
il filtro deve essere di buona qualit, quindi occorre usare una rete LC
a causa dei problemi precedenti, lalimentatore diventa una fonte di enormi disturbi, che si irradiano sotto forma di
campi elettromagnetici e si trasmettono nei conduttori.
Vref
VS
Comparatore
non invertente
KVu
Fig 11.46
Quando londa triangolare superiore a VS il
comparatore commuta in alto, quando londa
inferiore a VS il comparatore commuta in basso,
dando origine allonda quadra (fig. 11.47);
variando VS si varia il duty cycle dellonda
quadra, e quindi il valor medio della tensione
sul carico.Ma la tensione VS il risultato del
confronto tra la tensione sul carico (ripartita) e
la tensione Vref.
VS
Fig 11.47
Il deviatore pu essere realizzato con due transistor CMOS complementari, ma tale soluzione costosa. Unidea diversa
consiste nellutilizzare un interruttore e un diodo, come nello schema di fig. 11.48.
corrente
filtro LC
L
carico
C
Fig 11.48
1
sC
sL +
1
sC
1
1 + s 2 LC
f =
1
2 LC
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Supponiamo che la tensione sul carico sia costante, cio che lanello di regolazione funzioni (premessa necessaria per i
prossimi ragionamenti).
21
Vo
Fig 11.49
di
1
V = L i = Vdt
dt
L
IL
t
Fig 11.50
Se linterruttore rimane chiuso per un tempo t, la corrente che passa nellinduttore cresce per questo intervallo di
tempo;
valor medio della
corrente nellinduttore
e nel carico
IL
Fig 11.51
Quando la corrente diminuisce, abbiamo che
stabilita la corrente che deve passare nel carico, possibile determinare la frequenza con cui linterruttore deve
commutare, in modo da ottenere quella corrente media.
D
L
Vo
VIN
i
Fig 11.52
Quando lo switch si apre, per le stesse motivazioni esposte sopra, la corrente nellinduttore deve diminuire linearmente,
quindi la tensione VL si inverte; di conseguenza abbiamo che:
Vo = VIN + VL
Vo > VIN
22
L
VIN
Vo
VL
i
C
Fig 11.53
Quando lo switch si apre, per le stesse motivazioni esposte sopra, la corrente nellinduttore deve diminuire linearmente,
quindi la tensione VL si inverte; di conseguenza abbiamo che:
VIN = V L
VL = Vo
VIN = Vo
quando switch = ON
quando switch = OFF, quindi
Esistono in commercio integrati che implementano i vari pezzi che compongono il regolatore.
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CAPITOLO 11
SOMMARIO
11.1. Generatore di onde quadre e triangolari ..................................................................................................................................... 1
11.2 Alimentatori ..................................................................................................................................................................................... 7
11.2.1. Alimentatori non stabilizzati.................................................................................................................................................. 8
11.2.1.1. Implementazione del raddrizzatore.............................................................................................................................. 10
11.2.1.2. Implementazione del filtro passa basso..................................................................................................................... 13
11.2.2. Considerazioni sul ripple ..................................................................................................................................................... 14
11.2.3. Stabilizzazione ....................................................................................................................................................................... 15
11.2.3.1 Un esempio numerico.................................................................................................................................................... 16
11.2.4. Cenni sugli alimentatori switching..................................................................................................................................... 19
11.2.4.1. Configurazione step down........................................................................................................................................... 22
11.2.4.2. Configurazione step up................................................................................................................................................ 22
11.4.2.3. Configurazione fly-back............................................................................................................................................... 23
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