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1983 PROCESSO A CARICO DI FRANCESCO BRUNO PER OMICIDIO 1 OTTOBRE 1981 A CARINI VIA
PROVINCIALE CIVICO 21, ERGASTOLO
DAL 1981 AL 1983 LA GUERRA DI MAFIA IN CORSO TRA BADALAMENTI E I SUOI ALLEATI E I
CORLEONESI E I LORO ALLEATI PROVOCA A ISOLA DELLE FEMMINE E DINTORNI MOLTI OMICIDI
34 anni son trascorsi da quel tragico marted dell8 giugno, quando la mano
della mafia crivella con diversi colpi di pistola il Nostro Concittadino Vincenzo
Enea.
La Giustizia ha emesso la sua sentenza di condanna peraltro confermata dalla
Corte di Appello di Palermo il 19 febbraio 2015 e depositata il 17 agosto 2015.
Lattenta lettura della sentenza fa emergere una storia non scritta che a
partire dagli anni settanta stata appannaggio della mafia e della criminalit
organizzata con la benevola compiacenza di PUBBLICI Amministratori, una
storia fatta di violenza e prevaricazione.
Ad oggi, c da chiedersi e mi chiedo:
Cosa cambiato dal punto di vista culturale, negli atteggiamenti e nei
comportamenti dei Cittadini di Isola delle Femmine?
Di PIU
Cosa cambiato, ad oggi, in chi delegato a gestire la cosa pubblica nel
rispetto delle regole e della legalit?
che vengono dai traffici illeciti (armi,droga, estorsioni, usura): dal ridotto costo
del lavoro, grazie allintimidazione violenta dei lavoratori e dei sindacalisti;
dalla riduzione dei costi di corruzione e dalla creazione di barriere allentrata
(con listituzione di cartelli, ad esempio nel settore dei PUBBLICI APPALTI);
dallo scoraggiamento della concorrenza con forme subdole di violenza e
prevaricazione.
Scoraggiamento della concorrenza con violenza e prevaricazione sistematica
sono i dati che emergono dalla storia imprenditoriale degli ultimi anni di Enea
Vincenzo, penalizzato dallo sconfinamento del complesso alberghiero Costa
Corsara riconducibile ad una a societ come B.B.P. infiltrata in logiche mafiose
.
All'esito dei primi accertamenti da parte della polizia giudiziaria, il relativo
rapporto del 26 ottobre 1982 concludeva con l'evidenziare alcune particolari
circostanze:
- il clima di intimidazione diffusa attorno alla indagine che ha portato molti
testimoni ad assumere un atteggiamento reticente;
-la convinzione che il soggetto che avrebbe potuto rendere un contributo
decisivo ai fini della individuazione dei responsabili dell'omicidio Enea Vincenzo
era da identificare nel figlio della vittima, Pietro Enea, il quale in quegli anni
aveva vissuto ogni giorno al fianco del padre convivendo con lui l'esperienza
lavorativa e l'hobby della pesca;
- la sensazione che il motivo del silenzio dell'Enea Pietro fosse dettato
dall'esigenza di proteggere i suoi familiari da eventuali ritorsione nel caso in cui
avesse deciso di collaborare con le autorit competenti;
- il movente dell'omicidio collegato ai rapporti economici intercorrenti tra
Enea Vincenzo e D'Agostino Benedetto e agli interessi di costoro confliggenti
con quelli di imprenditori edili in qualche modo riconducibili al mondo del
crimine organizzato.
Enea
Teleoccidente
15 gennaio 1982 a Isola delle Femmine viene ucciso Impastato Giacomo nipote
del Badalamenti
VENGONO RIAPERTE LE
LUCIDO ANTONINO
GIOVANNI IMPASTATO HA LAVORATO PER CIRCA CINQUE ANNI CON
VINCENZO ENEA UN GIORNO SI RECANO A PALERMO NEL LEGGERE IL
CONTRATTO FIRMATO DALLA MADRE DI CATALDO RICCOBONO E LUCIDO
SCOPRONO CHE LA MADRE ERA GiA MORTA QUANDO AVEVA FIRMATO SI
RENDONO CONTO DI UN IMBROGLIO NELLACQUISIZIONE DEL TERRENO DI
CUI SI ERA APPROPRIATA LA COSTA CORSARA
VINCENZO ENEA RENDENDOSI CONTO CHE IL CONTRATTO POTREBBE ESSERE
NULLO PENSA DI DENUNCIARE TUTTI
LUCIDO ANTONINO GEOMETRA PRESSO IL
COMUNE DI ISOLA DELLE
FEMMINE SI DIMETTE ED INIZIA LATTIVITA DI IMPRENDITORE EDILE,
DEFINISCE LA PERMUTA INIZIATA DA ENEA VINCENZO CON CATALDO CO LA
B.B.P snc
MORGANTINA S.r.l.
Enea
Teleoccidente
15 gennaio 1982 a Isola delle Femmine viene ucciso Impastato Giacomo nipote
del Badalamenti
VENGONO RIAPERTE LE
POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937 E350 3 729 PA0094730 2012
001
POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937 E350 1 668 PA0094762 2012
001
POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937 E350 3 1748 PA0101144 2012
001
SAMANTA SICILIA COSTRUZIONI S.R.L. CON SEDE IN ISOLA E350 2 823 PA0094718
2012 001
SIALMA CASA S R L ISOLA DELLE FEMMINE E350 1 2146 PA0102052 2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO GIOVANNI E
POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 24 PA0094698 2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO GIOVANNI E
POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 65 PA0094705 2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO GIOVANNI E
POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 393 PA0101135 2012 002
SOCIETA ELLE DI GIAMBONA S A S. E350 1 220 PA0094754 2012 002
SOCIETA ELLE DI GIAMBONA S A S. E350 1 240 PA0094758 2012 001
SOCIETA FLLI AIELLO E C DELLE E350 1 984 PA0101153 2012 001
TOIA FRANCESCO PARTINICO 29/08/1946 E350 3 1911 PA0094721 2012 001
TOIA FRANCESCO PARTINICO 29/08/1946 E350 3 1912 PA0094722 2012 001
TOURIST HOLIDAYS. SRL CON SEDE IN ISOLA DELLE FEMMINE PIAZZA E350 3 977
PA0094739 2012 004
TROMBINO SIMONE SANTA NINFA 03/07/1925 E350 3 814 PA0094735 2012 002
TROMBINO SIMONE SANTA NINFA 03/07/1925 E350 3 815 PA0094736 2012 002
1
TROMBINO VITO SANTA NINFA 15/10/1928 E350 3 814 PA0094735 2012 003
TROMBINO VITO SANTA NINFA 15/10/1928 E350 3 815 PA0094736 2012 003
UVA MARIA ISOLA DELLE FEMMINE 24/07/1913 E350 1 37 PA0094760 2012 004
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un valido contributo alle investigazioni il figlio Pietro, infatti lui che collabora
il padre in tutte le sue attivit e con lui passava anche il tempo libero nel comune hobby della
pesca. Sicuramente Pietro ha riconosciuto qualcuno a bordo della Fiat 124
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figlio Pietro che finisca di scavare altrimenti gli facciamo fare la stessa fine
di suo padre), ENEA Pietro si allontanava da Isola delle Femmine alla volta
degli U.S.A., dove tuttora risiede.
Quest'ultimo invero dopo svariati anni, in uno degli sporadici rientri in Italia, nel
verbale di sommarie informazioni testimoniali del 9 maggio 2000 presso gli Uffici
della Polizia di Roma (in una localit protetta), affermava di essersi deciso a
raccontare quanto a sua conoscenza circa l'omicidio del padre in considerazione
della buona situazione giudiziaria che c' oggi in Italia (intendendo con tale
affermazione che gli equilibri mafiosi nel frattempo erano radicalmente mutati ed i
capi delle cosche sanguinarie dei primi anni '80 erano stati quasi tutti individuati
ed incarcerati, quindi si sentiva pi sicuro), e ricostruiva ci che aveva visto
personalmente la mattina dell'omicidio del padre, indicando senza ombra di
dubbio come occupante l'autovettura Fiat 124 beige ferma alle 7.30 del
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BRUNO
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incongruente ed
infondata.
Esse affermazioni non prendono assolutamente in considerazione gli atti
processuali e l'opprimente ambiente in cui vivevano i familiari del defunto ENEA
Vincenzo, dopo la morte dello stesso, ed in generale lo stato di paura determinato
dalla violenza delle cosche che volevano prepotentemente ed arrogantemente
entrare nel campo dell'edilizia, attratte dai maggiori interessi economici che
ruotavano nel settore.
Il modo in cui stato ucciso ENEA Vincenzo (da un gruppo di fuoco composto
da pi persone che gli hanno esploso diversi colpi di arma da fuoco alle spalle,
attingendolo in zone vitali del corpo e determinandone l'immediato decesso)
dinanzi al suo Village Bungalow mentre si recava al lavoro, era un chiaro
messaggio lanciato dalla mafia a tutti coloro che operavano nel settore, come
punizione dell'imprenditore ribelle.
Dunque lo si ribadisce - non ha fondamento logico, n conforme al contenuto
del fascicolo processuale quanto sostenuto nell'appello dove si sostiene che i
familiari di ENEA Vincenzo e, soprattutto, il figlio Pietro non avessero avuto
timore della situazione (pag. 26 appello).
Le predette dichiarazioni di ENEA Pietro sono state complessivamente
confermate in sede di rogatoria internazionale effettuata a New York l'8.2.2011
alla presenza del Dott. Antonino INGROIA.
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3) Sul riconoscimento alle parti civili costituite del risarcimento del danno e
della concessione della provvisionale immediatamente esecutiva.
Corretta e conforme al diritto appare la decisione del GUP del Tribunale di
Palermo di condannare l'imputato al risarcimento dei danni patrimoniali ed extrapatrimoniali verso tutti coloro che abbiano subto un perturbamento dall'evento sia
a cagione del trauma affettivo patito, con tutte le implicazioni derivatene, spettando
il relativo diritto a chi di ragione iure proprio (cfr. Cass. 1987/6672).
E, dunque, appare estremamente corretto l'aver condannato il responsabile del
misfatto al risarcimento del danno, rinviando l'accertamento del quantum totale
connesso al pregiudizio economico subto dalle parti civili ad un successivo
procedimento civile.
Appare, altres, corretto l'aver emesso condanna al pagamento di una provvisionale
immediatamente esecutiva di 100.000,00 per ciascuna delle parti civili costituite,
ritenendo in questi limiti gi raggiunta la prova del danno inflitto.
Alla luce di quanto sopra, rispettosamente chiedo all'Ecc.ma Prima Sezione della
Corte d'Assise d'Appello di Palermo, dopo aver letto le conclusioni depositate dal
mio sostituto processuale ex art. 102 c.p.p., il Preg.mo Avv. Giuseppe March, di
confermare in ogni sua parte la sentenza impugnata con condanna dell'appellante
alle ulteriori spese del giudizio di secondo grado, come da allegata notula.
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lN.
6/2015 R. Sent
! N'
4/2014 R. G.
DI VITALE
Presidente
2. Dott Antonia
PAPPALARDO
Consigliere
3. Sig.
Li boria
MARCHESE
Giud. Popolare
4. Sig.
Rosalia Pia
COSCINO
"
"
5. Sig.
Vincenza
MARTORANA
"
"
6. Sig.
Antonio
DIGIOVANNl
"
"
7. Sig.
Rosa Maria
CARUBIA
"
"
TUSA
"
"
8. Sig. Vincenza
Mod. 3/ASG
N.
2/ASG
Compilata scheda
per il Casellario e
per l'elettorato
SENTENZA
nei confronti di :
BRUNO Francesco nato a Isola delle Femmine (PA) il 27.05.1951
In atto detenuto per altro presso la Casa di Reclusione di Milano Opera
Add
y-
ILFUNZI
I'
D.ssa
Irrevocabile il
PARTI CIVILI
1) CATALDO Giuseppa nata a Isola delle Femmine il 02.04.1940
2) ENEA Riccardo, nato a Isola delle Femmine il23.03.1971
3) ENEA Rosalia, nata a [sola delle femmine il 12.07.1968
4) ENEA Maria Teresa, nata a Isola delle Femmine il 10.04.1962
5) ENEA Valerio, nato a Isola delle Femmine il 01.01.1977
6JENEA''EiiS3~ 'iiata aTSOla aerh~ Fenimine..li' 27.ofl9s2-
Tutti rappresentati e difesi dall'Avv. Giuseppe MARCHI' del Foro di Palermo
presso il cui studio sono elettivamente domiciliati -- PRESENTE
7) ENEA Pietro, nato a Isola delle Femmine il 02.01.1961, clett.tc dom.to in La
Spezia Viale Italia n.94 Torre A, presso lo studio dell'Avv. Luigi Pace
Rappresentato e difeso dall'Avv. Luigi PACE del Foro di La Spezia
PRESENTE
APPELLANTE
Appellante avverso la sentenza emessa dal G.U.P. Tribunale di Palenno in data
22.05.2013 con la quale stato dichiarato colpevole del reato di omicidio
aggravato ascrittogli, e condannato, con la riduzione della pena prevista per la
scelta del rito, alla pena di anni trenta di reclusione, oltre al pagamento delle spese
processuali, all'interdizione perpetua dai pubblici uffici c in stato di interdizione
legale.
E' stato, inoltre, condannato al risarcimento dci danni in favore delle parti civili
costituite, da liquidarsi innanzi al Giudice civile, nonch al pagamento delle spese
legali in favore di Cataldo Giuseppa, Enea Riccardo, Enea Valerio, Enea Elisa,
Enea Maria Teresa cd Enea Rosalia, che liquida in complessive 2.000.00 euro,
nonch di Enea Pietro, che liquida in 3.000,00 euro, oltre I.V.A. e C.P.A. come
per legge, nonch al pagamento della somma di l 00.000,00 euro per ciascuna
delle parti civili costituite, a titolo di provvisionalc immediatamente esecutiva.
Indicati il termine di giorni novanta per il deposito della motivazione, ritenuta la
particolarit complessiva della stessa in relazione all'entit delle imputazioni ed
alla molteplicit delle questioni da trattare.
CAPO DI IMPUTAZIONE
Del delitto p. c p. dagli artt. 11 O, 61 n.6, 575, 577 n.3 c.p., per avere in concorso e
previo accordo con altri soggetti per i quali non sono stati raggiunti sufficienti
elementi di responsabilit, ciascuno consapevole dei contributi rispettivamente
apportati dagli altri convergenti verso il medesimo fine, con premeditazione,
cagionato la morte di Enea Vincenzo, all'indirizzo del quale erano esplosi diversi
colpi di anna da fuoco che lo attingevano in parti vitali del corpo, detcnninandone
l'immediato decesso.
Con l'aggravante di avere commesso il fatto durante il periodo di latitanza in
relazione al mandato di cattura n.2/82 emesso dal Giudice Istruttore.
Con la recidiva specifica In Isola delle Femmine il giorno 8.6.1982
~(
'
Palermo, all'esito del giudizio svoltosi nelle forme del rito abbreviato,
. dichiarava Bruno Francesco, responsabile del!' imputazione di omicidio - volontario aggravato in pregiudizio di Enea Vincenzo, commesso in Isola
delle Femmine il giorno 8/6/1982 e, con la riduzione di pena prevista per il
rito prescelto, lo condannava alla pena di anni trenta di reclusione, oltre al
pagamento delle spese proccssuali, dichiarandolo, altres, interdetto in
perpetuo dai Pubblici Uffici ed in stato di interdizione legale.
Condannava, ancora, l 'imputato al risarcimento dei danni e al pagamento
delle spese legali (liquidate nella misura in dispositivo precisata) in favore
delle parti civili costituite; danni da liquidarsi nella competente sede civile,
assegnando alle stesse una provvisionale di euro l 00.000, per ciascuna di
esse.
-il cadavere riportava numerose ferite da anna da fuoco in diversi punti del
corpo, tra cui alla nuca, nella regione nasale e nella regione lombare sinistra.
Contemporaneamente alla operazione tccnico-scicntiflca, scattavano le
All'epoca dei fatti, Enea Pietro, nel tempo libero, si dava alla pesca in
mare. e, nella mattina dell'omicidio, verso le 6.00 era uscito di casa per
andare a pescare unitamcnte al suo amico Taormina Giuseppe. Ritornato a
terra, prima di accompagnare il Taonnina presso la sua abitazione, era
quando quella mattina era passato per la prima volta davanti ai bungalow
per accompagnare a casa il suo amico Taormina Giuseppe, aveva notato,
ferma a circa 200 metri dali 'ingresso dci bungalow e con direzione di marcia
verso Palermo, una Fiat 124 di colore bianco; ripassato dopo circa dicci
minuti e cio dopo aver lasciato a casa il Taormina, non trovava pi la
macchina
ferma,
ma
notava
il
cadavere
del
padre;
investigatori per trarre una inscindibile connessione tra i due fatti di sangue,
spiegabile sin da allora con le complesse vicende economiche che avevano
coinvolto entrambe le vittime (v.rapporto cc Partinico del26 ottobre 1982).
All'esito dei primi accertamenti, il relativo rapporto del 26 ottobre 1982
concludeva
con
l 'evidenziare
alcune
particolari
circostanze:
-Il clima di intimidazione diffusa attorno alla indagine che ha portato molti
testimoni ad assumere un atteggiamento reticente.
'~
; \
'"'
R.G.~.R.,
Stefano,
D'Agostino
Benedetto
ed
Enea
Vincenzo.
avvenuto dopo
la strage della
. fabbrica o altro luogo di lavoro presso cui l 'Enea era solito reearsi ogni - -
mattina.
Mutolo ricorda pure che, in quella circostanza, aveva offerto la sua
disponibilit a partecipare alla esecuzione dell'omicidio, ma il Riccobono gli
rifer che non era necessaria la sua presenza avendo egli incaricato oltre al
IO
!"
Salvatore, un certo Simone (lo indica come "brutto, piccolino" e "che aveva
una macelleria") e Bruno Francesco.
Inoltre, Mutolo ha confermato che, il gwrno dopo l 'omicidio, venne a
sapere che
Micaliz>~i
dovevano.
molto vicino all'epoca dei fatti, ossia sino all'uccisione di quest'ultimo che
avviene nel 1983 per mano della fazione corleonese di Cosa Nostra
capeggiata da Riina Salvatore con il metodo della "lupara bianca".
Onorato, per sua stessa ammissione, anche nell'interrogatorio
del 19
1982-1983 e
"'
~
Bruno faceva parte della famiglia mafiosa di Isola delle Femmine, a quel
tempo ricomprcsa nel mandamento guidato da Riccobono Rosario.
Il collaboratore di giustizia dice di avere avuto notizia da Riccobono
. dell'omicidio di . Enea Vincenzo, voluto dalla famiglia di Isola delle--Femmine.
Bruno Francesco.
Da ultimo il giudice di primo grado richiama le propalazioni di Naimo
Rosario
Sentito dal pubblico ministero il 27 luglio 2012, il Naimo Rosario ha
confessato di essere stato "af'filiato" sin dal 1965 alla famiglia mafiosa di
Tommaso Natale, ricompresa nel medesimo mandamcnto con Isola delle
Femmine, Partanna Mondello c San Lorenzo.
Naimo ha spiegato che al medesimo mandamento furono aggregate anche
Carini e Capaci e che quel mandamento, sino al 1983, era stato comandato
da Riccobono Rosario, poi eliminato da una fazione di Cosa Nostra per
volont di Riina Salvatore.
Preliminarmente, il collaboratore di giustizia ha riferito in ordine alla
personale collocazione nella galassia di Cosa Nostra, precisando il suo
ruolo di referente dell'ala corleonese con compiti di coordinamento anche
tra le famiglie mafiose italiane e americane
ln ordine a tale ultima circostanza, il Naimo ha evidenziato i suot
12
-~
soggiorno oltreoceano per curare gli interessi di Cosa Nostra per controllare
il comportamento di alcuni componenti della famiglia Inzerillo che dopo
l 'uccisione di Inzerillo Salvatore per volere di Riina nel maggio del 1981,
erano "fuggiti" negli L'.S.A. al fine di evitare altro spargimento di sangue.
Il
~aimo
-Il Bruno padre era persona molto considerata nel! 'ambito di Cosa l\ ostra.
-Il Bruno padre aveva trascorso periodi di latitanza nella localit di
Cardillo in compagma di Lo Piccolo Salvatore (glielo aveva confidato
proprio quest'ultimo).
-Il Bruno padre lo aveva incontrato, ass1eme a Lo Piccolo Salvatore,
Spatola Lino e Riccobono Rosario a partire dal luglio del
1981,
responsabile
dell'omicidio
14
di
tale
Gallina
di
~\
Carini.
-Poi intorno alle 7.30, dopo essersi trattenuto qualche minuto a casa del
Taormina per la colazione, Enea Pietro passando davanti alla abitazione
della propria famiglia in via Roma (n.77) si accorgeva della assenza della
autovettura del di lui padre Vinctmzo e quindi si recava ai bungalows di
- Dopo circa dieci giorni dall'omicidio, Enea Pietro parlava con i fratelli
Lo Cicero di San Lorenzo che si erano prestati ad aiutarlo per far luce sulla
vicenda, precisando che, durante la conversazione, a poca distanza si
- Nacquero degli attriti tra le parti perch l'edificio Costa Corsara era
15
.~
\PJ\
di
bungalow,
il pestaggio
del
cane
da guardia,
il
16
riservate nel bar del paese sulla famiglia Bruno e su Pomerio Giuseppe, e
proprio in quei giorni la sorella e la madre dell'Enea Pietro, Maria Teresa
Enea e Cataldo Giuseppa, ricevono presso la loro abitazione (eoabitano) una
telefonata contenente una minaccia esplicita: " .... signora ci dica a suo figlio
Pietro che la finisca di scavare altrimenti gli facciamo fare la stessa fine di
suo padre".
-Dopo circa sei mesi Enea Pietro si era allontanato da Isola delle Femmine
per timore di ritorsioni per la sua attivit di ricerca degli assassini di suo
padre.
La sentenza di primo grado, come si detto, fa anche ampio riferimento
alle dichiarazioni rese al Pubblico Ministero in data 8 febbraio 20 Il da Enea
Rosalia sorella di Enea Pietro.
La predetta ha ricordato come, a qualche mese dalla morte del di lei padre
Enea Vincenzo,
la sorella
Maria
~.
della madre.
In quel contatto telefonico l 'interlocutore ignoto, secondo il racconto di
Enea Maria Teresa, fece seriamente temere il peggio alla di lei madre
Cataldo Giuseppa dicendo che se il figlio Enea Pietro avesse continuato a
fare domande sui responsabili del! 'omicidio di Enea Vincenzo avrebbe fatto
la fine del padre; tant' che a seguito di quel! 'episodio la stessa Enea Maria
Teresa decise di abbandonare l'Italia per recarsi negli U.S.A ..
Anche Enea Maria Teresa ha ricordato che, qualche anno dopo, il fratello
Pietro le disse che una delle tre persone che vide all'interno dell'autovettura
Fiat 124 era il Bruno Francesco, confermando la circostanza secondo cui il
movente del! 'omicidio era da ricercare nel rifiuto della vittima di costituire
una societ operante nel settore edile con il Bruno Francesco.
Enea Maria Teresa, oltre a rievocare una serie di atti intimidatori
(danneggiamenti, incendio dei bungalows) e furti nel cantiere della vittima
nelle settimane precedenti all'omicidio, ha anche aggiunto che il padre, poco
prima, era rimasto intimorito dalla frequente presenza di Bruno Francesco
dell'omicidio.
Anche Enea Riccardo, come il fratello Pietro, indica come ragiOne
dell'omicidio del padre gli sviluppi del contrasto tra Enea Vincenzo e la
societ B.B.P. titolare del rcsidence "Costa Corsara".
Secondo il racconto di Enea Riccardo, i costruttori Bruno Pietro, Bruno
Giovanni e Pomicro Giuseppe, al fine di portare a compimento la
costruzione del predetto residcncc, si erano impossessati senza alcuna
20
che
le
predette
propalazioni
raggmngessero
quella
. "convergenza del molteplice" riconducibile sotto l'egida dell'art. 192 - comma 3 c.p.p.
!n particolare il giudice di pnme cure ritiene che
SI
sia realizzata la
Enea Vincenzo
foriera di omert.
21
22
~\
e sarebbe
SUI
pnncipi
23
cl1,
'
da suggestioni o
Gaspare il 14 luglio 1993, rese con riferimento anche ad altri omicidi diversi da
quello che ci occupa.
In particolare, si osserva che costui, riferendo dell'omicidio Guglielmo, afferma che
Riccobono Rosario, capomafia indiscusso nel territorio in cui fu consumato il delitto,
dovendo perpetrare quell'omicidio nella borgata di Partanna Mandello, si sarebbe
rivolto a La Barbera Michelangelo e Inzerillo Salvatore "in quanto non conosciuti
nella zona". In altri termini, il Riccobono, nel selezionare i soggetti da impiegare nei
24
crimini di sangue, aveva cura di designare persone non note nella zona destinata
delle Femmine, vicino di casa e persona conosciuta dalla vittima, dai familiari di
quest'ultimo.
Quanto, invece, al racconto del Mutolo in ordine al delitto in esame, si sostiene da
parte della difesa che esso sarebbe assolutamente generico, oltre che "de relato".
In particolare le dichiarazioni sarebbero del tutto generiche per quanto riguarda la
fase programmatica del delitto e i soggetti asseritamente chiamati a commetterlo.
Neppure un cenno, invece, sarebbe fatto agli effettivi partecipi all'omicidio; lo stesso
sarebbe a dirsi con riferimento alla causale, in alcun modo prospettata
dali' accusatore. Prive di valore probante, sarebbero, infine, le indicazioni afferenti ai
luoghi e ai tempi, trattandosi di circostanze conosciute da un numero parecchio
elevato di persone.
Ancora, si sottolinea la circostanza che le dichiarazioni del collaborante citato in
ordine all'omicidio dell'Enea sono pressoch totalmente sovrapponibili a quanto
narrato dal medesimo in ordine all'omicidio in pregiudizio di D'Agostino Benedetto,
consumato qualche mese prima ..
25
Viene rilevato, in primo luogo, un'incertezza nei ricordi (pag. 29: " ... se non ricordo
male .. era un omicidio voluto sempre dal.. .dalla famiglia, era un certo Vassallo il
rappresentante della famiglia di Isola") che diverrebbe certezza in ordine ai soggetti
che avrebbero voluto il delitto: 'Enea un omicidio voluto dalla famiglia di isola e in
particolare da Bruno e Vassallo",
quanto alla causale del delitto l'Onorato avrebbe fatto riferimento ad attivit edilizie
che avrebbero disturbato le cosche mafiose ed in particolare Vassallo.
Conclude, sul punto la Difesa con un giudizio di assoluta inattendibilit del racconto,
proveniente dalla stessa fonte (Riccobono Rosario), che sarebbe privo di riferimenti a
fatti e circostanze connessi alta pretesa causale dedotta, non conterrebbe una sola
indicazione in ordine alle modalit dell'omicidio, nonch ulteriormente connotato da
genericit allorquando cita le pretese fonti di conoscenza del fatto, senza specificare
anche a voler
accreditare il dictum del pentito in questione come attendibile- che egli parli di una
persona diversa, giacch avrebbe dichiarato di averlo conosciuto insieme ad un
giovane figlio, che l'imputato non ha mai concepito, indicando, quanto alla persona
dell'imputato, un periodo di trascorsa latitanza diverso da quello effettivo.
Analoghe censure vengono rivolte nei confronti delle dichiarazioni rese dal
collaboratore Naimo.
A questo punto la Difesa affronta il tema delle dichiarazioni rese da Enea Pietro,
figlio della vittima, richiamando, in primo luogo, il rapporto dei CC. del 26.10.1982,
nonch quanto dichiarato da Enea Pietro, a quel tempo, circa l'assassinio del padre:
26
\f\,
-J
\,
sentito dai CC. alle ore 9.45 dello stesso 8 giugno, Enea Pietro riferiva che il proprio
genitore, dopo il fallimento, eseguiva saltuari lavori come muratore e, nel tempo
libero, si dedicava alla pesca. Raccontava, poi, dei propri movimenti di quel giorno e
concludeva ass11mendo di non essere in grado di fornire elementi utili o di spiegare i
aveva fatto un gesto con un braccio come per additano agli altri; b) uno dei soggetti
che occupavano l'autovettura gli era apparso stempiato", dal viso asciutto e di et
compresa tra i 30 e i 35 anni; detto giovane era da identificare nella persona che due
settimane prima presso il bar della Plaia, si era intrattenuto a parlare con un amico
dello stesso Enea, esattamente tale Cardinale Antonino.
All'esito delle superiori dichiarazioni dell'Enea, i CC. effettuavano precise indagini
e, in particolare, assumevano a verbale il detto Cardinale, il quale non aveva
esitazioni nel dire che, mentre si trovava in compagnia di Enea Pietro presso il detto
27
bar, aveva incontrato tale Fanara Giuseppe, il quale, a sua volta, si era fermato con
altro giovane.
Dopo qualche giorno, Enea Pietro "faceva sapere" a quell'Organo di P.G. di avere
--avuto occaione di incontrare il giovane (n.dx.; evidentemente il Fanara) e di potere
'benissimo" escludere che si trattasse di uno dci soggetti occupanti la Fiat 124 bianca.
In sintesi, ad avviso. della Difesa, una vera e propria "ritrattazione" delle accuse
mosse dal figlio della vittima contro il detto Fanara, constatata c stigmatizzata dai
Carabinieri, in seno al menzionato rapporto di denuncia, nei seguenti termini:
dominante nel territorio in cui era stato consumato il delitto non riguarderebbero in
alcun modo la persona di Bruno Francesco, bens altro soggetto c, cio, quel Fanara
chiamato in causa dallo stesso Enea mediante riferimenti specifici a circostanze di
inequivocabilc significato, quali: l'avvenuta conoscenza di quest'ultimo; le
circostanze in cui essa aveva avuto luogo; la presenza del medesimo (Fanara)
all'interno della vettura in sosta al momento dell'accesso dell' Enea presso
bungalows.
Osserva, ancora la difesa che Bruno Francesco irrompe nel panorama dichiarativo
28
dell'Enea soltanto negli anni 2000, data che segna l'inizio di una serie di esposti che
lo avrebbero portato a individuare l'odierno imputato tra i soggetti che sostavano
dentro il veicolo presente nella zona del crimine. Dichiarazioni ad avviso della Difesa
_ _udi .. carauerc con.getturale..e/o.assiornati.co e/o autoreferenziale; oltrechecontraddittorie
29
..
negli Stati Uniti, non sarebbe stata dettata da paura; al contrario, risulterebbe dovuta
ad occasionali inviti di un parente prossimo, per un tempo limitato, poi trasformatosi
in permanenza definitiva.
Quanto, infine, all'andirivieni di Pietro dal continente amerieano, non pare potersi
dubitare che ci non sarebbe avvenuto ave egli avesse nutrito timori per la propria
di
certezza
Circa le ragioni del trasferimento negli Stati Vniti, la teste riferisce del suo stato
d'animo e delle precarie condizioni di salute in cui versava, che arrecavano grave
preoccupazione alla madre, escludendo, quindi che si trattasse di una scelta dettata da
paura. Precisa, in particolare, di avere accolto l'invito rivoltogli dallo zio di recarsi in
quel continente per una vacanza (poi trasformatasi in scelta definitiva); afferma che
Pietro era rimasto nel luogo di residenza perch il pi grande della famiglia e perch
poteva mantenerla.
Per quanto concerne, mvece, la causale, la teste sarebbe stata estremamente vaga
affermando genericamente che quello che aveva capito era "che qualcuno voleva che
faceva insieme una societ".
A proposito delle dichiarazioni rese da Enea Riccardo, la Difesa sostiene che non vi
sarebbe alcun collegamento tra il delitto in questione e l'omicidio in esame, ove si
tenga nel debito conto che l'asserito movente dell'uccisione del D'Agostino, era
legato alla realizzazione di lavori edili nella villa di altro mafioso, tale Spatola
Bartolomeo.
30
a vario titolo -
alla stregua delle emergenze processuali che allorquando Enea Pietro, nel l 978,
decise di costruire sul terreno dei Cardinale, l'appezzamento era precisamente
delimitato nella sua effettiva consistenza da muri di confine ivi collocati da tempo
Immemore.
pretesa da avanzare nei confronti della B.B.P. ma soltanto nei confronti degli eredi
Cardinale, al fine di regolarizzare lo stato di fatto del terreno con le risultanze degli
atti di provenienza, attraverso l'espletamento delle relative pratiche, cosicch, non
soltanto non si sarebbe verificato alcuno sconfinamento destinato a creare un dissidio
31
tra Enea e la B.B.P., ma non vi sarebbe stata alcuna logica ragione giustificatrice
del!' esistenza di un tale dissidio,
Si osserva, infine, a tal proposito che ogni questione riguardante il terreno, era stata
risolta
per stessa ammissione delle odierne parti offese - dagli eredi Cardinale nei
dell'avvio
soluzione
delle
problematiche
insorte.
attorno al quale fare, poi, ruotare le altre evenienze le dichiarazioni nel tempo rese da
Enea Pietro che, se credibili, non abbisognano di riscontri, trattandosi di propalazioni
32
lh.
~m
dovuto indurre l 'Enea a rendere dichiarazioni calunniatoric nei confronti del Bruno,
tanto pi ovc si consideri che queste vengono rese a distanza di circa diciotto anni da
un soggetto che ormai si era allontanato da molto tempo dal contesto territoriale
nell'ambito del quale si sono verificati i fatti in esame.
Ancor meno plausibile sembra, poi, che l'intento pcrsecutorio immotivato
SI
sta
s1
appalesa il motivo del ritardo con cui le rivelazioni furono fatte: la paura di ritorsioni,
anche verso altri componenti della sua famiglia, in caso di dichiarazioni utili per
scovare i responsabili del misfatto, resa, peraltro, palese dalla telefonata ricevuta
dalla madre, allorch il figlio aveva cominciato ad indagare sulla morte del padre.
In questo contesto si spiegano le iniziali reticenze dell'Enea, il quale sin dai primi
momenti successivi all'uccisione del padre, disse ai Carabinieri di avere notato una
FIAT 124 bianca all'interno della quale vi erano quattro uomini, uno dei quali ebbe
ad additarlo agli altri, senza, per, significativamente metterlo a verbale.
In tale contesto si spiegano le reticenzc, le contraddizioni e le indicazioni quali
soggetti coinvolti di persone nei confronti delle quali le indagini non hanno sortito
alcun esito, successivamente ritrattate dal Bruno.
Del resto, non pu, certamente destare meraviglia che l 'Enea avesse paura del Bruno,
soggetto sicuramente partecipe della cosca del Riccobono e ricercato per un omicidio
(quello del Gallina) commesso per conto e per i fini dell'associazione criminale in
parola e concorrente nell'omicidio di D'Agostino Benedetto (cfT. sentenza Corte di
Assise di Palermo e Corte di Assise di Appello di Palermo in atti).
Un sicuro riscontro circa le condizioni di paura per le ritorsioni dell'imputato si
coglie nello stesso rapporto redatto dai C.C., nell'immediatezza del fatto. secondo cui
33
\\
:1~
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compagnia dell'Enea negli ultimi mesi di vita di quest'ultimo, era stato anch'egli
assassinato il 13 maggio del 1982; circostanza questa evidenziata dagli investigatori
per trarre una inscindibile connessione tra i due fatti di sangue, spiegabile sin da
allora con le complesse vicende economiche che avevano coinvolto entrambe le
dei
pnmr
accertamenti
da
parte
della
polizia
giudiziaria,
il
relativo rapporto del 26 ottobre 1982 concludeva con l'evidenziare alcun particolari
circostanze:
- Il clima di intimidazione diffusa attorno alla indagine che ha portato molti testimoni
ad assumere un atteggiamento reticente.
-La convinzione che il soggetto che avrebbe potuto rendere un contributo decisivo ai
fini dell' individuazione dei responsabili de Il 'omicidio di Enea Vincenzo era da
identificare nel figlio della vittima, Enea Pietro, il quale in quegli anni aveva vissuto
ogni giorno al fianco del padre convivendo con lui l'esperienza lavorativa e l'hobby
della pesca.
-La sensazione che il motivo del silenzio dell'Enea Pietro fosse dettato dall'esigenza
di proteggere i suoi familiari da eventuali ritorsioni nel caso in cui avesse deciso di
collaborare con le autorit inquirenti.
- Il movente dell'omicidio collegato ai rapporti economici intercorrenti tra Enea
Vincenzo e D'Agostino Benedetto e agli interessi di costoro confliggenti con quelli di
imprenditori edili in qualche modo riconducibili al mondo del crimine organizzato.
Ed allora, se cos , Il preciso e dettagliato, quanto al suo nucleo essenziale, racconto
deli 'Enea, pienamente confermato dalle dichiarazioni dei suoi familiari, non pu di
certo essere ricondotto ad una fase delirante del trascorso della persona offesa, che
avrebbe accompagnato l'intera, coerente, progressione accusatoria.
34
lnvero, dalla stessa nota, cui si riferisce la difesa, emerge con estrema chiarezza che
Ed, a ben vedere, ci appare perfettamente comprensibile, ave si abbia riguardo alla
vita di quest'uomo, cui viene ucciso il padre al quale era legato da profondi vincoli
affettivi e con il quale condivideva anche il lavoro ed i momenti di svago. Un uomo
che per il disastro vcnutosi a creare fu costretto a troncare ogni legame con la terra di
origine, senza dimenticare il proprio vissuto c la terra che aveva generato l "'humus"
acquisiti al processo.
Ed altrettanto significativo appare il fatto che l'Enea si decida a dire definitivamente
tutto quello di cui a conoscenza, solo allorch capisce che quello specifico contesto
ormai non esiste pi.
Ed allora, se cos , non pu, avere certamente successo l 'intento demolitorio
35
~\
certo, non hanno facilitato una ricostruzione perfettamente coerente, con riferimento
Del resto, quale migliore conferma dello stato d'animo, dell'Enea, in quel momento,
pu ipotizzarsi diversa da quella indicata dagli stessi Carabinieri che, nel rapporto
redatto nell'immediatezza dei !atti, indicarono nell'Enea l'unica persona che avrebbe
potuto fare piena luce su quanto accaduto, e notato il travaglio di quest'uomo,
combattuto tra l'impulso di rivelare quanto a sua conoscenza e la paura di esporre s
e i suoi familiari, resa palese dall'indicazione dell'autovettura all'interno della quale
vi erano quattro individui sospetti, seguita dalla richiesta di non mettere la circostanza
a verbale.
N, a fronte di siffatte emergenze, pu attribuirsi effetto totalmente demolitori o della
credibilit dell'Enea all'indicazione del Garofalo come uno dei soggetti presenti
neli' autovettura, poi ritrattata.
Questo aspetto della vicenda processuale che ci occupa, per la verit, non ha avuto
alcun approfondimento istruttorio cd rimasta totalmente inesplorata la ragione della
ritrattazione dell'identificazione di uno dei soggetti presenti nell'autovettura nella
persona del Garofalo.
Ed allora, se cos stanno le cose, gioco forza dare credibilit, anche in questo caso,
alle spiegazioni fomite nell'immediatezza del fatto dallo stesso Enea, allorch ebbe a
riferire
ai
Carabinieri
di
avere
individuato
quel
giovane,
36
~.
ma di
essersi
Ma, a ben vedere, siffatta erronea indicazione finisce con l'avere, se correttamente
inserita nell'intero tessuto probatorio, una valenza ben diversa da quella che la Difesa
intende attribuirle.
_ _rPcr .vero, hen.possibile, .. se non estremamente ..probabilc,. che la persona offesa,.. oltre
al Bruno, abbia avuto la sensazione di riconoscere un 'altra persona, che denunci
non sospetta, il "dictum" dell'Enea (cfr. foglio 9 del rapporto giudiziario dei
Carabinieri di Palermo, in data 26 ottobre 1992).
Giova, in proposito, per, premettere quella che stata la ricostruzione di questo
aspetto della presente vicenda processuale da parte dell'Enea, a partire dalle prime
dichiarazioni rese nel2010, cos come riassunte dal primo giudice:
"- Tra i motivi di attrito tra Enea Vincenzo c Bruno Francesco all'epoca dei fatti,
l'Enea Pietro ne segnala uno ulteriore collegato alle attivit di una societ, la B.B.P.,
costituita da Bruno Giuseppe, Bruno Pietro (costoro parenti di Bruno Francesco) e
Pomerio Giuseppe.
- Detta societ era proprietaria di un grosso edificio denominato "Cosa Corsara"
-Nacquero degli attriti tra le parti perch l'edificio Costa Corsara era andato fuori
cubatura, appropriandosi indebitamente di un appezzamento di terreno di circa 300
mq.
37
palazzine finite avrebbe dato tre appartamenti ciascuno ad ognuno di loro; tuttavia era
sorta una complicazione quando l'Enea Vincenzo scopri, a prima palazzina definita,
che da detto terreno la societ B.B.P. aveva sottratto circa 300 mq venendo a creare
propalazioni furono rese si possa anche solo per un momento cogliere segni del
delirio persecutorio nei confronti del Bruno, costantemente agitato all'interno del
costrutto difensivo.
Sul punto i Carabinieri, all'epoca, svolsero precise indagini accertando (f.9 del citato
rapporto) che:
38
a) qualche anno prima dell'omicidio era insorta una controversia tra i soci della
"B.I3.P., identificati in Bruno Pietro, Bruno Giovanni e Pomicro Giuseppe e gli
credi Cataldo (cfr. rapporto giudiziario dianzi citato);
.b). la controversia si era -risolta..in. 1m arco ..temporale sovrapponibile all'omicidio:
39
Ed allora, in questo contesto, non colgono nel segno i rilievi difensivi basati su
quelle parti delle testimonianze rese da Uva Maria, Cardinale Giuseppa c
Riccobono Caterina, allorch costoro tendono a tirare fuori da ogni
.cointeressenza l'immobiliare
'.~costa
divergenze insorte tra loro c gli altri eredi sull'estensione dei lotti appartenenti
a ciascun coerede.
terreno.
Sennonch, da questo non pu certamente trarsi la convinzione della totale
mancanza di interesse del Bruno alla faccenda.
lovero, non vi dubbio che all'Enea venne a mancare la cubatura necessaria
40
Naimo.
Certo trattasi di propalazioni "de re lato" che, se costituissero l'intero
basamento probatorio, sarebbe difficile porre da sole a fondamento di un
giudizio di penale responsabilit, ma che rivestono piena idoneit a fungere da
ulteriore e definitivo elemento di conferma del "dictum" delle persone offese.
E davvero ingeneroso il giudizio della Difesa laddove siffatte propalazioni
vengono tacciate di genericit e di allineamento ad un unico "clich"
dichiarativo.
lnvero, proprio perch i collaboranti non parteciparono direttamente ai fatti,
appare pienamente comprensibile la genericit delle loro dichiarazioni,
soprattutto relativamente al movente, ed altrettanto comprensibile si appalesa il
fatto che esse obbediscano ad un medesimo schema argomentativo.
A quest'ultimo proposito, va detto che la difesa non tiene in debito conto che
tutti gli omicidi inseriti in siffatto schema sono stati commessi nel medesimo
arco temporale dal "clan" mafioso facente capo al Riccobono, per motivi di
predominio negli affari gestiti dalla cosca e dallo stesso gruppo di fuoco.
Ed allora, in piena sintonia con il giudice di primo grado, in ordine alla
cosiddetta convergenza del molteplice, giova evidenziare che le dichiarazioni
41
giudicato) sono anche dotate del requisito del! 'autonomia e della spontaneit.
Nel corso del processo non sono emerse circostanze che inducano a pensare ad
Per altro verso, invece le fonti da cui i tre hanno appreso dei particolari in
ordine all'omicidio in esame coinvolgono soggetti con ruoli di vertice
nell'organizzazione Cosa Nostra, che hanno partecipato alla fase ideativa e
preparatoria della azione delittnosa
Rosario.
- Partecipazione alla fase esecutiva dell'omicidio di Bruno Francesco e Lo
Piccolo Salvatore, unitamente ad altri soggetti, secondo un modulo operativo
consueto nelle attivit criminali del clan facente capo a Riccobono Rosario
all'inizio degli anni ottanta (sino alla scomparsa di quest'ultimo per mano dei
corleonesi di Riina Salvatore).
- Movente della azione omicidiaria ai danni di Enea Vincenzo collegato agli
interessi economici degli "uomini d'onore" del mandamento mafioso facente
43
$ 6 Conclusioni
44
In relazione alla molteplicit delle questioni, sia in punto di fatto che in punto
di diritto, trattate, si reso necessario fissare in giorni novanta il termine per il
P.Q.M
La Corte, visti gli artt.592, 599 cpp, conferma la sentenza resa in data
22.05.2013
dal
G.U.P.
presso il Tribunale di
Palermo, appellata
n~mest.
Sal~t~el)l
45
\itale
Vi e' solo da esaminare la posizione del Bruno all'interno della organizzazione e, a tal proposito, vi
e' rileva:r:e come lo stesso non possa essere considerato un killer occasionale, ingaggiato per la
eliminazione del Gallina, ma un membro stabile della organizzazione mafiosa.
Ed, invero, militano in tal senso due ordini di ragioni, tutti attinenti alle personalita' e della vittima e
dell'imputato.
Stefano Gallina non era un personaggio di poco conto all'interno del gruppo di Gaetano
Badalamenti ed, anzi, si e' gia' rilevato, parlando del suo omicidio, come, eliminato Nino
Badalamenti, Gallina, latitanti o soppressi gli altri rimaneva unico elemento di spicco del gruppo:
non n caso, infatti, la sua eliminazione seguiva di poco quella di Mino Badalamenti.
Di contro, il Bruno non poteva considerarsi un "manovale del crimine", stante la sua solida
posizione di costruttore edile: la sua scelta come killer del Gallina era dovuta proprio al suo
inserimento nella organizzazione ed alla sua personalita' che l'avrebbe reso insospettabile se non
fosse stato notato da un testimone oculare mentre si allontanava precipitosamente dal luogo del
delitto.
Il Bruno deve, quindi, rispondere del reato di cui all'art.416, nonche' del reato di cui all'art.416 bis
C.P . come pure deve rispondere dell'omicidio di Gallina Stefano e
del tentato omicidio di Simonetta Maria nonche' dei connessi delitti di detenzione e porto d'armi
(Capi 1, 10, 131, 132, 133).
Biondo Salvatore e Vitale Paolo vanno rinviati a giudizio per rispondere del reato di
favoreggiamento loro ascritto con il mandato di cattura n.1/82. nel quale deve ritenersi assorbito
l'ordine di cattura n.190/81.
Il Bruno. di contro, deve essere prosciolto con formula dubitativa dai reati di cui agli artt.71 e 75
legge n.685/75, non essendo emersi sufficienti elementi di responsabilita' a suo carico in ordine a
tali reati (Capi 13, 22)
http://www.intuscorleone.it/media/filer_public/4a/ee/4aee2edf-b2e6-4a27-868e0b9aff803d3a/tomo_22_parte_vi_-_le_singole_posizioni__capitolo_2_da_baiamonte_concetta_a_buscemi_salvatore.pdf
PROCESSO PER ASSASSINIO DALLA CHIESA
18
MARZO 1995
PALERMO. Nove condanne all'ergastolo per Tot Riina e altri esponenti della Cupola: si
concluso cos, ieri sera a Palermo, lo stralcio del primo maxiprocesso a Cosa nostra per gli omicidi
del generale Dalla Chiesa, di Boris Giuliano e di Paolo Giaccone.
3
La sentenza stata emessa dalla terza sezione della corte d'assise d'appello. Per Riina l'ottavo
ergastolo. Le altre condanne a vita sono state inflitte a Bernardo Provenzano, da molti anni latitante;
a Michele Greco, Il papa; a Francesco Madonia; a Pippo Cal, cassiere della mafia; a Bernardo
Brusca, boss di San Giuseppe Jato; ad Antonino Geraci, capo del mandamento di Partinico; e ai
killer Francesco Spadaro, Pietro Senapa, Francesco Bruno.
Il boss catanese Nitto Santapaola stato assolto per il delitto Dalla Chiesa ma nell'ambito dello
stesso processo gli era gi stato inflitto il decimo ergastolo - ora confermato - per la strage della
circonvallazione del 16 giugno '82. Quel giorno col boss Ferlito furono uccisi l'autista e tre
carabinieri della scorta. La sentenza riconosce a Riina e alla Cupola la reponsabilit non solo per la
strage Dalla Chiesa, ma anche per altri due clamorosi delitti eccellenti, a Palermo: l'uccisione, il 21
luglio '79, del vice questore Boris Giuliano, e l'agguato, l'11 agosto '82, al medico legale Paolo
Giaccone, freddato tra i viali del Policlinico per essersi rifiutato di modificare l'esito di una perizia
dattiloscopica.
Confermava il coinvolgimento di Antonino Marchese nella strage (5 morti) del Natale '81, a
Bagheria. Complessivamente lo stralcio prendeva in esame 25 omicidi collegati alla feroce guerra di
mafia scatenatasi negli Anni 80. La sentenza ribalta le conclusioni del verdetto emesso il 10
dicembre '90 da un'altra sezione della corte d'assise d'appello: Riina e gli altri boss erano stati
assolti. Ma questa parte della sentenza fu annullata il 30 gennaio '92 dalla prima sezione della
Cassazione che in quell'occasione era presieduta da Valente in sostituzione di Carnevale. Era stato il
presidente Brancaccio, oggi ministro dell'Interno, a imporre l'avvicendamento per ragioni di
opportunit.
Ieri gli avvocati della parte civile, Galasso e Avellone, hanno sottolineato che la sentenza ha ridato
senso a un delitto, quello Dalla Chiesa, che rischiava di restare senza autori.[a. r.
La Stampa - Torino
pag. 11
http://archivio.lastampa.it/articolo?id=9022483ee8476c8f255075420f839b625b422880
7. Omicidio Gallina Stefano (Vol.1/V) Il 1~ ottobre 1981 - alle ore 13,30 circa - alcune telefonate
anonime giunte alla Stazione dei Carabinieri di Carini segnalavano come da poco fosse stato
consumato un omicidio nei pressi del passaggio a livello di detto Centro. I Carabinieri, giunti sul
posto, constatavano che allaltezza del civico 21 della Via Provinciale sostava una BMW targata
PA-544227 - posta in mezzo a detta strada con senso di marcia verso la ss.113. Sul sedile anteriore
sinistro giaceva, privo di vita, Gallina Stefano, dagli stessi Carabinieri ben conosciuto perche
diffidato. Si apprendeva, altresi, che la moglie della vittima, Simonetta Maria, rimasta a sua
volta ferita ed era stata accompagnata presso lOspedale di Carini.
Pag.Z.734 - Lauovetura. come detto, era ferma al centro della strada. con il senso di marcia
verso Palermo, e presentava numerosi fori p~odo~ti da colpi di arma da fuoco sul parabrezza e
sulla carrozzeria. mentre i vetri degli sportelli anteriori erano frantumati e il pneumatico
anteriore sinistro risultava forato. Il Gallina. in sede autoptica. risultava essere stato attinto in
varie parti del corpo da sette proiettili cal.38.
In localita Foresta di Carini, veniva, inoltre, :rinvenuta una Alfa Romeo Giulietta completamente
distrutta dal fuoco ed i VV.FF. provvedevano a spegnerne le ultime fiamme. Lauto era di prorieta
di Mercadanti Natale ed allo stesso era stata sottratta la notte del 18 agosto 1981 in Palermo.
Trattavasi, molto probabilmente. dellauto usata dai killer per lagguato al Gallina, stante le
modalitadella sua distruzione nello stesso arco di tempo in cui era stato consumato il delitto.
Simonetta Maria riferiva che il giorno dellomicidio, verso le ore 1 4 , dopo aver - Pag.2.735 assistito al matrimonio del nipote Simonetta Domenico presso la chiesa Madre di Carini,con il
marito si stava dirigendo in localita Foresta ove, nel ristorante La Campagnola, si sarebbe
dovuto tenere il banchetto nuziale. Lungo la via, la BMW del marito veniva sorpassata da altra
autovettura i cui occupanti, dopo ave:z: bloccato il mezzo, esplodevano nume:z:osi colpi di a:z:ma
da fuoco. In preda al panico, la donna non sapeva dare nessuna altra utile indicazione sui kille:z:,
sulle armi adoperate o sulla dinamica del fatto. Licastri Emilio riferiva che, precedendo con la sua
auto quella di Gallina Stefano, stava recandosi al ristorante La Campagnola per partecipare al
banchetto nuziale. A circa 250 metrid al passaggio a livello ferroviario notava una autovettura
ferma in senso trasversale :rispetto allasse della strada. Detta auto impegnava il senso di marcia
opposto al suo, anche se con la parte anteriore :rivolta verso la SS.113.
Notava, altresi, quattro uomini fermi sul margine destro della strada, uno accanto allaltro, intenti
a guardare verso il centro della carreggiata, tanto da dargli limpressione che si fosse verificato
un incidente stradale.
Subito dopo aver superato detta auto e, comunque, dopo circa 60/70 metri, udiva dei colpi di arma
da fuoco per cui, istintivamente, bloccava il suo mezzo e si rannicchiava per proteggersi.
Proprio in quel momento, percepiva il rumore di unautovettura che proseguiva ad alta velocita in
direzione della SS.113 e riusciva a legge:e, a distanza di circa 40 metri, le ultime due cifre della
targa, indicandole in 38.
Il mezzo che si allontanava era lo stesso poco prima avvistato fermo in mezzo alla carreggiata ed
era di colore giallo.
Il Licastri, quindi, riferiva di essere sceso e di essersi avvicinato alla BMW del Gallina ed aveva
constatato come questi fosse morto, mentre la moglie veniva soccorsa da un parente. Sul luogo
del delitto. poco dopo sopraggiungeva il Carabiniere Taormina Angelo originario di Carini ed in
servizio presso la Borgo Nuovo il quale stazione di Palermo riferiva che:
verso le ore 13,30 si trovava a transitare a bordo della sua auto, proveniente da Palermo per far
ritorno a Carini; giunto a circa 200 metri dal passaggio a livello di Carini aveva notato una
BMW con a bordo una donna in preda a forte agitazione;
nel frattempo aveva notato a circa 15-20 metri dalla sua auto una Alfa Romeo Giulia di colore
giallo con a bordo un individuo dalla apparente eta di 30-35 anni che effettuava una repentina
inversione di marcia per poi dirigersi velocemente verso Palermo; aveva intuito che era
accaduto qualcosa effettuata a sua volta di grave e, linversione quindi, di marcia, si era posto
allinseguimento della Giulia, riuscendo a riprendere contatto con la stessa nei pressi della zona
industriale di Carini; - aveva constatato che gli sarebbe stato impossibile raggiungere lauto
che procedeva a velocita sostenuta ed aveva desistito dallinseguimento. mentre la predetta
auto imboccava lo svincolo autostradale per Palermo era riuscito. comunque, a rilevare il
numero di targa che indicava in PA-453236. immediate indagini facevano rilevare come detta
targa appartenesse proprio ad una Alfa Romeo Giulietta di colore giallo intestata ad Alimena
Provvidenza. residente in Isola delle Femmine, via Volta n.6. Bruno Antonino marito della
Alimena dichiarava che detta auto era stata prelevata il mattino del ottobre dal figlio Bruno
Francesco.
Il Bruno non veniva rintracciato, ne i di lui genitori erano in grado di fornire utili indicazioni
per localizzarlo anche se concordemente, dichiaravano che lo stesso era uscito di casa quel 1
ottobre verso le ore 7-7,30.
La successiva perquisizione in casa del Bruno dava esito negativo ed, essendo stata effettuata
proprio in conseguenza della individuazione dellaGiulietta gialla, dovra ritenersi come
negativa fosse stata anche la ricerca della suddetta auto.
Si accertava, comunque, che il Bruno era socio di una impresa di costruzioni edile denominata
Immobiliare Sicania, insieme con Vitale Paolo e Biondo Salvatore.
Venivano sentiti i dipendenti di tale impresa, Lo Cicero Vincenzo, Tripiciano Edoardo e Puleo
Costantino (Vo1.1/V f.138) i quali, concordemente, affermavano di aver visto il Bruno in
cantiere, di mattina,quel 1 ottobre e di averlo, successivamente, rivisto verso le ore 13/13,30
mentre si trovava, solo, presso la sua abitazione di via A.Volta, con la sua auto.
Risentiti lo stesso giorno 2 ottobre, il Lo Cicero, il Tripiciano ed il Puleo, ammettevano di aver
visto il Bruno solo verso le ore 8 del 1 ottobre, mentre escludevano di averlo poi rivisto verso le
ore 13-13,30, non sapendo spiegare il perche della precedente, contrastante dichiarazione
<Vol. f.139) - <Vol f.142.). Campanella f.sco Paolo - altro dipendente riferiva di aver visto il
Bruno in cantiere il 30 settembre verso le ore 9 e di non averlo piu visto, nemmeno il giorno di
paga, in cui. In assenza dello stesso Bruno era stato retribuito dal Vitale Vol. f.1Q5). Di Cesare
Paolo - altro dipendente della impresa - dichiarava il 6 ottobre che il Bruno era solito
provvedere alle retribuzioni dei dipendenti, e cio sino al sabato della settimana precedente.
Mentre lultimo sabato 3 ottobre - erano stati pagati dal Vitale.
Precisava il De Cesare che nel corso della settimana precedente il Bruno non era stato visto in
cantiere, mentre erano stati presenti tutti i giorni il vitale ed il Biondo i quali si allontanavano
dal cantiere solo dalle 12 alle 13 per fare colazione.
Esprimeva la certezza che anche il giovedi 1 ottobre il Biondo ed il Vitale erano stati nel cantiere
e, come al solito, si erano allontanati dalle 12 alle 13.
Questa ultima circostanza la ricordava bene in relazione al Vitale (Volo 1/V bene in relazione al
(Vol.1/V ~.147).
Biondo Salvatore (Volo 1/V ~.150) (Vol.1/V %.153) contrariamente a quanto asserito dagli altri
dipendenti, riferiva che il Bruno era giunto in cantiere la mattina del 1 ottobre verso le ore 9.
Dopo qualche era, lui, il Bruno ed il Vitale si erano portati a circa 100 metri di distanza dal cantiere
per tracciare la recinzione di un villino gia esistente ed avevano finito detto lavoro verso le ore
14.
Avevano consumato la colazione sul posto e, successivamente, erano tornati al cantiere dove si
erano trattenuti sino alle ore 17.
Aggiungeva che il Bruno era tornato in cantiere, seppure per pochi minuti. Vitale Paolo (Vo1.1/V
f.154) - (Vo1.1/V f.157) confermava sostanzialmente le dichiarazioni rese dal Biondo sui
movimenti del Bruno il giorno 1 ottobre e insisteva nel riferire che loro tre erano stati a tracciare la
recinzione ed avevano passato insieme la giornata.
I due venivano, ovviamente, tratti in arresto con la imputazione di favoreggiamento personale,
essendo palese il mendacio in relazione ai movimenti del Bruno nella giornata del 1 ottobre.
Si provvedeva, comunque, a rintracciare il Proprietario del villino della cui recinzione avevano
parlato il Vitale ed il Biondo.
Il predetto identificato per Luparello Santo dichiarava di aver incaricato il Biondo, il Vitale ed il
Bruno dei lavori di recinzione del suo villino in contrada Inserra di Palermo, verso la fine di
luglio primi di agosto.
Gli stessi avevano accettato, ma avevano dichiarato di non potere iniziare subito i lavori perche
altrove occupati.
A fine agosto, avendo venduto il suo appartamento di via Cataldo Parisio, era stato costretto a
trasferirsi nel residence Marbela in attesa che fosse reso abitabile il suo predetto villino e,
pertanto, aveva pregato i tre di accellerare i lavori di recinzione agli stessi affidati.
Aveva, quindi, potuto notare che sicuramente prima della fine di settembre, la recinzione era gia
stata tracciata con calce e terra e che i lavori erano iniziati.
Dei lavori si occupava quasi esclusivamente il Vitale, con lassistenza del Biondo, mentre il Bruno
era presente solo saltuariamente.
Precisava come fosse da escludere che il 1 ottobre 1981 la recinzione con la linea di calce dovesse
ancora essere tracciata (Vol.3/V f.83).
Le indagini istruttorie, dunque, avevano acclarato come il Bruno si fosse presentato in cantiere la
mattina del 1 ottobre e, allontanatosi, non era stato piu visto, ne quel giorno. ne nei successivi
giorni.
3
Il tentativo di fornire un alibi al Bruno da parte dei suoi soci vitale e Biondo era miseramente
naufragato: i due, infatti, erano stati smentiti dai dipendenti della impresa sulla presenza del
Bruno in cantiere nel corso della giornata del ottobre. come pure erano stati smentiti dal
Luparello sulla recinzione del villino per tracciare la quale tutti e tre i soci sarebbero :rimasti a
lavorare sino al primo pomeriggio di quel fatidico 1 ottobre.
Tornando alla scena del delitto e, segnatamente, alla BMW del Gallina, si deve osservare come
sulla stessa fossero state rinvenute tracce di una lunga striatura dalla lunghezza di mt.2 sulla
fiancata sinistra, dal parafango posteriore allo sportello posteriore, prodotta verosimilmente da
collisione con altro autoveicolo (Vol.1/V f.48), nonche tracce di vernice, presumibilmente
beige.
Veniva disposta perizia tecnica per accertare la natura e le caratteristiche chimico-fisiche e
meccaniche di alcune impronte e tracce esistenti sulla carrozzeria della BMW.
Il Perito Vo1.3/V f.2.42.) e segg.) riferiva come lesame, effettuato con adeguata attrezzatura,
avesse permesso di accertare che limpronta in argomento consisteva in un riporto di smalto di
finitura di tipo sintetico termoindurente a tono cromatico giallo chiaro e doveva ritenersi lesito
di un urto di tipo superficiale, ad andamento continuo, fra lunita in esame ed altra autovettura,
con carrozzeria definita a mezzo prodotti (smalti) sintetici a tono cromatico giallo.
In breve, il Perito rilevava come la striatura fosse stata prodotta dallurto con altra autovettura di
colore giallo.
Depositata la relazione di perizia in cui si e detto, perveniva. in data 29.11.82, una istanza dei
difensori del Bruno <Vo1.3/Y f.274) con la quale, preso atto delle conclusioni peritali, si
suggeriva come fosse opportuno una ispezione della autovettura di al fine di acquisire la
certezza proprieta familiari, dellimputato in possesso dei sullo stato della carrozzeria e della
verniciatura.
Veniva fuori. cosi, la fantomatica Giulietta del Bruno che invano cercata nel corso dei
numerosissimi controlli e delle accurate perquisizioni. ora risultava essere in possesso dei
genitori dello stesso.
Il giorno 11 gennaio 83 venia conferito allo stesso Perito il nuovo incarico di perizia sulla auto
Alfa Romeo Giulia Nuova Super 1300 targata PA-453236 <Vol.3/V f.283.
La relazione Yo1.3/V f.314) e segg.) permetteva di far naufragare anche questo ulteriore tentativo
di maldestra difesa approntato dal Bruno e dai suoi genitori.
Rilevava, infatti, il Perito che: trattavasi di una berlina con carrozzeria in tono cromatico giallo;
lautovettura denunciava, in tutta evidenza, gli esiti di interventi estesi di ripristino della
verniciatura e, in particolare, dello smalto di finitura, con impiego di prodotti, mezzi dopera di
tecniche in tutto e per tutto diverse da quelle orginali;
lo smalto era stato dato con mezzi artigianali, (pistola ad aria compressa), mentre gli spessori del
film di vernice denunciavano macroscopiche difformita da zona a zona della carrozzeria, con
variazioni comprese fra 100 e 220 micron e, comunque, di gran lunga superiori a quelli originali,
normalmente contenuti in misura non superiore a 60 microni gli spessori maggiori, rilevati in
alcune zone circoscritte, quali alloggio fari anteriori e cofano posteriore, documentavano
interventi di ripristino della carrozzeria con risagomatura dei lamierati;
lautovettura, in atto, non mostrava tracce evidenti di fatti traumatici anche superficiali e di modesta
entit le attuali condizioni degli smalti di finitura testimoniavano interventi di ripristino avvenuti
in epoca compresa tra i 12 ed i 16 mesi anteriori alla data dellaccertamento i riporti di smalto a
suo tempo rilevati sullautovettura BMW 520 (quella del Gallina) non avevano attinenza alcuna
con i prodotti impiegati per lattuale definizione della berlina in esame i questi ultimi, diversi da
quelli impiegati dallAlfa Romeo, potevano appartenere alla gamma di prodotti usati dalla Fiat
per alcune sue auto.
Il Bruno, cioe, 12 o 16 mesi prima dellaccertamento, aveva provveduto a far riparare la
carrozzeria e a far :riverniciare di giallo lauto, con prodotti diversi da quelli impiegati dalla casa
costruttrice.
Cosi facendo, limputato eliminava le tracce di striature riportate a causa dellimpatto con la BMW
del Gallina e sostituiva la vernice, sicche non vi fosse piu corrispondenza alcuna tra le tracce di
vernice lasciate sulla BMW e la vernice della sua Giulia: tali si rivelavano le conclusioni da
trarre e dalla perizia e dai successivi accertamenti richiesti dal P.M. ed effettuati dal .l.Vol.3/V
f.3Z7) e segg.).
Detti accertamenti, infatti venivano effettuati per acclarare se vi erano state accurate ricerche della
Giulia e per tentare di individuare chi e come avesse effettuato i lavori di ripristino sulla
stessa.
Veniva sentito, innanzitutto, lIng. Ennio Ribaudo (Vo1.3/V f.328) Perito dellUfficio nelle due
perizie - e questi riferiva che, per eseguire accertamenti sulla Giulia del Bruno, era stato
rilevato a casa dallo avvocato Ganci (difensore dellimputato), il quale, con la sua auto, lo aveva
condotto in Isola delle Femmine davanti ad un garage.
Qui gli era stato presentato un uomo che si era qualificato come il padre del Bruno, mentre
allinterno del garage stesso gli era stata fatta trovare lauto.
Lo stesso avv. Ganci gli aveva specificato come il garage si trovasse a circa 200 mt dalla abitazione
del Bruno.
Precisava il Ribaudo di non essere in grado di indicare chi avesse effettuato le riparazioni rilevate
sullautovettura e che, comunque, queste risalivano ad epoche diverse: la brillantezza degli
smalti gli faceva dedurre che le riparazioni piu recenti erano quelle della parte anteriore
dellautovettura.
Il Comandante della Compagnia Carabinieri di Partinico veniva, quindi, incaricato di svolgere
indagini per individuare il citato garage, nonche per individuare chi avesse disposto le
riparazioni sullauto. Al predetto veniva chiesto anche di indicare i nomi dei militari dellArma
incaricati delle ricerche del Bruno e della sua autovettura.
Con il rapporto del 27 Yol.3/Y f.330) gennaio 1984 e segg.), -la Compagnia cc. di Partitico
indicava i nominativi dei Militari impegnati nelle ricerche di cui sopra.
Con lo stesso rapporto si segnalava lavvenuto sequestro dellauto trovata in possesso di Tesauro
Girolamo.
che: Questultimo (Vo1.1/V f.345) dichiarava nel 1981 Bruno Antonino (padre dellimputato) gli
aveva offerto in vendita unauto che deteneva in un garage;
provata lauto e laveva acquistata;
5
concordato il prezzo, poiche lauto presentava macchie di ruggine, aveva contattato un carrozziere
eventuale riverniciatura;
per la a causa dellalto costo necessario per eseguire detta riverniciatura, vi aveva rinunciato ed
aveva solo provveduto, prima dellestate83, a far installare sulla stessa limpianto di
alimentazione a gas; nel novembre del 1983 aveva avuto un incidente stradale allincrocio tra via
Leopardi e via Pipitone Federico;
mentre era in possesso di detta autovettura, Bruno Antonino gliela aveva chiesta in prestito per
qualche giorno e, cosi, lui gliela aveva data per un 15 giorni nessun altro tipo di lavoro aveva
fatto effettuare sullauto, tranne il citato impianto a gas e la pulitura dei carburatori.
Bruno Antonino(Vol.1/V f.347) dichiarava di aver venduto lauto al Tesauro con limpegno, da
parte di costui, di permettere la esecuzione di eventuali perizie sulla stessa. Aveva, infatti,
riottenuto la predetta auto quando il difensore (del figlio) gliene aveva fatta richiesta.
Escludeva, comunque, di aver fatto eseguire lavori su detta auto.
Tesauro, successivamente (Vol.1/V f.354) aggiungeva che lauto gli era stata venduta i primi mesi
di quellanno (1982), in quanto ricordava che era dinverno e che nellestate io avevo gia la
macchina. Specificava che lautovettura era stata da lui ritirata in una autorimessa sita a
pochissimi metri dal caseificio del Bruno.
In una ultima occasione precisava (Vol.1/Vff.365) che lauto gli era stata consegnata dal Bruno il 1
agosto 1982, lo stesso giorno in cui aveva subito una contravvenzione perche sorpreso a circolare
senza il bollo.
Lautovettura, quindi, laveva restituitafi primi dellottobre 1982 ed il Bruno non glifaveva
specificato i motivi di questa richiesta.
Era sicuro di non aver effettuato lavorifin detta auto in tutto il periodo in cui ne erafstato in
possesso, come pure escludeva che lafstessa auto avesse subito riparazioni nel periodo in cui era
stata riconsegnata al Bruno.
Ling. Ribaudo (Vol.1/V f.364) precisava di aver compiuto accertamenti sulla Giulia del Bruno
nelle ore antimeridiane del giorno 8 marzo 1983 (Vol.1/V f.367).
I Militari dellArma che aveva partecipato alle ricerche e del Bruno e della sua auto,
concordemente, dichiaravano di aver effettuato accurate ricerche anche del mezzo, ma
infruttuosamente, ((Vol.1/V f.350) e segg.) nel corso delle numerose perquisizioni.
Nessun dubbio, quindi, che lauto del Bruno venne accuratamente cercata e cio, prescindendo dalle
dichiarazioni dei Carabinieri, e del tutto ovvio se solo si pone mente al fatto che il nome
dellimputato era venuto fuori proprio effettuando accertamenti sulla sua auto notata sul luogo
dellomicidio del Gallina.
Gli accertamenti del Ribaudo, effettuati nel marzo del 1983, evidenziavano come i lavori di
ripristino della vernice erano stati effettuati 12/16 mesi prima: cio porta a ritenere che tali lavori
vennero eseguiti proprio in epoca prossima e posteriore a quella dellomicidio del Gallina.
Lauto, subito dopo limpatto con la BMW del Gallina,era stata fatta riparare ed era stata nascosta
in un garage non di pertinenza del Bruno, si che era stato impossibile rinvenirla.
Se il Bruno, non avesse avuto nulla da temere avrebbe subito messo a disposizione degli inquirenti
detta auto.
6
Aveva, invece, occultato la stessa anche per non farne rilevare lavori di riverniciatura effettuati e,
dopo oltre 16 mesi, quando gia si conoscevano i risultati degli accertarnenti cromatici effettuati
sulla BMW del Gallina, aveva tentato di giocare la carta dellesame peritale sulla stessa, sicuro
della diversita delle vernici e della eliminazione delle striature.
Che il Bruno sia lautore materiale dellomicidio del Gallina, comunque, evidenziato anche dal
falso alibi allo stesso fornito dal Vitale e dal Biondo e di cui si e' ampiamente detto.
Giova ribadire che i dipendenti del Bruno quel giorno lo videro solo nella primissima mattinata,
mentre videro allontanarsi dal cantiere gli altri due soci solo per l'ora della colazione: cio' e ' stato
ulteriormente confermato dal Luparello che ha decisamente affermato che la recinzione del suo
villino era gia' stata effettuata molto tempo prima di quel 1 ottobre 81.
Individuato uno degli autori materiali dell'omicidio sorpreso proprio mentre precipitosamente si
allontanava a bordo della "Giulia" con la quale aveva, con altri, atteso il Gallina resta da esaminare
il movente dell'omicidio stesso.
Gallina Stefano apparteneva ad una famiglia (i "Malavita") tristemente famosa nella zona di
Villagrazia di Carini per vari episodi delittuosi. Gallina Vito suo cugino era stato ucciso in
Fabriano il 4.2.74, mentre un altro suo cugino Gallina Giovanni - era stato ucciso a Carini subito
dopo, il 26.5.74.
Gallina Salvatore, fratello dei suddetti Vito e Giovanni,era stato tratto in arresto dai cc. di Palermo
il 22.10.80 perche' implicato in fatti connessi al traffico di stupefacenti, mentre un altro Gallina
Salvatore, pure cugino della vittima, risulta essere latitante perche' colpito da mandatodi cattura
(n.220/S0) emesso dal G.Io di Palermo per traffico di stupefacenti.
Pipitone Angelo Antonino elemento di spicco della mafia di Carini- e imputato nel presente
procedimento penale, e' implicato nel traffico di stupefacenti (m.c. N.240/80 emesso dal G.I.di
Palermo): lo stesso e' un altro cugino della vittima.
Nell'agosto del 1980, proprio dietro l'abitazione del predetto Pipitone veniva scoperta una raffineria
eroina (Gerlandi abitazione e della raffineria si trovava la Alberto ed altri), mentre nei pressi di
detta villa"bunker" di Badalamenti Antonino (ucciso il 18 agosto 81), reggente della famiglia
mafiosa di Cinisi, succeduto a Gaetano Badalamenti nel controllo di detta famiglia.
L'omicidio del Gallina quindi si inquadra perfettamente nella strategia di eliminazione Dei
"fedelissimi" di Gaetano Badalamenti.
Ed, invero, dopo la eliminazione di alcuni dei suoi cugini, dopo l'arresto e la latitanza di altri,
Gallina Stefano aveva assunto un ruolo di preminenza all'interno di detta famiglia, venendo, cosi',
ad essere un punto di riferimento e di forza per tutti gli altri amici del Badalamenti.
Non va, infatti, dimenticato come per isolare il potente boss di Cinisi siano stati eliminati
Badalamenti Silvio (Marsala 2.6.83), Badalamenti Natale (Carini, 21. 1 1 . 1983) Badalamenti
Agostino (20.2.84 Rep.:Eed Ted.) Badalamenti Salvatore (Cinisi, 19.11.1982) Badalamenti
Antonino(Carini, 18.8.1981).
La stessa successione cronologica tra gli omicidi di Badalamenti Antonino e Stefano Gallina e'
altamente indicativa se rapportata anche al ruolo assunto dai due all'interno della famiglia di Cinisi.
Secondo quanto riferito dal Buscetta e quanto oggettivamente emerso dalle indagini relative
all'omicidio di Badalamenti Nino, come si e ' visto questi aveva sostituito, per decisione della
commissione, Gaetano Badalamenti come capo della"famiglia" di Cinisi.
Trattavasi, pero', pur sempre di un Badalamenti , con l'ex capo ancora libero ed attivo,
rappresentava una minaccia alle mire egemoniche dei corleonesi.
Badalamenti Nino viene, cosi', ucciso il 18.8. 81 e, dopo due mesi. appena, viene ucciso anche
Stefano Gallina mentre Badalamenti Natale altro componente della famiglia, VIENE ucciso nel
novembre del 1983.
Il ruolo del Gallina, si ripete, va valutato proprio in relazione alla soppressione di Nino
Badalamenti, all'arresto e alla latitanza di alcuni cugini del primo: tutto cio' aveva posto il Gallina
stesso in una posizione di preminenza all'interno del clan Badalamenti e, quindi, nella logica dello
sterminio degli amici e congiunti del vecchio capo, la sua eliminazione era inevitabile.
Per l'omicidio del Gallina,per il tentato omicidio di Simonetta Maria, nonche' per i connessi
delittidi detenzione e porto di armi (Capi 131, 132, 133), vanno rinviati a giudizio Greco Michele,
Greco Ferrara Salvatore, Riina Salvatore, Riccobono Rosario, Marchese Filippo, Vernengo Pietro,
Greco Giuseppe di Nicolo', Provenzano Bernardo, BruscaBernardo, Scaglione Salvatore, Calo'
Giuseppe, Geraci Antonio "nene''', Scaduto Giovanni, Lo Jacono Pietro, Montalto Salvatore,
Bonurn Francesco, Buscami Salvatore, Pullara' Ignazio, Pullara' G.Battista, Savoca Giuseppe,
Cucuzza Salvatore, Corallo Giovanni,Bono Giuseppe, Motisi Ignazio.
Greco Leonardo, Bruno Francesco e Prestifilippo Mario Giovanni.
Vanno rinviati a giudizio per rispondere del delitto di favoreggiamento personale Biondo Salvatore
e Vitale Paolo (Capo 134).
file:///C:/Documents%20and%20Settings/Valy/Desktop/BRUNO%20FRANCESCO%201951%20
OMICIDIO%20GALINA%20STEFANO%20PAG%20103%20131.pdf
A cura del Comitato Cittadino Isola Pulita di Isola delle Femmine
http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.it/2012/05/mafia-isola-delle-femmine-addio-pizzo5_09.html
Vi e' solo da esaminare la posizione del Bruno all'interno della organizzazione e, a tal proposito, vi
e' rileva:r:e come lo stesso non possa essere considerato un killer occasionale, ingaggiato per la
eliminazione del Gallina, ma un membro stabile della organizzazione mafiosa.
Ed, invero, militano in tal senso due ordini di ragioni, tutti attinenti alle personalita' e della vittima e
dell'imputato.
Stefano Gallina non era un personaggio di poco conto all'interno del gruppo di Gaetano
Badalamenti ed, anzi, si e' gia' rilevato, parlando del suo omicidio, come, eliminato Nino
Badalamenti, Gallina, latitanti o soppressi gli altri rimaneva unico elemento di spicco del gruppo:
non n caso, infatti, la sua eliminazione seguiva di poco quella di Mino Badalamenti.
Di contro, il Bruno non poteva considerarsi un "manovale del crimine", stante la sua solida
posizione di costruttore edile: la sua scelta come killer del Gallina era dovuta proprio al suo
inserimento nella organizzazione ed alla sua personalita' che l'avrebbe reso insospettabile se non
fosse stato notato da un testimone oculare mentre si allontanava precipitosamente dal luogo del
delitto.
Il Bruno deve, quindi, rispondere del reato di cui all'art.416, nonche' del reato di cui all'art.416 bis
C.P . come pure deve rispondere dell'omicidio di Gallina Stefano e
del tentato omicidio di Simonetta Maria nonche' dei connessi delitti di detenzione e porto d'armi
(Capi 1, 10, 131, 132, 133).
Biondo Salvatore e Vitale Paolo vanno rinviati a giudizio per rispondere del reato di
favoreggiamento loro ascritto con il mandato di cattura n.1/82. nel quale deve ritenersi assorbito
l'ordine di cattura n.190/81.
Il Bruno. di contro, deve essere prosciolto con formula dubitativa dai reati di cui agli artt.71 e 75
legge n.685/75, non essendo emersi sufficienti elementi di responsabilita' a suo carico in ordine a
tali reati (Capi 13, 22)
http://www.intuscorleone.it/media/filer_public/4a/ee/4aee2edf-b2e6-4a27-868e0b9aff803d3a/tomo_22_parte_vi_-_le_singole_posizioni__capitolo_2_da_baiamonte_concetta_a_buscemi_salvatore.pdf
PROCESSO PER ASSASSINIO DALLA CHIESA
18
MARZO 1995
PALERMO. Nove condanne all'ergastolo per Tot Riina e altri esponenti della Cupola: si
concluso cos, ieri sera a Palermo, lo stralcio del primo maxiprocesso a Cosa nostra per gli omicidi
del generale Dalla Chiesa, di Boris Giuliano e di Paolo Giaccone.
3
La sentenza stata emessa dalla terza sezione della corte d'assise d'appello. Per Riina l'ottavo
ergastolo. Le altre condanne a vita sono state inflitte a Bernardo Provenzano, da molti anni latitante;
a Michele Greco, Il papa; a Francesco Madonia; a Pippo Cal, cassiere della mafia; a Bernardo
Brusca, boss di San Giuseppe Jato; ad Antonino Geraci, capo del mandamento di Partinico; e ai
killer Francesco Spadaro, Pietro Senapa, Francesco Bruno.
Il boss catanese Nitto Santapaola stato assolto per il delitto Dalla Chiesa ma nell'ambito dello
stesso processo gli era gi stato inflitto il decimo ergastolo - ora confermato - per la strage della
circonvallazione del 16 giugno '82. Quel giorno col boss Ferlito furono uccisi l'autista e tre
carabinieri della scorta. La sentenza riconosce a Riina e alla Cupola la reponsabilit non solo per la
strage Dalla Chiesa, ma anche per altri due clamorosi delitti eccellenti, a Palermo: l'uccisione, il 21
luglio '79, del vice questore Boris Giuliano, e l'agguato, l'11 agosto '82, al medico legale Paolo
Giaccone, freddato tra i viali del Policlinico per essersi rifiutato di modificare l'esito di una perizia
dattiloscopica.
Confermava il coinvolgimento di Antonino Marchese nella strage (5 morti) del Natale '81, a
Bagheria. Complessivamente lo stralcio prendeva in esame 25 omicidi collegati alla feroce guerra di
mafia scatenatasi negli Anni 80. La sentenza ribalta le conclusioni del verdetto emesso il 10
dicembre '90 da un'altra sezione della corte d'assise d'appello: Riina e gli altri boss erano stati
assolti. Ma questa parte della sentenza fu annullata il 30 gennaio '92 dalla prima sezione della
Cassazione che in quell'occasione era presieduta da Valente in sostituzione di Carnevale. Era stato il
presidente Brancaccio, oggi ministro dell'Interno, a imporre l'avvicendamento per ragioni di
opportunit.
Ieri gli avvocati della parte civile, Galasso e Avellone, hanno sottolineato che la sentenza ha ridato
senso a un delitto, quello Dalla Chiesa, che rischiava di restare senza autori.[a. r.
La Stampa - Torino
pag. 11
http://archivio.lastampa.it/articolo?id=9022483ee8476c8f255075420f839b625b422880
POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937 E350 3 729 PA0094730 2012
001
POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937 E350 1 668 PA0094762 2012
001
POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937 E350 3 1748 PA0101144 2012
001
SAMANTA SICILIA COSTRUZIONI S.R.L. CON SEDE IN ISOLA E350 2 823 PA0094718
2012 001
SIALMA CASA S R L ISOLA DELLE FEMMINE E350 1 2146 PA0102052 2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO GIOVANNI E
POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 24 PA0094698 2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO GIOVANNI E
POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 65 PA0094705 2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO GIOVANNI E
POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 393 PA0101135 2012 002
SOCIETA ELLE DI GIAMBONA S A S. E350 1 220 PA0094754 2012 002
SOCIETA ELLE DI GIAMBONA S A S. E350 1 240 PA0094758 2012 001
SOCIETA FLLI AIELLO E C DELLE E350 1 984 PA0101153 2012 001
TOIA FRANCESCO PARTINICO 29/08/1946 E350 3 1911 PA0094721 2012 001
TOIA FRANCESCO PARTINICO 29/08/1946 E350 3 1912 PA0094722 2012 001
TOURIST HOLIDAYS. SRL CON SEDE IN ISOLA DELLE FEMMINE PIAZZA E350 3 977
PA0094739 2012 004
TROMBINO SIMONE SANTA NINFA 03/07/1925 E350 3 814 PA0094735 2012 002
TROMBINO SIMONE SANTA NINFA 03/07/1925 E350 3 815 PA0094736 2012 002
TROMBINO VITO SANTA NINFA 15/10/1928 E350 3 814 PA0094735 2012 003
TROMBINO VITO SANTA NINFA 15/10/1928 E350 3 815 PA0094736 2012 003
UVA MARIA ISOLA DELLE FEMMINE 24/07/1913 E350 1 37 PA0094760 2012 004