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INDICE DEL FASCICOLO ARGOMENTI TRATTATI OMICIDIO ENEA LE SENTENZE :

VINCENZO ENEA foto NEL SUO STUDIO DI VIA DEI PINI


VINCENZO ENEA foto LA PASSIONE DELLA PESCA
IL FILO ROSSO DELLOMICIDIO DI VINCENZO ENEA
1982 1983 ISOLA DELLE FEMMINE E DINTORNI GLI OMICIDI DI GALLINA STEFANO GIACOMO
IMPASTATO PIOMBINO DAGOSTINO ENEA VINCENZO:
- ORA di Palermo 16 gennaio 1982 omicidio a Isola delle Femmine di Impastato Giacomo
in via Giardini
- 16 gennaio 1982 a processo Bagarella e i boss di Altofonte
- 26 gennaio 1982 Omicidio di Nicol Piombino. A Isola delle Femmine , ucciso il
carabiniere in pensione Nicol Piombino
- 8 giugno marted 1982 Omicidio mafioso di Vincenzo Enea A Isola delle Femmine Via
Palermo
- 10 giugno 1982 Tre omicidi a Isola delle Femmine , paura e smarrimento ai funerali di
Vincenzo Enea partecipa tutto il paese
- 21 novembre 1983 Assalto mafioso allospedale di Carni ucciso Natale Badalamenti
- 14 febbraio 1996 ERGASTOLO ai boss mafiosi Francesco Bruno e salvatore Lo Piccolo
per lomicidio di Benedetto DAgostino
SCHEDA VINCENZO ENEA LE TAPPE DELLINCHIESTA
VISURE CATASTALI AREE LOTTIZZAZIONI COOPERATIVE
PROGETTO COSTRUTTIVO ARCH CONSIGLIO
VISURE CATASTATLI CARDINALE UVA BBP RICCOBONO
VISURA CATASTALE PARTICELLE 843 BBP S.N.C.
MAPPA PARTICELLE CATASTALI 843 504 37 1631 1027
MAPPA PROLUNGAMENTO VIA DEI PINI COSTA CORSARA CORSO ITALIA
MAPPA CONFINI COSTA CORSARA CORSO ITALIA CROCE MICALI DALIA TOMMASO CATANIA
GIORNALE DI SICILAI 10 MAGGIO 2011
GIORNALE DI SICILIA 12 GIUGNO 2011
CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE FISSATA UDIENZA 6 OTTOBRE 2016
GIORNALE DI SICILIA 22 MAGGIO 2013 IL P.M. DEL BENE CHIEDE 30 ANNI A FRANCESCO BRUNO
PER IL DELITTO MAFIOSO DI VINCENZO ENEA
SETNTENZA 864 2013 NOTIZIA DI REATO 4484 2010 TRIBUNALE DI PALERMO CONFERMA DEI 30
ANNI DI RECLUSIONE PER IL BOSS MAFIOSO FRANCESCO BRUNO
TRIBUNALE DI PALERMO ACCESSO AGLI ATTI RICHIESTA DI CIAMPOLILLO DELLA SENTENZA 864
2013
GIORNALE DI SICILIA 23 MAGGIO 30 ANNI AL CAPO MAFIA FRANCESCO BRUNO
STAZIONE DEI C.C. DI ISOL 31 MAGGIO 2013 DEUNCIA RECAPITO DI LETTERA ANONIMA DI
MINACCE
LETTERA ANONIMA DI MINACCE A GIUSEPPE CIAMPOLILLO
MEMORIA AVV PACE CORTE DASSISE DAPPELLO 20 10 2014
GIORNALE DI SICILIA LA CORTE DAPPELLO DI PALERMO CONFERMA LA SENTENZA 864 DI 1 GRADO
30 ANNI AL BOSS FRANCESCO BRUNO
19 FEBBRAIO 2015 LA CORTE DASSISE DI APPELLO SENTENZA 6 2015
AVV SBACCHI E AVV TERMINI ATTO DI IMPUGNAZIONE IN CASSAZIONE DELLA SENTENZA 6 2015

1983 PROCESSO A CARICO DI FRANCESCO BRUNO PER OMICIDIO 1 OTTOBRE 1981 A CARINI VIA
PROVINCIALE CIVICO 21, ERGASTOLO
DAL 1981 AL 1983 LA GUERRA DI MAFIA IN CORSO TRA BADALAMENTI E I SUOI ALLEATI E I
CORLEONESI E I LORO ALLEATI PROVOCA A ISOLA DELLE FEMMINE E DINTORNI MOLTI OMICIDI

OMICIDIO ENEA VINCENZO IL FILO ROSSO DELL'OMICIDIO FATTI E AVVENIMENTI CHE NE


DOVEVAVO DETERMINARE L'UCCISIONE

E una cosa vergognosa non avere nulla di cui vergognarsi.

Egregio Signor Sindaco Ragioniere Bologna Stefano, La ringrazio a nome mio e


del Comitato Cittadino Isola Pulita, strenui difensori della legalit della
trasparenza della partecipazione del confronto e della condivisione.
Caro Signor Sindaco Ragioniere Bologna Stefano, La ringraziamo per aver LEI
adottato i provvedimenti necessari affinch la nostra richiesta di intitolazione di
una Piazza di Isola delle Femmine al Nostro Concittadino Vincenzo Enea
crivellato da parecchi colpi di pistola, dalla mano di un killer mafioso anche lui
nostro Concittadino.
Caro Signor Sindaco Stefano Bologna, non sono qui di certo ad esprimerLe
tutta mia indignazione, per non aver avuto il coraggio di invitare il Comitato
Cittadino Isola Pulita alla cerimonia di intitolazione della Piazza da noi
ufficialmente auspicata. Lindignazione rivolta a Lei nella Sua funzione di
Sindaco rappresentante di TUTTA la Comunit di Isola delle Femmine. Sono
certo che si trattato, da parte Sua, di una pura dimenticanza, lo comprendo
gli impegni di un Sindaco sono Tantissimi e le persone, la societ CIVILE vanno
e vengono.
Caro Signor Ragioniere Bologna Stefano, la sentenza di Appello emessa lo
scorso anno con cui stato condannato lesecutore della sentenza di morte
pronunciata qualche giorno prima nella villetta di Partanna.
Mi chiedo se resta, in noi Cittadini curiosi di VERITA qualcosa di non detto
nella sentenza n 6 pronunciata dalla Corte di Appello di Palermo. E del tutto
evidente che limpostazione processuale aveva lo scopo, di chi materialmente
si reso responsabile dellefferato omicidio. Anche se la sentenza traccia di
una criminalit organizzata dedita allassalto URBANISTICO di Isola delle
Femmine.
Ho avuto, Caro Signor Sindaco Bologna Stefano limpressione, legittimata da
una serie di avvenimenti e provvedimenti legati da un filo rosso che unisce il
prima e il dopo lefferato omicidio di Vincenzo Enea. Naturalmente parlo della
gestione urbanistica del territorio di Isola delle Femmine.
Quali progetti doveva realizzare e quali strategie ha messo in campo la
famiglia mafiosa per Isola delle Femmine?

Quanta parte di questi progetti, la mafia ha realizzato per esempio a livello


urbanistico?
Mi chiedo: vi stato una se pur involontaria forma di compiacenza da parte
delle istituzioni? Naturalmente non possiamo parlare solamente a quel che si
usa dire Chiudere un occhio
Quali sono stati in termini economici, i proventi frutto della cementificazione di
Isola delle Femmine?
Ancor pi interessante sarebbe rispondersi alla domanda. Chi ad Isola delle
Femmine ancor oggi gestisce questi beni?

Lomicidio Enea marted 8 giugno 1982


La libert si conquista facendo guerra all'ignoranza
LA STORIA SIAMO NOI

34 anni son trascorsi da quel tragico marted dell8 giugno, quando la mano
della mafia crivella con diversi colpi di pistola il Nostro Concittadino Vincenzo
Enea.
La Giustizia ha emesso la sua sentenza di condanna peraltro confermata dalla
Corte di Appello di Palermo il 19 febbraio 2015 e depositata il 17 agosto 2015.
Lattenta lettura della sentenza fa emergere una storia non scritta che a
partire dagli anni settanta stata appannaggio della mafia e della criminalit
organizzata con la benevola compiacenza di PUBBLICI Amministratori, una
storia fatta di violenza e prevaricazione.
Ad oggi, c da chiedersi e mi chiedo:
Cosa cambiato dal punto di vista culturale, negli atteggiamenti e nei
comportamenti dei Cittadini di Isola delle Femmine?
Di PIU
Cosa cambiato, ad oggi, in chi delegato a gestire la cosa pubblica nel
rispetto delle regole e della legalit?

Non di certo con il protagonismo e il presenzialismo del personaggio di turno


(che quasi sempre il medesimo personaggio) o qualche regolamento in pi
che si ristabilisce la legalit e il rispetto delle regole. C da chiedersi se non
rappresentino delle mosse astute, tese ad apparire come mere operazioni di
facciata .
Per una vera Rivoluzione oggi importante che i Cittadino diventino i veri
protagonisti che diventino i fautori della legalit e della lotta alla mafia, I
Cittadini, devono loro scrivere la storia, raccontandosi i fatti e i misfatti di Isola
delle Femmine devono avere il coraggio di urlare a squarciagola NOI SIAMO LA
STORIA.
Pino Ciampolillo
Il filo rosso dei Fatti e misfatti ricorrenti tra loro e concatenati:
Lomicidio Enea marted 8 giugno 1982
ENEA CONSIGLIERE COMUNALE CON SINDACO DI MAGGIO
INCIDENTE STRADALE DOVE TROVA LA MORTE PRIVITERA FRANCO IL 25
FEBBRAIO 1980 NATO IL 9 LUGLIO 1921 ALLINGRESSO DI ISOLA DELLE
FEMMINE (BENSON)
VIENE SVEGLIATO IL CUSTODE CIMITERIALE,
CATALDO, ALLE 3,30 DEL MATTINO PER ACCOGLIERE LA SALMA NEL
CIMITERO
IL PIANO REGOLATORE GENERALE 1977 D.A. 83
Norme di Attuazione D.A. 83 1977 per le zone B D
mentre per le zone
stralciate D.A. 121 1983 venne approvata la perimetrazione relativa alle
zone C espansione residenziale attraverso le lottizzazioni
Regolamento edilizio delibera Consiglio Comunale n 20 29 gennaio 1982
La decimazione della Giunta con arresti dell 11 ottobre 1984
Lincendio allufficio tecnico del Comune novembre 1979
PIANO VOLUMETRICO SCALICI Convenzione stipulata il 25 febbraio 1999 25
febbraio 1999 tra il Comune di Isola delle Femmine e
Sig. Scalici
Giuseppe, nato a San Giuseppe Jato in data 01/ 06/1946
LOTTIZZAZIONI EDILIZIE a partire dal 1985 Di Matteo Pietro e altri 24,074
mq deliberazione commissariale n 48 del 10.12.1985 abitanti 235 ,
Tourist Holliday 14.192 mq deliberazione commissariale n 186 del
12.05.86 abitanti 107 , La Paloma 35.555 mq deliberazione del

Commissario Regionale n 50 del 10.12.1985 abitanti 410, Lo


Bianco Lo Jacono Pietro e altri redatto dalling Pietro e dal geom Antonino
Lucido 24.310 deliberazione del Consiglio Comunale n 03 del
28.01.2003, Don Bosco, la Calliope 13.627 cementificati oltre
120.000 mila metri quadrati di superfice territoriale di Isola delle Femmine
Piani Particolareggiati scaduti maggio 2002
ADDIO PIZZO 5 2010
Lo scioglimento del Consiglio Comunale del 2012

LA SENTENZA di Appello n 6 2015 depositata il 17 agosto 2015


.tra la fine degli anni settanta e linizio degli anni ottanta, i clan mafiosi
operanti nella zona che ricomprendeva anche ISOLA DELLE FEMMINE avevano
messo le mani sulle attivit
edili del territorio, e tramite luso del
PRESTANOME nelle imprese mafiose nonch di TECNICI e di AMINISTRATORI
compiacenti intendevano sbaragliare la concorrenza di imprenditori liberi
quali Enea Vincenzo, anche attraverso luso della forza.
Limpegno delledilizia un dato che contraddistingue la Cosa Nostra
dellepoca, secondo dati verificati in numerosi processi relativi a quel periodo e
poi rielaborati in numerosi contributi della letteratura socio-criminologica che
porteranno alla approvazione della legge Rognoni-La Torre proprio del
settembre 1982.
Quel fenomeno sancisce il passaggio dalla mafia tradizionale alla nuova
mafia; e spiega lattivismo delle cosche sui mercati legali e non degli anni
settanta, evidenziando il peso di significative sinergie: capacit di organizzare i
fattori della produzione (capitale e lavoro), a cui si collega luso strumentale
della forza intimidatoria derivante dai vincoli associativi, come si evince anche
dallesame del presente processo.
In altri termini, proprio a partire dagli anni settanta si registra anche nei luoghi
come ISOLA DELLE FEMMINE un salto di qualit dellazione di Cosa Nostra,
legato allurbanizzazione susseguente allabbandono delle campagne. Le cosche
spostano i loro interessi. Dalleconomia agricola passano al settore
commerciale e industriale. I particolare intervengono nel campo delledilizia e
dei lavori pubblici. Si perfeziona cos un nuovo modello di impresa mafiosa.
Radicamento ed espansione sono propiziate da disponibilit finanziarie elevate,

che vengono dai traffici illeciti (armi,droga, estorsioni, usura): dal ridotto costo
del lavoro, grazie allintimidazione violenta dei lavoratori e dei sindacalisti;
dalla riduzione dei costi di corruzione e dalla creazione di barriere allentrata
(con listituzione di cartelli, ad esempio nel settore dei PUBBLICI APPALTI);
dallo scoraggiamento della concorrenza con forme subdole di violenza e
prevaricazione.
Scoraggiamento della concorrenza con violenza e prevaricazione sistematica
sono i dati che emergono dalla storia imprenditoriale degli ultimi anni di Enea
Vincenzo, penalizzato dallo sconfinamento del complesso alberghiero Costa
Corsara riconducibile ad una a societ come B.B.P. infiltrata in logiche mafiose
.
All'esito dei primi accertamenti da parte della polizia giudiziaria, il relativo
rapporto del 26 ottobre 1982 concludeva con l'evidenziare alcune particolari
circostanze:
- il clima di intimidazione diffusa attorno alla indagine che ha portato molti
testimoni ad assumere un atteggiamento reticente;
-la convinzione che il soggetto che avrebbe potuto rendere un contributo
decisivo ai fini della individuazione dei responsabili dell'omicidio Enea Vincenzo
era da identificare nel figlio della vittima, Pietro Enea, il quale in quegli anni
aveva vissuto ogni giorno al fianco del padre convivendo con lui l'esperienza
lavorativa e l'hobby della pesca;
- la sensazione che il motivo del silenzio dell'Enea Pietro fosse dettato
dall'esigenza di proteggere i suoi familiari da eventuali ritorsione nel caso in cui
avesse deciso di collaborare con le autorit competenti;
- il movente dell'omicidio collegato ai rapporti economici intercorrenti tra
Enea Vincenzo e D'Agostino Benedetto e agli interessi di costoro confliggenti
con quelli di imprenditori edili in qualche modo riconducibili al mondo del
crimine organizzato.

MALEDETTA ESTATE SICILIANA ROMPI LEQUILIBRIO DELLA VITA PROFANATI


SPESSO QUI NELLA SICILIA TEMPLI CON RAGAZZI E CANZONACCE...
IGNORANTI MESSI IN DOPPIO PETTO ASSESSORI E SINDACI DEL SUD COME
MASANIELLI BECERI E BORIOSI DANNO A TUTTI SARDINE E BIGNE

MALEDETTA ESTATE SICILIANA ROMPI LEQUILIBRIO DELLA VITA PROFANATI


SPESSO QUI NELLA SICILIA TEMPLI CON RAGAZZI E CANZONACCE...
CAZZO!).
IGNORANTI MESSI IN DOPPIO PETTO ASSESSORI E SINDACI DEL SUD.. COME
MANASANELLI BECERI E BORIOSI DANNO A TUTTI SARDINE E BIGNE'
ED UNA BORGATA MARINARA GENUINA E SPENDIDAD UN TEMPO SEMBRA
MONTECARLO NELLA BRUTTA COPIA TUTTI I RICCHI SCIOCCHI DEL
PAESE......
ED UNA BORGATA MARINARA GENUINA E SPENDIDAD UN TEMPO SEMBRA
MONTECARLO NELLA BRUTTA COPIA TUTTI I RICCHI SCIOCCHI DEL
PAESE......
DEBITI E CENE NON PAGATE !! APPARIRE SEMPRE A TUTTI I COSTI IL
CONCERTO IN PIAZZA JAZZ E BUTTANELLE LA Sicilia che vive cosi. (TIREMM
INNAZ!).. CAZZU ju!! CAZZU IU....!!

SCHEDA ENEA VINCENZO

Enea Vincenzo nato a Isola delle Femmine il 20 gennaio 1935 figlio di


Pietro e di Cardinale Maria

Enea

Assassinato allet di 47 anni davanti al Villaggio Bungalow di via Palermo


47 Isola delle Femmine (il killer di anni ne aveva solo 31 e per di pi
paesano ) Comandante della stazione dei Carabinieri il maresciallo capo Lo
Bono Vincenzo
Imprenditore Edile (costruiva con il sistema della permuta area compensata
con una parte della costruzione)
Al momento dellomicidio lavorava alla costruzione di appartamenti in viale dei
Pini ( dopo diversi attentati furti ed intimidazioni era in corso unazione
fallimentare)
Sposato con Cataldo Giuseppa
Figli:
PIETRO (fuggito in USA nel 1974)
RICCARDO
VALERIO
MARIA TERESA (fuggita in USA nel 1973)
ROSALIA (fuggita in USA nel 1973)
ELISA (al momento dellomicidio del pap aveva solo 2 mesi e mezzo!!!!!!!!!!!!)
Organi di stampa.
In occasione del 2 anniversario della scomparsa dei Maiorana articolo di Isola
Pulita Una morte annunciata. Enea Vincenzo un tranquillo imprenditore di
Isola delle Femmine
Giornale di Sicilia,il Vespro, Teleoccidente, tv 7 partinico,telejato

Teleoccidente
15 gennaio 1982 a Isola delle Femmine viene ucciso Impastato Giacomo nipote
del Badalamenti

26 gennaio 1982 a isola delle Femmine viene ucciso Nicol Piombino


appuntato dei carabinieri in pensione testimone dellomicidio di Impastato
avvenuto undici giorni prima
13 maggio 1982 viene assassinato DAgostino Benedetto in rapporto di
collaborazione di Enea Vincenzo

5 aprile 1984 chiusura indagini autori ignoti


26 luglio 1993 nellambito del procedimento penale 4538 del 1993 alla luce
delle dichiarazioni di MUTOLO
29 SETTEMBRE 1994 archiviato
14 aprile 2000 dichiarazioni del figlio PIETRO
INDAGINI

VENGONO RIAPERTE LE

4 SETTEMBRE 2000 Archiviazione per lacune e incongruenze


1 giugno 2010 procedimento penale 6878 2010 procura della repubblica iscrive
nel libro degli indagato BRUNO FRANCESCO E LO PICCOLO SALVATORE
22 MAGGIO 2013 SENTENZA DI CONDANNA PA 30 ANNI PER FRANCESCO
BRUNO
19 FEBBRAIO 2015 2 GRADO DI GIUDIZIO NEI CONFRONTI DI FRANCESCO
BRUNO DISPOTIVO 6/2015 CONFERMA SENTENZA 884 2013

LUCIDO ANTONINO
GIOVANNI IMPASTATO HA LAVORATO PER CIRCA CINQUE ANNI CON
VINCENZO ENEA UN GIORNO SI RECANO A PALERMO NEL LEGGERE IL
CONTRATTO FIRMATO DALLA MADRE DI CATALDO RICCOBONO E LUCIDO
SCOPRONO CHE LA MADRE ERA GiA MORTA QUANDO AVEVA FIRMATO SI
RENDONO CONTO DI UN IMBROGLIO NELLACQUISIZIONE DEL TERRENO DI
CUI SI ERA APPROPRIATA LA COSTA CORSARA
VINCENZO ENEA RENDENDOSI CONTO CHE IL CONTRATTO POTREBBE ESSERE
NULLO PENSA DI DENUNCIARE TUTTI
LUCIDO ANTONINO GEOMETRA PRESSO IL
COMUNE DI ISOLA DELLE
FEMMINE SI DIMETTE ED INIZIA LATTIVITA DI IMPRENDITORE EDILE,
DEFINISCE LA PERMUTA INIZIATA DA ENEA VINCENZO CON CATALDO CO LA

STESSO CAPO CANTIERE IL SIGNOR CARDINALE DELLA COSTA CORSARA CHE


INIZIA COSI A LAVORARE CON IL GEOMETRA ANTONINO LUCIDO
I LUCIDO RICHIEDEVANO
GRATUITIVAMENTE LE STRADE PRIVATE DI
VINCENZO ENEA IN CAMBIO DI UN AGGIUSTAMENTO DEL TERRENO CHE
PER
LO SBAGLIO DEL FRAZIONAMENTO CHE AVEVANO CREATTOCOSTA
CORSARA
DOPO LUCCISIONE DI VINCENZO ENEA BRUNO GIOVANNI RICHIESE LA
VENDITA DEL LOTTO DELLA TOMBA DI ENEA
LO STESSO BRUNO GIOVANNI RIUSCI COMUNQUE A COSTRUIRE LA TOMBA
ACCANTO A QUELLA ATTUALE DI ENEA DOVE TROVO POSTO UN AMICO DI
CINISI
IL PENSIONATO PIOMBINO ASSASSINATO COLPEVOLE DI AVER ASSISTITO
ALLOMICIDIO DI GIACOMO IMPASTATO, MARITO DI RISA BADALAMENTI,IL
16 GENNAIO 1982 AD OGGI NON VI E UN COLPEVOLE DI QUELLOMICIDIO
COME NON SI E INDIVIDUATO LASSASSINO/I DEL SINDACO DI CAPACI
LONGO

RELAZIONE DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA PARLAMENTARE MARZO 1986


ABDON ALINOVI SEQUESTRI E CONFISCHE DI BENI LEGGE 13.9.82 GUARDIA
DI FINANZA (dati aggiornati a tutto il 1985)
VITALE GIACOMO: quote nella s.r.l. CALLIOPE COSTRUZIONI 870 milioni 8pag
2559
FINAZZO EMANUELE azioni S.I.F.A.C. COPACABANA fondi rustici valori 5
miliardi (pag 263)
BILLECI SALVATORE 1937 azioni COPACABANA MORGANTINA s.r.l. valore 11
milioni ( pag 264)
BILLECI SALVATORE 1923 azioni COPACABANA valore 11 milioni (PAG 264)
BILLECI ROCCO azioni COPACABANA 11 milioni (pag 264)
LA VENIA ROCCO azioni CPACABAN valore 11 milioni (pag 264)
BRUNO PITERO azioni COPACABANA valore 16 milioni 500 mila (pag 264)
BRUNO GIUSEPPE azioni COPACABANA valore 16 milioni 500 mila (pag 264)

BADALAMENTI VITO azioni COPACABANA


valore 15 milioni 500 mila (pag 265)

& BADALAMENTI VITO & C sncn

BADALAMENTI LEONARDO azioni COPACABANA valore 15 milioni (pag 265)


POMIERO GIUSEPPE azioni COPACABANA
valore 16 milioni 500 mila (pag 266)

B.B.P snc

MORGANTINA S.r.l.

BRUNO GIOVANNI azioni COPACABANA B.B.P snc MORGANTINA S.r.l. valore


16 milioni 500 mila (pag 266)

SCHEDA ENEA VINCENZO

Enea Vincenzo nato a Isola delle Femmine il 20 gennaio 1935 figlio di


Pietro e di Cardinale Maria

Enea

Assassinato allet di 47 anni davanti al Villaggio Bungalow di via Palermo


47 Isola delle Femmine (il killer di anni ne aveva solo 31 e per di pi
paesano ) Comandante della stazione dei Carabinieri il maresciallo capo Lo
Bono Vincenzo
Imprenditore Edile (costruiva con il sistema della permuta area compensata
con una parte della costruzione)
Al momento dellomicidio lavorava alla costruzione di appartamenti in viale dei
Pini ( dopo diversi attentati furti ed intimidazioni era in corso unazione
fallimentare)
Sposato con Cataldo Giuseppa
Figli:
PIETRO (fuggito in USA nel 1974)
RICCARDO
VALERIO
MARIA TERESA (fuggita in USA nel 1973)
ROSALIA (fuggita in USA nel 1973)
ELISA (al momento dellomicidio del pap aveva solo 2 mesi e mezzo!!!!!!!!!!!!)
Organi di stampa.
In occasione del 2 anniversario della scomparsa dei Maiorana articolo di Isola
Pulita Una morte annunciata. Enea Vincenzo un tranquillo imprenditore di
Isola delle Femmine
Giornale di Sicilia,il Vespro, Teleoccidente, tv 7 partinico,telejato

Teleoccidente
15 gennaio 1982 a Isola delle Femmine viene ucciso Impastato Giacomo nipote
del Badalamenti

26 gennaio 1982 a isola delle Femmine viene ucciso Nicol Piombino


appuntato dei carabinieri in pensione testimone dellomicidio di Impastato
avvenuto undici giorni prima
13 maggio 1982 viene assassinato DAgostino Benedetto in rapporto di
collaborazione di Enea Vincenzo

5 aprile 1984 chiusura indagini autori ignoti


26 luglio 1993 nellambito del procedimento penale 4538 del 1993 alla luce
delle dichiarazioni di MUTOLO
29 SETTEMBRE 1994 archiviato
14 aprile 2000 dichiarazioni del figlio PIETRO
INDAGINI

VENGONO RIAPERTE LE

4 SETTEMBRE 2000 Archiviazione per lacune e incongruenze


1 giugno 2010 procedimento penale 6878 2010 procura della repubblica iscrive
nel libro degli indagato BRUNO FRANCESCO E LO PICCOLO SALVATORE
22 MAGGIO 2013 SENTENZA DI CONDANNA PA 30 ANNI PER FRANCESCO
BRUNO
19 FEBBRAIO 2015 2 GRADO DI GIUDIZIO NEI CONFRONTI DI FRANCESCO
BRUNO DISPOTIVO 6/2015 CONFERMA SENTENZA 884 2013

CATASTO TERRENI - COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE ELENCO SOGGETTI


INTESTATARI
AGGIORNATO 19 MARZO 2012
ALIMENA PROVVIDENZA ISOLA DELLE FEMMINE 05/09/1929 E350 2 359 PA0094715
2012 001

CARDINALE GIOVANNI ISOLA DELLE FEMMINE 30/10/1947 E350 1 37 PA0094760 2012


001
CARDINALE GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 22/02/1945 E350 1 37 PA0094760 2012
002
CARDINALE RITA BARTOLA ISOLA DELLE FEMMINE 06/01/1943 E350 1 37
PA0094760 2012 003
UVA MARIA ISOLA DELLE FEMMINE 24/07/1913 E350 1 37 PA0094760 2012 004
CASTELLESE GIUSEPPE ALTOFONTE 25/03/1942 E350 3 2274 PA0101145 2012 001

POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937 E350 3 729 PA0094730 2012
001
POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937 E350 1 668 PA0094762 2012
001
POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937 E350 3 1748 PA0101144 2012
001
SAMANTA SICILIA COSTRUZIONI S.R.L. CON SEDE IN ISOLA E350 2 823 PA0094718
2012 001
SIALMA CASA S R L ISOLA DELLE FEMMINE E350 1 2146 PA0102052 2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO GIOVANNI E
POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 24 PA0094698 2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO GIOVANNI E
POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 65 PA0094705 2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO GIOVANNI E
POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 393 PA0101135 2012 002
SOCIETA ELLE DI GIAMBONA S A S. E350 1 220 PA0094754 2012 002
SOCIETA ELLE DI GIAMBONA S A S. E350 1 240 PA0094758 2012 001
SOCIETA FLLI AIELLO E C DELLE E350 1 984 PA0101153 2012 001
TOIA FRANCESCO PARTINICO 29/08/1946 E350 3 1911 PA0094721 2012 001
TOIA FRANCESCO PARTINICO 29/08/1946 E350 3 1912 PA0094722 2012 001
TOURIST HOLIDAYS. SRL CON SEDE IN ISOLA DELLE FEMMINE PIAZZA E350 3 977
PA0094739 2012 004
TROMBINO SIMONE SANTA NINFA 03/07/1925 E350 3 814 PA0094735 2012 002
TROMBINO SIMONE SANTA NINFA 03/07/1925 E350 3 815 PA0094736 2012 002
1

TROMBINO VITO SANTA NINFA 15/10/1928 E350 3 814 PA0094735 2012 003
TROMBINO VITO SANTA NINFA 15/10/1928 E350 3 815 PA0094736 2012 003
UVA MARIA ISOLA DELLE FEMMINE 24/07/1913 E350 1 37 PA0094760 2012 004

A cura del Comitato Cittadino Isola Pulita di Isola delle Femmine


http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.it/2013/08/isola-delle-femmine-e-ora_22.html

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Studio Legale

Avv. Luigi Pace


Patrocinante in Cassazione

CORTE D'ASSISE D'APPELLO DI PALERMO


SEZIONE PRIMA
**********

MEMORIA EX ART. 121 C.P.P.


Onorevole Presidente, Onorevole Giudice a latere ed Onorevoli Giudici
Popolari della Prima Sezione della Corte d'Assise d'Appello di Palermo,
in qualit di difensore della parte civile ritualmente costituita Sig. Pietro ENEA,
nato a Isola delle Femmine (PA) il 2 gennaio 1961 e residente in New Rochelle
New York (USA) 6 Inwood Place, elettivamente domiciliato presso lo studio
dello scrivente difensore in La Spezia, Viale Italia n. 94 Torre A, nel
procedimento penale n. n. 4484/10 R.G.N.R. (N. 11191/10 R.G. G.I.P.), nei
confronti di Francesco BRUNO, nato a Isola delle Femmine (PA) il 27.05.1951
allo stato detenuto per altra causa presso la Casa di Reclusione di Milano
Opera, imputato:
del delitto p. e p. dagli artt. 110, 61 n. 6, 575, 577 n. 3, per avere, in concorso
e previo accordo con altri soggetti per i quali non sono stati raggiunti sufficienti
elementi di responsabilit, ciascuno consapevole dei contributi rispettivamente
apportati dagli altri convergenti verso il medesimo fine, con premeditazione,
cagionava la morte di ENEA Vincenzo, all'indirizzo del quale erano esplosi
diversi colpi arma da fuoco che lo attingevano in parti vitali del corpo,
determinandone l'immediato decesso.
Con l'aggravante di aver commesso il fatto durante il periodo di latitanza in
relazione al mandato di cattura n. 2/82 emesso dal Giudice Istruttore.
Con la recidiva specifica,
In Isola delle Femmine il 8.6.1982
e condannato dal GUP presso il Tribunale di Palermo, a seguito di ammissione a
rito abbreviato, con sentenza n. 864/13 Reg. Sent. del 22 maggio 2013,
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depositata in cancelleria il 14.10.13 alla pena di ANNI TRENTA DI
RECLUSIONE oltre al pagamento delle spese processuali, per il delitto di cui al
capo imputazione;
la citata sentenza ha condannato il BRUNO alla pena accessoria dell'interdizione
perpetua dai pubblici uffici, dichiarandolo in stato di interdizione legale;
lo ha condannato, altres, al risarcimento del danno in favore delle parti civili
costituite da liquidarsi in separato giudizio civile, nonch al pagamento delle spese
legali nei confronti delle parti civili.
Ai sensi dell'art. 539 c.p.p. ha condannato BRUNO Francesco al pagamento della
somma di 100.000,00 per ciascuna delle parti civili costituite a titolo di
provvisionale, immediatamente esecutiva;

letti i motivi d'appello presentati dalla difesa avverso la predetta sentenza,

mi pregio significare quanto segue.


L'appello infondato in fatto e diritto e deve essere rigettato per i seguenti
motivi.

1) Il fondamentale contributo di ENEA Pietro ai primi accertamenti, allo


sviluppo delle indagini ed alla individuazione certa di uno dei responsabili
dell'omicidio di suo padre, evidenziato nella sentenza di condanna. Gli
apporti conoscitivi degli altri familiari indispensabili per il consolidamento
dei dati emersi.
Il provvedimento giudiziale del GUP di Palermo, che ha condannato il BRUNO
Francesco per il delitto di cui al capo di imputazione, un coerente , raffinato ed
approfondito compendio logico-argomentativo, perfettamente motivato secondo i
princpi sanciti dalla giurisprudenza del Supremo Collegio, e ricostruente in modo
certo ed indiscutibile la dinamica dell'omicidio del povero Vincenzo Enea,

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maturato nel pi ampio contesto storico-sociale dell'organizzazione criminale
denominata Cosa Nostra, agli inizi degli anni '80.
Il Giudice di prime cure, a seguito della richiesta dell'imputato di procedere a rito
abbreviato ed alla conseguente ammissione del medesimo a tale rito, ha avuto
modo di analizzare sistematicamente tutti i documenti presenti nel fascicolo del
PM per addivenire alla sentenza di condanna dell'imputato.
L'iter logico-giuridico seguto dal giudice di primo grado consistito nella raccolta
degli elementi di responsabilit emersi a carico del condannato e nella valutazione
degli stessi nei limiti e con i criteri vergati dalla giurisprudenza della Suprema
Corte in tema di: dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia; circa la valenza
della prova de relato; sugli interessi che potessero avere i collaboratori di giustizia
nella fattispecie per cui processo; sulla persistenza, attendibilit e costanza delle
loro propalazioni; sull'attendibilit delle fonti da cui avevano appreso la notizia.
Il GUP, in seguito, ha passato in rassegna le dichiarazioni di ENEA Pietro, figlio
della vittima, testimone degli avvenimenti prossimi e successivi alla morte del
padre, unitamente a quelle degli altri familiari, anch'essi vittime del gravissimo
fatto di sangue, che hanno narrato sulle circostanze inerenti l'omicidio del loro
congiunto.
Inoltre, nella motivazioni della sentenza, stato anche analizzato il contesto
storico-sociale e criminale in cui maturato il delitto: infatti proprio in quegli anni
si era verificato un salto di qualit dell'organizzazione denominata Cosa Nostra
con il passaggio dalla mafia tradizionale alla nuova mafia, con l'espansione
degli interessi dal mondo agricolo, ormai in decadenza, verso il settore edilizio
legato al fenomeno dell'urbanizzazione, in forte crescita.
L'omicidio di Vincenzo ENEA si colloca perfettamente in tale contesto, poich
conseguenza della condotta riottosa del coraggioso imprenditore edile, contrario
alla logica prevaricatrice della IMMOBILIARE BBP (impresa mafiosa confinante,
tra i cui soci vi era POMIERO Giuseppe, le cui indagini della DDA hanno
confermato appartenere al contesto del crimine organizzato) ed alla circostanza

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che tale ritrosa non poteva essere tollerata dal capo-mafia della zona
RICCOBONO Rosario, interessato ad imporre la sua supremazia sul territorio.
Gi nel rapporto giudiziario del 26 ottobre 1982 (richiamato in sentenza come
facente parte dei primi accertamenti sull'omicidio di ENEA Vincenzo) i
Carabinieri della Compagnia di Partinco bollavano il delitto come omicidio di
mafia, bench il costruttore Vincenzo ENEA non fosse appartenente ad ambienti
mafiosi, poich le indagini avevano evidenziato un muro di omert da parte di
tutti i testimoni escussi a sommarie informazioni, compreso il figlio della vittima
ENEA Pietro, nei cui confronti il giudizio dei militari dell'Arma era di certa
conoscenza della verit, ma della scelta del silenzio per proteggere i familiari.
Nello stesso rapporto si arrivava a preconizzare che L'unico che potrebbe dare

un valido contributo alle investigazioni il figlio Pietro, infatti lui che collabora
il padre in tutte le sue attivit e con lui passava anche il tempo libero nel comune hobby della
pesca. Sicuramente Pietro ha riconosciuto qualcuno a bordo della Fiat 124

bianca, ma ora ha paura di parlare. A caldo, anche se rifiut di verbalizzare quanto


dichiarato, diede una chiara e completa descrizione di uno degli individui che

prendevano posto sull'auto in quella tragica mattina di giugno e


sicuramente coinvolti nella tragica fine del padre... Poi meditando forse su quanto
aveva dichiarato, ritrattava tutto... ENEA Pietro sicuramente straziato dal dolore per la
perdita del padre, ma sorretto dalla speranza di non nuocere agli altri

componenti la sua famiglia, che sa indifesi ed in bala di chi potrebbe in


ogni momento colpirli. Forse questo timore pi di ogni altra cosa lo ha fatto chiudere nel
suo riserbo, facendogli chinare la testa ed abbandonare la lotta (fogli 11 e 12 del
rapporto citato).
Le considerazioni espresse nel verbale dei Carabinieri di Partinico, a
seguito della scelta del rito abbreviato, sono state acquisite al fascicolo
processuale e sono state correttamente utilizzate dal GUP di Palermo per la
decisione.

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Pietro ENEA, subito dopo la morte del padre, rilasci agli inquirenti dichiarazioni
contrastanti circa l'esatta identificazione degli autori dell'omicidio, giustificate dal
timore per s e per i propri familiari, di essere vittima di ritorsioni e/o vendette.
In sostanza, egli avrebbe voluto rivelare l'esatta identit di uno degli assassini del
padre, da lui perfettamente riconosciuto in quanto facente parte degli occupanti
l'autovettura che pochi minuti prima dell'omicidio si trovava nei pressi del Village
Bungalow, ma poi sviava le indagini per la paura fondata di ritorsioni contro i
familiari.
Pietro ENEA, per, intraprese subito ricerche ed indagini personali per arrivare a
scoprire tutti gli autori del misfatto ma, man mano che si avvicinava alla verit, le
persone con cui aveva contatti o sparivano (come i fratelli LO CICERO Giovanni
e Salvatore, effettivamente vittime di lupara bianca e dichiarati scomparsi con
denuncia sporta il 3.8.1984) o si sottraevano impauriti alle domande, alimentando
quel muro di omert gi descritto dai Carabinieri.
Dopo aver resistito qualche tempo e dopo una telefonata anonima ricevuta dalla
sorella Maria Teresa e diretta alla madre CATALDO Giuseppa, contenente una
esplicita minaccia di morte (Pronto c' la mamma?...signora ci dica a suo

figlio Pietro che finisca di scavare altrimenti gli facciamo fare la stessa fine
di suo padre), ENEA Pietro si allontanava da Isola delle Femmine alla volta
degli U.S.A., dove tuttora risiede.
Quest'ultimo invero dopo svariati anni, in uno degli sporadici rientri in Italia, nel
verbale di sommarie informazioni testimoniali del 9 maggio 2000 presso gli Uffici
della Polizia di Roma (in una localit protetta), affermava di essersi deciso a
raccontare quanto a sua conoscenza circa l'omicidio del padre in considerazione
della buona situazione giudiziaria che c' oggi in Italia (intendendo con tale
affermazione che gli equilibri mafiosi nel frattempo erano radicalmente mutati ed i
capi delle cosche sanguinarie dei primi anni '80 erano stati quasi tutti individuati
ed incarcerati, quindi si sentiva pi sicuro), e ricostruiva ci che aveva visto
personalmente la mattina dell'omicidio del padre, indicando senza ombra di
dubbio come occupante l'autovettura Fiat 124 beige ferma alle 7.30 del
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mattino dell'8 giugno 1982 davanti al Village Bungalow, BRUNO
Francesco, perch lo conosceva personalmente in quanto suo vicino di casa
e fratello di un suo amico.
Specificava in tale occasione Pietro ENEA di non aver riferito prima ai carabinieri
della presenza di BRUNO nel commando omicida per timore di subire ritorsioni
in considerazione del fatto che costui era latitante e gi ricercato per altri omicidi.
Inoltre, nello stesso verbale delle dichiarazioni reso il 9 maggio 2000, ENEA
Pietro si intratteneva a parlare diffusamente del movente dell'omicidio del padre,
fondato sui contrasti emersi tra la posizione di imprenditore edile del genitore e la
IMMOBILIARE BBP facente capo ad alcuni parenti dell'odierno appellante
(BRUNO Giovanni e BRUNO Pietro) ed, inoltre, a POMIERO Giuseppe che
aveva costruito un grosso compendio immobiliare denominato Costa Corsara,
limitrofo alle palazzine costruite da ENEA Vincenzo.
In tale occasione, ENEA Pietro rifer che il padre, bench pi volte
pressato, rifiut sempre di far entrare nella propria ditta

BRUNO

Francesco come socio occulto.


A seguito di questo rifiuto e dei contrasti con la BBP, ENEA Vincenzo sub
diversi atti di ritorsione come l'incendio del Village Bungalow, il pestaggio del
cane da guardia, il danneggiamento di materiale edile, nonch l'incendio del
magazzino.
E' a questo punto che ENEA Vincenzo decise di stringere amicizia con i fratelli
D'AGOSTINO di Partanna Mondello ed in particolare con Benedetto, al quale
diede in affitto un bungalow ed al quale propose di cresimare il figlio Riccardo.
Il D'AGOSTINO, secondo il racconto di Pietro, tent una mediazione tra ENEA
Vincenzo e la IMMOBILIARE BBP, mediante l'intervento del noto boss
RICCOBONO Rosario.
Ma detta mediazione non and a buon fine in quanto il D'AGOSTINO sub
dapprima atti di danneggiamento presso la villa a Sferracavallo ed in seguito venne
ucciso, qualche giorno prima di ENEA Vincenzo.

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La sentenza del GUP presso il Tribunale di Palermo si dilunga diffusamente sul
movente dell'omicidio di ENEA Vincenzo, ricostruendo precisamente sulla base
degli atti prodotti dalla Procura Antimafia di Palermo, i contrasti e gli interessi
opposti insorti sul terreno di propriet della vittima con l'IMMOBILIARE BBP di
BRUNO Giovanni, BRUNO Pietro e POMIERO Giuseppe, costruttrice del
complesso immobiliare limitrofo denominato Costa Corsara.
Dunque, le affermazioni contenute pi volte nei motivi dell'appello del BRUNO
secondo cui sia ENEA Pietro che sua sorella Maria Teresa avrebbero lasciato
l'Italia alla volta degli U.S.A. non per paura o per timore di subire ritorsioni, ma
esclusivamente per una scelta libera e consapevole, appare

incongruente ed

infondata.
Esse affermazioni non prendono assolutamente in considerazione gli atti
processuali e l'opprimente ambiente in cui vivevano i familiari del defunto ENEA
Vincenzo, dopo la morte dello stesso, ed in generale lo stato di paura determinato
dalla violenza delle cosche che volevano prepotentemente ed arrogantemente
entrare nel campo dell'edilizia, attratte dai maggiori interessi economici che
ruotavano nel settore.
Il modo in cui stato ucciso ENEA Vincenzo (da un gruppo di fuoco composto
da pi persone che gli hanno esploso diversi colpi di arma da fuoco alle spalle,
attingendolo in zone vitali del corpo e determinandone l'immediato decesso)
dinanzi al suo Village Bungalow mentre si recava al lavoro, era un chiaro
messaggio lanciato dalla mafia a tutti coloro che operavano nel settore, come
punizione dell'imprenditore ribelle.
Dunque lo si ribadisce - non ha fondamento logico, n conforme al contenuto
del fascicolo processuale quanto sostenuto nell'appello dove si sostiene che i
familiari di ENEA Vincenzo e, soprattutto, il figlio Pietro non avessero avuto
timore della situazione (pag. 26 appello).
Le predette dichiarazioni di ENEA Pietro sono state complessivamente
confermate in sede di rogatoria internazionale effettuata a New York l'8.2.2011
alla presenza del Dott. Antonino INGROIA.
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In sostanza, la sentenza di primo grado ha valorizzato le precise, puntuali,
coerenti e per nulla tardive dichiarazioni rilasciate da ENEA Pietro (lo stesso
delitto di omicidio aggravato non soggetto a prescrizione), ma anzi giustificate
da una serie di eventi, tra i quali la stessa carcerazione di BRUNO Francesco,
nonch le dichiarazioni degli altri familiari, risultano un coacervo di apporti
conoscitivi proteso unitariamente alla cementificazione della prova contro l'unico
responsabile individuato dell'orrendo crimine.
Di talch detti apporti, unitamente alla ricostruzione operata dai collaboratori di
giustizia, esaminati e valutati nella sentenza di primo grado alla stregua degli
orientamenti prevalenti e costanti della giurisprudenza del Supremo Collegio,
hanno determinato correttamente la condanna dell'imputato per il delitto di
omicidio aggravato.

2) Il contributo essenziale dei collaboratori di giustizia, sia in ordine alla


ricostruzione dei fatti che con riferimento all'individuazione certa di
BRUNO Francesco tra gli autori dell'omicidio aggravato di ENEA
Vincenzo.
La sentenza gravata opera, altres, una valutazione sistematica e scientifica degli
apporti dei vari collaboratori di giustizia circa la ricostruzione del grave fatto di
sangue e l'individuazione di uno dei responsabili, seguendo gli indirizzi ormai
consolidati della giurisprudenza di legittimit e di merito in materia di valutazione
della prova con riguardo alle dichiarazioni rese dai coimputati del medesimo reato
ovvero di reati connessi o collegati, ai sensi dell'art. 192, commi 3 e 4 c.p.p..
Dunque, il materiale raccolto stato valutato dal giudice alla stregua di tali
principi giurisprudenziali riguardanti: ora il valore di prova delle dichiarazioni del
coimputato nel medesimo reato (o da persona imputata in un procedimento
connesso o collegato od imputata nei casi di cui all'art. 371, comma II, lett. b
c.p.p) aventi valore di prova ma necessarie per il giudizio di attendibilit sui
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riscontri esterni (SS.UU n. 1048 del 119-ric. Scala ed altri); ora di valutazione della
credibilit soggettiva del dichiarante mediante valutazione della sua personalit,
delle sue condizioni socio-economiche e familiari, dei suoi rapporti con i soggetti
accusati, delle ragioni della decisione di confessare ed accusare altri etc...; ora di
valutazione della confessione del chiamante in correit che in assenza di elementi
contrari, rappresenta un certo indizio di sincerit e di genuinit, specie se correlato
al ruolo ricoperto nella consumazione dell'illecito; ora il disinteresse che va
valutato non come generale assenza di scopi, ma come indifferenza rispetto alla
posizione processuale del soggetto accusato.
Pertanto, il GUP del Tribunale di Palermo ha verificato puntualmente la presenza
di tutti i sopra citati elementi ai fini della valutazione delle dichiarazione dei
collaboratori di giustizia, giungendo all'affermazione di penale responsabilit
dell'unico imputato.
I motivi della sentenza hanno anche affrontato il tema dei parametri e dei criteri di
valutazione della reciproca attendibilit, nel caso di coesistenza e convergenza di
fonti propalatorie, dovendosi procedere a valorizzarne la contestualit,
l'autonomia, la reciproca sconoscenza, la convergenza almeno sostanziale, tanto
pi cospicua quanto pi i racconti siano ricchi di contenuti descrittivi, ed in
genere, di tutti quegli elementi idonei ad escludere fraudolente concertazioni ed a
conferire a ciascuna chiamata i tranquillizzanti connotati della autonomia,
indipendenza ed originalit arrivando a sostenere che eventuali discordanze su
alcuni punti possono, in casi congrui, addirittura attestare l'autonomia delle varie
propalazioni in quanto fisiologicamente assorbibili in quel margine di disarmonia
normalmente presente nel raccordo tra pi elementi rappresentativi (cfr. Cass., Sez. I,
30.1.1992 n. 80).
In sostanza, se nei diversi racconti dello stesso fatto emergono degli elementi
secondari dissonanti, restando stabile in nucleo principale del racconto, questi
attestano ancor di pi la genuinit e l'autonomia del singolo apporto conoscitivo
del collaboratore di giustizia.

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Analogamente, dicasi con riguardo alle ipotesi di testimonianze de relato dei
collaboratori di giustizia (cio per episodi appresi non per diretta conoscenza ma
dal racconto di soggetti terzi) che, di per s valida, esige un pi rigoroso controllo
dell'attendibilit intrinseca ed estrinseca secondo l'orientamento prevalente del
Supremo Collegio (Cass. Sez. IV sent. n. 4727 del 1996, ric. Imparato).
Il Giudice di prime cure, pertanto, ha provveduto a valutare con i criteri illustrati,
ai sensi dell'art. 192, commi 3 e 4 c.p.p., le dichiarazioni di MUTOLO Gaspare,
di ONORATO Francesco e di NAIMO Rosario.
I predetti collaboratori di giustizia, tutti appartenenti all'organizzazione criminale
denominata Cosa Nostra ognuno con ruoli distinti ed autonomi, considerati
attendibili perch ritenuti affidabili anche in altri processi di mafia risolti con
l'individuazione certa dei mandanti e degli esecutori, hanno raccontato
dell'omicidio del povero ENEA Vincenzo, secondo il differente angolo prospettico
dal quale hanno appreso la notizia.
La sentenza ha argomentato anche circa la contaminazione delle fonti cio la
possibilit di versioni concordate tra i tre collaboratori di giustizia, escludendola: in
primis visto il differente contesto storico in cui i tre individui hanno appreso
dell'omicidio e, in secondo luogo, perch la stessa difesa dell'imputato non ha mai
avanzato tale sospetto (aggiunge questa difesa, neppure nell'atto di appello).
MUTOLO Gaspare, la cui caratura di collaboratore di giustizia e la cui attendibilit
sono note a livello nazionale, riferisce di aver appreso circa le indicazioni
dell'omicidio che sar perpetrato l'indomani dalla viva voce dei soggetti che hanno
partecipato alla fase ideativa ed esecutiva (RICCOBONO Rosario, MICALIZZI
Salvatore) nella villa del primo.
ONORATO Francesco, anch'egli affiliato a Cosa Nostra alla fine del 1980,
restando inserito nel sodalizio fino al 1993, data del suo arresto, ha contribuito a far
raggiungere importantissimi elementi di conoscenza in ordine a centinaia di omicidi
di mafia, compreso l'omicidio di Salvo LIMA, che hanno trovato conferma in
numerosi altri collaboratori di giustizia.

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In tale posizione egli stato anche il reggente della famiglia di Partanna Mondello,
dopo la soppressione di RICCOBONO Rosario e MICALIZZI Salvatore.
Per quanto riguarda l'omicidio di ENEA, il collaboratore riferisce di confidenze
fattegli, successivamente all'omicidio, da RICCOBONO Rosario, ossia di colui che
ha dato l'autorizzazione alla esecuzione.
NAIMO Rosario, ha confessato di essere stato affiliato a Cosa Nostra sin dal
1965 nella famiglia mafiosa di Tommaso Natale, ricompresa nel mandamento con
Isola delle Femmine, Partanna Mondello e San Lorenzo.
NAIMO ha spiegato che al medesimo mandamento furono aggregate anche Carini
e Capaci e che quel mandamento , sin dal 1983, era stato comandato da
RICCOBONO Rosario, poi eliminato da Cosa Nostra per volont di RIINA
Salvatore.
Chiarisce il suo ruolo nell'organizzazione come referente dell'ala corleonese con
compiti di coordinamento anche tra famiglie mafiose italiane e americane.
Per quanto concerne l'omicidio dell'imprenditore ENEA ricorda le confidenze
fattegli da RIINA Salvatore, capo dei corleonesi, in una riunione nel 1985 presso la
villa di La BARBERA Angelo in Passo di Rigano ed in parte da confidenze fattegli
da TROJA Antonino nel 1989.
Circostanze tutte accertate e ritenute corrispondenti al vero da parte della Procura
Nazionale Antimafia.
I motivi della sentenza sottolineano l'esistenza di reti comunicative e modalit di
conoscenza dei fatti tra loro autonome e indipendenti, in quanto strettamente correlati ai percorsi
criminali dei tre soggetti poi divenuti collaboratori di giustizia aggiungendo che sul punto si
rammenti che l'ipotesi di versioni concordate o di altre forme di condizionamento fra i tre
collaboratori non stata neppure dedotta dalle difese per altro verso, invece le fonti da cui i tre
hanno appreso dei particolari in ordine all'omicidio in esame coinvolgono soggetti con ruoli di
vertice nell'organizzazione Cosa Nostra, che hanno partecipato alla fase ideativa e preparatoria
dell'azione delittuosa.

Di conseguenza il valore probatorio delle dichiarazioni sopra illustrate va


considerato alla luce del vaglio pienamente positivo sulla attendibilit
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intrinseca dei contributi conoscitivi di MUTOLO, ONORATO e NAIMO
(pag. 39 sentenza GUP Palermo).
Pertanto, il materiale probatorio presente nel fascicolo del PM migrato in quello del
giudice a seguito di ammissione a rito abbreviato, valutato alla stregua dei suddetti
orientamenti giurisprudenziali, anche alla luce delle indagini compiute dai
Carabinieri della Compagnia di Partinco nei tempi immediatamente successivi al
delitto, unitamente alle dichiarazioni del figlio Pietro ENEA, testimone oculare del
commando omicida e delle fasi immediatamente e successive all'omicidio, nonch
degli altri familiari, vittime anch'essi del reato, si saldano in modo indissolubile tra
di loro determinando l'accertamento della responsabilit di BRUNO Francesco, al
di l di ogni ragionevole dubbio, per il delitto per cui processo.
L'appello, oltre ad una generica critica basata su differenti elementi secondari del
racconto (poich il nucleo principale rimasto costante e coerente nelle versioni
dei tre collaboratori di giustizia e si salda perfettamente con il racconto di ENEA
PIETRO), compatibili con quanto sostenuto dalla Cassazione in tema di eventuali
discordanze su alcuni punti che possono, in casi congrui, addirittura attestare
l'autonomia delle varie propalazioni in quanto fisiologicamente assorbibili in quel
margine di disarmonia normalmente presente nel raccordo tra pi elementi rappresentativi (cfr.
Cass., Sez. I, 30.1.1992 n. 80), non riuscito a motivare la coerenza del racconto dei
tre collaboratori di giustizia e di ENEA Pietro sulla presenza in loco di BRUNO
Francesco.
Perch una delle vittime (ENEA Pietro) che aveva visto sicuramente l'assassino del
padre (vedasi rapporto dei Carabinieri di Partinico pagg. 11 e 12), venuta meno la
paura o meglio le condizioni per temere ancora per la propria vita e quella dei
propri cari, avrebbe dovuto indicare una persona diversa ed estranea ai fatti?
Perch, inoltre, i tre collaboratori di giustizia ritenuti pienamente attendibili per gli
apporti determinanti che hanno risolto numerosi altri processi di mafia
individuandone esecutori e mandanti e membri attivi dell'organizzazione al
momento del fatto, avrebbero dovuto indicare una persona assolutamente estranea,

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raccontando il medesimo evento con coerenza e costanza, anche se da angoli
prospettici differenti?
Ed infine, come mai le dichiarazioni di questi ultimi, connotate dai caratteri e dai
principi vergati dalla costante giurisprudenza del Supremo Collegio, si sono saldate
appieno con quelle dell'unico testimone oculare ENEA Pietro, se non stata mai
nemmeno paventata alcuna ipotesi di contaminazione delle fonti o di versioni
concordate tra i predetti?
Tutto ci rimasto irrisolto nei motivi di appello.

3) Sul riconoscimento alle parti civili costituite del risarcimento del danno e
della concessione della provvisionale immediatamente esecutiva.
Corretta e conforme al diritto appare la decisione del GUP del Tribunale di
Palermo di condannare l'imputato al risarcimento dei danni patrimoniali ed extrapatrimoniali verso tutti coloro che abbiano subto un perturbamento dall'evento sia
a cagione del trauma affettivo patito, con tutte le implicazioni derivatene, spettando
il relativo diritto a chi di ragione iure proprio (cfr. Cass. 1987/6672).
E, dunque, appare estremamente corretto l'aver condannato il responsabile del
misfatto al risarcimento del danno, rinviando l'accertamento del quantum totale
connesso al pregiudizio economico subto dalle parti civili ad un successivo
procedimento civile.
Appare, altres, corretto l'aver emesso condanna al pagamento di una provvisionale
immediatamente esecutiva di 100.000,00 per ciascuna delle parti civili costituite,
ritenendo in questi limiti gi raggiunta la prova del danno inflitto.
Alla luce di quanto sopra, rispettosamente chiedo all'Ecc.ma Prima Sezione della
Corte d'Assise d'Appello di Palermo, dopo aver letto le conclusioni depositate dal
mio sostituto processuale ex art. 102 c.p.p., il Preg.mo Avv. Giuseppe March, di
confermare in ogni sua parte la sentenza impugnata con condanna dell'appellante
alle ulteriori spese del giudizio di secondo grado, come da allegata notula.
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Patrocinante in Cassazione
Con profondo ossequio.
La Spezia-Palermo, 20 ottobre 2014
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CORTE DI ASSISE DI APPELLO


PALERMO
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
L'anno 2015 il giorno DICIANNOVE del mese di FEBBRAIO
LA CORTE DI ASSISE DI APPELLO 01 PALERMO
SEZIONE PRIMA

lN.

6/2015 R. Sent

! N'

4/2014 R. G.

lN. 4484/10 R.N.R.


Proc.Rep. Palermo

composta dai Sigg.ri :


l. Dott Salvatore

DI VITALE

Presidente

2. Dott Antonia

PAPPALARDO

Consigliere

3. Sig.

Li boria

MARCHESE

Giud. Popolare

4. Sig.

Rosalia Pia

COSCINO

"

"

5. Sig.

Vincenza

MARTORANA

"

"

6. Sig.

Antonio

DIGIOVANNl

"

"

7. Sig.

Rosa Maria

CARUBIA

"

"

TUSA

"

"

8. Sig. Vincenza

Mod. 3/ASG

N.
2/ASG

Compilata scheda
per il Casellario e
per l'elettorato

con l'intervento del Sostituto Procuratore Generale Dott.ssa Add----~


SABA TINO e con l 'assistenza del Cancelliere Antonella FOTI ha l
pronunziato la seguente
'
Depositata in
Cancelleria

SENTENZA
nei confronti di :
BRUNO Francesco nato a Isola delle Femmine (PA) il 27.05.1951
In atto detenuto per altro presso la Casa di Reclusione di Milano Opera

ASSENTE PER RINUNCIA


DIFENSORI: Avv. Gioacchino Sbacchi
Avv. Luciano Termini

del Foro di Palermo


del Foro di Palermo

Add

y-

ILFUNZI

I'

D.ssa

Irrevocabile il

PARTI CIVILI
1) CATALDO Giuseppa nata a Isola delle Femmine il 02.04.1940
2) ENEA Riccardo, nato a Isola delle Femmine il23.03.1971
3) ENEA Rosalia, nata a [sola delle femmine il 12.07.1968
4) ENEA Maria Teresa, nata a Isola delle Femmine il 10.04.1962
5) ENEA Valerio, nato a Isola delle Femmine il 01.01.1977
6JENEA''EiiS3~ 'iiata aTSOla aerh~ Fenimine..li' 27.ofl9s2-
Tutti rappresentati e difesi dall'Avv. Giuseppe MARCHI' del Foro di Palermo
presso il cui studio sono elettivamente domiciliati -- PRESENTE
7) ENEA Pietro, nato a Isola delle Femmine il 02.01.1961, clett.tc dom.to in La
Spezia Viale Italia n.94 Torre A, presso lo studio dell'Avv. Luigi Pace
Rappresentato e difeso dall'Avv. Luigi PACE del Foro di La Spezia

PRESENTE
APPELLANTE
Appellante avverso la sentenza emessa dal G.U.P. Tribunale di Palenno in data
22.05.2013 con la quale stato dichiarato colpevole del reato di omicidio
aggravato ascrittogli, e condannato, con la riduzione della pena prevista per la
scelta del rito, alla pena di anni trenta di reclusione, oltre al pagamento delle spese
processuali, all'interdizione perpetua dai pubblici uffici c in stato di interdizione
legale.
E' stato, inoltre, condannato al risarcimento dci danni in favore delle parti civili
costituite, da liquidarsi innanzi al Giudice civile, nonch al pagamento delle spese
legali in favore di Cataldo Giuseppa, Enea Riccardo, Enea Valerio, Enea Elisa,
Enea Maria Teresa cd Enea Rosalia, che liquida in complessive 2.000.00 euro,
nonch di Enea Pietro, che liquida in 3.000,00 euro, oltre I.V.A. e C.P.A. come
per legge, nonch al pagamento della somma di l 00.000,00 euro per ciascuna
delle parti civili costituite, a titolo di provvisionalc immediatamente esecutiva.
Indicati il termine di giorni novanta per il deposito della motivazione, ritenuta la
particolarit complessiva della stessa in relazione all'entit delle imputazioni ed
alla molteplicit delle questioni da trattare.
CAPO DI IMPUTAZIONE
Del delitto p. c p. dagli artt. 11 O, 61 n.6, 575, 577 n.3 c.p., per avere in concorso e
previo accordo con altri soggetti per i quali non sono stati raggiunti sufficienti
elementi di responsabilit, ciascuno consapevole dei contributi rispettivamente
apportati dagli altri convergenti verso il medesimo fine, con premeditazione,
cagionato la morte di Enea Vincenzo, all'indirizzo del quale erano esplosi diversi
colpi di anna da fuoco che lo attingevano in parti vitali del corpo, detcnninandone
l'immediato decesso.
Con l'aggravante di avere commesso il fatto durante il periodo di latitanza in
relazione al mandato di cattura n.2/82 emesso dal Giudice Istruttore.
Con la recidiva specifica In Isola delle Femmine il giorno 8.6.1982

~(

CONCLUSIONI DELLE PARTI


Il Procuratore Generale conclude chiedendo la conferma della sentenza
impugnata.
L'Avv.Giuseppe March, anche quale sostituto processuale dell' Avv.to
Paee, per conto del quale deposita altres memoria difensiva
nell'interesse delle PP.CC. dagli stessi rappresentate - conclude come
da comparse che deposita unitamente alle note spese.
Gli Avv.ti TERMINI e SBACCHI- nell'interesse dell'imputato Bruno
-concludono chiedendo l'accoglimento dei motivi di appello.

'

& 1 Svolgimento del processo

Con sentenza resa il

22 maggio 2013 il G.I.P. presso il Tribunale di

Palermo, all'esito del giudizio svoltosi nelle forme del rito abbreviato,
. dichiarava Bruno Francesco, responsabile del!' imputazione di omicidio - volontario aggravato in pregiudizio di Enea Vincenzo, commesso in Isola
delle Femmine il giorno 8/6/1982 e, con la riduzione di pena prevista per il
rito prescelto, lo condannava alla pena di anni trenta di reclusione, oltre al
pagamento delle spese proccssuali, dichiarandolo, altres, interdetto in
perpetuo dai Pubblici Uffici ed in stato di interdizione legale.
Condannava, ancora, l 'imputato al risarcimento dei danni e al pagamento
delle spese legali (liquidate nella misura in dispositivo precisata) in favore
delle parti civili costituite; danni da liquidarsi nella competente sede civile,
assegnando alle stesse una provvisionale di euro l 00.000, per ciascuna di
esse.

L'impugnata sentenza procede alle pagg. l c scgg. all'esame del fatto


storico, quale risulta dai primi accertamenti esperiti dai Carabinieri del
Comando di Partinico nell'immediatezza del delitto, compendiati nella nota
del predetto Comando datata 26 ottobre 1982.
Come si evince dal suddetto documento, verso le ore 8.00 del giorno 8
giugno del 1982, la Stazione dci Carabinieri di Isola delle Femmine veniva
informata che davanti al lido balneare denominato "Villaggio Bungalow",
era stato ucciso Enea Vincenzo, proprietario del predetto lido.
Immediatamente il comandante di quella Stazione dei Carabinieri,
unitamente a personale dipendente, raggiungeva il luogo dc !l 'agguato per
eseguire i primi accertamenti.

Da questi rilievi emergeva che:


-alla altezza del civico n. 47 della via Palermo di Isola delle Femmine,
poco pnma delle ore 8.00 dell'8.6.1982, era stato assassinato Enea
Vincenzo;

-il luogo dell'omicidio era antistante il lido balneare denominato


"Villaggio Bungalow"; e in tale punto, poco distante dall'ingresso a tale
stabilimento, si trovava l 'autovettura Renault 18/TL di propriet della
. vi!!ima cd al suolo, in direzione della fiancata sinistra del veicolo, il-cadavere di Enea Vincenzo;
-la vittima giaceva a terra con la guancia destra in una larga chiazza di
sangue;

-il cadavere riportava numerose ferite da anna da fuoco in diversi punti del
corpo, tra cui alla nuca, nella regione nasale e nella regione lombare sinistra.
Contemporaneamente alla operazione tccnico-scicntiflca, scattavano le

indagini di polizia finalizzate ad individuare i responsabili del misfatto.


Venivano istituiti posti di blocco nei punti obbligati di passaggio e
venivano controllate tutte quelle persone che si pensava potessero fornire
degli spunti investigativi per i prcgressi rapporti con la vittima.
Fin dalle prime battute dell'indagine, Enea Vincenzo veniva descritto dai
pi come uomo mite e remissivo, sempre pronto ad aiutare chi si trovasse in

difficolt; tuttavia, in ordine alle possibili piste investigative, i Carabinieri


si scontravano con il "muro di omert" delle persone sentite.
Il primo ad essere sentito dagli investigatori era proprio il figlio della
vittima, Enea Pietro, il quale aveva coadiuvato il padre ne Il 'attivit di
imprenditore edile c poi, a seguito dcii 'avvenuto fallimento della loro
azienda, aveva lavorato saltuariamente insieme a lui come muratore.

All'epoca dei fatti, Enea Pietro, nel tempo libero, si dava alla pesca in
mare. e, nella mattina dell'omicidio, verso le 6.00 era uscito di casa per
andare a pescare unitamcnte al suo amico Taormina Giuseppe. Ritornato a
terra, prima di accompagnare il Taonnina presso la sua abitazione, era

passato a casa ove si trovava il di lui padre ancora a letto.


Verso le 7.30, dopo avere riaccompagnato il Taormina, Enea Pietro si
recava presso i bungalow, ove doveva incontrarsi con il padre per andare

insieme a lui a Palermo.

Appena giunto davanti al complesso balneare, notava davanti ali 'ingresso


la macchina del padre e, disteso per terra, vicino ad essa il cadavere di
. quest'ultimo.
Nel primo esame, Enea Pietro dichiarava di non essere in grado di fornire
elementi utili ai fini delle indagini, n di spiegare i motivi di quanto
accaduto.
Successivamente, chiedeva che vcmssc riaperto il verbale, volendo
aggiungere alcuni particolari:

quando quella mattina era passato per la prima volta davanti ai bungalow
per accompagnare a casa il suo amico Taormina Giuseppe, aveva notato,

ferma a circa 200 metri dali 'ingresso dci bungalow e con direzione di marcia
verso Palermo, una Fiat 124 di colore bianco; ripassato dopo circa dicci
minuti e cio dopo aver lasciato a casa il Taormina, non trovava pi la
macchina

ferma,

ma

notava

il

cadavere

del

padre;

-in relazione ai possibili motivi dell'agguato, Enea accennava anche ad un


fallimento richiesto da alcune ditte fornitrici di materiali edili, contro il
proprio genitore, giustificando l 'impossibilita del padre ad onorare gli
impegni assunti con la mancata stipula dell'atto di vendita del terreno ove il
padre aveva costruito circa 30 mimi appartamenti.
A proposito della Fiat 124 bianca ferma nei pressi dci bungalow, Enea
Pietro precisava, senza peraltro volere verbalizzare le sue dichiarazioni, che

la presenza di quella macchina nell'ora c nel lungo gi indicato lo aveva


incuriosito molto, tanto da guardare insistentemente chi vi era a bordo.
Enea Pietro, sempre senza mettere a verbale le sue dichiarazioni, riferiva
che i soggetti all'interno della menzionata autovettura erano quattro,
precisando che uno di loro era stempiato, con il viso asciutto c di et

compresa tra il 30 e i 35 anni.


In tale fangente, l'Enea aggiungeva che i quattro uomini lo guardavano

con circospezione e uno di loro lo additava agli altri.


Il rapporto dei Carabinieri si occupava anche del contesto in cui maturato
l'agguato ai danni dell'Enea Vincenzo ed annotava come, all'epoca, la
vittima intrattenesse stretti rapporti di collaborazione economica con

l'imprenditore D'Agostino Benedetto detto Benny', notato frequentemente


in compagnia del! 'Enea negli ultimi mesi di vita di quest'ultimo, ed
anch'egli ucciso in tempi ravvicinati; circostanza questa evidenziata dagli

investigatori per trarre una inscindibile connessione tra i due fatti di sangue,
spiegabile sin da allora con le complesse vicende economiche che avevano
coinvolto entrambe le vittime (v.rapporto cc Partinico del26 ottobre 1982).
All'esito dei primi accertamenti, il relativo rapporto del 26 ottobre 1982
concludeva

con

l 'evidenziare

alcune

particolari

circostanze:

-Il clima di intimidazione diffusa attorno alla indagine che ha portato molti
testimoni ad assumere un atteggiamento reticente.

-La convinzione che il soggetto che avrebbe potuto rendere un contributo


decisivo ai fini dell' individuazione dei responsabili dell'omicidio di Enea
Vincenzo era da identificare nel figlio della vittima, Enea Pietro, il quale in
quegli anni aveva vissuto ogni giorno al fianco del padre convivendo con lui
l'esperienza lavorativa e l'hobby della pesca.
- La sensazione che il motivo del silenzio dell'Enea Pietro fosse dettato
dall'esigenza di proteggere i suoi familiari da eventuali ritorsione nel caso in
cui avesse deciso di collaborare con le autorit inquirenti.

-il movente dell'omicidio collegato ai rapporti economici intercorrenti tra


Enea Vincenzo e D'Agostino Benedetto e agli interessi di costoro
configgenti con quelli di imprenditori edili in qualche modo riconducibili al
mondo del crimine organizzato.
L'attivit investigativa condotta dall'autorit giudiziaria del capoluogo
siciliano per quasi due anni e consistita nell'audizione di testimoni, nella
raccolta di documenti relativi alla attivit economica della vittima, nelle
7

'~
; \

'"'

perizie autoptiche, approdava ad una pronuncia di non doversi procedere


perch ignoti gli autori del reato, emessa in data 5 aprile 1984 dal Giudice
istruttore di Palermo.

In data 26 luglio l 993 venivano riaperte le indagini per l'omicidio Enea


Vincenzo nei confronti di Bruno Francesco nell'ambito procedimento penale
n.4538 del 1993

R.G.~.R.,

alla luce dichiarazioni rese da Mutolo Gaspare,

Tuttavia, il procedimento suddetto veniva archiviato, con decreto del


Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Palermo in data
29.9.1994, dal momento che la ricostruzione di Mutolo era riscontrata solo
nella parte relativa al luogo e al tempo in cui venne perpetrato l'omicidio (di
mattina presto davanti allo stabilimento balneare dove Enea Vincenzo
lavorava) e, peraltro, senza utili indicazioni sul movente del delitto.
Le indagini a carico di Bruno Francesco venivano riaperte con

provvedimento del giudice delle indagini preliminari del 14 aprile 2000, in


seguito alle dichiarazioni rese dal figlio della vittima, Enea Pietro alla
Squadra Mobile di Palermo, come risulta da una informativa della polizia
giudiziaria del 22 marzo 2000; ma ancora una volta il procedimento penale
approdava alla archiviazione sancita dall'ordinanza del giudice delle
indagini preliminari del 4 settembre 2000 per alcune lacune e incongruenze
nella ricostruzione della vicenda relative al contributo conoscitivo offerto
dal menzionato Enea Pietro.
In seguito, il giorno l giugno 20 IO, la Procura della Repubblica di Palermo
disponeva l 'iscrizione nel registro degli indagati (n.6878/20 l O RGNR) di
Bruno Francesco, unitamente al Lo Piccolo Salvatore, per l'omicidio
premeditato al danni di Enea Vincenzo, alla luce di una serie di nuove
risultanze investigative e detto procedimento sfociava nella richiesta di
rinvio a giudizio a carico dell'odierno imputato, il quale, dopo aver conferito
procura speciale al suo difensore, ha optato per la prosecuzione del processo
nelle forme del rito abbreviato
8

La sentenza di primo grado, procede, quindi, con l'esame delle risultanze


probatorie, costituite dalle dichiarazioni di tre collaboratori di Giustizia,
detinite il perno dell'impianto accusatorio .
. Dopo .. avere enunciato i criteri di valutazione cui . i} giudice .. si atterr--

nell'esame di detti propalanti, il primo giudice riassume le dichiarazioni del


collaboratore di Giustizia Mutolo Gaspare,

che per primo rende

dichiarazioni sul delitto in esame. Costui ha riferito al pubblico ministero


sull'omicidio di Enea Vincenzo nell'ambito degli interrogatori resi in data
14 luglio 1993 e 7 maggio 2010.
Proprio a partire dal l 4 luglio del l 993, Mutolo Gaspare inizia a fornire
agli organi inquirenti specifiche indicazioni in relazione ad omicidi
commessi nel territorio del mandamento di Partanna Mandello, di cui allora
era capo Riccobono Rosario. Si tratta degli omicidi di Guglielmo Felice,
Gallina

Stefano,

D'Agostino

Benedetto

ed

Enea

Vincenzo.

Il 7 maggio 2010, Mutolo Gaspare verr risentito dalla Procura della


Repubblica di Palermo, per riferire in ordine allo specifico omicidio ai danni
di Enea Vincenzo.
Sin dall'interrogatorio del 14 luglio 1993, il menzionato collaboratore di
giustizia ha dichiarato di avere appreso i particolari dell'omicidio di Enea
Vincenzo

prima del suo arresto,

avvenuto dopo

la strage della

Circonvallazione (omicidio Ferlito e altri, perpetrato in data 16 giugno


1982).
In quel frangente, il Muto! o ricorda alcune specifiche circostanze utili alla
ricostruzione dei fatti.
Innanzitutto, il collaborante indica il luogo dove si trovava quando
apprende la notizia della preparazione dell'omicidio di Enea Vincenzo, ossia
nel villino del boss Riccobono Rosario, in localit via Santocanalc di
Partanna Mandello.
Nel suo primo racconto sull'agguato, Mutolo riferisce che Micalizzi
9

Salvatore, braccio destro di Riccobono, disse a quest'ultimo che erano pronti


a commettere il suddetto omicidio per il giorno dopo, precisando che la
vittima doveva essere sorpresa di mattina presto nei pressi di una azienda o

. fabbrica o altro luogo di lavoro presso cui l 'Enea era solito reearsi ogni - -

mattina.
Mutolo ricorda pure che, in quella circostanza, aveva offerto la sua
disponibilit a partecipare alla esecuzione dell'omicidio, ma il Riccobono gli
rifer che non era necessaria la sua presenza avendo egli incaricato oltre al

Micalizzi, il Lo Piccolo Salvatore, tale Simone (anch'egli v1cmo a


Riccobono Rosario) c l'odierno imputato Bruno Francesco.
Il collaboratore, sempre nel corso dell'interrogatorio del 14 luglio 1993,
ha poi evidenziato che il giorno successivo alla predetta riunione, nella tarda
mattinata, sempre nella villa di via Santocanale a Partanna-Mondello, il

Micalizzi Salvatore gli conferm che avevano eseguito l 'omicidio non


appena l 'Enea si era recato con la propria autovettura nel luogo o ve
svolgeva la sua attivit lavorativa.
A distanza di diciassette anni, nell'interrogatorio reso al pubblico ministero
in data 7 maggio 20 l O, il Muto! o ha sostanzialmente ribadito in ogm
dettaglio la versione dei fatti resa nel 1993 in merito ali 'omicidio Enea.
Il collaboratore di giustizia ha confermato la sua presenza ad una riunione
alla presenza del capo mandamento di San Lorenzo-Tommaso Natale, Saro
Riccobono, tenutasi nel giugno del 1982 il giorno prima dell'agguato a Isola
delle Femmine ai danni di Enea Vincenzo.
Nel rievocare la vicenda il Mutolo ha precisato che, in quel frangente,
Micalizzi Salvatore disse a Riccobono che erano pronti a "colpire" e che la
vittima era un soggetto che non rispettava le sollecitazioni della famiglia
mafiosa locale (".era un guardiano perch non volevano pagare o qualche
cosa del genere .... ",), ricordando che nel "gruppo di fuoco" erano inseriti
Micalizzi (su cui non si esprime in termini di certezza), Lo Piccolo

IO

!"

Salvatore, un certo Simone (lo indica come "brutto, piccolino" e "che aveva
una macelleria") e Bruno Francesco.
Inoltre, Mutolo ha confermato che, il gwrno dopo l 'omicidio, venne a
sapere che

Micaliz>~i

aveva detto a Riccobono che avevano fatto quello ehe

dovevano.

Esaurita l'esposizione delle dichiarazioni del collaboratore Mutolo la


sentenza di primo grado d conto di quelle rese in ordine all'omicidio m
danno dell'Enea da Onorato Francesco
L 'Onorato riferisce circostanze apprese da Ricco bono Rosario, a cui era

molto vicino all'epoca dei fatti, ossia sino all'uccisione di quest'ultimo che
avviene nel 1983 per mano della fazione corleonese di Cosa Nostra
capeggiata da Riina Salvatore con il metodo della "lupara bianca".
Onorato, per sua stessa ammissione, anche nell'interrogatorio

del 19

novembre 2011, dopo la uccisione di Riccobono Rosario, passa con la


fazione corleonese della menzionata associazione criminale, partecipando ad

efferati delitti tra cui l'omicidio dell'eurodeputato Lima Salvatore.


In virt di quella originaria vicinanza al Riccobono, l 'Onorato ha
confessato di avere partecipato ali' omicidio di Gallina Stefano, il cui
mandante era stato Io stesso Riccobono Rosario, come ha ricordato anche
Mutolo Gaspare nell'interrogatorio al pubblico ministero de114luglio 1993.
E sempre Onorato ha parlato anche di altri omicidi orditi dallo stesso
Riccobono.
Nel riferire delle attivit del mandamento allora capeggiato dal Riccobono
Rosario, Onorato offre una serie di indicazioni sulla collocazione del Bruno
Francesco nella galassia di Cosa Nostra degli anni

1982-1983 e

sull'impegno di quest'ultimo soprattutto nella zona di Isola delle Femmine


Il collaboratore di giustizia evidenzia la vicinanza stretta del Bruno a

Riccobono Rosario, Lo Piccolo Salvatore e Spatola Lino, tutti soggetti


coinvolti nella trame ma!iose pi sanguinarie dell'epoca, precisando che il
11

"'
~

Bruno faceva parte della famiglia mafiosa di Isola delle Femmine, a quel
tempo ricomprcsa nel mandamento guidato da Riccobono Rosario.
Il collaboratore di giustizia dice di avere avuto notizia da Riccobono
. dell'omicidio di . Enea Vincenzo, voluto dalla famiglia di Isola delle--Femmine.

Secondo il racconto di Onorato, l 'Enea disturbava affari legati alle attivit


nel settore dell'edilizia di tale Vassallo Peppino, rappresentante della
famiglia di Isola delle Femmine.
Onorato precisa che interessati a questi affari del Vassallo erano pure il
Riccobono Rosario e il Lo Piccolo Salvatore, aggiungendo che l'omicidio
Enea era stato fortemente voluto dagli stessi Riccobono e Lo Piccolo e dal

Bruno Francesco.
Da ultimo il giudice di primo grado richiama le propalazioni di Naimo

Rosario
Sentito dal pubblico ministero il 27 luglio 2012, il Naimo Rosario ha
confessato di essere stato "af'filiato" sin dal 1965 alla famiglia mafiosa di
Tommaso Natale, ricompresa nel medesimo mandamcnto con Isola delle
Femmine, Partanna Mondello c San Lorenzo.
Naimo ha spiegato che al medesimo mandamento furono aggregate anche
Carini e Capaci e che quel mandamento, sino al 1983, era stato comandato
da Riccobono Rosario, poi eliminato da una fazione di Cosa Nostra per
volont di Riina Salvatore.
Preliminarmente, il collaboratore di giustizia ha riferito in ordine alla
personale collocazione nella galassia di Cosa Nostra, precisando il suo
ruolo di referente dell'ala corleonese con compiti di coordinamento anche
tra le famiglie mafiose italiane e americane
ln ordine a tale ultima circostanza, il Naimo ha evidenziato i suot

compiti di collegamento tra la tmiglia americano dei Gambino c il clan


corlconesc facente capo a Riina Salvatore, ricordando anche il suo lungo

12

-~

soggiorno oltreoceano per curare gli interessi di Cosa Nostra per controllare
il comportamento di alcuni componenti della famiglia Inzerillo che dopo
l 'uccisione di Inzerillo Salvatore per volere di Riina nel maggio del 1981,
erano "fuggiti" negli L'.S.A. al fine di evitare altro spargimento di sangue.
Il

~aimo

ha poi indicato, per conoscenza diretta, alcuni esponenti delle

famiglie mafiose del mandamento che ricomprendeva Isola delle Femmine,


Partanna Mandello, Carini, Capaci e San Lorenzo, tra cui i fratelli Troja,
Antonino ed Enzo, Lo Piccolo Salvatore, Biondo Salvatore e Biondino
Salvatore.
Il collaboratore di giustizia poi ricorda di avere conosciuto assieme a1
fratelli Troja, tale Bruno (cognome) e il di lui figlio molto giovane, negli
anni 77-78 in occasione di un incontro conviviale a Tommaso Natale,
aggiungendo alcuni importanti particolari.
Naimo infatti riferisce che:

-Il Bruno padre era persona molto considerata nel! 'ambito di Cosa l\ ostra.
-Il Bruno padre aveva trascorso periodi di latitanza nella localit di
Cardillo in compagma di Lo Piccolo Salvatore (glielo aveva confidato
proprio quest'ultimo).
-Il Bruno padre lo aveva incontrato, ass1eme a Lo Piccolo Salvatore,
Spatola Lino e Riccobono Rosario a partire dal luglio del

1981,

qualificando lo come persona a diretto contatto con lo stesso Riccobono.


Il Naimo ha poi offerto indicazioni relative a quanto di sua conoscenza
sul! 'omicidio Enea del giugno del 1982.
Il collaboratore ha dichiarato di avere appreso dei particolari di
quell'omicidio solo nel 1985 in occasione di un incontro a Passo di Rigano
in un villino di campagna di Michelangelo La Barbera, alla presenza di

Riina Salvatore, Gambino Giacomo Giuseppe, Buscemi Giovarmi, Mannino


Antonio, oltre ad altri ragazzi di cui non ricorda il nome (erano in tutto
dodici).
13

In tale frangente, secondo il racconto del Naimo, Riina aveva !atto


riferimento all'omicidio dell'imprenditore di Isola delle Femmine del 1982
(Enea Vincenzo) per essere pungente nei confronti di Lo Piccolo e Bruno
. che insieme a Riccobono Rosario (poi ucciso dai corleone,;i) avevano agito - senza avvertire il vertice della organizzazione per l 'iniziativa criminale che

stavano intraprendendo violando le regole dell'ordinamento mafioso;


circostanza che, a detta del Riina, si era verificata in diverse occasioni.

Inoltre, il Naimo ha aggiunto altri particolari appresi nel 1989 durante un


periodo di latitanza a Capaci dagli esponenti della famiglia Troja, tra cui
Troja Antonino.
In particolare quest'ultimo ribad a Naimo la risalente vicinanza tra Lo
Piccolo Salvatore e il Bruno, dai tempi in cui erano stretti collaboratori di
Riccobono Rosario e aggiunse che lo stesso Troja, il Lo Piccolo, il Bruno e
forse Scalici Salvatore, per ordine di Riccobono, avevano dovuto uccidere
l 'Enea per "motivi di costruzioni, di terreno, di soldi ".
Alle pagg. 41 e segg. l giudici di primo grado riportano le dichiarazioni
rese, il 9 maggio del 2000, da Enea Pietro, il quale, superando il timore di
ritorsioni da parte dell'organizzazione mafiosa in danno suo e dci suoi

familiari, riferisce alla Questura di Palermo le seguenti circostanze:


-Verso le 6.30 del giorno dell'omicidio, Enea Pietro si era recato a pescare
nel mare di Isola delle Femmine, con Cardinale Antonino c Taormina
Giuseppe.
-Nel fare rientro alla propria abitazione poco prima della ore 7.30, Enea
Pietro aveva notato in via Palermo a Isola delle Femmine, nei pressi
dell'ingresso del "Villaggio bungalow" di Enea Vincenzo, una Fiat 124
beige con a bordo tre persone, riconoscendo, "senza ombra di dubbio'\ solo

il Bruno Francesco che Io aveva salutato, circostanza che lo colpi


particolarmente perch sapeva che il Bruno all'epoca era latitante in quanto
ritenuto

responsabile

dell'omicidio
14

di

tale

Gallina

di

~\

Carini.

-Poi intorno alle 7.30, dopo essersi trattenuto qualche minuto a casa del
Taormina per la colazione, Enea Pietro passando davanti alla abitazione
della propria famiglia in via Roma (n.77) si accorgeva della assenza della
autovettura del di lui padre Vinctmzo e quindi si recava ai bungalows di

propriet della famiglia Enea si ti in via Palermo, constatando che proprio il


padre era stato ucciso con colpi di arma da fuoco.
- Sentito dai carabinieri nell'immediatezza del fatto, Enea aveva assunto
un comportamento reticente per timore di ritorsioni, in considerazione della
circostanza che Bruno Francesco era latitante.

- Dopo circa dieci giorni dall'omicidio, Enea Pietro parlava con i fratelli
Lo Cicero di San Lorenzo che si erano prestati ad aiutarlo per far luce sulla
vicenda, precisando che, durante la conversazione, a poca distanza si

trovava un tale Aiello, zio di Bruno Francesco.


- Dopo una settimana circa dalla menzionata conversazione tra Enea Pietro

e i fratelli Lo Cicero, questi ultimi scomparivano.


- Sul movente del! 'omicidio, Enea Pietro fa riferimento alle attivit
economico-imprenditoriali del padre tra la fine degli anni settanta e l 'inizio
degli anni ottanta, evidenziando che per quest motivo era stato avvicinato
dal Bruno Francesco che si era proposto di diventare socio occulto della sua
impresa edile in quanto aveva soldi da investire, ma Enea Vincenzo aveva
rifiutato l'offerta.
-Tra i motivi di attrito tra Enea Vincenzo e Bruno Francesco all'epoca dei
fatti, l'Enea Pietro ne segnala uno ulteriore collegato alle attivit di una
societ, la B.B.P., costituita da Bruno Giuseppe, Bruno Pietro (costoro
parenti di Bruno Francesco) e Pomerio Giuseppe.
- Detta societ era proprietaria di un grosso edificio denominato "Cosa
Corsara" proprio in un terreno limitrofo a delle palazzine costruite dalla ditta
di Enea Vincenzo.

- Nacquero degli attriti tra le parti perch l'edificio Costa Corsara era
15

.~

\PJ\

andato fuori cubatura, appropriandosi indebitamente di un appezzamento di


terreno di circa 300 mq;
- Detto appezzamento di terreno lceva parte delle propriet di Lucido,
Cataldo e Cardinale con i quali Enea Vincenzo si era impegnato in una
permuta, nel senso cbe a palazzine finite avrebbe dato tre appartamenti
ciascuno ad ognuno di loro; tuttavia era sorta una complicazione quando

l 'Enea Vincenzo scopri, a prima palazzina definita, che da detto terreno la


societ B.B.P. aveva sottratto circa 300 mq venendo a creare un problema di
frazionamento nei terreni appartenenti ai signori Cataldo, Cardinale c
Lucido.
- Ci non aveva consentito la vendita degli appartamenti gi definiti,
convincendo Cataldo e Lucido a non cedere pi il terreno e determinando,
cosi, il fallimento dell'Enea Vincenzo;
- Nel corso della lite per il frazionamento, che aveva coinvolto Enea
Vincenzo e
incendio

di

titolari della B.B.P., lo stesso Enea Vincenzo sub il primo


un

bungalow,

il pestaggio

del

cane

da guardia,

il

danneggiamento del materiale edile, nonch l 'incendio di un magazzino; cd


proprio in questo periodo che Bruno Francesco propone ad Enea Vincenzo
di costituire assieme a lui una societ operante nel settore edile.

- A causa di quelle liti l 'Enea strinse amicizia con i fratelli D'Agostino di


Partanna Mondello, in particolare con Benedetto D'Agostino, il quale a sua
volta tent una mediazione tra l 'Enea e la B. B. P. attraverso Riccobono
Rosario; mediazione che non and a buon fine, anche perch il D'Agostino
Benedetto prima sub dei danneggiamenti ai suoi beni e poi venne ucciso.

- Dopo la morte di D'Agostino Benedetto, l'Enea Vincenzo venne


chiamato dai fratelli della vittima per fornire chiarimenti c al suo ritorno si
disse preoccupato perch nei pressi del luogo della riunione aveva visto
Pomerio Giuseppe, socio nella B.B.P., e in effetti qualche giorno pi tardi
Enea Vincenzo sar ucciso.

16

- Enea Pietro, dopo la ucclslone del padre, assume informazioni

riservate nel bar del paese sulla famiglia Bruno e su Pomerio Giuseppe, e
proprio in quei giorni la sorella e la madre dell'Enea Pietro, Maria Teresa
Enea e Cataldo Giuseppa, ricevono presso la loro abitazione (eoabitano) una
telefonata contenente una minaccia esplicita: " .... signora ci dica a suo figlio
Pietro che la finisca di scavare altrimenti gli facciamo fare la stessa fine di
suo padre".

-Dopo circa sei mesi Enea Pietro si era allontanato da Isola delle Femmine
per timore di ritorsioni per la sua attivit di ricerca degli assassini di suo
padre.
La sentenza di primo grado, come si detto, fa anche ampio riferimento
alle dichiarazioni rese al Pubblico Ministero in data 8 febbraio 20 Il da Enea
Rosalia sorella di Enea Pietro.
La predetta ha ricordato come, a qualche mese dalla morte del di lei padre
Enea Vincenzo,

la sorella

Maria

Teresa ricevette una telefonata

intimidatoria, nel corso della quale si invitava il fratello Pietro a sospendere


le ricerche dei responsabili del delitto; motivo per cui la stessa Maria Teresa
decise di lasciare la Sicilia per trasferirsi negli U.S.A., dove poco dopo
veniva raggiunta dallo stesso Enea Pietro.
Enea Rosalia, all'epoca dei fatti tredicenne, solo qualche anno pi tardi
venne a sapere dal fratello Pietro che tra i responsabili del! 'omicidio del
padre c'era sicuramente Bruno Francesco e che il motivo del delitto era da
ricercare nel rifiuto del padre di costituire una societ edile con lo stesso
Bruno Francesco.

Circostanze simili vengono rievocate anche da Enea Maria Teresa, figlia


della vittima la quale, sentita a sommarie informazioni testimoniali dal
pubblico ministero in data 8 febbraio 2011, ha riferito della telefonata
intimidatoria che ricevette qualche mese dopo l 'omicidio del padre Enea
Vincenzo da parte di un soggetto ignoto che con tono brusco le chiedeva
17

~.

della madre.
In quel contatto telefonico l 'interlocutore ignoto, secondo il racconto di
Enea Maria Teresa, fece seriamente temere il peggio alla di lei madre
Cataldo Giuseppa dicendo che se il figlio Enea Pietro avesse continuato a
fare domande sui responsabili del! 'omicidio di Enea Vincenzo avrebbe fatto
la fine del padre; tant' che a seguito di quel! 'episodio la stessa Enea Maria
Teresa decise di abbandonare l'Italia per recarsi negli U.S.A ..
Anche Enea Maria Teresa ha ricordato che, qualche anno dopo, il fratello
Pietro le disse che una delle tre persone che vide all'interno dell'autovettura
Fiat 124 era il Bruno Francesco, confermando la circostanza secondo cui il
movente del! 'omicidio era da ricercare nel rifiuto della vittima di costituire
una societ operante nel settore edile con il Bruno Francesco.
Enea Maria Teresa, oltre a rievocare una serie di atti intimidatori
(danneggiamenti, incendio dei bungalows) e furti nel cantiere della vittima
nelle settimane precedenti all'omicidio, ha anche aggiunto che il padre, poco
prima, era rimasto intimorito dalla frequente presenza di Bruno Francesco

nei pressi dell'abitazione degli Enea.


Cataldo Giuseppa stata sentita a sommane informazioni testimoniali
dalla polizia giudiziaria in data IO ottobre 20 l O.
Costei, moglie della vittima, ha ricordato la telefonata minatoria da parte di
un soggetto ignoto qualche mese dopo l 'omicidio del marito, che invitava il
figlio Pietro a non continuare le sue indagini sui responsabili dell'assassinio
del padre perch altrimenti avrebbe fatto la sua stessa fine.
La Cataldo Giuseppa ha pure ricordato, negli stessi termini del figlio Enea
Pietro, i dissidi conseguenti al contenzioso tra il marito Enea Vincenzo e la
societ BBP per lo sconfinamento del complesso alberghiero Costa Corsara
nei terreni di Lucido, Cataldo e Cardinale ; i danneggiamenti subiti presso il
cantiere e i bungalows di Enea Vincenzo poco prima dell'omicidio.
Quanto al movente dell'omicidio indicato da Enea Pietro, riconducibile
18

anche al contrasto tra l 'impresa di Enea Vincenzo e la societ BBP per lo


sconfinamento del complesso alberghiero "Costa Corsara", importanti
elementi di conferma alle dichiarazioni del primo si evincono, ad avviso del
. primo giudice, dalla deposizione del fratello Enea Riceardo, che ha reso - spontanee dichiarazioni alla polizia giudiziaria in data 26 febbraio 201 O.
Enea Riccardo, dopo avere ricordato le attivit del padre nel settore della
edilizia, ha infatti confermato il dato secondo cui la ditta "Enea Vincenzo"
aveva subito atti intimidatori in epoca precedente alla consumazione

dell'omicidio.
Anche Enea Riccardo, come il fratello Pietro, indica come ragiOne
dell'omicidio del padre gli sviluppi del contrasto tra Enea Vincenzo e la
societ B.B.P. titolare del rcsidence "Costa Corsara".
Secondo il racconto di Enea Riccardo, i costruttori Bruno Pietro, Bruno
Giovanni e Pomicro Giuseppe, al fine di portare a compimento la
costruzione del predetto residcncc, si erano impossessati senza alcuna

autorizzazione preventiva da parte dei proprietari di un pezzo del terreno


limitrofo (Cardinale, Lucido, Cataldo) c del perrnutario (Enea Vincenzo).
Quella occupazione illecita era stata effettuata, in base a quanto riferito da
Enea Riccardo e dai suoi familiari, a seguito di numerosi atti intimidatori
posti in essere da persone riconducibili ai soci della B.B.P., mai denunciati
dall'Enea Vincenzo che a sua volta era stato minacciato di morte.
Nell'ambito di queste minacce Enea Riccardo ricorda: aggressioni fisiche
contro il di lui padre fatte da Bruno Giovanni e Pomiero Giuseppe;
l'incendio del camping bungalows; atti vandalici nei cantieri.
Per fare pressione su Enea Vincenzo, sulla base di quanto riferito da Enea
Riccardo, ad un certo punto interviene Bruno Francesco, all'epoca noto a

Isola delle Femmine per la sua appartenenza al "clan" di Riccobono Rosario


di Palla vicino, il quale in un primo momento propone ali 'Enea di costituire
assieme una societ per svolgere attivit nel settore della edilizia, ricevendo
19

in risposta un netto rifiuto.

Enea Riccardo ha riferito elementi di riscontro alle dichiarazioni di Enea


Pietro anche sul punto relativo alla genesi c allo sviluppo dei rapporti tra
Enea Vincenzo c i fratelli Di Benedetto, in particolare Agostino e Vincenzo,
entrambi uccisi da "mano mafiosa" e il primo, Benedetto, vittima di una
esecuzione a cui aveva concorso anche il Bruno Francesco come risulta

dalle sentenze della Corte di assise di Palermo e della Corte di assise di


appello di Palermo in atti.
Enea Riccardo ribadisce, infatti, che i D'Agostino, Vincenzo c Benedetto,
si prestarono ad una mediazione tra Enea Vincenzo e Bruno Francesco,

all'epoca latitante, per risolvere la situazione relativa allo "sconfinamento"


del complesso alberghiero "Costa Corsara" sui terreni dei Cardinale, che
aveva determinato l'interruzione dell'esecuzione di una permuta in cui il
pcrmutario era lo stesso Enea Vincenzo.

& 2 Motivi della decisione adottata dai giudici di prime cure

La sentenza culmina infine nella valutazione sinergica di tutte le anzidette


emergenze (pagg. 52 c sgg.) cd, all'esito della loro considerazione
congiunta, giunge all'affermazione della colpevolezza dell'imputato per il
reato in epigrafe specificato.
Il Giudice di prime cure ha ritenuto, in particolare che le dichiarazioni dci
collaboratori di Giustizia, fossero sicuramente attendibili, sia sotto il profilo
intrinseco, perch provenienti da elementi di primo piano de Il 'associazione
mafiosa, che sotto quello estrinseco, essendo assistite da numerosi riscontri,

seppur non individualizzanti.


ll G.I.P. ha, tuttavia, annotato che tutte c tre le propalazioni dei
collaboratori di Giustizia rivestivano le caratteristiche di dichiarazioni "de
relato", con il conseguente rischio di circolarit della prova.

20

Dopo avere, quindi esposto le regole enncneutiche che governano sifltto


tipo di chiamata, in questo caso in reit, cui si sarebbe attenuto giunto alla
conclusione

che

le

predette

propalazioni

raggmngessero

quella

. "convergenza del molteplice" riconducibile sotto l'egida dell'art. 192 - comma 3 c.p.p.
!n particolare il giudice di pnme cure ritiene che

SI

sia realizzata la

"convergenza del molteplice" delle tre dichiarazioni in ordine alle seguenti


circostanze:
- Organizzazione ed

esccuzwnc dcll 'omicidio di

Enea Vincenzo

riconducibile al gruppo di vertice de! mandamento mafioso capeggiato da


Riccobono Rosario.
- Partecipazione alla fase esecutiva dell'omicidio di Bruno Francesco e Lo
Piccolo Salvatore, unitamente ad altri soggetti, secondo un modulo
operativo consueto nelle attivit criminali del clan lcentc capo a Riccobono
Rosario all'inizio degli anni ottanta (sino alla scomparsa di quest'ultimo per
mano dei corleonesi di Riina Salvatore).
- Movente della azione omicidiaria ai danni di Enea Vincenzo collegato
agli interessi economici degli "uomini d'onore" del mandamento mafioso

tcentc capo a Riccobono Rosario, in particolare quest'ultimo, Bruno


Francesco e Lo Piccolo Salvatore, ossia a quegli stessi interessi che avevano
portato alla eliminazione di D'Agostino Benedetto.
Ad avviso del G.l.P., il convergente contributo dei tre collaboratori citati,
sarebbe poi, pienamente in sintonia con importanti particolari colti dalla
polizia giudiziaria sin dal rapporto dei 26 ottobre 1982 di cui si detto che
riguardano:
- ll clima di intimidazione diffusa attorno alla indagine che ha portato
molti testimoni ad assumere un atteggiamento reticente, sintomatico di un

"attivismo mafioso" in grado di inquinare le fonti prova con l 'intimidazione

foriera di omert.
21

- Il movente dell'omicidio collegato ai rapporti economici intercorrenti tra


Enea Vincenzo e D'Agostino Benedetto e agli interessi di costoro
conlliggenti con quelli di imprenditori edili in qualche modo riconducibili al
mondo .dct ..crim.ine organizzatO;

- La convinzione che il soggetto che avrebbe potuto rendere un contributo


decisivo ai fini dell'individuazionc dci responsabili dell'omicidio di Enea
Vincenzo era da identificare nel figlio della vittima, Enea Pietro, il quale in
quegli anni aveva vissuto ogni giorno al fianco del padre convivendo con lui

l 'esperienza lavorativa c l 'hobby della pesca.


- La sensazione che il motivo del silenzio de li 'Enea Pietro fosse dettato
dall'esigenza di proteggere i suoi familiari da eventuali ritorsione nel caso in
cui avesse deciso di collaborare con le autorit inquircnti, secondo una
massima di esperienza collaudata dell'agire mafioso che in questo modo
organizza in modo sistematico la cancellazione delle tracce. dei misfatti.
Il G.I.P. ha altres ritenuto che le dichiarazioni dei collaboratori di
Giustizia si integrassero pienamente con quelle rese da Enea Pietro,
osservando in particolare come i diversi racconti, provenienti da angoli
prospettici di versi, si saldassero c si completassero armonicamente.

Le propalazioni deli 'Enea Pietro, poi, avrebbero ricevuto ulteriore conforto


attraverso quelle dci propri familiari.
Tutti questi elementi, valutati singolarmente e nel loro complesso,
sarebbero idonei all'affermazione di penale responsabilit del Bruno al di l
di ogni ragionevole dubbio.
Quanto, infine alle aggravanti ha osservato il pnmo giudice che quella
della premeditazione chiaramente desumibile dallo stesse modalit e
circostanze del fatto.
L'obiettiva esistenza di un provvedimento cautelare a carico dell'imputato
al momento della commissione del fatto renderebbe evidente la sussistenza
dcii' altra aggravante contestata.

22

~\

Avverso la suddetta sentenza ha proposto rituale impugnazione l'imputato.


Il giudizio di appello, svoltosi nell'assenza dell'imputato, detenuto per
altra causa, si articolava, dopo la prima udienza dedicata alla relazione dci

. fatti di . causa, in ... svariate udienze, in

cui le . parti formulavano--

progressivamente le loro conclusioni.


Completata la discussione all'odierna udienza, in cui le parti rinunziavano

alle repliche, all'esito della camera di consiglio, si dava lettura del


dispositivo allegato.

$.3. I motivi di impugnazione

Ad avv1so della Difesa, la sentenza impugnata merita censura perch frutto di


pregiudizio accusatorio, reso manifesto dalla motivazione adottata,

e sarebbe

improntala al tentativo di fornire un quadro probatorio univoco e coerente in antitesi


con le emergenze processuali.
In particolare si osserva, quanto alle propalazioni dei collaboranti, che: a) il dictum di
ciascuno di essi, a prescindere dal carattere di chiamata indiretta, apparirebbe
generico e inconsistente; b) le dichiarazioni in questione, non coinciderebbero nelle
parti essenziali c, pertanto, sarebbero prive del c.d. requisito della convergenza del
molteplice; c) le cennate propalazioni mancherebbero, inoltre, degli indispensabili
riscontri individualizzanti e per nulla si salderebbero con le accuse lanciate dai
familiari della vittima (primo tra tutti, Enea Pietro), che apparirebbero assai sospette e
di pretta marca congetturale (oltrech de re lato e autoreferenziali nelle parti
essenziali); d) nessun elemento accrediterebbe, infine, una causale omicidiaria
riconducibile al Bruno e/o della B.B.P.
I motivi di impugnazione, ttta questa premessa, si soffermano

SUI

pnncipi

giurisprudenziali che governano plurime dichiarazioni de relato, dci quali il primo


giudice non avrebbe fatto buon governo nell'applicarli al caso in esame.

23

cl1,

'

Al riguardo, si richiama la recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione a


sezioni unite (sent. 29.11.2012 n. 20804), che si sono soffermate sui requisiti che
devono connotare siffatte propalazioni perch possano assurgere al rango di prova
idonea a giustificare un 'a!Iermazione di responsabilit.
Vengono in particolare richiamati detti requisiti, cos riassunti: a) convergenza delle
chiamate in ordine al fatto materiale oggetto della narrazione; b) indipendenza intesa come mancanza di pregresse intese fraudolente -

da suggestioni o

condizionamenti inquinanti; c) specificit, nel senso che la c.d. convergenza del


molteplice deve essere sufficientemente individualizzante e riguardare sia il fatto
nella sua oggettivit che la riferibilit soggettiva dello stesso alla persona
dell'incolpato, fermo restando che deve privilegiarsi l'aspetto sostanziale della
concordanza delle plurime dichiarazioni sul nucleo centrale e pi significativo della
questione fattuale da decidere; d) autonomia "genetica", vale a dire derivazione non
ex unica fonte, onde evitare il rischio della circolarit della notizia, che

vanificherebbe la valenza dell'elemento di riscontro esterno e svuoterebbe di


significato lo stesso concetto di convergenza del molteplice".
Con riguardo, invece, alle testimonianze rese dai familiari della vittima, persone
offese dal reato, il primo Decidente, errando, le avrebbe accreditato tout court dando,
pregiudizialmente credito alla tesi secondo la quale, le postume rivelazioni dei
predetti sarebbero frutto di paura ingenerata dalla mafia, impegnata in un'opera di
depistaggio.
Vengono, a questo punto, esaminate, in particolare, le dichiarazioni rese da Mutolo

Gaspare il 14 luglio 1993, rese con riferimento anche ad altri omicidi diversi da
quello che ci occupa.
In particolare, si osserva che costui, riferendo dell'omicidio Guglielmo, afferma che
Riccobono Rosario, capomafia indiscusso nel territorio in cui fu consumato il delitto,
dovendo perpetrare quell'omicidio nella borgata di Partanna Mandello, si sarebbe
rivolto a La Barbera Michelangelo e Inzerillo Salvatore "in quanto non conosciuti
nella zona". In altri termini, il Riccobono, nel selezionare i soggetti da impiegare nei
24

crimini di sangue, aveva cura di designare persone non note nella zona destinata

ali' esecuzione, all'evidente fine di garantire al pi alto livello possibile l'impunit a


se stesso e agli autori del delitto da commettere.
Orbene, di detta massima d'esperienza, tale perch basata sull'id quod ple1unique
accidit, si sarebbe dovuto tener conto nel giudicare il Bruno, soggetto nativo di Isola

delle Femmine, vicino di casa e persona conosciuta dalla vittima, dai familiari di

quest'ultimo.
Quanto, invece, al racconto del Mutolo in ordine al delitto in esame, si sostiene da
parte della difesa che esso sarebbe assolutamente generico, oltre che "de relato".
In particolare le dichiarazioni sarebbero del tutto generiche per quanto riguarda la
fase programmatica del delitto e i soggetti asseritamente chiamati a commetterlo.
Neppure un cenno, invece, sarebbe fatto agli effettivi partecipi all'omicidio; lo stesso
sarebbe a dirsi con riferimento alla causale, in alcun modo prospettata
dali' accusatore. Prive di valore probante, sarebbero, infine, le indicazioni afferenti ai
luoghi e ai tempi, trattandosi di circostanze conosciute da un numero parecchio
elevato di persone.
Ancora, si sottolinea la circostanza che le dichiarazioni del collaborante citato in
ordine all'omicidio dell'Enea sono pressoch totalmente sovrapponibili a quanto
narrato dal medesimo in ordine all'omicidio in pregiudizio di D'Agostino Benedetto,
consumato qualche mese prima ..

In altre parole, ci si troverebbe di fronte ad un clich dichiarativo, adattato caso per


caso.

Sempre con riferimento al collaboratore di Giustizia in esame si richiamano anche le


successive dichiarazioni dallo stesso rese, che ad avviso delle difesa sarebbero affette
dallo stesso vizio di genericit e talora anche contraddittorie rispetto al dicturn
precedente.
Passando all'esame delle propalazioni del collaborante Onorato Francesco in data
19/1/2011, queste vengono definite di nessuna utilit.

25

Viene rilevato, in primo luogo, un'incertezza nei ricordi (pag. 29: " ... se non ricordo
male .. era un omicidio voluto sempre dal.. .dalla famiglia, era un certo Vassallo il
rappresentante della famiglia di Isola") che diverrebbe certezza in ordine ai soggetti
che avrebbero voluto il delitto: 'Enea un omicidio voluto dalla famiglia di isola e in
particolare da Bruno e Vassallo",
quanto alla causale del delitto l'Onorato avrebbe fatto riferimento ad attivit edilizie
che avrebbero disturbato le cosche mafiose ed in particolare Vassallo.
Conclude, sul punto la Difesa con un giudizio di assoluta inattendibilit del racconto,
proveniente dalla stessa fonte (Riccobono Rosario), che sarebbe privo di riferimenti a
fatti e circostanze connessi alta pretesa causale dedotta, non conterrebbe una sola
indicazione in ordine alle modalit dell'omicidio, nonch ulteriormente connotato da
genericit allorquando cita le pretese fonti di conoscenza del fatto, senza specificare

mai le occasioni in cui avrebbe ricevuto le pretese "confidenze", essendosi egli


limitato a dire che in cosa nostra si sapeva di tutti gli omicidi commessi anche in altri
territori. provengono dalla stessa fonte Riccobono, richiamata dai due collaboranti
menzionati: un vero e proprio caso di scuola in ordine alla circolarit della prova.
Per quanto riguarda il collaborante Naimo Rosario, si sostiene da parte della Difesa
che, al pi, potrebbe dirsi soltanto che costui fa cenno a fatti e soggetti che non
possono in alcun modo portare ali 'identificazione di Bruno Francesco quale esecutore
materiale del delitto; anzi, pi correttamente dovrebbe dirsi -

anche a voler

accreditare il dictum del pentito in questione come attendibile- che egli parli di una
persona diversa, giacch avrebbe dichiarato di averlo conosciuto insieme ad un
giovane figlio, che l'imputato non ha mai concepito, indicando, quanto alla persona
dell'imputato, un periodo di trascorsa latitanza diverso da quello effettivo.
Analoghe censure vengono rivolte nei confronti delle dichiarazioni rese dal
collaboratore Naimo.
A questo punto la Difesa affronta il tema delle dichiarazioni rese da Enea Pietro,
figlio della vittima, richiamando, in primo luogo, il rapporto dei CC. del 26.10.1982,
nonch quanto dichiarato da Enea Pietro, a quel tempo, circa l'assassinio del padre:
26

\f\,
-J

\,

sentito dai CC. alle ore 9.45 dello stesso 8 giugno, Enea Pietro riferiva che il proprio
genitore, dopo il fallimento, eseguiva saltuari lavori come muratore e, nel tempo
libero, si dedicava alla pesca. Raccontava, poi, dei propri movimenti di quel giorno e
concludeva ass11mendo di non essere in grado di fornire elementi utili o di spiegare i

motivi dell'uccisione del proprio padre.


Dopo qualche ora (esattamente alle 12.00), lo stesso Enea Pietro chiedeva la
riapertura del verbale delle dichiarazioni rese, facendo presente che al momento del
suo primo accesso ai bungalows (quando stava per accompagnare tale Taormina)
aveva avuto modo di notare la presenza di una Fiat 124 di colore bianco, e che,
tornato sul posto, aveva constatato che l 'auto si era allontanata. Immediatamente
dopo aveva rinvenuto il corpo del padre che giaceva cadavere. Altre precisazioni
riguardavano le cause del fallimento, discendente dalla mancata stipula del fatto di
compravendita del terreno su, cui insistevano gli appartamenti realizzati dal genitore
(circa 30), che, di conseguenza, non era stato possibile 'trasferire ai pro mittenti
acquirenti.

Vengono altres, richiamate le dichiarazioni orali rese dall'Enea e, soprattutto, il suo


rifiuto di inserirlo in verbale. Segnatamente, evidenzia la Difesa, che il Bruno aveva
riferito oralmente: a) la presenza dell'autovettura Fiat 124 l'aveva insospettito, tanto
che. aveva rivolto il suo sguardo verso gli occupanti "che dovevano essere quattro".
Costoro, nell'occasione, l'avevano guardato con circospezione e uno dei predetti

aveva fatto un gesto con un braccio come per additano agli altri; b) uno dei soggetti
che occupavano l'autovettura gli era apparso stempiato", dal viso asciutto e di et
compresa tra i 30 e i 35 anni; detto giovane era da identificare nella persona che due
settimane prima presso il bar della Plaia, si era intrattenuto a parlare con un amico
dello stesso Enea, esattamente tale Cardinale Antonino.
All'esito delle superiori dichiarazioni dell'Enea, i CC. effettuavano precise indagini
e, in particolare, assumevano a verbale il detto Cardinale, il quale non aveva
esitazioni nel dire che, mentre si trovava in compagnia di Enea Pietro presso il detto

27

bar, aveva incontrato tale Fanara Giuseppe, il quale, a sua volta, si era fermato con

altro giovane.
Dopo qualche giorno, Enea Pietro "faceva sapere" a quell'Organo di P.G. di avere
--avuto occaione di incontrare il giovane (n.dx.; evidentemente il Fanara) e di potere

'benissimo" escludere che si trattasse di uno dci soggetti occupanti la Fiat 124 bianca.
In sintesi, ad avviso. della Difesa, una vera e propria "ritrattazione" delle accuse
mosse dal figlio della vittima contro il detto Fanara, constatata c stigmatizzata dai
Carabinieri, in seno al menzionato rapporto di denuncia, nei seguenti termini:

"Sicuramente Pietro ha riconosciuto qualcuno a bordo della Fiat I 24 bianca, ma ora


ha paura di parlare. A caldo, anche se rifiut di verbalizzare quanto dichiarato, diede
una chiara c completa descrizione di uno degli individui che prendevano posto
sull'auto in quella tragica mattina do giugno, c sicuramente coinvolti nella tragica
fine del padre".
Sennonch, successivamente, l 'Enea ritrattava tutto, dichiarava che si era sbagliato,
che il giovane descritto in precedenza sulla aveva a che fare con quello identificato da
quest'Arma.
Dunque, le conclusioni cui sarebbe pervenuto, in proposito, il pnmo giudice
sarebbero errate in ordine alla paura generata nel teste Enea dall'asserita presenza di
Bruno Francesco all'interno dell'autoveicolo descritto, come destituita di fondamento
risulterebbe la lettura del rapporto dei Carabinieri operata dal Decidente di prime
cure.

In particolare, le osservazioni dei Carabinieri sull'ambiente e l'omert

dominante nel territorio in cui era stato consumato il delitto non riguarderebbero in
alcun modo la persona di Bruno Francesco, bens altro soggetto c, cio, quel Fanara
chiamato in causa dallo stesso Enea mediante riferimenti specifici a circostanze di
inequivocabilc significato, quali: l'avvenuta conoscenza di quest'ultimo; le
circostanze in cui essa aveva avuto luogo; la presenza del medesimo (Fanara)
all'interno della vettura in sosta al momento dell'accesso dell' Enea presso

bungalows.

Osserva, ancora la difesa che Bruno Francesco irrompe nel panorama dichiarativo
28

dell'Enea soltanto negli anni 2000, data che segna l'inizio di una serie di esposti che
lo avrebbero portato a individuare l'odierno imputato tra i soggetti che sostavano
dentro il veicolo presente nella zona del crimine. Dichiarazioni ad avviso della Difesa
_ _udi .. carauerc con.getturale..e/o.assiornati.co e/o autoreferenziale; oltrechecontraddittorie

con riferimento al collorc dell'autovettura all'interno della quale avrebbe visto il


Bruno, questa volta detnita come di colore "beige".
Ma le dichiarazioni dell'Enea sarebbero sicuramente inattendibili, perch provenienti
da soggetto affetto da delirio chiaramente desumibile dalle dichiarazioni rese
telefonicamente alla Squadra Mobile di Palermo, in data 7.7.2000 nel corso della
quale dichiarava di essere in grado di fare interrompere la guerra in Israele,
materialmente voluta dal Papa, dichiarandosi disponibile ad incontrarlo per
convincerlo alla pace.
Estremamente sospetta, ad avviso della Difesa, sarebbe, poi, la spiegazione dell'Enea
in ordine al fatto che aveva accusato il Bruno solo nel 2000, affermando
contraddittoriamente, da una parte che non lo aveva accusato perch la sicurezza
l'aveva acquisito col tempo, c dall'altra perch aveva avuto paura di accusarlo, stante
la caratura mafiosa del personaggio.
Esaurita l'analisi delle dichiarazioni di Enea Pietro, la Difesa si occupa delle
dichiarazioni rese dai suoi tmiliari c, scgnatamentc, da Enea Rosalia (s.i.t. i data
8.2.2011), Enea Maria Teresa (s.i.t. in data 8.2.2011) ed Enea Riccardo, annotando
che, in realt tutti deriverebbero le loro conoscenze da Enea Pietro. Quanto ad Enea
Rosalia, in particolare, si evidenzia che costei, trcdiccnne all'epoca dci fatti, afferma,
che al momento dell'assassinio del padre, in famiglia ci si interrogava su chi potesse
essere l'autore del delitto.
Indi, ad avviso della difesa, ci sarebbe stato il tentativo di accreditare la versione del
fratello Pietro il quale, in un certo momento, aveva riferito di qualcuno che gli
sembrava conoscente.

Anche con riferimento alla causale le dichiarazioni sarebbero vaghe e contraddittorie


c la scelta di emigrare fatta soltanto da tre dci familiari del nucleo di Enea Vincenzo,

29

..

negli Stati Uniti, non sarebbe stata dettata da paura; al contrario, risulterebbe dovuta
ad occasionali inviti di un parente prossimo, per un tempo limitato, poi trasformatosi
in permanenza definitiva.

Quanto, infine, all'andirivieni di Pietro dal continente amerieano, non pare potersi
dubitare che ci non sarebbe avvenuto ave egli avesse nutrito timori per la propria

vita o per quella dei familiari.


Con riguardo alle dichiarazioni di Enea Maria Teresa (8.2.2011) la Difesa evidenzia
come la rivelazione del nome del Bruno quale killer del padre sarebbe avvenuta negli
Stati Uniti, in un tempo e in circostanze in alcun modo precisate e neppure in termini

di

certezza

Circa le ragioni del trasferimento negli Stati Vniti, la teste riferisce del suo stato
d'animo e delle precarie condizioni di salute in cui versava, che arrecavano grave

preoccupazione alla madre, escludendo, quindi che si trattasse di una scelta dettata da
paura. Precisa, in particolare, di avere accolto l'invito rivoltogli dallo zio di recarsi in
quel continente per una vacanza (poi trasformatasi in scelta definitiva); afferma che
Pietro era rimasto nel luogo di residenza perch il pi grande della famiglia e perch
poteva mantenerla.
Per quanto concerne, mvece, la causale, la teste sarebbe stata estremamente vaga

affermando genericamente che quello che aveva capito era "che qualcuno voleva che
faceva insieme una societ".

Le dichiarazioni di Enea Riccardo, poi, sarebbero frutto di ricostruzioni personali che


prescindono da qualsiasi fonte di riferimento, salvo il cenno a pretesi riscontri
cartacei attraverso i quali l'Enea Riccardo sarebbe pervenuto alle cennate
conclusioni.

A proposito delle dichiarazioni rese da Enea Riccardo, la Difesa sostiene che non vi
sarebbe alcun collegamento tra il delitto in questione e l'omicidio in esame, ove si

tenga nel debito conto che l'asserito movente dell'uccisione del D'Agostino, era
legato alla realizzazione di lavori edili nella villa di altro mafioso, tale Spatola
Bartolomeo.

30

Segnatamente, il D'Agostino non aveva eseguito i lavori a regola d'arte, pretendendo


e ottenendo il pagamento del compenso pattuito: questi fatti "avevano con certezza
decretato la sua morte".

Da ultimo i motivi di gravame si occupano del

movente del delitto, che vume

definito un movente inesistente oltre che palesemente illogico.


L'esistenza di un tale movente omicidiario, infatti, oltre ad essere priva di riscontri

oggettivi, si porrebbe in aperto contrasto sia con la ricostruzione temporale della


vicenda, sia con quanto riferito, fin dall'immediatezza del fatto criminoso, da coloro
che -

a vario titolo -

ebbero modo di descrivere le vicissitudini connesse al

frazionamento del terreno degli eredi Cardinale.


In particolare il primo

giudice non avrebbe tenuto m alcun conto il fatto che

L'IMMOBILIARE B.B.P. di Bruno Pietro, Bruno Giovanni e Pomiero Giuseppe, ha


cessato, invero, ogni attivit in data 24.1.1979, mentre la redazione del progetto e il
rilascio della concessione per la realizzazione, da parte di Enea Pietro, delle
costruzioni su propriet indivisa del terreno degli eredi Cardinale, risalgono all'anno
1978 (concessione n. 89 del giorno 1.2.1978) e dunque a data di gran lunga
successiva alla realizzazione del residence "Costa Corsara" , dovendosi tener conto,

alla stregua delle emergenze processuali che allorquando Enea Pietro, nel l 978,
decise di costruire sul terreno dei Cardinale, l'appezzamento era precisamente
delimitato nella sua effettiva consistenza da muri di confine ivi collocati da tempo
Immemore.

Detti confini dovevano, dunque, essere ben noti ai proprietari e certamente al


permutario. che non avrebbero non potuto conoscere lo stato dei luoghi, ivi
apprestandosi a costruire; in ogni caso, l'Enea non avrebbe comunque avuto alcuna

pretesa da avanzare nei confronti della B.B.P. ma soltanto nei confronti degli eredi
Cardinale, al fine di regolarizzare lo stato di fatto del terreno con le risultanze degli
atti di provenienza, attraverso l'espletamento delle relative pratiche, cosicch, non
soltanto non si sarebbe verificato alcuno sconfinamento destinato a creare un dissidio

31

tra Enea e la B.B.P., ma non vi sarebbe stata alcuna logica ragione giustificatrice
del!' esistenza di un tale dissidio,
Si osserva, infine, a tal proposito che ogni questione riguardante il terreno, era stata
risolta

per stessa ammissione delle odierne parti offese - dagli eredi Cardinale nei

primi mesi del 1982 con un accordo e


Vincenzo

dell'avvio

soluzione

le predette parti avrebbero informato Enea


definitiva

delle

problematiche

insorte.

Conseguentemente, rimarrebbe priva di sostegno pure l'ipotesi di un tentativo di


"mediazione" di terzi soggetti (D'Agostino, Bruno, Di Maggio, Mannino) in un
contenzioso tra Enea e la B.B.P. in relazione a questioni che non avrebbero
riguardato questa societ e che potevano essere risolte soltanto dagli eredi Cardinale.
Cosicch, ben !ungi dal dover essere apoditticamente ritenute, come fa il G.U.P.,
reticenti, intimidite e inattendibili, le testimonianze rese nell'immediatezza dei fatti e

successivamente dagli eredi Cardinale e dal geom. Giovanni Impastato. che


escludono l'esistenza di liti o dissidi tra la B.B.P. e l'Enea, troverebbero conferma
nella logica e nei fatti.

S 4 l'esame dei motivi di impugnazione

I motivi di gravame scontano un errore di prospettiva di fondo, nel momento in cui

procedono ad un esame parcellizzato dei singoli elementi probatori, omettono


qualsiasi collegamento tra loro e, soprattutto, perdono di vista quelli che sono gli
elementi essenziali che sorreggono il basamento probatorio, a favore di una
operazione settoria tutta veicolata in chiave difensiva e tendente a trascurare elementi
che, nella prospettiva di una complessiva ricostruzione della vicenda, sono
decisamente di segno opposto.
Altro errore di prospettiva, anche se, per la verit, questa la metodologia seguita dal
giudice di prime cure, deriva dal fatto che non si assumono come momento centrale

attorno al quale fare, poi, ruotare le altre evenienze le dichiarazioni nel tempo rese da
Enea Pietro che, se credibili, non abbisognano di riscontri, trattandosi di propalazioni
32

lh.

rese da un testimone, seppur ne li 'applicazione di quella particolare prudenza che si


richiede, allorch il teste sia anche persona offesa.
Ed allora, il primo vizio che nell'ambito di tale operazione settoria dato riscontrare

. l'assenza di. qualsivoglia indicazione in .. ordioe ad

~m

.qualsiasi. motivo che avrebbe ...

dovuto indurre l 'Enea a rendere dichiarazioni calunniatoric nei confronti del Bruno,
tanto pi ovc si consideri che queste vengono rese a distanza di circa diciotto anni da

un soggetto che ormai si era allontanato da molto tempo dal contesto territoriale
nell'ambito del quale si sono verificati i fatti in esame.
Ancor meno plausibile sembra, poi, che l'intento pcrsecutorio immotivato

SI

sta

contagiato ali 'intera famiglia.


Alla stregua delle emergenze processuali invece, perfettamente comprensibile

s1

appalesa il motivo del ritardo con cui le rivelazioni furono fatte: la paura di ritorsioni,
anche verso altri componenti della sua famiglia, in caso di dichiarazioni utili per
scovare i responsabili del misfatto, resa, peraltro, palese dalla telefonata ricevuta
dalla madre, allorch il figlio aveva cominciato ad indagare sulla morte del padre.
In questo contesto si spiegano le iniziali reticenze dell'Enea, il quale sin dai primi
momenti successivi all'uccisione del padre, disse ai Carabinieri di avere notato una

FIAT 124 bianca all'interno della quale vi erano quattro uomini, uno dei quali ebbe
ad additarlo agli altri, senza, per, significativamente metterlo a verbale.
In tale contesto si spiegano le reticenzc, le contraddizioni e le indicazioni quali
soggetti coinvolti di persone nei confronti delle quali le indagini non hanno sortito
alcun esito, successivamente ritrattate dal Bruno.
Del resto, non pu, certamente destare meraviglia che l 'Enea avesse paura del Bruno,

soggetto sicuramente partecipe della cosca del Riccobono e ricercato per un omicidio
(quello del Gallina) commesso per conto e per i fini dell'associazione criminale in
parola e concorrente nell'omicidio di D'Agostino Benedetto (cfT. sentenza Corte di
Assise di Palermo e Corte di Assise di Appello di Palermo in atti).
Un sicuro riscontro circa le condizioni di paura per le ritorsioni dell'imputato si
coglie nello stesso rapporto redatto dai C.C., nell'immediatezza del fatto. secondo cui
33

\\
:1~

'

';: )\

esistevano, m epoca antecedente all'omicidio, stretti rapporti di collaborazione

economica tra la vittima e l'imprenditore D'Agostino Benedetto detto Benny'.


Giova evidenziare, in proposito che, proprio il D'Agostino, notato frequentemente in

compagnia dell'Enea negli ultimi mesi di vita di quest'ultimo, era stato anch'egli
assassinato il 13 maggio del 1982; circostanza questa evidenziata dagli investigatori
per trarre una inscindibile connessione tra i due fatti di sangue, spiegabile sin da
allora con le complesse vicende economiche che avevano coinvolto entrambe le

vittime (v.rapporto cc Partinico del26 ottobre 1982).


Ali 'esito

dei

pnmr

accertamenti

da

parte

della

polizia

giudiziaria,

il

relativo rapporto del 26 ottobre 1982 concludeva con l'evidenziare alcun particolari
circostanze:

- Il clima di intimidazione diffusa attorno alla indagine che ha portato molti testimoni
ad assumere un atteggiamento reticente.

-La convinzione che il soggetto che avrebbe potuto rendere un contributo decisivo ai
fini dell' individuazione dei responsabili de Il 'omicidio di Enea Vincenzo era da
identificare nel figlio della vittima, Enea Pietro, il quale in quegli anni aveva vissuto
ogni giorno al fianco del padre convivendo con lui l'esperienza lavorativa e l'hobby
della pesca.
-La sensazione che il motivo del silenzio dell'Enea Pietro fosse dettato dall'esigenza
di proteggere i suoi familiari da eventuali ritorsioni nel caso in cui avesse deciso di
collaborare con le autorit inquirenti.
- Il movente dell'omicidio collegato ai rapporti economici intercorrenti tra Enea
Vincenzo e D'Agostino Benedetto e agli interessi di costoro confliggenti con quelli di
imprenditori edili in qualche modo riconducibili al mondo del crimine organizzato.
Ed allora, se cos , Il preciso e dettagliato, quanto al suo nucleo essenziale, racconto
deli 'Enea, pienamente confermato dalle dichiarazioni dei suoi familiari, non pu di
certo essere ricondotto ad una fase delirante del trascorso della persona offesa, che
avrebbe accompagnato l'intera, coerente, progressione accusatoria.

34

lnvero, dalla stessa nota, cui si riferisce la difesa, emerge con estrema chiarezza che

l'Enea, a prescindere da quell'episodio, mai, n prima, n dopo, ebbe a manifestare


agl inquirenti altri segni di squilibrio.
_ _uDcl...n"s1o, lo. stesso teste.. ha riferito., allorch, ... venne sentito sul punto, di avere
attraversato negli "States" un momento di depressione, successivamente risoltosi.

Ed, a ben vedere, ci appare perfettamente comprensibile, ave si abbia riguardo alla
vita di quest'uomo, cui viene ucciso il padre al quale era legato da profondi vincoli
affettivi e con il quale condivideva anche il lavoro ed i momenti di svago. Un uomo
che per il disastro vcnutosi a creare fu costretto a troncare ogni legame con la terra di
origine, senza dimenticare il proprio vissuto c la terra che aveva generato l "'humus"

per il verificarsi di siffatta tragedia.


Ma, anche da lontano, l'Enea continu a segUire le vicende del suo paese,
informandosi costantemente sull'evoluzione del contesto politico-criminale (si fa
riferimento all'arresto del Sindaco Di Maggio), attraverso articoli di stampa c notizie
tratte dalla rete, cominciando a riversarli agli inquirenti, come dimostrano gli atti

acquisiti al processo.
Ed altrettanto significativo appare il fatto che l'Enea si decida a dire definitivamente
tutto quello di cui a conoscenza, solo allorch capisce che quello specifico contesto
ormai non esiste pi.
Ed allora, se cos , non pu, avere certamente successo l 'intento demolitorio

dell'attendibilit dell'Enea, fatto proprio con i motivi di gravame, in specie ave si


abbia riguardo ai numerosi clementi di riscontro relativi a tali propalazioni ed a quelle
dci suoi familiari richiamate dal primo giudice alle pagg. 45-51.
In questo contesto, perfettamente spiegabili appaiono le differenze tra le vane
dichiarazioni rese in ordine ad aspetti minimali della vicenda (la macchina indicata in
un primo tempo come di colore bianco c successivamente qualificata di colore
"beige" ad esempio; trattasi, peraltro, di colori molto simili) c qualche tentativo
maldestro di giustificare il lungo lasso di tempo tra il verificarsi dei fatti c il momento
in cui, in tempi diversi, vengono rese le dichiarazioni; circostanze queste che, di

35

~\

certo, non hanno facilitato una ricostruzione perfettamente coerente, con riferimento

a tutti gli aspetti secondari della vicenda, stante il margine di fisiologica


differenziazione presente in pi dichiarazioni rese dalla medesima persona in ordine
---"',gli . stessi fatti_
Ma, l'operazione settoria di cui si detto, si scontra anche con lo stato emotivo della
persona offesa, che dopo avere lungamente riflettuto, ricordato ed elaborato tutto
quello che nell'immediatezza aveva personalmente constatato c non detto per ragioni
che nel contesto in cui i fatti accaddero non dif1icile immaginare, anche
prescindendo dalle sue stesse dichiarazioni, si decise a vuotare il sacco, allorch
ritenne di essere sufficientemente al sicuro.

Del resto, quale migliore conferma dello stato d'animo, dell'Enea, in quel momento,
pu ipotizzarsi diversa da quella indicata dagli stessi Carabinieri che, nel rapporto
redatto nell'immediatezza dei !atti, indicarono nell'Enea l'unica persona che avrebbe
potuto fare piena luce su quanto accaduto, e notato il travaglio di quest'uomo,
combattuto tra l'impulso di rivelare quanto a sua conoscenza e la paura di esporre s
e i suoi familiari, resa palese dall'indicazione dell'autovettura all'interno della quale
vi erano quattro individui sospetti, seguita dalla richiesta di non mettere la circostanza
a verbale.
N, a fronte di siffatte emergenze, pu attribuirsi effetto totalmente demolitori o della
credibilit dell'Enea all'indicazione del Garofalo come uno dei soggetti presenti
neli' autovettura, poi ritrattata.
Questo aspetto della vicenda processuale che ci occupa, per la verit, non ha avuto
alcun approfondimento istruttorio cd rimasta totalmente inesplorata la ragione della
ritrattazione dell'identificazione di uno dei soggetti presenti nell'autovettura nella
persona del Garofalo.
Ed allora, se cos stanno le cose, gioco forza dare credibilit, anche in questo caso,
alle spiegazioni fomite nell'immediatezza del fatto dallo stesso Enea, allorch ebbe a
riferire

ai

Carabinieri

di

avere

individuato

quel

giovane,

successivamente reso conto che si trattava di una mera somiglianza.

36

~.

ma di

essersi

Ma, a ben vedere, siffatta erronea indicazione finisce con l'avere, se correttamente

inserita nell'intero tessuto probatorio, una valenza ben diversa da quella che la Difesa
intende attribuirle.
_ _rPcr .vero, hen.possibile, .. se non estremamente ..probabilc,. che la persona offesa,.. oltre
al Bruno, abbia avuto la sensazione di riconoscere un 'altra persona, che denunci

tranquillamente perch non la riconobbe come appartenente ad un circuito di


criminalit organizzata e, poi, vedcndola meglio e non essendo sicuro della corretta
identificazione fece totalmente macchina indietro.
Ci posto, osserva la Corte, che un ulteriore e definitivo elemento di conferma viene
proprio dal movente che la Difesa, a torto, ha definito inesistente.
Sul punto, proprio le indagini effettuate dai Carabinieri nell'immediatezza dci fatti,
offfono uno spaccato estremamente interessante e confermano, in epoca certamente

non sospetta, il "dictum" dell'Enea (cfr. foglio 9 del rapporto giudiziario dei
Carabinieri di Palermo, in data 26 ottobre 1992).
Giova, in proposito, per, premettere quella che stata la ricostruzione di questo
aspetto della presente vicenda processuale da parte dell'Enea, a partire dalle prime
dichiarazioni rese nel2010, cos come riassunte dal primo giudice:
"- Tra i motivi di attrito tra Enea Vincenzo c Bruno Francesco all'epoca dei fatti,
l'Enea Pietro ne segnala uno ulteriore collegato alle attivit di una societ, la B.B.P.,
costituita da Bruno Giuseppe, Bruno Pietro (costoro parenti di Bruno Francesco) e
Pomerio Giuseppe.
- Detta societ era proprietaria di un grosso edificio denominato "Cosa Corsara"

propno m un terreno limitrofo a delle palazzine costruite dalla ditta di Enea


Vincenzo.

-Nacquero degli attriti tra le parti perch l'edificio Costa Corsara era andato fuori
cubatura, appropriandosi indebitamente di un appezzamento di terreno di circa 300
mq.

- Detto appezzamento di terreno faceva parte delle propriet di Lucido, Cataldo c


Cardinale con i quali Enea Vincenzo si era impegnato in una pennuta, nel senso che a

37

palazzine finite avrebbe dato tre appartamenti ciascuno ad ognuno di loro; tuttavia era
sorta una complicazione quando l'Enea Vincenzo scopri, a prima palazzina definita,
che da detto terreno la societ B.B.P. aveva sottratto circa 300 mq venendo a creare

_---'Jllcun .prohlema ..di.frazionamento nei ..tcrreci-appartlment ai .. signori Cataldo, Cardinale e


Lucido.
- Ci non aveva consentito la vendita degli appartamenti gi definiti, convincendo
Cataldo e Lucido a non cedere pi il terreno e determinando, cosi, il fallimento
del!' Enea Vincenzo.
- Nel corso della lite per il frazionamento, che aveva coinvolto Enea Vincenzo c i
titolari della B.B.P., lo stesso Enea Vincenzo sub il primo incendio di un bungalow,
il pestaggio del cane da guardia, il danneggiamento del materiale edile, nonch
l'incendio di un magazzino; ed proprio in questo periodo che Bruno Francesco
propone ad Enea Vincenzo di costituire assieme a lui una societ operante nel settore
edile.
- A causa di quelle liti l 'Enea strinse amicizia con i tratelli D'Agostino di Partanna
Mandello, in particolare con Benedetto D'Agostino, il quale a sua volta tent una
mediazione tra l 'Enea e la B.B.P. attraverso Riccobono Rosario; mediazione che non
and a buon fine, anche perch il D'Agostino Benedetto prima sub dci

danneggiamenti ai suoi beni c poi venne ucciso".


Orbene, anche in questo caso le dichiarazioni rese a distanza di diciotto annr
dall'Enea coincidono specularrnente, non solo con quanto in proposito dichiarato
dall'Enea nell'immediatezza dell'uccisione del proprio genitore, ma, soprattutto con
le indagini svolte dai Carabinieri in quel momento e compendiate nel rapporto
giudiziario di cui si detto, senza che in alcuno dci momenti in cui queste

propalazioni furono rese si possa anche solo per un momento cogliere segni del
delirio persecutorio nei confronti del Bruno, costantemente agitato all'interno del
costrutto difensivo.
Sul punto i Carabinieri, all'epoca, svolsero precise indagini accertando (f.9 del citato
rapporto) che:

38

a) qualche anno prima dell'omicidio era insorta una controversia tra i soci della
"B.I3.P., identificati in Bruno Pietro, Bruno Giovanni e Pomicro Giuseppe e gli
credi Cataldo (cfr. rapporto giudiziario dianzi citato);
.b). la controversia si era -risolta..in. 1m arco ..temporale sovrapponibile all'omicidio:

"proprio in quei giorni" (ibidem rapporto giudiziario);


c) effettivamente erano stati costruiti sul terreno dato in perrnuta di una parte di
ben trenta appartamenti da Cardinale Vincenzo al padre della persona offesa
(dichiarazioni rese da Enea Pietro aJiegate al rapporto);
d) l'operazione non era andata a buon fine in quanto una parte della cubatura
occorrente per la costruzione degli appartamenti era venuta meno, perch la
complessiva estensione del terreno, era risultata inferiore a queJia oralmente
promessa in permuta ed occupata per una parte dal complesso Costa Corsara
riconducibile al Bruno cd ai suoi soci; (dichiarazioni di Enea Pietro, Impastato
Giovanni e Uva Maria, vedova del Cataldo proprietario del terreno sul quale
erano stati costruiti i trenta appartamenti);
e) a causa di ci i preliminari di vendita degli appartamenti non poterono essere
stipulati, con la conseguenza che, non avendo l'Enea potuto incassare il
residuo prezzo, non gli fu possibile onorare i debiti contratti per realizzare i
fabbricati, c con l'ulteriore conseguenza che l'immobiliare facente capo alla
vittima fu dichiarata faJiita (eli'. sentenza di fallimento allegata al rapporto
giudiziario);
f) l'Enea Vincenzo, ovviamente, aveva fatto il possibile, per evitare questo

disastro, persino cercando J'intermcdiazione di un altro personaggio di


notevole caratura mafiosa: D'Agostino Benedetto anch'egli caduto in un arco
temporale immediatamente antecedente a quello in cui perse la vita l'Enea,
come, significativamente, ogni questione civilistica tra gli credi Cardinale
cessa, allorch coloro che avevano ostacolato gli interessi di predominio
mafioso del "clan" Riccobono-Lo Piccolo nel settore deJI'cdilizia erano stati
puniti con la morte.

39

Ed allora, in questo contesto, non colgono nel segno i rilievi difensivi basati su
quelle parti delle testimonianze rese da Uva Maria, Cardinale Giuseppa c
Riccobono Caterina, allorch costoro tendono a tirare fuori da ogni
.cointeressenza l'immobiliare

'.~costa

corsara" e. a . .ricondurre. i contrasti alle

divergenze insorte tra loro c gli altri eredi sull'estensione dei lotti appartenenti
a ciascun coerede.

La Corte non ha alcun motivo di non concordare con la Difesa, allorch


assume che 1a controversia di natura civilistica intercorreva tra i coeredi del

terreno.
Sennonch, da questo non pu certamente trarsi la convinzione della totale
mancanza di interesse del Bruno alla faccenda.
lovero, non vi dubbio che all'Enea venne a mancare la cubatura necessaria

perch, risultando l'estensione complessiva minore di quella promcssagli, in


quanto in altra parte dell'intero terreno erano stati realizzati gli immobili di
"costa corsara", gli atti non poterono essere perfezionati.
E' ovvio che, comunque, il problema venne a crearsi ed a questo problema non
era di certo estraneo e tanto meno disinteressato il clan malioso del quale il
Bruno faceva, senza ombra di dubbio, parte alla stregua delle citate sentenze
acquisite in atti.

Ed allora, se cos , nulla tolgono e nulla aggiungono le generiche e reticenti,


come le ha definite il primo giudice, dichiarazioni dci testi Giovanni Impastato
e Coniglio Maria, che a vario titolo si occuparono dal punto di vista formale
della questione e che, comunque, hanno avuto con la vicenda stessa un
approccio estraneo al panorama degli interessi mafiosi sottostanti.
Quel che certo, lo si ribadisce ancora una volta, che le pretese dell'Enea,
volte ad evitare il suo definitivo tracollo economico, in qualche modo,
interferivano e conlliggcvano con quelli dell'imputato c del suo "clan", che
non poteva di certo tollerare che qualcuno, senza consenso, si intromettesse nei

40

propri affari, per giunta invocando la protezione di un mafioso non allineato,

parimenti destinato a ricevere la massima punizione.


Ed allora, basterebbero gi le dichiarazioni rese dall'Enea e dai suoi familiari,

assistite dai riscontri di cui si detto, che ne confermano definitivamente la


piena attendibilit (certamente non erosa dalla contraddittoria indicazione del
colore della macchina: bianca o "beige", tenuto conto che si tratta di colore
estremamente simili e del lungo lasso di tempo trascorso tra le due
dichiarazioni) per raggiungere la piena prova della penale responsabilit
dell'imputato in ordine al delitto ascrittogli.
Sennonch, come si visto, le dichiarazioni delle persone offese hanno trovato
ulteriore riscontro in quelle dei collaboratori di Giustizia Mutolo, Onorato e

Naimo.
Certo trattasi di propalazioni "de re lato" che, se costituissero l'intero
basamento probatorio, sarebbe difficile porre da sole a fondamento di un
giudizio di penale responsabilit, ma che rivestono piena idoneit a fungere da
ulteriore e definitivo elemento di conferma del "dictum" delle persone offese.
E davvero ingeneroso il giudizio della Difesa laddove siffatte propalazioni
vengono tacciate di genericit e di allineamento ad un unico "clich"

dichiarativo.
lnvero, proprio perch i collaboranti non parteciparono direttamente ai fatti,
appare pienamente comprensibile la genericit delle loro dichiarazioni,
soprattutto relativamente al movente, ed altrettanto comprensibile si appalesa il
fatto che esse obbediscano ad un medesimo schema argomentativo.
A quest'ultimo proposito, va detto che la difesa non tiene in debito conto che
tutti gli omicidi inseriti in siffatto schema sono stati commessi nel medesimo
arco temporale dal "clan" mafioso facente capo al Riccobono, per motivi di
predominio negli affari gestiti dalla cosca e dallo stesso gruppo di fuoco.
Ed allora, in piena sintonia con il giudice di primo grado, in ordine alla
cosiddetta convergenza del molteplice, giova evidenziare che le dichiarazioni
41

provenienti dai tre collaboratori di giustizia intrinsecamente attendibili, per le


ragioni evidenziate dal giudice di primo grado nelle parti in cui da conto di tali
dichiarazioni (del resto trattasi di collaboratori di Giustizia la cui intrinseca
.attendibilit stata. sperimentata in numerosi .proces~i .ormai coperti .dal

giudicato) sono anche dotate del requisito del! 'autonomia e della spontaneit.
Nel corso del processo non sono emerse circostanze che inducano a pensare ad

una contaminazione delle fonti, peraltro connotate dalle diverse evoluzioni


delle carriere criminali dci tre soggetti da cui si sono assunte le informazioni,
ossia Mutolo, Onorato e Naimo, e dalle differenti modalit spazio-temporali in
cui i predetti collaboratori sono venuti a conoscenza di quanto riferito ed,
infine, dalla diversa fonte di riferimento.
Si rammenti che:
- il Mutolo apprende le indicazioni che saranno poi oggetto del suo racconto
nell'immediatezza dei fatti (il giorno prima dell'omicidio; e poco dopo la sua
perpetrazione

dalla viva voce di soggetti che hanno partecipato alla fase

ideativa ed esecutiva (Riccobono Rosario, Micalizzi Salvatore).


- L'Onorato riferisce di confidenze fattegli, successivamente all'omicidio, da
Riccobono Rosario, ossia colui che alla fine esprime il "nulla osta" alla
esecuzione;

- Il Naimo rievoca confidenze in parte lttegli confidenze di Riina Salvatore in


una riunione del 1985 alla presenza di altri sodali (quali ad esempio La Barbera
e Buscemi), in parte confidenze fattegli da Troja Antonino nel 1989.
Si tratta, come bene ha osservato il giudice di primo grado, all'evidenza, di reti
comunicative e modalit di conoscenza dei fatti tra loro autonome e

indipendenti, in quanto strettamente correlati ai percorsi criminali dei tre


soggetti poi divenuti collaboratori di giustizia.
Sul punto si rammenti che l'ipotesi di "versioni concordate" o di altre l'orme di
"condizionamento" Ira in tre collaboratori non stata neppure dedotta dalle
difese.
42

Per altro verso, invece le fonti da cui i tre hanno appreso dei particolari in
ordine all'omicidio in esame coinvolgono soggetti con ruoli di vertice
nell'organizzazione Cosa Nostra, che hanno partecipato alla fase ideativa e
preparatoria della azione delittnosa

N il giudice di primo grado incorso in errore allorch ha ritenuto essersi


realizzata la cosiddetta convergenza del molteplice, essendosi questa
pacificamente realizzata in ordine alle seguenti circostanze:
- Organizzazione ed esecuzione dell'omicidio di Enea Vincenzo riconducibile
al gruppo di vertice del mandamento mafioso capeggiato da Riccobono

Rosario.
- Partecipazione alla fase esecutiva dell'omicidio di Bruno Francesco e Lo
Piccolo Salvatore, unitamente ad altri soggetti, secondo un modulo operativo
consueto nelle attivit criminali del clan facente capo a Riccobono Rosario
all'inizio degli anni ottanta (sino alla scomparsa di quest'ultimo per mano dei
corleonesi di Riina Salvatore).
- Movente della azione omicidiaria ai danni di Enea Vincenzo collegato agli
interessi economici degli "uomini d'onore" del mandamento mafioso facente

capo a Riccobono Rosario, in particolare quest'ultimo, Bruno Francesco e Lo


Piccolo Salvatore, ossia a quegli stessi interessi che avevano portato alla
eliminazione di D'Agostino Benedetto.
Il convergente contributo dei tre collaboratori citati peraltro pienamente m
sintonia con importanti particolari colti dalla polizia giudiziaria sin dal
rapporto dei 26 ottobre 1982 di cui si detto nei paragrafo di apertura che
riguardano:
- Il clima di intimidazione diffusa attorno alla indagine che ha portato molti
testimoni ad assumere un atteggiamento reticente, sintomatico di un "attivismo

mafioso" in grado di inquinare le fonti prova con 1'intimidazione foriera di


omert.

43

- Il movente dell'omicidio collegato m rapporti economici intercorrenti tra


Enea Vincenzo e D'Agostino Benedetto e agli interessi di costoro confliggenti
con quelli di imprenditori edili in qualche modo riconducibili al mondo del
cnmme or

$ 6 Conclusioni

Concludendo pu affermarsi con estrema certezza che:


a) poco prima che l'omicidio venisse commesso l'imputato si trovava nei luoghi
teatro del crimine a bordo di un'autovettura con altri tre individui non
identificati a bordo e che egli ebbe ad indicare col dito il figlio della vittima;
b) i collaboratori di Giustizia indicano unanimemente nel Bruno l'autore
dell'omicidio per cui processo;

c) in capo al Bruno pu essere ravvisato un valido movente per volere la morte


dell'Enea.
Tutti questi elementi probatori in precedenza esaminati partitamente e valutati
complessivamente nelle reciproche interconnessioni, portano, senza ombra di

dubbio, ad affermare la penale responsabilit di Bruno Francesco in ordine al


delitto contestatogli
In aderenza al criterio legale della soccombenza, l'appellante deve essere
condannato al pagamento delle spese processuali di questo grado del giudizio.
Il Bruno deve, altres, rifondere alle parti civili le spese sostenute nel giudizio
di appello, da liquidarsi in complessivi euro 3.000,00, oltre C.P.A. ed !.VA.
come per legge, in favore delle parti civili: Cataldo Giuseppa, Enea Riccardo,
Enea Rosalia, Enea Maria Teresa, Enea Valeria, Enea Elisa, rappresentate

dall'Avvocato Marchi, ed in euro 2000,00, oltre C.P.A. ed !VA, come per


legge, per la parte civile Enea Pietro, rappresentata dali' Avv.to L Pace.

44

In relazione alla molteplicit delle questioni, sia in punto di fatto che in punto
di diritto, trattate, si reso necessario fissare in giorni novanta il termine per il

deposito della motivazione della sentenza.

P.Q.M
La Corte, visti gli artt.592, 599 cpp, conferma la sentenza resa in data
22.05.2013

dal

G.U.P.

presso il Tribunale di

Palermo, appellata

dall'imputato Bruno Francesco, che condanna al pagamento delle ulteriori


spese processuali , nonch alla rifusione delle spese processuali sostenute in
questo grado del giudizio dalle parti civili, spese che liquida in complessivi
euro 3.000,00, oltre C.P.A. ed !.VA. come per legge, in favore delle parti
civili: Cataldo Giuseppa, Enea Riccardo, Enea Rosalia, Enea Maria Teresa,
Enea Valeria, Enea Elisa, rappresentate dall'Avvocato Marchi, ed in euro
2000,00, oltre C.P.A. ed IV A, come per legge, per la parte civile Enea
Pietro, rappresentata dall'Avv.to L Pace. Indica in giorni novanta il termine
per il deposito della motivazione.
Palermo, I 9.02.2015

n~mest.

Sal~t~el)l

45

\itale

TRIBUNALEDI PALERMO UFFICIO ISTRUZIONE PROCESSI PENALI


N. 2289/82 R.G.U.I.
ORDINANZA SENTENZA emessa nel procedimento penale
CONTRO
ABBATE GIOVANNI + 706 VOLUME N. 3
- PAGO 365 GRECO MICHELE, GRECO SALVATORE N.7.7.1927, RIINA SALVATORE, RICCOBONO ROSARIO,
MARCHESE FILIPPO, VERNENGO PIETRO, GRECO GIUSEPPE DI NICOLO, PRESTIFILIPPO
MARIO GIOVANNI, PROVENZANO BERNARDO, BRUSCA BERNARDO, SCAGLIONE
SALVATORE, CALO GIUSEPPE, MADONIA FRANCESCO, GERACI ANTONINO N.2.1.1917,
SCADUTO GIOVANNI, LO JACONO PIETRO, MONTALTO SALVATORE, BONURA FRANCESCO,
BUSCEMI SALVATORE N.28.5.1938, PULLARA IGNAZIO, PULLARA G. BATTISTA, SAVOCA
GIUSEPPE, CUCUZZA SALVATORE, CORALLO GIOVANNI, BONO GIUSEPPE, BRUNO
FRANCESCO, MOTISI IGNAZIO, GRECO LEONARDO:
131) DEL REATO P. E P. DAGLI ARTT.110, 112 N.1, 575, 577 N.3 C.P., PER AVERE, AGENDO IN
CONCORSO TRA LORO E CON IGNOTI, IN PIU DI CINQUE PERSONE RIUNITE, CAGIONATO LA
MORTE DI GALLINA STEFANO, CONTRO CUI ESPLODEVANO NUMEROSI COLPI DI ARMA DA
FUOCO, COMMETTENDO IL FATTO CON PREMEDITAZIONE.
IN CARINI, 11.10.1981.
VEDI ORDINE DI CATTURA 189/81 DEL 15.12.1981.
VEDI MANDATO DI CATTURA 2/82 DEL 2.1.1982.
VEDI MANDATO DI. CATTURA 323/84 DEL 29.9.1984.
VEDI MANDATO DI CATTURA 418/84 DEL 4.12.1984.
132) DEL REATO P. E P. DAGLI ARTT.110, 112 N. C.P., 56, 575, 577 N.3 C.P., PER AVERE,
AGENDO IN CONCORSO TRA DI LORO, IN PIU DI CINQUE PERSONE RIUNITE, COMPIUTO
ATTI IDONEI DIRETTI IN MODO NON EQUIVOCO A CAGIONARE LA MORTE DI SIMONETTA
MARIA, CONTRO CUI ESPLODEVANO COLPI DI ARMA DA FUOCO, SENZA RIUSCIRE
NELLINTENTO PER CAUSA INDIPENDENTE DALLA LORO VOLONTA.
PAGO 367 IN CARINI, 11.10.1981.
VEDI ORDINE DI CATTURA 189/81 DE1 15.12.1981.
VEDI MANDATO DI CATTURA 2/82 DE1 2.1.1982.
VEDI MANDATO DI CATTURA 323/84 DE1 29.9.1984.
VEDI MANDATO DI CATTURA 418/84 DE1 4.12.1984 .
133) DE1 REATO P. E P. DAG1I ARTT.61 N.2, 81 L.14.10.1974 AGENDO IN CPV. , 110 , 112 N.L
N.497, C. P , PER 10, AVERE, 12 E 14 CONCORSO TRA 1ORO E CON IGNOTI, IN PIU DI CINQUE
PERSONE RIUNITE ED IN ESECUZIONE DE1 MEDESIMO DISEGNO CRIMINOSO, DETENUTO E
PORTATO I11EGA1MENTE IN 1UOGO PUBB1ICO ARMI COMUNI DA FUOCO A1 FINE DI
COMMETTERE I REATI DI CUI AI CAPI 131) E 132) DE11A RUBRICA.
PAGO 368IN CARINI, 11.10.1981.
VEDI ORDINE DI CATTU:R:A 189/81 DEL 15.12.1981.
VEDI MANDATO DI CATTURA 2,/82 DEL 2.1.1982.
VEDI MANDATO DI CATTURA 323/84 DEL 29.9.1984.
VEDI MANDATO DI CATTURA 418/84 DEL 4.12.1984.

TRIBUNALE DI PALERMO UFFICIO ISTRUZIONE PROCESSI PENALI N. 2289/82 R.G.U.I.


ORDINANZA SENTENZA emessa nel procedimento penale
CONTRO
ABBATE GIOVANNI + 706 VOLUME N. 22
BRUNO FRANCESCO E STATO RAGGIUNTO DAI SEGUENTI PROVVEDIMENTI RESTRITTIVI
DELLA LIBERTA PERSONALE:
A) ORDINE DI CATTURA N.189/81 PER LOMICIDIO DI GALLINA STEFANO E PER IL TENTATO
OMICIDIO DI SIMONETTA MARIA - CONNESSI DELITTI DI DETENZIONE E PORTO DI ARMI;
B) MANDATO DI CATTURA N.2/82 PER GLI CHE, PERTANTO, SONO IN STESSI REATI (VOL.
L/V).
C) MANDATO DI CATTURA N.323/84 PER I REATI DI CUI AGLI ARTT.416 E 416 BIS C.P., PER I
REATI DI CUI AGLI ARTT.71 E 75 LEGGE N.G85/75, NONCHE PER I REATI CONTESTATIGLI
CON I PROVVEDIMENTI DI CUI ALLE LETT.A) E B)
QUESTO ASSORBITI.
BIONDO SALVATORE E VITALE PAOLO DEBBONO RISPONDERE DEL REATO DI
FAVOREGGIAMENTO PERSONALE CONTESTATO LORO CON ORDINE DI CATTURA N.190/81 E
MANDATO DI CATTURA N.1/82.
BRUNO FRANCESCO DEVE RISPONDERE DEI REATI ASSOCIATIVI (416, 416 BIS C.P.), DEI
REATI DI CUI AGLI ARTT.71 E 75 LEGGE N.685/75, NONCHE DELLOMICIDIO DI GALLINA
STEFANO E DEL TENTATO OMICIDIO DI SIMONETTA MARIA, MOGLIE DI QUESTO
ULTIMO.
BRUNO FRANCESCO DEVE RISPONDERE DEI REATI ASSOCIATIVI (416, 416 BIS C.P.), DEI
REATI DI CUI AGLI ARTT.71 E 75 LEGGE N.685/75, NONCHE DELLOMICIDIO DI GALLINA
STEFANO E DEL TENTATO OMICIDIO DI SIMONETTA MARIA, MOGLIE DI QUESTO ULTIMO.
BIONDO SALVATORE E VITALE PAOLO, A LORO VOLTA, DEBBONO RISPONDERE DEL
DELITTO DI FAVOREGGIAMENTO PERSONALE AVENDO, CON LE LORO DICHIARAZIONI,
CERCATO DI FORNIRE AL BRUNO UN ALIBI, RISULTATO DEL TUTTO INCONSISTENTE,
PER IL GIORNO DEL DELITTO (CAPO 134).
NEL TRATTARE DELLOMICIDIO DI GALLINA STEFANO SI E ANALITICAMENTE ESAMINATA
LA POSIZIONE DEL BRUNO IN PARTICOLARE, NE SI RITIENE IN QUESTA SEDE
NECESSARIO RIPERCORRERE TUTTO LITER DELLE INDAGINI DI P.G. ED ISTRUTTORIE
CHE HANNO PERMESSO DI INDIVIDUARE NELLIMPUTATO UNO DEI KILLER DEL
GALLINA. (VOL.1/V) .
In detta sede, inoltre, e' stata esaminata la posizione processuale del Biondo e del Vitale
i quali - soci del Bruno in una impresa di costruzioni hanno tentato di fornire a quest'ultimo un alibi,
miseramente crollato sotto una schiacciante mole di prove testimoniali.

Vi e' solo da esaminare la posizione del Bruno all'interno della organizzazione e, a tal proposito, vi
e' rileva:r:e come lo stesso non possa essere considerato un killer occasionale, ingaggiato per la
eliminazione del Gallina, ma un membro stabile della organizzazione mafiosa.
Ed, invero, militano in tal senso due ordini di ragioni, tutti attinenti alle personalita' e della vittima e
dell'imputato.
Stefano Gallina non era un personaggio di poco conto all'interno del gruppo di Gaetano
Badalamenti ed, anzi, si e' gia' rilevato, parlando del suo omicidio, come, eliminato Nino
Badalamenti, Gallina, latitanti o soppressi gli altri rimaneva unico elemento di spicco del gruppo:
non n caso, infatti, la sua eliminazione seguiva di poco quella di Mino Badalamenti.
Di contro, il Bruno non poteva considerarsi un "manovale del crimine", stante la sua solida
posizione di costruttore edile: la sua scelta come killer del Gallina era dovuta proprio al suo
inserimento nella organizzazione ed alla sua personalita' che l'avrebbe reso insospettabile se non
fosse stato notato da un testimone oculare mentre si allontanava precipitosamente dal luogo del
delitto.
Il Bruno deve, quindi, rispondere del reato di cui all'art.416, nonche' del reato di cui all'art.416 bis
C.P . come pure deve rispondere dell'omicidio di Gallina Stefano e
del tentato omicidio di Simonetta Maria nonche' dei connessi delitti di detenzione e porto d'armi
(Capi 1, 10, 131, 132, 133).
Biondo Salvatore e Vitale Paolo vanno rinviati a giudizio per rispondere del reato di
favoreggiamento loro ascritto con il mandato di cattura n.1/82. nel quale deve ritenersi assorbito
l'ordine di cattura n.190/81.
Il Bruno. di contro, deve essere prosciolto con formula dubitativa dai reati di cui agli artt.71 e 75
legge n.685/75, non essendo emersi sufficienti elementi di responsabilita' a suo carico in ordine a
tali reati (Capi 13, 22)

Da pag 165 a pag 169

http://www.intuscorleone.it/media/filer_public/4a/ee/4aee2edf-b2e6-4a27-868e0b9aff803d3a/tomo_22_parte_vi_-_le_singole_posizioni__capitolo_2_da_baiamonte_concetta_a_buscemi_salvatore.pdf
PROCESSO PER ASSASSINIO DALLA CHIESA

ERGASTOLO A RIINA TOTO AI

KILLER FRANCESCO BRUNO SPADARO FRANCESCO E SENAPA PIETRO

18

MARZO 1995
PALERMO. Nove condanne all'ergastolo per Tot Riina e altri esponenti della Cupola: si
concluso cos, ieri sera a Palermo, lo stralcio del primo maxiprocesso a Cosa nostra per gli omicidi
del generale Dalla Chiesa, di Boris Giuliano e di Paolo Giaccone.
3

La sentenza stata emessa dalla terza sezione della corte d'assise d'appello. Per Riina l'ottavo
ergastolo. Le altre condanne a vita sono state inflitte a Bernardo Provenzano, da molti anni latitante;
a Michele Greco, Il papa; a Francesco Madonia; a Pippo Cal, cassiere della mafia; a Bernardo
Brusca, boss di San Giuseppe Jato; ad Antonino Geraci, capo del mandamento di Partinico; e ai
killer Francesco Spadaro, Pietro Senapa, Francesco Bruno.
Il boss catanese Nitto Santapaola stato assolto per il delitto Dalla Chiesa ma nell'ambito dello
stesso processo gli era gi stato inflitto il decimo ergastolo - ora confermato - per la strage della
circonvallazione del 16 giugno '82. Quel giorno col boss Ferlito furono uccisi l'autista e tre
carabinieri della scorta. La sentenza riconosce a Riina e alla Cupola la reponsabilit non solo per la
strage Dalla Chiesa, ma anche per altri due clamorosi delitti eccellenti, a Palermo: l'uccisione, il 21
luglio '79, del vice questore Boris Giuliano, e l'agguato, l'11 agosto '82, al medico legale Paolo
Giaccone, freddato tra i viali del Policlinico per essersi rifiutato di modificare l'esito di una perizia
dattiloscopica.
Confermava il coinvolgimento di Antonino Marchese nella strage (5 morti) del Natale '81, a
Bagheria. Complessivamente lo stralcio prendeva in esame 25 omicidi collegati alla feroce guerra di
mafia scatenatasi negli Anni 80. La sentenza ribalta le conclusioni del verdetto emesso il 10
dicembre '90 da un'altra sezione della corte d'assise d'appello: Riina e gli altri boss erano stati
assolti. Ma questa parte della sentenza fu annullata il 30 gennaio '92 dalla prima sezione della
Cassazione che in quell'occasione era presieduta da Valente in sostituzione di Carnevale. Era stato il
presidente Brancaccio, oggi ministro dell'Interno, a imporre l'avvicendamento per ragioni di
opportunit.
Ieri gli avvocati della parte civile, Galasso e Avellone, hanno sottolineato che la sentenza ha ridato
senso a un delitto, quello Dalla Chiesa, che rischiava di restare senza autori.[a. r.
La Stampa - Torino
pag. 11

http://archivio.lastampa.it/articolo?id=9022483ee8476c8f255075420f839b625b422880

A CURA DEL COMITATO CITTADINO ISOLA PULITA DI ISOLA DELLE FEMMINE


http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.it/2010/02/blog-post_10.html

OMICIDIO GALLINA STEFANO BRUNO FRANCESCO TRIBUNALE DI PALERMO


UFFICIO ISTRUZIONE PROCESSI PENALI N. 2289/82 R.G.U.I. ORDINANZA - SENTENZA

7. Omicidio Gallina Stefano (Vol.1/V) Il 1~ ottobre 1981 - alle ore 13,30 circa - alcune telefonate
anonime giunte alla Stazione dei Carabinieri di Carini segnalavano come da poco fosse stato
consumato un omicidio nei pressi del passaggio a livello di detto Centro. I Carabinieri, giunti sul
posto, constatavano che allaltezza del civico 21 della Via Provinciale sostava una BMW targata
PA-544227 - posta in mezzo a detta strada con senso di marcia verso la ss.113. Sul sedile anteriore
sinistro giaceva, privo di vita, Gallina Stefano, dagli stessi Carabinieri ben conosciuto perche
diffidato. Si apprendeva, altresi, che la moglie della vittima, Simonetta Maria, rimasta a sua
volta ferita ed era stata accompagnata presso lOspedale di Carini.

Pag.Z.734 - Lauovetura. come detto, era ferma al centro della strada. con il senso di marcia
verso Palermo, e presentava numerosi fori p~odo~ti da colpi di arma da fuoco sul parabrezza e
sulla carrozzeria. mentre i vetri degli sportelli anteriori erano frantumati e il pneumatico
anteriore sinistro risultava forato. Il Gallina. in sede autoptica. risultava essere stato attinto in
varie parti del corpo da sette proiettili cal.38.

In localita Foresta di Carini, veniva, inoltre, :rinvenuta una Alfa Romeo Giulietta completamente
distrutta dal fuoco ed i VV.FF. provvedevano a spegnerne le ultime fiamme. Lauto era di prorieta
di Mercadanti Natale ed allo stesso era stata sottratta la notte del 18 agosto 1981 in Palermo.
Trattavasi, molto probabilmente. dellauto usata dai killer per lagguato al Gallina, stante le
modalitadella sua distruzione nello stesso arco di tempo in cui era stato consumato il delitto.
Simonetta Maria riferiva che il giorno dellomicidio, verso le ore 1 4 , dopo aver - Pag.2.735 assistito al matrimonio del nipote Simonetta Domenico presso la chiesa Madre di Carini,con il
marito si stava dirigendo in localita Foresta ove, nel ristorante La Campagnola, si sarebbe
dovuto tenere il banchetto nuziale. Lungo la via, la BMW del marito veniva sorpassata da altra
autovettura i cui occupanti, dopo ave:z: bloccato il mezzo, esplodevano nume:z:osi colpi di a:z:ma
da fuoco. In preda al panico, la donna non sapeva dare nessuna altra utile indicazione sui kille:z:,
sulle armi adoperate o sulla dinamica del fatto. Licastri Emilio riferiva che, precedendo con la sua
auto quella di Gallina Stefano, stava recandosi al ristorante La Campagnola per partecipare al
banchetto nuziale. A circa 250 metrid al passaggio a livello ferroviario notava una autovettura
ferma in senso trasversale :rispetto allasse della strada. Detta auto impegnava il senso di marcia
opposto al suo, anche se con la parte anteriore :rivolta verso la SS.113.
Notava, altresi, quattro uomini fermi sul margine destro della strada, uno accanto allaltro, intenti
a guardare verso il centro della carreggiata, tanto da dargli limpressione che si fosse verificato
un incidente stradale.
Subito dopo aver superato detta auto e, comunque, dopo circa 60/70 metri, udiva dei colpi di arma
da fuoco per cui, istintivamente, bloccava il suo mezzo e si rannicchiava per proteggersi.
Proprio in quel momento, percepiva il rumore di unautovettura che proseguiva ad alta velocita in
direzione della SS.113 e riusciva a legge:e, a distanza di circa 40 metri, le ultime due cifre della
targa, indicandole in 38.
Il mezzo che si allontanava era lo stesso poco prima avvistato fermo in mezzo alla carreggiata ed
era di colore giallo.

Il Licastri, quindi, riferiva di essere sceso e di essersi avvicinato alla BMW del Gallina ed aveva
constatato come questi fosse morto, mentre la moglie veniva soccorsa da un parente. Sul luogo
del delitto. poco dopo sopraggiungeva il Carabiniere Taormina Angelo originario di Carini ed in
servizio presso la Borgo Nuovo il quale stazione di Palermo riferiva che:

verso le ore 13,30 si trovava a transitare a bordo della sua auto, proveniente da Palermo per far
ritorno a Carini; giunto a circa 200 metri dal passaggio a livello di Carini aveva notato una
BMW con a bordo una donna in preda a forte agitazione;

nel frattempo aveva notato a circa 15-20 metri dalla sua auto una Alfa Romeo Giulia di colore
giallo con a bordo un individuo dalla apparente eta di 30-35 anni che effettuava una repentina
inversione di marcia per poi dirigersi velocemente verso Palermo; aveva intuito che era
accaduto qualcosa effettuata a sua volta di grave e, linversione quindi, di marcia, si era posto
allinseguimento della Giulia, riuscendo a riprendere contatto con la stessa nei pressi della zona
industriale di Carini; - aveva constatato che gli sarebbe stato impossibile raggiungere lauto
che procedeva a velocita sostenuta ed aveva desistito dallinseguimento. mentre la predetta
auto imboccava lo svincolo autostradale per Palermo era riuscito. comunque, a rilevare il
numero di targa che indicava in PA-453236. immediate indagini facevano rilevare come detta
targa appartenesse proprio ad una Alfa Romeo Giulietta di colore giallo intestata ad Alimena
Provvidenza. residente in Isola delle Femmine, via Volta n.6. Bruno Antonino marito della
Alimena dichiarava che detta auto era stata prelevata il mattino del ottobre dal figlio Bruno
Francesco.

Il Bruno non veniva rintracciato, ne i di lui genitori erano in grado di fornire utili indicazioni
per localizzarlo anche se concordemente, dichiaravano che lo stesso era uscito di casa quel 1
ottobre verso le ore 7-7,30.

La successiva perquisizione in casa del Bruno dava esito negativo ed, essendo stata effettuata
proprio in conseguenza della individuazione dellaGiulietta gialla, dovra ritenersi come
negativa fosse stata anche la ricerca della suddetta auto.
Si accertava, comunque, che il Bruno era socio di una impresa di costruzioni edile denominata
Immobiliare Sicania, insieme con Vitale Paolo e Biondo Salvatore.
Venivano sentiti i dipendenti di tale impresa, Lo Cicero Vincenzo, Tripiciano Edoardo e Puleo
Costantino (Vo1.1/V f.138) i quali, concordemente, affermavano di aver visto il Bruno in
cantiere, di mattina,quel 1 ottobre e di averlo, successivamente, rivisto verso le ore 13/13,30
mentre si trovava, solo, presso la sua abitazione di via A.Volta, con la sua auto.
Risentiti lo stesso giorno 2 ottobre, il Lo Cicero, il Tripiciano ed il Puleo, ammettevano di aver
visto il Bruno solo verso le ore 8 del 1 ottobre, mentre escludevano di averlo poi rivisto verso le
ore 13-13,30, non sapendo spiegare il perche della precedente, contrastante dichiarazione
<Vol. f.139) - <Vol f.142.). Campanella f.sco Paolo - altro dipendente riferiva di aver visto il
Bruno in cantiere il 30 settembre verso le ore 9 e di non averlo piu visto, nemmeno il giorno di
paga, in cui. In assenza dello stesso Bruno era stato retribuito dal Vitale Vol. f.1Q5). Di Cesare
Paolo - altro dipendente della impresa - dichiarava il 6 ottobre che il Bruno era solito
provvedere alle retribuzioni dei dipendenti, e cio sino al sabato della settimana precedente.
Mentre lultimo sabato 3 ottobre - erano stati pagati dal Vitale.

Precisava il De Cesare che nel corso della settimana precedente il Bruno non era stato visto in
cantiere, mentre erano stati presenti tutti i giorni il vitale ed il Biondo i quali si allontanavano
dal cantiere solo dalle 12 alle 13 per fare colazione.
Esprimeva la certezza che anche il giovedi 1 ottobre il Biondo ed il Vitale erano stati nel cantiere
e, come al solito, si erano allontanati dalle 12 alle 13.
Questa ultima circostanza la ricordava bene in relazione al Vitale (Volo 1/V bene in relazione al
(Vol.1/V ~.147).
Biondo Salvatore (Volo 1/V ~.150) (Vol.1/V %.153) contrariamente a quanto asserito dagli altri
dipendenti, riferiva che il Bruno era giunto in cantiere la mattina del 1 ottobre verso le ore 9.
Dopo qualche era, lui, il Bruno ed il Vitale si erano portati a circa 100 metri di distanza dal cantiere
per tracciare la recinzione di un villino gia esistente ed avevano finito detto lavoro verso le ore
14.
Avevano consumato la colazione sul posto e, successivamente, erano tornati al cantiere dove si
erano trattenuti sino alle ore 17.
Aggiungeva che il Bruno era tornato in cantiere, seppure per pochi minuti. Vitale Paolo (Vo1.1/V
f.154) - (Vo1.1/V f.157) confermava sostanzialmente le dichiarazioni rese dal Biondo sui
movimenti del Bruno il giorno 1 ottobre e insisteva nel riferire che loro tre erano stati a tracciare la
recinzione ed avevano passato insieme la giornata.
I due venivano, ovviamente, tratti in arresto con la imputazione di favoreggiamento personale,
essendo palese il mendacio in relazione ai movimenti del Bruno nella giornata del 1 ottobre.
Si provvedeva, comunque, a rintracciare il Proprietario del villino della cui recinzione avevano
parlato il Vitale ed il Biondo.
Il predetto identificato per Luparello Santo dichiarava di aver incaricato il Biondo, il Vitale ed il
Bruno dei lavori di recinzione del suo villino in contrada Inserra di Palermo, verso la fine di
luglio primi di agosto.
Gli stessi avevano accettato, ma avevano dichiarato di non potere iniziare subito i lavori perche
altrove occupati.
A fine agosto, avendo venduto il suo appartamento di via Cataldo Parisio, era stato costretto a
trasferirsi nel residence Marbela in attesa che fosse reso abitabile il suo predetto villino e,
pertanto, aveva pregato i tre di accellerare i lavori di recinzione agli stessi affidati.
Aveva, quindi, potuto notare che sicuramente prima della fine di settembre, la recinzione era gia
stata tracciata con calce e terra e che i lavori erano iniziati.
Dei lavori si occupava quasi esclusivamente il Vitale, con lassistenza del Biondo, mentre il Bruno
era presente solo saltuariamente.
Precisava come fosse da escludere che il 1 ottobre 1981 la recinzione con la linea di calce dovesse
ancora essere tracciata (Vol.3/V f.83).
Le indagini istruttorie, dunque, avevano acclarato come il Bruno si fosse presentato in cantiere la
mattina del 1 ottobre e, allontanatosi, non era stato piu visto, ne quel giorno. ne nei successivi
giorni.
3

Il tentativo di fornire un alibi al Bruno da parte dei suoi soci vitale e Biondo era miseramente
naufragato: i due, infatti, erano stati smentiti dai dipendenti della impresa sulla presenza del
Bruno in cantiere nel corso della giornata del ottobre. come pure erano stati smentiti dal
Luparello sulla recinzione del villino per tracciare la quale tutti e tre i soci sarebbero :rimasti a
lavorare sino al primo pomeriggio di quel fatidico 1 ottobre.
Tornando alla scena del delitto e, segnatamente, alla BMW del Gallina, si deve osservare come
sulla stessa fossero state rinvenute tracce di una lunga striatura dalla lunghezza di mt.2 sulla
fiancata sinistra, dal parafango posteriore allo sportello posteriore, prodotta verosimilmente da
collisione con altro autoveicolo (Vol.1/V f.48), nonche tracce di vernice, presumibilmente
beige.
Veniva disposta perizia tecnica per accertare la natura e le caratteristiche chimico-fisiche e
meccaniche di alcune impronte e tracce esistenti sulla carrozzeria della BMW.
Il Perito Vo1.3/V f.2.42.) e segg.) riferiva come lesame, effettuato con adeguata attrezzatura,
avesse permesso di accertare che limpronta in argomento consisteva in un riporto di smalto di
finitura di tipo sintetico termoindurente a tono cromatico giallo chiaro e doveva ritenersi lesito
di un urto di tipo superficiale, ad andamento continuo, fra lunita in esame ed altra autovettura,
con carrozzeria definita a mezzo prodotti (smalti) sintetici a tono cromatico giallo.
In breve, il Perito rilevava come la striatura fosse stata prodotta dallurto con altra autovettura di
colore giallo.
Depositata la relazione di perizia in cui si e detto, perveniva. in data 29.11.82, una istanza dei
difensori del Bruno <Vo1.3/Y f.274) con la quale, preso atto delle conclusioni peritali, si
suggeriva come fosse opportuno una ispezione della autovettura di al fine di acquisire la
certezza proprieta familiari, dellimputato in possesso dei sullo stato della carrozzeria e della
verniciatura.
Veniva fuori. cosi, la fantomatica Giulietta del Bruno che invano cercata nel corso dei
numerosissimi controlli e delle accurate perquisizioni. ora risultava essere in possesso dei
genitori dello stesso.
Il giorno 11 gennaio 83 venia conferito allo stesso Perito il nuovo incarico di perizia sulla auto
Alfa Romeo Giulia Nuova Super 1300 targata PA-453236 <Vol.3/V f.283.
La relazione Yo1.3/V f.314) e segg.) permetteva di far naufragare anche questo ulteriore tentativo
di maldestra difesa approntato dal Bruno e dai suoi genitori.
Rilevava, infatti, il Perito che: trattavasi di una berlina con carrozzeria in tono cromatico giallo;
lautovettura denunciava, in tutta evidenza, gli esiti di interventi estesi di ripristino della
verniciatura e, in particolare, dello smalto di finitura, con impiego di prodotti, mezzi dopera di
tecniche in tutto e per tutto diverse da quelle orginali;
lo smalto era stato dato con mezzi artigianali, (pistola ad aria compressa), mentre gli spessori del
film di vernice denunciavano macroscopiche difformita da zona a zona della carrozzeria, con
variazioni comprese fra 100 e 220 micron e, comunque, di gran lunga superiori a quelli originali,
normalmente contenuti in misura non superiore a 60 microni gli spessori maggiori, rilevati in
alcune zone circoscritte, quali alloggio fari anteriori e cofano posteriore, documentavano
interventi di ripristino della carrozzeria con risagomatura dei lamierati;

lautovettura, in atto, non mostrava tracce evidenti di fatti traumatici anche superficiali e di modesta
entit le attuali condizioni degli smalti di finitura testimoniavano interventi di ripristino avvenuti
in epoca compresa tra i 12 ed i 16 mesi anteriori alla data dellaccertamento i riporti di smalto a
suo tempo rilevati sullautovettura BMW 520 (quella del Gallina) non avevano attinenza alcuna
con i prodotti impiegati per lattuale definizione della berlina in esame i questi ultimi, diversi da
quelli impiegati dallAlfa Romeo, potevano appartenere alla gamma di prodotti usati dalla Fiat
per alcune sue auto.
Il Bruno, cioe, 12 o 16 mesi prima dellaccertamento, aveva provveduto a far riparare la
carrozzeria e a far :riverniciare di giallo lauto, con prodotti diversi da quelli impiegati dalla casa
costruttrice.
Cosi facendo, limputato eliminava le tracce di striature riportate a causa dellimpatto con la BMW
del Gallina e sostituiva la vernice, sicche non vi fosse piu corrispondenza alcuna tra le tracce di
vernice lasciate sulla BMW e la vernice della sua Giulia: tali si rivelavano le conclusioni da
trarre e dalla perizia e dai successivi accertamenti richiesti dal P.M. ed effettuati dal .l.Vol.3/V
f.3Z7) e segg.).
Detti accertamenti, infatti venivano effettuati per acclarare se vi erano state accurate ricerche della
Giulia e per tentare di individuare chi e come avesse effettuato i lavori di ripristino sulla
stessa.
Veniva sentito, innanzitutto, lIng. Ennio Ribaudo (Vo1.3/V f.328) Perito dellUfficio nelle due
perizie - e questi riferiva che, per eseguire accertamenti sulla Giulia del Bruno, era stato
rilevato a casa dallo avvocato Ganci (difensore dellimputato), il quale, con la sua auto, lo aveva
condotto in Isola delle Femmine davanti ad un garage.
Qui gli era stato presentato un uomo che si era qualificato come il padre del Bruno, mentre
allinterno del garage stesso gli era stata fatta trovare lauto.
Lo stesso avv. Ganci gli aveva specificato come il garage si trovasse a circa 200 mt dalla abitazione
del Bruno.
Precisava il Ribaudo di non essere in grado di indicare chi avesse effettuato le riparazioni rilevate
sullautovettura e che, comunque, queste risalivano ad epoche diverse: la brillantezza degli
smalti gli faceva dedurre che le riparazioni piu recenti erano quelle della parte anteriore
dellautovettura.
Il Comandante della Compagnia Carabinieri di Partinico veniva, quindi, incaricato di svolgere
indagini per individuare il citato garage, nonche per individuare chi avesse disposto le
riparazioni sullauto. Al predetto veniva chiesto anche di indicare i nomi dei militari dellArma
incaricati delle ricerche del Bruno e della sua autovettura.
Con il rapporto del 27 Yol.3/Y f.330) gennaio 1984 e segg.), -la Compagnia cc. di Partitico
indicava i nominativi dei Militari impegnati nelle ricerche di cui sopra.
Con lo stesso rapporto si segnalava lavvenuto sequestro dellauto trovata in possesso di Tesauro
Girolamo.
che: Questultimo (Vo1.1/V f.345) dichiarava nel 1981 Bruno Antonino (padre dellimputato) gli
aveva offerto in vendita unauto che deteneva in un garage;
provata lauto e laveva acquistata;
5

concordato il prezzo, poiche lauto presentava macchie di ruggine, aveva contattato un carrozziere
eventuale riverniciatura;
per la a causa dellalto costo necessario per eseguire detta riverniciatura, vi aveva rinunciato ed
aveva solo provveduto, prima dellestate83, a far installare sulla stessa limpianto di
alimentazione a gas; nel novembre del 1983 aveva avuto un incidente stradale allincrocio tra via
Leopardi e via Pipitone Federico;
mentre era in possesso di detta autovettura, Bruno Antonino gliela aveva chiesta in prestito per
qualche giorno e, cosi, lui gliela aveva data per un 15 giorni nessun altro tipo di lavoro aveva
fatto effettuare sullauto, tranne il citato impianto a gas e la pulitura dei carburatori.
Bruno Antonino(Vol.1/V f.347) dichiarava di aver venduto lauto al Tesauro con limpegno, da
parte di costui, di permettere la esecuzione di eventuali perizie sulla stessa. Aveva, infatti,
riottenuto la predetta auto quando il difensore (del figlio) gliene aveva fatta richiesta.
Escludeva, comunque, di aver fatto eseguire lavori su detta auto.
Tesauro, successivamente (Vol.1/V f.354) aggiungeva che lauto gli era stata venduta i primi mesi
di quellanno (1982), in quanto ricordava che era dinverno e che nellestate io avevo gia la
macchina. Specificava che lautovettura era stata da lui ritirata in una autorimessa sita a
pochissimi metri dal caseificio del Bruno.
In una ultima occasione precisava (Vol.1/Vff.365) che lauto gli era stata consegnata dal Bruno il 1
agosto 1982, lo stesso giorno in cui aveva subito una contravvenzione perche sorpreso a circolare
senza il bollo.
Lautovettura, quindi, laveva restituitafi primi dellottobre 1982 ed il Bruno non glifaveva
specificato i motivi di questa richiesta.
Era sicuro di non aver effettuato lavorifin detta auto in tutto il periodo in cui ne erafstato in
possesso, come pure escludeva che lafstessa auto avesse subito riparazioni nel periodo in cui era
stata riconsegnata al Bruno.
Ling. Ribaudo (Vol.1/V f.364) precisava di aver compiuto accertamenti sulla Giulia del Bruno
nelle ore antimeridiane del giorno 8 marzo 1983 (Vol.1/V f.367).
I Militari dellArma che aveva partecipato alle ricerche e del Bruno e della sua auto,
concordemente, dichiaravano di aver effettuato accurate ricerche anche del mezzo, ma
infruttuosamente, ((Vol.1/V f.350) e segg.) nel corso delle numerose perquisizioni.
Nessun dubbio, quindi, che lauto del Bruno venne accuratamente cercata e cio, prescindendo dalle
dichiarazioni dei Carabinieri, e del tutto ovvio se solo si pone mente al fatto che il nome
dellimputato era venuto fuori proprio effettuando accertamenti sulla sua auto notata sul luogo
dellomicidio del Gallina.
Gli accertamenti del Ribaudo, effettuati nel marzo del 1983, evidenziavano come i lavori di
ripristino della vernice erano stati effettuati 12/16 mesi prima: cio porta a ritenere che tali lavori
vennero eseguiti proprio in epoca prossima e posteriore a quella dellomicidio del Gallina.
Lauto, subito dopo limpatto con la BMW del Gallina,era stata fatta riparare ed era stata nascosta
in un garage non di pertinenza del Bruno, si che era stato impossibile rinvenirla.
Se il Bruno, non avesse avuto nulla da temere avrebbe subito messo a disposizione degli inquirenti
detta auto.
6

Aveva, invece, occultato la stessa anche per non farne rilevare lavori di riverniciatura effettuati e,
dopo oltre 16 mesi, quando gia si conoscevano i risultati degli accertarnenti cromatici effettuati
sulla BMW del Gallina, aveva tentato di giocare la carta dellesame peritale sulla stessa, sicuro
della diversita delle vernici e della eliminazione delle striature.
Che il Bruno sia lautore materiale dellomicidio del Gallina, comunque, evidenziato anche dal
falso alibi allo stesso fornito dal Vitale e dal Biondo e di cui si e' ampiamente detto.
Giova ribadire che i dipendenti del Bruno quel giorno lo videro solo nella primissima mattinata,
mentre videro allontanarsi dal cantiere gli altri due soci solo per l'ora della colazione: cio' e ' stato
ulteriormente confermato dal Luparello che ha decisamente affermato che la recinzione del suo
villino era gia' stata effettuata molto tempo prima di quel 1 ottobre 81.
Individuato uno degli autori materiali dell'omicidio sorpreso proprio mentre precipitosamente si
allontanava a bordo della "Giulia" con la quale aveva, con altri, atteso il Gallina resta da esaminare
il movente dell'omicidio stesso.
Gallina Stefano apparteneva ad una famiglia (i "Malavita") tristemente famosa nella zona di
Villagrazia di Carini per vari episodi delittuosi. Gallina Vito suo cugino era stato ucciso in
Fabriano il 4.2.74, mentre un altro suo cugino Gallina Giovanni - era stato ucciso a Carini subito
dopo, il 26.5.74.
Gallina Salvatore, fratello dei suddetti Vito e Giovanni,era stato tratto in arresto dai cc. di Palermo
il 22.10.80 perche' implicato in fatti connessi al traffico di stupefacenti, mentre un altro Gallina
Salvatore, pure cugino della vittima, risulta essere latitante perche' colpito da mandatodi cattura
(n.220/S0) emesso dal G.Io di Palermo per traffico di stupefacenti.
Pipitone Angelo Antonino elemento di spicco della mafia di Carini- e imputato nel presente
procedimento penale, e' implicato nel traffico di stupefacenti (m.c. N.240/80 emesso dal G.I.di
Palermo): lo stesso e' un altro cugino della vittima.
Nell'agosto del 1980, proprio dietro l'abitazione del predetto Pipitone veniva scoperta una raffineria
eroina (Gerlandi abitazione e della raffineria si trovava la Alberto ed altri), mentre nei pressi di
detta villa"bunker" di Badalamenti Antonino (ucciso il 18 agosto 81), reggente della famiglia
mafiosa di Cinisi, succeduto a Gaetano Badalamenti nel controllo di detta famiglia.
L'omicidio del Gallina quindi si inquadra perfettamente nella strategia di eliminazione Dei
"fedelissimi" di Gaetano Badalamenti.
Ed, invero, dopo la eliminazione di alcuni dei suoi cugini, dopo l'arresto e la latitanza di altri,
Gallina Stefano aveva assunto un ruolo di preminenza all'interno di detta famiglia, venendo, cosi',
ad essere un punto di riferimento e di forza per tutti gli altri amici del Badalamenti.
Non va, infatti, dimenticato come per isolare il potente boss di Cinisi siano stati eliminati
Badalamenti Silvio (Marsala 2.6.83), Badalamenti Natale (Carini, 21. 1 1 . 1983) Badalamenti
Agostino (20.2.84 Rep.:Eed Ted.) Badalamenti Salvatore (Cinisi, 19.11.1982) Badalamenti
Antonino(Carini, 18.8.1981).
La stessa successione cronologica tra gli omicidi di Badalamenti Antonino e Stefano Gallina e'
altamente indicativa se rapportata anche al ruolo assunto dai due all'interno della famiglia di Cinisi.

Secondo quanto riferito dal Buscetta e quanto oggettivamente emerso dalle indagini relative
all'omicidio di Badalamenti Nino, come si e ' visto questi aveva sostituito, per decisione della
commissione, Gaetano Badalamenti come capo della"famiglia" di Cinisi.
Trattavasi, pero', pur sempre di un Badalamenti , con l'ex capo ancora libero ed attivo,
rappresentava una minaccia alle mire egemoniche dei corleonesi.
Badalamenti Nino viene, cosi', ucciso il 18.8. 81 e, dopo due mesi. appena, viene ucciso anche
Stefano Gallina mentre Badalamenti Natale altro componente della famiglia, VIENE ucciso nel
novembre del 1983.
Il ruolo del Gallina, si ripete, va valutato proprio in relazione alla soppressione di Nino
Badalamenti, all'arresto e alla latitanza di alcuni cugini del primo: tutto cio' aveva posto il Gallina
stesso in una posizione di preminenza all'interno del clan Badalamenti e, quindi, nella logica dello
sterminio degli amici e congiunti del vecchio capo, la sua eliminazione era inevitabile.
Per l'omicidio del Gallina,per il tentato omicidio di Simonetta Maria, nonche' per i connessi
delittidi detenzione e porto di armi (Capi 131, 132, 133), vanno rinviati a giudizio Greco Michele,
Greco Ferrara Salvatore, Riina Salvatore, Riccobono Rosario, Marchese Filippo, Vernengo Pietro,
Greco Giuseppe di Nicolo', Provenzano Bernardo, BruscaBernardo, Scaglione Salvatore, Calo'
Giuseppe, Geraci Antonio "nene''', Scaduto Giovanni, Lo Jacono Pietro, Montalto Salvatore,
Bonurn Francesco, Buscami Salvatore, Pullara' Ignazio, Pullara' G.Battista, Savoca Giuseppe,
Cucuzza Salvatore, Corallo Giovanni,Bono Giuseppe, Motisi Ignazio.
Greco Leonardo, Bruno Francesco e Prestifilippo Mario Giovanni.
Vanno rinviati a giudizio per rispondere del delitto di favoreggiamento personale Biondo Salvatore
e Vitale Paolo (Capo 134).

Da pag 103 a pag 131


B.B.P., BILLECI VINCENZO, BIONDO, BRUNO FRANCESCO, CONSIGLIOMARIA CONCETTA, GALLINA
STEFANO,IMPASTATO, SALICETO, VASSALLO
GIUSEPPE, VITALE,DAGOSTINO,ENEA,BADALAMENTI,MUTOLO,NAIMO,MICALIZZI,RICCOBONO,GUGLIELMO
FELICE,LUCIDO,CATALDO,CARDINALE,LO CICERO

file:///C:/Documents%20and%20Settings/Valy/Desktop/BRUNO%20FRANCESCO%201951%20
OMICIDIO%20GALINA%20STEFANO%20PAG%20103%20131.pdf
A cura del Comitato Cittadino Isola Pulita di Isola delle Femmine
http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.it/2012/05/mafia-isola-delle-femmine-addio-pizzo5_09.html

TRIBUNALEDI PALERMO UFFICIO ISTRUZIONE PROCESSI PENALI


N. 2289/82 R.G.U.I.
ORDINANZA SENTENZA emessa nel procedimento penale
CONTRO
ABBATE GIOVANNI + 706 VOLUME N. 3
- PAGO 365 GRECO MICHELE, GRECO SALVATORE N.7.7.1927, RIINA SALVATORE, RICCOBONO ROSARIO,
MARCHESE FILIPPO, VERNENGO PIETRO, GRECO GIUSEPPE DI NICOLO, PRESTIFILIPPO
MARIO GIOVANNI, PROVENZANO BERNARDO, BRUSCA BERNARDO, SCAGLIONE
SALVATORE, CALO GIUSEPPE, MADONIA FRANCESCO, GERACI ANTONINO N.2.1.1917,
SCADUTO GIOVANNI, LO JACONO PIETRO, MONTALTO SALVATORE, BONURA FRANCESCO,
BUSCEMI SALVATORE N.28.5.1938, PULLARA IGNAZIO, PULLARA G. BATTISTA, SAVOCA
GIUSEPPE, CUCUZZA SALVATORE, CORALLO GIOVANNI, BONO GIUSEPPE, BRUNO
FRANCESCO, MOTISI IGNAZIO, GRECO LEONARDO:
131) DEL REATO P. E P. DAGLI ARTT.110, 112 N.1, 575, 577 N.3 C.P., PER AVERE, AGENDO IN
CONCORSO TRA LORO E CON IGNOTI, IN PIU DI CINQUE PERSONE RIUNITE, CAGIONATO LA
MORTE DI GALLINA STEFANO, CONTRO CUI ESPLODEVANO NUMEROSI COLPI DI ARMA DA
FUOCO, COMMETTENDO IL FATTO CON PREMEDITAZIONE.
IN CARINI, 11.10.1981.
VEDI ORDINE DI CATTURA 189/81 DEL 15.12.1981.
VEDI MANDATO DI CATTURA 2/82 DEL 2.1.1982.
VEDI MANDATO DI. CATTURA 323/84 DEL 29.9.1984.
VEDI MANDATO DI CATTURA 418/84 DEL 4.12.1984.
132) DEL REATO P. E P. DAGLI ARTT.110, 112 N. C.P., 56, 575, 577 N.3 C.P., PER AVERE,
AGENDO IN CONCORSO TRA DI LORO, IN PIU DI CINQUE PERSONE RIUNITE, COMPIUTO
ATTI IDONEI DIRETTI IN MODO NON EQUIVOCO A CAGIONARE LA MORTE DI SIMONETTA
MARIA, CONTRO CUI ESPLODEVANO COLPI DI ARMA DA FUOCO, SENZA RIUSCIRE
NELLINTENTO PER CAUSA INDIPENDENTE DALLA LORO VOLONTA.
PAGO 367 IN CARINI, 11.10.1981.
VEDI ORDINE DI CATTURA 189/81 DE1 15.12.1981.
VEDI MANDATO DI CATTURA 2/82 DE1 2.1.1982.
VEDI MANDATO DI CATTURA 323/84 DE1 29.9.1984.
VEDI MANDATO DI CATTURA 418/84 DE1 4.12.1984 .
133) DE1 REATO P. E P. DAG1I ARTT.61 N.2, 81 L.14.10.1974 AGENDO IN CPV. , 110 , 112 N.L
N.497, C. P , PER 10, AVERE, 12 E 14 CONCORSO TRA 1ORO E CON IGNOTI, IN PIU DI CINQUE
PERSONE RIUNITE ED IN ESECUZIONE DE1 MEDESIMO DISEGNO CRIMINOSO, DETENUTO E
PORTATO I11EGA1MENTE IN 1UOGO PUBB1ICO ARMI COMUNI DA FUOCO A1 FINE DI
COMMETTERE I REATI DI CUI AI CAPI 131) E 132) DE11A RUBRICA.
PAGO 368IN CARINI, 11.10.1981.
VEDI ORDINE DI CATTU:R:A 189/81 DEL 15.12.1981.
VEDI MANDATO DI CATTURA 2,/82 DEL 2.1.1982.
VEDI MANDATO DI CATTURA 323/84 DEL 29.9.1984.
VEDI MANDATO DI CATTURA 418/84 DEL 4.12.1984.

TRIBUNALE DI PALERMO UFFICIO ISTRUZIONE PROCESSI PENALI N. 2289/82 R.G.U.I.


ORDINANZA SENTENZA emessa nel procedimento penale
CONTRO
ABBATE GIOVANNI + 706 VOLUME N. 22
BRUNO FRANCESCO E STATO RAGGIUNTO DAI SEGUENTI PROVVEDIMENTI RESTRITTIVI
DELLA LIBERTA PERSONALE:
A) ORDINE DI CATTURA N.189/81 PER LOMICIDIO DI GALLINA STEFANO E PER IL TENTATO
OMICIDIO DI SIMONETTA MARIA - CONNESSI DELITTI DI DETENZIONE E PORTO DI ARMI;
B) MANDATO DI CATTURA N.2/82 PER GLI CHE, PERTANTO, SONO IN STESSI REATI (VOL.
L/V).
C) MANDATO DI CATTURA N.323/84 PER I REATI DI CUI AGLI ARTT.416 E 416 BIS C.P., PER I
REATI DI CUI AGLI ARTT.71 E 75 LEGGE N.G85/75, NONCHE PER I REATI CONTESTATIGLI
CON I PROVVEDIMENTI DI CUI ALLE LETT.A) E B)
QUESTO ASSORBITI.
BIONDO SALVATORE E VITALE PAOLO DEBBONO RISPONDERE DEL REATO DI
FAVOREGGIAMENTO PERSONALE CONTESTATO LORO CON ORDINE DI CATTURA N.190/81 E
MANDATO DI CATTURA N.1/82.
BRUNO FRANCESCO DEVE RISPONDERE DEI REATI ASSOCIATIVI (416, 416 BIS C.P.), DEI
REATI DI CUI AGLI ARTT.71 E 75 LEGGE N.685/75, NONCHE DELLOMICIDIO DI GALLINA
STEFANO E DEL TENTATO OMICIDIO DI SIMONETTA MARIA, MOGLIE DI QUESTO
ULTIMO.
BRUNO FRANCESCO DEVE RISPONDERE DEI REATI ASSOCIATIVI (416, 416 BIS C.P.), DEI
REATI DI CUI AGLI ARTT.71 E 75 LEGGE N.685/75, NONCHE DELLOMICIDIO DI GALLINA
STEFANO E DEL TENTATO OMICIDIO DI SIMONETTA MARIA, MOGLIE DI QUESTO ULTIMO.
BIONDO SALVATORE E VITALE PAOLO, A LORO VOLTA, DEBBONO RISPONDERE DEL
DELITTO DI FAVOREGGIAMENTO PERSONALE AVENDO, CON LE LORO DICHIARAZIONI,
CERCATO DI FORNIRE AL BRUNO UN ALIBI, RISULTATO DEL TUTTO INCONSISTENTE,
PER IL GIORNO DEL DELITTO (CAPO 134).
NEL TRATTARE DELLOMICIDIO DI GALLINA STEFANO SI E ANALITICAMENTE ESAMINATA
LA POSIZIONE DEL BRUNO IN PARTICOLARE, NE SI RITIENE IN QUESTA SEDE
NECESSARIO RIPERCORRERE TUTTO LITER DELLE INDAGINI DI P.G. ED ISTRUTTORIE
CHE HANNO PERMESSO DI INDIVIDUARE NELLIMPUTATO UNO DEI KILLER DEL
GALLINA. (VOL.1/V) .
In detta sede, inoltre, e' stata esaminata la posizione processuale del Biondo e del Vitale
i quali - soci del Bruno in una impresa di costruzioni hanno tentato di fornire a quest'ultimo un alibi,
miseramente crollato sotto una schiacciante mole di prove testimoniali.

Vi e' solo da esaminare la posizione del Bruno all'interno della organizzazione e, a tal proposito, vi
e' rileva:r:e come lo stesso non possa essere considerato un killer occasionale, ingaggiato per la
eliminazione del Gallina, ma un membro stabile della organizzazione mafiosa.
Ed, invero, militano in tal senso due ordini di ragioni, tutti attinenti alle personalita' e della vittima e
dell'imputato.
Stefano Gallina non era un personaggio di poco conto all'interno del gruppo di Gaetano
Badalamenti ed, anzi, si e' gia' rilevato, parlando del suo omicidio, come, eliminato Nino
Badalamenti, Gallina, latitanti o soppressi gli altri rimaneva unico elemento di spicco del gruppo:
non n caso, infatti, la sua eliminazione seguiva di poco quella di Mino Badalamenti.
Di contro, il Bruno non poteva considerarsi un "manovale del crimine", stante la sua solida
posizione di costruttore edile: la sua scelta come killer del Gallina era dovuta proprio al suo
inserimento nella organizzazione ed alla sua personalita' che l'avrebbe reso insospettabile se non
fosse stato notato da un testimone oculare mentre si allontanava precipitosamente dal luogo del
delitto.
Il Bruno deve, quindi, rispondere del reato di cui all'art.416, nonche' del reato di cui all'art.416 bis
C.P . come pure deve rispondere dell'omicidio di Gallina Stefano e
del tentato omicidio di Simonetta Maria nonche' dei connessi delitti di detenzione e porto d'armi
(Capi 1, 10, 131, 132, 133).
Biondo Salvatore e Vitale Paolo vanno rinviati a giudizio per rispondere del reato di
favoreggiamento loro ascritto con il mandato di cattura n.1/82. nel quale deve ritenersi assorbito
l'ordine di cattura n.190/81.
Il Bruno. di contro, deve essere prosciolto con formula dubitativa dai reati di cui agli artt.71 e 75
legge n.685/75, non essendo emersi sufficienti elementi di responsabilita' a suo carico in ordine a
tali reati (Capi 13, 22)

Da pag 165 a pag 169

http://www.intuscorleone.it/media/filer_public/4a/ee/4aee2edf-b2e6-4a27-868e0b9aff803d3a/tomo_22_parte_vi_-_le_singole_posizioni__capitolo_2_da_baiamonte_concetta_a_buscemi_salvatore.pdf
PROCESSO PER ASSASSINIO DALLA CHIESA

ERGASTOLO A RIINA TOTO AI

KILLER FRANCESCO BRUNO SPADARO FRANCESCO E SENAPA PIETRO

18

MARZO 1995
PALERMO. Nove condanne all'ergastolo per Tot Riina e altri esponenti della Cupola: si
concluso cos, ieri sera a Palermo, lo stralcio del primo maxiprocesso a Cosa nostra per gli omicidi
del generale Dalla Chiesa, di Boris Giuliano e di Paolo Giaccone.
3

La sentenza stata emessa dalla terza sezione della corte d'assise d'appello. Per Riina l'ottavo
ergastolo. Le altre condanne a vita sono state inflitte a Bernardo Provenzano, da molti anni latitante;
a Michele Greco, Il papa; a Francesco Madonia; a Pippo Cal, cassiere della mafia; a Bernardo
Brusca, boss di San Giuseppe Jato; ad Antonino Geraci, capo del mandamento di Partinico; e ai
killer Francesco Spadaro, Pietro Senapa, Francesco Bruno.
Il boss catanese Nitto Santapaola stato assolto per il delitto Dalla Chiesa ma nell'ambito dello
stesso processo gli era gi stato inflitto il decimo ergastolo - ora confermato - per la strage della
circonvallazione del 16 giugno '82. Quel giorno col boss Ferlito furono uccisi l'autista e tre
carabinieri della scorta. La sentenza riconosce a Riina e alla Cupola la reponsabilit non solo per la
strage Dalla Chiesa, ma anche per altri due clamorosi delitti eccellenti, a Palermo: l'uccisione, il 21
luglio '79, del vice questore Boris Giuliano, e l'agguato, l'11 agosto '82, al medico legale Paolo
Giaccone, freddato tra i viali del Policlinico per essersi rifiutato di modificare l'esito di una perizia
dattiloscopica.
Confermava il coinvolgimento di Antonino Marchese nella strage (5 morti) del Natale '81, a
Bagheria. Complessivamente lo stralcio prendeva in esame 25 omicidi collegati alla feroce guerra di
mafia scatenatasi negli Anni 80. La sentenza ribalta le conclusioni del verdetto emesso il 10
dicembre '90 da un'altra sezione della corte d'assise d'appello: Riina e gli altri boss erano stati
assolti. Ma questa parte della sentenza fu annullata il 30 gennaio '92 dalla prima sezione della
Cassazione che in quell'occasione era presieduta da Valente in sostituzione di Carnevale. Era stato il
presidente Brancaccio, oggi ministro dell'Interno, a imporre l'avvicendamento per ragioni di
opportunit.
Ieri gli avvocati della parte civile, Galasso e Avellone, hanno sottolineato che la sentenza ha ridato
senso a un delitto, quello Dalla Chiesa, che rischiava di restare senza autori.[a. r.
La Stampa - Torino
pag. 11

http://archivio.lastampa.it/articolo?id=9022483ee8476c8f255075420f839b625b422880

CATASTO TERRENI - COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE ELENCO SOGGETTI


INTESTATARI
AGGIORNATO 19 MARZO 2012
ALIMENA PROVVIDENZA ISOLA DELLE FEMMINE 05/09/1929 E350 2 359 PA0094715
2012 001

CARDINALE GIOVANNI ISOLA DELLE FEMMINE 30/10/1947 E350 1 37 PA0094760 2012


001
CARDINALE GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 22/02/1945 E350 1 37 PA0094760 2012
002
CARDINALE RITA BARTOLA ISOLA DELLE FEMMINE 06/01/1943 E350 1 37
PA0094760 2012 003
UVA MARIA ISOLA DELLE FEMMINE 24/07/1913 E350 1 37 PA0094760 2012 004
CASTELLESE GIUSEPPE ALTOFONTE 25/03/1942 E350 3 2274 PA0101145 2012 001

POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937 E350 3 729 PA0094730 2012
001
POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937 E350 1 668 PA0094762 2012
001
POMIERO GIUSEPPE ISOLA DELLE FEMMINE 31/07/1937 E350 3 1748 PA0101144 2012
001
SAMANTA SICILIA COSTRUZIONI S.R.L. CON SEDE IN ISOLA E350 2 823 PA0094718
2012 001
SIALMA CASA S R L ISOLA DELLE FEMMINE E350 1 2146 PA0102052 2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO GIOVANNI E
POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 24 PA0094698 2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO GIOVANNI E
POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 65 PA0094705 2012 002
SOC NOME COLLETTIVO IMMOBILIARE B B P DI BRUNO PIETRO GIOVANNI E
POMIERO GIUSEPPE CON SEDE AD ISOLA DELLE E350 1 393 PA0101135 2012 002
SOCIETA ELLE DI GIAMBONA S A S. E350 1 220 PA0094754 2012 002
SOCIETA ELLE DI GIAMBONA S A S. E350 1 240 PA0094758 2012 001
SOCIETA FLLI AIELLO E C DELLE E350 1 984 PA0101153 2012 001
TOIA FRANCESCO PARTINICO 29/08/1946 E350 3 1911 PA0094721 2012 001
TOIA FRANCESCO PARTINICO 29/08/1946 E350 3 1912 PA0094722 2012 001
TOURIST HOLIDAYS. SRL CON SEDE IN ISOLA DELLE FEMMINE PIAZZA E350 3 977
PA0094739 2012 004
TROMBINO SIMONE SANTA NINFA 03/07/1925 E350 3 814 PA0094735 2012 002
TROMBINO SIMONE SANTA NINFA 03/07/1925 E350 3 815 PA0094736 2012 002
TROMBINO VITO SANTA NINFA 15/10/1928 E350 3 814 PA0094735 2012 003
TROMBINO VITO SANTA NINFA 15/10/1928 E350 3 815 PA0094736 2012 003
UVA MARIA ISOLA DELLE FEMMINE 24/07/1913 E350 1 37 PA0094760 2012 004

A CURA DEL COMITATO CITTADINO ISOLA PULITA DI ISOLA DELLE FEMMINE


http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.it/2010/02/blog-post_10.html

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