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Basilica di Sant'Apollinare Nuovo


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La basilica di Sant'Apollinare Nuovo una basilica di


Ravenna. Nata come luogo di culto ariano, nel VI secolo
fu consacrata a San Martino di Tours. Dal IX secolo la
basilica porta il nome attuale. L'appellativo di "Nuovo" le
stato dato per distinguerla da un'altra chiesa cittadina
pi antica, chiamata Sant'Apollinare in Veclo. La basilica
conserva il pi grande ciclo musivo finora conosciuto.

Basilica di Sant'Apollinare Nuovo

Indice

Esterno
Stato

Italia

1 Storia

Regione

2 Planimetria

Localit Ravenna
Religione cristiana cattolica di rito
romano

3 Mosaici

Titolare Apollinare di Ravenna

4 Altre immagini

Diocesi Arcidiocesi di RavennaCervia

5 Note
6 Bibliografia

Consacrazione VI secolo
Stile paleocristiano, bizantino
architettonico

7 Voci correlate

Inizio 505
costruzione

8 Altri progetti
9 Collegamenti esterni

Emilia-Romagna

Completamento XX secolo

Storia
La basilica fu fatta erigere dal re goto Teodorico nel 505 come
chiesa di culto ariano[1] con il nome di Domini Nostri Jesu
Christi. Fu la chiesa palatina di Teodorico[2] (cio una chiesa
per l'uso della sua corte)[1].
In seguito alla conquista della citt da parte dell'Impero
bizantino (540) l'imperatore Giustiniano pass in propriet della
Chiesa cattolica tutti i beni immobili gi posseduti dagli ariani.
Tutti gli edifici legati ai goti e all'arianesimo furono integrati al

Sito web http://www.ravennamosaici.it/

Bene protetto dallUNESCO


Patrimonio dell'umanit
Monumenti paleocristiani di Ravenna
(EN) Early Christian Monuments of
Ravenna

culto cattolico. La basilica ex teodoriciana venne riconsacrata a


San Martino di Tours, difensore della fede cattolica e avversario
di ogni eresia[2]. Sant'Apollinare Nuovo porta i segni tangibili
di quest'operazione: la fascia sopra gli archi che dividono le
navate era corredata da un ciclo di mosaici con temi legati alla
religione ariana. Su iniziativa del vescovo Agnello, il ciclo fu
cancellato e la fascia ridecorata ex novo. Furono risparmiati
solo gli ordini pi alti (con le "Storie di Cristo" e con i santi e
profeti), mentre nella fascia pi bassa, quella pi grande e pi
vicina all'osservatore, si procedette a una vera e propria
ridecorazione, che salv solo le ultime scene con le vedute del
Porto di Classe e del Palatium di Teodorico, sebbene epurate
per una damnatio memoriae[2] di tutti i ritratti, che
probabilmente appartenevano a Teodorico stesso e ai suoi
dignitari.
La basilica assunse il suo nome attuale solo intorno al IX secolo
dopo che vi furono portate le reliquie di sant'Apollinare, primo
vescovo di Ravenna, dall'omonima basilica di Classe per
sottrarle al pericolo delle scorrerie dei pirati[2].

Tipo Culturali
Criterio (i) (ii) (iii) (iv)
Pericolo Non in pericolo
Riconosciuto 1996
dal

Planimetria

Scheda (EN) Scheda (http://whc.u


UNESCO nesco.org/en/list/788)
(FR) Scheda (http://whc.un
esco.org/fr/list/788)

Si tratta di un edificio a tre navate, attualmente privo di


quadriportico e preceduto da un portico o nartece, risalente al XVI
secolo. Il nartece, in area ravennate, viene pi propriamente
chiamato rdica (dall'adattamento bizantino nrtheka del termine
greco classico nrthex, nartece).
Esternamente si presenta con una facciata a salienti, realizzata in
laterizio. Nella parte superiore si trova, esattamente al centro, una
grande e larga bifora in marmo, sormontata da altre due piccolissime
aperture, l'una a fianco dell'altra. Il nartece presenta un tetto
spiovente, che dalla facciata scende verso le colonne portanti. Queste
sono in marmo bianco e creano un notevole contrasto con la scurezza
dell'edificio vero e proprio. Nella parte anteriore destra rispetto alla
Basilica, si innalza verso il cielo un campanile dalla pianta circolare,
anch'esso in mattoni.

Pianta dell'edificio

La navata centrale, larga il doppio di quelle laterali, terminava con un'abside semicircolare all'interno e
poligonale all'esterno, che fu ricostruita nel XVI secolo e decorata nel XVIII secolo, assumendo l'aspetto
attuale, che stato recuperato di recente, segnando per sul pavimento la pianta dell'abside del VI secolo. La
navata mediana delimitata da dodici coppie di colonne poste una di fronte all'altra che sorreggono archi a
tutto sesto.

Mosaici

Come tutte le chiese di Ravenna, dei periodi imperiale (fino al 402-476), ostrogotico (fino al 476-540) e
giustinianeo (dal 540-565 in poi), anche Sant'Apollinare Nuovo decorata con meravigliosi e coloratissimi
mosaici. Tuttavia essi non risalgono alla stessa epoca: alcuni sono
teodoriciani, altri risalgono alla ridecorazione voluta dal vescovo
Agnello, quando l'edificio venne riconsacrato al culto cristiano
cattolico.
Le pareti della navata centrale sono divise in tre fasce ben distinte
dalle decorazioni musive.
La fascia pi alta decorata da una serie di riquadri intervallati dal
motivo allegorico di un padiglione con due colombe. I riquadri
presentano scene della vita di Cristo e sono particolarmente curati
Cristo divide le pecore dai capretti,
nei dettagli, anche se in antico si trovavano ancora pi in alto (per
Sant'Apollinare Nuovo
via della subsidenza) e quindi la loro lettura era tutto sommato ardua.
Alcune scene permettono di evidenziare alcune evoluzioni dell'arte
del mosaico nell'epoca di Teodorico. La scena del Cristo che divide le pecore dai capretti ricorda quella del
Buon Pastore del Mausoleo di Galla Placidia, ma le differenze sono notevoli ( passato poco meno di un
secolo): le figure non sono pi disposte in uno spazio in profondit, ma appaiono schiacciate l'una sull'altra,
con molte semplificazioni . La rigida frontalit e la perdita del senso del volume nel Cristo e negli angeli
imprime un innegabile senso ieratico. In questa scena viene raffigurata la separazione dei buoni e dei cattivi,
espressa simbolicamente per mezzo di due gruppi di pecorelle e capri, affiancati rispettivamente dall'Angelo
del Bene, vestito di rosso, e dall'Angelo del Male, vestito di blu.[3] Nella scena dell'Ultima cena Cristo e gli
apostoli sono raffigurati similmente alle raffigurazioni romane paleocristiane, e le proporzioni gerarchiche
(Cristo pi grande delle altre figure) rientrano nel filone dell'arte tardoantica "provinciale" e "plebea".
La fascia mediana composta da riquadri tra le finestre che incorniciano solide figure di Santi e Profeti dalle
vesti ombreggiate e morbidamente panneggiate. Essi, nonostante l'indefinito fondo oro, si dispongono su un
piano prospettico.
La fascia inferiore, la pi grande, anche quella maggiormente manomessa. Sulla parete di destra
(guardando verso l'altare), raffigurato il famoso Palazzo di Teodorico, riconoscibile dalla scritta latina
PALATIUM (Palazzo) nella parte bassa del timpano. Gli edifici interni rappresentati sono mostrati in
prospettiva ribaltata. Ci significa che quello che si vede corrisponde a tre lati del peristilio, schiacciati su un
unico piano. Tra una colonna e l'altra sono tesi dei drappeggi bianchi e decorati in oro, che coprono le ombre
di antiche figure umane rimaste dopo che una parte del mosaico fu condannata alla distruzione: per una sorta
di damnatio memoriae tutte le figure umane (quasi certamente Teodorico stesso e membri della sua corte)
vennero cancellate e si notano ancora le ampie parti di colore leggermente diverso (a riprova di una
ricostruzione avvenuta in un momento diverso) e le incontrovertibili tracce sulle colonne bianche, dove
spuntano qua e l delle mani.
Le colonne che sorreggono gli archi del palazzo sono candide e slanciate (nella realt dovevano essere in
marmo) e terminanti con capitelli in tipico stile corinzio. Sopra gli archi, che riportano motivi di angeli che
tendono festoni floreali, si trova una lunga teoria di archetti bassi protetti da parapetti, e sormontati dal tetto
in tegole. Questo doveva probabilmente essere un lungo terrazzo coperto.
Di l dal Palazzo si notano alcuni edifici basilicali o a pianta centrale che hanno la funzione di rappresentare,
sinteticamente e simbolicamente, la citt di Ravenna.
Sulla parete di fronte raffigurato invece il porto di Classe, che in quel tempo era il pi grande di tutto
l'Adriatico, nonch una delle principali sedi della flotta imperiale romana. Sulla sinistra, i tasselli del
mosaico compongono la figura di tre imbarcazioni allineate verticalmente, che sostano sull'acqua azzurra e

calma del porto, in un'insolita prospettiva "a volo d'uccello", che ne risalta l'ampiezza. Da ambedue le parti
esse sono protette da una coppia di alte torri in pietra. Continuando verso destra, si possono osservare le alte
e
possenti
mura
merlate
cittadine,

Il Porto di Classe

all'interno delle quali si intravedono vari edifici notevolmente


Palazzo di Teodorico
stilizzati: un anfiteatro, un portico, una basilica, una costruzione
civile a pianta centrale coperta da un tetto conico. Sopra la porta
d'ingresso alla citt, sull'estrema destra, si leggono le parole latine: CIVI CLASSIS (Citt di Classe).
Le contrapposte processioni di Santi Martiri e Sante
Vergini, sempre nel registro inferiore, furono
eseguite nel periodo di dominazione bizantina
(quando Ravenna era un Esarcato dipendente da
Costantinopoli) ed evidenziano alcuni dei caratteri
dell'arte propria dell'Impero d'Oriente quali: la
ripetitivit dei gesti, la preziosit degli abiti, la
mancanza di volume (con il conseguente
appiattimento o bidimensionalit delle figure). E
ancora: l'assoluta frontalit, la fissit degli sguardi,
Mosaici della navata
la quasi monocromia degli sfondi (un abbacinante
oro), l'impiego degli elementi vegetali a scopo
puramente riempitivo e ornamentale, la mancanza di un piano d'appoggio per le figure che, pertanto,
appaiono sospese come fluttuanti nello spazio.[4] Le processioni dei Martiri muovono da Ravenna verso
Ges in trono fra angeli. La teoria delle Vergini, preceduta dai Magi (indossanti brache, mantello e berretto
frigio), muove dalla citt di Classe verso la Madonna col Bambino fra angeli (met del VI secolo).
L'abside venne distrutta da un terremoto e poi ricostruita, e per questo motivo completamente priva di
mosaici (che quasi sicuramente dovevano essere simili a quelli dell'omonima chiesa a Classe).

Altre immagini

L'ultima cena (fascia


alta)

Tracce di mani sulle


colonne del Palatium

Le Sante virgini,
dettaglio

I Santi martiri, dettaglio

Le Sante Vergini

I Santi Martiri

Note
1. ^ a b Basilica di Sant'Apollinare Nuovo, Ufficio Turismo del Comune di
Ravenna. URL consultato il 22 giugno 2011.
2. ^ a b c d Piero Adorno, Adriana Mastrangelo, Sant'Apollinare Nuovo, in
Segni d'arte, Casa editrice G. D'Anna, 2007, pp. 219-222, ISBN 888104-843-4.
3. ^ Giuseppe Bovini, Ravenna arte e storia, Longo editore, 2006, pag.
teoria di martiri e palazzo di
72.
Teodorico
4. ^ L'ondulazione dei corpi, quasi un movimento di danza, delle
"processioni" ravennati presenta evidenti analogie con la scansione
ritmica delle figure, con la loro disposizione in lunghe file e con la flessione armoniosa della posizione stante presenti
in rappresentazioni artistiche centroasiatiche: i "donatori" nelle Grotte Kizil, le lunghe file di Bodhisaltva di Tunhuang o quella dei "fedeli" di alcune localit di Turfan. (Mario Bussagli, La via dell'arte tra Oriente e Occidente, Art
Dossier, Giunti, pag.35).

Bibliografia
Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999.

Voci correlate
Arte ravennate

Altri progetti

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altri file su Basilica di Sant'Apollinare Nuovo (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Sa
nt%27Apollinare_Nuovo_(Ravenna)?uselang=it)

Collegamenti esterni
Banca dati CIDM (http://www.mosaicocidm.it) Il sito del Centro Internazionale di Documentazione
sul Mosaico di Ravenna
Ravenna Mosaici (http://www.ravennamosaici.it/) Il sito dell'Opera di Religione della Diocesi di
Ravenna
Portale Patrimoni dell'umanit

Portale Romagna

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