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Non integra il delitto di diffamazione la condotta di colui che, allinterno di un blog, definisce

altro soggetto ex picchiatore fascista; lespressione, pur avendo una connotazione negativa in
quanto evocativa di una persona che andava in piazza non solo per protestare, ma anche per
picchiare, non ha valore antigiuridico allorch tragga fondamento dalle stesse dichiarazioni
della persona offesa, che aveva dichiarato di aver esclusivamente operato all'interno di uno
schieramento di precisa caratura ideologica, culturale e politica, radicata nel pensiero e nella
storia del fascismo, le cui organizzazioni politiche erano tollerate nel pieno rispetto dei principi
costituzionali del vigente ordinamento democratico.
CORTE DI CASSAZIONE, SEZ. V PENALE - SENTENZA 8 gennaio 2013, n.745 - Pres.
Grassi est. Bevere

Fatto e diritto

1. Con sentenza 20.7.2011, la corte di appello di Roma ha confermato la sentenza 11.2.08 del
tribunale di Roma, con la quale G.P.O. stato condannato, previo riconoscimento delle attenuanti
generiche equivalenti, alla pena di 400 di multa, al risarcimento dei danni e alla rifusione delle
spese in favore della p.c., perch ritenuto responsabile del reato ex art 595 co. 3 cc.p. per avere
offeso la reputazione di M.S., definendolo ex picchiatore fascista, nel contesto di critica alla
gestione della RAI spa., modiante comunicazione informatica, inserita nel sito WEB www..it,
fino al 13.5.05, data in cui lespressione era stata rimossa dalla citata pagina WEB.
2. La corte di appello - previo richiamo della sentenza di primo grado, ritenuta pienamente
condivisibile - ha rilevato che lespressione deriva sia da una recensione al libre Regime, di M.T.,
sia da unintervista rilasciata dal M. (che da giovane aveva militato nel Fronte della Giovent), al
Venerd di La Repubblica, laddove aveva riferito di essere sceso in piazza negli anni Settanta e di
aver fatto a botte con persone di opposta parte politica: ci veniva riferita dal G. e, in parte, dallo
stesso M., il quale, per, precisava di aver detto al giornalista A.C., autore dellintervista, che se
proprio doveva fare a botte, le prendeva, che non aveva il fisico del picchiatore, n aveva mai
picchiato nessuno, n si era sentito fascista.
La sentenza pur dando atto che lespressione ex picchiatore fascista era da inquadrare nellesercizio
di critica politica, essendo stata usata nellambito della recensione al libro di T. su temi politici, ha
osservato che, con quelle parole, era stato il superato del limite di liceit, in quanto da alcun
elemento risulta che la parte lesa abbia mai picchiato qualcuno, in piazza o altrove, sia che fosse
fascista o meno. Lespressione, pur evidenziando con lex, un giudizio sul passato, ha una
connotazione negativa e offensiva, perch evocativa di una persona che andava in piazza, non solo
per protestare, ma anche preparato a picchiare, nonch evocativa di possesso di spranghe o
quantaltro.
Quanto alle ammissioni del M. sulla sua partecipazione a pubbliche manifestazioni, nelle quali si
erano svolti scontri fisici tra i componenti delle opposte fazioni, la corte di merito ha rilevato che le
parole utilizzate dal querelante avevano uno spirito soprattutto ironico: pi che fare a botte le
prendevo. In tal senso la corte ha ribadito quanto gi affermato dal giudice di primo grado,
secondo cui lespressione non solo non conferma la sintesi contenuta nellarticolo, ma anzi la
smentisce, in ragione dellevidenza del tono ironico (o meglio, evidentemente autoironico)
utilizzato dalla p.o. e dal giornalista che ne ha recepito le dichiarazioni (p.4 Trib.). A fronte di
questo tono ironico, lespressione (v. foglio stampato), riferita alla parte lesa netta, lapidaria e
certamente riportata in modo consapevole e diretto da parte del G (p. 4 C.App).

La corte ha concluso, negando alla suddetta espressione ex picchiatore fascista - quale sintesi
critica dellintervista - il requisito della verit (in quanto, il M. non ha picchiato qualcuno in
piazza o altrove, nel corso di manifestazioni politiche) il requisito della continenza, come sul
punto gi in dettaglio esposto dal primo giudice.
3. Il G. ha presentato ricorso per violazione di legge in riferimento allart, 51 c.p. e per manifesta
illogicit della motivazione.
Secondo il ricorrente, i giudici di primo e secondo grado, in base soprattutto alla dichiarazioni del
M., hanno ritenuto di individuare il nucleo offensivo della reputazione di questultimo
nellespressione ex picchiatore fascista, senza per contestualizzarlo sia nella recensione del libro
di G.-T. dal titolo Regime, in cui lespressione stata inserita, sia in un preciso periodo del
passato nel quale il prefisso ex ha avuto lintenzione di collocarlo. Tenendo presente questa
inquadratura temporale, lepiteto perde quella carica di disvalore sociale, rilevato dai giudici di
merito.
Ad avviso del ricorrente le sentenze di primo e secondo grado hanno di sconosciuto il fondamento
di verit di quellaffermazione incriminata: un dato storico pacifico, ammesso dallo stesso M. nel
corso dellintervista al giornalista C. la cui correttezza non stata formalmente contestata
dallinteressato - che questi, in giovent
a) stato simpatizzante della struttura giovanile - chiamata Fronte della Giovent - del partito MSI,
b) ha partecipato a manifestazioni di piazza;
e) ha partecipato a scontri fisici con avversari politici
d) ha ammesso di averle prese, escludendo cos la connotazione pacifica di queste manifestazioni
Secondo il ricorrente manifestamente non logico
a) individuare un intento ironico e/o autoironico nel riconoscimento di essere stato parte
socccombente negli scontri fisici;
b) lammissione autoironica di averle prese, nulla sposta sul significato delle sue affermazioni:
lammissione di aver avuto scarso valore in questa pratica politica non smentisce di avervi
partecipato.
La qualifica di ex picchiatore fascista non riguarda comunque la vita privata del M. ed usata
nellambita della cosiddetta critica politica, nel cui contesto pu essere legittimamente compiuta la
valutazione dei comportamenti, con giudizi fortemente critici, degli avversari politici.
4. Il ricorso merita accoglimento.
La qualifica di ex picchiatore fascista stata ritenuta congiuntamente dai giudici di merito una
sintesi critica delle frasi rievocative fatte dal M. del proprio passato politico nel corso
dellintervista, sintesi che andata al di l della verit e al di l della formale continenza di una
legittima critica.

Questa conclusione dei giudici predetti non solo smentita radicalmente dalla ricostruzione dei dati
storici, emersi nel processo, e dalla loro razionale interpretazione, ma anche ingiustificatamente
difforme dalla consolidata giurisprudenza sui requisiti dellesimente del diritto di critica.
5. E indubbio che la suddetta espressione, pur evidenziando, con la preposizione ex un dato del
passato, ha una connotazione negativa, perch evocativa del vissuto di una persona che andava in
piazza, disponibile non solo a manifestare il proprio pensiero, a confrontare le proprie idee e a
verificare la sua capacit persuasiva verso il dissidente, ma anche a manifestare la propria forza
fisica e a verificare la sua capacita persuasiva nel previsto e realizzato contatto diretto, verso il
dissidente medesimo.
Va rilevato che antefatto da cui sono partite la ricostruzione e la valutazione del fatto diffamatorio
(lattribuzione della qualifica di ex picchiatore fascista, nel blog dell imputato) costituito
dallintervista effettuata dal giornalista A.C. e pubblicata nel supplemento Venerd del quotidiano
La Repubblica, uno anno dopo lincarico, ricevuto dalla persona offesa, di essere conduttore di
Radio Anche Io (indicata dal giornalista conte programma di punta di Radio Rai).
Le frasi dellintervista di cui lespressione sintesi critica (ritenuta dai giudici lesiva della
reputazione del dichiarante) , hanno il seguente contenuto:
sono stato in piazza con il Fronte della Giovent e ho fatto a botte con i rossi, pi che darle le ho
prese (sentenza Tribunale, pag. 2);
M. riferiva di essere sceso in piazza negli anni Settanta e di aver fatto a botte con persone
dellopposta parte politica: ci veniva riferito dal G. e, in parte dallo stesso M., il quale per
precisava che aveva detto al giornalista che se proprio doveva fare a botte, le prendeva (sentenza
C. App., p, 3).
Tale intervista stata ripresa da M.T. nel libro Regime (di critica sulla scelta, da parte della RAI, dei
giornalisti), libro che stato recensito dal G. con il testo incriminato. Va rilevato che, nel corso del
giudizio di merito, la persona offesa ha affermato che lintervista del C. non ha riportato fedelmente
il proprio pensiero, tanto che stata oggetto di ripetute rettifiche, precisazioni e smentite. Il
ricorrente ha per precisato, sia nei motivi di appello - senza ricevere specifiche smentite - sia nel
ricorso, che non risultano essere state prodotte e acquisite, nel corso del procedimento, prove idonee
a dimostrare quanto affermato sul punto dal giornalista radiofonico. Va quindi escluso che, a monte
della diffamatoria alterazione dellidentit personale e politica del M. attribuita dai giudici di merito
al G. ve ne sia unaltra, addebitabile agli autori del libro recensito. Non esiste quindi la prova che il
contenuto della sintesi riportata nel blog del G., abbia alterato il brano autobiogralico, affidato dal
M. allintervistatore. Alla luce del quadro storico, sin qui delineato, deve pacificamente ritenersi che
il querelante si presentato, attraverso lallegata intervista - in ordine alla quale non risultano
smentite, rettifiche o istanza punitiva nei confronti del suo autore - con i seguenti dati
autobiografici:
- simpatizzante del Fronte della Giovent (organizzazione giovanile del parti MSI , nata nel 1962 e
confluita in Azione Giovani, nel 1996, contestualmente alla nascita del nuovo partito, Alleanza
Nazionale), unanimemente ritenuto - senza soluzione di continuit - allinterno del pensiero politico
di estrema destra, sia pure con i naturali adattamenti del nuovo quadro politico-istituzionale, nato
grazie allestinzione del regime fascista;
- cronista del Secolo dItalia, fondato nel 1952, organo del Movimento Sociale Italiano e poi di
Alleanza Nazionale;

- partecipe a manifestazioni politiche, nel corso delle quali sono state compiute azioni violente nei
confronti degli avversari;
- privo della forza fisica e della tempra morale per prevalere sugli avversari - in caso di inevitabile
scontro fisico (se proprio dovevo fare a botte, le prendevo, pag 3 Trib) nel corso del quali i colpi
ricevuti hanno superato quelli inferti (pi che darle le ho prese, Trib p 3; pi che fare a botte , le
prendevo C.App. p. 4).
Questi incontestabili dati storici conducono necessariamente alla rimozione dellantigiuridicit della
sintetica definizione compiuta dal G. nei confronti del loro protagonista, sia in riferimento al
requisito della verit, sia in riferimento al requisito della continenza.
Risulta infatti inequivocabilmente accertato che
a) il M. ha esclusivamente operato allinterno di uno schieramento di precisa caratura ideologica,
culturale politica, radicata nel pensiero e nella storia del fascismo, le cui organizzazioni politiche
sono tollerate nel pieno rispetto dei principi costituzionali del vigente ordinamento democratico;
b) ha riconosciuto di essere andato in piazza da intendere - secondo il contesto rievocativo dello
stesso M. - come terreno di confronto tra contrapposte esternazioni, oltre che di idee, di forza fisica,
in un comune contesto di primordiale e inattuale modo di intendere la politica;
c) ha riconosciuto di aver svolto - nel corso della consumazione di atti di violenza - costantemente il
ruolo passivo di vittima, di perdente, nello scontro fisico che comunque lo ha visto come
partecipante.
Alla luce di questi dati, appare del tutto ingiustificata la sua richiesta di un intervento punitivo dello
Stato, in danno di chi indipendentemente dallesito di questo scontro, lo ha collocato, nel passato,
allinterno di uno schieramento che questo tipo di dialettica della violenza - avente precise radici
storiche - non ha mai rinnegato.
Il G. non ha disconosciuto levoluzione politico-culturale del querelante, non gli ha attribuito una
perdurante collocazione in un contesto di idee e di comportamenti al di fuori e contro lodierno
ordinamento democratico. Il G. ha guardato al passato dellinequivoca e complessa militanza
politica di questo cittadino nellarea di estrema destra e lha sinteticamente raffigurata con il
sostantivo picchiatore e con laggettivo fascista.
Tali termici impiegati dal G. sono stati preceduti dalla preposizione di lingua latina, ex, che tra
laltro si usa preporre a un temine, per significare che una persona non pi meritevole di un titolo,
di una qualit, di uno status - positivi o negativi che siano - appartenenti comunque al passato.
La non smentita circostanza narrata dal M., secondo cui egli ha avuto, in questi risalenti episodi di
violenza, il ruolo di soccombente, non incide sulla efficacia della ammissione di aver svolto una
specifica militanza politica e sulla perfetta aderenza alla verit dellattribuita qualifica di
picchiatore, nel cui significato non pacificamente compreso il ruolo di vincitore negli episodi di
violenza reciproca.
Sul punto, la corte di merito ha rilevato che le frasi riportate nellintervista non autorizzano ad
attribuire tale scelta di campo politico al querelante, perch le sue parole avevano uno spirito
soprattutto ironico. Una razionale interpretazione di questa ammissione giustifica, invece, il
riconoscimento del requisito della verit alla suindicata espressione formulata dal G., nel senso che

in queste parole vi lonesta dichiarazione del diretto interessato di essere stato protagonista - sia
pure perdente - di eventi politici in cui la promozione e divulgazione delle proprie idee avvenivano
con manifestazioni di violenza fisica. Osserva in proposito il ricorrente, in modo ineccepibile, che
lammissione autoironica di averle prese, nulla sposta sul significato delle sue affermazioni:
lammissione di aver avuto scarso valore in questa pratica politica non smentisce di avervi
partecipato.
6. Quanto alla continenza formale della citata espressione, va rilevato che la corte di merito si
limitata a richiamare la sentenza del primo giudice, secondo cui limputato ha superato il doveroso
limite della continenza, come sul punto gi in dettaglio esposto dal prima giudice. In realt nella
sentenza di primo grado non vi altro che il richiamo alla giurisprudenza della S.C. nella quale si
afferma lesigenza della sussistenza, ai fini scriminanti, del requisito della piena correlazione e
proporzione delle espressioni rispetto al tema e al livello della polemica.
Lomissione, sul punto, di reale motivazione nella sentenza di condanna non esime la Corte dal
ribadire che continenza significa proporzione, misura e che continenti sono quei termini che non
hanno equivalenti e non sono sproporzionati ai fini del concetto da esprimere in un civile rapporto
dialogico e dialettico.
La continenza formale non equivale a obbligo di utilizzare un linguaggio grigio e anodino, ma
consente il ricorso a parole sferzanti, nella misura in cui siano correlate al livello della polemica, ai
fatti narrati e rievocati.
Pur in assenza di qualsiasi giustificazione in ordine alla censura, contenuta nelle sentenze di merito,
sulla incontinenza formale delle parole incriminate, va comunque rilevato che da un lato, esse non
risultano selezionate e utilizzate in vista di trasparenti fini diffamatori in quanto preferite ad altre,
inoffensive e parimenti significative della storia personale del M. Questa sintesi critica del vissuto
pubblico del querelante - inquadrata nella sua biografia e nella storia italiana del secolo scorso esprime la sua identit personale e politica in maniera innegabilmente conforme ai fatti rievocati
della sua vita, i quali, pur collocati nel suo passato, non possono essere cancellati, nel loro oggettivo
significato, da successivi ripensamenti individuali.
Va inoltre riconosciuto che questa espressione corrisponde ed proporzionata al livello della
polemica, che a monte di questo episodio di critica alla gestione della pubblica informazione. E
evidente infatti che lo scenario in cui nascono intervista, libro e comunicazione informatica
costituito della polemica, che ha investito la RAI - cio il complesso giornalistico di maggiore
incidenza sulla formazione e sulla informazione della pubblica opinione, finanziato da risorse
pubbliche - per aver affidato uno dei programmi di punta a un giornalista, la cui ben precisa
posizione politica non corrisponde a quella della maggioranza dei consociati e ai principi
costituzionali in cui essi incondizionatamente credono.
In conclusione, non pu essere accolta listanza punitiva per esercizio antigiuridico del
diritto/dovere di informare, nei confronti dellimputato: questi non ha illecitamente violato la verit,
negando e disconoscendo levoluzione culturale e politica del querelante, rispetto alla passata
adesione a uno schieramento caratterizzato da innegabili modalit di esternazione, diffusione e
promozione della concezione della dialettica politica; limputato, sia pure con espressioni non
attualmente gratificanti per il destinatario, ma pienamente correlate e proporzionate al tema e al
livello della polemica rinvenibili a monte della vicenda, ha rievocato un passato, rispetto a cui
lironia del suo protagonista pu volgere una rassicurante garanzia di non ritorno, ma non la
funzione di strumentale obliterazione.

La sentenza va quindi annullata senza rinvio, perch il fatto non costituisce reato.

P.Q.M.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata perch il fatto non costituisce
reato.

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