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Kunu wlied denjit ta’ San Pawl! [Siate degni figli e figlie di san Paolo]

IL SAN PAOLO DI BENEDETTO XVI


Una selezione dai discorsi e dalle omelie del recente viaggio apostolico a Malta

INCONTRO CON I GIORNALISTI DURANTE IL VOLO VERSO MALTA


Volo Papale / Sabato, 17 aprile 2010

«Cari amici, buonasera!


[...] perché questo viaggio a Malta? I motivi sono molteplici. Il primo è San Paolo. E’ finito
l’Anno paolino della Chiesa universale, ma Malta festeggia 1950 anni dal naufragio e questa è per
me un’occasione per mettere ancora una volta in luce la grande figura dell’Apostolo delle genti, con
il suo messaggio importante proprio anche per oggi. Io penso si possa sintetizzare l’essenziale del
suo viaggio con le parole che lui stesso ha riassunto alla fine della lettera ai Galati: fede operante
nella carità. Queste sono le cose importanti anche oggi: la fede, la relazione con Dio, che si
trasforma poi in carità. Ma penso anche che il motivo del naufragio parla per noi. Dal naufragio, per
Malta è nata la fortuna di avere la fede; così possiamo pensare anche noi che i naufragi della vita
possono fare il progetto di Dio per noi e possono anche essere utili per nuovi inizi nella nostra
vita».

CERIMONIA DI BENVENUTO / SALUTO


Aeroporto Internazionale di Malta – Luqa / Sabato, 17 aprile 2010

«L’occasione della mia visita a queste isole è il 1950° anniversario del naufragio di san Paolo
sulle spiagge dell’isola di Malta. San Luca descrive questo evento negli Atti degli Apostoli, ed è dal
suo racconto che avete scelto il tema della visita odierna: “Jeħtieg iżda li naslu fi gżira” [“Dovremo
però andare a finire su qualche isola”] (At 27,26). Qualcuno potrebbe considerare l’arrivo di san
Paolo a Malta, attraverso un evento umanamente imprevisto, come un semplice accidente della
storia. Gli occhi della fede, tuttavia, ci permettono di riconoscervi l’opera della Divina Provvidenza.
[...] A questi lidi, pertanto, secondo gli arcani disegni di Dio, il Vangelo fu recato da san Paolo e
dai primi seguaci di Cristo. La loro opera missionaria ha portato molti frutti lungo i secoli,
contribuendo in innumerevoli modi a plasmare la ricca e nobile cultura di Malta».

VISITA ALLA GROTTA DI SAN PAOLO


Rabat / Sabato, 17 aprile 2010

«Il naufragio di Paolo e la sua sosta per tre mesi a Malta hanno lasciato un segno indelebile nella
storia del vostro Paese. Le sue parole ai compagni prima di giungere a Malta sono ricordate per noi
negli Atti degli Apostoli e sono state un tema speciale nella vostra preparazione alla mia visita.
Queste parole - “Jeħtieg iżda li naslu fi gżira” [“Dovremo però andare a finire su qualche isola”] (At
27,26) – nel contesto originale sono un invito al coraggio di fronte all’ignoto e alla fiducia

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incrollabile nella misteriosa provvidenza di Dio. I naufraghi, infatti, furono calorosamente accolti
dalla gente di Malta, a seguito dell’esempio dato da san Publio. Nel piano di Dio, san Paolo divenne
perciò il vostro padre nella fede cristiana. Grazie alla sua presenza tra voi, il Vangelo di Gesù Cristo
si radicò saldamente e portò molto frutto non soltanto nella vita degli individui, delle famiglie e
delle comunità, ma anche nella formazione dell’identità nazionale di Malta, come pure nella sua
vibrante e particolare cultura. Le fatiche apostoliche di Paolo portarono pure una ricca messe nella
generazione di predicatori che seguirono le sue orme, e particolarmente nel gran numero di
sacerdoti e religiosi che imitarono il suo zelo missionario lasciando Malta per andare a portare il
Vangelo in lidi lontani. Sono lieto di aver avuto l’opportunità di incontrarne oggi così tanti in questa
Chiesa di san Paolo, e di incoraggiarli nella loro vocazione piena di sfide e spesso eroica.
[...] L’arrivo di san Paolo a Malta non era programmato. Come sappiamo, si stava recando a
Roma quando sopraggiunse un violento temporale e la sua nave fu scaraventata su quest’isola. I
marinai possono tracciare una rotta, ma Dio, nella sua sapienza e provvidenza, dispiega il proprio
itinerario. Paolo, che aveva incontrato in maniera drammatica il Signore Risorto sulla via di
Damasco, lo sapeva molto bene. Il corso della sua vita cambiò improvvisamente; per lui, pertanto,
vivere era Cristo (cfr Fil 1,21); ogni sua azione ed ogni suo pensiero erano diretti ad annunciare il
mistero della croce ed il suo messaggio d’amore di Dio che riconcilia. Quella stessa parola, la
parola del Vangelo, ha tutt’oggi il potere di irrompere nelle nostre vite e di cambiarne il
corso. Oggi lo stesso Vangelo che Paolo predicò continua a esortare il popolo di queste isole
alla conversione, ad una nuova vita e ad un futuro di speranza. Mentre mi trovo fra voi come
Successore dell’apostolo Pietro, vi invito ad ascoltare la parola di Dio con animo nuovo, come
fecero i vostri antenati, e di lasciare che essa sfidi i vostri modi di pensare e la maniera in cui
trascorrete la vostra vita. Da questo luogo santo dove la predicazione apostolica si diffuse per
prima in queste isole, invito ciascuno di voi a far propria la sfida esaltante della nuova
evangelizzazione. Vivete la vostra fede in maniera ancor più piena assieme ai membri delle vostre
famiglie, ai vostri amici, nei vostri quartieri, nei luoghi di lavoro e nell’intero tessuto della società
maltese. In modo particolare esorto genitori, insegnanti e catechisti a parlare agli altri del
vostro stesso incontro vivo con Gesù risorto, specialmente ai giovani che sono il futuro di Malta.
“La fede si rafforza quando viene offerta agli altri” (cfr Redemptoris missio, 2). Sappiate che i
vostri momenti di fede assicurano un incontro con Dio, il quale nella sua onnipotenza tocca il cuore
dell’uomo. Così, introdurrete i giovani alla bellezza e alla ricchezza della fede cattolica, offrendo
loro una solida catechesi ed invitandoli ad una partecipazione sempre più attiva alla vita
sacramentale della Chiesa. Il mondo ha bisogno di tale testimonianza!
[...] Proprio ora, mentre stavo davanti a questa grotta, riflettevo sul grande dono spirituale (cfr
Rm 1,11) che Paolo diede a Malta, ed ho pregato che voi possiate mantenere integra l’eredità
consegnatavi dal grande Apostolo. Possa il Signore conservare voi e le vostre famiglie nella fede
che opera mediante l’amore (cfr Gal 5,6), e rendervi gioiosi testimoni di quella speranza che non
delude (cfr Rm 5,5). Cristo è risorto! Egli è veramente risorto! Alleluia!».

SANTA MESSA / OMELIA


Piazzale dei Granai - Floriana / Domenica, 18 aprile 2010

«La prima lettura della Messa odierna è di quelle che so che amate ascoltare: il racconto del
naufragio di Paolo sulla costa di Malta e la calorosa accoglienza a lui riservata dalla popolazione di
queste isole. Notate come i componenti dell’equipaggio della barca, per poter sopravvivere,
furono costretti a gettare fuori il carico, l’attrezzatura della barca ed anche il frumento che
era il loro unico sostentamento. Paolo li esortò a porre la loro fiducia solo in Dio, mentre la
barca era scossa dalle onde. Anche noi dobbiamo porre la nostra fiducia in lui solo. Si è
tentati di pensare che l’odierna tecnologia avanzata possa rispondere ad ogni nostro desiderio

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e salvarci dai pericoli che ci assalgono. Ma non è così. In ogni momento della nostra vita
dipendiamo interamente da Dio, nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo la nostra
esistenza. Solo lui può proteggerci dal male, solo lui può guidarci tra le tempeste della vita e
solo lui può condurci ad un porto sicuro, come ha fatto per Paolo ed i suoi compagni, alla
deriva sulle coste di Malta. Essi hanno fatto ciò che Paolo esortava loro di compiere e fu così che
“tutti poterono mettersi in salvo a terra” (At 27,44). Più di ogni carico che possiamo portare con noi
- nel senso delle nostre realizzazioni umane, delle nostre proprietà, della nostra tecnologia - è la
nostra relazione con il Signore che fornisce la chiave della nostra felicità e della nostra
realizzazione umana. Ed egli ci chiama ad una relazione di amore.
[...] Conosciamo dal Vangelo di san Marco i segni che accompagnano coloro che hanno posto la
loro fede in Gesù: prenderanno in mano serpenti e questo non recherà loro danno; imporranno le
mani ai malati e questi guariranno (cfr Mc 16,18). Tali segni sono stati presto riconosciuti dai vostri
antenati, quando Paolo venne fra loro. Una vipera si attaccò alla sua mano ma egli semplicemente la
scosse e gettò nel fuoco senza soffrire alcun danno. Paolo fu condotto a vedere il padre di Publio, il
“protos” dell’isola, e dopo aver pregato e imposto le mani su di lui, lo guarì dalla febbre. Di tutti i
doni portati a queste rive nel corso della storia della vostra gente, quello portato da Paolo è stato il
più grande di tutti, ed è vostro merito che esso sia stato subito accolto e custodito. Għożżu l-fidi u l-
valuri li takom l-Appostlu Missierkom San Pawl. [Preservate la fede e i valori che vi sono stati
trasmessi dal vostro padre, l’apostolo San Paolo]. Continuate ad esplorare la ricchezza e la
profondità del dono di Paolo e procurate di consegnarlo non solo ai vostri figli, ma a tutti coloro che
incontrate oggi. Ogni visitatore di Malta dovrebbe essere impressionato dalla devozione della sua
gente, dalla fede vibrante manifestata nelle celebrazioni nei giorni di festa, dalla bellezza delle sue
chiese e dei suoi santuari. Ma quel dono ha bisogno di essere condiviso con altri, ha bisogno di
essere espresso. Come insegnò Mosè al popolo di Israele, i precetti del Signore “ti stiano fissi nel
cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via,
quando ti coricherai e quando ti alzerai” (Dt 6,6-7). Ciò è stato ben capito dal primo santo
canonizzato di Malta, Dun Ġorġ Preca. La sua instancabile opera di catechesi, ispirando giovani ed
anziani con un amore per la dottrina cristiana ed una profonda devozione al Verbo incarnato, è
diventata un esempio che vi esorto a mantenere. Ricordate che lo scambio di beni tra queste isole
ed il resto del mondo è un processo a due vie. Quello che ricevete, valutatelo con cura, e ciò
che possedete di valore sappiatelo condividere con gli altri».

INCONTRO CON I GIOVANI / DISCORSO


Banchina del Porto Grande - La Valletta / Domenica, 18 aprile 2010

«San Paolo, da giovane, ha avuto un’esperienza che lo ha cambiato per sempre. Come sapete, un
tempo egli era nemico della Chiesa ed ha fatto di tutto per distruggerla. Mentre era in viaggio verso
Damasco, con l’intento di eliminare ogni cristiano che vi avesse trovato, gli apparve il Signore in
visione. Una luce accecante brillò attorno a lui ed egli udì una voce dirgli: “perché mi perseguiti?...
Io sono Gesù, che tu perseguiti” (At 9,4-5). Paolo venne completamente sopraffatto da questo
incontro con il Signore e tutta la sua vita venne trasformata. Divenne un discepolo fino ad essere un
grande apostolo e missionario. Qui a Malta avete un particolare motivo di rendere grazie per le
fatiche missionarie di Paolo, che divulgò il Vangelo nel Mediterraneo. Ogni incontro personale
con Gesù è un’esperienza travolgente d’amore. Dapprima, come Paolo stesso ammette, aveva
“perseguitato ferocemente la Chiesa di Dio e cercato di distruggerla” (cfr Gal 1,13). Ma l'odio e la
rabbia espresse in quelle parole furono completamente spazzate via dalla potenza dell'amore di
Cristo. Per il resto della sua vita, Paolo ha avuto l’ardente desiderio di portare l’annuncio di questo
amore fino ai confini della terra. Forse qualcuno di voi mi dirà che San Paolo è stato spesso
severo nei suoi scritti. Come posso affermare che egli ha diffuso un messaggio d’amore? La

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mia risposta è questa. Dio ama ognuno di noi con una profondità e intensità che non possiamo
neppure immaginare. Egli ci conosce intimamente, conosce ogni nostra capacità ed ogni
nostro errore. Poiché egli ci ama così tanto, egli desidera purificarci dai nostri errori e
rafforzare le nostre virtù così che possiamo avere vita in abbondanza. Quando ci richiama
perché qualche cosa nelle nostre vite dispiace a lui, non ci rifiuta, ma ci chiede di cambiare e
divenire più perfetti. Questo è quanto ha chiesto a San Paolo sulla via di Damasco. Dio non
rifiuta nessuno. E la Chiesa non rifiuta nessuno. Tuttavia, nel suo grande amore, Dio sfida
ciascuno di noi a cambiare e diventare più perfetti».

UDIENZA GENERALE
Roma, Piazza San Pietro - Mercoledì, 21 aprile 2010

«Pensare a quel piccolo arcipelago al centro del Mediterraneo, e a come vi giunse il seme del
Vangelo, suscita un senso di grande stupore per i misteriosi disegni della Provvidenza divina: viene
spontaneo ringraziare il Signore e anche san Paolo, che, in mezzo a quella violenta tempesta,
mantenne la fiducia e la speranza e le trasmise anche ai compagni di viaggio. Da quel
naufragio, o, meglio, dalla successiva permanenza di Paolo a Malta, nacque una comunità cristiana
fervente e solida, che dopo duemila anni è ancora fedele al Vangelo e si sforza di coniugarlo con le
complesse questioni dell’epoca contemporanea. Questo naturalmente non è sempre facile, né
scontato, ma la gente maltese sa trovare nella visione cristiana della vita le risposte alle nuove sfide.
[...] le famiglie e le parrocchie di Malta hanno saputo educare tanti giovani al senso di Dio e
della Chiesa, così che molti di loro hanno risposto generosamente alla chiamata di Gesù e sono
diventati presbiteri. Tra questi, numerosi hanno abbracciato l’impegno missionario ad gentes, in
terre lontane, ereditando lo spirito apostolico che spingeva san Paolo a portare il Vangelo là dove
ancora non era arrivato. E’ questo un aspetto che volentieri ho ribadito, che cioè “la fede si
rafforza quando viene offerta agli altri” (Enc. Redemptoris missio, 2).
[...] Ho guardato dunque ai giovani di Malta come a dei potenziali eredi dell’avventura spirituale
di san Paolo, chiamati come lui a scoprire la bellezza dell’amore di Dio donatoci in Gesù Cristo; ad
abbracciare il mistero della sua Croce; ad essere vincitori proprio nelle prove e nelle tribolazioni, a
non avere paura delle “tempeste” della vita, e nemmeno dei naufragi, perché il disegno d’amore di
Dio è più grande anche delle tempeste e dei naufragi».

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