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Api ingegnose
Quaderno di studi ricerche e sperimentazione didattica
a cura del liceo classico Pietro Giannone Benevento
Numero 4 Gennaio 2015
Direzione: Norma Fortuna Pedicini
Coordinamento: Amerigo Ciervo
Hanno collaborato a questo numero:
Nunzia Campanelli, Paola Maglione, Linda Mercuro,
Anna Chiara Porcaro, Nicola Sguera.
INDICE
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NICOLA
SGUERA
Le competenze al servizio
di una pedagogia erotica
Schizofrenia
o terza via?
Una cara collega, un po di tempo
fa, dopo che avevo letto in pubblico
custodire questa splendida anomalia ma accettando la sfida di uninnovazione nelle pratiche didattiche e
relazionali, rivendicare, per citare il
fortunato libro di Ordine, lutilit
dellinutile, ma ponendoci allaltezza
del tempo. Rimodulare, per parafrasare un pensatore ospite del nostro
Liceo alcuni anni fa, Franco Cassano,
la tradizione in forma rivoluzionaria.
Allora, forse, lo sguardo sul mondo,
irrimediabilmente non asservibile alla
ragione economica e strumentale della
filosofia greca o medievale, della poesia
di ogni tempo, dellindagine scientifica
finalizzata al taumazein e non al dominio, della matematica come conoscenza
di un ordine ideale, della lingua come
incontro possibile con laltro potranno
contribuire a plasmare uomini e donne
che abitano consapevolmente e criticamente il proprio tempo, agenti della
trasformazione e non meri esecutori
o consumatori passivi di merci le pi
varie (e avariate).
Tentativo di sintesi
La scuola italiana in un momento
di grande sofferenza. Assisteremo in
questi mesi allennesimo tentativo di
grande riforma calata dallalto, i
cui esiti non possiamo prevedere. Sicuramente i Licei Classici, in un tempo
dominato dalla razionalit tecnicoscientifica, vivono in maniera ancor
pi drammatica questa crisi, che si
manifesta prima di tutto con perdita
di iscritti e domande di senso (perch
il latino, il greco, la filosofia ecc.?). A
me pare che si debba avere la capacit,
coniugando sguardo lungo e realismo,
di tenere insieme le due proposte di
cui ho discusso sopra: da una parte,
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mentali) del XXI secolo. La sua missione non dovr essere subordinata alla
costruzione di lavoratori delle societ
post-industriali quanto piuttosto di
teste ben fatte, capaci di pensiero
critico, e cittadini attivi. Solo attraverso
la conversione radicale delle didattiche,
nella direzione della partecipazione
attiva degli studenti, si potr ottenere
questo obiettivo. E da questo punto di
vista la scuola delle competenze pu
essere uno sprone. Tutto sta a vivere
questa transizione, anche correndo il
rischio della schizofrenia, non subendola ma cavalcandola e indirizzandola verso liperuranio della paideia
integrale, utilizzando sapientemente il
cavallo bianco delleros.
Bibliografia
Aut-Aut. La scuola impossibile, n. 358, maggiogiugno 2013.
P. Ferri, Nativi digitali, Mondadori, 2011.
M. Recalcati, Lora di lezione. Per unerotica dellinsegnamento, Einaudi, 2014.
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PAOLA MAGLIONE
LINDA MERCURIO
ANNA CHIARA PORCARO
nostro paese.
Trascorsi diversi mesi dal termine
del PON, Anna Chiara Porcaro,
unalunna di II F, a fornire unanalisi
complessiva dellesperienza fatta. Il
tema principale del programma afferma la studentessa - consisteva in
uninnovativa ed interattiva rilettura
dei testi classici: partendo da scritti
greci e latini, passando per la Divina
Commedia, fino al Novecento, abbiamo analizzato approfonditamente i
diversi contenuti cos cronologicamente
distanti, ma tutti affini e compatibili
con i medesimi ingranaggi culturali e
sociali. Il perno attorno a cui ruotavano
gli aspetti comuni delle tre epoche
stato individuato nel Lavoro.
Da qui partito uno studio di gruppo
che ha coinvolto tutti i partecipanti,
portando sul palco - bench il termine
sia un po azzardato - gli studenti del
Liceo P. Giannone nelle vesti di indiretti divulgatori di antiche tradizioni
ed insegnamenti che non dovrebbero
mai essere trascurati, specialmente
da noi studenti in un liceo classico. Il
punto , infatti, questo: in una scuola
dove la cultura greca e latina devono
essere offerte agli studenti sotto tutte
le ottiche possibili, analizzando e contestualizzando ogni autore studiato,
proprio unesperienza come questa
pu garantire il successo dei propositi
educativi.
Lutilizzo di forme espressive, come
film, musica e poesia, a volte distanti
dalla solita lettura di testi, ha reso coinvolgenti anche i pomeriggi pi caldi di
maggio. Non dico che nel corso delle
lezioni mattutine e regolari non sia
fatto un lavoro simile, ma certamente
la possibilit di dedicare un pomeriggio
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note
1 Calvino, I., Perch leggere i classici, Milano,
1995.
2 Ibid.
3 Ibid.
4 D. M. 139 del 22 agosto 2007
5 Virgilio, Georgiche I, 145-6.
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Itol profondo.
significato del nostro motto molEsso ci fa intendere che
ognuno di noi pu raggiungere la sapienza nel cammino della vita attraverso lo studio, limpegno, la costanza,
lingegno e, dunque, tramite le doti
dellintelletto. Per percorrere i sentieri che ci portano alla sapienza, come
il motto lascia intendere, bisogna
sempre impegnarsi con laspettativa
che i risultati, col passare del tempo,
arriveranno a condizione di un comportamento retto, illuminato, aperto
al confronto e al miglioramento. La
sapienza, dagli antichi Romani cos
come dalla societ contemporanea,
viene, difatti, intesa come il complesso
delle conoscenze acquisite tramite non
solo gli studi, ma anche le esperienze.
Dopo aver esaminato due motti elaborati da alcuni studenti della nostra
classe, abbiamo scelto il seguente: ad
sapientiam itinera conficimus aetate ingenioque, poi semplificato in ad
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Struttura morfo-sintattica
del motto
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NUNZIA CAMPANELLI
e III E 2012/13
Il lavoro
e dintorni
bbiamo immaginato il nostro percorso nel mondo del lavoro raccontato dalla letteratura come un viaggio.
Dal momento che il progetto biennale, abbiamo individuato due linee
di ricerca e di studio: quella del lavoro agricolo nel mondo contadino e
quella del lavoro operaio e impiegatizio nel mondo delle fabbriche e del
terziario. Il primo anno vedr lapprofondimento delle tematiche del
mondo rurale attraverso lo studio di
autori che hanno trattato questo argomento nelle loro opere: Verga, Alvaro, Silone, Levi, Scotellaro e Jovine
sul versante della narrativa, Pascoli,
DAnnunzio e Pavese per la produzione in versi. La seconda fase, invece, prender le mosse da Pirandello
e Svevo per proseguire con Bernari,
Moravia, Pavese, Pratolini, Ottieri,
Bianciardi e Volponi.
Punto di partenza della nostra avventura Giovanni Verga, il fondatore
del romanzo moderno. Con lo scrittore siciliano, esponente del verismo
italiano, un mondo nuovo, il mondo
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turbolenza si riscontra anche nellattivit instancabile di Jeli: il mandriano completamente dedito al suo lavoro, sicch La gn Lia, soleva dire:
- Vedete Jeli il pastore? stato sempre
solo pei campi, come se lavessero figliato le sue cavalle, ed perci che
sa farsi la croce con le due mani!- e
rende i suoi servizi senza pretendere
molto in cambio se non il necessario
sostentamento quotidiano. Asseconda
le esigenze dei cavalli, se intendono
sostare dove il mangime abbondante, o se, turbati dagli improvvisi cambiamenti climatici, lasciano intendere
di voler ritornare nella stalla; diligente sul lavoro, ma diligente anche
con il padre, soprattutto quando, in
punto di morte per aver contratto la
malaria, fa ogni cosa con garbo da
brava massaia. Ma Jeli resta di quelli che al lavoro e alla rendita bada
molto, un po come il padre, le cui
ultime parole furono quelle di ricordare al figlio di ritirare dal padrone il
denaro che avanzava dal suo ultimo
periodo di attivit pastorale. Nonostante una cos grande attenzione, un
incidente compromette la sua carriera: lo stellato (stallone di grande
valenza) precipita da un burrone la
notte di San Giovanni durante il tragitto verso il paese dove lo attende
il fattore e questepisodio basta a rinominare il povero Jeli paneperso,
ossia uomo inefficiente e non meritevole. Jeli abbandonato senza lavoro
in mezzo alla strada, sperimentando
cos la realt dellesclusione, gi prescritta nella sua condizione di orfano
e di povero, collocato su un gradino
sociale inferiore. Va, dunque, alla ricerca di un lavoro, mentre tutti, anche i contadini e i pastori che appar-
e dalla roba in cui Mazzar si alienato. Il contadino-proprietario terriero larchetipo di alcuni personaggi
verghiani che vedono nel possesso un
fine assoluto, come lo Zio Crocifisso
dei Malavoglia, o uno scopo da raggiungere per avanzare nella scala sociale, come Gesualdo.
Continuiamo il nostro viaggio in compagnia di Corrado Alvaro e Ignazio
Silone, due esponenti del meridionalismo degli anni Trenta e precursori
del neorealismo. In Gente in Aspromonte (1930) Alvaro, riannodandosi
alla lezione verghiana, rappresenta lo
stato di miseria e di ingiustizia delle
masse rurali, alzando il velo dalla sua
arcaica e arretrata Calabria pastorale
e contadina e mostrando in essa lesistenza sofferta di unumanit logorata dalle lotte per la sopravvivenza.
La provincia calabrese ritratta da Alvaro un mondo senza sbocchi, dove,
come ebbe a dire Vittorini, la tragedia
scoccata e la sofferenza e la fatica
di vivere la fanno da padrone. Eppure la raffigurazione di questo universo umano e sociale sfumata in una
visuale fantastica e mitica, permeata
com dalla tensione a una realt assoluta e metastorica, emblema di una
vita innocente e autentica. Stemperata la durezza della denuncia sociale,
il racconto acquista dunque una risonanza pi profonda e assoluta.
Gente in Aspromonte una raccolta
di trediciraccontidiCorrado Alvaro,
considerata tra le pi alte espressioni della letteratura meridionalistica
e tra le pi significative del nuovo realismo del Novecento. il primo lungo racconto a dare il nome
allintera opera. Gli altri dodi28
Analisi e Interpretazione
Il microcosmo calabrese dellAspromonte offre allautore lo spunto per
descrivere la vita dura e faticosa dei
pastori. Ma questa civilt che va ormai scomparendo con le sue tradizioni percepita come lontana, incantata, magica. I suoi personaggi
assumono le sembianze di qualche
dio greco, gli animali vengono rappresentati come figurine da presepe.
Del resto risulta evidente nel testo un
alone favoloso che cela agli occhi del
lettore la crudezza della situazione
degradata nel Meridione.
Tutto ci gioca a favore degli obiettivi dellautore: da un lato la denuncia
sociale rivelata dalla descrizione minuziosa della vita dei pastori calabresi, dallaltro la nostalgia di un mondo
arcaico e pastorale.
In questo modo, la situazione sociale
degradata e triste viene sottoposta ad
una raffinata visione evocativo-elegiaca, che ne stempera in parte i toni
di denuncia sociale.
Romanzo desordio di Ignazio Silone, Fontamara (1934) rappresenta
un volto nuovo della civilt del sud:
quella del mondo dei contadini meridionali oppressi da unatroce miseria,
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Trama
Scenario della rappresentazione
Fontamara, immaginario paesino
abruzzese presso il Lago di Fucino,
nei primi anni del regime fascista.
A partire dal 1 giugno del 1929 al
paese non arriva pi lelettricit. Sperando di rimediare a questa fatalit ogni contadino firma una misteriosa carta bianca, portata da un
graduato della milizia, il cav. Pelino,
carta che, in seguito, si scoprir essere lautorizzazione a deviare lacqua
per lirrigazione verso i possedimenti
dellImpresario, un galantuomo divenuto podest del paese. Questi un
imprenditore appoggiato dal regime
che si impossessato della carica di
primo cittadino, cercando di favorire
i propri interessi in tutti i modi. Capito linganno i fontamaresi si recano
a casa dellImpresario, dove tentano
di convincerlo a ridare loro lacqua,
perch bene indispensabile per la loro
sopravvivenza, ottenendo solo altri
inganni che li lasciano senzacqua e
portano alla riduzione del loro salario. Dai soprusi ottenuti con le parole,
si passa quindi ai soprusi fisici, con
una violenta incursione dei militi fascisti, inviati a Fontamara sotto segnalazione del cav. Pelino, che aveva
riscontrato comportamenti antifascisti. Frattanto la mediazione dellAvvocato don Circostanza sancisce con
un accordo-beffa il sopruso subto dai
fontamaresi: lacqua del ruscello sarebbe stata assegnata per tre-quarti
allimpresario e altri tre-quarti ai paesani, e avrebbe avuto la validit di
dieci lustri (ovviamente, i fontamaresi ignoravano il significato di lustro).
Intanto senzacqua le campagne
inaridiscono e, per di pi, il giovane
30
Trama
Il racconto ambientato a Gagliano,
paesino a sud di Potenza dove lautore stato confinato dalla polizia. In
quel luogo la vita appare immobile,
scandita solo dallalternarsi delle stagioni, della siccit e della grandine,
fra estati desolate e inverni interminabili che isolano il paese dal resto
del mondo, fra sciami di mosche e
malaria perniciosa. In questa desolazione regna la miseria pi disperata e
vieppi alimentata dalle tasse imposte dallo Stato persino sulle capre: la
popolazione del paese sente lo Stato
come una forza estranea e vessatoria. Gli eventi della storia dItalia non
hanno alcun senso per quella gente: lunica storia in cui si riconoscono costituita dalle gesta disperate
dei briganti che hanno osato opporsi
allo Stato. Attraverso losservazione
diretta e le conversazioni con la gente, lautore penetra a fondo in quel
mondo misterioso e antico dominato
dalla superstizione e dalla magia. In
questo coacervo di mali e afflizione si
distingue, gelosa dei propri privilegi,
la piccola borghesia locale costituita
da personaggi come il podest, lavvocato, due medici, il farmacista, il
brigadiere, microcosmo immeschinito da inerzia, odio e risentimento nei
confronti delle altre famiglie e sempre
pronto allarroganza e al sopruso in
danno dei cafoni.
Analisi e Interpretazione
Tra i temi folclorico-etnologici emerge il ritratto del vecchio becchino e
banditore, che introduce nella dimensione di un tempo diverso e dimenticato, di una lontananza arcaica e remota, legata alla terra e alla magia. Il
32
della croce.
Lopera dello scrittore di Tricarico
un documento di una condizione esistenziale e non una trasfigurazione di
una realt immobile e primitiva.
La produzione di Scotellaro tiene
conto dellinsorgenza del fenomeno
migratorio delle popolazioni meridionali verso le regioni pi industrializzate del nord e dunque la sua lultima autentica testimonianza di una
civilt contadina che si va sfaldando.
Analisi e Interpretazione
Nella parte terza, capitolo primo,
Scotellaro fornisce un ritratto interessante non di un contadino qualunque,
ma proprio del padre. La rappresentazione del padre non si d solo come
una trasfigurazione mitica, ma nella
realt del lavoro contadino. La vigna
rappresenta un luogo al contempo reale e mitico, in cui riemergono i ricordi del passato, primo fra tutti quello
del padre. Il motivo della vigna, secondo unantica concezione classica
e biblica, profondamente impresso
nella cultura contadina: naturale
quindi che la vita umana venga delineata poeticamente con la metafora del lavoro ( ci stava bene con la
vigna, lunghe giornate). Nelleconomia e nella simbologia contadina la
vigna la coltura pi ambita e ancestrale perch d prosperit e abbondanza ed legata al regno dei morti:
di qui la figura fantasmatica del padre morto che riappare. Lallegoria
della vigna ha una duplice valenza,
come lavoro e come configurazione
dellaldil, sede dei morti , espressa
nelliniziale immagine, di tipo evangelico, del corpo di Cristo addossato
al tronco senza braccia, senza le ali
esempio, per i contratti agrari lautore avrebbe parlato con alcuni contadini del beneventano, mentre per la
rivoluzione insubordinata si sarebbe rivolto a quelli del Cilento.
I saggi pubblicati riguardano le vite
di quattro contadini lucani - Michele
Mulieri, Andrea Di Grazia, Antonio
Laurenzano e Francesco Chironna- e
del bufalaro campano Cosimo Montefusco; ad essi seguono i tre racconti
sconosciuti della madre dellautore
Francesca Armento, e le pagine che
ella scrisse un mese dopo la morte del
figlio, ricordandone la breve vita.
Riportiamo un passo del racconto di
Cosimo Montefusco.
Ci siamo poi intrattenuti con Francesco Jovine, personalit di forte rilievo nellarea della letteratura neorealistica. Lo scrittore molisano, allacciandosi alla tradizione realistica
verghiana, polarizza i suoi interessi
sui temi della questione meridionale,
aprendosi anche ad una visione problematica e ad una interpretazione
storico-politica della realt del sud
dItalia. Nel suo capolavoro Le terre
del Sacramento (1950), il mondo rurale come elemento folclorico scompare per lasciare posto ad un tono di
rivendicazione etico-sociale. Nucleo
tematico originario del romanzo
larretratezza della provincia molisana che Jovine rappresenta con realismo fermo e critico.
Qui non c pi traccia del fatalismo
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Analisi e Interpretazione
Il mondo dei cafoni raffigurato
come un microcosmo chiuso basato
su leggi fisse, sulla paura e sulla superstizione.
Tra i contadini uno dei protagonisti
principali Seppe Marano che, un
giorno, mentre sta arando, supera i
confini della terra del Sacramento e
riceve le critiche di Immacolata Marano e di Arduino.
Centrale nel romanzo il tema della
terra. Essa non viene vista come un
semplice elemento descrittivo o come
un mero paesaggio suggestivo, ma
come una realt dolente di situazioni
ed elemento di conflittualit di classe.
In Jovine, i personaggi minori di Morutri non hanno una funzione coreografica, come un commento patetico
o lirico alla vicenda dei personaggi
principali, ma sono parte integrante e
necessaria alla struttura del racconto.
Un altro motivo presente nellopera
quello della superstizione, la cui strumentalizzazione a danno dei contadini affidata alla voce di Immacolata,
che rievoca leggende di maledizione
che avvolgono le terre, mantenute
vive nella memoria dei semplici.
Le Terre restano il romanzo della
dignit delluomo, del suo affranca-
Analisi e Interpretazione
Arano, composta nel 1885, tra le
pi antiche poesie di Myricae, gi
presente nella prima edizione della raccolta (1891). In questo componimento troviamo una delle linee
ispirative originarie della raccolta:
lambiente e la vita dei campi raccontati attraverso quadri e scorci naturalistici, frammenti e impressioni. A
questa tematica si affiancheranno e
si intrecceranno poi i temi della morte, del nido, della regressione e pi
complesse chiavi di interpretazione simbolistica. La lirica si presen-
Analisi e Interpretazione
In Lavandare i temi principali sono
quelli dellabbandono e della solitudine, rappresentatidallimmagine
dellaratro dimenticato in mezzo al
campo deserto, che ritorna allinizio
e alla fine della poesia, conferendole
una struttura circolare ed assurgendo
a significato ulteriore della nostalgia
e del senso di smarrimento. Gi il
titolo evoca un mondo quotidiano e
semplice, quale quello delle donne
che lavano i panni al fiume. Per ci
che concerne lambito linguistico, il
lessico e la sintassi sono elementari e
quotidiani, a differenza della struttu40
vate, dellesteta e del profeta dei nuovi valori, del cultore della bellezza e
delluomo darmi si fondono.
Pungolato da una curiosit artistica
inesauribile (o rinnovarsi o morire), tent forme e modi di arte sempre diversi, accogliendo di volta in
volta suggestioni che gli provenivano
da svariate direzioni.
Della esperienza letteraria dannunziana abbiamo privilegiato due momenti: quello della poesia delle Laudi (1903) in particolare lAlcyone, e
quello del teatro, con La figlia di Iorio
(1904).
In Alcyone il poeta realizza una nuova
forma di esperienza vitale, attraverso
la quale si identifica con il tutto della natura, si trasfigura e si potenzia
allinfinito, attingendo ad una condizione divina.
Attinente al tema del nostro percorso la lirica I pastori incentrata sul
motivo della migrazione dei pastori
abruzzesi, a settembre, dai pascoli
montani al mare, ovvero il rito, primitivo e ancora attuale, della transumanza.
Analisi e Interpretazione
Per cantare la vita, i sentimenti e i sogni degli italiani costretti ad abbandonare dolorosamente il loro nido
alla ricerca di un lavoro allestero,
Pascoli sceglie una situazione molto
ben definita e un punto di vista infantile: il dramma dellemigrazione
si riassume nel personaggio di Molly,
una bambina figlia di emigrati, nata
e cresciuta negli Stati Uniti. Ritornata dallAmerica per un breve soggiorno nella campagna toscana presso i
nonni, non riconosce pi lItalia come
paese suo. Nel rapporto tra nonna e
nipote rispecchiato il confronto tra
larcaica e immobile civilt contadina
con il suo patrimonio di valori (la vita
semplice, il lavoro dei campi, la natura) e il mondo della modernit industriale rappresentato dallAmerica,
una terra straniera distante e diversa, affarista e metropolitana, vissuta
come un incubo dai nostri vu cumpr. Il testo un notevole esempio
dello sperimentalismo linguistico pascoliano. In esso, infatti, ritroviamo la
compresenza di diversi registri linguistici: quello dialettale (toscano-lucchese), quello inglese di Molly, quello
italo-americano degli emigranti. Loriginale impasto linguistico risulta di
grande efficacia in quanto conferisce
immediatezza realistica alla scena
rappresentata.
Analisi e Interpretazione
settembre, il tempo di migrare da
un luogo ad un altro, il tempo in
cui i pastori lasciano gli alti pascoli
e scendono verso il mare verde come
i pascoli montani. Larrivo dellautunno riporta alla memoria del poeta
immagini della sua terra nata, lAbruzzo. Ai suoi occhi il paese natale,
rievocato con nostalgia, rappresenta un mondo semplice, legato ad un
sentimento di selvaggia e nostalgica
pienezza, depositario di antichi valori che si esprimono in gesti rituali
sempre identici, ripetuti nei secoli.
Non poteva mancare nel nostro itinerario letterario una tappa con il maestro del decadentismo europeo: Gabriele DAnnunzio.
In lui la figura del dandy e del poeta42
un intento documentario, lascia trasparire il gusto decadente per il barbarico e il primitivo, il fascino esercitato dal popolo contadino in cui gli
istinti e le passioni sono liberi di prorompere, non frenati dai condizionamenti della societ.
Lautore ci restituisce, cos, unimmagine favolosa e selvaggia del mondo
contadino, un mondo di vita primordiale verso cui egli sente unirresistibile attrazione.
il richiamo della sua terra e della
sua gente, la gente antica e rude di un
Abruzzo mitico, al di fuori del tempo
e dello spazio.
Trama
La figlia di Iorio unopera
drammatica in versi diGabriele
DAnnunzio, una tragedia rustica dargomento abruzzese, come
la defin lo stesso DAnnunzio, in
tre atti scritta nellestate del 1903.
La vicenda ambientata in un Abruzzo rurale, patriarcale e superstizioso,
nel giorno di San Giovanni. La famiglia di Lazaro di Roio sta preparando le nozze del figlio Aligi, pastore, con la giovane, Vienda di Giave.
Secondo lantico rituale le tre sorelle
di Aligi, Splendore, Favetta e Ornella,
lavorano agli arredi e alle vesti per il
matrimonio, mentre la madre benedice gli sposi, riceve e accoglie i parenti che giungono con i doni nuziali.
Questa atmosfera di serenit agreste
turbata dallirrompere di Mila, figlia del mago Iorio, che inseguita e
minacciata da uno stuolo di mietitori
ubriachi. La giovane donna una meretrice, sospettata di stregoneria, ma
Aligi prende le sue difese e pone sulla
soglia una croce di cera di fronte alla
43
Analisi e Interpretazione
Limmagine della fanciulla che, corrotta, inesorabilmente si perde acquistando cos un fascino tragico e
maledetto ispirata ad un quadro del
pittore Michetti e presenta caratteristiche care alverismo: Mila rappresenta infatti la femminilit rovinosa
che scatena lossessione carnale,
tema ricorrente in DAnnunzio.
Nello stesso tempo Mila incarna leroina che per amore consapevolmente sceglie il sacrificio.
Dal punto di vista linguistico DAnnunzio propone uno stile lontano dal
linguaggio comune, una lingua del
tutto artificiale e un registro alto. Insomma un linguaggio puro. Ci perch il lettore, o lo spettatore, deve
sentirsi partecipe di un evento di alto
valore estetico, superiore alle espe44
La prima lirica narra della dura condizione del contadino, che non solo
impegnato in un lavoro faticoso ed
estenuante, ma anche costretto a vigilare sul proprio podere perch i ladri con la scusa di andare a tartufi
entran dentro alla vigna e saccheggiano le uve. Il poveruomo, dopo aver
trovato due graspi buttati e avendo
perci preso consapevolezza del furto, decide di vegliare sui propri campi
di modo che, se i ladri avessero saccheggiato ancora una volta la vigna,
avrebbe impugnato il fucile e sarebbe
ricorso, se necessario, anche a soluzioni estreme, poich i furfanti sono
gente da fare un servizio da bestie che
non vanno a contarla. Tuttavia il
contadino si rende conto che se avesse
avuto la vigna lass sulle coste allora avrebbe fatto la guardia da casa,
nel letto col fucile puntato. Da quella sua postazione, invece, neppure
larma gli ormai pi utile. Larticolazione tematica, nella poesia di Pavese, pu essere ridotta a due grandi
nuclei che, peraltro, sono compresenti
in quasi tutte le sue poesie: da un lato
lanalisi antropologica, attraverso la
quale deve essere interpretato ogni
gesto umano, specialmente quello pi
vicino ad un sistema di vita primitivo,
cio quello agreste; dallaltro, lindagine singolare sul paesaggio. Se nella
poesia italiana dellepoca il paesaggio
sublimato, divenendo allegoria di
condizioni esistenziali (come accade
in Montale), in Lavorare stanca innanzitutto un luogo geografico e come
tale concreto e reale: ha nomi ricono45
Il saggio a cura di: Carmen Cardillo, Roberta Ciampo, Valeria Conte, Enza Curcio,
Rossella DArgenio, Martina Ficociello, Daniela Furno, Romolo Giangregorio, Antonella
Guerrera, Martina Iele, Ilaria Izzo, Roberta
Izzo, Cristina Liberti, Francesca Lucia, Daniela Massarelli, Alessia Palmiero, Federica
Parrella, Mattia Pizzella, Maria Rina Rainone, Marika Salomone, Luciano Vetrone,
coordinati dalla prof.ssa Nunzia Campanelli.
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DIODORO COCCA
La canzone
de li Crusci
Nel febbraio dellanno scorso, un tragico incidente metteva fine alla vita di Diodoro
Cocca, eccellente professore di filosofia e storia presso il liceo scientifico Rummo di
Benevento. Per ricordare il grande collega - e, per quanto ci riguarda, il carissimo amico - dolorosamente scomparso, pubblichiamo il testo di un canto, da lui raccolto a San
Marco dei Cavoti, e gentilmente girato, nel 2001, a chi firma questa nota per contribuire come tenne a sottolineare alla ricostruzione della storia sociale e politica del
Sannio beneventano con tutte le fonti possibili. Le prime strofe della lunga canzone,
da lui stesso eseguite con la chiarezza e la forza della sua voce baritonale, vennero
riportate nel cd de iMusicalia Tinchitera, del 2002. Ci sembra giusto e opportuno
pubblicare linedito testo completo, integrandolo con la traduzione in italiano e con le
note di commento, entrambe opera dello studioso scomparso. Un esempio mirabile di
come sia possibile utilizzare i documenti pi disparati per rileggere quelle storie, apparentemente minime, ma che, viceversa, descrivono pi di cento saggi, la vita reale di
uomini e donne di cui, molto spesso, la grande storia non si cura.
(Am. Ci.)
rabbio!
Tu dammi quanto agli altri e statti zitto
7) E (zio Angelo) diceva per esempio
E proseguiva ad ogni buon conto
che sfaticato!
Hai soltanto martellato il falcione!
8) Michele di Mennozza durante la
mietitura
- davanti andava Antonio Ciaramellae lantiniere che mieteva tanto
Michele di mennozza non ce la faceva
9) e Michele s girato (verso gli altri
mietitori)
lantiniere se lo sono comprato!
scorreva il sudore
quando gli sembr lunga la giornata!
10) Cicco Pelorosso stato alla trebbiatura
zio Angelo Spatarello lha rovinato
zio Angelo che tanto lavorava
spingeva i buoi addosso a Cicco.
11) Cicco disse vai a farti fottere
le dita dei piedi me le hai rotte!
per dirla tutta
per tre giorni non pot tornarsene a
casa
12) al Tammurraro un fatto capitato
se non le credete chiamatemi pure
matto
lui sistemava le pietre nella spogna
Giuseppe da sopra il carro non lo
guardava
13) E con una pietra che ha lanciato
gli ha cioncato una mano
per dirla tutta
dovuto restare con la mano storpia
14) Un giorno andarono alla fiera di
Circello
e si trovarono un bel garzoncello
e lui che era tanto volenteroso
ci ha resistito un anno e ha lavorato
15) Pasqualuccio era chiamato
poverello disgraziato
Dopo unannata
senza capelli in testa era rimasto (per
il troppo lavoro)
16) Cola degli Zoppi stato da Vincenzo (un altro dei Crusci)
e davanti a tanta gente li ha svergognati
gliel ha fatta capire la verit
che gli operai non li debbono maltrattare!
17) Pellegrino Fusco per caso una
sera si trovato dalla signorina
e la canzone che tanto le piaceva
con la penna sulla carta la scriveva
18) E Cola degli Zoppi spudorato
accompagnandosi con il flauto lha
cantata
come accordava bene!
e Caccavllu suonava lorganetto
19) Che canzone ben congegnata
il figlio di Braciola lha studiata
senza cervello
lindicatore Cola il figlio di Annetella.
Note al testo
Strofa 7: il verso 4 si riferisce allattrezzo di lavoro del falciatore, che era
il falcione (altrove detto falce fienaia);
esso andava martellato ogni mattina,
prima di dare inizio al lavoro, per affilarne la lama. Per questo, si usava
una piccola incudine e un apposito
martelletto, che facevano parte della
dotazione di ciascun falciatore. Al falciatore era, naturalmente, concesso il
tempo per martellare il proprio strumento di lavoro, cos come ad ogni
lavoratore, per una sorta di gentlemens agreement tra fumatori, era
concesso il tempo per confezionarsi
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AMERIGO CIERVO
Il dramma sacro
e la cultura popolare
Studiare il dramma sacro, le cosiddette sacre rappresentazioni o,
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Come si vede, nella leggenda di Jacopo, compaiono, a parte Vito, alcuni personaggi che si ritrovano anche
nei copioni popolari: Modesto (nel
manoscritto circellese, per dire, indicato come educatore di Vito), Crescenzia e Fiorenza, rispettivamente
nutrice del giovane e matrona
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destinate a unovvia, e meritata, frustrazione. Se una data comunit, infatti, mostra di non avvertire pi il
bisogno di rappresentarsi, una volta
allanno, nelle guise scelte e codificate in altri tempi, vuol dire che essa
ha scelto altre forme di comunicare
simbolicamente la ragione profonda
del suo patto sociale. Basta, a tale
proposito, recarsi a Guardia Sanframondi, durante le giornate metastoriche dei riti settennali, per
rendersene conto. Ma, in ogni modo,
sarebbe opportuno se facessimo nostro laugurio di Toschi, con il quale
abbiamo aperto queste note. Conservare, non per nostalgia, ma, sia pure
solo per conoscenza, gi un grande
atto damore nei confronti delle proprie radici. Ben consapevoli, tuttavia,
che esse, forse, richiedono altre terre
e altri climi.
NOTE
1 TOSCHI, Paolo, Lantico dramma sacro,
scelta e prefazione di P.T. 2 voll., Firenze,
1925 e 1926,. vol. I, p. LXVII
2 DE MARTINO, Ernesto, La terra del rimorso - Contributo a una storia religiosa
del Sud, Il Saggiatore, Milano, 2009, p.
39.
3 DANCONA, Alessandro, Origini del Teatro italiano, libri tre con due appendici
sulla Rappresentazione drammatica del
contado toscano e sul teatro mantovano
nel secolo XVI, 2 voll., 2 ed., Torino, 1891.
In TOSCHI, P., op. cit. p. 704.
4 Sarebbe opportuno, a tale riguardo, avviare uno studio comparato tra le varie testimonianze scritte (i cosiddetti copioni)
per cogliere, allinterno di queste forme
drammatiche, schemi e motivi similari
che probabilmente ricalcheranno veri e
propri tpoi.
5 TOSCHI, P., op. cit. p. 712
6 A tale proposito, per il Sannio beneventano
vedere: DEL DONNO, Manfredi, Poesia
popolare religiosa. Canti narrativi del
Sannio beneventano, Biblioteca di Lares
nr. 15, Olschki, Firenze 1964
7 La Leggenda dei santi, successivamente
chiamata Aurea, una delle opere pi
famose e diffuse della religiosit popolare
italiana. Per secoli, attraverso la Leggenda
Aurea, intere comunit hanno conosciuto
le virt dei confessori, delle vergini, le
gloriose azioni dei martiri e i miracoli della
Madonna. Jacopo nacque a Varazze (Varagine) nel 1228. Non si sa molto della sua
vita, salvo che nel 1244 entr nellordine
dei predicatori da poco fondato da san
Domenico. Distintosi subito per dottrina
e sapienza, nel 1288 rifiut la nomina a
vescovo di Genova, nomina che dovette
accettare tre anni dopo. Jacopo muore
nel 1298. La Leggenda dei santi, successivamente Leggenda Aurea, si diffuse in
breve tempo per tutta lEuropa , copiata
e tradotta in molte lingue. Per Jacques
Le Goff, loriginalit dellopera consiste
nella capacit di legare il tempo liturgico
(ciclo annuale) con quello diacronico
della successione dei santi (il cosiddetto
tempo santorale, diventando, i santi
stessi, marcatori del tempo) e col tempo
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