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C. A. HELVETIUS
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Dello spirito
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(1758)
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Traduzione di
Franco Virzo
(2006)
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Prefazione
La parola francese esprit lequivalente delle differenti parole italiane:
spirito, mente, intelletto, ingegno, pensiero, animo, umore, carattere,
attitudine ecc. Nella traduzione del presente testo, ho scelto il termine che
mi sembrato pi adatto a rendere, volta per volta, il pensiero dellautore.
Sar, poi, lo stesso Helvtius a chiarire, nelle pagine che seguono, ci che, a
suo avviso, deve pi propriamente intendersi per esprit, principale
oggetto di questa sua opera. (ndt)
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chiamo giallo. Da cui concludo che in questo caso valutare non mai
altro che sentire. Ma, si dir, supponiamo che si voglia sapere se la
forza preferibile alla corpulenza, si pu essere sicuri allora che
valutare sia sentire? Risponder di s, poich per fare una valutazione
su questargomento, la mia memoria deve tracciarmi di seguito il
quadro delle differenti situazioni in cui posso trovarmi pi
comunemente nel corso della mia vita. Ora, valutare riconoscere
che, nelle diverse situazioni, la forza mi sar spesso pi utile della
corpulenza. Ma, si replicher, quando si tratta di giudicare se, in un
re, la giustizia preferibile alla bont, si pu immaginare allora che
un giudizio non sia altro che una sensazione? Questopinione, senza
dubbio, ha innanzitutto laria di un paradosso: tuttavia, per
verificarne la veridicit, supponiamo in un uomo la conoscenza di
quello che si chiama bene e male, e che questuomo sappia ancora
che unazione pi o meno cattiva, secondo che pregiudica pi o
meno il benessere della societ. In questa supposizione, quale arte
deve utilizzare il poeta o loratore, per rendere pi viva
lappercezione che, in un re, giustizia preferibile a bont, che
salvaguarda pi cittadini per lo stato? Loratore presenter tre
situazioni allimmaginazione di questo stesso uomo. Nel primo, gli
raffigurer il re giusto che condanna e fa uccidere un criminale. Nella
seconda, il re buono fa aprire la segreta di questo stesso criminale e
gli toglie i ferri. Nel terzo rappresenter il criminale che, armatosi di
pugnale alluscita della prigione, corre a massacrare cinquanta
cittadini. Ora, quale uomo, alla vista di questa terza situazione, non
sentir che nel re, la giustizia che attraverso la morte di un singolo
previene la morte di cinquanta uomini, preferibile alla bont?
Tuttavia questo giudizio non altro che una sensazione. In effetti, se
con labitudine dassociare le idee alle parole, stimolando lorecchio
con determinati suoni, possiamo, come dimostra lesperienza,
provocare in noi pi o meno le stesse sensazioni che proveremmo
alla presenza stessa degli oggetti, evidente che allesposizione di
queste tre situazioni, giudicare che, in un re, giustizia preferibile a
bont, equivale a sentire e vedere che, nella prima situazione,
simmola solo un cittadino e che nel terzo se ne massacrano
cinquanta. Da cui concludo che la valutazione non altro che una
sensazione. Ma, si dir, bisogner ancora collocare nel rango delle
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Discorso 1 - Capitolo 2
Degli errori cagionati dalle nostre passioni.
Le passioni cinducono in errore, perch fissano la nostra attenzione
su un lato delloggetto che ci presentano, e perch non ci
consentono in alcun modo di considerarlo sotto tutte le sue facce.
Un re geloso del titolo di conquistatore: la vittoria, dice, mi chiama
in capo al mondo, combatter, vincer, spezzer lorgoglio dei miei
nemici, gli metter i ferri ai polsi, ed il terrore del mio nome, come
una muraglia invalicabile, difender lentrata del mio impero.
Inebriato da questa speranza, dimentica che la fortuna incostante,
che il fardello della miseria quasi in ugual modo sopportato dal
vincitore e dal vinto. Non avverte per nulla che il bene dei sudditi
serve solo da pretesto alla sua figura di guerriero, e che lorgoglio a
forgiarne le armi e spiegarne gli stendardi: la sua attenzione
concentrata sul carro e la pompa del trionfo.
Non meno potente dellorgoglio, il timore produrr gli stessi effetti;
lo si vedr creare spettri, spanderli intorno alle tombe, e nelloscurit
dei boschi offrirli agli sguardi del viandante spaventato, impadronirsi
delle doti della sua anima, e non lasciarne nessuna libera per
considerare lassurdit dei motivi di un terrore cos vano.
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Discorso 1 - Capitolo 3
Dellignoranza.
Ci sbagliamo, quando mossi da passione, e concentrando la nostra
attenzione su una delle facce di un oggetto, vogliamo, attraverso
quellunica faccia, valutare loggetto intero. Ci sbagliamo ancora,
quando ci ergiamo a giudici su un argomento, mentre la nostra
memoria non dispone affatto di tutti gli elementi di ponderazione dai
quali dipende in questambito la correttezza delle nostre decisioni.
Non che ognuno non abbia ladeguata disposizione: ognuno vede
bene quello che vede, ma, giacch nessuno diffida abbastanza della
propria ignoranza, ognuno crede troppo facilmente che ci che si
vede in un oggetto tutto ci che vi si pu vedere.
Nelle questioni di una certa difficolt, lignoranza deve essere
considerata come la principale causa dei nostri errori. Per capire
quanto, in questo caso, facile crearsi illusioni e come, traendo
conseguenze sempre vere dai principi, gli uomini arrivino a risultati
totalmente contraddittori, sceglier comesempio una questione
alquanto complessa, ossia quella del lusso, sulla quale sono stati
espressi giudizi molto diversi, assecondo che questo stato
considerato sotto un aspetto o un altro.
Siccome la parola lusso vaga, non ha alcun senso ben determinato,
ed normalmente solo unespressione relativa, bisogna prima di
tutto assegnare un valore ben definito alla parola lusso presa nel
significato rigoroso, e dare in seguito una definizione del lusso
considerato in rapporto ad una nazione e in rapporto ad un singolo.
Si deve intendere per lusso, nel significato rigoroso, ogni specie di
superfluit, vale a dire, tutto ci che non assolutamente necessario
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rispettabile allesterno.
Labbondanza di denari che il lusso attira in uno stato simpone
innanzitutto allimmaginazione. Quello stato , per qualche
momento, uno stato potente: ma il vantaggio ( supposto che possa
esistere un vantaggio indipendente dal benessere dei cittadini) ,
come nota Hume, soltanto un vantaggio passeggero. Abbastanza
assomiglianti ai mari, che prima abbandonano e poi coprono mille
spiagge diverse, le ricchezze devono percorrere mille climi diversi
successivamente. Quando, con la bellezza dei manufatti e la
perfezione delle arti di lusso, una nazione attira a s i soldi dei popoli
vicini, evidente che il prezzo delle derrate e della mano dopera
deve necessariamente calare in quei popoli impoveriti, e che questi,
portando via qualche proprietario manifatturiero, qualche operaio
alla nazione ricca, possono impoverirla a loro volta rifornendola, a
prezzi pi convenienti, delle merci di cui quella nazione li forniva.
Orbene, appena la penuria di soldi si fa sentire in uno stato abituato
al lusso, la nazione cade nel disprezzo.
Per sottrarvisi, occorrerebbe avvicinarsi ad una vita semplice, ma
costumi e leggi vi si oppongono. Cosicch il periodo del pi gran lusso
duna nazione comunemente lepoca pi vicina alla sua caduta ed
alla sua depressione. La felicit e la potenza apparente conferite dal
lusso alle nazioni per qualche momento, comparabile alle febbri
violente che danno, nel delirio, una forza incredibile al malato che
stanno divorando, e che sembrano moltiplicare le forze dun uomo
soltanto per privarlo, al fine della crisi, delle stesse forze e della vita.
Per convincersi di questa verit, diranno ancora gli stessi filosofi,
ricerchiamo ci che deve rendere una nazione realmente rispettabile
per i vicini: , incontestabilmente il numero, la forza dei cittadini,
lattaccamento alla patria, ed infine il coraggio e la virt.
In quanto al numero dei cittadini, si abbia per certo che i paesi di
lusso non sono i pi popolati, che nella stessa estensione territoriale,
la Svizzera pu contare pi abitanti della Spagna, della Francia e
anche dellInghilterra.
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DISCORSO 1 - CAPITOLO 4
Del cattivo uso delle parole
Unaltra causa derrore, derivante parimenti dallignoranza, il
cattivo uso delle parole, ed i concetti poco chiari che vi si
attribuiscono. Locke ha trattato in maniera cos felice
questargomento che me ne permetto lesame solo per risparmiare
lo sforzo delle ricerche ai lettori, che non hanno tutti allo stesso
modo presente in mente lopera di questo filosofo.
Descartes aveva gi detto, prima di Locke, che i peripatetici, barricati
dietro loscurit delle parole, erano alquanto simili a dei ciechi che,
per rendere la lotta pari, attirassero un uomo chiaroveggente in una
caverna buia: che questuomo, aggiunge, sappia illuminare la caverna
o che costringa i peripatetici ad attribuire concetti chiari alle parole
di cui si servono, il suo trionfo assicurato. Con Descartes e Locke,
mi accingo quindi a dimostrare che in metafisica ed in morale, il
cattivo uso delle parole e lignoranza del loro significato , se oso
dire, un labirinto in cui i pi grandi geni si sono talvolta perduti.
Prender come esempi alcune delle parole che hanno acceso le
dispute pi lunge e pi vive tra i filosofi: tali sono, in metafisica, le
parole materia, spazio ed infinito.
In ogni epoca e volta per volta si sostenuto che la materia era
sensibile o che non lo era, e sullargomento si discusso molto a
lungo e molto vagamente. Ci si decisi molto tardi a chiedersi su che
cosa si discuteva, ed a dare unidea precisa alla parola materia. Se
per prima cosa se ne fosse fissato il significato, si sarebbe
riconosciuto che gli uomini erano, se oso dire, le creature della
materia, che la materia non era un essere, che cerano in natura solo
individui ai quali era stato dato il nome di corpi, e che con la parola
materia si poteva intendere soltanto la collezione delle propriet
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libert, presa nel significato comune. Luomo libero luomo che non
incatenato, n detenuto nelle prigioni, n intimidito, come lo
schiavo, dalla paura dei castighi. In tal senso, la libert delluomo
consiste nel libero esercizio della sua potenza: dico della sua
potenza, poich sarebbe ridicolo prendere per una non-libert
limpotenza in cui siamo di trapassare le nuvole come laquila, di
vivere sotto le acque come la balena, di farci re, papa o imperatore.
Si ha dunque unidea chiara della parola libert, presa nel significato
comune. Non cos quando si applica la parola libert alla volont.
Che sarebbe allora la libert? Si potrebbe intendere, con questa
parola, soltanto il potere libero di volere o di non volere una cosa,
ma tale potere supporrebbe che ci possa essere volont di volere o di
non volere una cosa; tale potere, per, supporrebbe che ci possa
essere volont senza motivo, e di conseguenza effetti senza cause.
Sarebbe necessario allora che potessimo volerci bene e male:
supposizione assolutamente impossibile. In effetti, se il desiderio del
piacere il principio di ogni nostro pensiero ed azione, se tutti gli
uomini tendono continuamente verso la felicit reale o apparente,
ogni nostra volont non allora che leffetto di questa tendenza. In
tal senso, non si pu quindi attribuire nessuna idea chiara alla parola
libert. Ma, si dir, se siamo costretti ad inseguire la felicit
dappertutto dove la percepiamo, siamo almeno liberi sulla scelta dei
mezzi che utilizziamo per renderci felici? Si, risponder: ma libero
non allora che un sinonimo dilluminato, e non si fa che confondere
queste due nozioni. Secondo che un uomo conoscer pi o meno
procedure e giurisprudenza, che sar guidato negli affari da un
avvocato pi o meno abile, prender un partito migliore o meno
buono, ma qualsiasi partito prenda, il desiderio della propria felicit
gli far sempre scegliere il partito che gli apparir pi adeguato ai
suoi interessi, ai suoi gusti, alle sue passioni, ed infine a ci che
considera come la propria felicit.
Come si potrebbe spiegare filosoficamente il problema della libert?
Se, come Locke ha dimostrato, siamo discepoli degli amici, dei
parenti, delle letture, ed infine di tutti gli oggetti che ci circondano,
occorre che tutti i nostri pensieri e le nostre volont siano effetti
immediati o conseguenze necessarie delle impressioni che abbiamo
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idea a delle parole, poi si sono combinate, comparate fra loro idee e
parole: ogni nuova combinazione ha prodotto un nuovo errore,
questi si sono moltiplicati e, moltiplicandosi, si sono talmente
complicati che sarebbe adesso impossibile, senza fatica e lavoro
interminabile, seguirne e scoprirne la sorgente. Succede con le lingue
come col calcolo algebrico: vi sinsinuano inizialmente degli errori,
che non sono avvertiti, si procede quindi secondo i primi calcoli, e di
proposizione in proposizione, si arriva a conseguenze
completamente ridicole. Se ne avverte lassurdit: ma come ritrovare
il posto dove si inserito il primo errore? A tale effetto,
bisognerebbe rifare e riverificare un gran numero di calcoli,
sfortunatamente c poca gente in grado di farlo ed ancora meno
sono quelli che lo vogliono, soprattutto quando linteresse degli
uomini potenti si oppone alla verifica.
Ho mostrato le vere cause dei falsi giudizi; ho fatto vedere che tutti
gli errori della mente hanno origine o nelle passioni o nellignoranza,
sia di certi fatti, sia del vero significato di alcune parole. Lerrore non
dunque essenzialmente legato alla natura dello spirito umano; i
nostri falsi giudizi sono leffetto di cause accidentali che non
presuppongono in noi una facolt di giudicare distinta dalla facolt di
sentire. Lerrore non quindi che un incidente, da cui segue che tutti
gli uomini hanno essenzialmente la giusta facolt dintendere.
Una volta ammessi questi principi, nulla mi vieta adesso daffermare,
che giudicare, come ho gi dimostrato, non altro che sentire. La
conclusione generale di questo discorso, che lo spirito pu essere
considerato o come la facolt produttrice dei nostri pensieri, e lo
spirito, in tal senso, non altro che sensibilit e memoria, o pu
essere visto come un effetto di queste stesse facolt; e in questo
secondo significato, lo spirito non che un assemblaggio di pensieri,
e pu suddividersi in ogni uomo in tante parti quante questi ha
didee.
Ecco i due aspetti sotto i quali si presenta lo spirito considerato in se
stesso: esaminiamolo adesso in rapporto alla societ. [trad. Franco
Virzo]
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DISCORSO 2 - CAPITOLO 1
Dello spirito in rapporto alla societ.
La scienza non che il ricordo o dei fatti o delle idee altrui: lo spirito
[qui sta per intelletto, ndt], distinto dalla scienza, quindi lunione
didee nuove qualsiasi.
Questa definizione dello spirito anche molto istruttiva per il
filosofo, ma non pu essere adottata in maniera generale: per il
pubblico occorre una definizione che lo metta in grado di
confrontare i diversi spiriti tra loro e di valutarne la forza e la
grandezza. Ora, se si adottasse la definizione che ho appena dato, in
che modo il pubblico potrebbe valutare lo spirito di un uomo? Chi gli
darebbe una lista precisa delle idee di quelluomo? E come
distinguere in lui scienza da intelletto? Supponiamo che io reclami la
scoperta di unidea gi conosciuta; per sapere se io meriti realmente
al riguardo il titolo di secondo inventore, occorrerebbe che il
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non che linsieme dei privati, non pu quindi mai prendere altro
che la propria utilit come regola delle proprie valutazioni.
Il punto di vista, sotto il quale esamino lintelletto [esprit], , credo,
lunico sotto il quale deve essere considerato. lunico modo
dapprezzare il merito di ciascunidea, di fissare su questo punto
lincertezza dei nostri giudizi, e di scoprire infine la causa della
stupefacente diversit delle opinioni degli uomini in materia
dintelletto [esprit]; diversit assolutamente dipendente dalla
differenza delle passioni, delle idee, dei pregiudizi, dei sentimenti, e
di conseguenza degli interessi.
Sarebbe, in effetti, abbastanza singolare che linteresse generale
avesse messo un prezzo alle differenti azioni degli uomini, che le
avesse chiamate virtuose, viziose o permesse, secondo che fossero
state utili, nocive o indifferenti al pubblico, e che questo stesso
interesse non fosse stato lunico distributore della stima o del
disprezzo legato alle idee degli uomini.
Le idee, come le azioni, possono essere catalogate in tre classi
differenti.
Le idee utili: e prendendo questespressione nel senso pi lato,
intendo, con questa parola, ogni idea propria ad istruirci e divertirci.
Le idee nocive: sono quelle che fanno su di noi leffetto contrario. Le
idee indifferenti: voglio dire tutte quelle che, poco gradevoli in se
stesse o diventate troppo familiari, non fanno su di noi quasi alcun
effetto. Ora, simili idee hanno breve esistenza, e, per cos dire,
possono portare solo un istante il nome dindifferenti: la durata o la
successione, che le rende noiose, le fa presto rientrare nella classe
delle idee nocive.
Per far capire quanto questa maniera di considerare lintelletto
[esprit] sia piena di verit, applicher successivamente i principi che
stabilisco, alle azioni ed alle idee degli uomini, e prover che in ogni
tempo, in ogni luogo, tanto in campo morale che in
quellintellettuale, linteresse personale che detta il giudizio dei
singoli, e linteresse generale che detta quello delle nazioni: che cos
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DISCORSO 2 - CAPITOLO 2
Della probit, in rapporto ad un privato.
Largomento trattato in questo capitolo non quello della vera
probit in senso stretto, vale a dire, della probit in rapporto al
pubblico, ma semplicemente della probit considerata relativamente
a ciascun privato. Sotto questo punto di vista, affermo che un privato
chiama probit, negli altri, soltanto labitudine delle azioni che gli
sono utili: dico abitudine, perch non una sola azione onesta, non
pi di una sola idea ingegnosa, che ci fa avere la qualifica di virtuoso
o di genio. E risaputo che non c avaro che non si sia mostrato
almeno una volta generoso, generoso che non sia stato almeno una
volta avaro, briccone che non abbia compiuto una buonazione,
stupido che non abbia detto una buona parola, ed uomo infine che,
se si raffrontano alcune azioni della sua vita, non appaia dotato
dogni virt e di tutti i vizi contrari. Maggiore coerenza nella
condotta degli uomini supporrebbe in loro una continuit
dattenzione di cui sono incapaci: differiscono solo di poco gli uni
dagli altri. Luomo assolutamente coerente non esiste ancora, ed la
ragione per cui non c nulla di perfetto sulla terra, n nel vizio, n
nella virt.
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E quindi allabitudine delle azioni che gli sono utili che un privato
assegna il nome di probit. Dico delle azioni, perch non si per
niente giudici delle intenzioni. Come si potrebbe esserlo? Unazione
non quasi mai leffetto di un sentimento: ignoriamo spesso noi
stessi i motivi che ci spingono. Un uomo opulento rende ricco un
uomo apprezzabile e povero: fa senza dubbio una buona azione, ma
si tratta solamente delleffetto del desiderio di fare qualcuno felice?
La piet, la speranza della riconoscenza, la vanit stessa, tutti questi
diversi motivi, separati o messi insieme, non possono, a sua insaputa,
averlo indotto a questazione lodevole? Ora, il pi delle volte
ignoriamo noi stessi i motivi delle nostre buone azioni, come
potrebbe il pubblico percepirle chiaramente? E quindi soltanto
attraverso le azioni degli uomini che il privato pu giudicarne la
probit.
DISCORSO 2 - CAPITOLO 3
Dello spirito in rapporto ad un privato.
Trasferiamo adesso alle idee i principi che ho appena applicato alle
azioni: si sar portati ad ammettere che ciascun privato d il nome di
spirito soltanto allabitudine delle idee che gli sono utili, sia perch
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odio o il loro amore. Da qui listinto sicuro e pronto che hanno quasi
tutte le persone mediocri nel riconoscere ed evitare le persone
meritevoli. Da qui lattrazione potente che gli uomini dingegno
hanno gli uni per gli altri, attrazione che li costringe, per cos dire, a
ricercarsi, nonostante il pericolo costituito spesso nei loro rapporti
dal comune desiderio di gloria che hanno. Da qui la maniera sicura di
giudicare del carattere e della natura [esprit] di un uomo dalla scelta
di libri e damici: uno sciocco, in effetti, ha sempre soltanto amici
sciocchi. Qualsiasi legame damicizia, quando non fondato su un
interesse donest, damore, di protezione, davarizia, dambizione, o
su qualche altro motivo simile, suppone sempre una corrispondenza
didee o di sentimenti tra due uomini. Questo ci che unisce gente
di condizione molto differente; ecco perch gli Agusto, i Mecenate,
gli Scipione, i Giulio, i Richelieu ed i Cond vivevano familiarmente
con gente di cultura [esprit], e quello che ha generato il proverbio la
cui banalit prova di verit: dimmi con chi vai, ti dir chi sei.
Lanalogia o la conformit delle idee e delle opinioni, deve dunque
essere considerata come la forza attrattiva e repulsiva che allontana
o avvicinagli uomini gli uni agli altri.
Che si conduca a Costantinopoli un filosofo, che, non essendo per
nulla illuminato dalla luce della rivelazione, pu soltanto seguire i
lumi della ragione. Che questo filosofo neghi la missione di
Maometto, le visioni ed i pretesi miracoli del profeta. Chi pu allora
dubitare che quelli che sono chiamati buoni mussulmani non
allontanino quel filosofo, e non lo guardino con orrore, e non lo
trattino da pazzo, dempio e talvolta anche duomo disonesto? In
vano questi direbbe che, in una simile religione, assurdo credere ai
miracoli di cui non si personalmente testimoni, e che, se c pi da
scommettere su una bugia che su un miracolo, crederlo troppo
facilmente, credere meno in Dio che negli impostori. In vano
mostrerebbe che, se Dio avesse voluto annunciare la missione di
Maometto, non avrebbe per nulla fatto prodigi ridicoli agli occhi della
ragione meno preparata. Qualsiasi ragione della sua incredulit
adducesse il filosofo, non otterrebbe mai la reputazione di saggio e
donesto tra i buoni mussulmani, se non diventando abbastanza
imbecille per credere cose assurde, o abbastanza falso per fingere di
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crederle. Tanto vero che gli uomini giudicano le opinioni degli altri
soltanto dalla conformit che queste hanno con le loro. Sicch non si
persuadono mai gli sciocchi se non con sciocchezze.
Se il selvaggio del Canada ci preferisce agli altri popoli dEuropa,
che accettiamo di pi i suoi costumi, il suo stile di vita ed a questa
compiacenza che dobbiamo il magnifico elogio che crede di fare di
un francese, quando dice: un uomo come me. In fatto di costumi,
dopinioni e didee, sembrerebbe quindi che sempre se stessi che si
apprezza negli altri ed la ragione per la quale i Cesare, gli
Alessandro, e generalmente tutti i grandi uomini, hanno sempre
avuto altri grandi uomini ai loro ordini. Un principe abile, prende in
mano lo scettro: appena salito al trono, che tutti i posti si trovano
occupati da uomini superiori. Il principe non li ha messi insieme,
sembra anche che li abbia addirittura presi a caso, ma, portato a
stimarne ed elevarne ai primi posti soltanto uomini il cui spirito sia
conforme al suo, far necessariamente sempre buone scelte, per
questa ragione. Un principe, al contrario, poco illuminato: portato,
per questa stessa ragione, ad attorniarsi di gente che gli
rassomigliano, far obbligatoriamente quasi sempre cattive scelte. E
la corte di simili principi che ha fatto spesso avvicendare sciocco a
sciocco nei posti pi importanti per parecchi secoli. Cosicch i popoli,
che non possono conoscere personalmente il loro maestro, lo
giudicano soltanto dal talento degli uomini di cui si avvale e sulla
stima che ha per la gente meritevole. Sotto un monarca stupido,
diceva la regina Cristina, tutta la corte o lo o lo diventa. Ma, si dir,
si vedono talvolta uomini ammirare, negli altri, idee che non
avrebbero mai avute, e che addirittura non hanno alcuna analogia
con le loro. E nota la frase di un cardinale. Dopo la nomina a papa, il
cardinale savvicina al santo padre e gli dice: Eccovi eletto papa,
lultima volta che sentirete la verit, sedotto dalle attenzioni, vi
crederete ben presto un grande uomo, ricordatevi che prima della
vostra esaltazione eravate solo un ignorante ed un ostinato. Addio,
mi predispongo a adorarvi.
Pochi cortigiani senza dubbio sono dotati dello spirito e del coraggio
necessari per tenere un siffatto discorso, ma la maggior parte di loro,
simile ai popoli che volta per volta adorano e fustigano il loro idolo,
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Discorso 2 - Capitolo 4
Della necessit nella quale ci troviamo di non apprezzare che noi
negli altri
Due cause ugualmente potenti vi ci decidono: una la vanit, e
laltra la pigrizia. Dico vanit, perch il desiderio di stima comune
ad ogni uomo; non che qualcuno tra loro non voglia aggiungere, al
piacere dessere ammirati, il merito di disprezzare lammirazione; ma
questo disprezzo non vero, e mai lammiratore stupido agli occhi
dellammirato: ora, se ogni uomo avido di stima, ciascuno di loro,
istruito dallesperienza che le sue idee non appariranno stimabili o
disprezzabile agli altri per quanto saranno conformi o contrarie alle
loro opinioni; ne consegue che ispirati dalla vanit, ciascuno non pu
astenersi da stimare negli altri una conformit didee che lo
assicurano della loro stima; e di odiare in loro una opposizione
didee, garante sicuro del loro odio o almeno del loro disprezzo che si
deve guardare come un calmante dellodio.
Ma, nella supposizione stessa che un uomo fece, allamore della
verit, il sacrificio della propria vanit; se questuomo non affatto
animato dal desiderio pi vivo distruirsi, dico che la sua pigrizia non
gli permette davere, per opinioni contrarie alle sue, che una stima
sulla parola. Per spiegare quello che intendo per stima sulla parola,
distinguer due sorte di stima.
Una, che si pu considerare come leffetto o del rispetto che si ha per
lopinione pubblica o la fiducia che si ha nel giudizio di certe persone,
e che chiamo stima su parola. Tale quella alcune persone
concepiscono per romanzi molto mediocri, unicamente perch li
credono di qualcuno dei nostri scrittori celebri. Tale ancora
lammirazione che si ha per i Descartes ed i Newton; ammirazione
che, nella maggior parte degli uomini, tanto pi entusiasta che
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meno illuminata; sia che dopo essersi formato unidea vaga del
merito di questi grandi geni, i loro ammiratori rispettano, in questa
idea, lopera della loro immaginazione; sia che stabilendo giudici del
merito di un uomo quale Newton, credono associarsi agli elogi che gli
prodigano. Questo genere di stima, di cui la nostra ignoranza ci
spinge a fare spesso uso, , perci stesso, la pi comune. Niente di
cos raro che di giudicare secondo se stesso.. Laltra specie di stima
quella che, indipendente dallopinione altrui, nasce unicamente
dallimpressione che fanno su di noi certe idee, e che, per questa
ragione, chiamo stima sentita, la sola veritiera e quella di cui si tratta
qui.
Discorso 2 - Capitolo 5
Della probit, in rapporto ad un gruppo particolare.
Sotto questo punto di vista, dico che la probit non che labitudine
pi o meno grande delle azioni particolarmente utili a quel piccolo
gruppo. Non che alcuni gruppi virtuosi non sembrino spesso
spogliarsi
del loro interesse, per dare delle azioni degli uomini apprezzamenti
conformi allinteresse pubblico, ma non fanno allora che soddisfare
la passione che un orgoglio illuminato d loro come virt, e, di
conseguenza,
obbediscono, come ogni altro gruppo, alla legge dellinteresse
personale. Quale altro motivo potrebbe determinare un uomo ad
azioni generose? Gli tanto impossibile amare il bene per il bene,
quanto amare il male per il male.
Bruto sacrific il proprio figlio alla salvezza di Roma solo perch
lamore paterno aveva su di lui meno potere dellamore di patria.
Non fece allora che cedere alla sua passione pi forte: essa che,
illuminandolo sullinteresse pubblico, gli fece percepire chiaramente,
in un parricidio cos generoso, cos proprio a rianimare lamore per la
libert, lunica risorsa che potesse salvare Roma e impedirle di
ripiombare sotto la tirannia dei Tarquini. Nelle circostanze critiche
nelle quali si trovava Roma allora, occorreva che una simile azione
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Discorso 2 - Capitolo 6
Dei mezzi per assicurarsi della virt
Un uomo giusto, quando tutte le sue azioni tendono al bene
pubblico. Non abbastanza fare del bene per meritare il titolo di
virtuoso. Un principe ha mille posti da assegnare, deve coprirli, non
pu evitare di fare mille felici. E quindi solamente dalla giustizia o
dallingiustizia delle sue scelte che ne dipende la virt.
Se, quando si tratta di un posto importante, per amicizia, per
debolezza, per sollecitazione o per pigrizia, d ad un uomo mediocre,
la preferenza su d'un uomo superiore, deve considerarsi come
ingiusto, qualsiasi elogio faccia per altro alla sua probit la societ in
cui vive.
In fatto di probit, solamente linteresse pubblico che bisogna
consultare e credere, e non gli uomini che ci circondano. Linteresse
personale li inganna troppo spesso. Nelle corti, per esempio,
linteresse non d forse il nome di prudenza alla falsit, e di
sciocchezza alla verit, che la si considera almeno come una follia,
e che la si deve sempre considerare come tale?
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Discorso 2 - Capitolo 8
Della differenza tra i giudizi
particolari.
Per scoprire la causa dei giudizi differenti che danno sulle stesse
persone il pubblico e le societ particolari, bisogna osservare che una
nazione non che l'insieme dei cittadini che la compongono; che
l'interesse di ciascun cittadino sempre legato, con un vincolo
qualsiasi, all'interesse pubblico; che, simili agli astri che, sospesi nei
deserti dello spazio, vi sono mossi da due movimenti principali, di cui
il primo pi lento lo hanno in comune con l'universo intero, ed il
secondo pi rapido una loro particolarit, ogni societ parimenti
mossa da due diversi tipi d'interesse:il primo pi debole, lo ha in
comune con la societ in generale, vale a dire, con la nazione, ed il
secondo, pi potente, una sua assoluta particolarit.
Conseguentemente a questi due tipi d'interesse, vi sono due tipi
d'idee atte a piacere alle societ particolari. Il primo, il cui rapporto,
pi immediato con l'interesse pubblico, ha per oggetto il commercio,
la politica, la guerra, la legislazione, le scienze e le arti: questo tipo
d'idee interessanti per ciascuna d'esse in particolare, di
conseguenza il pi generalmente, ma pi debolmente apprezzato
dalla maggior parte delle societ. Dico dalla maggior parte, perch vi
sono societ, quali le societ accademiche, per le quali le idee pi
utili in generale sono le idee pi particolarmente gradevoli, e il cui
interesse personale si trova in questo modo mescolato con
l'interesse pubblico. L'altro tipo d'idee ha rapporti immediati con
l'interesse di ciascuna societ, vale a dire, con i suoi gusti, le
avversioni, i progetti, i piaceri. Pi interessante e pi gradevole, per
questa ragione, agli occhi di questa societ, comunemente
abbastanza indifferente a quelli del pubblico. Ammessa tale
distinzione, chiunque acquisisce un grandissimo numero didee di
questultimo tipo, vale a dire, didee particolarmente importanti per
le societ nelle quali vive, vi deve essere considerato, di
conseguenza, come molto intellettuale: ma nel caso in cui
questuomo si presenti agli occhi del pubblico, sia attraverso
unopera, sia in una grande piazza, spesso non gli apparir che come
53
Discorso 2 - Capitolo 9
Delle buone maniere e delleleganza.
Tutte le societ, divise in quanto a interessi e gusti, si accusano
rispettivamente di cattive maniere; quelle dei giovani sconcertano i
vecchi, quelle delluomo passionale luomo frigido, quelle del
cenobita luomo di mondo.
Se sintende per buone maniere i comportamenti atti ad essere
ugualmente benaccetti in ogni societ, allora non c uomo di buone
maniere. Per esserlo, sarebbe necessario possedere ogni conoscenza,
ogni forma mentis [esprit]e, probabilmente, i vari linguaggi: ipotesi
impossibile da realizzare. Non si pu dunque intendere per buone
manire che il genere di conversazione, i cui argomenti e
lespressione di questi stessi argomenti vengono accettati in maniera
pi generale. Ora, le buone maniere cos definite, non appartengono
a nessuna categoria duomini in particolare, ma soltanto a coloro che
si occupano didee grandi e che, ricavate dalle arti e dalle scienze,
quali la metafisica, la guerra, la morale, il commercio, la politica,
presentano sempre alla mente temi interessanti per lumanit.
Questo tipo di conversazione, incontestabilmente il pi interessante
in maniera generale, non , come ho detto, il pi gradito per
ciascuna societ in particolare. Ciascuna considera le proprie
maniere superiori a quelle degli intellettuali e quelle degli
intellettuali semplicemente superiori a qualsiasi altra specie di
maniere.
57
DISCORSO 2 - CAPITOLO 10
Perch luomo ammirato dal pubblico non sempre apprezzato dalla
gente di mondo.
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64
Discorso 2 - Capitolo 11
Della probit in rapporto al pubblico.
Non pi della probit in rapporto ad un privato o ad una piccola
societ, ma della vera probit, della probit considerata in rapporta
al pubblico, ci di cui si tratta in questo capitolo.
69
Discorso 2 Capitolo 12
Del talento [esprit] in rapporto al pubblico.
Applichiamo al talento quello che ho detto della probit: si vedr
che, sempre lo stesso nelle sue valutazioni, il pubblico non prende
mai consiglio che dal proprio interesse; che non commisura affatto
l'apprezzamento per i diversi generi di talento alla differente
difficolt di tali generi, vale a dire al numero e alla finezza delle idee
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75
77
Ecco per quale ragione tanti re, deificati sul loro trono, sono stati
dimenticati immediatamente dopo la loro morte: ecco perch il
nome degli scrittori illustri, che, in vita, si trova cos raramente a
fianco di quello dei principi, , alla morte degli scrittori, cos spesso
confuso con quelli dei pi grandi re; perch il nome di Confucio pi
conosciuto, pi rispettato in Europa di quello di un imperatore di
Cina; e perch si cita il nome dOrazio e Virgilio a fianco di quello
dAugusto. Applichiamo alla distanza dei luoghi quello che dico della
distanza dei tempi; chiediamoci perch il saggio illustre meno
stimato dalla sua nazione del ministro abile; e per quale ragione
Rosny, pi onorato da noi di Descartes, meno considerato dallo
straniero; che, risponder, un gran ministro non utile che al suo
paese; e che perfezionando lo strumento proprio alla cultura delle
arti e delle scienze, abituando lo spirito umano a pi ordine e
giustizia, Descartes si reso pi utile alluniverso, e deve, di
conseguenza, esserne pi rispettato.
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Gli eruditi totalmente privi di lumi filosofici, non fanno altro che
mettere insieme in raccolte i fatti sparsi nelle rovine dellantichit,
sono, in rapporto alluomo di genio, quello che i tagliatori di pietre
sono in rapporto allarchitetto: sono loro che forniscono i materiali
degli edifici, senza di loro, larchitetto sarebbe inutile. Ma pochi
uomini possono diventare buoni architetti, tutti sono adatti a tagliare
la pietra: dunque dinteresse pubblico accordare ai primi un tributo
di stima proporzionato alla difficolt della loro arte. E per questo
stesso motivo, e perch lo spirito dinvenzione e di sistema si
acquisisce ordinariamente solo con lunghe e penose meditazioni, che
si accorda pi stima a questo tipo di talento che a qualsiasi altro; e
che, infine, in tutti i campi di unutilit pi o meno simile, il pubblico
adegua sempre la propria stima alla differente difficolt dei diversi
generi. Dico di unutilit pi o meno simile, perch, se fosse possibile
immaginare una sorta dingegno assolutamente inutile, qualsiasi
difficolt ci fosse per eccellervi, il pubblico non accorderebbe alcuna
stima ad un simile talento; tratterebbe colui che lavrebbe acquisito,
come Alessandro tratt quelluomo che, davanti a lui, infilava, si dice,
con una maestria meravigliosa, dei semi di miglio attraverso la cruna
di un ago; e che ottenne dallequit dal principe solo uno staio di
miglio come ricompensa. La contraddizione, che si crede talvolta
scorgere tra linteresse ed i giudizi del pubblico, non mai che
apparente. Linteresse pubblico, come mi ero proposto di
dimostrare, dunque il solo distributore della stima accordata ai
diversi tipi di talento.
Discorso 2 - Capitolo 13
Della probit, in rapporto ai secoli ed ai popolo diversi.
Nei diversi secoli e paesi, la probit non pu essere che labitudine
delle azioni utili alla propria nazione. Per quanto certa sia questa
proposizione, per farne comprendere in maniera pi inequivocabile
la verit, prover a dare idee chiare e precise della virt.
A tale scopo, esporr i due sentimenti che, su questargomento,
hanno fin qui diviso i moralisti.
81
sole, e di persuaderli che gli apportava le leggi che gli aveva dettato il
dio suo padre. Questa menzogna incuteva ai selvaggi pi rispetto per
le sue leggi; questa menzogna era dunque troppo utile allo stato
nascente, per non essere considerata come virtuosa. Ma, dopo aver
consolidato le fondamenta di una buona legislazione, dopo essersi
assicurato, con la forma stessa del governo, della precisione con la
quale le leggi sarebbero state sempre osservate, occorreva che il
legislatore, meno orgoglioso o pi illuminato, prevedesse le
rivoluzioni che sarebbero potute sopraggiungere nei costumi e negli
interessi dei popoli, ed i cambiamenti che di conseguenza sarebbe
stato necessario apportare alle leggi; che egli stesso o tramite i suoi
successori dichiarasse a questi stessi popoli, la bugia utile e
necessaria di cui si era servito per renderlo felice; che con tale
ammissione, togliesse alle sue leggi il carattere divino che,
rendendole sacre ed inviolabili, doveva opporsi a qualsiasi riforma, e
che forse avrebbe un giorno reso quelle stesse leggi nocive per lo
stato, se, con lo sbarco degli europei, quest'impero non fosse stato
distrutto quasi appena fondato.
Linteresse degli stati , come tutte le cose umane, soggetto a mille
rivoluzioni. Le stesse leggi e gli stessi costumi diventano
successivamente utili e nocivi allo stesso popolo; da cui concludo che
le leggi devono essere volta per volta approvate e respinte, e che le
stesse azioni devono successivamente portare il nome di virtuose o
viziose; proposizione che non si pu negare senza convenire che vi
sono azioni contemporaneamente virtuose e nocive per lo stato,
senza scalzare, di conseguenza, le fondamenta di qualsiasi
legislazione e di qualsiasi societ.
La conclusione generale di quello che ho appena detto, che la virt
solo il desiderio di felicit degli uomini; e che cos la probit, che
considero come la virt messa in azione, non , presso i popoli ed i
diversi governi, se non labitudine delle azioni utili alla nazione. Per
quanto evidente sia questa conclusione, siccome non c nazione che
non conosca e non confonda insieme due differenti tipi di virt, una
che chiamerei virt di pregiudizio e laltra, vera virt, per non lasciare
nulla da desiderare su questo argomento, credo di dover esaminare
la natura dei diversi tipi di virt.
86
Discorso 2 Capitolo 14
Delle virt di pregiudizio e delle vere virt.
Do il nome di virt di pregiudizio a tutte quelle la cui esatta
osservanza non contribuisce in nulla alla felicit pubblica. Tali sono le
mortificazioni di quei fachiri insensati di cui lIndia popolata: virt
che, spesso indifferenti ed anche dannose per lo stato, cagionano il
supplizio di coloro che vi si votano. Nella maggior parte delle nazioni,
queste false virt sono pi onorate delle vere virt, e quelli che le
praticano tenuti in pi gran venerazione dei buoni cittadini.
NellIndostan, non v nessuno di pi onorato che i bramini: se
nadora finanche la nudit, se ne rispettano pure le penitenze,
penitenze che sono realmente orrende: alcuni restano tutta la vita
attaccati ad un albero, altri si dondolano sulle fiamme; questi
portano catene di peso enorme, quelli si nutrono solo di liquidi,
alcuni si chiudono la bocca con un catenaccio, ed altri si legano un
campanellino al prepuzio; da donna per bene andare in devozione
a baciare quel campanellino, ed un onore per i padri di prostituire
le proprie figlie ai fachiri. Tra le azioni o i costumi ai quali la
superstizione attribuisce il nome di sacro, una delle pi buffe,
incontestabilmente, quella delle juibus, sacerdotesse dellisola di
Formosa.
Per officiare in maniera adeguata e meritare la venerazione dei
popoli, dopo sermoni, contorsioni e urla, devono gridare che vedono
i loro dei; dopo aver gridato, si rotolano per terra, salgono sul tetto
delle pagode, scoprono le proprie nudit, si battono le natiche,
evacuano lurina, scendono nude, e si lavano alla presenza
dellassemblea. Oltremodo felici ancora quei popoli presso i quali, le
virt di pregiudizio sono almeno solo ridicole!: spesso sono barbare.
Nella capitale del Cochin, si allevano coccodrilli, e chiunque si espone
alla furia di questi animali e se ne fa divorare, annoverato tra gli
eletti. Nel regno di Martemban, nel giorno in cui si porta in giro
lidolo, atto di virt scaraventarsi sotto le ruote del carro, o tagliarsi
la gola al suo passaggio: chi si vota a questa morte reputato santo
e, a tale scopo, il suo nome iscritto in un libro.
87
quando si pu, tanto criminale non dare la vita a chi non ce lha,
quanto toglierla a chi ce lha.
E ugualmente con la protezione della legge, che le siamesi, portate
per le strade su palanchini con il seno e le cosce a met scoperte, vi si
mostrano in attitudini molto lascive. La legge fu emanata da una loro
regina di nome Tirada, la quale, per disgustare gli uomini di un amore
pi disonesto, cred di dover utilizzare tutta la potenza della
bellezza. Tale progetto, dicono le siamesi, le riusc. La legge,
aggiungono, daltronde abbastanza giudiziosa: gradevole per gli
uomini avere desideri, e per le donne eccitarli. E la felicit dei due
sessi, il solo bene che il cielo mescola ai mali di cui ci affligge: e quale
anima tanto barbara vorrebbe ancora strapparcela? Nel regno di
Batimena, ogni donna, di qualsiasi condizione sia, costretta per
legge e sotto pena della vita, a cedere allamore di chiunque la
desideri: un rifiuto per lei una sentenza di morte.
Non la finirei pi, se volessi fare la lista dei popoli che non hanno la
nostra stessa concezione di questo tipo di corruzione di costumi: mi
accontenter quindi, dopo aver nominato alcuni dei paesi in cui la
legge autorizza il libertinaggio, di citare qualcuno di quelli in cui
questo stesso libertinaggio fa parte del culto religioso.
Presso i popoli dellisola di Formosa, lubriachezza e limpudicizia
sono atti di religione. Le volutt, dicono questi popoli, sono figlie del
cielo, doni delle sua bont: goderne, onorare la divinit, usufruire
dei suoi benefici. Chi dubita che lo spettacolo delle carezze e delle
delizie dellamore non piaccia agli dei? Gli dei sono buoni, e i nostri
piaceri sono, per loro, lofferta pi gradita della nostra riconoscenza.
Di conseguenza, si danno pubblicamente ad ogni tipo di
prostituzione.
E ancora per accattivarsi il favore degli dei, che prima di dichiarare la
guerra, la regina dei giaga fa venire al suo cospetto le pi belle donne
ed i pi bei guerrieri che, in posture diverse, godono, in sua presenza,
dei piaceri dellamore. Quanti paesi, dice Cicerone, in cui la
depravazione ha i suoi templi! Quanti altari innalzati a donne
prostituite! Senza ricordare il vecchio culto di Venere, di Cotytto, i
90
baniani non onorano forse, con il nome di dea Banany, una delle loro
regine, che, secondo la testimonianza di Gemelli Carreri [Francesco
Gemelli Carreri, ntd] , lasciava godere la sua corte della vista di tutte
le sue bellezze, prodigava successivamente i suoi favori a parecchi
amanti, e addirittura a due per volta.
Non citer pi su questargomento che un solo fatto riportato da
Julius Firmicus Maternus, padre della chiesa del secondo secolo, in
un trattato intitolato: de errore profanarum religionum.
LAssiria, come pure una parte dellAfrica, dice questo padre, adora
laria, con il nome di Giunone o Venere vergine. Questa dea governa
gli elementi, ad essa sono consacrati templi, che sono gestiti da preti
i quali, vestiti ed agghindati come donne, pregano la dea con voce
languida ed effeminata, eccitano i desideri degli uomini, vi si
prestano, si vantano della loro impudicizia, e, dopo questi piaceri
preparatori, credono di dover invocare la dea con grandi grida,
suonare strumenti, dirsi pieni dello spirito della divinit, e fare
profezie.
C dunque uninfinit di paesi in cui la corruzione dei costumi, che
chiamo religiosa, autorizzata per legge, o consacrata dalla religione.
Quanti mali, si dir, legati a questo tipo di corruzione! Ma non si
potrebbe rispondere che il libertinaggio politicamente pericoloso in
uno stato, solo quando in contrasto con le leggi del paese, o che si
trova combinato con qualche altro vizio del governo? In vano si
aggiungerebbe che i popoli in cui regna il libertinaggio sono
universalmente disprezzati. Ma, senza parlare degli orientali e delle
nazioni selvagge o guerriere, che, abbandonati ad ogni sorta di
volutt,sono felici dentro e temibili di fuori, quale popolo pi celebre
del greco! Popolo che ancora oggi suscita lo stupore, lammirazione
ed il rispetto dellumanit. Prima della guerra del Peloponneso,
epoca fatale per la loro virt, quale nazione e quale paese pi
fecondo di uomini virtuosi e di grandi uomini! E tuttavia noto il gusto
dei greci per lamore pi disonesto. Tale gusto era cos generalizzato,
che Aristide soprannominato il giusto, quellAristide che dicevano gli
ateniesi erano stanchi di sentir sempre lodare, aveva tuttavia amato
91
Discorso 2 Capitolo 15
Di quale utilit pu essere per la morale la conoscenza dei principi
stabiliti nei capitoli precedenti.
Se fino ad ora la morale ha contribuito poco alla felicit umana, non
perch molti studiosi non abbiano unito ad espressioni felici, a
notevole eleganza e chiarezza, grande profondit di pensiero ed
elevazione danima. Per quanto superiori siano stati questi pensatori,
bisogna per convenire che non hanno considerato abbastanza
spesso i differenti vizi delle nazioni come derivazioni necessarie della
diversa forma di governo: tuttavia non che considerando la morale
da questo punto di vista, che essa pu diventare realmente utile agli
94
Discorso 2 Capitolo 16
Dei moralisti ipocriti
Per ipocrita intendo colui che, nello studio della morale, non essendo
animato dal desiderio della felicit umana, si prende troppo
fortemente cura di se stesso. Ci sono molti uomini di questo tipo: si
riconoscono da una parte, dallindifferenza con la quale considerano
i vizi distruttori dimperi, e dallaltra, dalla veemenza con la quale si
scatenano contro i vizi privati. Invano uomini simili si dicono spinti
dalla passione per il bene pubblico. Se foste, realmente animati da
quella passione, gli si risponder, il vostro odio per i vizi sarebbe
sempre commisurato al male che questi arrecano alla societ, e se la
visione dei torti meno nocivi allo stato fosse sufficiente ad irritarvi,
con quale occhio considerereste allora lignoranza dei mezzi idonei a
formare cittadini valorosi, magnanimi e disinteressati? Da quale
dispiacere sareste afflitti, nel momento in cui individuereste qualche
difetto nella giurisprudenza o nellassegnazione delle imposte,
quando ne scoprireste nella disciplina militare che decide cos spesso
della sorte delle battaglie e della devastazione di tante province?
Allora, pervasi dal dolore pi vivo, sullesempio di Nerva
(limperatore romano Marco Cocceio Nerva, ndt), detestando il
giorno che vi rende testimone dei mali della vostra patria, vi si
vedrebbe arrestarne il corso voi stessi, o almeno prendere esempio
da quel cinese virtuoso che, giustamente irritato dalle vessazioni dei
grandi, si presenta allimperatore e gli espone le sue lamentele:
vengo, dice, ad offrirmi al supplizio al quale sono stati trascinati
seicento dei miei concittadini in circostanze simili, e ti avverto di
prepararti a nuove esecuzioni, la Cina possiede ancora diciottomila
buoni patrioti, che, per la stessa causa, verranno successivamente a
99
rapporto con quella della morale. La catena che le lega tutte tra loro
pi estesa che non si pensi: tutto si tiene nelluniverso.
Discorso 2 Capitolo 17
Dei vantaggi che derivano dai principi stabiliti sopra.
Passo rapidamente sui vantaggi che ne ricaverebbero le persone:
consisterebbero a dar loro idee chiare di questa stessa morale, i cui
precetti, fino ad ora equivoci e contraddittori, hanno permesso ai pi
insensati di giustificarne sempre la follia della condotta con qualche
sua massima.
Daltra parte, pi consapevole dei propri doveri, lindividuo sarebbe
meno dipendente dallopinione dei suoi amici: al riparo dalle
ingiustizie che gli fanno spesso commettere, a sua insaputa, le
societ nelle quali vive, sarebbe allora, nello stesso tempo,
affrancato dalla paura puerile del ridicolo, fantasma che annienta la
presenza della ragione, ma che il terrore delle anime timide e poco
colte che sacrificano i propri gusti, il riposo, i piaceri, e talvolta
finanche la virt, allumore ed ai capricci di questi atrabiliari, alla cui
critica non si pu sfuggire, quando si ha la disgrazia di esserne
conosciuto.
Sottomesso soltanto alla ragione ed dalla virt, lindividuo potrebbe
allora sfidare i pregiudizi, e armarsi di quei sentimenti virili e
coraggiosi che formano il carattere distintivo delluomo virtuoso,
sentimenti che si desiderano in ogni cittadino, e che si ha il diritto
desigere dai grandi. In che modo luomo arrivato alle pi alte cariche
rovescer gli ostacoli che taluni pregiudizi mettono al bene generale,
e resister alle minacce, ai raggiri delle persone potenti, spesso
interessate al danno pubblico, se la sua anima non inabbordabile
da qualsiasi sorta di sollecitazione, di paure e pregiudizi?
Sembra dunque che la coscienza dei principi qui sopra stabiliti
procuri almeno questo vantaggio allindividuo: quello di dargli
unidea chiara e sicura dellonest, di distoglierlo da qualsiasi specie
102
tuo dio? Apri gli occhi, vedi le superstizioni ed i vizi di cui il tuo
popolo affetto: lo priverai sempre della luce del Corano?
- Imano, rispose il principe, ci fu un tempo in cui, nella repubblica dei
castori, come nel mio impero, ci si lamentava di qualche furto nei
depositi ed anche di qualche assassinio. Per prevenire i crimini,
bastava aprire qualche magazzino pubblico, allargare le grandi vie di
comunicazione e creare qualche gendarmeria. Il senato dei castori
era pronto ad abbracciare questo partito, quando uno di loro,
gettando lo sguardo allazzurro del firmamento, grida ad un tratto:
Prendiamo esempio dalluomo. Egli crede che il palazzo dei cieli sia
costruito, abitato e retto da un essere pi potente di lui. Questo
essere porta il nome di Michapour. Pubblichiamo questo dogma e
che il popolo dei castori vi si sottometta. Convinciamolo che, su
ordine di questo dio, un genio stato messo di guardia su ogni
pianeta, e che da l, osservando le nostre azioni, si occupa di
dispensare i beni ai buoni ed i mali ai cattivi. Una volta accettata
questa credenza, il crimine fuggir lontano da noi. Poi tace; si passa
ai consulti, alle delibere, lidea piace per la sua novit, viene adottata
ed ecco fondata la religione, ed ecco i castori vivere innanzitutto
come fratelli. Tuttavia, subito dopo, viene sollevata una gran
controversia. E la lontra, dicono gli uni, il ratto muschiato
rispondono gli altri, che per primo present a Michapour i granelli di
sabbia da cui form la terra. La disputa saccende, il popolo si
divide, si arriva alle ingiurie, dalle ingiurie si passa alle botte, il
fanatismo suona la carica. Prima di questa religione, si commetteva
qualche furto e qualche assassinio ma poi la guerra civile si accende,
e la met della nazione viene sgozzata. Istruito da questa favola, non
pretendere, o crudele imano, aggiunse il principe indiano, di
provarmi la verit e lutilit di una religione che devasta luniverso. Da questo capitolo risulta che, se, coerentemente con i principi
stabiliti qui sopra, il legislatore fosse autorizzato ad apportare i
cambiamenti richiesti dai tempi e dalle circostanze, a leggi, costumi e
false religioni, egli potrebbe prosciugare la fonte di uninfinit di mali
e, senza dubbio, assicurare la pace dei popoli, prolungando la durata
degli imperi. Daltronde, questi stessi principi quanta luce non
spargerebbero sulla morale, facendoci percepire la dipendenza
106
Discorso 2 Capitolo 18
Dello spirito, considerato in rapporto ai secoli ed ai diversi paesi.
Ho dimostrato che le stesse azioni, successivamente utili e nocive in
secoli e paesi diversi, erano volta per volta apprezzate o disprezzate.
N delle idee come delle azioni. La diversit degli interessi dei popoli
ed i cambiamenti sopravvenuti in questi stessi interessi, producono
107
Discorso 2 Capitolo 19
La stima per i diversi generi di menti superiori [esprit] , in ogni
secolo, commisurata allinteresse che si ha di stimarli.
Per far comprendere lestrema esattezza di questa proposizione,
prendiamo innanzi tutto i romanzi come esempio. Dagli Amadis fino
ai romanzi dei nostri giorni, questo genere ha conosciuto volta per
volta mille cambiamenti. Se ne vuole conoscere la causa? Ci si chieda
perch i romanzi pi apprezzati trecento anni fa ci sembrano oggi
noiosi o ridicoli e si riuscir a comprendere che il principale merito
della maggior parte di queste opere dipende dalla meticolosit con la
quale vi si descrivono vizi, virt, passioni, usi ed aspetti ridicoli di una
nazione.
Ora, i costumi di una nazione cambiano spesso da un secolo allaltro
ed il cambiamento deve quindi indurne nel genere dei suoi romanzi e
del suo gusto: una nazione perci, per linteresse del proprio piacere,
quasi sempre costretta a disprezzare in un secolo quanto ammirava
nel secolo precedente. Quello che sostengo in merito ai romanzi, pu
essere applicato a quasi tutte le opere. Per far cogliere, per, in
maniera pi forte questa verit, forse occorre paragonare lo spirito
dei secoli dignoranza con lo spirito del nostro secolo. Soffermiamoci
un momento su questanalisi.
108
grandi uomini e grandi passioni, sono anche gli unici in cui i popoli
ammirano veramente i sentimenti nobili e coraggiosi.
Perch il genere di Corneille, meno apprezzato adesso, lo era di pi,
mentre viveva questillustre poeta? E che si usciva allora dalla lega,
dalla fronda, dai tempi dagitazione in cui gli animi, ancora
surriscaldati dal fuoco della sedizione, sono pi audaci, apprezzano di
pi i sentimenti arditi, e pi suscettibili dambizione; perch i
caratteri che Corneille conferisce agli eroi, i progetti che fa concepire
a questi ambiziosi, erano di conseguenza pi simili allo spirito del
secolo di quanto non lo sarebbero ora che sincontrano pochi eroi,
cittadini e ambiziosi, ora che una felice calma succeduta a tanta
tempesta, e che i vulcani della sedizione sono dappertutto spenti.
Come potrebbe, un artigiano abituato a gemere sotto il fardello
dellindigenza e del disprezzo, un uomo ricco ed anche un gran
signore avvezzo a strisciare davanti ad un uomo di potere ed a
guardarlo con il santo rispetto che legiziano ha per i suoi dei ed il
negro per il suo feticcio, essere fortemente colpiti dal verso in cui
Corneille dice: Per essere pi di un re ti credi qualcosa?.
Sentimenti simili devono sembrargli pazzeschi e giganteschi, non ne
potrebbero ammirare la grandezza, senza dover spesso arrossire
della bassezza dei loro: per questo motivo, se si eccettua un piccolo
numero dintellettuali [esprits] e di personalit forti, che conservano
ancora per Corneille una stima ragionata e sentita, gli altri
ammiratori di questo gran poeta lo stimano meno per sentimento
che per pregiudizio e su parola.
Qualsiasi cambiamento nel governo o nei costumi di un popolo, deve
necessariamente comportare rivoluzioni di gusto. Da un secolo
allaltro, un popolo impressionato in maniera differente dagli stessi
oggetti, secondo la diversa passione che lanima. Accade per i
sentimenti degli uomini come per le loro idee: se concepiamo negli
altri soltanto idee analoghe alle nostre, non possiamo, dice Sallustro,
112
essere colpiti che dalle passioni che colpiscono noi stessi fortemente.
Per essere colpito dalla descrizione di una passione, bisogna esserne
stato personalmente in balia.
Supponiamo che il pastore Tircis e Catilina sincontrino e si facciano
reciprocamente confidenze dei sentimenti damore e dambizione
che li agitano: non potranno certamente comunicarsi le differenti
impressioni che suscitano in loro stessi le diverse passioni da cui sono
animati. Il primo non concepisce quello che ha di cos seducente il
potere supremo, ed il secondo ci che ha di cos lusinghiero la
conquista di una donna. Ora, per applicare ai diversi generi tragici
questo principio, sostengo che in ogni paese in cui gli abitanti non
prendono parte alla gestione degli affari pubblici, in cui si citano
raramente le parole patria e cittadino, si arriva a piacere al pubblico
soltanto rappresentando in teatro passioni adatte ai privati, come,
per esempio, quella dellamore. Non tutti gli uomini, per, vi sono
sensibili in maniera simile: certo che anime fiere ed ardite, uomini
ambiziosi, politici, avari, anziani o gente daffari, sono poco
impressionati dalla descrizione di questa passione. E' precisamente
questa la ragione per la quale le rappresentazioni teatrali hanno
pieno e completo successo soltanto negli stati repubblicani, in cui
lodio dei tiranni, lamore della patria e della libert, sono, se oso
dire, punti dincontro per il pubblico apprezzamento. In ogni altra
forma di governo, non essendo i cittadini uniti da un interesse
comune, la disparit degli interessi personali deve necessariamente
ostacolare luniversalit degli applausi. In questi paesi, si pu aspirare
soltanto a successi pi o meno ampi, descrivendo passioni pi o
meno generalmente interessanti per i singoli. Ora tra le passioni di
questo tipo, non c dubbio che quella dellamore, fondata in parte
sul bisogno naturale, sia la pi universalmente sentita. Si preferisce
perci adesso, in Francia, il genere di Racine a quello di Corneille, il
quale, in un altro secolo o in un paese diverso come lInghilterra,
avrebbe verosimilmente la preferenza.
113
botanica, della geografia e delle belle arti, che della conoscenza del
cuore umano, i filosofi, eccellenti in questultimo genere, devono
essere pi generalmente conosciuti e stimati dei botanici, geografi e
grandi critici. Sicch, De La Motte (mi sia consentito ancora di citarlo
come esempio) sarebbe stato, incontestabilmente, pi stimato in
generale, se avesse applicato ad argomenti pi interessanti la stessa
finezza, la stessa eleganza e la stessa chiarezza che ha portato nei
suoi discorsi sullode, la favola e la tragedia. Il pubblico, contento
dammirare i capolavori dei grandi poeti, fa poco caso ai grandi
critici; le loro opere non sono lette, giudicate apprezzate, se non
dalle persone dellarte alle quali sono utili. Ecco la vera causa della
sproporzione che si nota tra la reputazione e il merito di De La
Motte.
Vediamo adesso quali sono le opere che devono unire al successo
rapido e brillante, il successo prolungato e duraturo.
Si ottengono contemporaneamente questi due successi soltanto con
opere in cui, conformemente ai miei principi, si saputo unire
allutilit momentanea, lutilit duratura: tali sono certi generi di
poemi, romanzi, opere teatrali e scritti morali o politici. Su ci
conviene osservare che queste opere, presto private delle bellezze
dipendenti dai costumi, dai pregiudizi del tempo e del paese nel
quale sono state concepite, non conservano, agli occhi della
posterit, che le sole bellezze comuni a tutti i secoli e a tutti i paesi e
che Omero, per questa ragione, deve apparirci meno piacevole di
quanto era apparso ai greci del suo tempo. Questa perdita, per, e,
se oso dire, questo residuo di merito, pi o meno grande, secondo
che le bellezze durature che entrano nella composizione di unopera,
e che sono sempre combinate in maniera disuguale con le bellezze
del giorno, vincono pi o meno su queste ultime. Perch Le donne
intellettuali [o Femmine saccenti, ndt] dellillustre Molire sono gi
meno stimate del suo Avaro, il suo Tartufo ed il suo Misantropo? Non
119
Discorso 2 Capitolo 20
Dello spirito considerato in rapporto ai diversi paesi.
Quello che ho detto dei diversi secoli, lo applico ai diversi paesi e
dimostro che la stima o il disprezzo per gli stessi tipi dintellettuali
[esprit], nei diversi popoli, sempre leffetto della diversa forma di
governo, e perci, della diversit degli interessi. Perch leloquenza
cosi fortemente reputata dai repubblicani? Perch, con la loro forma
di governo, leloquenza apre la carriera delle ricchezze e degli onori.
Ora, lamore ed il rispetto che gli uomini hanno per loro e le dignit
devono necessariamente ripercuotersi sui mezzi per acquisirli. Ecco
perch, nelle repubbliche, si onora non solamente leloquenza ma
per di pi tutte le scienze che, come la politica, la giurisprudenza, la
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Discorso 2 - Capitolo 21
Il reciproco disprezzo delle nazioni dovuto allinteresse della loro
vanit.
Succede con le nazioni esattamente come con i singoli: se ognuno di
noi si crede infallibile, pone la contraddizione nel rango delle offese e
non pu n stimare n ammirare negli altri che la propria intelligenza
[esprit], ogni nazione, alla stessa maniera, non stima negli altri se
non le idee simili alle proprie: qualsiasi opinione contraria quindi
un germe di disprezzo tra loro. Si dia unocchiata rapida al mondo:
qui, linglese che ci prende per teste frivole, quando noi li
prendiamo per una testa calda, l, larabo che, persuaso
dellinfallibilit del suo Khalife, ride della credulit ottusa del tartaro
che crede il gran lama immortale. In Africa, il negro che, sempre in
adorazione dinanzi ad una radice, una zampa di granchio, o il corno
di un animale, vede nella terra solo una massa immensa di divinit, e
se ne infischia della penuria di dei nella quale siamo noi, mentre il
musulmano, poco istruito, ci accusa di riconoscerne tre. Pi lontano,
sono gli abitanti della montagna di Bata ad essere persuasi che
qualsiasi uomo che mangia prima di morire un cuc arrosto, un
santo; prendono perci in giro lindiano: Cosa c di pi ridicolo, gli
dicono, dellavvicinare una vacca al letto di un malato e
dimmaginare che, se alla vacca, a cui si tira la coda, le viene da
pisciare e che qualche goccia durina cade sul moribondo, costui
diventa santo? Che cosa c di pi assurdo da parte dei bramini
d'esigere dai loro nuovi convertiti che, per sei mesi, si mantengano
con lo sterco di vacca come unico nutrimento?
E sempre su di una differenza dusanze e di costumi simile che si
fonda il reciproco disprezzo delle nazioni. E per questo motivo che
labitante dAntiochia disprezzava una volta, nellimperatore
Giuliano, la semplicit di costumi e la frugalit che gli valevano
lammirazione dei Galli. La differenza di religione, e di conseguenza
dopinione, spingeva nello stesso tempo i cristiani, pi zelanti che
giusti, ad offuscare con le pi infami calunnie, la memoria di un
principe che, abbassando le tasse, ristabilendo la disciplina militare e
rianimando la virt agonizzante dei romani, ha cos giustamente
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Discorso 2 - Capitolo 22
Perch le nazioni mettono nel rango dei doni di natura qualit che
devono soltanto alla forma del loro governo.
E ancora la vanit il principio di questerrore: e quale nazione pu
trionfare su un simile errore? Supponiamo, per fare un esempio, che
un francese abituato a parlare molto liberamente e ad incontrare qui
e l uomini veramente cittadini, lasci Parigi e sbarchi a
Costantinopoli: quale idea si former dei paesi sottomessi al
dispotismo, quando prender in considerazione lavvilimento in cui vi
si trova lumanit? Quando scorger dappertutto limpronta della
schiavit? Quando vedr la tirannia infettare con il suo alito i germi
dogni talento e virt, portare labbrutimento, la paura servile e lo
spopolamento dal Caucaso fino allEgitto? Quando infine apprender
che, chiuso nel suo serraglio mentre il persiano ne batte le truppe e
ne distrugge le province, il tranquillo sultano, indifferente alle
calamit pubbliche, beve un sorbetto, accarezza le proprie mogli, fa
strangolare i suoi pasci e sannoia? Colpito dalla vigliaccheria e dalla
schiavit di questi popoli, animato insieme dal sentimento dorgoglio
e dindignazione, quale francese non si creder di natura superiore al
turco? Quanti avvertono che il disprezzo per una nazione sempre
un disprezzo ingiusto? Che dalla forma pi o meno felice dei
governi che dipende la superiorit di un popolo rispetto ad un altro?
E che infine il turco pu dargli la stessa risposta che un persiano
diede ad un soldato lacedemone che gli rimproverava la vigliaccheria
della sua nazione: Perch insultarmi? - gli diceva- sappi che non ci
sono pi dappertutto nazioni in cui si riconosce un capo assoluto. Un
re lanima dispotica universale di uno stato dispotico: il suo
coraggio o la sua debolezza che fa languire o che vivifica limpero.
Vincitori sotto Ciro, se siamo vinti sotto Serse, perch Ciro dovette
fondare il trono dove Serse si seduto nascendo; perch Ciro,
nascendo, ebbe dei pari, mentre Serse fu sempre circondato da
schiavi, e i pi vili, lo sai, abitano il palazzo dei re. E dunque la feccia
della nazione che vedi ai primi posti, la schiuma dei mari che
arrivata in superficie. Riconosci lingiustizia dei tuoi disprezzi. E, se ne
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Discorso 2 - Capitolo 23
Delle cause che, fino ad ora, hanno ritardato i progressi della morale.
Se la poesia, la geometria, lastronomia, e generalmente tutte le
scienze tendono pi o meno rapidamente alla loro perfezione,
quando la morale sembra appena uscire dalla culla, perch gli
uomini, riunendosi in societ, costretti a darsi leggi e costumi, hanno
dovuto dotarsi di un sistema di morale prima che losservazione
gliene avesse fatto scoprire i veri principi. Fatto il sistema, si
smesso dosservare: perci non abbiamo, per cos dire, che la morale
dellinfanzia del mondo, e come perfezionarla? Per accelerare i
progressi di una scienza, non basta che questa sia utile al pubblico,
occorre che ciascuno dei cittadini che compongono una nazione,
trovi qualche vantaggio a perfezionarla. Ora, nelle rivoluzioni che
tutti i popoli della terra hanno sperimentato, linteresse pubblico,
vale a dire, quello del pi gran numero, sul quale devono sempre
essere basati i principi di una buona morale, non essendosi sempre
trovato conforme allinteresse del pi potente, questi, indifferente al
progresso delle altre scienze, ha dovuto opporsi efficacemente a
quelli della morale. Lambizioso, in effetti, che per primo si elevato
al di sopra dei suoi cittadini, il tiranno che li calpesta, il fanatico che li
tiene prosternati, tutti questi diversi flagelli dellumanit, tutte le
diverse specie di scellerati, spinti, dal proprio interesse particolare ad
istituire leggi contrarie al bene generale, hanno ben capito che la loro
potenza aveva per fondamento soltanto lignoranza e limbecillit
umana: sicch hanno sempre zittito chiunque, svelando alle nazioni i
veri principi della morale, gli avesse rivelato tutte le loro disgrazie e
tutti i loro diritti, e li avesse armate contro lingiustizia.
Tuttavia, si replicher, se nei primi secoli del mondo, quando i
despoti tenevano le nazioni asservite sotto uno scettro di ferro, era
allora nel loro interesse nascondere ai popoli i veri principi della
morale; principi che, sollevandoli contro i tiranni, avrebbe fatto della
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Non si pu, per, far capire alle nazioni lutilit che ricaverebbero da
uneccellente morale? E non si potrebbe accelerare i progressi di
questa scienza, onorando maggiormente quelli che la coltivano?
Visto limportanza della materia, col rischio di una digressione, mi
accingo a trattare questargomento.
Discorso 2 - Capitolo 24
Dei mezzi per perfezionare la morale
A tale scopo, basta eliminare gli ostacoli che mettono ai suoi
progressi le due categorie duomini che ho citato. Lunico modo per
riuscirci di smascherarli, di mostrare nei paladini dellignoranza i
pi crudeli nemici dellumanit, dinsegnare alle nazioni che gli
uomini sono, in generale, perfino pi stupidi che cattivi, che
guarendone gli errori, sarebbero guariti dalla maggior parte dei vizi; e
che, a tal proposito, opporsi alla loro guarigione, commettere un
crimine di lesa umanit. Qualsiasi uomo che, nella storia, prende in
esame il quadro delle pubbliche miserie, si accorge ben presto che
lignoranza che, addirittura pi barbara dellinteresse, ha rovesciato
pi calamit sulla terra. Colpito da questa verit, si sempre tentati
desclamare: felice quella nazione in cui i cittadini, se non altro, non
si permettano che crimini dinteresse! Quanto li moltiplica
lignoranza! Quanto sangue non ha fatto spandere sugli altari!
Luomo, tuttavia, fatto per essere virtuoso: in effetti, se la forza
risiede essenzialmente nel pi gran numero, e se la giustizia consiste
nella pratica delle azioni utili al pi gran numero, evidente che la
giustizia , per sua natura, sempre munita del potere necessario per
reprimere il vizio e costringere gli uomini alla virt. Se il crimine
audace e potente mette cos spesso in catene la giustizia e la virt, e
se opprime le nazioni, ci solo con il soccorso dellignoranza:
questa che, nascondendo ad ogni nazione i suoi veri interessi,
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dato luce alle passioni e da cui sono usciti i nostri vizi e tutte le
nostre virt. Ci sono uomini che, persuasi che un cittadino senza
coraggio un cittadino senza virt, sentono che i beni e la vita stessa
di un privato non sono tra le sue mani, per cos dire, che un deposito
che deve essere sempre pronto a restituire, quando la salute del
pubblico lesige. Uomini simili, per, sono sempre in numero troppo
piccolo perch illumini il pubblico; daltronde, la virt sempre senza
forza, quando i costumi di un secolo vi attaccano la ruggine del
ridicolo. Perci la morale e la legislazione, che considero come una
sola e stessa scienza, non faranno che progressi insensibili. E
soltanto il lasso del tempo che potr ricordare i secoli felici, designati
con i nomi dAstrea o di Rea, che erano solo lemblema ingegnoso
della perfezione di queste due scienze.
Discorso 2 - Capitolo 25
Della probit in rapporto alluniverso.
Se esistesse una probit in rapporto alluniverso, questa sarebbe
soltanto labitudine delle azioni utili a tutte le nazioni: ora non c
azione che possa immediatamente influire sulla felicit o la sventura
dei popoli. Lazione pi generosa, con il beneficio dellesempio, non
produce, nel mondo morale, un effetto pi sensibile di quello che la
pietra, gettata nelloceano, produce sui mari, di cui innalza
necessariamente la superficie.
Non c dunque probit pratica, in rapporto alluniverso. In merito
alla probit dintenzione, che si ridurrebbe al desiderio costante e
abituale della felicit universale, dico che questa specie di probit
ancora soltanto una chimera platonica. In effetti, se lopposizione
degli interessi dei popoli li mantiene, gli uni rispetto agli altri, in uno
stato di guerra perpetua; se le paci concluse tra le nazioni non sono
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Discorso 2 - Capitolo 26
Dello spirito in rapporto alluniverso.
Discorso 3 - Capitolo 1
Discorso 3 Capitolo 2
Della finezza dei sensi
La maggiore o minore perfezione degli organi dei sensi, nella quale si
trova necessariamente compresa quella dellorganizzazione interiore,
dato che qui giudico della finezza dei sensi solo con i loro effetti,
sarebbe la causa della disuguaglianza delle menti degli uomini?
Per ragionare su questargomento con una certa accuratezza,
bisogna esaminare se il grado di finezza dei sensi dona alla mente o
una maggiore estensione o un miglior grado di quella precisione che,
presa nel suo vero significato, racchiude tutte le qualit della mente.
La maggiore o minore perfezione degli organi dei sensi non influisce
per nulla sulla precisione della mente, poich gli uomini, qualunque
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Discorso 3 Capitolo 3
Dellestensione della memoria
La conclusione del capitolo precedente far, senza dubbio, cercare
nellineguale estensione della memoria degli uomini la causa
dellineguaglianza della loro mente [esprit]. La memoria il
magazzino in cui si depositano le sensazioni, i fatti e le idee, le cui
diverse combinazioni formano quello che si chiama mente. Le
sensazioni, i fatti e le idee devono dunque essere considerati come la
materia prima della mente. Ora, pi il magazzino della memoria
spazioso, pi contiene questa materia prima e pi, si dir, si hanno
attitudini della mente. Per quanto fondato possa apparire questo
ragionamento, forse, approfondendolo, lo si trover solo specioso.
Per darvi una risposta esauriente, occorre innanzitutto esaminare se
effettivamente la differenza destensione della memoria degli uomini
ben organizzati, tanto considerevole quanto lo in apparenza, e,
supponendo questa differenza effettiva, occorre in secondo luogo
sapere se bisogna considerarla come la causa dellineguaglianza delle
menti. In quanto al primo oggetto del mio esame, sostengo che solo
lattenzione pu imprimere nella memoria gli oggetti che, visti senza
attenzione, farebbero su di noi soltanto impressioni insensibili e pi
o meno simili a quelle che un lettore riceve successivamente da
ciascuna delle lettere che compongono il foglio di unopera. E perci
certo che per valutare se la mancanza di memoria negli uomini
leffetto della loro disattenzione o di unimperfezione dellorgano che
la riproduce, bisogna far ricorso allesperienza. Questa cinsegna che,
tra gli uomini, ve ne sono molti, come santAgostino e Montaigne
affermano di se stessi, che, sembrando dotati solo di una debole
memoria, sono tuttavia arrivati, con il desiderio di sapere, a mettere
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vogliono diventare superiori agli altri, luno per mente, laltro per
memoria. Se la mente non che un accoppiamento didee nuove, e
se ogni idea nuova non che un rapporto nuovamente percepito tra
taluni oggetti, colui che vuole distinguersi per mente deve
necessariamente utilizzare la maggior parte del tempo
nellosservazione dei rapporti diversi che hanno tra loro gli oggetti, e
perderne solo una minima parte a collocare fatti o idee nella
memoria. Ora, con un uso cos diverso del tempo, evidente che il
primo dei due uomini deve essere anche inferiore per memoria al
secondo, che gli sar superiore per mente: verit che aveva
verosimilmente percepito Descartes, quando afferma che, per
perfezionare la propria mente, bisogna meno apprendere che
meditare. Da cui concludo che non solamente la grande mente non
suppone la grande memoria, ma che lestrema estensione delluna
esclude sempre lestrema estensione dellaltra. Per terminare questo
capitolo, e dimostrare che non allineguale estensione della
memoria che si deve attribuire la forza ineguale delle menti, non mi
resta pi che mostrare che gli uomini, comunemente ben organizzati,
sono tutti dotati di unestensione di memoria sufficiente per elevarsi
alle pi alte idee. Ogni uomo, in effetti, , a questo proposito,
abbastanza favorito dalla natura, se il magazzino della sua memoria
capace di contenere un numero didee o di fatti, in modo tale che
paragonandoli incessantemente tra loro, possa sempre cogliervi
qualche nuovo rapporto, sempre accrescere il numero delle proprie
idee, e, di conseguenza, dare sempre pi estensione alla propria
mente. Ora se trenta o quaranta oggetti possono essere paragonati
tra loro in tanti modi, come dimostra la geometria, che, nel corso di
una lunga vita, nessuno possa osservarne tutti i rapporti, n dedurne
tutte le idee possibili, e se tra gli uomini che chiamo ben organizzati,
non ve n nessuno la cui memoria non possa contenere non
solamente tutte le parole di una lingua, ma ancora uninfinit di date,
di fatti, di nomi, di luoghi e di persone, ed infine un numero doggetti
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Continua
Discorso 3 Capitoli 4 a 30
Discorso 4 Capitoli 17
FINE
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