E opinione di molti, che non seguono regolarmente la storia e di altri che basano il loro aggiornamento solo su alcune fonti mediatiche (o
pubblicistica di partito come la Rai), che la caduta del fascismo sia arrivata come un fulmine a ciel sereno quella notte del 24 luglio 1943.
Non andata cos e difficilmente andr mai cos, (vedi recentemente prima repubblica, i cadaveri si decompongono col tempo) con repentini cambi di
fronte dalla sera alla mattina. Che il fascismo fosse agli sgoccioli lo avevano intuito tutti perfino gli stessi fascisti. Da Casa Reale e
dallesercito monarchico cera da mesi la fronda, se non da anni. Allinterno dello stesso PNF le correnti (i Ras), nonostante le correzioni
(cacciati i tiepidi in febbraio: via dagli Esteri Ciano che va in Vaticano come ambasciatore, via Grandi dalla Giustizia, via Bottai dalla
Educazione. Cianetti sostituisce poi Ricci alle Corporazioni e Pareschi va alla Agricoltura) andavano in tutte le direzioni. El Alamein era stato
lo spartiacque, prima ancora che cadesse Tripoli (gennaio 43) e si concretasse la fine del sogno coloniale italiano dopo 58 anni. Contatti fra
la futura regina e il vaticano ( Mons. Montini che mette in contatto Maria Jos con gli alleati tramite gli 'osservatori' Usa in Vaticano), fra la
regina e i vecchi partiti antifascisti si intensificavano tanto che lo stesso Rommel, ormai esperto di cose italiane, ne aveva presagito
levoluzione gi dal novembre 42 in una lettera alla moglie (a sinistra sotto). Ma una cosa era certa la soluzione della crisi passava solo e
sempre da Casa Reale. La corona avrebbe fatto un colpo di stato coi fascisti dissidenti, come Grandi o il PNF gli avrebbe riportato
spontaneamente il paese su un piatto sbeccato?. Altre soluzioni, come quella repubblicana di una sollevazione popolare, o il ripristino "sic
et simpliciter" dello status quo ante marcia su Roma erano per il momento totalmente inattuabili. Maria Jos, che riceveva reprimende in
famiglia, continuava ad avere delle amicizie considerate pericolose. Estrosa, forte di carattere era per pronta a rintuzzare gli attacchi
(anche dal suocero oltre che dal marito molliccio) che in un modo o nell'altro le venivano o le erano stati inferti nel corso della sua vita
italiana, in pace e in guerra, nella buona e nella cattiva sorte come figlia del Re del Belgio. Nel 43 (dopo lultima maternit) i suoi contatti
(mediatore il presidente del Portogallo, Oliveira Salazar) la portano a trattare anche con gli Americani. Le sue iniziative scatenano questa
volta le ire del Re che le intima di non occuparsi pi di politica e di lasciare Roma insieme ai figli. I tedeschi la troveranno in Piemonte ma
lei riesce a riparare salva in Svizzera.
Gi dal 13 luglio il sottosegretario agli esteri Bastianini aveva contattato in Vaticano il segretario di stato con lo scopo di inviare a Londra
un messaggio. Da Londra la risposta non tarda a venire. Un lancio di manifestini alla vigilia dell'incontro con Hitler invita gli italiani a
rovesciare il regime (ma il giorno dopo al posto dei volantini arrivano le bombe). Nei piani di casa reale il colpo di stato si poteva fare con
Mussolini assente e il 19 luglio loccasione era buona, ma nessuno aveva messo mano al progetto dopo mesi di chiacchiere. Mussolini stesso
era stanco della guerra e dei rovesci che si era procurato inseguendo il matto. Mussolini stava per chiedere personalmente a Hitler di
uscire dal conflitto, con una delle sue lunghe lettere in cui sperava di mettere tutto lo sfinimento del paese, quando Hitler lo precedette. Non
restava che parlargli de visu, cosa oltremodo difficile, vista la verbosit del Fuhrer. Ambrosio si era raccomandato la situazione disperata,
bisogna far qualcosa per impedire al paese di precipitare nellabisso, Voi che siete amico del Fhrer cercate di fargli capire le nostre ragioni,
noi dobbiamo sganciarci e pensare ai fatti nostri. Hitler non lo fece parlare, come al solito partiva in quarta e chi lo fermava pi. Alla prima
riunione del mattino inizi a parlare alle 10 e solo il gong del pranzo lo distolse un attimo dal suo concione. Mentre i militari italiani e
tedeschi sedevano ad una tavola comune, Mussolini ed Hitler mangiarono da soli in una saletta conversando in tedesco. Qui Hitler fece
quello che in altre circostanze probabilmente non avrebbe mai azzardato: rivel ad un Mussolini, certamente stupefatto, lintero panorama
delle armi nuove, armi magiche, risolutive (Dieci giorni prima Von Braun aveva testato con successo la prima V2 alla presenza di Himmler).
Hitler aveva per dimenticato di dirgli che in Russia la battaglia scatenata a Kursk, detta anche operazione Cittadella, con 2 milioni di
soldati in campo, oltre 5.000 carri armati e 2.000 aerei si era messa al peggio. Mussolini, prima di pranzo, venne raggiunto dalla notizia che
gli americani avevano bombardato lo scalo ferroviario di S. Lorenzo a Roma con molte vittime. Mussolini, come al solito tergiversa e si
limita a chiedere una maggior presenza tedesca in Italia (visto che siamo sotto attacco da 10 giorni !!!!) anche se l'impegno e la strategia dei
tedeschi non prevede un rafforzamento di settore (non hanno uomini, dice lui, impegnati tutti in Russia a far muro contro i sovietici:
mander quello che pu per frenare gli Angloamericani).
Il 26 marzo 1943 Dino Grandi and a trovarlo (Mussolini) per ricordargli i momenti difficili che il paese stava vivendo; lo trov come di consueto al tavolo di lavoro nella sala del
Mappamondo a palazzo Venezia: "Ha il viso pallido, quasi terreo; profondi solchi sulle guance denunciano la sua tempesta interiore. Sento una grande pena per quest'uomo di indiscutibile
grandezza, di indiscusso e quasi patologico amore per la patria, ormai prigioniero del suo demone interiore. Il suo amore per l'Italia si confuso a poco a poco, inconsapevolmente, colla sua
ambizione di dittatore e coll'assurdo sogno di diventare una specie di pontefice di una ancora pi assurda palingenesi europea. Tutto ci gli ha fatto perdere il senso delle proporzioni e
commettere dapprima l'errore imperdonabile di avere ucciso il fascismo trasformandolo in un cesarismo da basso impero, in seguito l'errore tragico e irrimediabile di schierarsi in guerra a
fianco della Germania nazista, gettando il paese in uno spaventoso conflitto da cui l'Italia non potr uscire se non vinta ovvero schiava del suo potente alleato. Mussolini non pu fare a meno di
rendersi conto che le sorti della guerra sono ormai segnate, che colla sconfitta dell'Italia in gioco la stessa nostra unit nazionale, che l'esercito stanco di combattere una guerra non sua, che
il popolo italiano, il quale per venti anni ha idolatrato a lui abbandonandosi colla cieca fiducia di un amante, non lo segue pi e gi si intravedono i segni di un doloroso rancore di chi si sente
tradito. E' un rancore che pu scoppiare improvvisamente con conseguenze incalcolabili, coinvolgendo non soltanto le sorti di un regime, ma altres la vita della nazione. Si render conto
Mussolini che i regimi politici, qualunque essi siano, sono transeunti nella vita di una nazione e che il dovere di un patriota quello di salvare la nazione, sacrificando se stessi ed altres le sorti
del regime?. ..." http://www.pioxii.150m.com/index.htm
De Felice cos commenta " la spiegazione di fondo del suo comportamento a Feltre, il suo subire in silenzio la requisitoria di Hitler, e infine
accettare nuove truppe in Italia era per prendere tempo". " E' difficile credere che Mussolini si illudesse di poter convincere Hitler con l'idea di
un negoziato di pace (gia fallita quando voleva convincerlo a chiudere coi Russi) o di lasciar libera l'Italia di trattare la propria fuoriuscita dalla
guerra, sicch il fatto che non abbia sollevato questa questione non pu certo meravigliare. Ma soprattutto voleva guadagnare tempo per trovare
il modo per sganciarsi (e c'era qualcuno che stava attivandosi) senza correre il rischio di essere estromesso politicamente (sapeva benissimo
cosa bolliva in pentola a Roma), o di mettere talmente in allarme i tedeschi da indurli ad anticipare i tempi per occupare l'Italia. E avendo
bisogno di guadagnar tempo l'unica cosa da fare era rassicurare Hitler sulla propria fedelt e ottenere da lui quegli aiuti che aveva chiesto ma
che sapeva benissimo che Hitler non gli avrebbe dato"
Luned 19/7/43 alle 10,45 comparvero nel cielo di Roma decine di Bombardieri (321 B-25 e B-26). Secondo il metodo dellarea bombing, a
saturazione", primo violento passaggio a cui ne seguirono altri fino alle 14,30. Dai quartieri Tiburtino a quelli di San Lorenzo, della
Prenestina e della Tuscolana: 3.500 morti ca. Lo scalo merci di San Lorenzo costituisce la quarta-quinta parte della superficie dellarea
bombing saturata. Tutti gli americani furono orgogliosi dei loro piloti e fecero una gran festa! Euforia negli ambienti militari; dissero che
era stato un "bombardamento di successo". (avevano promesso che non l'avrebbero mai fatto n a Roma, n a Firenze, n a Venezia, e
neppure ad Assisi). Cos i titoli dei giornali. (682 tonnellate di bombe).
significa far credere al popolo che la pace in vista, dal momento che si allontanato l'uomo che ha dichiarato la guerra".
"Se i soldati, alpini o no (Circolava una canzone che lui ben conosceva dopo la ritirata di Russia che diceva "Abbasso Mussolini assassino
degli alpini") non vogliono pi fare la guerra per Mussolini, non ha importanza, purch siano disposti a farla per Voi".
Licenziato con tutte le garanzie sulla sua sicurezza personale e famigliare, Mussolini scende dopo solo 20 minuti lo scalone di palazzo e a
met gli si fa incontro un tenente dei carabinieri Paolo Vigneti (all'operazione parteciparono anche il Generale Angelo Cerica. il Tenente
Colonnello Giovanni Frignani, Comandante del Gruppo interno di Roma, il Maggiore Ugo De Carolis, a disposizione della Legione di Roma ed
il capitano Raffaele Aversa, comandante la Compagnia di Roma-Tribunali. (De Carolis, Frignani, Aversa pagheranno con la vita, alle Fosse
Ardeatine)) che lo arresta. http://www.romacivica.net/anpiroma/FASCISMO/fascismo10h.htm DIARIO DI GRANDI
Sul diario personale di Maria Jos si legge: "25 luglio 1943. Il Gran
Consiglio fin alle due e mezza di questa mattina. Dopo lunga, violenta
discussione, ha preso la decisione di allontanare Mussolini e di sciogliere il
Partito fascista. Coloro che hanno sostenuto questa tesi sono stati Grandi,
Bottai, De Vecchi e De Bono. Alle 17 il Duce stato ricevuto dal re a Villa
Savoia (ora Villa Ada). All'uscita un capitano (tenente) dei carabinieri lo
ha invitato, per la sua sicurezza, a seguirlo in un'autoambulanza che
partita per ignota destinazione...". "Ricordo che, da una finestra del
Quirinale, assistetti con una certa tristezza alle manifestazioni di gioia
inconsulta della folla. La gente buttava gi le statue e i busti di Mussolini,
i fasci littori, le aquile e tutte le insegne del regime. Pensai alla crudelt
della storia coi suoi corsi e ricorsi: soltanto ieri lo avevano osannato, ora
lo condannavano furiosamente" (ib. pp. 259-260). http://www.30giorni.it
/it/articolo.asp?id=627
Proclama del Re
Ma facciamo un passo indietro. A Roma era vigilia di festa, di scampagnata, anche se in sordina dopo le bombe a San Lorenzo. Pochi
sapevano della riunione e pochissimi di quello che stava per accadere. Ma il tramestio, macchine e luci accese, a Palazzo Venezia era
intenso come non mai e il passaparola aveva ormai raggiunto (come diceva Rommel a Roma un segreto dura poco) anche le borgate e tutti
erano incollati alla radio, sicuri di sentire la notizia. Dire che i tedeschi intuissero sbagliato, perch loro sapevano tutto (non il risultato
naturalmente) dall'inizio. Il 22, come dice Grandi nelle sue memorie..Nell'anticamera della sala del Mappamondo incontrai il maresciallo
Kesserling per il quale il Duce aveva riservato un colloquio di un'ora. Al di l delle assicurazioni i tedeschi si sarebbero aspettati un
comportamento conforme. Non sarebbero mai intervenuti in via preventiva: anche Hitler, non sembra, rispettava un certo formalismo
politico, specialmente con un alleato in difficolt.
e 1392 aerei.
Le cifre relative ai carri armati e agli aerei distrutti devono
essere giudicate un po eccessive; ma certo che dopo la
guerra i generali tedeschi ammetteranno di aver sacrificato il
meglio della Wehrmacht e perduta la superiorit aerea a
causa della nefasta operazione Cittadella. La situazione in
Sicilia, nel suo piccolo, non da meno.
Sahariana nera, pantaloni grigioverdi: alle 17,30, la sala del pappagallo di Palazzo Venezia era gi affollata, In piedi, lungo il
tavolo, ai rispettivi scranni stavano tutti i componenti del Gran Consiglio. Il Duce incominci a parlare per primo:
la Storia di questa convocazione nota , egli aveva detto. Ho aderito alla richiesta di alcuni camerati che erano stati
convocati dal segretario del Partito per un ciclo di discorsi di propaganda. Questi camerati hanno ritenuto di dover esporre a
me personalmente il loro punto di vista sullattuale situazione del paese. In tale occasione fu avanzata lidea della riunione del
Gran Consiglio. Nel momento che attraversiamo, questa seduta acquista una particolare importanza. Occorre perci parlarsi
chiaro ed esplicito. E altres indispensabile che ciascuno assuma le proprie responsabilit Non ci nascondiamo che il paese
guarda con vivissima attenzione a quanto sta per avvenire in questa sala. Parlava lento fissando in volto i traditori e gli
amici e di nuovo i traditori. Sapeva che la nazione si aspettava molto da questa riunione sono certo che non vorrete limitare
limportanza di questo Gran Consiglio al solo esame della situazione militare o di quella interna. Penso che il Gran Consiglio
debba porsi questo problema: guerra o pace ? resistenza o capitolazione ? da questo Gran Consiglio potr uscire la parola
che la Nazione in questo momento attende.....
Silenzio di tomba al termine e evidente imbarazzo. Ma tutto rifermenta quando il vecchio soldato De Bono, offeso per i riferimenti ai
vigliacchi (aveva appena accennato al comportamento dei soldati in Sicilia) gli rinfaccia lassoluta mancanza di un piano e dei mezzi per
difendere la patria. Tanto valeva chiuderla qui. Bottai poi gli si scaglia contro dandogli dellincapace. Quando prese la parola Grandi
(Presidente della camera dei Fasci e delle Corporazioni) chiese senza mezzi termini di votare il suo odg per ripristinare le prerogative
costituzionali sospese ... e passare al Re anche la decisione di una eventuale uscita dal conflitto..... . invita il Capo del Governo a
pregare la Maest del Re, verso la quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la nazione, affinch egli voglia, per
l'onore e la salvezza della Patria, assumere, con l'effettivo comando delle Forze Armate di terra, di mare e dell'aria,
secondo l'articolo 5 dello statuto del Regno, quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a lui attribuiscono
e che sono sempre state, in tutta la nostra storia nazionale, il retaggio della nostra augusta dinastia Savoia. e cos concludeva
.... tutti gli italiani di qualsiasi fede politica, fascisti e antifascisti, non pi separati dalle odiose discriminazioni che la
dittatura ha operato, potranno raccogliersi attorno al Re Soldato, simbolo di unit e di concordia nazionale.
- Sta bene. Mi pare che basti. Possiamo andare. Voi avete provocato la crisi del regime. La seduta tolta -