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Il viaggio
Festo accetta la richiesta di Paolo e fa predisporre il suo trasferimento nella capitale dell'Impero.
Paolo è affidato a un centurione di nome Giulio e con lui partono l'evangelista Luca e un altro
amico, Aristarco. Il viaggio, come sempre all'epoca, è complicato da vari episodi tra cui un
naufragio che li obbliga a sostare per tre mesi a Malta. Poi la nave prosegue per Siracusa, tocca
Reggio Calabria e infine Pozzuoli, dove i prigionieri sbarcano, per proseguire via terra verso Foro
Appio e Tre Taverne. È l'anno 61 quello in cui Paolo giunge a Roma.
Nella capitale gli è concesso di alloggiare in una camera affittata, in una sorta di libertà vigilata, in
cui può avere contatti con i cristiani della comunità romana. Il racconto degli Atti si conclude qui,
con Paolo che attende un processo che non si farà mai per il mancato arrivo degli accusatori dalla
Palestina.
Qualche altra notizia dalle lettere.
Le altre notizie su Paolo le possiamo ricostruire da qualche accenno sparso nelle sue Lettere, da
cui si intuisce che venne liberato: dopo due anni, se il processo non si poteva istituire per
qualunque motivo, il prigioniero era libero, secondo il diritto romano, per decadenza dei termini.
Nel 63, quindi, Paolo fu scarcerato.
Da Roma, secondo gli studiosi, scrisse le lettere ai Colossesi e agli Efesini, probabilmente quella ai
Filippesi e il biglietto a Filemone.
Da quanto si intuisce dalle lettere a Timoteo e Tito (e dalle notizie della tradizione), possiamo
dedurre che venne imprigionato per una seconda volta, a Efeso; nuovamente venne tradotto a
Roma dove subì il martirio nell'anno 67. Poco prima aveva scritto in modo accorato a Timoteo:
«Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere
le vele ... ».
La tradizione narra che morì per decapitazione presso le Aquae Salviae, nel luogo detto delle Tre
Fontane (nome derivato dai tre zampilli sgorgati da terra quando la sua testa mozzata rimbalzò tre
volte).
Il corpo venne sepolto poco lontano, sulla via Ostiense, dove ancora oggi sorge la splendida
basilica a lui dedicata: San Paolo fuori le Mura.
LE LETTERE
Paolo ci ha lasciato vari scritti che sono entrati a far parte del Nuovo Testamento come scritture
ispirate: Sette di queste lettere sono considerate autentiche da tutta la critica biblica: la prima ai
Tessalonicesi; le due scritte ai Corinti, quelle ai Filippesi, a Filemone, ai Galati e ai Romani.
Di altre sei lettere esistono varie interpretazioni: la maggioranza degli studiosi ritiene che siano di
Paolo anch'esse, ma alcuni sostengono che siano di suoi discepoli, benché rispecchino il pensiero
paolino in maniera piena: si tratta della seconda ai Tessalonicesi, delle due a Timoteo, della lettera
a Tito, delle lettere agli Efesini e ai Colossesi.
La lettera agli Ebrei, un tempo ritenuta di Paolo è invece certamente di altra mano. Esistono anche
alcuni testi apocrifi che riguardano l'apostolo: i più importanti sono gli Atti di Paolo (fine del II
secolo); l'Apocalisse di Paolo (III‐IV sec.); un'altra Apocalisse di Paolo (del II sec.), rinvenuta 50 anni
fa a Nag Hammadi.