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I filosofi irregolari

Kierkegaard (1813-1855)
Schopenhauer (1788-1860)
Nietzsche (1844-1900)

Costoro furono delle persone che non si sentirono in linea con il loro tempo, si sentivano anzi incompresi.
Erano diversi tra loro, ma avevano in comune di non credere nel positivismo storicistico di Marx, Hegel e dei
positivisti. Il positivismo storicistico un'ideologia della storia, che si crea quando si pretende che l'unica cosa
che valga la pena fare sia una contestualizzazione storica, senza prendere in considerazione gli altri aspetti che
caratterizzano un oggetto come un'opera d'arte ad esempio.
Costoro possono apparire dei profeti della crisi successiva.
Bisognerebbe aggiungere a questi nomi anche quello di Leopardi (1798-1837).
Kierkegaard (1813-1855)
La vita
Star sempre al centro del suo pensiero la riflessione sull'esistenza di quel misero che io sono (come esgli stesso
ha lasciato scritto nei suoi diari.
Egli nacque in Danimarca, a Copenhagen, il 5 Maggio 1813. educato dal padre nel clima di una severa
religiosit, si iscrisse alla facolt di teologia di Copenhagen, presso la quale dominava l'ispirazione hegeliana.
Egli avrebbe dovuto intraprendere la carriera pastorale del padre, ma non la segu. Anzi condusse una critica
durissima contro la chiesa protestante danese perch riteneva quello un cristianesimo borghesizzato, ridotto ad
una religio, ad una semplice spiritualit. Secondo Kierkegaard il cristianesimo inizi con uno scandalo poich
Dio si manifest proprio quando il figlio venne condannato per aver bestemmiato., il luogo della rivelazione
quindi la croce. Il filosofo condusse una dura polemica contro il suo vescovo e a questa segu una dura reazione
dell'ambiente che lo derise.
Inizialmente fu entusiasta del pensiero di Schelling, del quale segu a Berlino le lezioni, ma poi ne venne
deluso. Torn cos in patria e, vivendo della rendita del padre, si dedic alla scrittura di opere.
La rottura del fidanzamento con Regina Olsen fu molto determinante per la sua vita. Egli stesso ruppe il
fidanzamento, non perch non l'amasse, ma perch ritenne di non poter consistere in quel ruolo. Le parole
simbolo della filosofia di Kierkegaard saranno appunto esistere e consistere, la prima con il significato
uscire da ci che si e l'altra non riuscire completamente a identificarsi in un ruolo.
Tutti gli enti e gli animali consistono e coesistono con la loro essenza. L'esistenza non altro che
un'esplicazione dell'essenza. Gli esseri umani non hanno un'essenza da espletare dato che in ogni momento
possono contrapporvisi. L'elemento fondamentale della vita umana la possibilit.
Egli non riusc cos a vivere il fidanzamento in maniera stabile il cui motivo per non verr mai chiarito fino in
fondo.
Nel suo diario egli parla di una scheggia nelle carni. Questa frase ha avuto molte interpretazioni e i pi
ritengono che non fosse qualcosa che riguardava li, ma un qualcosa che fece traballare l'immagine che aveva
del padre, una colpa che si port dietro dal padre stesso.
Si pu dedurre gi dalla sua vita che la sua riflessione si basa sull'individualit.
Le opere

La tesi di laurea Sul concetto dell'ironia con particolare riguardo a Socrate;


Enten-Eller (tradotto solitamente con Aut-Aut), l'opera principale;
Timore e tremore, riferimento nel titolo alle parole di Paolo;
Il concetto dell'angoscia;
La malattia mortale;
L'esercizio del cristianesimo;
Il suo Diario.

Il pensiero

L'esistenza e le sue caratteristiche

Che cos' il reale?


Il reale il singolo, non l'idea come Hegel pensava. Io sono un essere irripetibile, la mia umanit sta nella
singolarit (si individua gi qui perch egli venne ritenuto il pi radicale anti-hegeliano). Cercando di creare
una filosofia ideologica e spiritualista Hegel ha ridotto l'essere umano ad un animale perch ha fatto prevalere
sull'esistenza il genere, l'essenza. Nell'animale l'essenza precede l'esistenza, non c' individualit. L'essere
umano invece ha un'individualit e questa l'unica realt che sussiste.
Gli umani sono quegli esseri in cui l'esistenza precede l'essenza, al contrario di tutti gli altri esseri. Ogni essere
umano si costituisce in base alle possibilit che gli si pongono di fronte e alle scelte che intraprende. L'essenza
quindi non mai definitiva nell'essere umano, ma si pu sempre ribaltare. C' un'esistenza che ha davanti a s
possibilit che propendono ad un'essenza, ma questa pu cambiare. Man mano poi che la fine di un'esperienza
si avvicina incorre lo stato d'animo di avvertire che quella stata solo una delle tante probabili possibilit.
Dall'esistenza derivano possibilit di vite (come dice lo stesso Kierkegaard), di essere in un modo, ma nessuna
di esse mai definitiva.
Da cosa si caratterizza la vita umana?
Ciascuno intraprende una scelta che gli pone davanti una vita, ma intorno a s vede le altre vite che avrebbe
potuto vivere, ma che non sono state vissute. Ci portiamo dietro quindi, oltre alla scelta che facciamo, anche le
altre che non facciamo e in base a quelle si giudica la vita che stiamo vivendo. In questa filosofia quindi il nulla
, in cui il nulla identificato con le scelte negative che ci portiamo dietro.
L'uomo dunque caratterizzato dal possibile, non dal necessario. Le possibilit per non sono solo quelle
positive, cio quelle percorse, ma anche quelle negative, ovvero quelle non scelte, per questo ci si porta dietro
anche ci che non ci caratterizza pi, il negativo ci viene dietro.
Esiste per Kierkegaard un punto zero, un punto di indecisione permanente, un'equivalenza di possibilit, in ci ci
si sente paralizzati. Questo avviene in persone che hanno molto forte il senso della possibilit, che non sanno
coincidere perfettamente rispetto alla possibilit che scelgono, chi avverte l'essenza come sempre eccedente e
finisce per non prendere le scelte fondamentali.
Kierkegaard vuole contemplare questa condizione umana cos definita, rifletterci sopra, il fine per lui non la
prassi, ma la contemplazione affinch si comprenda, si valorizzi la spiritualit, si abbia una capacit di
riflessione. Questa elaborazione filosofica lo porter a ritenere che l'unica risposta alla disperazione che pu
intervenire nella vita umana il cristianesimo.
La condizione umana associata a due sentimenti: angoscia e disperazione.
L'angoscia il sentimento della possibilit, quando percepiamo la nostra vita in termini di possibilit. Tutto ci
genera angoscia, derivante da una permanente apertura al futuro in termini di possibilit, la possibilit non
quindi verso il passato, ma verso il futuro. La nostra ansia angoscia esistenziale.
La disperazione il sentimento del possibile riguardo a noi stessi. L'ammissione di non poter negare la nostra
realt possibilitante. Prendiamo il caso che faccia qualcosa che non mi aspetto, io non posso negare me stesso,
ma neanche dire di essere completamente me stesso, perch sento tutto ci che potrei essere. Questo porta alla
disperazione, che pu essere malattia mortale, non potere n accettare, n rifiutare se stessi.

Le tre vite

Kierkegaard cerc di dipingere anche 3 alternative possibili di vita:


vita estetica: il cui prototipo il Don Giovanni di Mozart;
vita etica: il cui prototipo il marito fedele, Guglielmo del Wilhelm Meister di Goethe;
vita religiosa: il cui prototipo Abramo.
Egli dice che il suo percorso avvenuto dal primo al terzo di questi tre stadi. Il cambiamento non detto che
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avvenga e, se avviene, avviene a salto. La sua logica non quindi una logica della congiunzione come poteva
essere quella hegeliana, ma una logica della disgiunzione, non vi infatti continuit tra una vita e l'altra. Va
chiarita quindi l'eterogeneit, ovvero l'alterit tra una vita e l'altra.
Nella vita estetica Don Giovanni teme la ripetizione, cerca la novit, la nuova esperienza, la sua vita
all'insegna dell'avventura, non sceglie mai con chi stare, ci che lo guida la ricerca della bellezza, coltiva per
di pi il suo desiderio, vuole restare in questa condizione che per non lo sentir mai soddisfatto. Interviene ad
un certo punto la noia, la non ripetizione diventa una ripetizione. Si rende conto di credere di essere libero
giocatore con le donne, ma il gioco annoia e pu capire che sono le donne che giocano con lui, di essere
prigioniero di quel ruolo. Non riesce comunque ad uscirne perch cos dovrebbe negare la vita estetica,
interviene cos la disperazione. A questo punto Don Giovanni pu decidere di rimanere nella disperazione o
sposarsi, approdando cos nella vita etica, la vita del marito fedele, dell'uomo etico, di colui che si assume le
proprie responsabilit. Qui la vita stessa per che presenta il conto, il dolore e la sofferenza, a cui non si
possono trovare giustificazioni, possono apparire come un'ingiustizia. Di fronte a questo l'uomo che tutto
sceglie deve assumersi la responsabilit e concepire quella sofferenza come frutto di una colpa, egli avverte lo
stato d'animo del pentimento, riconosce la relativit del proprio atteggiamento. Si pu aprire ora alla vita
religiosa.
Qui vi la grande critica al cristianesimo borghese del '800, altres detto protestantesimo liberale, il quale
traduce il linguaggio cristiano in termini umanistici, un cristianesimo visto come un rafforzamento dell'etica, la
vita risolta in un'esperienza etica, un cristianesimo senza dogmi e con il rito ridotto al minimo. La vita religiosa
non per lui un rafforzamento dell'etica, ma un'alternativa all'etica, un'altra vita. Il cristianesimo anzi
immorale, fa intravedere uno schema della vita che rompe gli schemi etici. Il modello la figura di Abramo e
l'episodio scelto quello del sacrificio di Isacco. Prendendo come esempio questo episodio biblico possiamo
notare che ci che Dio chiede ad Abramo immorale. Abramo ed Isacco identificano Dio e Ges. Il
cristianesimo non rassicurante, non risolve problemi, ma li pone. La scelta della via della religione non la
scelta del fondamento dell'etica, ma una scelta in cui non sai cosa ti accade, dell'imprevisto.
Il luogo in cui si vede Dio il crocifisso. Questo uomo, crocifisso, sconfitto, con la resurrezione Dio lo rivela
come qualcuno di determinante, Dio rivela vincitore colui che sconfitto. Ges dice Beati i poveri, perch di
essi il regno di Dio, questo un rovesciamento della morale, si deve vedere quindi la sua predicazione in
un'ottica di rovesciamento. Vi un rovesciamento completo dei valori, si aprono possibilit che prima non
c'erano. Le possibilit di Dio non sono di vittoria o gloria, ma di chi sconfitto e perdente. Entrare nella vita
religiosa significa entrare in quest'ottica.
Questo pensiero non verr capito subito, ma si dovr attendere il primo dopoguerra con l'avvento del teologo
svizzero Karl Barth.
Il cristianesimo scandaloso perch Dio si manifesta in quel Ges, povero e sconfitto, a cui viene dato il nome
di Messia, che in realt il contrario di come ci si aspetterebbe. Kierkegaard riporta il cristianesimo a quello
che , cio non quel nuovo cristianesimo liberale fatto su misura di una classe sociale borghese, ma quello delle
origini.
La vita religiosa toglie il pentimento perch fa prendere la vita per quello che , fa conoscere se stessi,
guardando la croce infatti io vedo s il Cristo crocifisso, ma anche una proiezione di me stesso.
Il tipo di cristianesimo che viene fuori da questa visione non un'etica (il discorso della montagna infatti un
discorso apocalittico, che sta ad indicare l'avvento del regno di Dio e il rovesciamento dei valori), neppure uno
stile di vita umano, ma la rivelazione di Dio, il quale si rivela non in uno spirito atemporale, ma negli incontri
narrati nella Bibbia. Parlando di Dio Kierkegaard parla di infelice coscienza qualitativa per il fatto che la
creazione di Dio nell'umano non per mezzo delle sue caratteristiche (come riteneva Feuerbach), ma per le sue
qualit. Emerge qui un cristianesimo che le classi ricche della Danimarca o della Germania del tempo non
potevano capire con il loro modo di pensare cos razionale e liberale, ma saranno pronti solo dopo la Prima
Guerra Mondiale.

Angoscia e disperazione

Come gi detto in precedenza questi sono due aspetti che emergono quando emerge la possibilit o rispetto al
mondo (angoscia) o rispetto a se stessi (disperazione). Kierkegaard dice che scopriamo il sentimento
dell'angoscia nel peccato originale. Qui infatti avviene una scelta e con la possibilit, il divieto, inizia la storia,
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non fonte di un divieto da parte di Dio, ma di un consiglio di quest'ultimo per far stare bene i due uomini senza
che conoscessero se stessi. L'angoscia questo sentimento che scaturisce dalla scoperta delle varie possibilit
che si aprono di fronte al mondo, causa della nostra libert finita (come dice Kierkegaard) data dalla finit
delle nostre possibilit. qui chiaro il modo in cui il filosofo usi la Bibbia per esaminare situazioni
dell'esistenza. Tra le possibilit finite per si fanno presenti a noi anche le possibilit infinite, ma in negativo.
L'angoscia se si umani insuperabile o lo solo con la morte, in cui vi solo un passato, non pi un futuro.
La disperazione una malattia mortale secondo Kierkegaard, non perch conduca alla morte dell'io, ma
perch consiste nel vivere la morte dell'io: essa il tentativo impossibile di negare la possibilit dell'io, o
considerandolo autosufficiente, o cercando di distruggerne la natura concreta. Io mi rendo conto quindi di non
poter coincidere con il mio io oppure anche se fino a un momento ho tentato di coincidere con esso mi rendo
conto che avvenuto uno scacco ad un certo punto che provoca non possa pi farlo e quindi guardo a
quell'ambito stato passato. L'io sintesi di necessit e libert, io infatti ho una necessit con la quale cerco di
coincidere, ma non posso per la presenza delle altre possibilit fornite dalla mia libert. Solo il credente, a
parere di Kieekegaard, possiede l'antidoto sicuro contro la disperazione: il fatto che la volont di Dio
possibile fa s che io possa pregare; se essa fosse soltanto necessaria l'uomo sarebbe essenzialmente muto
come un animale. In quanto opposto alla fede, la disperazione il peccato: perci l'opposto del peccato per
l'appunto la fede e non la virt. Cio ci che nella Bibbia peccato non altro che un'esperienza di
disperazione. La fede apre un altro scenario perch vuol dire riconoscimento del peccato, di quella condizione
umana. La soluzione capire che Dio ti ama e ti accoglie in quella condizione umana, egli si incarnato
proprio per provare cosa voglia dire essere umano. La fede l'antidoto perch di fronte a questa condizione
umana di peccatore Dio non un giudice, ma compagno di strada.

Il confronto con Hegel

L'universale per Hegel il reale, lo spirito umano il reale. Per Kierkegaard invece il reale l'individuo qui ed
ora. Per il primo il reale il genere, per il secondo il singolo.
Per Hegel tutto storia ed la manifestazione progressiva dello Spirito, quello che le religioni chiamano Dio,
per questo per il filosofo la storia santa ed etica e la principale manifestazione del divino in essa nello stato.
Questa una visione panteistica, immanentista e finalistica. Dio infatti si manifesta nella storia, la quale va
verso la manifestazione di reale e razionale. Per Kiekegaard non cos, non vi una visione finalistica (cos
come per Hegel era anche per Marx o Comte) in cui possiamo sapere quindi anche quale sia la storia del mia io.
Egli ha compreso come la storia sia una dimensione senza senso se non glielo diamo noi, la complessit della
storia si riversa su ogni individuo, a cui non si pu dare un futuro ben definito. Dio per Kierkegaard non si
manifesta nella storia, ma si incarna in essa. In un istante esatto egli ha deciso di manifestarsi per 33 anni con
l'incarnazione di Ges e questo l'unico momento in cui egli entra nella storia. Ogni tappa quindi non un
progresso della manifestazione di Dio come pensava Hegel, la realt infatti non santa, ma profana e laica. Dio
ha deciso di entrare in essa come essere umano, morire e sperimentare cosa si provasse, egli quindi si manifesta
nell'attimo, tocca la storia. Karl Barth a tal proposito proporr l'immagine dell'intervento di Dio nella come una
tangente tocca una circonferenza. Il cristianesimo ha in questo senso ha inventato la laicit, la secolarizzazione
cristiana, nel mondo non c' niente di santo o sacro.
Schopenhauer (1788-1860)
Schopenhauer nacque nel 1788, fu quindi pi molto pi giovane di Hegel ed ebbe le sue radici nel '700. Mor
nel 1860 quindi la sua vita si estese a lungo e vide la nascita di molte filosofie quali il marxismo o l'idealismo.
La sua principale opera, pi volte rivista, Il mondo come volont e rappresentazione. Il punto di partenza di
questa opera la filosofia di Kant. Alcuni esperti hanno parlato, a proposito della sua interpretazione di Kant, di
Destra kantiana, mentre a proposito dell'idealismo si parla di Sinistra kantiana.
Il punto di partenza sempre lo stesso che ha permesso l'emergere dell'idealismo: la questione del noumeno.
Tutto si risolve in un fenomeno o no?
Kant ammetteva che i dati derivano dall'esterno, mentre le forme a priori erano proprie del mio Io, per
l'idealismo invece i dati provenivano anch'essi dal mio Io. Schopenhauer al contrario di costoro interpreta il
dualismo kantiano di fenomeno-noumeno in chiave etico-esistenziale. Il fenomeno diventa quindi a questo
punto la rappresentazione, costruiamo il nostro mondo attraverso le nostre forme a priori. Il mondo ce lo
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rappresentiamo ordinato, prevedibile, retto da leggi matematiche, il mondo che la gente vede quindi
confortevole, so perch i fenomeni accadono, li posso prevedere.
Cosa ci sta sotto?
Ci sta il noumeno, che per Schopenhauer la volont di vivere. Questa una forza bruta irrazionale che sta alla
base di tutto ci che esiste, volont perch in noi questa si esprime con la forza di affermare noi stessi
(rimembranza del conatus di Spinoza). Dietro le apparenze razionali ci sta l'irrazionale. Dietro il desiderio e la
curiosit scientifica ci sta quindi la volont di affermarsi. Negli individui questa volont porta a sofferenza, che
viene interpretata dal filosofo come desiderio di fondo di affermarsi, ma che mai appaghiamo. Il piacere quindi
momentanea soddisfazione, la vita umana un alternarsi tra punti di piacere e tutto il resto, che dolore e
sofferenza, dovuto al fatto che si concepisce in noi questa forza bruta che sta all'origine di tutto l'essere. Il
problema quindi non altro che il conoscere noi stessi, infatti se vogliamo evitare di soffrire il punto sar
uccidere l'Io e perdere il contatto con se stessi, ingannare la volont per evitare la sofferenza. Con quelli che
Schopenhauer chiama quietivi, egli vuole offrire esercizi per ingannare questa volont: il primo l'etica e il
secondo l'arte, ma dato che con questi non possibile ingannare del tutto l'Io allora bisogna ricorrere ad un
terzo esercizio che consiste nella pratica di riti ascetici orientali di origine induista o buddista, questi portano
alla noluntas ovvero alla condizione di negare in me questa forza bruta irrazionale all'origine del'essere.
Nietzsche (1844-1900)
Non vi esiste un testo che dia la stessa rappresentazione del suo pensiero, un filosofo molto difficile da
trattare.
Storia della critica
Dal 1888 Nietzsche perse completamente la lucidit, la malattia psichica che lo colpiva lo port al delirio e
venne per questo fatto entrare in una casa di cura, in cui veniva assistito dalla madre e dalla sorella. L'erede
degli scritti del filosofo dopo la sua morte fu proprio la sorella, moglie di un politico del partito nazionalista
tedesco, che gi aveva tinte antisemite. Ella mise insieme gli appunti intitolando lo scritto La volont di
potenza, di tono politico, in cui Nietzsche veniva descritto chiaramente come un sostenitore della grandezza
della Germania e razzista. Si potevano trovare nell'opera suggerimenti in questa direzione, ma anche nel senso
opposto, leggendo Nietzsche infatti ci si pu rendere perfettamente conto che un'operazione completamente
errata cercare di isolare singole espressioni ed estrapolarle dal contesto in cui si trovano. Questa opera presenta
un Nietzsche politico, teorico di un pensiero di Destra che verr sfruttato dal nazismo per azioni
propagandistiche. Egli non venne quindi presentato come un filosofo, ma come uno scrittore politico.
Altra immagine fu invece elaborata in Italia da D'Annunzio: un Nietzsche teorico di un estetismo decadente,
un'alternativa estetica alla vita normale (un tipo di personaggio alla Dorian Gray). Anche di questo nelle sue
opere si pu trovare traccia, ma vale anche qui il discorso detto in precedenza sull'estrapolazione dal contesto.
Andando oltre, D'annunzio sembra valorizzare il tema dello uber mensch, che egli traduce come il superuomo
e vi si trova traccia in romanzi come La vergine delle rocce. Questa lettura pu incontrarsi con il tema politico
dato che questo ubermensch per D'Annunzio consiste del diritto di coloro che sono pi forti di dominare sui pi
deboli.
Queste sono state le interpretazioni dominanti fino agli anni '30 del '900, in cui avvenne una svolta ad opera di
Heidegger e Lowith (scrisse un testo intitolato Da Hegel a Nietzsche), i quali pubblicarono opere in cui dicono
che Nietzsche un filosofo in senso classico e deve essere in continuit con gli altri filosofi tedeschi come
Hegel e Marx.
La figura di Nietzsche come filosofo si afferm solo dopo il secondo dopoguerra (anni '50-'60), quando vennero
pubblicate le edizioni critiche dell'opera completa del filosofo, di cui una delle prime fu quella di Colli e
Montinari pubblicata a partire dal 1967. A seguito di studi che seguirono queste pubblicazioni si scoprirono
molti aspetti della filosofia di Nietzsche. Per avere corsi universitari che non si rifacciano alla visione classica si
devono aspettare gli anni '70.
Il pensiero
Il pensiero di Nietzsche pu essere diviso in varie parti:
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prima parte: in cui l'opera pi importante fu La nascita della tragedia dallo spirito della musica;
seconda parte: definita fase neoilluminista;
terza fase: in cui l'opera di riferimento fu Cos parl Zarathustra.

Prima fase

L'opera di riferimento La nascita della tragedia dallo spirito della musica. Questa fase venne chiamata anche
periodo di Basilea perch venne chiamato ad insegnare filologia, addirittura prima di aver dato la tesi di
dottorato. In questa fase Nietzsche un giovane facile all'entusiasmo, lasci alle spalle la famiglia, la quale lo
aveva indirizzato agli studi teologici (suo padre era pastore).
Egli amava il mondo classico e soprattutto greco, aveva conosciuto Schopenhauer e ne era stato influenzato,
aveva conosciuto ed era stato contagiato da Wagner. Il testo nasce dall'unione di questi 3 elementi della
formazione nietzschana.
Dato che conosciamo gi due dei tre elementi di questa formazione, analizziamo anche il terzo:
Wagner fu una rivoluzione nel mondo della musica, ma per capire bene cosa cambi con la sua figura dobbiamo
sapere come fosse l'opera italiana. Il massimo rappresentante di questo tipo di fare musica fu Mozart. Nell'opera
italiana tutto sembra perfetto, simmetrico e finito. Wagner fece saltare in aria tutto ci e propose l'etica della
melodia infinita, riprendendo la teoria di Schopenhauer della musica come manifestazione della voglia di
vivere.
Nietzsche arriv attraverso la conoscenza della musica di Wagner a dire che la tragedia greca era rinata nel
musicista.
Qual il segno che per Nietzsche rappresenta il mondo greco?
Per i neoclassici questo era il mondo dell'equilibrio, che era immagine ellenistica del mondo greco. Se i fini
degli uomini greci fossero stati la compostezza e la moderatezza non si dovrebbe leggere in Eschilo Meglio
sarebbe non essere mai nati. Ci dimostrazione che alla base del mondo greco non vi era Apollo, ma
Dioniso, proprio perch la vita era ritenuta un fluire di eventi senza senso in cui tutto poteva accadere. Dioniso
rappresenta proprio il non senso dell'esistenza. Apollo nasce perch ad un certo punto i greci hanno voluto
rappresentare il senso della loro esistenza, hanno voluto dare una forma che contenesse il dramma
dell'esistenza. La tragedia nasce per rappresentarsi le proprie condizioni. In Eschilo e Sofocle vi era la
manifestazione della subordinazione di Apollo a Dioniso, ma con Euripide avvenne una rottura, la trama si
stacc, i personaggi erano pi statici, la psiche era mutevole e legata agli eventi, la dialettica assunse
un'esistenza di per s. Colui che port a ci fu Socrate, un uomo razionale per istinto, il quale entr nella
tragedia e la uccise, entr nel mondo della Grecia classica e la distrusse, cos inizi la decadenza dell'occidente.
La Grecia con Socrate inizi a pensare che al fondo del mondo non vi fosse il non senso, ma la razionalit. La
Grecia inizi cos a dire con Platone che il vero mondo era quello dell'essere, non pi quello della realt
sensibile, ma a fondo di tutto vi stava la visione socratica. Nietzsche ritiene la triade filosofica classica non
come l'apogeo della cultura greca, ma l'inizio della sua decadenza, il vero apogeo, per il filosofo, era invece
Eraclito.
In Nietzsche troviamo, proprio come Marx, una dietrologia e per questo verr definito un maestro del
sospetto: Cosa ci sta dietro la realt?
Secondo il filosofo dietro la realt ci sta l'abisso, il non senso. L'influenza di Schopenhauer qui evidente: vi
un fenomeno dietro al quale vi un divenire senza senso. Mentre Schopenhauer vuole raggiungere la noluntas,
Nietzsche vuole guardare in faccia la tragicit della vita, l'unica soddisfazione possibile una rappresentazione
tragica di tutto ci attraverso la rinascita della tragedia in Wagner, l'arte dionisiaca, tragica, che dice la verit e
non che la nasconde, questa l'arte che deve essere riscoperta. L'unica esperienza per cui io esco dalla tragicit
della vita la tragedia, un'estetica che ci permette di vedere in faccia la realt.
Sempre importante per descrivere la prima fase del pensiero del filoso dobbiamo fare riferimento ad un'altra
importante opera: Considerazioni inattuali. Questa considerazioni sono 4 e la pi importante la seconda:
Sull'utilit e il danno della storiografia per la vita. Questa la prima radicale critica alla visione della storia
dello storicismo ottocentesco, visione simile la possiamo trovare in Leopardi (studiato da Nietzsche). L'umanit
occidentale ha ovunque rimembranze del passato che le ricordano cosa c' stato prima di lei. Per Nietzsche tutti
gli uomini sono epigoni e da questa presenza intorno a loro essi avvertono questa malattia che l'eccesso
storico, malattia che rende vecchi dentro e non creativi.
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Caratteristiche dello storicismo era collocare ogni cosa in un contesto storico e individuare il punto della storia
in cui ci si trova in base al periodo che manca alla fine di essa. Nietzsche denuncia questa visione della storia,
vuole ritrovare la libert, la creativit e se ogni uomo non riuscisse in ci allora rimarrebbe solo il suo passato e
sarebbe morto.
Questa riflessione sulla storia approfondita ulteriormente da un'analisi dei 3 modi di vedere la storia secondo
Nietzsche:
1. Storiografia monumentale: chi guarda al passato per cercare dei modelli. Qui l'utilit sta nell'avere
bisogno di modelli a cui ispirarsi, ma il danno pu essere schiacciarsi su quel modello.
2. Storiografia antiquaria: la ricerca di tracce del proprio passato. Il passato importante perch ci fa
capire da dove veniamo, ma tale passato pu anche portarci a vivere solo in esso se esageriamo in
questa ricerca.
3. Storiografia critica: il modo di vedere la storia pi amato da Nietzsche. Qui si vuole capre il proprio
passato per liberarsene, promuovendo la creativit, ma il danno pu essere dimenticarsi di tale passato
da cui si viene, negando cos le proprie origini.
Con quest'analisi il filosofo vuole mettere in evidenza i limiti del pensiero del suo tempo.
Questa prima fase si esaurisce progressivamente fino al 1876, iniziando per lui nuovi interessi.

Seconda fase

Nella seconda met degli anni '70 e con l'opera Umano, troppo umano (1878), dedicata a Voltaire, si entra nella
fase neoilluminista di cui un'altra opera importante fu ad esempio La gaia scienza. Nietzsche convinto fino
alla pubblicazione dello Zarathustra (1883) di dover smantellare le menzogne millenarie con l'aiuto della
scienza e di risolvere i problemi tipici della filosofia, come ad esempio la morale, utilizzando il metodo
scientifico. Egli era un uomo molto aggiornato dal punto di vista scientifico, nella sua biblioteca infatti vennero
ritrovati molti libri di scienza moderna (chimica, fisica e biologia) ed importante ricordare che il filosofo
conosceva la teoria evolutiva di Darwin, entrata da poco in circolazione.
Bisogna sapere cosa ci sta dietro alle menzogne millenarie e ci che pi interessa a Nietzsche cosa ci stia
dietro la morale corrente (questo tema trattato nell'opera Genealogia della morale). La morale diversa nei
vari paesi, ma ha tratti in comune come ad esempio il carattere filantropico. La critica va a questo spirito morale
buonista. Noi umani secondo la scienza siamo animali in cui i sentimenti sono dovuti a particolari contatti
chimico-fisici. In ottica evolutiva possiamo dire che in una cucciolata ad esempio non tutti sopravvivono, la
nostra morale ci dice che il debole debba essere aiutato e proprio qui capiamo cosa sia cambiato. Nell'umanit i
pi fragili, i pi deboli, che dovevano soccombere per il bene della specie umana, inventato questo strumento di
sopravvivenza che la morale di origine platonica, creata dai poveri, ovvero il cristianesimo, ha fatto s che
costoro sopravvivessero. I pi poveri hanno quindi convinto le classi superiori che l'uguaglianza fosse una cosa
giusta. Nietzsche propone Dioniso contro il crocifisso, dice che c' un costume per cui ci che debole bello e
questo un indebolimento della specie in cui i pi deboli hanno trovato modo di sopravvivere. La morale degli
schiavi cos diventata morale dei signori. Nietzsche contrappone la morale dei signori contro quella degli
schiavi e richiama l'emancipazione di questa morale platonico-cristiana, che porter, se non combattuta,
all'estinzione.
La morale esprime i bisogni umani, troppo umani di un determinato gruppo di persone, dietro ad ogni morale vi
stanno bisogni animali. La morale dominante in occidente una morale filantropica, dell'altruismo, della
solidariet, dell'amore, una morale che vuole ridimensionare la disuguaglianza per affermare un'uguaglianza,
Nietzsche vuole proprio scoprire la genealogia di questa morale. avvenuto che i pi deboli, ovvero colo che
biologicamente non avevano prospettive, hanno affermato i loro valori a discapito dei pi forti. Siamo in una
societ quindi guidata dai deboli, dagli schiavi ed anche questa una degenerazione rispetto al mondo antico, in
cui regnavano i valori dell'aristocrazia. Nietzsche chiama questa morale dei deboli anche morale del
risentimento, risentimento di coloro che capendo la loro debolezza si sono risentiti verso i pi forti e con il
loro vittimismo hanno affermato la loro morale.
Una visione politica di questa morale prevede un programma antidemocratico, antiegualitario, antialtruista, ma
a Nietzsche ci non interessava, egli aveva solo l'intenzione di indagare l'esistente e scoprire gli inganni che
stanno dietro il reale. La societ dispotica, ma in modo indiretto, un dispotismo dei deboli, che generano il
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senso di colpa dei pi forti.


Questa visione della societ fu analizzata da intellettuali come Freud studiando la psicologia delle masse, ma
soprattutto guardando al ceto medio, in cui regna questo senso di risentimento.
Nietzsche fa una polemica contro l'ipocrisia della societ del suo tempo, governata dal senso di colpa dei pi
forti stimolato dai pi deboli. Egli in questa fase non vuole creare una nuova societ, ma distruggere quella
esistente. Secondo il filosofo la morale sempre morale di parte, in cui le regole del gioco di qualcuno si
impongono come dominanti.
Il discorso di Nietzsche in queste opere non si limita per solo alla morale, ma a tutti i valori, egli infatti ritiene
che la societ occidentale crei continuamente valori, ma subito dopo inizi a criticarli, noi secondo il filosofo
infatti costruiamo s valori, idee, teorie, ma contemporaneamente elaboriamo una critica a tali scoperte. Questo
modo di fare portato oggi alle estreme conseguenze, i valori creati secoli or sono non valgono pi ormai e
questa tendenza caratterizza il nichilismo della cultura occidentale, una cultura che distrugge, che riesce a
creare, ma al tempo steso non pu fare a meno di criticare ci che ha creato. L'umanit non riesce a credere nei
valori che noi stessi abbiamo creato. Questa tematica riassunta nella frase Dio morto, presente ne La gaia
scienza, in cui si fa riferimento non solo al Dio delle religioni, ma alla morte di tutti i valori (aforisma integrale
a pag. 397-398). L'umanit occidentale non sar in grado di vivere la situazione derivante dall'omicidio di Dio.
Essa vittima di un nichilismo passivo, in cui subisce l'annientamento dei valori e non riesce a rovesciarli, non
in grado di creare un nichilismo attivo, in cui essa riesca ad ammettere questo omicidio, poich tender
sempre a negarlo, a giustificarsi per l'accaduto, dato che non pu vivere senza un Dio. C' quindi bisogno di una
mutazione per far s che l'umanit riesca a superare la morte di Dio: lo uber mensch.
Con la morte di Dio muore anche il dualismo errore-verit, dietro il concetto di Dio vi sta infatti il nostro modo
di valutare la vita in termini di giusto o sbagliato. Il testo del Nietzsche di questo periodo appunto Al di l del
bene e del male, in cui questo modo di valutare la vita viene definito concluso, l'umanit non ce la fa pi ad
esprimersi in termini di giusto o sbagliato. Non ce la facciamo ad essere ci che dovremmo essere, ci manca
qualcosa, siamo orfani, figli senza Dio padre. Colui che morto fa quindi sentire la propria presenza, in questi
termini non siamo pi condizionati dall'esistenza, ma dall'essenza di Dio.

Terza fase

L'opera di riferimento Cos parl Zarathustra, pubblicata nel 1883. Zarathustra fu un antico profeta persiano
che Nietzsche immagina ritornato per un annuncio, la figura del profeta richiama qui la figura dei profeti
biblici, ma molto diversa per quanto riguarda il contenuto delle sue profezie. In quest'opera il filosofo sembra
dire che non si possa spiegare , ma solo interpretare la realt, vuole evidenziare la variabilit del mondo.
Gli annunci dello Zarathustra sono 4:
1. la morte di Dio;
2. lo uber mensch;
3. la volont di potenza;
4. l'eterno ritorno dell'eguale.
C' chi prende questi annunci come tappe verso il futuro, altri ritengono che siano provocazioni, una
descrizione della crisi del suo presente, ci che non sa nell'umanit attuale. Questo non vuole essere quindi un
discorso positivo sul futuro, ma egli vuole mostrare quanto sia incerto il presente.
Il punto di partenza quello della morte di Dio gi espresso precedentemente ne La gaia scienza. Nietzsche
ritiene che l'umanit sia l'ultima umanit, l'ultimo stadio dell'umanit cos come si evoluta. messa qui in
discussione la stabilit del modo di essere dell'umanit, l'essere umano infatti destinato secondo il filosofo al
superamento, Nietzsche dice: L'uomo una corda tesa tra bestia e uber mensch. Il darwinismo aiuta in questo:
l'uomo, come tutto ci che esiste, travolto dal divenire, qualcosa di passeggero, ma la terra allora non sar
pi popolata? Nietzsche dice di s, da qualcos'altro, che sa vivere la morte di Dio: lo uber mensch. Egli sa
vivere la morte di Dio, un oltre uomo. C' spazio quindi per un essere che non siamo noi, un essere che vive
bene senza Dio, senza la morale, senza il dualismo errore-verit.

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