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HELLENISMO

POSEIDEON 2789-2790



Indice
Mensis December
Sacerdoti, sacerdotesse e divinit nel Veneto post-
romanizzazione
L'Inno orfico a Meilinoe
De Mysteriis- !lto "e!r#ico, II parte
$%a#anism!s rediviv!s&' i trovatori e la mistica del $()i&
$%erc*+ sei ven!to nella mia terra,&
-i .*an!m !na capitale ellenistica nel c!ore dell/-sia 0parte
II- arte e arti#ianato1
Ironic*e considerazioni s!l cristianesimo- II parte

Appendice
Divinit e miti nell/-rte moderna- VIII parte

Appendice PDF
"eolo#ia %latonica- II Libro
apitoli 2- 34 5- 64 27- 28

"Il simbolo "quando ti rechi in un Tempio per adorare, non dire n fare nel
frattempo nulla di mondano" preserva il divino cos come in se stesso, cio puro
ed incontaminato, ed abitua a collegare il puro con il puro e non permette agli
uomini di portarsi dietro nulla di umano quando rendono il loro culto al divino,
perch qualunque cosa umana sarebbe estranea a quel culto. Questo stesso simbolo
giova molto anche all'episteme, perch non bisogna trasferire nella scienza del
divino nulla che sia un umano pensiero o una semplice preoccupazione mondana.
ient'altro dunque viene raccomandato nelle parole di questo simbolo se non che i
discorsi sacri e le azioni divine non siano mescolati con l'instabile indole degli
uomini....
"sacrifica e adora a piedi nudi" significa in primo luogo che bisogna rendere culto
agli !ei in maniera onesta e misurata e senza andare al di l" dell'ordine
terrestre, e in secondo luogo che bisogna rendere #oro un culto e averne una
conoscenza ben sciolti e liberi da ogni legame. Tutto ci$ il simbolo non lo prescrive
solo a proposito del corpo, ma anche a proposito delle attivit" dell'anima, in modo
che esse non vengano trattenute n dalle passioni n dalla debolezza del corpo n
dalla generazione che si attacca a noi dall'esterno, ma siano completamente ben
sciolte e pronte per partecipare degli !ei..."
%&iamblico, 'sortazione alla (ilosofia, )*+, ))*-

MENSIS DECEMBER
3 Dec 1 KAL N
Neptuno, Pietati ad
Circum Flaminium
Fortunae Mulieri

! Dec "
I# Non
N Dies ater
$ Dec 3
III Non
N Sacra Bonae Deae
Le matrone %acri&ica'ano a Bona Dea nella ca%a
di uno dei con%oli, pro salute Populi Romani
( Dec !
II Non
C
) Dec $ N*N F Faunalia ru%tica
Alle Non. Dec+ cadono i Faunalia, dedicati ai
culti di Faunus ,P%+ Acr+ Sc-ol+ in .or+ Car+ III,
1/, 101
/ Dec (
#III Eid
F Dies ater
2 Dec )
#II Eid
C
10 Dec /
#I Eid
C 3ierino in In%ula
11 Dec 2 # Eid C
1" Dec 10 I# Eid C
13 Dec 11 III Eid NP
A4*NIA INDI4E3IS

Septimontium

4iorno &e%ti'o perc-5 %i %'ol6e'ano %acri&ici
%ui %ette montes7 Palatino, #elia, Fagutal,
Suburra, %ui monti Cermalus, *ppio, Ci%pio
,Fe%t+ 3!01
1! Dec 1" Prid EN Con%o in A'entino
1$ Dec 13 EID NP
3elluri et Cereri in
Carini%

1( Dec 1!
8#II Kal
F Dies ater
1) Dec 1$
8#I Kal
NP C*NS9ALIA
1/ Dec 1(
8# Kal
C
12 Dec 1)
8I# Kal
NP
SA39RNALIA
Saturno in Foro
Feraie servorum ,Fa%t+ Sil'+1
"0 Dec 1/
8III Kal
C
"1 Dec 12
8II Kal
NP *PALIA Fe%ta di Ops al Foro ,CIL I
"
, 33)1
"" Dec "0
8I Kal
C
"3 Dec "1 8 Kal NP DI#ALIA
+++ i ponte&ici %acri&icano ad An6erona pre%%o il
sacellum volupiae all:in6re%%o del #elaro+++
,Macr+ Sat+ I, 10, )1
"! Dec ""
I8 Kal
C Lariu% Permarini%
"$ Dec "3
#III Kal
NP LAREN3ALIA
Il flamen quirinalis ed i ponte&ici o&&ri'ano
lia6ioni e %acri&ici pre%%o la toma di Acca
Larentia al #elaro ,Plut+ Rom+ I#; Cic+ Ad
Brut+ I, 1$, /; 4el+ #II, ), (1+
Parentatio della gens Junia ,Plut+ <+ R+ 3!1
"( Dec "!
#II Kal
C
") Dec "$
#I Kal
C
"/ Dec "( # Kal C
"2 Dec ") I# Kal C
30 Dec "/ III Kal C
31 Dec "2 II Kal F


DIES FESTI MENSIS DECEMBRIS
Il mese di December, decimo ed ultimo mese del calendario romuleo, poneva fine al tempo calendariale e,
probabilmente, apriva il passaggio verso mesi informi, non annoverati nel calendario
arcaico, un tempo di sospensione, attesa, ritorno allinforme primigenio e quindi
rigenerazione delle forze cosmiche, che precedeva linizio di un nuovo ciclo annuale a
Martius. Si chiudeva anche il periodo della semina (in particolare del grano, poich il
farro era seminato in October !"ar. #. #. I, $%, &' (olum. )gr. II, *, &+ e si entrava nelle
giornate pi, corte dellanno. Il mese era dedicato a Saturnus !-lut. .. #. $/+, 0io
dellet1 delloro precedente allordine gioviano, quindi del tempo precosmico'
inventore dellagricoltura e personificazione del tempo.
2e festivit1 di fine anno di questo mese risalgono con ogni probabilit1 al calendario
cosidetto romuleo, in cui December, dcimo ed ultimo mese, chiudeva il ciclo annuale
(che allora era forse di $34 giorni e contemporaneamente apriva una periodo informe di %5 giorni, non
compresi nel ciclo calendariale, che si frapponevano fra la fine di un anno e linizio del successivo (in
primavera allinizio di Martius. (on la riforma di 6uma anche questo periodo oscuro venne inserito nel
calendario, andando a formare i mesi di Januarius e Februarius, contestualmente la fine del nuovo anno,
ora di 7& mesi (mesi lunari per un totale di $%% giorni, fu spostata a Febrarius, ragion per cui vi fu
probabilmente una riorganizzazione della distribuzione delle festivit18 alcune passarono da December a
Februarius, altre subirono forse una sorta di dupplicazione
7
(feste in onore delle divinit1 ctonie legate ad un
antico culto dei defunti in December, parentatio in Februarius.
9ltre alle festivit1 risalenti allet1 monarchica, in questo mese cadeva Septimontium in cui rintracciabile
un antichissimo rito proprio della fase protourbana di #oma. Si tratta forse di una lustrazione che avveniva
alla chiusura dellanno calendariale in un epoca in cui #oma non era ancora stata ritualmente fondata e che
interessava un insediamento posto sui montes che formarono poi il centro della citt1. )nche questo rito
aveva una sorta di doppio nei Lupercalia, lustratio dellinsediamento palatino del periodo successivo alla
fondazione rituale.
6ella prima parte del mese venivano celebrati i rituali segreti, riservati alle sole donne, per Bona Dea,
grande divinit1 protettrice del popolo romano, mentre nelle campagne veniva onorato Faunus, nume
tutelare delle terre fuori dal perimetro urbano, e probabilmente legato alle forze caotiche e selvagge che
stavano per avere il sopravvento sullordine cosmico (vedi Lupercalia.
6ella seconda parte del mese, dopo le Eides, la chiusura del ciclo calendariale veniva a coincidere con la
morte e rinascita del sole attorno al solstizio invernale. Si trattava di un periodo di crisi e di attesa8 le
sementi erano state depositate nella terra ed era necessario invocare le divinit1 tutelari della loro
germinazione e crescita (Tellus e (erere affinch non fossero danneggiate dal freddo della stagione
invernale e garantissero un raccolto abbondante. In questo periodo, anticamente, veniva anche portato
fuori dai silos il farro dellultimo raccolto, per essere macinato e tostato e poter essere consumato come
alimento, a questusanza erano forse collegate le feste dei Consualia e degli Opalia invernali, doppio delle
celebrazioni che si svolgevano alla fine dei raccolti nel mese di Sextilis.

7
2. -edroni : Ipotesi Sull;evoluzione del calendario arcaico di #oma in -apers of the <ritish School at #ome, "ol. 44,
(755*, pp. $5:%%
)lla morte del sole e alla conclusione del ciclo annuale, periodo estremamente critico per la vita religiosa
della comunit1, sembra che fossero legate le feste dei Divalia, dedicati ad Angerona, la 0ea del giorno pi,
corto dellanno, e dei Larentalia, dedicati ad Acca Larentia, madre adottiva di omulus e benefattrice del
popolo romano, 0ea forse collegata ai mutamenti, alle iniziazioni e alla prosperit1 della comunit1.
=ntrambe queste divinit1 hanno anche una connotazione ctonia e sono associabili alla Mater Larum, per cui
i sacrifici in 2oro onore richiamano le onoranze attribuite agli antenati defunti nel mese di Februarius, che
divenne lultimo mese dellanno con la riforma del calendario ed il passaggio da 73 a 7& mesi (vedi
Februarius
) ridosso del solstizio cadevano i Saturnalia, festa di chiusura del ciclo calendariale e del ritorno allet1
delloro governata da Saturnus, il 0io delera che precedeva il dominio di Juppiter. 0urante lo svolgimento
della festa lordine cosmico e di riflesso quello sociale venivano sovvertiti, segno di un ritorno ad una fase
precosmica, caotica, ma anche potenzialmente feconda, da cui sarebbe scaturito un nuovo ciclo cosmico:
calendariale.

KAL+ DEC+ =1> N
Neptuno, Pietati ad Circum Flaminium
Fortunae Mulieri
Neptuno, Pietati ad Circum Flaminium. >n tempio dedicato a 6ettuno nel (irco ?laminio, costruito da (n.
0omitio, menzionato in uniscrizione di et1 ?lavia !(I2 "I, */&$+ e
da -linio !-lin. 6at. @ist. AAA"I, &4+, che parla del famoso gruppo
dellartista Scopas con 6ettuno, Beti, )chille, 6ereidi e Britoni,
?orco ed il suo seguito di mostri marini, che vi si trovava, portato
dalla <itinia. >na moneta di (n. 0omitio @enobarbo datata tra il
/& e il $* aev, che rappresenta ledificio tetrastilo, indica che fu
dedicata in quel periodo !<abelon, Connaies I, /44, 0omitia &3, <C. #ep. II, /*D, 5$+. 2a data della dedica
le !al" Dec" !?ast. )mit. ad Eal. 0ec., (I2 I
&
, &/%' $$%+. Si crede che parti di un fregio siano state preservate e
oggi si trovino a -arigi e a Conaco8 vi rappresentata la lustratio di un esercito dellepoca precedente
Cario e, probabilmente, si tratta di un riferimento alla vittoria di un antenato del costruttore del tempio,
sui (elti presso lIser nel 7&7 aev. F possibile che il tempio sorgesse su un precedente luogo di culto
dedicato allo stesso 0io.
Pietati. >n tempio dedicato a #ietas e situato nel (irco ?laminio, fu
colpito da un fulmine nel 57 aev. !9bseq. %/' (ic. 0iv. I, 5*' 2eg. II,
&*+. ?u dedicato alle Eal. 0ec. !?ast. )mit. ad Eal. 0ec., (I2 Ia, &/%'
$$% G $$4+, ma non si hanno altre informazioni.
Fortunae Mulebri. Secondo la storiografia romana, le matrone
celebrarono lanniversario della ritirata dellarmata dei "olsci, guidata da (oriolano, alle !al" Dec. /*D aev.
un anno prima della dedica del tempio consacrato a Fortuna Muliebri. 2a duplicit1 della festa sembra legata
alla duplicit1 della divinit1 (rappresentata, nel racconto storico dalla coppia "olumnia G "eturia. "edi II
696. .>I6(B.

III N*N+ DEC+ =3> N
Sacra Bonae Deae
2e cerimonie religiose in onore di Bona Dea
$
%
&
erano uno dei culti ufficiali dello Stato #omano !Suet. Hul. "I,
$' (as. 0io. AAA"II, $%, /+, si svolgevano infatti pro #opulo omano o pro salute #opuli
omani !(ic. )tt. I, 7&, $' I, 7$, $' @ar. #esp. A"II, $D' "I, 7&' Schol. <ob. In (lod. =t
(ur. pg $$4 9relli+. =rano anche lunica celebrazione che, alle matrone, era permesso
compiere di notte !(ic. 2eg. II, 5, &7+.
Il nome della divinit1 a cui era rivolto il culto, Bona Dea, era in realt1 un perifrasi per
non usare il nome segreto della 0ea, noto soltanto agliniziati e che non poteva in
nessun caso essere pronunciato da un uomo
/
!Serv. )en. "III, $7/' 2act. Inst. I, &&, 5'
(ic. @ar. #esp. A"II+. Secondo Cacrobio nei libri dei pontefici era identificata con
Fauna e aveva come indigitamenta Ops e Fatua !Cacr. Sat. I, 7&, && : &$+. 2o stesso

&
6. <oIls:Hanssen : 2a vie religieuse des matrones dans la #ome archaJque I" K5 e bibliografia ivi
$
@. @. H. <rouLer G <ona 0ea8 the sources and a description of the cult
/
). <relich : 9sservazioni sulle esclusioni rituali in SCS# : "olume AAII : 75/5:75%3, pgg 7 : &7
autore riporta altre teorie sulla Sua identit18 secondo (ornelio 2abeone =ssa era identificabile con Ma'a e
Tellus !Cacr. Sat. I, 7&, &7+' altri autori reputavano che fosse -roserpina o Juno, poich le si sacrificava una
scrofa ed era raffigurata con in mano uno scettro' altri ancora la
identificavano con divinit1 greche8 =cate (tonia, Semele, Cedea
o MNnaiOeia !Cacr. Sat. I, 7&, &4 G &D+. Fauna e Fatua o Fenta e
Fatua sono suoi nomi anche secondo altri eruditi romani !Mabio
<asso apud 2act. Inst. I, &&' Sesto (lodio apud )rnob. )dv. 6at. ",
7*+. -lutarco riprende laccostamento con MNnaiOeia e con ?auna
e la collega ai culti orfici, facendone la madre innominabile di 0ioniso (probabilmente in base al mito
secondo cui essa era figlia di Faunus, vedi oltre !-lut. (aes. IA, /+. In alcune iscrizioni =ra associata a divinit1
guaritrici8 @Ngeia !(I2 "I, D/+ o (aletudo !(I2 "I, &3D/D+
2a tradizione mitica identificava Bona Dea con Fauna, moglie (e sorella o figlia di Faunus. =sempio delle
virt, matronali, era rinomata soprattutto per la sua pudicizia, al punto che nessun uomo, al di fuori di
Faunus, laveva mai vista e nemmeno aveva pronunciato il suo nome' questo sarebbe stato il motivo per cui
nessun uomo poteva essere presente ai suoi riti, n pronunciare il suo vero nome !Bert. )d. 6at. II, 5' 2act.
Inst. I, &&' Serv. )en. "III, $7/' Cacr. Sat. I, 7&, &D+. Secondo una versione del mito, la moglie di Faunus
bevve di nascosto del vino' il marito, avendolo scoperto, furioso, la colpP con verghe di mirto fino ad
ucciderla. -reso poi dal rimorso, 2e accordQ onori divini e cosP
divenne Bona Dea. .uesti elementi avrebbero spiegato sia
linterdizione del mirto dai luoghi di culto della 0ea, che la
proibizione di nominare il vino !-lut. .. #. &3' 2act. Inst. I, &&'
)rnob. )dv. 6at. ", 7*+. Secondo unaltra versione Faunus tentQ
di sedurre la figlia che rifiutQ di concedersi, allora il padre tentQ
di farla ubriacare con del vino per poi abusare di 2ei, ma Fauna non cedette ancora. Faunus la picchiQ con
verghe di mirto, ma senza ottenere nulla' alla fine, trasformatosi in serpente, riuscP ad unirsi a 2ei !Cacr.
Sat. I, 7&, &/+. .uesto racconto avrebbe spiegato, oltre allinterdizione del mirto, il falso nome con cui era
usato il vino e limportanza del serpente nel culto della 0ea.
In un altro mito, raccontato da -roperzio, il culto di Bona Dea sarebbe gi1 stato praticato nel 2azio allepoca
della venuta di =rcole' essendo l=roe arrivato ad un bosco sacro alla 0ea ed essendogli stato vietato di
assistere ai riti che vi si svolgevano, per contrappasso, avrebbe escluso le donne dalle cerimonie dellAra
Maxima !-rop. I", 5, &$ G $3' %7 G 43' Cacr. Sat. I, 7&, &D : &*+.
I riti non si svolgevano nel tempio della 0ea sull)ventino (vedi E)2. C)H., bensP nella casa di un console o
di un pretore (cio di un magistrato cum imperio !(ic. @ar. #esp. A"II' -lut. (aes. IA, D' (as. 0io. AAA"II, /%,
7' Schol. <ob. In (lod. =t (ur. pg $$4 9relli+ ed erano rigorosamente interdetti agli uomini !Schol. <ob. In
(lod. =t (ur. pg $&5 9relli' (ic. @ar. #esp. A"II' -lut. (aes. IA, 4' (ic. AA"III, &+, per questo motivo, tutti i
maschi, sia liberi che schiavi lasciavano la casa e venivano coperte statue o dipinti che rappresentassero
personaggi maschili !-lut. (aes. IA, D' .. #. &3' (ic, AIA, /' Huv. 4, $$5 G $/7+' questa interdizione accumuna
Bona Dea a "esta. 2a cerimonia era presieduta dalla moglie del padrone di casa !-lut. (aes. IA, D' (ic. AIA, %+
e vi partecipavano le matrone pi, nobili della citt1 e le vestali !(ic. @ar. #esp. A"II, $D' Cil. AA"II, D&' (ic,
)tt. I, 7$, $' -lut. (ic. AIA, %' (ic AA, & G $' (ass. 0io AAA"II, /%+. Si trattava di rituali segreti !(ic, @ar. #esp.
A"II' Sen. 2uc. A("II, &' ?est. 4*' 2act. Inst I, &&, 5' Huv. "I, $7/' -lut. (aes. AIA+ che gi1 in epoca imperiale
avevano fama di essere molto decaduti !Huv. "I, $7/ G $$4' 9vid. ). ). 4$D : 4$*+.
0alle testimonianze che ci sono pervenute possibile ricostruire alcuni elementi del rituale8 le donne
ornavano il luogo dove si svolgeva con piante e ghirlande di foglie, potevano essere usate tutte le essenze,
ad esclusione del mirto che era interdetto al culto della 0ea' al contrario la vite 2e era particolarmente
sacra ed ornava anche la sua statua nel tempio sull)ventino !)rnob. )dv. 6at. ", 7*' Cacr. Sat. I, 7&, &%'
-lut. .. #. &3' (aes. IA, %+. -er le libagioni veniva introdotta unanfora velata chiamata vaso del miele, che
conteneva perQ vino, a sua volta chiamato latte !2act. Inst. I, &&' )rnob. )dv. 6at. ", 7*' Cacr. Sat. I, 7&,
&%' -lut. .. #. &3+8 questo mascheramento delluso del vino puQ essere dovuto allinterdizione, esistente in
tempi arcaici, per le donne di bere vino o di usarlo per compiere libagioni
%
. Cacrobio parla del sacrificio di
una scrofa !Cacr. Sat. I, 7&, &3+, mentre -lutarco aggiunge che veniva suonata musica e si svolgevano danze
e giochi !-lut. (aes. IA, *' A, &' -rop. I", 5, &$ G &4+. ?orse erano presenti dei serpenti, considerati lanimale
favorito della 0ea, tanto da essere allevati nel suo tempio !Cacr. Sat. I, 7&, &%' -lut. (aes. IA, %+. ?esto
riporta che il nome della 0ea era Damia e quindi il sacrificio era chiamato damium, e la sua sacerdotessa
damiatrix !?est. 4*+, tuttavia questo epiteto forse legato ad una divinit1 portata a #oma da Baranto dopo
la presa della citt1 nel &D& aev.
2e raffigurazioni della 0ea, di epoca tarda, la rappresentano come una divinit1 matronale seduta sul trono,
velata e con la patera in una mano e la cornucopia dellabbondanza nellaltra' questultimo attributo era
caratteristico di ?ortuna e puQ essere presente a causa di un
sincretismo tra le due 0ee, secondo Cacrobio, infatti, Bona Dea
teneva uno scettro !Cacr. Sat. I, 7&, &%+ e non la cornucopia. 2o
stesso autore, assieme a -lutarco !-lut. (aes. IA, 4+, afferma che
ai piedi dellimmagine della 0ea, si trovava un serpente fatto
confermato dalle rappresentazioni iconografiche dove il
serpente o si trova ai piedi della 0ea, o beve da una coppa che =ssa tiene in mano.
6el tempio sull)ventino vigevano le stesse interdizioni note per il culto domestico di 0ecember e vi sono
state trovate numerose iscrizioni
$
di ringraziamento alla 0ea, o alle sue sacerdotesse, per guarigioni
avvenute !es (I2 "I, 4*' D%+, il che, assieme alla testimonianza di Cacrobio secondo cui il tempio ospitava
una farmacia in cui erano tenute erbe medicinali !Cacr. Sat. I, 7&, &4+, induce a pensare che ui la 0ea fosse
venerata principalmente come guaritrice, potere che era legato al suo ruolo di protettrice. Sembra infatti
che Bona Dea fosse considerata una grande divinit1 tutelare8 dei raccolti, delle greggi e anche dei luoghi (es
era venerata con epiteti che rimandavano a determinati luoghi Bona Dea agrestis !(I2. "I, 4*+' Bona Dea
Castrensis !(I2. ", D43' "I, $3*%/+' Bona Dea #agana !(I2. ", D4&+' Bona Dea Annianensis !(I2. "I, 45+. I
dedicatarii appartenevano a tutte le classi sociali de erano sia uomini che donne, bench il tempio fosse
interdetto agli uomini.
2e sacerdotesse erano suddivise gerarchicamente in magistrae e ministrae, probabilmente vi era anche una
promagistra !Magistrae8 (I2. ", D%D' D%5' D4&' "I, &&$*' IA, *3%' AI, $*44' AI", $/$D. Ministrae8 (I2. ", D4&'
AI, /4$%' AII, 4%/+ e, dalle iscrizioni, sappiamo che provenivano da tutte le classi sociali, in particolare
liberte' non sembra quindi che il servizio nel tempio di Bona Dea fosse riservato alle matrone. 6on sembra
che le sacerdotesse o la sola promagistra, partecipassero alle cerimonie invernali e in ogni caso non vi
avrebbero avuto un ruolo preponderante. .uesti dati inducono a pensare che nel tempio si svolgesse un
culto popolare (idea suffragata dalla collocazione sul colle dove erano venerate le divinit1 care alla plebe e,
in un certo modo, contrapposto a -alatino e (ampidoglio sede dei culti aristocratici, laddove quello

%
9. de (azanove : R=SestoT. 2; incapacitU sacrificielle des femmes 1 #ome (V propos de -lutarque R.uaest. #om.T *%
-hoeniS, /7, 75*D, p. 7%5:7D$ e bibliografia ivi
celebrato nella casa del console, era di natura esclusivamente aristocratica. 9ltre al tempio vi erano anche
numerosi altari e cappelle dedicati alla 0ea.
0umUzil
4
ha ritenuto che il mito ed i rituali collegati a Bona Dea abbiano subito un forte influsso greco, tale
do rendere impossibile risalire alle caratteristiche originarie della divinit1.
-i, radicale stato 2atte
D
, il quale ha ritenuto che il culto della 0ea fosse stato introdotto a #oma
provenendo dalla Mrecia. In origine si sarebbe trattato di una divinit1 curatrice che ha
poi espanso la sua sfera dinfluenza. -er lo studioso tedesco, tutti gli elementi del mito
sarebbero stati introdotti successivamente allarrivo della 0ea a #oma per motivi
eziologici, mentre i tab, e le esclusioni collegati al culto sarebbero stati via via inseriti su
indicazione dei libri sibillini. Bale interpretazione risulta perQ troppo semplificatrice e
non rende conto aspetti pi, importanti del culto.
2e celebrazioni misteriose in onore di Bona Dea sono state accostate ai misteri eleusini
&

e la 0ea stata identificata 0emetra o con una forma orfica di -ersefone, arrivata a
#oma dalla Cagna Mrecia, in particolare da Baranto (la 0ea 0amia onorata in questa
citt1 sarebbe poi stata identificata con la Bona Dea romana' tuttavia le differenze tra il culto romano e
quello greco sono troppo forti per pensare al semplice trasferimento di una divinit1 greca in ambito
romano.
2e teorie pi, classiche fanno di Bona Dea una 0ea della fecondit1, invocato per propiziare la fertilit1 della
terra e delle donne
*
, o una divinit1 materna
5
, tuttavia si tratta di semplificazioni che non rendono conto
delle cerimonie di December e della complessit1 della Sua personalit1.
>ninterpretazione completamente diversa stata data da M. -iccaluga
73
che ha visto in Bona Dea una
divinit1 profetica, la Fauna paredra di Faunus. Secondo gli autori latini, il loro nome deriva da verbo )ari,
proferire, poich i Fauni, proferivano ()ari il futuro !"ar. 2. 2. "II, $4' Isid. 9rig. "III, 77, *D' 0onat. )d
Bert. =un. ", *, /5' (M2 ", 755, %' (ic. 0iv. I, 737' Serv. )en. "III, $7/' "erg. )en. "II, *%4 G *5%' 9v.?ast. I",
4/5 : 4D&+ e a questo potere di conoscere gli eventi che dovevano ancora avvenire, si riferiva lepiteto
Fatua !0onat. )d Bert. =un. ", *, /5' Cart. (ap. II, 74D' Serv. )en. "II, /D' Cacr. Sat. I, 7&, &7+. Si riteneva
che la virt, profetica !-lut. (ic. AA' Serv. <uc. "III, 73%+ derivasse da un invasamento simile allebbrezza
provocata dal vino (ad esempio il verbo )atuor, connesso alla radice di )atuus, significava sia essere ubriaco,
che essere pazzo, per questo motivo alle donne, che erano pi, facilmente preda di questo invasamento
!-lin. 6at. @ist. A"III, DD+ era vietato bere il vino puro, tementum, tranne che in occasione delle cerimonie in
onore di Bona Dea (in cui in realt1 il divieto non era infranto, bensP aggirato chiamando il vino latte.
9ltre che col vino, la 0ea era in relazione con la vite e la viticoltura8 tralci di vite erano usati dalle
partecipanti alle cerimonie notturne e 6e decoravano la statua' le Sue feste cadevano in concomitanza con
alcuni momenti importanti della coltivazione della vite8 la potatura avveniva aglinizi di Ma'us, mentre la
messa a dimora delle piante aglinizi di December' il mito secondo cui Fauna fu picchiata dal marito con
verghe di mirto, poteva essere collegato con la preparazione del passum, il vino permesso alle donne, per
cui i grappoli erano colpiti con verghe !-allad. IA, 77' Isid. 9rig. AA, $, 7/+.

4
M. 0umUzil G 2a #eligione #omana )rcaica pg $35
D
W. 2atte : #om. #el. pgg &&*:&$7
*
=. Saglio : 0ictionnaire des )ntiquitUs Mrecques et #omaines I, pgg D&%:&4
5
). Mrenier : 2es religions Utrusque et romaine pg 7$*
73
M. -iccaluga : <ona 0ea. 0ue contributi all;interpretazione del suo culto, in SCS#, $%, 754/, pgg 75%:&$D.
6ei miti riguardanti Fauna il vino, oltre a portare allebbrezza, alla mania a cui si deve la virt, profetica,
anche bevanda dimmortalit18 bevendolo la moglie di Faunus in grado di trasformarsi e di passare dallo
stato umano a quello divino. 2a morte il momento necessario di questo passaggio. Il serpente che compare
assieme a Bona Dea, puQ quindi essere interpretato, alla luce di questo tema mitico, come un ulteriore
simbolo di morte e rinascita. .uesti elementi, appartenenti ad un substrato arcaico, sono stati, in seguito,
facilmente accostati a motivi della religione orfica. 2a relazione tra Bona Dea G Fauna anche supportata
dal fatto che la cerimonia invernale cadesse a due giorni di distanza dai Faunalia rustici, lunica festivit1 a
noi nota in onore di Faunus"
2esclusione del mirto poteva essere dovuta al fatto che il vino ottenuto da questa pianta era ritenuto
incapace di provocare ebbrezza' inoltre poteva essere in relazione con lesclusione degli uomini, essendo la
pianta sacra a (enus. Il mirto era anche usato con scopi purificatori ed per questo che, nel mito, Fauna
viene fustigata con verghe di questo legno.
2autrice ha anche ipotizzato che nelle cerimonie notturne possibile che si svolgessero riti collegati alla
sessualit18 il mito secondo cui Faunus, si trasforma in serpente per possedere la figlia, allude infatti al
rapporto tra virilit1 e femminilit1 come funzioni sessuali, viste anche come relazione tra il genius e la 'uno.
2esistenza di questi riti, si basa principalmente su una descrizione di Miovenale che tendeva a denigrare i
rituali misteriosi compiute dalle donne da sole, ma non confermata dalle descrizioni di -lutarco e
-roperzio. 2a castit1 attribuita dal mito a Fauna e lesclusione degli uomini dalle cerimonie, non inducono a
pensare che i rituali per Bona Dea avessero un carattere sessuale' dalle descrizioni che abbiamo sembra
invece che si trattasse di cerimonie orgiastico:dionisiache (anche Miovenale definisce le partecipanti
menadi. Si tratterebbe quindi della sopravvivenza di culti orgiastici collegati alle Mrandi 0ee italiche
77,&
(i
cui templi hanno spesso decorazioni a carattere dionisiaco, evolutisi sotto linfluenza della religione
dionisiaca. .uesti due elementi, oltre allassociazione col serpente, accumunano Bona Dea a "esta
/
, tanto
che c chi ha visto in Fauna G Bona Dea unantesignana di "esta
7&

>naltra ipotesi proposta da M. -iccaluga
73
, basata principalmente sulla descrizione che d1 -roperzio del
culto di Bona Dea ed al mito riguardante Fauna come figlia di Faunus, che, in tempi antichi, il culto della
0ea fosse una forma di iniziazione per le giovani donne, che si svolgeva fuori dalla citt1, nei boschi (sotto la
protezione di Fauna, assieme alle donne pi, anziane' in epoca storica le vestali avrebbero rappresentato le
giovani vergini. .uesta interpretazione, tuttavia, si basa su una ricostruzione poetica compiuta dallautore,
che non rappresenta precisamente il culto cosP come lo conosciamo in epoca storica, inoltre le vestali
partecipavano attivamente al culto della 0ea, agendo come sacerdotesse !(ic. @ar. #esp. A"II, $D' )tt. I, 7$,
$' (ass. 0io. AAA"II, /%+, il che esclude che rappresentassero delle iniziande.



77
9. de (azanove, 2ucus Stimulae, in C=?#) 5%, 75*$, 7, p. %%:77$
7&
). (arandini : 2a 6ascita di #oma tomo I, K /% : /D
N*N+ DEC+ =$> F
Faunalia Ru%tica
.uesta festa ci nota solo da unode di 9razio e dagli scholii ad essa relativi !@or. (ar. III, 7*+. Si trattava di
)eriae che si svolgevano nelle campagne !-s. )cr. Schol. in @or. (ar. III,
7*, 77+8 in questo giorno i contadini non lavoravano e celebravano le
cerimonie in onore di Faunus !-orphNr. Schol. in @or. (ar. III, 7*, 7%+. Si
svolgevano sacrifici di agnelli !-orphNr. Schol. in @or. (ar. III, 7*, 73+ e
libagioni di vino, accompagnate da allegria e danze !-orphNr. Schol. in
@or. (ar. III, 7*, 7%+
Faune% *+mp,arum )ugientum amator%
per meos )inis et aprica rura
lenis incedas abeas-ue parvis
ae-uus alumnis%

si tener pleno cadit ,aedus anno
larga nec desunt (eneris sodali
vina craterae% vetus ara multo
)umat odore"

ludit ,erboso pecus omne campo
cum tibi nonae redeunt Decembres%
)estus in pratis vacat otioso
cum bove pagus%

inter audacis lupus errat agnos%
spargit agrestis tibi silva )rondes%
gaudet invisam pepulisse )ossor
ter pede terram"
?auno che ami le fuggenti 6infe,
per le mie terre e i soleggiati campi
avanza quieto e, nellallontanarti,
ai piccoli del gregge

sii tu benigno, se cade a fine anno
per te un capretto, se mai non manca il vino
di "enere compagno e molto aroma esala
lara vetusta.

Scherza ogni gregge sopra il campo erboso
.uando in December torna la tua festa8
sui prati in festa, con il bue in riposo,
ozia il villaggio'

saggira il lupo fra gli agnelli audaci,
sparge a te il bosco le sue agresti fronde,
il contadino esulta nel danzare
sullinvisa terra

)lle nonae il pontefice massimo annunciava le date dei primi giorni festi del mese dall)rS !"arr. 2. 2. "I, &*+

#I EID+ DEC+ =/> C
3ierino in In%ula
Il tempio di Tiberinus, personificazione del Bevere, si trovava sullIsola
Biberina al centro del fiume. 2a data della dedica era l*X 0ec. !?ast.
)mit. ad vi Id. 0ec., (I2 I
&
, &/%' $$4' ?ast. )nt. 6S 75&7, 77*+. 6on se
ne conoscono n lesatta localizzazione, n la storia.




III EID+ DEC+ =11> NP
A4*NALIA
Septimontium
Agonium Indigetis !?est. $/3+ (vedi Januariuis
Septimontium. In questo giorno si svolgeva la festivit1 chiamata Septimontium8 si trattava di una
celebrazione che riguardava i montes primitivi su cui sorsero i primi insediamenti che avrebbero poi dato
origine alla citt1 di #oma !"ar. 2. 2. ", /7' "I, &/' -lut. .. #. 45+8 -alatino, "elia, Fagutal, Suburra, Cermalus,
9ppio, (ispio !?est. $/*+. 6on sappiamo esattamente di cosa si trattasse, ma probabile che si svolgessero
sacrifici in luoghi definiti dei montes, forse uniti da una processione !?est. $/3+' tuttavia, da un frammento
di )ntistio 2abeone citato da ?esto !?est. $/*' ?r 7/ @uschOe+, possibile ipotizzare che solo sul -alatino e
sulla "elia si svolgessero dei sacrifici, il che indurrebbe a pensare che si trattasse essenzialmente di una
processione a carattere lustrale che attraversava i montes. Il medesimo passo ci indica anche che sul
-alatino la divinit1 onorata in questo giorno era #alatua, 0ea eponima del monte, a cui veniva offerto un
sacrificio chiamato palatuar, probabilmente dal )lamen palatualis !"ar. 2. 2. "II, $+' la divinit1 onorata sulla
"elia purtroppo sconosciuta. 6on si trattava di una celebrazione compiuta dallintera cittadinanza (pro
populo, ma solo dagli abitanti dei montes (pro montanis !"ar. 2. 2. "I, &/+. 2a festa fu celebrata fino in et1
imperiale !Suet. 0omit. I"' Bert. Idol. A' (I2 I
&
, $$4+.
). (arandini ha ipotizzato
7$
che il Septimontium fosse un rituale risalente alla fase protourbana di #oma e
che si trattasse di una solenne processione lustrale
che seguiva il perimetro di un insediamento situato
sulle cime dei monti e nei fondovalle che li univano.
2ipotesi dellarcheologo italiano che linsediamento,
che puQ essere definito Septimontium, rappresentasse
una tappa di un lungo processo di unificazione dei
villaggi,i presenti nellarea su cui sorse in seguito la
citt1 e che culminQ con il sinecismo tra montes e colles
e la fondazione rituale dellabitato di #oma.

7$
). (arandini G 2a nascita di #oma tomo II, K 7D3 : &D&
.uesto processo puQ essere suddiviso in tre tappe fondamentali8 nella prima i villaggi presenti su Cermalus,
-alatino e "elia si unirono dando origine a quello che lautore chiama Trimontium, probabilmente
l.oppidum del popolus dei (elienses !-lin. 6at. @ist. III, 4D : 45+. 2a preminenza di questo gruppo di montes
allinterno dellelenco fornito da )ntistio 2abeone sembra garantita dal fatto che solo nel caso di -alatino e
"elia menzionato un sacrificio (il Cermalus, avrebbe fatto parte di questo complesso primitivo essendo
sullo stesso rilievo su cui si trova il -alatino. Inoltre nellarea delimitata da questi tre montes si trovavano
diversi siti annoverati tra i pi, antichi della citt18 le sette curiae veteres, la egia che sorgeva in epoca
storica sul luogo di pi, antichi insediamenti risalenti allet1 del ferro, la Sacra (ia che attraversava la valle
tra -alatino e "elia ed era delimitata, in questa fase pi, arcaica, dal luogo di culto di Janus /eminus da un
lato e dal Tigillum Sororium dallaltro, probabilmente in corrispondenza di due porte dellabitato.
In una seconda fase, il Trimontium inglobQ il Fagutal, su cui sorgeva un lucus di querce dedicato a Juppiter,
e la Suburra, abitato posto tra "elia e Fagutal. In origine si trattava forse di pagi, poi promossi al rango di
montes, per cui non vi si svolgevano sacrifici durante la processione del Septimontium. 2autore definisce
questa fase 0uin-uimontium e una sua vestigia puQ essere rinvenuta nella festa dellOctober E-uus e nella
competizione tra sacravienses e suburrani che rimanderebbe ad una celebrazione dellunificazione tra
Trimontium e Suburra, attraverso giochi e competizioni equestri analoghi a quelli che si celebravano in
onore di Consus e connessi alla fondazione di #oma (vedi October E-uus Eid" Oct".
6ellultima fase si viene a formare il Septimontium propriamente detto8 laumento della popolazione del
0uin-uimontium causQ unespansione che portQ ad inglobare altri pagi periferici, posti nel distretto del
popolus 0uer-uetulanus !-lin. 6at. @ist. III, 4D : 45+, che furono quindi elevati alla dignit1 di montes.
2inclusione dell9ppio, che occupava lo stesso rilievo del Fagutal, completQ loccupazione di quellaltura
che venne cosP designata con due nomi, Oppius, per indicare lintero rilievo e Fagutal, la parte pi, a est. Il
mantenimento di questo secondo toponimo puQ essere unulteriore prova dellevoluzione subita
dallinsediamento settimonziale8 ogni fase va a costituire una realt1 politica e religiosa ben determinata e
con una precisa identit1, che non puQ essere sminuita o amputata dallaccumulo di nuovi elementi, per cui
tali realt1 che vanno successivamente formandosi sopravvivono nel progressivo ampliamento dellabitato,
integrandosi, ma non scomparendo, nelle strutture dei nuovi insediamenti. -er questo motivo, Trimontium
e 0uin-uimontium, nominalmente sopravvivono anche nella fase del Septimontium poich realt1
religiosamente stabilite e questo porta alla duplicazione del nome del rilievo dell9ppio e allincongruenza
di avere otto nomi per sette montes. 9ltre all9ppio, vengono aggiunti anche il (elio e il (ispio formando
cosP quella che sar1 la struttura principale della futura citt1 di #oma' sui sette montes, infatti, sono
collocate &D delle $3 curiae nelle quali sar1 suddivisa.
#oma nascer1 poi dal sinecismo tra la comunit1 dei montes e quella dei colles, forse di etnia sabina, che,
probabilmente, aveva subito un processo di accrescimento analogo. Il ruolo distinto e subordinato di
questa seconda comunit1 e il suo ingresso tardivo nella struttura cittadina sarebbero dimostrati dal fatto
che, pur essendo larea dei colles di dimensioni considerevoli, essa ospiter1 solo $ curiae, ipotizzabili come
aggiunta tardiva alla ripartizione gi1 definita allinterno del Septimontium.

PRID+ DEC+ =1"> EN
Con%u% in A'entino
Il tempio di Consus sull)ventino fu probabilmente votato da 2. -apirio (ursor nel &D& aev. in occasione del
suo trionfo, come si puQ dedurre dal fatto che vi si trovava un dipinto dello stesso (ursor in abiti trinfali
!?est. &35+. 6ei Fasti (allenses !(I2 I
&
, &/3+ viene riportata come data della dedica il &7X Sext., mentre nei
Fasti Amiternini !(I2 I
&
, &/%+ riportato il 7&X Dec. la differenza puQ essere spiegata ipotizzando che
ledificio sia stato restaurato da )ugusto dopo il D aev !(I2 I
&
, $&4+ e ridedicato. Si trovava probabilmente
presso quello di (ortumnus, nel vicus loreti maioris allangolo nord:ovest del colle )ventino.

EID+ DEC+ =13> NP
3elluri et Cereri in Carini%
Il tempio di Tellus fu votato da -. Sempronio Sofo durante la battaglia contro i -icenti, in occasione di un
terremoto nel &4* aev !?lor. I, 7/+. ?u eretto subito dopo, anche se le fonti storiche ascrivono la sua
costruzione alla cittadinanza o al Senato !"al. CaS. "I, $' 0ion. @. "III, D5+. Si trovava sull=squilino, in
Carinis !Suet. 0e gramm. 7%' 0ion. @. (it.' Serv. )en. "III, $47+, sul luogo dove precedentemente sorgeva la
casa di Sp. (assio che sappiamo essere stata demolita nel /5% aev !(ic. 0e domo II' 2iv. II, /7, 77' "al. CaS.
(it.' -lin. 6at. @ist. AAAI", $3+, nei pressi della casa di )ntonio !)pp. <.(. II, 7&4+ e di quella di .. (icerone.
.uestultimo restaurQ il tempio nel %/ aev. !(ic. ad .. fr. III, 7, /' 0e har. resp. $7+ e sembra che ottenne un
terreno appartenente al tempio nelle sue vicinanze. 2a data della dedica fu il 7$ 0ec. !?ast. )nt. ad Id. 0ec.,
(I2 I
&
, &/5' $$4+, quando (erere fu associata a Tellus.
?u usato come luogo di riunione del Senato !(ic. -hil. I, $7' ad )tt. A"I, 7/, 7' )pp. <.(. II, 7&4' -lut. <rut.
AIA' (ass. 0io A2I", &&, $+ e sui suoi muri era dipinta una mappa dellItalia !"ar. #. #. I, &+.

8#I KAL+ ?AN+ =1$> NP
C*NS9ALIA
"edi A Eal. Sept. F molto probabile che i rituali di questo giorno festivo fossero gli stessi dei Consualia del
mese Sextilis.
Sono state formulate molte ipotesi sul motivo della ripetizione della festa di Consus nel mese di
December
12
. Se rimaniamo allinterpretazione di Consus come divinit1 che presiedeva
allimmagazzinamento dei raccolti e garantiva la loro conservazione durante i mesi invernali, il significato di
questa festa puQ essere illuminato da un passo del De e ustica di "arrone, nel quale si dice che i cereali
immagazzinati erano divisi in tre parti8 quella destinata a semenza era portata fuori dai magazzini al
momento della semina (che si concludeva con linizio di December, quella destinata al consumo come cibo,
doveva essere portata fuori dai magazzini durante linverno perch fosse macinata e torrefatta, mentre
quella destinata alla vendita, veniva lasciata nei granai fino al momento opportuno !"ar. #. #. I, 4& : 45+.
)lla luce di questa suddivisione, veniamo a sapere che una parte consistente dei cereali era tolta dai
magazzini tra lautunno e linverno, in particolare tutti quelli destinati al consumo umano. F quindi possibile
che con larrivo della stagione invernale, a ridosso del solstizio, Consus fosse invocato ancora nel momento
in cui i semi usciti dai silos erano trasformati in alimento, per ringraziarlo di averli preservati fino ad allora,
oppure perch vigilasse affinch non si deteriorasse quella parte dei raccolti che era lasciata ancora dentro.



7/
M. 0umUzil G IdUes #omaines pgg &55 : $33
8I# KAL+ ?AN+ =1)> NP
SA39RNALIA
Saturno in Foro
Saturno in Foro. Il tempio di Saturno fu eretto nelle vicinanze di unantica ara ad un angolo del ?oro ai piedi
del (ampidoglio !in )aucibus 3Capitolii4 "ar. 2. 2. ", /&' in Foro
omano 2iv. A2I, &7, 7&' ad Forum Cacr. I, *, 7' in imo clivo
Capitolino ?est. $&&' Serv. )en. "III, $75' sub clivo Capitolino )uct.
9rig. III, 4' ante clivum Capitolinum Serv. )en. Ii, 774, @Ngin. ?ab.
&47' 0ion. @. I, $/, /' "I, 7, /+. =ra il tempio pi, antico di cui fosse
ricordata ledificazione negli archivi dei pontefici' una tradizione
ascrive la sua costruzione a Bullo 9stilio, mentre secondo unaltra
fu iniziata dallultimo Barquinio !"ar. apud Cacr. I, *, 7' 0ion. @. "I, 7, /+ ed il tempio fu poi dedicato
allinizio della #epubblica da Bito 2arcio, dittatore nel %33 aev !Cacr. cit.+, o da )ulo Sempronio e C.
Camerco, consoli nel /5D aev. !2iv. II, &7' 0ion. @. (it.+, o da -ostumo (ominio, console nel %37 e /5$ aev.
!0ion. @. (it.+' unaltra versione vuole che sia stato lo stesso Bito 2arcio ad iniziarne ledificazione durante il
suo secondo consolato nel /5* aev. !0ion. @. "I, 7, /+. >na tradizione differente, trasmessa da Mellio, la
attribuisce a 2. ?urio, tribuno militare, in esecuzione di un decreto del Senato !Mel. apud Cac. I, *, 7+. In
ogni caso il tempio puQ essere fatto risalire sicuramente allinizio del periodo repubblicano. 6el 7D/ aev fu
costruito un portico lungo il crinale del (ampidoglio, dal tempio di Saturno, fino alla cima del colle !2iv. A2I,
&D, D+. 6el /& aev il tempio fu ricostruito da 2. Cunatio -lanco !Suet. )ug. &5' (I2 "I, 7$74' A, 43*D+. 6el I"
sec fu danneggiato da un incendio e restaurato per voto del Senato !(I2 "I, 5$D+. 2a data della dedica era il
7DX Dec. ai Saturnalia !?ast. )mit. ad Svi Eal. Han., (I2 I
&
, &/%' $$D' 2iv. AAII, 7, 75+.
0urante la #epubblica il tempio ospitava il tesoro dello Stato, laerarium populi omani o Saturni, a cui
erano preposti i -uaestors !?est. &' Solin. I, 7&' Cacr. I, *, $' -lut. Bib. Mrac. A' )pp. <.(. I, $7+' per questo vi
si trovava una bilancia che un tempo era usata per i pagamenti e
che rimase come simbolo di questa funzione !"ar. 2. 2. ", 7*$+.
0urante lImpero mantenne questa funzione, ma laerarium
Saturni era solo la parte dei fondi pubblici sotto il controllo del
Senato, distinto dal )iscus dellimperatore, amministrata da
prae)ecti, anzich -uaestores !-lin. =p. A, $, 7' Bhes. ling. 2at. I,
73%%:73%*+. Mli uffici dei funzionari pubblici si trovavano
probabilmente fuori dal tempio, nellarea saturni fino alla costruzione del Tabularium nel D* aev. in cui
furono trasferiti gli archivi. )ltri documenti pubblici erano affissi alle pareti del tempio e alle sue colonne
!(ass. 0io A2", 7D, $' (I2 Ia, %*D, col. &, 7, /3' "ar. 2. 2. ", /&.
6el timpano si trovavano statue di Britoni e cavalli !Cacr. I, *, /+, e nella cella si trovava una statua di
Saturnus che veniva unta di olio e avvolta in panni di lana !-lin. 6at. @ist. A", $&' Cacr. I, *, %' #osch. I",
/$7+ che era portata nelle processioni solenni !0ion. @. "II, D&, 7$+. #imangono alcuni blocchi del podium
del tempio originario ed un canale di scolo con struttura ad arco, tra i primi esempi di utilizzo dellarco in
pietra in Italia. Il podium attuale risale alla ricostruzione di -lanco ed costituito da un muro di travertino e
peperino, riempito con cemento, e un tempo coperto da un rivestimento di marmo' largo &&.% m e lungo
/3 m, i lati frontale ed est si elevano di molto dal piano del ?oro a causa della pendenza del colle capitolino.
Il tempio era di ordine ionico, esastilo con & colonne colone ad ogni lato pi, quelle agli angoli. #imangono *
colonne del pronao con le trabature, attribuite al periodo dellultima ristrutturazione. 2a cornice
attribuibile al periodo augusteo, mentre i blocchi dellarchitrave provengono dal ?oro di Braiano, da cui
furono rimossi durante il restauro del I" sec. 2e colonne frontali sono di granito grigio, quelle laterali di
granito rosso, le trabature di marmo bianco. 9gni colonna alta 77 m, con un diametro di 7./$ m alla base'
i basamenti sono di stili diversi8 attico e corinzio.
I gradini hanno una forma particolare a causa della vicinanza del ripido pendio capitolino, ogni scalino
solo un terzo della larghezza del pronao. Il tempio stato rappresentato forse in un rilievo dellepoca di
Carco )urelio e sicuramente in uno di quelli dei ostra Augusti. >na parte pi, consistente della struttura
era ancora visibile nel A" sec.
Saturnalia. I Saturnalia erano la festivit1 dedicata a Saturnus. In origine duravano un solo giorno, ma luso
popolare prolungQ i festeggiamenti fino a sette giorni !Cacr. Sat. I, 73, 7 G %' 7* : &/' (ic. ad )tt. AIII, %&+,
cosP da comprendere gli Opalia e i Larentalia. .uesta dilatazione fu, pobabilmente favorita, allinizio,
dallidentificazione di Saturnus e Ops con !ronos e ,ea e quindi con la volont1 di unire le festivit1 dedicate
a queste due divinit1. )ugusto limitQ i festeggiamenti a soli tre giorni, che furono successivamente
aumentati a cinque !(I2 I, $$D+ e di nuovo a sette in et1 imperiale' tuttavia solo i giorni in cui cadevano
festivit1 religiose erano )esti !Cacr. Sat. I, 73, &/+.
Aition. >nampia digressione sulle possibili origini di questa festa si trova nei Saturnalia di Cacrobio !Cacr.
Sat. I, D+. In unepoca estremamente antica sul 2azio regnava Janus, assieme alla sposa Camesis' la loro
capitale si trovava sul monte Janiculus. Saturnus, arrivato in questa
terra a bordo di una nave, vi si stabilP ed inaugurQ la pratica
dellagricoltura (gli fu attribuito lepiteto di Sercutus perch fu il
primo a concimare i campi, della coltivazione degli alberi da
frutto, dellinnesto e della lavorazione dei cibi, per questo la sua
statua tiene in mano una falce' edificQ la propria citt1, Saturnia,
sul monte che anticamente era chiamato Saturnius e poi (ampidoglio !"ar. 2. 2. ", /&' 0ion. @. I, $/' ?est.
$&&' Solin. I, 7$' Serv. )en. II, 77%' "erg. )en. "III, $&7+. -roprio in
onore dellarrivo di Saturnus, le prime monete romane portavano
la prora di una nave e leffige del 0io. 0opo un lungo regno
Saturnus sparP e Hanus gli tributQ un culto, edificQ un altare (ara
saturni o )anum saturni in )aucibus, ai piedi del (ampidoglio !"ar.
2. 2. ", /&' 0ion. @. I, $/+ ed indisse i primi Saturnalia. Il regno di
Saturnus fu unet1 delloro8 non vi era distinzione tra schiavi e uomini liberi e vi era abbondanza di cibo e
ricchezza. Il suo culto sarebbe poi stato portato avanti dai compagni che =rcole lasciQ in Italia durante il suo
passaggio e che si stabilirono sul monte Saturnius !Cacr. Sat. I, D, 7* : &D+.
>naltra versione fa risalire lorigine del culto di Saturnus ai -elasgi, loracolo di 0odona prescrisse loro, una
volta giunti al lago di (otila e sconfitti gli )borigeni, di consacrare la decima del bottino ad )pollo, di
sacrificare delle teste ad Ades e degli uomini a Saturnus G !ronos. =ssi seguirono le indicazioni delloracolo
e, una volta stabilitisi in Italia, costruirono un tempio per )des ed un altare per Saturnus, dove compirono i
sacrifici prescritti' inidirono anche le prime feste in onore di Saturnus !Cacr. Sat. I, D, &* : $7+. .uando
=rcole arrivQ in Italia, pose fine ai sacrifici umani e ne convinse gli abitanti ad offrire ad Ades dei simulacri a
forma di teste (oscilla e a Saturnus dei ceri accesi anzich sacrificando esseri umani !Cacr. Sat. I, D, $7 :
$&+. =ntrambe queste versioni fanno risalire il culto di Saturnus ad un periodo molto anteriore alla
fondazione di #oma.
>nulteriore versione fa risalire la fondazione dei Saturnalia alla dedica del tempio di Saturnus, compiuta da
Bullo 9stilio, o da Barquinio il Superbo o dal tribuno militare 2. ?urio, per ordine del Senato !Cacr. Sat. I, *,
7+ (vedi Saturno in )oro.
La festa. -er come ci nota dalle fonti, la festa dei Saturnalia aveva notevoli rassomiglianze con le !ronia
greche (dedicate a !ronos, divinit1 a cui Saturnus sar1 assimilato, fatto dovuto probabilmente, ad una
riorganizzazione avvenuta nel III sec. aev.
-osta alla fine del dellantico calendario romuleo, questa festa segnava la chiusura del ciclo calendariale,
ma questo evento rappresentava anche la fine di un ciclo cosmico. 2e forze che mantenevano il Oosmos
gioviano (probabilmente identificate col sole, indebolite, cedevano ed esso giungeva a dissoluzione,
permettendo il ritorno al regno di Saturnus, il 0io fino ad allora nascosto (... ,unc Deum... latuit !"erg. )en.
"III, $&/+, Signore dell=t1 precosmica. Si entrava quindi in un periodo informe, rappresentato
dallannullamento del normale ordine sociale e dalla licenziosit1 diffusa. 0altra parte questa =t1
rappresentava anche un epoca di grande prosperit1 in cui tutti avevano in abbondanza di che vivere, a
simboleggiare che il momento precosmico che si apriva era anche fecondo dei germi del nuovo ciclo
cosmico G calendariale.
)llidea di un 0io celato, custode di ciQ che viene nascosto, rimanda anche la decisione di custodire
laerarium nel suo tempio.
Simmetricamente Saturnus, in quanto nascosto nella terra che da lui prese il nome !"erg. )en. "III, $&5+,
rappresenta anche le forze sotterranee, sempre latenti, nascoste,
che garantiscono la prosperit1 e la fecondit1 della terra,
permettendo alle sementi in essa rinchiuse, di portare frutto. F
possibile che, in tempi antichi, la festa avesse un carattere agricolo e
fosse legata alla chiusura del periodo della semina !-lut. .. #. $/+ e
allarrivo dei giorni pi, oscuri dellanno. -er questo motivo forse un
tempo fu celebrata fuori dalle mura urbane, sull)ventino con un carattere rustico (la cittadinanza era
invitata a rusticari, festeggiare alla maniera dei contadini !-orc. 2atro In (atilin. A"II+.
2organizzazione della festa, per come la conosciamo dalle fonti storiche, risale al &7D aev dopo la sconfitta
del 2ago Brasimeno e avvenne in seguito alla consultazione dei 2ibri Sibillini !2iv. AAII, 7+' probabilmente a
questepoca che risale linfluenza delle analoghe feste greche. I festeggiamenti comprendevano un solenne
sacrificio al tempio di Saturnus, seguito dal banchetto sacrificale pubblico !0ion. @. "I, 7+, un lectisternio
compiuto dai senatori, in cui era portata in processione anche la statua del 0io che si trovava allinterno del
tempio ed era avvolta da bende di lana !Cacr. Sat. I, *, %' -lut. .. #. 47' 2ucian. Eron. A' Saturn. "II' 0e
Saltat. AAA"II+ e pubblici banchetti !2iv. (it.+' la popolazione si riversava nelle vie gridando
5o Saturnalia% bona Saturnalia !Cart. AI, &, %' AI", D3' )rr. =pic. 0issert. I", 7, %*' (at. AI",
7%' 2iv. AAII, 7' -etr. Sat. 2"III' Cacrr. Sat. I, 73, 7*+
e i festeggiamenti duravano giorno e notte senza interruzione !Bert. )pol. /&+.
-er tutto la durata dei Satunalia non si lavorava, n si svolgeva lattivit1 giudiziaria, n si poteva combattere
!Cart. "III, */, 7' -lin. =p. "III, D, 7' Suet. )ug. AAAII' Cacr. Sat. I, 73, 7+. "enivano concesse amnistie e i
condannati cosP liberati votavano le proprie catene a Saturnus. =ra il periodo preferito per affrancare gli
schiavi ed essi offrivano al 0io i propri anelli di bronzo !Cart. ", *%, 7' 2ucian. Saturn. AIII' Cacr. Sat. I, 73,
74+. In et1 imperiale si svolgevano anche combattimenti di gladiatori !)uson. 0e ?eriis AAAIII' 2act. Inst. "I,
&3, $%+
.uesto periodo era caratterizzato da grande allegria, rilassatezza e licenziosit1 !Mel. A"I, D, 77' Cacr. Sat. I,
73+' avveniva anche una sorta di annullamento delle distinzioni sociali, in omaggio all=t1 dell9ro di
Saturnus in cui non vi erano padroni e servi8 era prassi vestire in modo comodo, indossando solo la
s+nt,esis (tunica e non la toga !Cart. I", &/' ", D5' AI", 7' AI", 7/7' Cacr. Sat. I, 7+, inoltre tutti portavano il
pileus !Cart. "I, $' "III, /' AI", 7, &+ e gli schiavi erano trattati al pari dei padroni !Cacr. Sat. I, &/, &$' Hust.
A2III, 7, $' )ccius apud Cacr. Sat. I, D, $D (?rag. -oet. #om. III, pg &4D+. Si arrivava perfino ad un vero e
proprio rovesciamento dei ruoli e i padroni servivano a tavola i loro servitori, cosP come accadeva ai
Matronalia (vedi Eal. Cart. !Cacr. Sat. I, 7&, D+, e questi ultimi si potevano permettere una libert1 di
linguaggio che altrimenti non sarebbe stata consentita !@or. Sat. II, D, /+. )gli schiavi era anche consentito il
gioco dazzardo, che nel resto dellanno era loro vietato !Cart. ", $3, *' Cacr. Sat. I, 4, 7$' I, D, &3 G $D' )rr.
=pict. 0issert. I", 7, %*' Sen. )poOol. "III+ -er questo la festa era chiamata anche Feriae Servorum.
2a festa si svolgeva anche fuori #oma e i soldati li compivano nelle province cosP come in patria !(as. 0io.
2A, 75+.
In privato si libava vino e si sacrificava un piccolo porco al /enius individuale e a Saturnus !@or. (ar. III, 7D,
7/' 0ion. @. "I, 7' Cart. AI", D3' 2ucian. Sat. AI"+. Il sacrificio a Saturnus si svolgeva graeco ritu, con il capo
scoperto !?est. 775' $&&' Cacr. Sat. I, *, &' 0ion. @. I, $/' "I, 7' Serv. )en. III, /3D+.
6elle case si celebravano convivi a cui erano invitati amici e conoscenti e ci si scambiava dei doni !Cart. I",
/4, **' ", 7*' "II, %$' "III, /7' A, 7D' AI, 4' AI", 7, 5' ecc...' Stat. Silv. I, 4, %' -lin. 6at. @ist. AIII, $' Sen. =p.
A"III' )poOol. AII' Suet. "esp. AIA+ chiamati apop,oreta, in modo analogo a quanto accadeva ai Matronalia
(vedi Eal. Cart. !Huv. IA, %$' Suet. "esp. AIA, 7' 0igest. &/, 7, $7, *' -laut. Ciles. 4*5 : 453+. In et1
repubblicana si trattava solamente di ceri e bambole di argilla o pasta chiamate sigillaria. I ceri venivano
accesi durante i banchetti ed erano una protezione contro le lunghe notti invernali ed una sorta di appello
al ritorno del sole, nel periodo del solstizio invernale !Cacr. I, D, &* segg' I, AI, $5' "ar. 2. 2. ", $/' 0ion. @. I,
73' ?est. %/' Cart. ", 7*, &' 2act. Inst. I, &7, 4+. I sigillaria, che erano simili agli oscilla e alle maniae appese
sulle porte per proteggere gli abitanti della casa durante i Compitalia, ricordavano i sacrifici umani che un
tempo erano computi dai -elasgi in onore di Saturnus e che furono poi sostituiti dallofferta dei ceri !Cacr.
Sat. I, D, &*' I, 73' I, 77, 7' I, 77, &/+. Sigillaria era anche il nome che veniva dato in generale ai regali
scambiati in occasione dei Saturnalia !Sen. =p. AII' Cart. "II, %$' Suet. (laud. "+.
-er limitare la diffusione di regali pi, costosi un tribuno della plebe di nome -ublicio (probabilmente nel
&35 aev, fece votare una legge che, in occasione dei Saturnalia, obbligava tutti a scambiarsi solo i
tradizionali ceri e sigillaria !Cacr. Sat. I, D, &*+' tuttavia sappiamo che in et1 imperiale la natura dei doni era
cambiata8 Carziale, infatti, dedicQ i libri AIII e AI" dei propri epigrammi (intitolati rispettivamente 6enia e
Apop,oreta ai doni scambiati durante i Saturnalia. 6on vi compaiono pi, ceri e sigillaria, ma oggetti di
poco valore, cibi, incensi e altre sostanze odorose, mobili, oggetti di lusso, gioielli, abiti, libri, utensili e altri
oggetti utili, come le lanterne e schiavi. Spesso i regali divenivano premio di lotterie e giochi dazzardo
!Cart. I", 7/, D' AI, 4' AI", 7, /' Bac. )nn. AIII, 7%' )rr. =pict. 0issert. I, &%' 2ucian. Saturn. III, /' Cacr. Sat. I,
%, D : 77+' i poveri e gli schiavi scommettevano delle noci che divennero un altro simbolo della festa,
saturnaliciae nuces !Cart. ", */, 5' AI", 7, $+.
)nche glimperatori partecipavano a questi scambi di doni, sono famosi quelli di )ugusto, assegnati tramite
una lotteria !Suet. )ug. 2AA"+ che comprendevano beni di lusso, oggetti esotici, antichit1, denaro e metalli
preziosi !Suet. )ug. 2AAI' 2AA"' Stat. Silv. I, 4' 2ucian. (ronosol. AI" : A"I+. =ra anche usanza donare una
Saturnalicia sportula !Mir. )d =phes. "I, /+.


8II KAL+ ?AN+ =12> NP
*PALIA
"edi "I !al" Sept. ) differenza della festa estiva della 0ea, i rituali di December non si svolgevano nel
segreto del sacrari allinterno della #egia, ma in pubblico, nel ?oro.
F quindi possibile che, mentre in Sextilis Ops era invocata per
propiziare labbondanza immagazzinata nei silos, da cui la
connessione con Consus (in Sextilis infatti onorata Ops Consiva e
il carattere segreto ed interno della festa' in December invece, era
celebrata al momento in cui i cereali destinati a diventare il cibo
della comunit1 erano portati fuori dai magazzini, macinati e torrefatti !"ar.#. #. I, 4$' 45+ come
dispensatrice di abbondanza e del cibo che avrebbe preservato dalla fame la comunit1 fino al raccolto
successivo. 0a qui il carattere pubblico ed esterno della sua festa invernale, in cui la 0ea era onorata
semplicemente come Ops e non pi, come Consiva.
-er quanto si detto, complesso Consualia G Opalia, avrebbe dovuto essere in relazione con la
torrefazione del farro e quindi coi Fornacalia8 possibile che una tale relazione esistesse nel calendario
romuleo, mentre, con il passaggio al calendario di 6uma e la conseguente riorganizzazione delle festivit1
di fine anno (in parte rimase a December, in parte trasferite a Februarius, il complesso Consualia G Opalia G
Fornacalia sia stato scisso, trasferendo questultima festivit1 avanti di due mesi.

8 KAL+ ?AN+ ="1> NP
DI#ALIA
In questo giorno cadeva la festa della 0ea Angerona, per cui era chiamato anche Angeronalia !"ar. 2. 2. "I,
&$+8 secondo una notizia riportata da "arrone si svolgeva un sacrificio alla 0ea nella curia Acculeia !"ar. (it.'
Solin. (ol. #er. Cir. I, / : 4+, mentre Cacrobio riporta che i pontefici sacrificavano alla 0ea al sacellum
(olupiae !Cacr. Sat. I, 73, D+' possibile che le due strutture fossero vicine e si trovassero nei pressi della
#orta omanula nel punto in cui la *ova (ia entrava nel (elabrum. Sappiamo comunque che nel suo luogo
di culto esisteva probabilmente una statua della dea che la rappresentava con la bocca imbavagliata e
sigillata dal dito indice premuto sulle labbra !-lin. 6at. @ist. III, 4%' Cacr. Sat. I, 73, D' Solin. (ol. #er. Cir. I,
4+
Mli studiosi hanno dato diverse interpretazioni di questa antica divinit1
7%
che oggi sono ormai superate. F
ormai accettato che Angerona derivi il suo nome da un sostantivo YangusZYangeris, non attestato, ma da
cui viene laggettivo angustus, piccolo, stretto8 la derivazione analoga a quella dei nomi di altre divinit1
come #omona da pomus, Mellona da mel
74
. Sarebbe quindi la 0ea del giorno la cui durata minima, quello
pi, breve
... tempus -uo angusta lux est... ad minimum diei sol pervenit spatium... !Cacr. Sat. I, &7,
7%+
cio il solstizio invernale, infatti la Sua festa cade proprio in questo giorno.

7%
H. @ubauS G )6M=#96) in 2)ntiquitU (lassique B. 7$, (75//, pp. $D:/$ e bibliografia ivi
74
M. -errini G )ngerona in @ellenismo -oseideon &D** G &D*5 pgg &/ : $7
Angerona collegata anche al nome arcano di #oma, che era anche legato alla sua divinit1 tutelare, che era
ne)as pronunciare in pubblico !-lin. (it' Solin. (ol. #er. Cir. I, / : 4+8 da un lato stata vista come la
rappresentazione del silenzio e della segretezza che doveva proteggere tale nome, simboleggiato dalle
labbra sigillate !-lin. (it' Solin. (ol. #er. Cir. I, / : 4+' da un altro si ipotizzato, gi1 in epoca antica, che =ssa
stessa fosse la divinit1 tutelare della citt1 !Cacr. Sat. III, 5, $ : /+ e che il gesto in cui era mostrata fosse un
invito a non pronunciare il Suo nome.
Angerona aveva, probabilmente, anche una connotazione ctonia
7D
, infatti il suo essere divinit1 silente, 2a
accosta a Tacita, 0ea silente del mondo infero (vedi ?=#)2I) IA Eal. Car., uno degli aspetti sotto cui era
venerata la Mater Larum. Tacita era venerata probabilmente il &7X ?eb. con rituali molto antichi e questa
data sarebbe simmetrica a quella degli Angeronalia in December' possibile quindi che si tratti di uno degli
sdoppiamenti a cui andarono incontro le festivit1 di fine anno nel passaggio dal calendario romuleo a
quello numano. 2a festivit1 era anche in connessione con i Larentalia che cadevano due giorni dopo, cosP
come Angerona, nel suo aspetto ctonio, era legata ad Acca Larentia. F quindi possibile che nel calendario
pi, arcaico queste due festivit1 costituissero un complesso simmetrico (ma rovesciato a quello dei
#arentalia G Feralia di Februarius. )ttraverso il culto delle 0ee ctonie e della Mater Larum, erano onorati i
defunti nel momento della morte del sole e della morte dellanno. Si trattava anche di placare i Manes,
affinch fossero benevoli e non visitassero la citt1 nel periodo oscuro ed informe (quindi anche periodo di
caos cosmico e di mescolamento tra i vari piani della realt1 che, nel calendario romuleo, intercorreva tra
due cicli calendariali.

I8 KAL+ ?AN+ =""> C
Lariu% Permarini%
Il tempio dedicato ai 2ari che proteggevano i marinai, si trovava nel (ampo Cartio, in porticu Minucia e fu
votato dal pretore 2. =milio #egillo durante una battaglia navale contro la
flotta di )ntioco il Mrande nel 753 aev. ?u poi dedicato da C. =milio
2epido quando era censore, il && 0ec. del 7D5 aev. !2iv. A2, %&, /' Cacr. I,
73' ?ast. -raen. ad. AI Eal. Han.' (I2 I[, &$*' $$*' ?ast. )nt. ap. 6S 75&7,
7&3+. Sulle porte del tempio si trovava uniscrizione dedicatoria in versi
saturni !2iv. (it.+.

#III KAL+ ?AN+ ="3> NP
LAREN3ALIA
Acca Larentia era considerata, in epoca classica, la madre adottiva di #omolo e #emo, o un personaggio
storico vissuto ai tempi di re )nco Carcio, una benefattrice del
popolo romano, onorata per la propria munificenza. 0ietro questo
personaggio e le leggende che lo riguardano, si nasconde
unantichissima 0ea il cui culto risale probabilmente alle fasi pi,
antiche della civilt1 romana.
Aition. >na tradizione vuole che Acca Larentia sia stata la nutrice di #omolo e #emo8 in una variante
identificabile con la lupa che offrP le proprie mammelle ai gemelli lasciati dalla corrente del Bevere nei

7D
-. 2ambrechts G 0iva )ngerona in 2)ntiquitU (lassique B. 7$, (75//, pp. /%:/5
pressi del )icus ruminalis !2iv. I, /, 4' -lut. #om. I"' 2act. Inst. I, &3' 0ion. @. I, */, &+. In unaltra variante la
moglie del pastore Faustulus, della stirpe di =vandro, che viveva nei pressi del -alatino e trovQ i gemelli (o al
quale furono affidati da 6umitore' costei era soprannominata lupa, poich era (o era stata una prostituta
!2iv. I, /, 4 G D' 0ion. @. I, */, & G /' Serv. )en. I, &D$' -lut. #om. I"' .. #. $%' 2act. Inst. I, &3' Mel. "II, D, % : *'
?est. 775' Bert. )dv. 6at. II, 73' 9v. ?ast. III, %% segg.+. 0opo la morte di Faustulus, Acca divenne ricca, o
grazie alla prostituzione !(at. 9rig. ?r. I, &$ apud Cacr. Sat. I, 73, 74+, o sposando un ricco etrusco !2ic.
Cacer @## ?r. 7 pg $33 apud Cacr. Sat. I, 73, 7D+ e lasciQ i propri terreni in eredit1 a #omolo' da lui furono
poi trasmessi al popolo romano.
>naltra tradizione fa di Acca Larentia una prostituta vissuta allepoca del re )nco Carcio8 ledituo del
tempio di =rcole, essendo una giornata festiva, decise di sfidare ai dadi il 0io8 per far ciQ li avrebbe gettati
con una mano per s e con laltra per =rcole. Il premio per il vincitore sarebbe stato un banchetto ed una
donna. "inse il 0io, per cui ledituo Mli preparQ un sontuoso banchetto che fu consumato sul fuoco
dellaltare e fece venire una famosa prostituta di nome Acca Larentia. =lla dormP nel tempio ed in sogno fu
visitata da =rcole che si unP a lei. 2indomani uscendo dal tempio incontrQ un giovane, ricco, etrusco che
sinnamorQ di lei e le chiese di diventare la sua amante, allora si ricordQ che nel sogno il 0io le aveva detto
che lavrebbe ricompensata il giorno dopo e che, per ciQ, avrebbe tratto gran vantaggio dalla prima
opportunit1 che le si fosse presentata. Acca Larentia accettQ e, alla morte del ricco etrusco, ne divenne
erede. )lla sua morte donQ i terreni che aveva acquisito al popolo romano e per questo fu oggetto di un
culto pubblico come una benefattrice della citt1 !-lut. #om. "' .. #. $%' Cacr. Sat. I, 73, 7& G 7%' Bert. )dv.
6at. II, 73' )ugust. (. 0. "I, D+.
La festa. Sappiamo solo che in questo giorno il )lamen -uirinalis e i pontefici offrivano un sacrificio e
libagioni di vino presso la tomba di Acca Larentia, che si trovava allinizio della *ova (ia, presso il "elabro
!"ar. 2. 2. "I, &/' -lut. #om. I"' (ic. )d <rut. I, 7%, *' Mel. "II, D, 4' Cacr. Sat. I, 73, 7%+. 2o stesso giorno la
gens Junia onorava i proprii defunti compiendo la sua parentatio !-lut. .. #. $/+.
Acca Larentia
17
. 6el mito sulla nascita di #omolo e #emo, Acca Larentia, madre putativa e nutrice dei
gemelli, potrebbe aver formato una coppia con ,ea Silvia (5lia, madre vera e generatrice dei bambini, del
tipo nutrice G madre, zia G madre, tema mitico la cui pi, nota attestazione il racconto greco di Ino e
Semele, ma che risale ad un substrato molto arcaico
75
e che attestato #oma nel rito dei Matralia (vedi
C)B#)2I) III =I0. H>6.
Il nome di Acca Larentia composto di due parti8 Acca rimanda ad una radice indoeuropea che significa
madre, i cui derivati, sono noti in sansOrito (a88a ed in greco (
&3
, mentre in latino sarebbe lunica
attestazione' la seconda parte considerato un derivato di Lar
$1
(anche se non certo a causa della
differente quantit1 della prima a, per cui Acca Larentia sarebbe stata la Mater Larum !)?) 7/%+, divinit1
molto importante, ma per molti versi oscura, del pantheon romano, onorata con vari nomi (Lara, Larunda,
Mania% Tacita% forse anche /enita Mana e Fauna.
I Lares erano in origine divinit1 ctonie e anche la 2oro Cadre ha questo carattere
&&
8 numerosi elementi ne
fanno una 0ea infera. In quanto Lara G Tacita, una (amena portata neglInferi dove, unendosi a Cercurio,

7*
0. Sabbatucci : Il mito di )cca 2arentia in SCS# : "olume AAIA G 75%* pgg /7 : D4
75
M. 0umzil : 0Uesses latines et mNthes vUdiques, coll. 2atomus AA", 75%4, pgg 5:/$, anche in 2a religione romana
arcaica pgg %* segg.
&3
). =rnout, ). Ceillet : 0ictionnaire etNmologique de la lingue latine v. )cca
&7
). =rnout, ). Ceillet : 0ictionnaire etNmologique de la lingue latine v. 2ar
&&
=. Babeling : Cater larum8 zum \esen der 2arenreligion, )rno -ress, 75D%
genera i Lares !9v. ?ast. II, %D7 : %*&+ e il suo culto comprende chiaramente offerte legate alle divinit1
infere (fave e piccoli pesci, vedi ?=#)2I) IA Eal. Car.. (ome Mania !Cacr. Sat. I, D, $/ G $%+ le vengono
offerti oscilla e si ricordano antichissimi sacrifici umani (vedi (9C-IB)2I) 6on. Han.. Acca Larentia
strettamente legata alla lupa (e per questo identificabile con Fauna, animale infero
&$
, inoltre i riti in suo
onore si svolgevano al "elabro, luogo ritenuto laccesso al regno dei morti, ed erano considerati parentatio,
ovvero culto reso ad una divinit1 infera.
Sabbatucci
7*
ha visto in Acca Larentia una 0ea che presiedeva al passaggio, forse connessa a riti iniziatici
femminili che riguardavano principalmente la transizione dallo stato di nubile a
quello di donna sposata, come farebbero intendere i miti che la vedono prima
prostituta, quindi in qualche modo in uno stato di libert1 che, in tempi arcaici,
poteva essere associato ai gruppi delle adolescenti, e poi moglie, donna adulta
che, attraverso il rito matrimoniale (e liniziazione ad esso collegata, viene
integrata nella struttura sociale della comunit1. Acca G Fauna G Lupa sarebbe
allora paredra di Faunus G Lupercus : Lupus che, sempre alla chiusura dellanno,
ma in Februarius, era onorato dai giovani uomini (luperci che si apprestavano ad
entrare a far parte dellorganizzazione sociale romana (vedi 2>-=#()2I) A" Eal.
Cart.. In senso pi, lato e in parallelo a Faunus, Acca presiedeva alla transizione
da uno stato selvaggio, pre:civile (che caratterizzava anche i gruppi di giovani che venivano tenuti fuori
dai limiti della citt1 fino al momento della loro iniziazione allo stato ordinato, civile e quindi fecondo8 in
quanto lupa, =ssa prima di tutto animale selvaggio e abitante delle foreste per eccellenza, ma il mito la
vede trasformarsi in nutrice, lupa addomesticata, fonte di vita e sostentamento per i gemelli #omolo e
#emo, tal modo rendendoli lupi, ovvero luperci, condizione necessaria che precede lingresso nella
comunit1 civica. -arallelamente anche lo status di prostituta puQ alludere ad un modo di vita libero dai
vincoli sociali, quindi in un certo modo naturale e precivile, a cui pone fine il divenire moglie e di
conseguenza benefattrice della cittadinanza.
(ome 0ea ctonia, Acca Larentia strettamente legata alla terra8 in particolare, (olei che la possiede e la
dona al fondatore di #oma e quindi al popolo romano, azione rappresentata nel mito, dalla donazione
dellager (compiuta sia da Acca G madre adottiva di #omolo, che da Acca G prostituta. F quindi 2ei che
concede a #omolo, straniero giunto forse alla guida di un ver sacrum (a cui possono alludere il picchio e il
lupo, animali totemici collegati a Cars, che, secondo alcune tradizioni, guidarono i veria sacra delle genti
italiche, il diritto di occupare il territorio su cui poi sorger1 #oma (di conseguenza il diritto a fondare la citt1
e a divenirne re, concessione che viene confermata, al popolo romano, dopo la sua scomparsa. .uesto
tema si connette da un lato al carattere dei Lares, come divinit1 che protettrici del territorio occupato da
una determinata gens (e della gens stessa, formando la continuit1 della stirpe e la continuit1
delloccupazione di un territorio, ununit1 inscindibile' da un altro a quello della regalit1 nemorense
&/
in
cui una divinit1 femminile titolare della terra e della regalit1 (della regalit1 poich titolare della terra], a
trasmetterle di volta in volta ai monarchi che si succedono, venendo dallesterno. )nche in questo caso, il
diritto al potere regale conferito dalla 0ea che Z possiede il territorio (e la continuit1 di tale potere
forma ununit1 con il possesso della terra.
F anche possibile notare che i due motivi teologici, quello della 0ea che presiede al passaggio da vita
selvaggia a vita civile e quello di divinit1 che concede il possesso del territorio alla popolazione che vi
abiter1, si saldano8 le comunit1 che vivevano fuori dai confini urbani, nelle terre selvagge, come pastori,

&$
). @. Erappe : )cca 2arentia in )merican Hournal of )rchaeologN "ol. /4, 6o. / (9ct. : 0ec., 75/&, pp. /53:/55
&/
). (arandini 2a 6ascita di #oma tomo &a, in particolare I, K /4, 7$4 e bibliografia ivi
briganti, o i gruppi di giovani che, secondo la leggenda, erano i compagni di #omolo e #emo adolescenti, si
riteneva che vivessero in uno stato pre:civile come afferma (icerone a proposito dei 2uperci
... >na ben selvatica colleganza... nata tra pastori e villani, in base ad un vincolo silvestre,
e certamente istituito prima di ogni vita civile e legale... !(ic. -ro (oel. AI, &4+
2acquisizione della terra su cui fondare una citt1 e a cui dare un ordine, trasformandola in ager (e arva
comporta quindi il passaggio da gruppo selvaggio e non:civile, a comunit1 organizzata secondo leggi, cio
civile. F quindi attraverso la benevolenza di Acca Larentia G Mater Larum che #omolo puQ prendere
possesso della terra e di conseguenza realizzare, con i suoi sodali, il passaggio da branco selvaggio, a
comunit1 civica.
(ome divinit1 legata alla terra, alcuni autori
&$
, hanno accostato Acca Larentia alle Mrandi 0ee appartenenti
al substrato preindoeuropeo dellItalia (entrale, genericamente associate alla fecondit1, anche in relazione
alla prostituzione sacra che sarebbe adombrata dalla leggenda riferita allepoca di )nco Carcio
&%
.
(ertamente, in quanto divinit1 ctonia, detentrice della terra e dispensatrice di beni, )cca coinvolta nella
sfera della fertilit1, ma possiamo precisarne il campo dazione se consideriamo che 2ei a fondare il rito
della lustratio arvum (ambarvalia vedi I" Eal. Hun. e a creare la confraternita che lo officer1, i 7& fratelli
arvali, di cui i primi membri furono i suoi figli' anche #omolo ne far1 parte divenendo in tutto e per tutto
figlio di Acca !?ulg. 0e (omp. 0oct. pg %43' Mel. "II, D, *' -lin. 6at. @ist. A"III, 4+. In epoca storica il rito sar1
quello degli ambarvalia che, nella sua forma pi, arcaica era una lustratio dellager compiuta ai suoi confini
!Strab. ", $' Serv. =cl. III, DD' "ar. 2. 2. ", *%' Cacr. Sat. III, %, D+, ma anche rito propiziatorio volto alla
fertilit1 dei campi, arva !?est. %' "erg. Meorg. I, $$* G $%3' Bib. II, 7+. In et1 imperiale gli arvali officeranno i
complessi rituali nel bosco sacro a 0ea Dia, volti a chiedere alla 0ea di proteggere e portare a maturazione i
raccolti' il tempio situato nel lucus, era dedicato sia a 0ea Dia che alla Mater Larum, anchessa onorata nei
rituali di Ma'us.
(on linclusione di #omolo gli arvali primitivi, alla morte di uno di essi, avvenne una vera e propria
adozione, che era anche uniniziazione8 divenuto membro della confraternita e quindi iniziato al sapere del
collegio, #omolo, da un lato cessa completamente la sua condizione di luperco ed entra a far parte di uno
degli ordini della comunit1 civile' dallaltro diviene a tutti gli effetti figlio di Acca Larentia, cessando di
essere uno straniero e garantendo, a s e al popolo romano, il diritto di essere Suo ,eres e quindi
possessore a pieno titolo dellager romanus e, daltra parte, assumendosi lobbligo di perpetuare la
memoria dellava attraverso una pubblica parentatio.
Il mito stabilisce un legame tra Acca Larentia ed =rcole8 il racconto, ambientato allepoca di )nco Carcio, ci
parla di )cca che giace col 0io nel Suo tempio e, come ricompensa, ottiene di divenire sposa di un ricco
giovane etrusco, della cui ricchezza =ssa beneficer1 poi il popolo romano. 6ella parte finale del racconto
vediamo quindi =rcole dispensatore di ricchezza, che la prostituta acquisisce attraverso una duplice
unione con 2ui (prima nel sogno, poi col giovane uomo inviatole da =rcole, sotto la cui immagine possiamo
pensare che si celi la divinit1 stessa. .uesto motivo del 0io ricco, o datore di ricchezza, dis, rimanda ad un
aspetto infero di =rcole (le cui manifestazioni sono state studiate in particolare da Hean <aNet
&4,&D
,
identificato con Dis #ater, come afferma "arrone

&%
C. Carconi : #iflessi mediterranei della pi, antica religione laziale -ubblicazioni della #. >niversit1 di Cilano.
?acolt1 di 2ettere e ?ilosofia, % 75$D pgg &/7 G &/& e bibliografia
&4
H. <aNet : 2es origines de l@ercule romain. -aris, =. de <occard, 75&4.
&D
H. <aNet : @ercule funUraire in8 IdUologie et plastique. #ome8 ^cole ?ran_aise de #ome, 75D/. pp. 755:$$7.
... =lio diceva che Dius Fidius era figlio di Diovis, come i Mreci chiamano
(astore e diceva che era lo stesso eroe chiamato in sabino Sancus e in greco 9er8ules.
.uesta medesima divinit1 si chiama Dispater, come 0io del mondo sotterraneo, che
legato alla terra dove, come nascono, cosP si dileguano tutte le cose... !"ar. 2. 2. ", 44+
)lla luce di questo passaggio possiamo quindi vedere nellunione tra =rcole e Acca, quella tra due divinit1
infere (come, in ambito greco, )de e -ersefone, apportatrici di abbondanza e benessere8 il loro
matrimonio, infatti necessario perch le potenze generative della terra agiscano al massimo grado ed
assicurino la nascita delle nuove piante dai semi che le vengono affidati.
=rcole e Acca Larentia hanno anche in comune un legame col "elabro, luogo in cui, secondo la tradizione
!"ar. 2. 2. ", 7%4+, si trovavano delle sorgenti calde e che era ritenuto uno degli accessi al mondo deglInferi.
.ui era laltare di Acca Larentia' qui arrivQ =rcole, guida della mandria di Merione, e si unP ad una fanciulla
per generare )ventino !"erg. )en. "II, 4%5 : 44$+ o il primo ?abio !?est. *D+. Sia il ruolo di mandriano, quindi
custode del pecus, la ricchezza mobile
&*
, che la palude, o la fonte termale, in cui si svolgono queste azioni
mitiche, rimandano allaspetto infero di =rcole e alla sua identificazione con Dis #ater
$:,&D
.
F possibile ravvisare
&5
unallusione allunione tra Acca Larentia ed =rcole anche in un passo di unelegia di
Bibullo
... Ca l1 dove si apre la regione del "elabro, una minuscola barca Z era solita andare per
guadi, fendendo lacqua coi remi. Z 0estinata al piacere di un ricco padrone di bestiame,
Z una fanciulla si recava sovente su quella barca da un giovanotto, Z nei giorni di festa,
riportando poi indietro quello che la campagna donava... !Bib. II, %, $$ : $*+
6on sappiamo se esistesse davvero un rituale di questo tipo o se sia solo una suggestione poetica
dellautore (poich la festa di Acca Larentia cadeva in December, tale rituale avrebbe avuto la forma di un
auspicio di fertilit1 e abbondanza per lanno seguente' in via ancora pi, ipotetica, se stiamo ad
unaffermazione di -lutarco, secondo cui la festa di Acca Larentia cadeva in Aprilis !-lut. #om. I", %+
potrebbe trattarsi di un qualche rituale primaverile], tuttavia lazione che esso descrive perfettamente
coerente con la relazione tra Acca Larentia ed =rcole8 il ricco padrone di bestiame rimanda direttamente
al custode della mandria di Merione, ruolo che il mito attribuisce ad =rcole quando agisce al "elabro,
mentre laggettivo dis, in questo caso, puQ alludere a Dis #ater, l=rcole dispensatore di ricchezza. )nche in
questo caso abbiamo uno sdoppiamento della divinit18 la ragazza promessa al ricco padrone di
bestiame, ma si unisce con un giovane, che ricorda lo sdoppiamento che abbiamo notato nel caso del mito
di Acca Larentia. In base a questa interpretazione avremo allora Acca G 0ea ctonia G fanciulla che varca il
confine del regno deglInferi per unirsi a Dis #ater e quindi ne ritorna portando con s i prodotti della terra,
una suggestione che ci porta al mito di -ersefone che, nel periodo invernale si cela neglInferi per unirsi ad
)de, ma riemerge con larrivo della bella stagione, portando con s il frutto della terra.
Caurizio Mallina



&*
^. <ienveniste G "ocabolario delle istituzioni indoeuropee &337 I pgg $& segg.
&5
). \. H. @olleman : 2arentia, @ercules, and Cater Catuta (Bib. II % in 2)ntiquitU (lassique B. /%, ?asc. 7 (75D4, pp.
75D:&3D
SACERDOTI, SACERDOTESSE E DIVINITA NEL VENETO POST-
ROMANIZZAZIONE
Righetto Elena

Fino al III sec. a.C il passaggio alla romanizzazione del Veneto avvenne in modo graduale e senza
violenze, la Venetia infatti entr politicamente a far parte dello Stato Romano senza subire alcuna
colonizzazione forzata delle sue terre. Inizialmente si vedevano ancora mantenute le autentiche
culture autoctone e nei santuari le popolazioni che non avevano ancora assorbito la cultura romana
non ponevano dediche in pietra. Con la romanizzazione le differenze sparirono lentamente, la
popolazione locale ve integrata, cambia l'organizzazione sociale ed economica, le citt si riempirono
di abitanti e si iniziarono ad avere monumenti e !empli in pietra, i profondi mutamenti tra le
popolazioni in campo materiale e religioso erano veloci poich" rapido si era fatto il collegamento tra
le provincie dell'Impero e continui gli spostamenti delle truppe militari da un territorio all'altro. #o
scambio di prodotti e la diffusione di novit culturali e religiose dall'oriente introdussero culti e
divinit nuove che affiancarono ma non riuscirono a sostituire $uelli della tradizione italica.
%vvenuta dun$ue la &romanizzazione& della Venetia che oramai fa parte della ' Regio si diffusero
nuove divinit e culti molto diversificati, pertanto vengono designati in ogni citt due collegi
sacerdotali di stampo romano( i )*+!,FICI e gli %-.-RI composti da tre elementi ciascuno che
godono di privilegi particolari /dall'esonero dal servizio militare al permesso di indossare la toga0.
)oi vi sono i F#%1I+I figure sacerdotali pre esistenti, pre romane, che ricalcavano le figure dei
sacerdoti veneti ed erano infatti addetti al culto delle 2ivinit locali, in epoca tarda vennero
incaricati anche di officiare il culto al .enio dell'Imperatore ma in realt rimase una funzione poco
praticata nella Venetia che si riteneva ancora autonoma. Si sa della presenza ad ,ste di un F#%1,+
3-#I%+-S dedito al culto di Cesare. Il termine S%C,R2*S, maschile e femminile, indicava chi non
solo compiva sacrifici ma anche una sorveglianza riguardo tutto $uanto concerneva gli 2ei. Inoltre "
un termine generico che, se privo di specificazione, impedisce di sapere a $uale culto la persona fosse
diretta #e 2ivinit introdotte sono .iove, 2omitilla, Concordia, %rtemide ,tolica, %rtemide
,fesina, ,ra %rgiva, Fortuna, Iside, 1ercurio, #a 4ona 2ea, 1itra, Serapide, 3anus, )oseidone,
%frodite, %sclepio, !elesforo, %pollo, 2emetra, 1agna 1ater, .iunone. 2iana e Cibele ricalcano
invece negli aspetti e negli attribuiti la figura di Reitia la 2ea Somma del popolo veneto, rimangono
inalterati i culti dedicati ai 2iocuri ed ad ,racle ed agli dei venetici !rimbusiate, I5athein, !ermon,
%pono sostituiti e6o affiancati da 7e5ate e !erminus. .li %-.-RI avevano il compito di
interpretare il volere di .iove decifrando i segni divini attraverso il volo degli uccelli nell8augurarium
/ vicino ,ste0. Famosi erano anche gli oracoli ctoni, come $uello di .erione gestito da Cornelio in
una grotta sulfurea ad %bano !erme. Si " a conoscenza dei collegi sacerdotali a Verona, Vicenza,
)adova, ,ste, 1antova, Concordia, %$uileia, %ltino, !rieste e !rento. %lcuni sacerdoti ed a9guri
occupano oltre alla carica religione anche la carica civile e militare.
+umerose erano anche le S%C,R2*!,SS,. ,sse durante lo splendore della civilt Venetica avevano
un ruolo dominante nella religione e nel culto. ,sse erano riccamente abbigliate adorne con
mantello o velo alla maniera della dea alla $uale era rivolto il loro culto, la 2ea Reitia. +el suo
santuario ad ,ste le Sacerdotesse trasmettevano ed erano custodi della sacra arte della scrittura,
poich" era nella scrittura che il culto si attuava e contemporaneamente si esprimeva. +ei santuari
veneti venivano svolti dei rituali legati al raccolto ed alla stagionalit della vita, rituali e cerimonie
legati ai confini territoriali ma anche e soprattutto liturgie rituali legati all'incubazione guaritrice e la
terapia onirica oltre alle funzioni magico:divinatorie. +ei santuari avvenivano le iniziazioni dei
giovani e delle ragazze all'et adulta e militare oltre a rituali che implicavano la libagione rituale da
pozzi sacri ritrovati nei santuari. +on " difficile immaginare $ueste donne velate che cantando si
avviavano in processione fino all'%ra Sacra, guidate da una o pi9 Sacerdotesse ed in cerchio
dedicavano offerte animali e primizie vegetali al fuoco... Con la romanizzazione altre Sacerdotesse le
affiancarono e sostituirono / nel I sec. d.C0, ricordiamo una sacerdotessa devota al culto di 2omitilla
/ moglie di Vespasiano0, a !rieste una sacerdotessa era incaricata al culto di !utte le 2ee, poi ci sono
i S,VIRI forse magistrali locali che avendo ricevuto delle onorificenze fanno lastricare le strade.
Inoltre a !rento sono note $uattro 1%.IS!R, e $uattro 1I+IS!R, tutte forse ingenue o forse
liberte dedite al culto di una divinit femminile di stampo locale.
% Verona sono noti tre 1%.IS!RI di nascita libera operarono il restauro completo di un compitum
nel $uale erano onorati i #ares Compitales. ,sistono pure i S%#II sacerdoti addetti al culto di 1arte e
;uirino presenti sia a )adova che a Vicenza, mentre a Verona era presente una Sacerdotessa
responsabile al culto della 1atris 2eum, a !rieste un Sacerdote era dedito alla 1agna 1ater C<bele,
al %ltino vi era un santuario dedicato ad %rtemide ,fesina %ltre figure aiutavano gli e le officianti, i
C%1I##I una sorta di chierichetti, i VIC!I1%RII coloro che avevano il compito di uccidere l'animale
nei sacrifici, $uelli che sciolgono un voto, coloro che custodiscono il !empio e lo mantenevano
ordinato e pulito ovvero gli %,2I!--S ed %+!IS!I!,S, senza dimenticarsi degli !I4IC,+ ed i
C=14%#IS!RI% flautisti e suonatrici di cembalo , poich> la musica per la funzione rituale era
importantissima sia per i Veneti che per i Romani. ,ra chiaro e noto che alle associazioni
specialmente di cultores deorum o funeratizie partecipavano liberti, uomini liberi e schiavi e stupisce
come $uesti ultimi nelle terre venete fossero $ualificati come magistri e non come ministri. %ltre
figure specifiche erano i 1%.IS!RI #%R-1, i 1%.IS!RI I-V,+-1, magistre e ministre della
4*+% 2,%, mentre a Iulium Carnicum erano presenti dieci magistri, tutti liberti, che a proprie
spese costruirono un %,2,S 7,RC-#IS. -n testo del pago %urusnate fa conoscere ben $uattro
C-R%!*R,S F%+*R-1 che provvidero alla costruzione di un edificio ? e@ pecunia fanaticaA in un
luogo non definito /purtroppo0. ;uesti particolari edifici dovevano ricalcare i santuari pi9 antichi di
paleoveneta memoria e dovevano essere preposti a templi o sacelli privi di un proprio sacerdote ma
non si pu neppure scartare l8ipotesi che essi svolgessero delle funzioni di tipo amministrativo.
ISI2, venne onorata nel Veneto durante l8et ellenistica, importata come culto ?orientaleA dal
carattere ?salutiferoA che attecchB molto bene in terra Veneta in $uanto le divinit locali /Reitia, )ora,
!rimbusiate, Sainate0 avevano la caratteristica principale di essere +umen Salutiferi. % )adova vi era
un Sacerdote che si occupava del Culto ad Iside ed ad %$uileia una ?sacrorumA ovvero una
sacerdotessa sempre rivolta ad Iside. In $uesto culto si trova una contemporaneit tra concezioni del
culto con diverse sfumature, le une riportate dal tradizionalismo di matrice alessandrina e delica ed
altre volte pi9 ad una visione ripropositiva di matrici etniche e culturali legate a tradizioni gentilizie.
%ssieme ad Iside /nell8epiclesi di )elagia0 veniva onorata anche Fortuna )rimigenia sincretizzata con
la )raeneste locale. %ppare inoltre definito il ruolo di %$uileia della diffusione del culto isiaco nei
territori del +orico che risulta essere l8unica provincia della parte occidentale dell8impero ad aver
resistito all8interpretatio attraverso l8assimilazione di Iside all8indigena 2ea +*R,I%, il $uale
principale centro di culto /dea madre, protettrice, dominatrice delle ac$ue e del destino, simile a
Reitia0 " $uello sul 1agdalensberg abbandonato nel I sec. d.C. Fortemente coinvolti nell8introdurre
il culto isiaco furono i 4arbii di origine centro:italica. %ssieme ad Iside vennero introdotti infatti
anche %rpocrate, Serapide ed %sclepio . Sempre ad %$uileia " stato ritrovato un sacello, forse una
tholos del II sec.a.C posta a richiamare fortemente il concetto di ?mundus preanestrinoA.
Iside: 2emetra ritrovata sia a )adova che ad %$uileia riporta alla mente i culti dell8,gitto greco:
romano, le teste ed i busti in marmo sono ornati e cinti da una tenia, conorati da un 5alathos sulla
fronte con la falce di luna crescente ed indica la presenza in $ueste citt di culti legati non solo alla
sfera isiaca ma anche alla religiosit eleusina con sviluppi misterici ed iniziatici, la testa a$uileiese
inoltre mostra al sommo della fronte due piccole corna che si stemperano nei capelli, particolari che
secondo un filone di studi, riporta alla figura di 2iana #ucifera o ad 7e5ate6 Selene, in ogni caso una
2ea /Iside62emetra6Selene67e5ate0 che raccoglie in modo sincretistico le figure di divinit antiche
ovvero Reitia6 +oreia per le attribuzioni materne ed ac$uatiche ed 7e5ate per le attribuzioni
fosforiche, ctonie, misteriche, di rinnovamento e di apertura iniziatica delle fasi della vita umana e
terrena, bellissimo esempio di continuit della tradizione spirituale venetaC
.iunone ed %rtemide vennero onorate nelle terre del Veneto *rientale e le fonti del .eografo greco
Strabone ricordano nella sua opera ?.eografiaA che nelle terre dei Veneti vi erano due boschi Sacri
dedicati a divinit femminili che egli, in $uanto greco, aveva associato ad %rtemide ,tolica ed ,ra
%rgiva, tali luoghi sacri si trovavano presso il fiume !imavo ed in altri luoghi non completamente
localizzati nel Veneto adriatico. #a presenza di una divinit etolica nel Veneto poteva essere
associata alla presenza storica dell8arrivo di 2iomede ed il fatto che egli appunto fosse originario
dell8,tolia, ed ecco perch> i culti e le ritualit Veneto antiche assomigliavano a $uelli di %rtemide
,tolica. %nche il caso di ,ra %rgiva non " dissimile, infatti secondo la leggenda 2iomede si sarebbe
rifugiato proprio presso l8altare di ,ra %rgiva detta *plosmia /dea %rmata o la dea delle %rmi0
$uando la congiura ordita da sua moglie stava per costargli la vita.
,ra %rgiva *plosima in terra Italica possedeva molti santuari presso 4oschi Sacri descritti da !ito
#ivio in $uesti termini( ? -n bosco sacro, isolato da una folta foresta e da alti abeti, chiudeva in
mezzo pingui pascoli, ove pasceva senza pastori ogni specie di animali consacrati alla 2ea e gli
armenti delle rispettive specie per la notte rientravano in gruppi separati dalla stalle, mai insidiati
dalle fiere o dagli uominiA ./ ''IV D.E:F0
Strabone stesso conferma che la realt religiosa dei Veneti era associabile alla religiosit dei 4oschi
Sacri sia di %rtemide ,tolica che di ,ra %rgiva, boschi nei $uali la sacralit della 2ivinit permeava
nel $uieto vivere degli animali indisturbati e mansueti. 1olti studiosi hanno rintracciato in $ueste
prove l8esistenza della ?religione della )otniaA, ovvero dell8antico culto ad una 2ea Cacciatrice,
#unare, Sanatrice, )rotettrice delle Citt, residente nei boschi a lei sacri, +umen potentissimo delle
ac$ue fluviali, marittime, termali, con il potere di viaggiare fra i mondi dell8esistenza . #a )otnia
!h"ron Signora degli %nimali, come la 2ea ritrovata a Vicenza, contornata da animali feroci $uali il
lupo ed il leone che sotto la sua mano diventano mansueti e fedeli compagni.
)oich> la dea greca ,ra veniva identificata con la latina .iunone, sarebbe anche troppo semplice
identificare l8 ,ra %rgiva di Strabone con la .iunone di cui parla !ito #ivio riferendosi al suo culto a
)adova /il suo tempio era collocato sotto all8attuale )alazzo della Ragione0 ed alle spoglie delle navi
spartane di Cleonimo, sconfitto dai Veneti nel DGH a.C. conservate nel suo !empio all8epoca di #ivio.
Il culto a .iunone a )adova " riconfermato anche da un testo epigrafico latino che recita ? confine
della parte interna del boscoA e cio" dello spazio nel mezzo di un bosco o di due boschi a #ei
consacrati. -n8iscrizione venetica invece sempre di )adova fa comprendere come vi fosse
inizialmente un unico boschetto Sacro ove vigeva il diritto d8asilo. )lutarco ne ?la vita di )ompeoA
ricorda espressamente come nei boschetti sacri ad ,ra %rgiva era in vigore il diritto d8asilo dato che
nel mondo greco i santuari di $uesta 2ea godevano di $uesto speciale diritto. !uttavia vi " anche da
dire che i facili parallelismi non possono essere sempre cosB immediati, infatti nel mondo veneto
esisteva senza dubbio una forma di divinit femminile che assomigliava ad ,ra %rgiva ed alla
.iunone Italica /forse ReitiaI0 ma " improbabile che la .iunone di )adova fosse %rgiva infatti una
citt miticamente fondata da %ntenore, !roiano, non avrebbe mai dato l8appellativo di %rgiva alla
propria 2ea tutelareC Se la vostra memoria storica " arrugginita vi ricordo che gli %rgivi erano nemici
mortali dei !roiani. In $uesto caso si potrebbe ritenere 2iomede come antico fondatore mitico di
)adova ed altre citt venete che in seguito i rapporti amichevoli con i Romani abbiano tramutato la
leggenda come la conosciamo noi oggi. 1a sono speculazioni senza alcuna comprova storica.
% Verona ed %$uileia il culto a .iunone era fortemente sentito , vi sono dediche ?alle .iunoniA, un
plurale che riconduce alle ,re %rgive, ovvero eredi romane di antica memoria territoriale, dee
autoctone e venetiche, locali, +umen tutelari, simili alle ? 1atronaeA una sorta di ninfe protettrici
della fertilit .
,8 probabile che nel Culto Veneto si svolgessero dei rituali prettamente femminili con processioni e
cori di fanciulle guidati da una sacerdotessa nubile, processioni ben documentate da numerosissime
lamine bronzee sbalzate paleovenete. Inoltre non " possibile con assoluta certezza riconoscere l8,ra
%rgiva in Veneto perch> non vi " iconografia certa.
2i certo vi " che vi erano due tipologie di divinit femminile ( -na simile ad %rtemide67e5ate
$uindi protettrice delle Vergini, dei bambini, dei 4oschi Sacri ed una 1atronale, protettrice delle
donne, delle puerpere, e della citt.
Reitia e 1inerva / che in seguito approfondir nella loro figura ed il loro culto religioso0 erano per i
Veneti le dee pi9 importanti che presiedevano alle cerimonie iniziatiche, al matrimonio, all8esercizio
delle armi. 1olti confondono Reitia con una sorta di ?dea madreA, in realt essa non lo era, e lo
dimostrano i ritrovamenti archeologici nei suoi santuari nei $uali mancano decisamente riferimenti
al parto ed alla maternit. ,ra una 2ea Sanante, della guarigione, della scrittura sacra, della
protezione delle armi ma non della maternit. ,ra una )otnia !h"ron. #a 2ea italica che assomiglia
in modo maggiore a Reitia per funzionalit ed appellativi " 1inerva. In un certo momento storico
ovvero $uando i vari santuari vennero riedificati con colonnati ed assunsero un aspetto
monumentale, la figura di 1inerva si sovrappose a Reitia veneta, infatti nella stipe votiva raffigurano
spesso statuette bronzee , di terracotta e d8argento raffiguranti 1inerva, importantissima 2ea Italica
identificata gi in epoca arcaica con la greca %thena. Inoltre anche ,racle inizi ad essere onorato ad
,ste. #e 2ee Supreme delle citt venete vennero identificate dai .reci e dagli ,truschi e poi dai
Veneti stessi con l8attribuzione romana con %thena:1inerva, ,ra:.iunone ed %rtemide:2iana:
7e5ate. ;uindi dee in %rmi e sanatrici, 2ee protettrici della Citt e della 1aternit, 2ee vergini
protettrici dei giovani e dei 4oschi.


% conclusione di pu dire che in ambito sacerdotale la V,+,!I% non si discosta da altre zone
dell8impero. I principali sacerdoti sono documentati anche se non sempre in tutte le citt
considerate. Si sono osservati sacerdoti con titoli particolari ma situazioni analoghe si riscontrano
anche altrove, tuttavia ci che distingue la Venetia " la relativa scarsit di sacerdoti addetti al culto
dei singoli imperatori situazione ben diversa da $uella che si osserva in altre zone dell8Italia
settentrionale e il permanere del culto alle divinit pre: romane.






BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
: Frazer, il Ramo 28*ro.
: ). *vidio +asone, Fastorum libri se@ II.
: F.%ltheim, !erra 1ater.
: ..Fogolari, la protostoria delle venezie.
: :Corpus inscriptionum latinarum,
: %.4iscardi, Fulgur conditum.
: %. 1astrocin$ue, Santuari e 2ivinit dei paleoveneti.
: %ppunti di universit e parti tratte dalla mia tesi di laurea.
: 3.Champeau@, #a Religione dei Romani.
: *rizzonti del Sacro( culti e santuari in %ltino e nel Veneto orientale ( Venezia, .. Cresci
1arrone, 1. !irelli ;uasar, HGGJ.
: %. Kil5oLs5i, Storia di Roma.
: S.)rice, la religione dei greci.
: I Veneti dai bei cavalli, Soprintendenza per i 4eni archeologici del Veneto.
: 1.Kampieri, %d 2uodecimum mansio maio meduaco, Sambruson in epoca preromana e
romana: Sambruson HGGM.
: %lle foci del 1edoacus 1inor, ,sedra HGJJ.
: Il Veneto ed i Veneti, #uigi 4runello.
: %.4aldan, Storia della Riviera del 4renta, Vol I:II:III , Venezia JMNM.
: 1.)oppi, .ambarare ed il suo territorio, JMNG 1ira.
: F.1oro, Il Coraggio degli antichi Veneti.
: ).Favero, #a 2ea Veneta.
: Venet5ens, HGJH.




















APPARATO ICONOGRAFICO




















+*RIC*: 2isco votivo con +oreia





%#!I+*: !esta fittile di 2ea, forse 7e5ate

AQUILEIA- Demetra



ALTINO- Mercurio

ALTINO. Serapide



AQUILEIA- Iside











AQUILEIA-Hekate-Selene- Diana Luciera



!"ESA DI LU#E"NA #ON$I%U"ATA A &USTO DI ISIDE- AQUILEIA



AQUILEIA. Diana Eesina



AQUILEIA- Diana Eesina









L'Inno orfico a Meilinoe

1. Il nome
Meilinoe compare nel LXXI Inno orfico, a Lei dedicato, e in una tavoletta bronzea triangolare (III
secolo dell'era volgare) proveniente da Pergamo e fittamente iscritta, nella quale Hecate
rappresentata con tre corpi, corrispondenti a tre divrerse ipostasi, denominate Dione, Phoebe e
Nyche Amibousa (il terzo nome oscuro). Nell'iscrizione che circonda Phoebe compare la seguente
invocazione: 'O Persefone, o Melinoe (scritto con epsilon nella prima sillaba), o Leukophryne!'.
Per riuscire a etimologizzare correttamente il nome di questa Dea occorrerebbe sapere se la prima
sillaba contenesse una eta, e in quel caso si dovrebbe trascrivere Melinoe, o il falso dittongo ei, e in
tal caso si dovrebbe trascrivere Meilinoe (l'accento su o). Si deve tener presente che la lettera eta
rappresentava il suono di e lunga aperta, mentre ei rappresentava il suono di e lunga chiusa (in
epoca classica) e non era affatto un dittongo. L'infinito einai 'essere' era pronunciato ['e:nai], non
*['einai]. In et ellenistica, tuttavia, sia eta che ei (epsilon + iota) finirono per essere pronunciati [i]
come in neogreco, con l'inevitabile conseguenza che i copisti si confusero. Se il nome originale
della Dea era scritto con eta, allora Melinoe pu derivare da melas, nero e significa 'anima nera'
(spiegazione che non mi convince), oppure, e la cosa pi interessante, dal bell'aggettivo mlinos
parente del latino mel e dell'italiano miele, che indica il colore giallo (la Dea detta krokopeplos
nell'Inno) e si conservato nelle lingue celtiche moderne (in brettone 'melen' = giallo, biondo e,
come sostantivo, tuorlo; le parole corrispondenti in cornico e gallese sono 'melen' e 'melyn' - in
gallese anche 'melen'). Se tuttavia il nome va trascritto Meilinoe, il significato cambia radicalmente,
perch nella prima parte del nome ravviseremmo il 'meiligma', rituale di offerte propiziatorie in
onore degli spiriti dei morti, talch Meilinoe avrebbe pi o meno il significato di 'Colei che ci si
propizia per tenere lontani i fantasmi', un titolo non dissimile da quello che Hecate porta in
Tessaglia, Alexeatis ('Colei che allontana i cattivi spiriti' - ma li pu anche convocare...), e che si
adatterebbe al senso e allo spirito dell'Inno orfico e anche della tavola triangolare, il cui scopo
appunto allontanare i fantasmi. In questa sede scrivo Meilinoe, pur senza scartare le altre possibilit.



2. Ninfa o Dea?
L'Inno orfico chiama espressamente Meilinoe 'nymphe chthonia krokopeplos' e tutti i traduttori
(salvo il Taylor, che si dimentica del sostantivo) hanno invariabilmente reso l'espressione con 'ninfa
ctonia dal peplo color croco'), ma al verso 10 il Cantore la chiama thea, ovvero Dea. Ora, le Ninfe
non sono Dee, e infatti, nel bellissimo Inno LI a Loro dedicato, non sono chiamate cos. Inoltre, nel
meraviglioso Inno I, anche Hecate detta nymphe (al verso 8). Dunque? La risposta ce la d la
lingua greca: consultando il voluminoso Lexikon del Dimitrakos, constatiamo che nymphe nella
lingua classica dell'Ellade ha tre significati: ninfa, sposa e giovane fanciulla. Appare dunque chiaro
che sia nell'Inno I che nell'Inno LXXI nymphe significa 'giovanissima ragazza': d'altronde, tradurre
'sposa' non avrebbe senso (nell'Inno I Hecate detta koure...) e tradurre 'ninfa' cozza contro il fatto
che Hecate una Dea e anche Meilinoe chiamata Thea... Nell'equivoco scivolano Apostolos
Athanassakis, il disastroso Giuseppe Faggin e anche la pur sempre ottima Ekaterina Ilieva (cf. la
sua traduzione inglese in: Georgi Mishev, Thracian Magic, Avalonia, London 2012 p. 180).

3. L'Inno LXXI
Si tratta di un testo di lettura assai difficile; a tratti sembra un collage e l'invocazione finale pare la
trascrizione di un rituale, anche se non dir in questa sede quale idea mi sia fatto al riguardo. Mi
limito a dire che Meilinoe Hecate: Meilinoe il Nomen che Hecate assumeva in un determinato
santuario, dove la sua funzione di Alexeatis, che allontana la pazzia e i fantasmi, era
particolarmente esaltata. Il fatto che l'Inno I la dica figlia di Perse seguendo Esiodo e l'Inno LXXI la
dica figlia di Zeus (si noti il genitivo poetico tipico degli orfici Zenos) e di Persefone una
contraddizione del tutto apparente. Il fatto che la Dea sia detta bianca e nera, luminosa ed
'evanescente', 'oscura' non ha nulla a che vedere con la figura di Hel memorabilmente tracciata da
Snorri Sturluson nella Gylfaginning (34: 'ella per met bianca e met nera /bluastra' = per met
un cadavere in putrefazione) ma allude alla sua duplice natura di Fanciulla della Luce e delle
Tenebre, di cui parla la Dea stessa negli Oracoli (sconsigliando al teurgo di evocare immagini
visibili della sua parte pi oscura: la grande Sarah Johnson, perplessa, arriva a postulare che Physis,
la parte pi tenebrosa di Hecate, sia da considerare una Dea a parte, perch non si capacita del fatto
che la Soteira tou kosmou possa avere un lato cos distruttivo, eppure il Ronan, correttamente,
controbatte che si tratta di una sola e unica Dea e che le contraddizioni sono soltanto apparenti).
Offro qui una nuova traduzione dell'Inno orfico, ricordando che i versi pi critici per la
comprensione letterale sono il 4 e il 5 e al verso 7 il testo trdito corrotto, quindi si tratta di una
versione provvisoria, che potrebbe subire cambiamenti in futuro. Invito i fedeli e gli amici a
meditare su quest'inno problematico, in cui si parla della bellissima Dea dal peplo color zafferano,
figlia e Signora della Luce (Zeus) e delle tenebre (Persefone). Resterebbe altro da dire, ma non
voglio togliere ai simposiasti il gusto della meditazione in piena libert. Si tratta, dico solo pi
questo, di un Inno dai forti connotati soteriologici, dunque, a dispetto del tono tenebroso,
improntato alla Speranza.
"Invoco Meilinoe, giovane Fanciulla ctonia dal peplo color croco, che la santa Persefone partor in
riva al Cocito sul talamo di Zeus figlio di Crono, dopo che con l'inganno Plutone si era unito a Lei.
E per volont di Persefone [Meilinoe] ebbe il corpo di due colori, Lei che fa impazzire i mortali con
fantasmi aerei, mostrandosi sotto strane forme. Infatti, a volte appare chiaramente, a volte oscura /
evanescente, a volte brilla nel buio e la si incontra con orrore [oppure: fa irruzione ostilmente] nella
notte tenebrosa.
Ma, Dea, ti supplico, Regina degli esseri sotterranei, allontana la frenesia / furia / pazzia /assillo /
ossessione dell'anima, mandala ai confini della terra, e mostra agli iniziati benevolo il [Tuo] santo
Volto".

Aggiungo solo che molti studiosi, oltre all'errore sulla 'ninfa', aggiungono anche una riduttiva
identificazione della Dea con la Luna: ad esempio, "il corpo di due colori" rappresenterebbe Luna
Piena e Luna Nera. Naturalmente questa analogia nel mondo sensibile non casuale (infatti, il
periodo della fine del mese e di Luna Nuova naturalmente connesso con le potenze ctonie), ma
un riflesso di un Principio assai pi alto...l'aggettivo, disomatos, illuminante, perch l'unica altra
volta in cui lo incontriamo in un frammento orfico, dove si parla di Phanes 'dal doppio corpo'
generato da Chronos, il "Dio dalla doppia natura"...Si narra poi un altro mito, sempre in contesto
orfico, a proposito di una doppia generazione di Meilinoe, da parte di Zeus e di Plutone, motivo per
cui possiede una doppia natura, ma su questo penso sia meglio fermarsi...

Il verso 1 non pone problemi: Meilinen kalo nmphen chthonan krokpeplon = Chiamo/invoco
Meilinoe, giovane fanciulla ctonia (o 'della terra', con riferimento all'Ade) dal peplo color croco;
anche i versi 2-3 sono di facile lettura: hen (la quale - accusativo riferito a Meilinoe) par (presso)
Kokyto prochoas (le rive di Cocito) elochesato (gener / partor) semn (la santa) Persephne
(Persefone) lektros hieros (nei, sui tralami sacri) Zens Kronoio (di Zan = Zeus figlio di Crono). I
versi 4-5 sono invece di difficile interpretazione: Ekaterina Ilieva, seguendo il Taylor, traduce 'dopo
che lui (Zeus) aveva finto di essere Plutone', mentre Athanassakis (in modo molto poco
convincente), ritiene che Plutone 'nella sua collera' abbia ferito le carni della consorte. Altri
ritengono, e questa potrebbe essere la chiave, che il senso del passaggio sia: 'dopo che ella
(Persefone) si era gi unita a Plutone, [che l'aveva rapita] con dolosa frode'. Nel qual caso, il
significato sarebbe: Persefone era gi una Dea delle tenebre, che non poteva pi staccarsi
completamente dall'Ade, quindi la natura tenebrosa di Meilinoe viene da Lei (e indirettamente da
Plutone), mentre la natura luminosa della Fanciulla nasce da Zan (e se il passaggio va letto in questo
senso, contiene un cenno alla 'doppia generazione' di Meilinoe).
Una volta 'assaggiato' il gusto dell'Ade, Persefone resta la fanciulla incoronata di fiori, ma anche
una Dea tenebrosa e terribile. Nell'incomparabile finale del IV libro delle Georgiche Lei la potente
e apparentemente crudele legislatrice del mondo infero; memorabili sono anche i versi tenebrosi di
Valerio Flacco (Argonautica, V,345-segg): 'Proserpina, seguendo i passi di Pallade o a fianco di
Diana ,conduceva le danze: era la pi bella di tutte, nessuna delle compagne poteva rivaleggiare con
lei, prima che diventasse tutta bianca, prima che ogni splendore svanisse, perch aveva visto
l'Averno'. Lucano, in versi orribilmente empi (che dovevano scioccare un credente almeno quanto
una messa nera doveva scioccare un cattolico ottocentesco) minaccia di rivelare 'di quale amore tu,
Proserpina, ami il lugubre re della notte' e la ragione per cui 'tua madre non ti vuole pi', ma anche
qui, se si legge oltre l'intento blasfemo, appare chiaro che Persefone, dopo aver conosciuto l'Ade, ne
ormai avvinta. Claudiano, nel suo Raptus, divinamente ispirato, spiega come Proserpina non abbia
perso la bellezza: 'sarai la Signora dell'autunno', le dice Plutone, e al di l della tenebra ci sono 'altri
fiori, altre stelle'. Proserpina Colei che detta la legge alle ombre. Nel Raptus si parla
espressamente delle 'gioiose feste' dei fantasmi nell'Ade, e Proserpina la loro Stella della Sera.
Una rappresentazione perfetta della natura della Dea si trova nella tomba dell'Orco di Tarquinia
(Tarchna), dove la giovane Persipnai bellissima, altera, regale, affascinante, ma dai suoi capelli tra
il castano e il biondo emergono due serpenti, che ci rammentano Chi . La mitologia sumerica offre
un esempio simile: il dio Nergl, spedito come ambasciatore nel buio regno di Irkal, di cui gli Dei
hanno paura, viene sedotto dalla regina Ereshkigal. Invano tenta per giorni di resistere al fascino
tenebroso della Dea degli inferi, e dopo che si unito a Lei non pu pi tornare presso gli Dei
celesti. All'inizio (prorio come Proserpina dopo aver mangiato la melagrana offertale da Orfne,
ninfa avernale, secondo il racconto di Ovidio) la sua collera grande, ma ben presto si adatta a
diventare consorte della 'Regina delle tenebre'. Insomma, propenderei per tradurre il passo dell'inno
'dopo che Lei si era gi unita a Plutone', ma le ricerche continuano e gli specialisti non sono
concordi.
Il verso 6 nuovamente di facile lettura: he thnetous mainei phantasmasin eerioisin = Lei che fa
impazzire i mortali con fantasmi aerei. I phantasmata o phasmata del corteggio di Hecate non vanno
confusi con le Lampades, ninfe ctonie votate al culto della Dea, tra le quali spicca, per la sua
tenebrosa bellezza, Gorgyra dal sandalo rosso, di cui si dice che sia l'innamorata o la consorte di
Acheronte; insieme si incontrano sulla riva del fiume 'bagnato di riugiada, fiorito di trifoglio'
(Saffo). La preghiera che chiude l'inno si rivolge a Meilinoe chiamandola 'Thea' (Dea) e
'katachthonion Basileia', ovvero Sovrana degli esseri sotterranei, ma l'espressione ha un significato
pi profondo: Signora di ci che esiste dopo la morte e di coloro che vivono dopo la morte =
Sovrana della Vita nel Giardino, dove brillano 'altre stelle' e crescono fiori meravigliosi 'quali
nemmeno Enna conobbe mai'. L''ossessione dell'anima' certamente la pazzia, e qui forte
l'allusione ai misteri della Dea fondati da Orfeo in persona in un'isola saronica allo scopo di curarla,
ma tutti sanno che in quei misteri c'era qualcosa di pi. Il senso pi profondo : aiuta il fedele a
superare 'l'impreparazione dell'anima' e a raggiungere la hnosis con Te, massimo di tutti i doni. Il
verso finale bellissimo e temo che nella traduzione la sua profondit sfumi: il desiderio supremo
del fedele che la Dea si manifesti in tutto il suo abbacinante splendore: che sorrida benevolmente
(eumenes), e soprattutto che 'mostri il suo volto santissimo / sacrosanto / il pi santo che possa
esistere / buono e santo (l'aggettivo euieros)'. Massimo fra tutti i desideri del fedele vedere il
Volto della Dea. Euieros implica un'idea di santit e di bont infinite e il suo uso il riflesso di un
desiderio bruciante da parte del fedele.

Dunque, sulla generazione di Meilinoe continuo a sostenere la tesi che ho espresso ieri, e che tu hai
perfettamente sintetizzato oggi nel primo commento. L'ipotesi di Athanassakis non regge
assolutamente, mentre quella dell'ottima Ekaterina non tiene conto di un particolare: quando si parla
di Plutone, si sta gi parlando di uno Zeus che ha cambiato forma, in quanto non pi Zeus celeste
ma ctonio, prima e terza parte della Triade si ricongiungono (ed per questo che entrambi i Sovrani
si uniscono alla Dea, come termine mediano, come spiega Proclo, riferendo le dottrine iniziatiche di
Eleusi: "Kore, intrecciando insieme gli esseri primi, intermedi ed ultimi ai Sovrani del Tutto, fa
sussistere la sua propria generazione di vita." (VI, 51, 1- 15). Che Meilinoe abbia dunque una
doppia forma non pu sorprendere, soprattutto se ricordiamo il legame che c' fra Kore e Phanes..
A proposito di Persephone e dell'essere terribile, come carattere proprio di questa Dea, ritorniamo a
quel che si diceva l'altro giorno a proposito delle divinit psicopompe- cosa confermata ancora dal
divino Proclo che, in un passo poco successivo rispetto a quello citato prima, afferma: "l'essere
"oggetto di timore" e "terribile" sono aspetti che appartengono alla potenza insita in questa Dea,
trascendente rispetto a tutte le cose, invisibile ed inconoscibile per i pi....questa Dea per noi
grandissima..." (VI 53, 21- 28)
Infine, estremamente commovente il tuo accenno all'isola sacra e ai Misteri di Orfeo...ancora una
volta, dimostrando completa identit fra le diverse forme della Tradizione, cos Proclo prega la
Madre degli Dei, Hecate e Giano: "attraete la mia anima, ora follemente vagante attorno alla terra
(ossia, strettamente avvinta alle passioni del mondo visibile/materiale; la forma negativa di follia-
opposta alla mania divinamente ispirata- quella che colpisce unanima incarnata che dimentica il
mondo divino e la sua vera natura, e diventa di conseguenza ossessionata dal mondo materiale, con
i suoi bisogni e godimenti temporanei) una volta che sia stata purificata attraverso i riti che
risvegliano la mente (
....)"

Gianluca Perrini
















De Mysteriis- Culto Teurgico, II parte

Perch vanno fatti i sacrifici- azione dei sacrifici (Libro V, capitoli 1-5-6) Per thysion

"Una questione che interessa, per cos dire, tutti gli uomini, sia chi trascorre la vita nello studio sia
chi inesperto nella pratica dei ragionamenti, dico cio, la questione dei sacrifici: quale vantaggio o
quale importanza essi hanno nell'universo e presso gli Dei; per quale ragione sono offerti in maniera
conveniente per coloro che sono onorati ed in maniera vantaggiosa per coloro che offrono i doni."

Prima di tutto si mette in chiaro come NON bisogna intendere i sacrifici a livello primario (capitolo
5: "i sacrifici non vanno fatti per onorare gli Dei n per ringraziarli"):
- non sono a semplice titolo d'onore (times mones), come per i benefattori (kathaper timomen tos
euergetas)
- n per attestare semplicemente la nostra gratitudine per i beni concessi dagli Dei (homologia
chariton)
- per contraccambiare con primizie (aparches charin antidoseos) i doni superiori che gli Dei
offrono (presbyteron doron)
> tali scopi sono comuni e hanno valore solo per gli uomini, in quanto derivano dalla consuetudine
umana.

Tali sono solo cause secondarie, e sono subordinate e collegate alle "prime e pi venerabili cause".
Altrimenti, in base a queste cause secondarie, non si spiegherebbero i "fatti prodigiosi" che operano
i sacrifici (capitolo 6: "l'azione dei sacrifici"), in ordine crescente: cessazione di carestie, pestilenze,
siccit e sterilit; beni che contribuiscono alla catarsi dell'anima; beni che contribuiscono alla
perfezione e liberazione dell'anima dal divenire. Cfr. in Proclo (In Tim. I 213, 20-30; 214, 1-15)
l'analisi dei modi della preghiera; il primo modo comprende tre generi: la preghiera demiurgica, ad
esempio quella per la pioggia o per i venti; la preghiera purificatrice, ossia le preghiere
apotropaiche in caso di malattie pestilenziali o in tutti i casi di contaminazione; la preghiera
vivificante, come le preghiere per la produzione di frutti, quelle che onorano le divinit causa della
nostra generazione. Ne aggiunge una quarta, la preghiera che perfeziona, perch verso la classe
degli Dei perfezionatori che ella ci fa tendere. Il secondo modo si divide a sua volta in tre, a
seconda di chi prega, e abbiamo dunque: preghiera filosofica, teurgica, e legale che si conforma
alle usanze tradizionali delle citt. Il terzo modo ha anchesso tre divisioni: preghiera per la salute
dellanima, per il buon temperamento del corpo, per i beni esteriori. Il quarto modo, infine,
secondo il momento, e dunque: preghiere secondo le stagioni dellanno, secondo i centri attraverso
cui passa il Sole nella sua rivoluzione, e secondo le altre relazioni simili con il movimento solare).

Simpatia cosmica (capitolo 7)
Come abbiamo visto nell'ultimo capitolo del primo libro, che abbiamo analizzato in precedenza, la
simpatia cosmica il fondamento dell'arte ieratica ma non a causa di essa che i sacrifici operano
fatti straordinari e hanno efficacia pratica, n spiega come i sacrifici si colleghino agli Dei, "cause
primordiali di tutto ci che diviene" (prs tous Theous proegoumenos aitious ton gignomenon). La
simpatia cosmica- certamente veritiera, perch questo non affatto messo in dubbio- opera sulla
base di due principi fondamentali: "tutto in tutto" e "tutto in tutte le cose, ma in ciascuna in
misura appropriata alla sua essenza". Con tutto ci "si dice qualcosa di vero e di ci che
necessariamente accompagna i sacrifici, non si dimostra tuttavia il vero modo dei sacrifici."
Bisogna tenere a mente che l'operazione sacrificale non attribuibile alle "potenze che si estendono
attraverso la natura intera", in quanto l'essenza degli Dei lontana dalla natura e dalle necessit
fisiche, dal momento che non ha nulla in comune con esse, e da esse non quindi "destata" nei
sacrifici- motivo per cui diventano realmente efficaci.

Come devono dunque essere considerati gli elementi materiali del sacrificio, scelti in base alla
simpatia cosmica? ("La causa dell'operazione sacrificale non consiste in qualit particolari inerenti
in alcuni animali" Capitolo 8)
Tali elementi possono piuttosto essere considerati come concause dell'efficacia dei sacrifici: "certi
numeri" (numeri assegnati agli animali sacri, a causa delle loro caratteristiche o attivit, indicanti la
loro relazione con un certo principio divino); "ragioni naturali come le potenze e le attivit degli
animali" (attivit degli animali che sono comuni anche ai principi divini, come il crescere e
decrescere della Luna); "forme esteriori della materia" (colore e soprattutto segni sacri sul corpo
degli animali); organi specifici, "o alcuni altri fenomeni del genere che si vedono nella natura."
Quindi, risulta chiaro che ci che nella natura unito alle cause principali "come concausa e
condizione necessaria." Condizione necessaria perch, come abbiamo detto, la simpatia cosmica
la base dell'arte ieratica e della scelta del sostrato materiale dei sacrifici, ma non anche condizione
sufficiente ed unica, altrimenti non sarebbe "soprannaturale" ci "che posto in movimento con i
sacrifici."

"Causa del sacrificio perfetto: la simpatia teurgica" (Capitolo 9)
L'efficacia dei sacrifici si deve in primo luogo alla simpatia teurgica fra la divinit e la creatura, "fra
chi genera e ci che generato": si tratta di un legame di amore (philia) ed intima relazione
(oikeiosis) che legano la divinit e la creatura (animale, pianta, etc) che ha conservato pura la
volont del suo creatore, ossia che ha mantenuto pure tutte le caratteristiche della divinit da cui
stata creata (e della serie cui dunque appartiene, come il loto rispetto alla serie solare, cfr. Pr. De
Sacr. 149, 12)
Questo il principio generale che conduce al sacrificio perfetto: guidati da tale principio, per il
tramite di queste creature che hanno "conservato pura la volont del loro creatore", 'muoviamo'
(kinoumen) la causa demiurgica "che incontaminata sovrintende su questo essere."

Tali cause demiurgiche sono molteplici: alcune sono strettamente unite ai corpi (come i Demoni-
motivo per cui non si ha sacrificio secondo il modo conveniente se non si onorano anche i Demoni
specifici, insieme alle divinit), altre ne sono decisamente al di sopra (come le cause divine), e tutte
le cause sono sempre dirette dalla prima e pi ineffabile (cfr. II libro della Teologia Platonica: sull'
Uno, il Bene e la Primissima Causa). Tutte le suddette cause sono 'messe in movimento'
(sygkineitai) dal sacrificio perfetto.

"Ma se il sacrificio non perfetto, giunge fino ad un certo punto e non in grado di andare oltre."
Ecco un'altra spiegazione dell'inefficacia di alcuni sacrifici: l'inefficacia deriva dalla mancanza di
perfezione. Tale mancanza causata dalla scorretta applicazione della simpatia teurgica: se non si
sceglie un 'medium'/oggetto che ha mantenuto puri i segni della sua causa demiurgica, se non si
venerano i Demoni, se si 'muove' in modo non corretto- per ignoranza ("Il primo livello della
preghiera perfetta la conoscenza, , di tutte le serie divine cui si avvicina colui che prega,
dal momento che tale avvicinamento sarebbe impossibile realizzarlo in modo conveniente senza
essere a conoscenza delle propriet di ciascuna di esse" Pr. In Tim. I 211, 10)- la catena/serie divina
che si vuole pregare...non si arriver mai alla causa prima, e nemmeno alla causa demiurgica divina,
e pertanto il sacrificio sar inefficace.
"Per questa ragione, molti credono che i sacrifici sono offerti ai Demoni buoni, molti alle ultime
potenze degli Dei, molti, infine, alle potenze cosmiche o terrestri dei Demoni o degli Dei
(ordinamenti encosmici); in questo modo, essi mostrano non senza fondamento una parte soltanto
dei sacrifici, ma non ne conoscono la vera essenza della potenza e tutti i beni che si estendono a
tutta la divinit (eis pan t theion)."


"I sacrifici collegano con le potenze demiurgiche" (capitolo 10)
Riprendendo dal capitolo precedente, si conferma che i sacrifici non sono offerti solo ai Demoni o a
specifiche potenze degli Dei, in quanto- collegandosi alle cause divine demiurgiche- 'mettono in
movimento' e coinvolgono tutte le cause, a qualsiasi livello della catena gerarchica- per questo che
i sacrifici sono efficaci e operano cose straordinarie.

Perci, in scala ascendente, in un sacrificio abbiamo:
- gli esseri naturali (in quanto parti di un solo vivente, il cosmo: Timeo definisce il cosmo "essere
vivente, animato, intelligente" (zoion, empsychon, ennoun), per affinit, simpatia o antipatia>
semplici concause che ubbidiscono alla causa del compimento dei sacrifici;
- i Demoni e le potenze divine, terrestri e cosmiche: "i primi che si uniscono intimamente a noi,
secondo il nostro rango";
- cause pi perfette e potenti del sacrificio (ordine hypercosmico- gli Dei Egemoni, t teleiotata ka
hegemonikotata), che si collegano alle
- potenze demiurgiche e perfettissime (synaptesthai tais demiourgikais ka teleiotatais dynamesin-
serie noeriche e noetiche degli Dei, attraverso cui si giunge alla Causa Prima, cfr. Pr. Theol. II 44,
18- 29): "poich queste abbracciano in s tutte le cause possibili, noi diciamo che insieme con esse,
si mettono in movimento in massa tutte le cause efficienti, e che da ci discende un vantaggio
comune in tutto il divenire." Ecco la chiarissima spiegazione alla domanda: perch si devono
compiere i sacrifici (corollario su cui meditare: quando i cristiani ordinarono la cessazione di tutti i
sacrifici e di tutti gli atti devozionali, intendevano porre fine ai beni e portare svantaggi in tutto il
divenire...! Inoltre, possiamo notare per l'ennesima volta che la pretesa dei monoteisti, quella
secondo cui eliminando tutte le classi divine e quindi non onorandole, sia possibile giungere
direttamente al Primo Principio, assolutamente priva di senso!)

Tale legame si attua mediante una comunione ineffabile (di tinos arretou koinonias), ed questo
appunto il principio della simpatia teurgica. Grazie ai sacrifici, che 'muovono' tutta la suddetta
gerarchia divina e stabiliscono il legame ineffabile fra noi e tutte le potenze divine, gli Dei
concedono i beni in tutto il mondo del divenire (popoli, nazioni, case, singoli, etc.). Tale generosa
distribuzione, a seconda della prossimit e dell'affinit, la compiono tramite "libera volont" e
"mente/volont" (scevre da passioni) e "sentimento d'amore che tiene unite le cose universe" (cfr.
Oracolo 44 "Eros casto, legame augusto atto ad unificare tutte le cose")

Ancora a proposito dei sacrifici (V libro, capitoli 11- 12)


Confutazione della teoria secondo cui le esalazioni dei sacrifici nutrono i corpi dei Demoni:
- in primo luogo, si deve ammettere che tali corpi siano "immutabili, non soggetti a passioni,
luminosi, senza bisogni"> come possono dunque aver bisogno delle esalazioni dei sacrifici?
- certamente poi, impossibile che il Demiurgo, che ha fornito ogni genere di nutrimento e mezzi di
sostentamento abbondanti per tutti i viventi sensibili, ne abbia poi privato gli esseri superiori>
pertanto impossibile sostenere che il Demiurgo diede "agli altri viventi congenita la capacit di
procurarsi da se stessi ci di cui hanno ogni giorno bisogno, mentre diede ai Demoni un nutrimento
che viene dal di fuori di essi e che procurato da noi uomini." Conferma ci la quattordicesima
massima Pitagorica: "chi onora un Dio come se abbisognasse del culto, considera se stesso, senza
avvedersene, migliore del Dio." Dunque, se (per pigrizia o qualsiasi altro motivo) si trascurassero i
sacrifici, i corpi dei Demoni non verrebbero certo a trovarsi in uno stato di indigenza.
> Tutta la teoria perci confutata, soprattutto in base all'ordine gerarchico: ciascun essere trae
alimento e perfezione da ci che l'ha generato; pertanto, se fossero i mortali a nutrire i Demoni,
sarebbero di grado superiore rispetto ad essi> sconvolgimento dell'ordine cosmico.


"Il fuoco distrugge la materia sacrificale"
Seconda confutazione della teoria sopra esposta.
> Le offerte che si bruciano nel fuoco:
- il fuoco consuma la materia
- assimila a s la materia
- eleva (anagogos) l'offerta al fuoco divino, celeste, immateriale (ep t theion ka ouranion pyr ka
aulon- il fuoco del sacrificio analogo ai "fuochi che conducono in alto", alle "vie di fuoco" che
salvano dalla "misera corrente della dimenticanza", alla "sostanza infuocata" che presente
nell'anima e permette di entrare in contatto con la realt divina; cfr. Theol. Pl. III, 1, 5= fr. 126;
Chald. Or. 171, 190. Cfr. anche questo bellissimo Inno al Fuoco (Proclo, Filosofia Caldaica, 2):
"Diventiamo fuoco, attraverso il fuoco, compiamo il nostro tragitto. Una strada agevole si apre per
la nostra ascesa. Il Padre ci guida avendo dispiegato vie di fuoco. Non lasceremo scorrere la nostra
vita come misera corrente che sgorga dalloblio.")

La materia delle offerte sacrificali brucia e si distrugge tutta, "si muta nella purezza e nella
sottigliezza del fuoco"> non piacere materiale quello che i Demoni traggono dai sacrifici:
"immuni da passioni sono infatti gli esseri superiori, cui caro distruggere la materia per mezzo del
fuoco, e rendono noi uomini liberi da passioni" (cfr. I libro: le operazioni della Teurgia liberano
dalle passioni: "siamo noi, soggetti alle passioni a causa della generazione, che siamo resi puri ed
impassibili dalle invocazioni"; "liberano anche noi dalla passione e dal turbamento che ci
allontanano dagli Dei" Notare l'accordo fra leTradizioni: nel Mahabharata (Santi Parva, CXCI) si
domanda: "che cos' il versare le libagioni nel fuoco?" "L'errore viene dissolto versando libagioni
nel fuoco sacro.")

Analogia fra ci che in noi divino e 'di forma simile al fuoco' (la sostanza noetica dell'anima) e il
fuoco dei sacrifici: ci che in noi viene assimilato agli Dei (cfr. sempre dall'Inno al Fuoco:
"lasciamoci alle spalle lessenza fluttuante, raggiungiamo il vero scopo, la completa somiglianza
con Lui"; ma anche: ", "che fissa luno dellanima nelluno degli Dei e rende ununica cosa
la nostra attivit e quella degli Dei, secondo cui noi non apparteniamo pi a noi stessi ma agli Dei"
In Tim. I 211, 25), e viene assimilato nello stesso modo in cui il fuoco assimila la materia delle
offerte: "come il fuoco assimila tutti gli esseri solidi e resistenti ai corpi...ci eleva per mezzo dei
sacrifici e del fuoco sacrificale al fuoco degli Dei"

Il Fuoco encosmico e la sostanza infuocata dell'anima- imitando l'azione del Fuoco divino/celeste-
operano dunque in due modi correlati:
Il Fuoco encosmico (la Fiamma del Sacrificio):
- distrugge ci che c' di materiale nei sacrifici;
- purifica le offerte ("Il fuoco purifica tutto"), le libera dai vincoli della materia;
- attraverso la purificazione, le rende adatte alla comunione con gli Dei.
La sostanza infuocata dell'anima (che si desta nei riti teurgici):
- libera noi dai vincoli del divenire;
- ci rende simili agli Dei e propensi alla Loro amicizia;
- cambia in immateriale la nostra natura materiale.

"Correlazione fra gerarchia divina e sacrifici" (Libro V, capitolo 14)

Dopo aver fatto chiarezza, nei capitoli precedenti, e aver spazzato via le "supposizioni errate
riguardo ai sacrifici", si pu ora procedere con l'analisi/spiegazione pi dettagliata della "legge dei
sacrifici" (tn thesmn ton thysion)
Il miglior punto di partenza dunque senz'altro quello che mostra in modo evidente la correlazione
fra la gerarchia degli Dei (tes ton Theon taxeos) e la legge dei sacrifici.

- Alcuni Dei sono materiali (hylaious)
- Altri Dei sono immateriali (aulous)

- Gli Dei materiali sono quelli che contengono in s la materia e le danno un ordine (gli "Dei
giovani"- neoi Theoi- della seconda demiurgia narrata da Timeo, 41a-d; i "nuovi Demiurghi" Pr. in
Crat. LIII; anche, "i corpi celesti..Dei visibili" Tim. 40d. Di questi Dei- che si occupano della
seconda demiurgia, quella particolare- merikos- ossia della creazione di tutte le entit particolari
sulla base delle Forme immutabili stabilite dal Demiurgo sulla base della Sua contemplazione delle
Forme noeriche- fanno parte in definitiva tutte le divinit encosmiche, pericosmiche, sublunari, etc):
hanno comunanza con la materia, in quanto soprintendono ad essa e governano ci che avviene in
essa (mutamento, divisioni, generazione e corruzione dei corpi, etc.)

- Importantissima considerazione: secondo l'arte dei sacerdoti, nei sacrifici bisogna sempre
cominciare dagli Dei materiali, perch "non diversamente sarebbe possibile l'ascesa agli Dei
immateriali (ep tos aulous Theos genoito he anabasis- ossia, gli Dei separati dalla materia,
exeiremenous ap tes hyles, e superiori ad essa; cfr. il Principio "che trascendente in modo
inaccessibile (en abatois exeiremenou)" Theol. I 54, 22- 27).

- Il Culto teurgico onora ciascuna divinit secondo la sua natura ed il suo dominio
> Culto materiale per gli Dei materiali: solo cos possibile avvicinarsi alla Loro essenza e
raggiungere completa intimit (oikeiosis- da notare che la "famigliarit (oikeiotes) con gli Dei" fa
parte delle supreme virt teurgiche, generata dall'assiduit nella pratica teurgica, pratica volta ad
ottenere l'unione mistica con la divinit: henosis e "compartecipazione al divino (he per to theion
sympatheia)" cfr. Marino, VP 26-33)> si offre Loro nel culto ci che loro affine e conveniente.

>Avvertenza importantissima: le offerte (materiali, cose che si trasformano e si distruggono, come i
sacrifici animali, gli olocausti, etc.) che convengono agli Dei che hanno il governo della materia,
non convengono agli Dei in quanto tali, "ma per la materia sulla quale dominano. Perch, seppure
ne sono quanto mai separati (choristoi), le sono tuttavia vicini e, seppure la contengono in un potere
immateriale, sussistono tuttavia insieme con essa."

Ci che governato non mai del tutto estraneo a chi lo governa, e lo strumento non mai
discordante da chi se ne serve.
Ne consegue che offrire sacrifici materiali agli Dei immateriali non appropriato, lo invece a tutti
gli Dei materiali.



"Correlazione fra anima e sacrifici" (Libro V, capitolo 15)

Esame della nostra condizione, alla luce di quanto detto finora:
- quando "diventiamo interamente anima..elevati dall'intelletto"> "ci aggiriamo nell'alto cielo con
tutti gli Dei immateriali" (livello del puro Nous: gli uomini che vivono secondo il Nous sono i
filosofi-teurgi- la "stretta via" del Filosofo, in opposizione alle larghe vie seguite dalle masse.
Lespressione viene dal Fedone (66b): il distaccarsi dal corpo come una via che guider noi ed il
nostro logos lontano dal presente stato dinfelicit verso ci che realmente desideriamo, ossia, la
contemplazione del beato spettacolo della Verit: "cos divenuti liberi e puri dalla stoltezza che ci
viene dal corpo, ci troveremo con entit altrettanto libere e conosceremo, per nostra stessa opera,
tutto ci che scevro da impurit, ci che appunto il vero" (Fedone 67b). Come ricorda in
definitiva un Oracolo (116): il Divino (t Theia) accessibile non ai mortali che pensano in modo
corporeo, ma a tutti coloro che, nudi, si affrettano verso le altezze (gymnetes ano speudousi pros
hypsos). Si tratta anche di perfetta iniziazione: "quest' uomo dunque, la cui iniziazione ai perfetti
Misteri sempre perfetta, il solo a divenire realmente perfetto" (Fedro 249c)- il "vero portatore di
tirso"...)
- quando "siamo nei ceppi del corpo pari ad ostrica" (cfr. "perch noi siamo puri e non portiamo il
segno di questo sepolcro che, sotto il nome di corpo, noi ora portiamo in giro con noi, attaccati ad
esso allo stesso modo di un'ostrica alla sua conchiglia" Fedro 250c)> "siamo contenuti dalla materia
e siamo corporei."

Duplice dunque anche il modo del culto:
- uno semplice ed incorporeo> spetta alle anime immacolate (tais achrantois psychais)
- l'altro connesso con le azioni materiali> conviene alle anime non pure e non liberate dal divenire
(tais m katharais psychais med apolytheisais pases geneseos)

Duplice quindi anche il genere dei sacrifici:
- uno degli uomini completamente purificati (rarissimo, si riscontra in "pochissimi facilmente
numerabili")
- uno materiale e corporeo, adatto a chi "ancora contenuto nel corpo."

Pertanto:
> se alle citt e ai popoli non liberati dal divenire non si assegnasse la specie materiale del
sacrificio: "si falliranno sia i beni immateriali sia i materiali"> i primi non possono essere conseguiti
per inadeguatezza/mancanza di purezza, e i secondi neppure possono essere conseguiti perch
l'offerta non corrisponde.
> ciascuno si occupa del culto nel modo proprio in cui : "esso non deve superare la misura propria
di chi vi attende.
> ci riguarda anche "il rapporto che intimamente unisce (per tes symplokestes oikeios
synarmozomenes)" gli uomini che praticano il culto e le potenze venerate- il rapporto di intimit che
si stabilisce deve essere appropriato al culto prescelto:
- il rapporto immateriale deve impiegare il culto praticato immaterialmente che, per mezzo di
potenze incorporee, si collega direttamente agli Dei puramente incorporei (ancora una volta, dal
livello del puro Nous in s)
- il rapporto corporeo deve impiegare il culto corporeo, unito ai corpi, "mescolato alle essenze che
presiedono i corpi."


"Le esigenze dell'uomo e il rituale corporeo dei sacrifici" (Libro V, capitolo 16)

Bisogna fare una considerazione aggiuntiva: a causa delle necessarie esigenze del corpo, abbiamo
spesso a che fare con i "custodi del nostro corpo, Dei e Demoni buoni (prs tous ephorous tou
somatos Theous ka Daimonas agathous)":
- purificazione del corpo da "brutture antiche" (cfr. "espiare il fio per alcune colpe commesse in una
vita precedente" Cic. Hort. fr. 88, dottrina degli "antichi indovini o interpreti del pensiero divino",
coloro che hanno tramandato "i Misteri e le iniziazioni"- motivo per cui l'Araldo Sacro cos dice il
primo giorno ufficiale dei Grandi Misteri: "Chiunque sia puro da ogni macchia e la cui anima non
sia consapevole di alcun crimine e chi abbia condotto una vita buona e giusta." Infatti, i primi due
giorni dei Misteri prevedono digiuni ed ogni genere di purificazioni- cfr. Calendario dei Misteri,
"Agyrms e Halade Mystai"- "Per coloro che si avvicinano alle sacre celebrazioni dei Misteri, sono
previste delle purificazioni, il mettere da parte gli abiti indossati in precedenza, e lingresso nella
nudit- fino a che, prendendo la via ascendente..."
- quando se ne allontanano le malattie e si d salute al corpo (infatti, dopo le purificazioni segue la
festa in onore di Asclepio- cfr. Calendario dei Misteri, Epidauria, o Asklepieia, l'annuale festa di
Asclepio ad Atene. Cfr. anche "si intende Apollo come espellente (apellens) i mali, in modo
corrispondente al nome Alexikakos (=che respinge il male; cfr. il capitolo 13, I libro, sui sacrifici
espiatori) che gli danno ad Atenedue sono dunque i principali effetti di questo astro (del Sole),
luno per cui con il calore temperato favorisce la vita dei mortali, laltro per cui talvolta scagliando i
suoi raggi inietta un veleno pestilenziale; e tutti e due gli epiteti ad esso attribuiti si riferiscono
contemporaneamente ai singoli effetti con forme proprie, mediante i nomi di Iios e di Pain. Sono
epiteti che si attagliano ad entrambi gli effetti perche Iios deriva da ! e Pain da " #
$, e ancora rispettivamente Hiios da %, cio scagliare, e Pain da &, cio colpire. Il
risultato tuttavia che quando si chiede buona salute, si dice '(, con la e lunga, cio guarisci
Pain; quando invece si dice ) '(, con la e breve e laspirazione iniziale, si intende imprecare
contro qualcuno, vale a dire ble Pain, cio scaglia colpendo." Macrobio Sat. I 17, 13-21)
- quando lo si libera da gravezza ed indifferenza, e gli si procura leggerezza ed energia
(conseguente a digiuni, astinenze, riti purificatori- come in un'ascesa progressiva, possiamo ben dire
che il risultato di questo aspetto ben rappresentato da questi versi: "Risveglia la splendente
fiaccola fra le mani agitandola: Iacco oh Iacco, astro portatore di luce dell'iniziazione notturna. Il
prato risplende di fiamma; freme il ginocchio degli anziani; si scrollano di dosso antichi affanni e
dei vecchi anni il corso grazie alla sacra festa...Veneratissimo Iacco il dolcissimo scopo della festa
hai inventato, accompagnaci dalla Dea e mostraci come senza fatica il lungo viaggio compiere.
Iacco amico delle danze accompagnami!")

In tutte queste circostanze non ci si occupa del corpo in modo intellettivo ed incorporeo (noeros-
asomatos), ma partecipando a ci che gli affine per essenza: "il corpo curato e purificato dai
corpi" (cfr. "il Caldeo dice che non possiamo salire al divino se non fortificheremo il veicolo
dell'anima con i riti materiali: egli crede che l'anima viene purificata da erbe, pietre, incantesimi, ed
cos, ben rotonda, pronta alla sua ascesa" Psello, Comm. 1132a)

Dunque, di necessit, in tutti questi casi il rituale corporeo:
- elimina il superfluo in noi;
- completa ci di cui siamo mancanti;
- riconduce ad ordine e simmetria ci che era stato turbato.

> "Inoltre, spesso ci serviamo dei sacri riti, quando chiediamo agli esseri superiori che ci siano
concessi i beni necessari alla vita umana, quelli cio che assicurano al corpo il suo sostentamento
oppure sollecitano ci che noi dobbiamo procurarci a causa del corpo." (in generale rivolti agli Dei
Hyper-Encosmici, in particolare la Triade delle Dee creatrici di Vita, ossia Demetra, Hera ed
Artemide, e le serie che da Loro si dipartono).


"Gli Dei immateriali non si interessano dei bisogni della vita umana" (Libro V, capitolo 17)
Corollario che si desume dalle conclusioni del capitolo precedente: non sono gli Dei completamente
trascendenti tutto ci che umano (par ton exeiremenon pantapasi Theon pases anthropines
geneseos) che ci concedono beni per quanto riguarda le difficolt della vita umana legate al divenire
(sterilit, infecondit, abbondanza, etc.)
Piuttosto, corretto dire che "gli Dei pienamente immateriali contengono anche gli Dei materiali e
che, contenendoli, reaccolgono anche i loro doni in virt di una sola causalit prima" (infatti, tutti i
beni provengono dalla realt dell'Uno "la quale tiene insieme sia l'Intelletto che l'Anima e li colma
di tutti i beni nella loro totalit e procede fino agli ultimi gradi dell'essere" Theol. I 70, 1- 22): da
Essi discende "una certa sovrabbondanza della generosit divina"- tuttavia non bisogna dimenticare
che non fanno ci interessandosi direttamente ai bisogni della vita umana, perch "il modo di
esercitare la cura provvidenziale diverso in base a ciascun ordinamento divino: una la cura delle
divinit sotto la sfera lunare, un'altra quella delle divinit nel cielo, e ancora un'altra quella delle
divinit dei molti ordinamenti al di l del cosmo. Theol. I 77, 1- 5)

Per questo, adatto in tali questioni un culto mescolato con i corpi e ha relazione con il divenire (il
rituale puro non infatti commisurato alla contingenza e non darebbe i beni sperati), mentre: "il
rituale che si serve dei corpi e delle potenze corporee di tutti il pi affine all'umana natura, capace
di produrre nella vita successi, capace di allontanare anche le sventure imminenti, conferendo al
genere umano giusta proporzione e contemperanza."

"Triplice classificazione degli uomini e del culto" (Libro V, capitolo 18)

Questo capitolo, molto breve e schematico, ha una grandissima importanza, in quanto distingue
chiaramente i tre generi degli uomini (materiale, noerico e misto- perfettamente in analogia con la
scansione interna delle Triadi divine secondo limite, illimitato e misto, cfr. Gerarchia Divina), e
distingue di conseguenza i tre generi di culto reso da ciascuna tipologia di essere umano.

Abbiamo dunque:
- "la gran parte del gregge umano (he poll mn agele ton anthropon) soggetta alla Natura"- queste
sono le masse che vanno in giro in branchi di cui parla Proclo (In Alc. 245, 6-248, 3), le masse
che si affidano solo alle vane opinioni, dallo stile di vita diviso ed esclusivamente materiale (in
analogia, come queste masse vanno fuggite da parte di colui che aspira alla vita filosofica/iniziatica,
cos dobbiamo fuggire le passioni irrazionali e i desideri dalle molte forme che ci dividono nel
corpo, tutte le illusorie percezioni sensoriali che distraggono e trascinano lontana la nostra facolt
razionale). D'altra parte, sempre lo stesso branco di cui parlano gli Oracoli (fr. 153): "i teurgi non
cadono nel branco che sottoposto al Fato (hyph' heimartn agelen)" Da ricordare che "la fonte
della Natura (tes physeos peg) e il primissimo Fato (heimarmenen protiste) sono nominati dagli
stessi Dei: "Non guardare alla Natura: il suo nome Heimarmene/Fato." (Or. fr. 102) Cosa questo
significhi, lo spiega un altro Oracolo (fr. 103): "non aiutare l'accrescimento/non ingrandire il Fato
(med synauxeseis theimarmenon)"- in altre parole: non ingrandire in te stesso il dominio del
corporeo e delle passioni irrazionali, che altrimenti ti legheranno sempre di pi, per tua stessa
scelta- l'imprigionato infatti colui che forgia le sue stesse catene- al ciclo delle continue rinascite e
ricadute nel mondo materiale. Questa invece la via di salvezza offerta dal Demiurgo attraverso i
sacri Misteri: "una volta dunque che (l'anima) ha lasciato la sua prima condizione di vita, in
relazione alla generazione di tutti gli uomini, e lirrazionalit che la guidava nella sua attivit
creatrice, dominando lirrazionale con la ragione, fornendo intelletto allopinione e facendo passare
tutta lanima dal vagabondaggio della generazione alla vita felice, che pregano di ottenere anche i
seguaci di Orfeo quando sono iniziati a Dioniso e Kore: e di essere liberati dal cerchio e di
risollevarsi dalla sventura. (Pr. In Tim. III 296, 7)
Al contrario, la massa che tiene lo sguardo fisso sulla Natura, e che dunque soggetta alla
Natura/Fato, "guarda in basso verso le opere della Natura" (cfr. l'Oracolo "non guardare in basso al
mondo brillante di oscuri riflessi" fr. 163), "adempie la legge del Fato/Heimarmene, accoglie
l'ordine di ci che si compie secondo Heimarmene, fa continuamente caso con il suo giudizio
pratico (praktikon logismn) soltanto ai fenomeni della Natura."

- I pochi (oligoi d tines): come abbiamo visto, i teurgi/filosofi, coloro che non cadono nel branco di
Heimarmene, coloro che, "possendendo una potenza intellettuale soprannaturale (tini dynamei tou
nou- cfr. dobbiamo contemplare con il Nous lessere intelligibile, essendo iniziati alla
contemplazione delle categorie di esseri semplici, immobili ed indivisi per mezzo di semplici ed
indivise intuizioni. In Alc. 245, 6-248, 3), si disimpegnano dalla Natura, si elevano all'Intelletto
separato e non mescolato (prs d tn choristn ka amige noun periagontai- la separatezza indica
superiorit gerarchica, come in "fanno tendere in alto la moltitudine degli Dei encosmici verso le
Monadi intelligibili e separate di tutte le cose (noets kai chorists ton holon monadas)" Pr. Theol. I
18, 1- 12. Cfr. anche "i concetti propri della primissima filosofia, "venerandi, manifesti, portentosi,
che elevano all'essenza immateriale e separata degli Dei (prs ten aulon ka choristn ousian ton
Theon) coloro che sono in grado di parteciparne." (Theol. I 24, 1). Inoltre, la separatezza ha sempre
a che vedere con la non-divisione e la distanza dal corporeo, cfr. "il modo di essere separato ed
incorporeo (he chorist ka asomatos hypostasis) Theol. I 57, 11- 15; "separato dal corpo (somatos
choristos) non mescolato (amigs) immateriale (non diviso nei corpi- aulos) Theol. I 76, 10- 25)

- Il genere di mezzo, "collocandosi in mezzo a queste due categorie", si trova in posizione
equidistante fra la Natura e l'Intelletto puro. Questo genere si divide a sua volta in tre: da un lato, ne
fanno parte coloro che sono pi vicini e attratti dalla Natura, dall'altro quelli che vivono un genere
di vita promiscuo, e infine coloro che tendono in alto "liberandosi da ci che inferiore ed
elevandosi a ci che migliore."


Fatte queste classificazioni, diventa evidente come questo si applichi anche al culto:
- "coloro i quali sono sotto la tutela della Natura universale...si servono delle potenze naturali, e
praticano il culto adatto alla loro natura e ai corpi mossi da essa: si servono dei luoghi, del clima,
della materia, delle potenze materiali, dei corpi, qualit e condizioni dei corpi.."> livello 'base' del
culto, attraverso cui passano anche i teurgi;
- " coloro i quali vivono secondo l'intelletto soltanto e la vita dell'intelletto e sono liberi dai vincoli
della natura (ton tes physeos desmon- "le catene della vita" di cui parla Proclo nell'Inno a tutti gli
Dei- biou desmoi (cfr. Crat. 400c1; Tim. 73b3; etc.), catene della vita infatti ricorda molto la
stessa espressione in Platone hoi tou biou desmoi, quando si riferisce ai legami della vita che
legano lanima al corpo. Il tutto pu essere condensato in questa Idea: Essere legato dal Dio
Demiurgo, che stabilisce per tutti la sorte secondo il merito, alla ruota del destino e della nascita, da
cui impossibile essere liberati, secondo Orfeo, senza rendersi propizi quegli Dei ai quali impose
Zeus di liberare dal cerchio e di risollevare dalla sventura le anime umane. (Simpl. In De Caelo II,
1, 284a14). "Essere legato dal Dio Demiurgo" perch "il Demiurgo, come dice Orfeo, nutrito da
Adrastea, si unisce ad Ananke e genera Heimarmene." Pr. In Tim. III 274)- livello degli epopti e dei
liberati in vita: "costoro praticano la legge intellettuale ed incorporea dell'arte ieratica in tutte le
parti della Teurgia (noern ka asomaton hieratikes thesmn diameletosi per panta tes theourgias
ta mere)";
- "coloro i quali stanno fra la Natura e l'Intelletto, mettono il loro impegno secondo le differenze del
loro stato intermedio e secondo le vie diverse del rituale, ora prendendo parte ad ambedue i modi
del culto, ora allontanandosi da uno di essi, ora prendendo la loro posizione intermedia come punto
di partenza per ci che pi perfetto (perch altrimenti non si giungerebbe mai a ci che
superiore), ora servendosene in altro modo simile a seconda del bisogno (cfr. "le esigenze dell'uomo
e il rituale corporeo dei sacrifici" Libro V, capitolo 16)."


"Triplice classificazione degli Dei e del culto" (Libro V, capitolo 19)

Questo capitolo riprende la divisione, la tricotomia, considerata in quello precedente, partendo
questa volta dalla classificazione degli Dei e arrivando ad una triplice classificazione del culto (la
divisione triadica "immateriale-materiale- misto" la stessa che si riscontra appunto in tutte le
Triadi divine, suddivise sempre secondo limite-illimitato-misto. Cos afferma anche Damascio: "i
principi, secondo la teosofia caldaica, sono gli uni primi, altri intermedi, altri ultimi." De Princ. II
219, 12)

Divisione delle potenze divine
- potenze soggette alla Natura: "hanno un'anima e una natura soggette ed ubbidienti alle loro
creazioni, secondo la loro propria volont"
- potenze separate dalla Natura: "completamente separate (choristai) dall'Anima e dalla Natura"
- potenze intermedie: " quelle che stanno in mezzo a queste, consentono loro una comunione
reciproca"
Importante notare i motivi di questa comunione (koinonia):
> "per un' unica indivisibile unificazione del tutto" (kat syndesmon hena adiaireton- quasi le stesse
parole di Proclo a proposito della verit divina: "unificazione indivisibile (henosis adiairetos) e
comunione assolutamente perfetta (pantels koinonia)" Theol. I 98, 1- 13)
> "per la generosa liberalit dei superiori" (kat metadosin ton meizonon aphthonon- come abbiamo
visto, a proposito della provvidenza degli Dei nella Teologia: nel fatto che gli Dei esistano,
implicito anche il Loro "essere buoni in rapporto ad ogni tipo di virt"> in ci implicito che non
rinuncino a prendersi cura delle realt inferiori e che gli Dei non siano manchevoli di nulla
nell'elargizione dei beni- Theol. I 74, 1- 17; la "la volont copiosa (boulesin aphthonon)" degli Dei
verso le entit seconde un carattere distintivo della Loro provvidenza. Anche a proposito del fatto
che gli Dei sono solo causa di beni: ci che causa di beni, non pu essere anche causa dei prodotti
opposti-"La causa divina dei beni si fissata eternamente in se stessa, estendendo a tutte le realt
seconde la generosa partecipazione ai beni (metousian aphthonon) Theol. I 83, 12- 24)
> "per la ricettivit senza ostacolo degli inferiori" (kat hypodochn ton elattonon akolyton- gli Dei
concedono tutti i beni, ma le realt seconde devono essere adatte a ricerverli. Le potenze divine
fanno parte di quelle entit che partecipano del Bene- come tutte le entit- e che inoltre
"custodiscono intatta la partecipazione; accolgono il bene loro proprio in "grembi puri"...tali entit,
per abbondanza di potere, hanno sempre parte dei beni che loro si confanno." Theol. I 83, 25- 29.
Perci "i beni si adattano alle entit in base alla loro natura, "secondo l'appropriato limite della
partecipazione" Theol. I 87, 11- 22)
> "per la concordia che le unisce le une alle altre" (kat syndeton amphoin homonoian- l'homonoia
l'equivalente politico della philia, ci che permette l'alleanza e l'unione di forze altrimenti
contrastanti. Homonoia, insieme a Ktesios ed Arete, figlia di Zeus Soter e Praxidike- Suda s.v.
'*; spesso identificata con Harmonia, certamente nella serie di Aphrodite, venerata anche
come Aphrodite Homonoia)

Di conseguenza (come avevamo gi visto nel quattordicesimo capitolo, V Libro: "il Culto teurgico
onora ciascuna divinit secondo la sua natura ed il suo dominio"), abbiamo la suddivisione delle tre
forme di culto:
- Dei signori dell'Anima e della Natura: da venerare offrendo potenze naturali e corpi amministrati
dalla natura, "perch tutte le opere della natura Li servono e contribuiscono alla Loro attivit di
governo."
- Dei che sono di forma unica (monoeideis- t monoeids, l'uni-forme, uno dei caratteri della
sommit della realt divina, in particolare delle Enadi- cfr. Theol. I 113, 12- 25; I 118, 17- 19): da
venerare con onori liberi dalla materia "perch a Dei siffatti convengono i doni intellettuali (t
noer dora) e quelli della vita incorporea, tutto ci che possono donare la virt e la saggezza (aret-
sophia) e tutti i beni perfetti ed universali dell'anima."
- Dei intermedi- che dispongono dei beni intermedi: cui convengono doni talvolta partecipi dell'una
o dell'altra specie, talvolta partecipi di entrambi, "o in ogni modo atti a colmare lo spazio intermedio
con uno di questi modi."


"Partecipazione al culto in maniera cosmica ed in maniera hypercosmica" (Libro V, capitolo
20)

In questo capitolo si prende in esame un diverso punto di vista per la classificazione del culto e la
gerarchia dello stesso, ossia si prende in esame la nostra posizione nel cosmo e la nostra relazione
con le forze corporee ed incorporee in vista del culto. Lo scopo dichiarato "risalire alla
conoscenza della vera natura del rituale sacrificale" a partire "dal cosmo e dagli Dei cosmici, dalla
distribuzione che c' in esso dei quattro elementi e dell'ordinato movimento circolare intorno al
centro."
Infatti, tale la nostra condizione: "noi stessi siamo nel cosmo, siamo contenuti come parti in tutto
l'universo, siamo originariamente da esso procreati, siamo perfezionati dalle sue potenze universali,
siamo costituiti dai suoi elementi". Per questo, avendo preso dal cosmo "una parte di vita e natura",
non bisogna tralasciarlo n ignorare gli ordinamenti cosmici degli Dei (Dei Encosmici e 'divinit
minori' della gerarchia divina).

Esistono dunque corpi cosmici/materiali e potenze incorporee "distribuite intorno ai corpi" > quindi,
"la legge del culto assegna evidentemente i simili ai simili e si estende cos ovunque, dall'alto fino
agli estremi" (abbiamo visto nella Teologia- Libro III, capitolo 2- che la legge della somiglianza il
principio alla base dell'emanazione continua, senza vuoti, delle serie divine, a partire dal
Primissimo Principio fino all'ultimo livello del reale. La somiglianza anche alla base della
riconversione di tutte le entit: " la somiglianza a legare insieme tutti gli enti, come la
dissomiglianza li separa e li divide. Se dunque la conversione una sorta di comunanza e di
congiunzione, e se ogni comunanza e congiunzione si effettua per somiglianza, dunque ogni
conversione si deve compiere per somiglianza" Pr. El. Theol. 32. Il principio fondamentale della
Teurgia infatti questa somiglianza: "la somiglianza ha la facolt di connettere gli esseri fra loro"
Pr. Arte Ieratica fr. 3. Inoltre, " grazie alla somiglianza (homoioteta) con l'Uno che, per ciascun
ordinamento, sussiste una Monade analoga al Bene (ogni Monade , per la sua serie/ordinamento,
quello che il Bene per tutti quanti gli ordinamenti divini). Causa di questa somiglianza appunto
la riconversione di tutte le cose verso l'Uno (per la legge fondamentale secondo cui tutte le cose
procedono dall'Uno e tutte si convertono verso di esso) Theol. II 38, 1- 13).
Proprio per questo, Giamblico afferma che la legge del culto, basata sul simile, restituisce "gli
incorporei agli incorporei, i corpi ai corpi, a ciascuna di queste due classi ci che commisura alla
sua natura."

- La superiorit ed estrema rarit del culto hypercosmico, ossia "quando qualcuno partecipa degli
Dei della Teurgia in una maniera hypercosmica (ed cosa fra tutte rarissima)": nel culto, costui al
di sopra dei corpi e della materia, e " unito agli Dei con una potenza hypercosmica" (da non
dimenticare l'assioma secondo cui anche chi si trova ad un simile livello, rarissimo, deve comunque
rispettare la gerarchia ascendente- il tutto sintetizzato benissimo da Proclo: "tutto ci che procede
da una pluralit di principi causali, si converte passando attraverso altrettanti termini medi con
quanti procede; e ogni conversione si compie attraverso i medesimi gradi con i quali si compiuta
la processione. Poich infatti processione e conversione avvengono per somiglianza...ci che per
procedere ha bisogno di mediazione, ha bisogno ugualmente di mediazione per la conversione...di
conseguenza, per ciascuna cosa, quanti sono i principi causali attraverso cui derivato l'essere,
altrettanti sono quelli attraverso cui derivato anche il bene del proprio essere, e inversamente." El.
Theol. 38)

Il culto hypercosmico non comune a tutti gli uomini, n bisogna condividerlo subito con coloro
che si iniziano alla Teurgia o sono a met strada ("da qui discende la legge del silenzio..."- non agli
aspiranti, n agli iniziati di primo livello pu essere concessa l'epopteia). Questo perch "in una
maniera qualunque, rendono corporea (somatoeide) la loro pratica della santit."


Daphne Eleusinia














Paganis!us redi"i"us#$ i tro"atori e la !istica del %&i#

1-Lo sguardo della Fanciulla delle Tenebre
Dopo la caduta della Pars Occidentis il mondo occidentale era caduto nelle mani dei galilei e degli
immondi mussulmani. Contrariamente a quanto la propaganda corrente cerca di venderci, gli arabi
non erano affatto amanti della cultura: in Spagna bruciarono tutti i libri su cui poterono mettere le
mani.
Ma non si deve pensare che Hecate abbia distolto i suoi occhi di smeraldo dal mondo e dagli
uomini. Nel 1018 a Costantinopoli nacque Michele Psello, ingegno eccezionale, che studi troppo
in profondit Platone, Proclo e gli Oracoli per non innamorarsene. E tale fu il suo entusiasmo per le
rivelazioni divine che i galilei lo accusarono apertamente di paganesimo. E non avevano torto: con
grande scandalo dell'inquisitore Michele Cerulario, Psello si era lasciato scappare dichiarazioni
come questa (Michaelis Pselli Oratoria Minora, Lipsiae 1985, p. 84): Non dobbiamo rifiutare
completamente gli insegnamenti degli Elleni... l'Abisso paterno e le tre Triadi... i fianchi di Hecate e
le sue chiome... Accogliamo dunque gli insegnamenti validi in quel sistema religioso, ovvero che
Hecate ci che , ha posto in essere tutte le cose e non possiede una nascita. Michele Psello
fu costretto ad abiurare, ma probabile che abbia continuato a nutrire convinzioni eterodosse (dal
punto di vista galileo) fino alla morte. D'altronde, come si pu essere insensibili al fascino
incommensurabile della Dea dal Sandalo d'Oro? Come non desiderare di essere sempre con Lei?
Psello mor nel 1078 a Costantinopoli. Pochi anni prima, nel 1071 (le coincidenze non esistono!)
era nato un uomo destinato a cambiare la storia della letteratura, dell'arte, della musica e iniziatore
di un movimento dalle connotazioni apertamente pagane: Guglielmo IX (Guilhm, 1071-1126).
L'esplosione del movimento trobadorico (trovatore, in occitano trobador [trubad(r)], deriva dal
latino popolare *TROPATORE = 'creatore di musica e versi', ma anche 'persona che cerca e trova',
dal greco (guarda caso) trpos = modo, maniera), che giunse a lambire l'Ungheria e persino la
Grecia, fu resa possibile anche dall'entusiasmo della grande Eleonora d'Aquitania (Alienr, 1122-
1204), regina d'Inghilterra dal 1154 al 1189. Come vedremo, i trovatori svilupparono una mistica -
qualcuno ha parlato apertamente di 'teologia' - incentrata sulla ricerca dell'unione con una divinit
immanente e trascendente alla quale si accede per il tramite dell'adorazione della dama che si
scelta (e da cui si stati scelti, specchio di una Dama pi grande). I trovatori sviluppano ben presto
un lessico tecnico preciso, straordinariamente affascinante, come vedremo. Cos, per esempio,
melhorament significa 'innalzamento' verso la Gioia (Ji), la divinit, mentre drechura si pu
tradurre letteralmente come 'eusbeia' e 'melhorament en drechura' vuol dire 'elevazione
nell'eusbeia'; cobeitat (lett. 'cupidigia') l'attaccamento eccessivo alla materia che distoglie dalla
luce della Gioia. Gli onnipresenti simboli dell'usignolo (rossinhl) e dell'allodola (alausa)
ricordano i due aspetti di Hecate, Fanciulla delle tenebre e della luce. Il Giardino (rt) compare
ovunque nella lirica trovadorica, fino a costituire un'ossessione.

2-La lingua romana
Le riforme di Alcuino eboracense, estese all'intero impero carolingio, sancirono la separazione
definitiva del latino scritto da quello parlato, il quale, disancorato dalla norma, pot
evolversi liberamente. Nella Gallia del sud emerse una variet, oggi chiamata occitano o lingua
d'c, pi conservativa del francese e assai vicina al catalano a sud e alle parlate dell'Italia del Nord
(lombardo occidentale, emiliano e piemontese) a est. I parlanti antichi la chiamavano romans
('romano') o lenga romana ('lingua romana'): in virt del prestigio dei trovatori, divenne una sorta
di lingua franca, largamente utilizzata nell'Italia settentrionale e diffusa anche altrove. Dante la
conosceva bene, e nel Purgatorio la usa splendidamente per introdurre la figura di Arnaut Daniel.
L'occitano una lingua ancora viva, anche se la persecuzione selvaggia dello stato giacobino
francese l'ha ridotto ai minimi termini. I suoi confini sono grosso modo la Loira a nord, Tolosa a
ovest (dove si incontra con il guascone) e il Rossiglione a sud (dove sfuma nel catalano); in
Piemonte (dove lingua co-ufficiale) parlato da circa cinquantamila persone (compreso il
sottoscritto) e arriva a lambire Cuneo, Saluzzo e Pinerolo. Molto del materiale trobadorico, incluse
le musiche, stato trasmesso da copisti dell'Italia settentrionale.

3- Voglio ritornare alla Gioia: il mistero di Guglielmo d'Aquitania
La vita e l'opera di Guglielmo IX d'Aquitania sconcertarono gli antichi e sconcertano i moderni.
Disilluso dalle crociate, ferocemente sarcastico nei confronti dei preti, del tutto disinteressato a
Cristo, quell'antico cavaliere viene dipinto dalle fonti come un gaudente autore di versi faceti. In
effetti, i componimenti pi antichi del suo canzoniere sono improntati a una sorta di edonismo:
mangiare, bere, ciondolare e fare molto sesso. Ma ecco che improvvisamente il tono cambia e la
tensione lirica e spirituale diventa altissima: Molto gioioso ho preso ad amare una Gioia (Ji) di
cui voglio godere, e poich voglio ritornare alla Gioia, giusto che io ascenda, perch amo la
migliore che si possa vedere o udire. Il trovatore aggiunge: Ogni gioia deve inchinarsi e ogni
potere deve cedere di fronte alla mia Signora, per la sua leggiadria, per il suo viso dolce e bello:
vivr per sempre chi pu cogliere il ji d'amor che Lei d. (ji d'amor la hnosis con la divinit
attraverso l'amore perfetto - si noti che amor in lingua d'c femminile). La sua gioia pu guarire i
malati.... Guglielmo sta parlando di una donna mortale? Sembrerebbe proprio di no. In ogni caso,
la sua crisi mistica fu presa molto sul serio da una quantit di cavalieri, tra cui Jaufr Rudl
e Bernat de Ventadorn, il pi pagano di tutti i trovatori. Di Guglielmo IX si conservano anche
due melodie (SMart 51 v e Chigi 81)

4- Dalla dama al Ji.
Per i trovatori (che erano tutti quanti cavalieri) lo scopo dell'esistenza il raggiungimento del Ji, la
Gioia suprema e infinita, l'acordana perfiita (accordo perfetto) con la divinit e la natura:
Bernat de Ventadorn usa la metafora dell'allodola che vola verso il sole e parla anche della rondine
(ironda), che vola attraverso la notte profonda e giunge al suo riparo (repaire). Ji indica sia
l'unione con la divinit sia la divinit stessa, e che debba intendersi come un principio femminile
confermato dal fatto che alcuni trovatori la chiamano senza mezzi termini Dmna Estela del Mond
(Signora Stella del Mondo); Bernat la chiama Bona Dmna Jausionda (Buona Dama che Gioisce:
buona perch la divinit buona per definizione), mentre, sempre al femminile, Jaufr Rudl la
chiama Amor de Trra Lonhdana (Amore della Terra Lontana). Per arrivare al Ji necessaria
l'intercessione di una dama, che si sceglie e da cui si scelti. Costei diventa la castiadoira del
trovatore, ovvero 'colei che detta le regole, consiglia e guida'. Tra il trovatore e la dama si instaura
un rapporto di fin'amor, che si potrebbe tradurre con phila e non ha necessariamente una
connotazione sessuale. Servendo la dama, il cavaliere serve la Dama pi grande di cui ella
l'immagine terrena. Attraverso la venerazione della sua dama, il trovatore impara a coltivare le virt
che gli permettono di elevarsi (s'amelhorar). Egli deve dimostrare di seguire la via della drechura
(eusbeia), dando prova di larguesa (generosit), valor (valore, non necessariamente guerriero) e
prtz (merito).

Per completezza aggiungo qualche dato sulla situazione della lingua d'c. nel 1974 gli utenti reali
(competenza attiva) erano due milioni, oggi sono circa duecentomila (quattrocentomila se contiamo
anche il guascone, che per piuttosto una lingua a parte) sparsi su un territorio di 190.000
chilometri quadrati. La trasmissione della lingua alle nuove generazioni cessata e le poche
migliaia di bambini capaci di parlare occitano lo hanno imparato nelle cosiddette Calandretas, le
scuole full-immersion che da qualche anno sono state attivate nel sud della Francia. La maggior
parte dei parlanti ha pi di settant'anni, vive in zone rurali e utilizza la lingua solo in famiglia; con
chi non del paese si parla rigorosamente francese. Rivolgersi direttamente in lingua d'c a
qualcuno considerato estremamente scortese (!), bisogna sempre cominciare con il francese e solo
quando si in confidenza si pu tentare di passare all'occitano. Inoltre, esiste una notevole distanza
tra la lingua letteraria, fortemente conservativa, e la lingua parlata, con il risultato che la maggior
parte dei parlanti non capisce i testi della propria letteratura moderna... Il rischio concreto che,
salvo in Piemonte, dove gode di tutela, la lingua d'c faccia la fine del gaelico d'Irlanda: un
semplice simbolo di identit, che compare sui cartelli stradali ma non pi sulla bocca della gente.
La triste situazione dell'occitano, determinata da una violentissima persecuzione secolare da parte
della Francia, tanto pi dolorosa in quanto si tratta di una delle grandi lingue di cultura
dell'Occidente, dotata di una letteratura vastissima e di valore altissimo.
In un suo fondamentale saggio (Trobadorlyrik. Eine Enfhrung, Artemis Verlag, Mnchen 1982),
Ulrich Mlke ha scritto: La dama ontologicamente superiore al poeta. Il suo potere sull'amante
sovrumano. Anche se non tutti i trovatori sottolineano questo aspetto divino, esso comunque
costitutivo della lirica trobadorica e lo si pu osservare gi in Guglielmo d'Aquitania. Il carattere
divino della femminilit si manifesta anche nel fatto che nella prospettiva dell'amante la dama e
l'amore (Amor) sono strettamente legati, talvolta addirittura identificati. Ci facilitato da una
particolarit dell'occitano, dove la parola amore di genere femminile. Di conseguenza, la
personificazione di Amor viene descritta come una potenza femminile. Ed ecco che la Dea, di cui
la superstizione galilea ha paura, riemerge: non si pu tacitare la Sua voce. Ma non si creda che
l'esperienza mistica dei trovatori sia sempre improntata alla gioia. Il pi grande e il pi triste, Bernat
de Ventadorn, che pure aveva conosciuto momenti di grande felicit (ho il cuore cos pieno di
gioia!), nella canzone Ben m'an perdut (Davvero mi hanno perduto) canta con accenti disperati la
separazione definitiva dalla Dama. La melodia dolente, bellissima, rende ancora pi angoscianti i
versi del componimento: di tutte le poesie di Bernat quella che pi mi ha colpito, perch la
separazione da Hecate sarebbe per me un disastro: meglio sarebbe in quel caso che io non fossi mai
nato.
In ogni caso, resta il fascino di una filosofia basata sull'adorazione della dama vista come tramite
per arrivare all'unione con la divinit e l'esplosione di un movimento poetico senza il quale l'Italia
non avrebbe avuto le sue Tre Corone.
La reazione della Chiesa al movimento trobadorico fu di condanna. Si tent di madonnizzare, con
successo parziale, il culto del Ji, trasformandolo in venerazione mariana; ma approfittando della
crociata contro gli albigesi, si fece largamente piazza pulita anche dei trovatori. Il movimento si
estinse nel XIV secolo, ma ormai aveva piantato i semi dell'Umanesimo. Resterebbero molte cose
da dire, e questa nota non ha pretese di completezza; mi limito ad accennare alle musiche che ci
sono pervenute. Le pi belle sono quelle di Bernat de Ventadorn, ma abbiamo anche splendide
melodie di Jaufr Rudl, Gauclm Faidit e Peire Vidal e di molti altri. L'interesse principale di
quelle melodie sta nel fatto che sono eredi della musica romana. La tesi secondo cui sarebbero
influenzate dalla musica araba del tutto campata in aria. Erano eseguite con l'accompagnamento
del solo liuto (o, in alternativa, dell'arpa), per cui le variopinte esecuzioni piene di strumenti offerte
da alcuni complessi sono da scartare come false. Tra le migliori esecuzioni ricordo quelle del
musicista di Carcassona Grard Zuchetto e quelle, davvero commendevoli, del mezzosoprano
pesarese Graziella Benini.

Le due 'canzoni della separazione' di Bernat de Ventadorn devono essere interpretate come un
segno di umilt da parte del poeta, che di fronte alla maest e alla bellezza del Ji colto da paura,
paura di essere separato da 'Colei che tanto amo'. Un simile timore si riscontra gi in Guglielmo IX,
che in un momento di angoscia dice: non ricevo messaggi dal Luogo che tanto desidero (il
Giardino). Ma la Speranza non muore mai: infatti, nel descrivere il suo amore per la Dea, il duca
d'Aquitania cos si esprime: Il nostro amore come un ramo di biancospino, che sta sull'albero
tremante di notte alla pioggia e al gelo, ma resiste fino al mattino, quando il sole inonda di luce le
foglie verdi e le fronde
A proposito delle musiche dei trovatori, non sappiamo di preciso in che modo fossero composte.
stato suggerito che i poeti le scrivessero su fogli volanti e ne facessero dono alle loro dame; ma
venivano anche imparate dai menestrelli, che le diffondevano. Di Bernat de Ventadorn (ca 1145- ca
1195) possediamo addirittura venti melodie (diciannove pi un contrafactum), alcune delle quali
giunteci in pi di una versione, a testimonianza della popolarit delle belle musiche del grande
poeta, lodato tra l'altro anche da Boncompagno da Signa, professore di retorica a Bologna, che nella
sua Antiqua Rhetorica (1215) scrive 'Bernat de Ventadorn acquis gloria con le sue canzoni e
invent dolci melodie'. Il trovatore scelse come 'castiadoira' Margarita de Turena (Margherita di
Turenne), moglie del suo protettore Eble III visconte di Ventadorn, il quale non accett la relazione.
Bernat dovette fuggire in Normandia, dove la regina Alienr, sostenitrice entusiasta del movimento
trobadorico, gli diede asilo, ed egli la segu in Inghilterra. Per tutta la vita insegu la Stella del
Mondo: Ho sentito la dolce voce dell'usignolo selvatico, cant: quella voce gli rimase per sempre
nel cuore.
MI sono accorto di aver dimenticato un particolare importante: al movimento trobadorico
parteciparono anche le donne -non solo in qualit di mecenati, come la regina Eleonora. Infatti,
accanto al trobador c' la sua controparte femminile, la trobairitz ('trovatrice', plurale: trobairises).
Possediamo poemi estremamente affascinanti di un gran numero di poetesse (di una di queste, la
Comtessa de Di, abbiamo anche una splendida melodia). La pi antica 'trobairitz' Tibors de
Sarenom, nata verso il 1130, di cui l'anonima biografia ci dice che era 'cortesa ed ensenhada,
avinens e frt maistra' (cortese e colta, affascinante e molto saggia), ma possiamo citare Na de la
Casteldhoza, Garsenda de Provena, Alamanda de Castelnau, Isabel (che probabilmente era greca di
Tessalonica e scrisse in lingua d'c!), Maria de Ventadorn, le sorelle Alais e Iselda, ecc. Il termine
'trobairitz' si incontra per la prima volta nel meraviglioso Roman de Flamenca (Romanzo di
Flamenca - il nome della protagonista significa 'fiammante'), il pi bello, il pi affascinante di tutti i
romanzi medievali in occitano, nel quale viene paganamente esaltato l'amore assoluto e vengono
messe in discussione le convenzioni sociali del feudalesimo. Il testo fece scalpore, perch demolire i
pilastri della societ feudale significava mettere in discussione anche la chiesa... ma qui il discorso
si farebbe troppo lungo, mi fermo.

Gianluca Perrini








Perc'( sei "enuto nella !ia terra)#

29 Diversi ritratti sono stati dati di Medea9 Le -r#ona!tic*e di -pollonio
conten#ono pa#ine memorabili' la #iovane c*e adora :ecate 'nella notte nera,
vestita di nero' e poi l'epifania della Dea, descritta in modo impressionante9 Ma
nel poema di -pollonio si nota anc*e !na certa le##erezza barocca nel trattare #li
altri dei e Medea si innamora di ;isone pi< per la s!a bellezza c*e per il s!o
valore9 Il poema si interrompe vol!tamente prima c*e l'idillio si #!asti9 =esta
com!n>!e !n capolavoro9
89 Del t!tto diversa - e non poc*i, ?orden e altri, dicono anc*e pi< #rande - @
l'opera di Valerio Alacco 0-r#ona!tic*e1!no dei responsabili dei Libri Sibillini, di
c!i B!intiliano dice 'da poco tempo in Valerio abbiamo perso molto'9 Si pensa c*e
verso il 67 fosse #i morto9
C9 Il tono del poema @ completamente differente rispetto ad -pollonio9 Domina la
"riade apitolina, c'@ !na descrizione di Venere davvero in>!ietante nella s!a
'#i!sta collera', ;iove @ e resta il sovrano, la 'Aanci!lla Minerva' @ presente9 In
>!el libro si @ tentato di vedere !n'opera di 're#ime' 0nel proemio ven#ono esaltati
Vespasiano, "ito e il #iovane Domiziano1, ma anc*e se >!esto fosse !no de#li
scopi, l'a!tore ben presto si lascia 'prendere la mano' dall'ent!siasmo, come ti
aspetteresti da !n devoto9 La s!a ideolo#ia p!) essere riass!nta cosD' prima c'era
la %ersia, poi #li Dei ci *anno dato la ;recia e ora, a prote##ere il mondo, oltre
alla ;recia, c'@ =oma9 i sono in >!el testo scene di violenza, ma splendidi
s>!arci di respiro cosmico' la descrizione di ;i!none, maestosa, c*e #!arda il
mare, la #loria di ;iove999
Ed Ercole, >!ando si trova di fronte alla povera Esione, c*e il padre *a esposto al
serpente marino, le c*iede' '*i sei,' E lei 'era pallida, abbass) p!dica lo s#!ardo
e disse' ?on mi merito >!esta svent!ra'9 Ma l'eroe, anc*e se affrontare il mostro
non era !na delle fatic*e a l!i destinate, salva la ra#azza9 'osD !n #iorno #li
erano apparsi i sentieri di ?emea, cosD aveva av!to compassione per le ac>!e
insozzate di Lerna'9 - parte la delicatezza della caratterizzazione, Ercole non v!ole
ness!na ricompensa' cosD Esione diventa il simbolo del mondo, c*e attende =oma
0e la ;recia' l'eroe del libro @ !n tessalo1 per spartire !n dono, non per pa#are !n
trib!to9
?el prosie#!o della nota, con citazioni, Medea, con la s!a dolce tristezza, la s!a
tenerezza e la s!a rabbia 0o pi< c*e altro, pa!ra19 Ma tra la Medea di -pollonio e
>!ella di Valerio c'era stata Didone9
- differenza di altre descrizioni il ;isone di Valerio non @ !n vile9 %er) non @
esente da pa!re' #li Dei evitano di far#li sapere c*e mentre l!i era in via##io %elia
#li *a massacrato la fami#lia9 B!anto a Medea, #i nel I libro viene fatto !n cenno
a !na fanci!lla c*e n!triva con miele il dra#o9 Ma ;isone non la incontra s!bito9
?el poema @ lei a vedere l!i, dall'alto, nell'inf!riare della batta#lia9 Il primo
riferimento con nome @ nel V libro, >!ando il fantasma di Arisso predice a Eeta
c*e il vello d'oro deve rimanere 'nel bosco infestato', pena il crollo del re#no e per
assic!rarsi >!esto deve 'dare in sposa Medea, c*e ora cond!ce i cori di fanci!lle
per Diana Inferna 0:ecate1 a c!i @ stata consacrata'9 Il testo >!i @ corrotto, ma nel
prosie#!o della frase sembra c*e Arisso dica al re di imporle !no sposo a dispetto
di '>!al!n>!e altro le andasse a #enio'9 ;isone era #i in arrivo a reclamare il
vello a!reo, ma Eeta aveva altri piani9 Sempre nel V libro Valerio ci dice c*e la
sacerdotessa era 'plena nond!m i!venta', il c*e v!ol dire c*e era #iovanissima9 E
dopo !na serie di vicende, Medea *a !n inc!bo, in se#!ito al >!ale,
accompa#nata dalle s!e #iovani ancelle, cerca le rive del Aasi 0o##i =ioni1' 'correva
come in primavera, s!ll'Imetto o sotto !na r!pe della Sicilia, %roserpina, !n
Aiore, cond!ceva le danze se#!endo %allade, opp!re abbracciava Diana a Lei
cara, ed era pi< splendida di t!tte le s!e compa#ne' ness!no poteva #are##iare
con Lei'9

Il pri!o incontro
'F;i!noneG inf!se a ;isone n!ova potenza e f!l#ore di prestanza F999G9 Era simile a
Sirio, >!ando in a!t!nno le s!e fiamme sono pi< violente e la notte si ill!mina di
!n oro feroce F999G9 La principessa, sbalordita, stava m!ta per p!dore, le mancava
il fiato F999G ;isone, c*e p!re era in mezzo a donne sconosci!te, #!ard) fisso solo
lei9 Se t! sei !na Dea, meravi#lia dell'Hlimpo, il t!o @ il volto di Diana F999G, ma se
invece la t!a casa e la t!a stirpe sono in >!esta terra, beato t!o padre per la
fi#lia, e soltanto pi< beato c*i con te trascorrer #li anniI =e#ina, ai!ta >!esti
!omini, siamo #iovani ven!ti alla t!a casa, principi #reci' cond!cici, ti pre#o, al
cospetto del vostro sovrano, c*i!n>!e esso siaI'

La notte decisi"a
Medea si ferm) s!lla so#lia, pian#eva9 'Ma davvero @ proprio ;isone c*e mi
pre#a, F999G E #i la fanci!lla di olc*ide camminava nel b!io della notte e
mormorava !n canto ma#ico F999G %erfino la notte aveva pa!ra di lei F999G come
>!ando nel caos avanzano ombre ciec*e e prive di voce9 A! cosD c*e a notte alta,
nelle tenebre del bosco, si erano trovati entrambi, e non parlavano, l'!na vicino
all'altro9 -ssomi#liavano ad abeti o cipressi m!ti e immobili, ma non ancora
scossi dal f!rioso vento9 Medea voleva c*e ;isone parlasse per primo e >!ando
l'eroe la vide spaventata, in lacrime, rossa per la ver#o#na, consol) la fanci!lla
ormai innamorata' $Mi porti !na speranza di l!ce, &'

-ncora dal VII delle -r#ona!tic*e9 ;isone pre#a Medea' $Mi porti >!alc*e
speranza di l!ce, "i s!pplico, fanci!lla, non comportarti come il t!o nefando
padreI La mancanza di piet non si addice a !n viso cosD belloI& L'eroe dic*iara
c*e non se ne andr dalla olc*ide senza il vello' $Se non posso fare altro,
>!alcosa posso fare' morireI09991 Ma non me ne vado senza il vello& E $Medea,
tremante, di fronte al silenzio dell'!omo c*e la s!pplicava e c*e ora voleva c*e lei
parlasse era f!ori di s+, non sapeva con >!ali parole cominciare, come disporle,
fino a c*e p!nto9 Voleva rivelar#li s!bito t!tto FJil s!o amoreG, ma il p!dore non
concedeva nemmeno le prime parole al s!o timore9 Stette incerta, infine, a fatica
alzando lo s#!ardo, disse' '%erc*+, "essalo, sei #i!nto alla mia terra, %erc*+ non
ti affidi soltanto al t!o valore, Dov'@ adesso ;i!none, Dov'@ "ritonia 0Minerva1,
*e io, re#ina di !na stirpe straniera sia la sola ad esserti vicina st!pisce anc*e
te, credo9 B!este foreste non riconoscono pi< la fi#lia di Eeta' il t!o fato mi *a
vinta'& Medea d a ;isone i filtri di :ecate9 Ma la fanci!lla @ straziata, perc*+ sa
c*e l'eroe partir' $%ensava sempre pi< al mare profondo e vedeva #i spie#ate le
vele dei Minii 0#li -r#ona!ti1, e s!lla nave lei non c'era9 -llora, colpita da
ac!tissimo dolore, afferra la mano di ;isone e sommessamente dice' 'ti pre#o,
ricordati di meI Io mi ricorder) certamente di te9 "i pre#o, dimmi per >!anto
spazio di mare profondo andrai lontano da >!iI Verso >!ale re#ione del cielo
dovr) vol#ere lo s#!ardo, Ma anc*e t! pensa a me, sempre, non importa dove t!
sia9 -ccetta di ricordarti come sei adesso FJ s!pplice davanti a meG, riconosci i
miei doni e non ver#o#narti di essere stato salvato da !na fanci!lla9 %overa meI
perc*+ i t!oi occ*i non sono !midi di pianto, Aai finta di non sapere c*e presto
morir) per la meritata collera di mio padre, "! *ai !n re#no c*e ti attende, !n
popolo felice, la prospettiva di !na mo#lie e dei fi#li9 Io morir) abbandonata9 Ma
non mi lamento, per te sono felice persino di morire'& ;isone risponde c*e non
p!) stare senza di lei e le promette di portarla in ;recia, la c*iama 'coni!nK'9 L
sincero, ma nel prosie#!o del poema tradir vilmente l'innamorata, c*e era salita
s!lla nave -r#o portandosi dietro solo #li str!menti del c!lto di :ecate, e
accetter di conse#narla ai colc*i, d!n>!e mandandola a morte sic!ra9
Ed @ proprio la 'noct!rna :ecate' a profetizzare ci) c*e avverr 0VI, 365 se##19 $S!
di lei 0Medea1 pian#eva :ecate %erseia c*e risiede nei folti bosc*i, e dal profondo
del c!ore cosD si lamentava' '-*im@, abbandoni i miei bosc*i e le fanci!lle t!e pari
0>!este fanci!lle potrebbero essere le LMmpades, ma non @ c*iaro1I -*i, misera,
va#*erai fino alla ;recia, non per t!a volont9 Ma t! sei il mio pensiero, e non ti
abbandoner), n+ permetter) c*e t! sia sc*ernita9 Lascerai !n #rande se#no della
t!a f!#a' non sarai disprezzata, n+ sarai pri#ioniera di >!ell'!omo b!#iardo9 E#li
conoscer c*e Io sono la Si#nora c*e ti #!ida 0Ma#istra1 e c*e il ver#o#noso
rapimento della mia ancella mi *a offesa&

B!esta nota, apparentemente semplice999in realt, scatena !na serie di riflessioni
c*e *anno a c*e vedere con la provvidenza de#li Dei e la perfezione dell'anima
!mana99999tenter) !na sintesi di tali riflessioni, c*e rep!to possano essere d'ai!to
ai devoti999e d!n>!e, si sa' c*i @ in ceppi *a for#iato le s!e stesse catene, ritendole
belle e desiderabili al di sopra di o#ni altra cosa- l'anima incarnata confonde
l'innata tensione verso il Nene con i beni dell'esistenza materiale9 B!ando
;iasone incontra Medea, si p!) dire c*e ella sia considerata al pari delle
Ofanci!lleO in >!anto era !n'anima c*e contemplava solo le visioni beate, >!elle
della patria e paterne


0per !sare la metafora omerica1, e non si era mai le#ata al bello e al piacere
escl!sivamente sensibile, ma a >!ello intelli#ibile, alla l!ce noetica della Dea999e
di s!a volont 0perc*@ non sono mai #li Dei ad allontanarsi o ad allontanare da s@
i mortali, ma sono >!esti !ltimi a voltare le spalle a#li Dei1, parte verso la distesa
del mare infinito- ossia, cede al bello e al desiderabile presente nel sensibile,
obbedisce alla forma di Eros non c*e cond!ce in alto, bensD a >!ella c*e trascina
verso il mondo della #enerazione999e ne @ feliceI La volontariet @ !na c*iave per
capire >!el mistero c*e sembra follia9999e allo stesso tempo, allora, perc*@ la Dea
dice Onon per t!a volontO, Aorse perc*@ @ solo l'anima incarnata c*e #ode del
s!o impri#ionamento, ma l'anima divina contin!a a rimanere rivolta verso la s!a
fonte l!minosa e da essa riceve la #!ida e la c!ra9 E siccome @ destino c*e t!tte
le cose c*e si allontanano dal %rincipio vi siano ricondotte dalla volont
provvidenziale, la c!i nat!ra promana direttamente dall'Pno-in-s@999ebbene,
Medea non viene abbandonata dalla Dea e a Lei, nonostante t!tto, far ritorno999il
ra#ionamento viene confermato alla fine' cosa ca!sa lo sde#no della Si#nora, Il
fatto c*e il sensibileQ;iasone avesse allontanato la fanci!lla Medea da Lei e la
volesse anc*e trasformare in 'sposa', mentre il principio della .ore solare non si
deve mescolare con ci) c*e @ inferiore999
%oteva esserci !n altro finale, %enso di sD' se ;iasone, invece c*e tentare di
rendere Medea simile a s@ trascinandola via dai l!o#*i sacri della Dea, si fosse
invece trasformato a s!a volta e fosse, simbolicamente, diventato 'solare', come i
membri della stirpe da c!i discende la fanci!lla999e >!i mi viene in mente -rianna,
la p!rissima, abbandonata e 'rinata' a ?asso999999ma il discorso @ #i complesso
cosD, e in realt ci sarebbe ancora molto da dire s!#li inse#namenti c*e tramanda
>!esto mito, non vorrei appesantire troppo le meditazioni dei Simposiasti999II


Gianluca Perrini











Ai *'anu! una capitale ellenistica nel cuore dell+Asia
,parte II- arte e artigianato-

La situazione delle testimonianze artistiche ad Ai Khanum risente ovviamente dei tragici fatti che
hanno causato il crollo della citt e dei saccheggi cui stata sottoposta dalle orde nomadi, il che ha
portato alla dispersione o al meglio alla contestualizzazione di molti reperti. Ci che resta in ogni
caso di grande ricchezza e di primario interesse.
Un tratto comune di tutte le produzioni artistiche della citt un forte tradizionalismo. Il
sostanziale isolamento del regno battriano rispetto ai grandi centri propulsori dellellenismo,
isolamento ancora accresciuto dallemergere dei parti arsacidi ha portato ad una sopravvivenza di
forme stiliste di et tardo-classica e proto-ellenistica altrove superate dalle trasformazioni del gusto.
Si pensi alluso estremamente parco dei mosaici, presenti solo nelle stanze da bagno e realizzati
esclusivamente con la tecnica dei ciottoli inseriti su fondo di cemento tipica del IV a.C. e
caratterizzati da motivi vegetali o geometrici come la stella macedone.
Luso della scultura lapidea appare molto limitato. Lesempio pi significativo un doccione di
fontana appartenente originariamente al ginnasio verso cui convogliava le acque di una risorgiva.
Realizzato in calcare biancastro si presenta con le sembianze di una maschera comica raffigurante
un vecchio calvo con barba a megafono, naso corto e schiacciato, identificabile con quella dello
schiavo nella commedia nuova. Se insolito luso di questa figura come bocca di doccione
unulteriore testimonianza della diffusione della cultura letteraria greca nella regione.

Sempre dal ginnasio proviene uninteressante erma
sempre in calcare bianco locale raffigurante a busto quasi
completo una figura maschile matura avvolta in un mantello
da identificare con qualche illustre maestro o benefattore del
ginnasio; la tradizione ha proposto il nome di Stratone che
con i figli Triballo e Stratone aveva restaurato lo stesso nel
corso del II a.C.; questopera soprattutto per lattenzione e
la cura poste ai dettagli del volto e fra i migliori risultati
della scultura lapidea greco-battriana.
Altro notevole esempio di scultura in calcare era offerto da
una stele funeraria con figura di efebo, purtroppo oggi
difficilmente apprezzabile dopo le devastanti mutilazioni subite dal fanatismo dei talebani. La stele
raffigurava un giovane nudo con mantello panneggiato sul braccio sinistro e un petaso portato dietro
la schiena; i lunghi capelli che scendono sulle spalle dovrebbero far pensare ad un efebo ma non si
pu escludere una figura pi virile in quanto in queste regioni dellAsia lacconciatura era portata
anche dagli adulti come attesta una placca aurea con falangiti da uno dei tumuli di Tillya Tepe. La
ponderazione il trattamento delle superfici mostrano stretti contatti con i modi propri del
classicismo avanzato del IV a.C. mentre i frammenti della testa oggi perduti richiamavano
suggestioni scopadee.
Molto pi diffusa doveva essere la plastica fittile di cui restano limitate ma significative
testimonianze. Probabilmente a maestranze greco-battriane va attribuita linvenzione della tecnica
che prevede la modellatura in argilla cruda o stucco su unarmatura in legno o piombo, tecnica
destinata a diffondersi in tutta lAsia centrale si pensi al grande fregio di Xalchayan e ha
diventare la pi tipica forma di espressione artistica in quellarea fino alla conquista islamica.
Ad Ai Khanum lesempio pi significativo dato dal frammento di una statua di culto
proveniente dal principale tempio cittadino. Si conservata lintera maschera facciale di una
divinit femminile di tipo matronale e di gusto puramente classico. Esso mostra un luminoso
esempio della tecnica descritta e permette di riconoscere in alcuni punti strati di pellicola di uno
spessore di circa 2 mm. Restano tracce di policromia. Da segnalare anche la numerose serie di
antefisse a palmetta che decoravano i tetti del palazzo reale insolito esempio di fusione di elementi
decorativi e di copertura alla greca il tetto era rivestito con tegole di tipo corinzio applicate ad
un tetto piatto di tradizione orientale. I propilei presentavano alcune antefisse con palmette alate
caratterizzate dalle fusione di elementi vegetali ed animali decisamente insolita per lestetica greca
ma non priva di monumentalit.

La plastica in metallo costituita principalmente da piccoli bronzi riprende forme tipiche
dellartigianato corrente ellenistico in cui compaiono a tratti di gusto pi locale come nel
trattamento di alcuni dettagli decorativi.
Assolutamente eccezionale invece un disco dargento dorato che rappresenta uno degli oggetti
pi importanti ritrovati ad Ai Khanum. Ritrovato allinterno del Tempio delle nicchie profilate ma
in giacitura secondaria un disco di argento (25 cm di diametro) lavorato a sbalzo e parzialmente
dorato. Vi raffigurato il carro trionfale di Cibele trainato da due leoni avanzante verso un altare sul
quale collocato un sacerdote. Linsieme una fusione sincretistica di modelli greci e orientali. Pur
se di origine anatolica in questo contesto Cibele si pu considerare parte del pantheon greco cos
come greco lo schema iconografico del carro ed inequivocabilmente ellenica la figura di Nike in
funzione di auriga. Al mondo orientale rimanda gi la rigida fissit della Dea ricondotta alla
dimensione di idolo ma si evidenzia al meglio due personaggi sacerdotali, quello alle spalle del
carro indossa dalle lunghe vesti di tipo iranico e regge un parasole secondo uno schema ben noto fin
dai rilievi reali assiri mentre di fronte alla Dea un secondo sacerdote analogamente vestito posto
su un altare a gradoni di una tipologia propria del mondo iranico nota a Pasagarde e Doura-Europos
e probabilmente molto simile a quello che si trovava sullacropoli della stessa Ai Khanum.
Sempre dallarea del tempio provengono alcuni interessanti frammenti in osso o avorio. Una serie
di frammenti in avorio va attribuita a troni, verosimilmente votivi. Si tratta di elementi lavorati al
tornio; lorigine del tipo greca anche se ben documentata in oriente dalla Mesopotamia fino a
Taxila in epoca ellenistica e partico-kushana.
Di tipologia tipicamente orientale invece una figurina in osso di una divinit femminile nuda,
probabilmente una dea della fecondit vista levidenza posta sullarea pubica. Le forme massicce e
pesanti, la presenza del punto fra gli occhi di tradizione indiana e limpostazione totalmente
anticlassica della figura la connotano come un prodotto di ambito orientale anche se non si giunti
ad unidentificazione pi precisa dellambito di provenienza.
Per quanto riguarda lartigianato sorprende lassenza di testimonianze di oreficeria ma bisogna
considerare i sistematici saccheggi cui la citt stata sottoposta. Un indizio al riguardo viene da una
serie di lingotti doro e dargento di forma circolare una tipologia nota fra i nomadi dellAsia
Centrale. Un lingotto dargento porta uniscrizione in caratteri sconosciuti n greci n iranico-
battriano ma molto simili a quelli che compaiono su una coppa dargento dal kurgan di Issyk in
Kazakhstan. Appare ipotizzabile che i lingotti siano stati realizzati dagli invasori saci
verosimilmente fondendo oggetti dei tesori cittadini e abbandonati puoi a seguito di un
sopravvenuto pericolo in quei tumultuosi eventi che accompagnarono la fine della citt.
La forma pi caratteristica dellartigianato locale costituita da pissidi in scisto nero o grigio
scuro con coperchio decorato ad intarsio o incisione e interno suddiviso in due o tre comparti. Di
dimensioni variabili da 4 cm fino a quasi 30 cm erano scrigni porta gioielli o contenitori di
prodotti cosmetici e rappresentano un esempio evidente del sincretismo culturale della regione
mostrando una tipologia di materiali di matrice greca ma realizzata con materiali e tecniche locali
la lavorazione dello scisto e lintarsio delle pietre dure sono tradizionali in Battriana fin dalla tarda
et del bronzo. La diffusione di questi prodotti sar tale che serviranno da prototipi per alcune
tipologie di reliquiari buddisti.
Questa commistione riscontrabile anche nella produzione ceramica con una prevalenza di forme
di tradizione locale bicchieri cilindro conici alternate ad altre di schietta tradizione ellenica
piatti da pesce, coppe megaresi genericamente uniformate nella rifinitura con ingobbio nero
propria delet ellenistica.
Unultima parte riguarda alcuni oggetti sicuramente di importazione ma che forniscono un
ulteriore arricchimento allimmagine della cultura figurativa della citt. Il primo gruppo dato da
un lotto di stampi in gesso destinati a servire da modello ai toreuti locali, precedenti a quelli pi
celebri di Begram. Testimonianza di contatti diretti con i grandi centri produttori dellellenismo
mediterraneo verosimilmente tramite la mediazione degli insediamenti coloniali sul Mar Nero.
Di provenienza indiana invece una placca decorativa di cui non si conoscono attualmente altri
confronti. Si tratta di un clipeo costituito da placchette di conchiglia xancus pyrum punteggiate
di alveoli incisi e riempiti con vetri multicolori e lamelle doro costituenti una complessa scena
narrativa resa di difficile lettura dalle ampie lacune del reperto, lipotesi pi verosimile che
rappresenti un episodio della leggenda di Sakuntala. Si ipotizzato che loggetto sia parte di un
bottino fatto da re Eucratide durante una delle vittoriose campagne in India.
Giordano Cavagnino> http://infernemland.wordpress.com/2013/11/12/ai-khanum-una-capitale-
ellenistica-nel-cuore-dellasia-parte-ii-arte-e-artigianato/
Ironic'e considera.ioni sul cristianesi!o- II parte
Le dottrine #alilee sono involontariamente !moristic*e e *anno in com!ne il fatto
di essere t!tte cervellotic*e e #rottesc*e9 La cristolo#ia @ forse la branca pi<
pittoresca e, come potrei dire, variopinta della sconcertante 'teolo#ia' cristiana9
Monofisismo, difisismo, miafisismo, monarc*ianismo, a s!a volta diviso in
modalismo, patripassianismo o sabellismo, adozionismo o monarc*ianismo
dinamico999 I patripassiani ne#avano la trinit perc*+ 'dio @ !no', >!indi la
credenza nella trinit @ blasfema 0stessa cosa c*e si le##e nel orano - baciato
p!bblicamente da RoStyla' allora era anc*e l!i patripassiano, *e notiziaI
redevo c*e il monarc*ianismo fosse stato anatematizzato al oncilio di ?icea9991
Ma s!lla base delle premesse patripassiane, #li adozionisti #i!n#evano alla
concl!sione c*e al momento della nascita ;es< ?H? %H"EV- essere fi#lio di Dio9
Lo era diventato solo a !n certo p!nto 0ecco il concetto di 'messia dinamico''
nasce !omo, poi diventa dio19 B!ando, Da b!oni #alilei, #li adozionisti liti#avano
s!l p!nto' c*i diceva dopo il battesimo, c*i dopo la trasfi#!razione, c*i dopo la,
e*m, res!rrezione9 %er) t!tti concordavano s! !na cosa' ;es< non era Dio, ma a
!n dato momento Dio lo aveva 'adottato' 0da >!i il termine 'adozionismo/19
Imma#inatevi >!indi !n dialo#o tra #alilei s!lla nat!ra del cristo9 Se#!ace della
cons!stanziazione ipostatica' OMaria *a #enerato Dio come Pomo'9 -riano' 'Nalle,
Maria *a #enerato il fi#lio !mano e solo !mano di DioI'9 -dozionista 2' '%azzi, ma
cosa dite, Maria *a #enerato !n !omo e basta, per) ;es< @ stato adottato da dio
dopo il battesimo'9 -dozionista 8' 'Vorrai dire dopo la trasfi#!razioneI' -dozionista
C' '?o, dopo la res!rrezioneI' -dozionista 3 '?o, era #i diventato dio nel momento
della morte s!lla croceI' Docetista' 'Ma >!ale morte s!lla croceI S!lla croce @
morto !n sosiaI' Miafisita' 'Eretici t!tti >!anti, lasciate c*e vi spie#*i come le d!e
nat!re di risto siano !nite p!r senza toccarsi999' %otrei contin!are per mesi, ma
mi fermo per non trasformare >!esto t*read in !na farsa9 =iten#o per) c*e
mettere alla berlina le infinite contraddizioni, talvolta patetic*e, pi< spesso
ridicole eQo irritanti della becera s!perstizione #alilea abbia !na s!a !tilit9


/ia!o noi gli eredi dei "isigoti0# 1o, sia!o noi0#$ rissa al concilio galileo
Prea!2olo
B!ando si tratta della st!pidit dei #alilei, la realt s!pera spesso la fantasia9
*e i loro consessi finiscano re#olarmente in rissa non @ !na novit, ma talvolta i
motivi del liti#io sono talmente f!tili c*e si resta davvero allibiti di fronte a tanta
idiozia9
Antefatto
?el 23C2, in pieno !manesimo, la c*iesa '!niversale' non se la passava bene9
%apa Martino V, prima di passare a pe##ior vita nel febbraio di >!ell'anno, aveva
convocato !n concilio ec!menico a Nasilea per disc!tere dell'andamento della
>!inta crociata contro #li *!ssiti in Noemia e della s!premazia papale, mal
di#erita dal movimento conciliare9 ?el mese di a#osto Si#ismondo, re di Pn#*eria
e campione della fede, comandante dei crociati, s!bD !na spaventosa sconfitta
nella batta#lia di "a!s 0Sc*lac*t bei "a!s in tedesco1 ad opera de#li *!ssiti
capitanati da %rocopio il alvo9 L'esercito crociato f! annientato e il le#ato
pontificio ;i!liano esarini, c*e lo accompa#nava, ri!scD a salvarsi per miracolo,
ma perse l'intero ba#a#lio, compreso !n #ran n!mero di imbarazzanti lettere
se#rete inviate#li dal papa9 Il n!ovo 'pontefice', E!#enio IV, incoron) Si#ismondo
imperatore del sacro romano impero, ma nel 23C3 a =oma scoppi) la rivolta ed
e#li dovette f!##ire a Airenze 0in 'bor#*ese' onde non farsi riconoscere1 per non
essere linciato9 %er dieci anni la itt Eterna f! libera dalla s!a presenza9 Ma il
papa non stette con le mani in mano9 Il oncilio di Nasilea si era aperto il 23
dicembre4 E!#enio lo dic*iar) ille#ittimo e convoc) !n contro-concilio a Nolo#na'
#li f! fatto !n colossale #esto dell'ombrello4 a Nolo#na non and) ness!no e i
dele#ati contin!arono i lavori a Nasilea9 Il papa si riman#i) la condanna del 23C2
e dic*iar) le#ittimo il concilio, poi si ri-riman#i) t!tto e convoc) !n contro-
concilio a Aerrara 023CT19 I dele#ati di Nasilea, c*e nel frattempo si erano trasferiti
a Losanna, risposero dic*iarando eretico papa E!#enio, scom!nicandolo, ed
ele##endo l'antipapa Aelice V, c*e f! a s!a volta scom!nicato da E!#enio9

3is"olti grottesc'i
"ra !na scom!nica e !n anatema, i #alilei ri!scirono anc*e a dimostrare di
essere capaci di liti#are s! t!tto, ma proprio t!tto9 ?el 23C3, a Nasilea, prima di
cominciare a parlare di teolo#ia, i cardinali dovevano decidere dove sedersi9 -l
centro c'era il se##io 0per lo pi< v!oto, peraltro1 riservato al papa, e t!tti volevano
sedere il pi< vicino possibile a esso9 Le nazioni pi< le#ate alla c*iesa, come la
Arancia, ebbero ovviamente la preminenza, ma >!ando venne il t!rno dei dele#ati
spa#noli il vescovo svedese di VUKSV, ?ils =a#valdsson 0ca 2CT7-233T1, insorse'
$?oi svedesi siamo #li eredi dei #randi ;oti, abbiamo diritto a !n posto pi< nobile
de#li spa#noli&9 ;li spa#noli videro rosso e risposero in coro c*e #li svedesi
mentivano, c*e la Spa#na era l'erede del re#no visi#otico e c*e d!n>!e i veri #oti
erano #li spa#noli, >!indi avevano diritto a sedersi pi< vicini al papa de#li svedesi9
?ils rispose c*e in Svezia c'@ !na re#ione c*iamata ;Vtaland, >!ale prova
mi#liore c*e #li svedesi sono #oti, ;li spa#noli risposero' $Voi siete i #oti pi#ri,
fann!lloni, >!elli c*e non si sono mai mossi da casa, noi discendiamo dai #oti
eroici, c*e *anno lottato, via##iato e con>!istato&4 se#!D l'immancabile citazione
della batta#lia di ovadon#a 0estate W881, dove il visi#oto romanizzato %ela#io con
poc*i !omini aveva annientato !n esercito m!ss!lmano9 ?ils =a#valdsson non f!
d'accordo con l'acc!sa di pi#irizia rivolta al s!o popolo e cosD scoppi) la rissa9 Si
addivenne per) a !n accordo' sia #li spa#noli c*e #li svedesi accettarono di avere
mezza sedia s!llo zerbino rosso c*e circondava il se##io papale e mezza sedia
f!ori per i loro d!e dele#ati principali9 A!rono approntate ri#orose mis!razioni
onde evitare c*e !na delle d!e sedie ris!ltasse pi< vicina al papa dell'altra9 ?ils
=a#valdsson, peraltro, contin!) a credere di essere pi< #oto de#li spa#noli e le
s!e idee f!rono poi riprese d!rante il romanticismo dal movimento c*e in svedese
si c*iama ;Vticism 0e c*e, devo dire, @ !n po' patetico, perc*+ >!ando !n popolo
deve ricorrere alla metastoria per darsi delle radici non @ !n b!on se#no19 In o#ni
caso, s>!adretta e centimetro alla mano, #i!stizia f! fatta e il concilio pot@
cominciare, con t!tte le scom!nic*e e #li anatemi del caso9

Gianluca Perrini




APPENDICE APPENDICE APPENDICE APPENDICE
!ivinit" e mit !ivinit" e mit !ivinit" e mit !ivinit" e miti nell./rte moderna i nell./rte moderna i nell./rte moderna i nell./rte moderna, ,, , 0III parte 0III parte 0III parte 0III parte


IDILLIO
William-Adolphe Bouguereau (1825-1905)

Giunone abbigliata dalle Grazie - Juno Queen of the Gods attired by the Graces
by Andrea Appiani 1754 - 1817 Milano

Eros e Psyche- by Emile Munier 1840 1895 Paris

Naiade- Antonio Canova, Metropolitan, NY


Fauno- Johan Tobias Sergel 1740 1814

Ninfa al bagno circondata da Erotes- Jean-Baptiste Mallet 1759-1835 Paris

Michelangelo Maestri - Cupido trainato dalle farfalle
Morfeo e Iride - Pierre-Narcisse Gurin (1774-1833)


Francois Gerard (1770-1837)
Psiche riceve il primo bacio di Amore


Julius Kronberg 1850 1921
Baccante



Salvator Rosa 1615 1673
Apollo e la Sibilla Cumana



Alphonse Cornet 1814 1874
La presa del Tempio di Delfi

Antonio Balestr 1666 1740
Venere Mercurio e Cupido

Francesco Podesti 1800 1895- il trionfo di Venere

Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioson 1767 1824- sogno di Endmione

Paride- Jean Baptiste Frederic Desmais 1776 1813

Henry Peters Gray 1819 1877
Gli amanti greci

Charles Meynier 1768 1832
Elena e Paride

Quasi lo stesso tema su un vaso attico.......
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